N.L. Marzo 2015

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N.L. Marzo 2015
Anno 7
Numero 0 3
MARZO
2015
Business, Marketing, Management
In t r a p r e n d e r e
VITA MORTE E MIRACOLI DI UNA PMI
SOMMARIO
eBay e l’E-Commerce
alimentare per EXPO
Pag. 2
La prima camera digitale
che stampa e condivide
Pag. 3
L’identikit dell’e-shopper
italiano
Pag.4
L’Angolo Tecnico
Pag.5
Il futuro “punto vendita”
Pag. 6
Start-up innovative
Ammontano
a
3179
le
start-up
innovative attive in Italia al 31
dicembre 2014, in pratica
549 in più rispetto a quelle
conteggiate alla fine di
settembre. Una cifra notevole che segnala come la
penisola sia terreno fertile
per lo sviluppo di questa
tipologia di imprese, che
complessivamente
danno
vita a un capitale sociale pari a 153 milioni di euro
(circa 48 mila euro a impresa), dando lavoro a
oltre 2600 addetti. Sono
dati che possiamo ricavare
attraverso il report diffuso
da InfoCamere e relativo
al quarto trimestre del 2014. Tra le regioni è la Lombardia a ospitare il maggior
numero di start-up innovative (696, 466 solo a Milano), seguita dall’EmiliaRomagna con 360, dal Laz i o
c o n
3 0 3 ,
dal Veneto con 247, dal
Piemonte con 229.
(MI—Mar 2015)
EXPO 2015: oltre gli appalti e la corruzione c’è…...
(di Rocco Trisolini)
Nel corso degli anni di
avvicinamento a EXPO
2015, che da maggio a
ottobre si svolgerà a
Milano (tanto importante per l’economia del
nostro Paese, e non solo) si è messa in atto
una diffusione di notizie
ed informazioni al riguardo, che ha solo parzialmente delineato la
portata di interesse e di
influenza
dell’evento
sulla nostra vita. A ben
vedere
le
n ot i z i e
“gossippare” che hanno
avuto più risalto sono
state quelle relative a
“mafia, appalti e corruzione” e che alla fine
hanno determinato nella
moltitudine della gente
la convinzione più populistica
e
demagogica
possibile. Notizie, che
sono state diffuse in
buona parte dal sistema
dell’informazione giornalistica, ma che soprattutto non sono state
smentite o meglio sur-
classate da contenuti più
esplicativi provenienti dai
responsabili e gestori dell’intero apparato EXPO, i
quali non hanno saputo
comunicare e diffondere
all’opinione pubblica il
senso e l’importanza della
manifestazione, e soprattutto del suo “lascito”
quando sarà terminata,
nei confronti del nostro
Paese e del mondo intero.
Tant’è che ancora la maggior parte degli italiani
credono che l’EXPO sia
solo una mega fiera, una
sorta di sagra mondiale,
dove si può andare a
comprare qualsiasi tipologia di cibo tipico ed etnico
di ogni Nazione, continuando a non capire di
cosa si stia parlando. In
realtà le ragioni che, nel
2007, hanno spinto l’Italia
e Milano a proporsi come
paese organizzatore con il
tema “Nutrire il pianeta,
Energia per la vita”, vanno ben oltre tutto questo.
Oltre alle opportunità e
ricadute economiche che
un evento di tale portata
riesce a produrre (legali
ed illegali) l’EXPO darà
occasione per un confronto vero su alcuni
nodi cruciali della sfida
alimentare globale che ci
accompagnerà
per
i
prossimi anni. Confronto
che
culminerà
nella
“Carta di Milano”, il documento che esprime la
proposta dell’Italia sui
temi
dell’Esposizione
Universale e che ha la
pretesa di diventare per
il cibo e per l’alimentazione ciò che il Protocollo
di Kyoto ha rappresentato per l’ambiente. Speriamo di capirlo presto
e...di esserne all’altezza.
Google apre a Londra il primo Shop
(Popai.it — Mar. 2015—)
Nel negozio, oltre a poter acquistare le linee di
smartphone e tablet con sistema operativo Android, i laptop Chromebook e i dispositivi
Chromecast, si potrà utilizzare uno schermo che
grazie a Google Earth permette di girare il mondo e ci si potrà divertire dipingendo su un muro la
propria versione del logo di Google, per poi condividerla sui social media. Da
Londra parte l’ambizioso progetto retail di Google, che negli anni aveva già
testato il passaggio dall’online all’offline: già nel 2011, infatti,il colosso statunitense aveva aperto un pop up store a Londra, proprio nel quartiere tecnologico di Tottenham Court Road, dove per tre mesi aveva sondato il proprio successo ‘fisico’ durante il periodo natalizio. Ma il percorso ‘from click to bricks’, dai
click ai mattoni, è già stato battuto da altri player del settore tra i quali eBay e
Amazon, che nel recente passato hanno sperimentato canali fisici dedicati al
fashion e al design.
Pagina 2
Intraprendere
E-Commerce alimentare: eBay punta sull’EXPO 2015
(PMI — Mar, 2015)
Zero commissioni per le
PMI che investono nell'eCommerce
alimentare,
accordo con il ministero
a tutela della qualità del
Made in Italy, i dati di
mercato: sono le iniziative di eBay in vista di EXPO 2015. Una promozione per chi vuole vendere prodotti agroalimentari online, un accordo con il ministero per
proteggere il Made in
Italy, gli strumenti all’avanguardia
per
l’eCommerce alimentare:
eBay mette a punto una
strategia a 360 gradi per
spingere sul “food” italiano in vista di EXPO
2015. Il ragionamento di
base è il seguente: l’esposizione
universale
rappresenta un’occasione
unica, l’agroalimentare in
Italia vale circa il 17%
del PIL ma a livello di eCommerce, pur con numeri in crescita, gli spazi
di miglioramento sono
notevoli, visto che il
food nel 2014 ha costituito l’1% del commercio
elettronico (contro il 13% del Regno Unito). Ed
ecco la promozione eBay: dal prossimo 2 aprile, zero commissioni
sulla compravendita dei
prodotti alimentari sul
marketplace digitale.
Significa che le aziende
che
investono
nell’eCommerce
alimentare
su eBay pagano solo i
costi dell’inserzione oppure quelli del negozio
online, con la formula
prescelta: si va dai 17,35
euro al mese per il negozio base ai 33,91 del negozio
premium
(che
offre una serie di benefici
aggiuntivi come le inserzioni gratuite sui siti di
Spagna, Francia, Belgio e Olanda, per le prime 200 inserzioni mensili
sul sito dell’Astralia, per
le prime 500 su e-
Bay.com), ai 260 euro
del negozio premum
plus, uno strumento di
vendita a forte vocazione internazionale, con
inserzioni gratuite per
tutta Europa, Australia
e per 2500 inserzioni al
mese in tutto il mondo.
Normalmente, a queste
tariffe bisogna aggiungere la commissione sul
prezzo di vendita, pari
all’8,7% sul prezzo del
prodotto, mentre dal 2
aprile questo costo viene
annullato. Le varie formule possono anche
prevedere un costo aggiuntivo per le singole
inserzioni, ma la promozione prevede che per i
negozi premium, non si
paghino nemmeno queste. In vista di EXPO,
quindi, aprire un negozio
su eBay per un rivenditore professionale del
settore agroalimentare
risulta più conveniente
del solito. Questa iniziativa, spiega Claudio
Raimondi,
Country
manager eBay in Italia: «È parte di una più
ampia strategia finalizzata a supportare le aziende italiane, in particolare le PMI, fornendo
loro una piattaforma di
business unica, capace
di sostenere i loro affari
e le loro strategie d’internazionalizzazione
a
costi contenuti, in modo
sicuro, completo e affidabile. EBay quindi vuole facilitare l’ingresso
delle PMI alimentari in
un mercato ancora ampiamente da popolare».
E qui si inseriscono i dati
sull’andamento
dell’eCommerce alimentare.
Le vendite 2014 dell’agroalimentare
su
eBay.it nel 2014 sono
cresciute del 17%, con
un prezzo medio di una
certa rilevanza (31 euro). Il totale dei prodotti
in vendita ha superato
quota 265mila, e sulla
piattaforma si registra
un acquisto ogni 73 secondi. Cosa comprano i
consumatori? Ecco alcuni dati sempre relativi al
2014: 2.792 prodotti
nella
sottocategoria
“Dolci e Biscotti”, 25.733 in “Pasta e condimenti”, 8.146 prodotti
in “Salumi e Formaggi”.
Come detto, però, i
margini di crescita sono
notevoli, se si pensa a
quell’1% di vendite eCommerce del food
italiano paragonato al
13%
britannico.
Qui
interviene Maria Letizia
Gardoni, delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa, che sottolinea come siano effettivamente poche le
PMI che investono nel
commercio elettronico.
Non sono moltissimi i
produttori agricoli con
un sito web, il 35%, e
sono ancora meno quelli
che
fanno
eCommerce, il 13%. Il
web rappresenta invece
un’ottima
opportunità
per esportare su mercati
internazionali, obiettivo
a cui punta il 15% dei
produttori che investono
online. Del resto, stiamo
parlando di un settore
che in termini di export
vale fra i 33 e i 34 miliardi di euro. Uno dei
punti critici tradizionali è
rappresentato dal cosiddetto italian sounding,
ovvero il falso Made in
Italy. Coldiretti è tradizionalmente
impegnata
nella sensibilizzazione e
nella lotta alla contraffazione alimentare, e su
questa strada si inserisce
anche eBay, che nel 2014 ha siglato con il ministero per le Politiche Agricole un memorandum
d’intesa, insieme all’AICIG (associazione italiana consorzi indicazioni
geografiche), per la protezione dei prodotti DOP
e IGP. Risultato: in dieci
mesi, 150 prodotti sono
stati ritirati da eBay perché non rispettavano le
regole sulla tutela della
qualità. Spiega Stefano
Vaccari, Capo Dipartimento dell’ ICQRF (la
struttura del Ministero
per la tutela della qualità
e
repressione
frodi):
«Lavoriamo ora per allargare il campo di azione
dell’accordo ad altri prodotti e proposte interessanti saranno illustrate il
19 marzo prossimo a
Lodi, nel corso del Forum
internazionale sulla tutela del “cibo vero”. Si tratta di un appuntamento
importante verso EXPO
2015 e proprio al contrasto delle frodi sul web è
dedicato un focus del
Forum».
Pagina 3
Intraprendere
Si chiama Socialmetic la prima digitale che condivide e stampa
(di Cristina Tinelli — ROTORA)
Quella che vedete in
foto è “Socialmetic” la
fotocamera che è stata
premiata tra le innovazioni dell’anno al CES di
Las Vegas. Si tratta
della prima macchina
digitale con la quale è
possibile non solo condividere file sui social
network, ma stamparli davvero, in un attimo, in quel formato
“Polaroid” che non
vedevamo
da
anni.
Socialmetic nasce in
Campania grazie a due
di quelle e-mail che come si sol dire cambiano
la vita.
L’idea viene ad un
trentacinquenne Antonio De Rosa. di Cava
dei Tirreni. Il colpo di
genio gli è venuto quasi
per gioco in un momento di profondo rosso
bancario.
Geometra per formazione, aveva lasciato gli
studi di informatica per
Scienze della comunicazione e poi un master in
Direzione Creativa. Dopo un’importante esperienza come Direttore
marketing per una società di information tec-
nology, prova a mettersi
in proprio, ma non è
facile...i clienti non stavano al passo coi tempi.
Passa più di un anno
trascorso a lavorare a
qualche progetto di design e poi, una sera di
marzo del 2012, Antonio
si ferma un attimo sull’icona di Instagram. Si
mette al computer e
prova a fare un esperimento dei suoi, a volte
si diverte a disegnare
improbabili prodotti Apple, che poi lancia in
rete per vedere le reazioni.
Questa volta è un successo, ne parlano migliaia di utenti. Lo citano
anche alcune testate
online specializzate, ma
c’è un problema, il prodotto non esiste ma piace. Quindi De Rosa decide di fare sul serio apre
una campagna di crowfunding su Indiagogo.com.
Gli servono almeno 50
mila euro e però l’esito
della campagna si rivela
un disastro. Eppure molti gli scrivono chiedendogli dove poter acquistare questa nuova fotocamera che ha inventato. Tra le tante mail ricevute spicca una di un
russo Arthen Shishakin disposto a fargli un
bonifico di un milione di
euro. Ben presto diventa
il suo socio e nel 2013
nasce Socialmetic LLC
(Limited
Liabilitu
Company), con sede in
Nevada.
Da quel momento parte il grande lavoro di ricerca di possibili
produttori per le
componenti del
prodotto, i contatti con gli sviluppatori
del
software, la progettazione di un
concept più solido ecc.
L’obiettivo è quello di
creare una fotocamera
digitale che sappia anche stampare immagini
fisiche. La filosofia, innovativa è “Scatta, Stampa
e Condividi”, sul web e
su carta”.
Il lavoro procede a ritmo
serrato. Ma anche questa volta arriva una mail
inaspettata che cambia
la storia di Socialmetic.
La mail questa volta
proviene dai legali di
Polaroid che contestano
a De Rosa la violazione
di due brevetti: la sua
fotocamera ha una fascia con i classici colori
“ad arcobaleno” di Polaroid e ha gli angoli stondati. Antonio De Rosa
decide di rispondere a
tono: “Gli scrissi che per
il brevetto sull’arcobaleno dovevano rivolgersi a
qualcuno molto più in
alto di me e che per gli
angoli
stondati
che...beh, a casa avevo
un tavolino con gli angoli
stondati sul quale non
c’èra alcun cenno a Polaroid”.
Questa
risposta
così
sfrontata si rivela vincente: Polaroid che ha
smesso di produrre macchine fotografiche nel
2007 ed è fallita per la
seconda volta nel 2008
chiede a De Rosa di
raggiungerli nella loro
sede di New York per
parlare del progetto.
Dopo qualche mese di
lavoro nasce la Socialmetic che oggi, è possibile comprare su Amazon. Alla fine, dopo
tanto lavoro e una causa
milionaria evitata per
miracolo, Socialmetic è
finita per diventare qualcosa di molto simile al
concept iniziale
disegnato in una notte di
marzo.
Chi l’ha creata l’ha chiamata “la prima “instant
digital smart camera”.
Sarà una scommessa
azzardata?
La verità è che l’idea di
una fotocamera (con un
social network proprio),
che in un mondo digitale, vuole preservare un
ricordo fisico dello scatto
sta piacendo tantissimo,
tanto da ricevere importanti premi internazionali e anche le vendite
stanno riportando grandi
successi, tanto che i primi 30mila esemplari sono stati venduti in pochissimi giorni.
Pagina 4
Intraprendere
L’e-shopper italiano è un “flex shopper”: l’identikit di Ups e coreScore
(Fashionmagazine.it Mar.2015)
L’ e-shopper italiano ha
40 anni, un impiego a
tempo
indeterminato
(che gli fornisce uno
stipendio
medio-alto),
utilizza i social media
per prendere decisioni di
acquisto e online compra soprattutto intrattenimento, abbigliamento
e scarpe. È quanto emerge dalla seconda
edizione
dello
studio
Ups Pulse of the Online Shopper. Si tratta di
un’analisi condotta a
livello europeo, interpellando 6.200 acquirenti
online abituali in sei Paesi, tra cui l’Italia, dove
gli intervistati sono stati
mille. Ups, tra i leader
globali nella logistica e
nei servizi di trasporto, e
comScore, tra le più
affermate società nelle
misurazioni del mondo
digitale, con questa indagine
hanno
voluto
analizzare la figura dell’e-shopper, i suoi bisogni e i fattori che lo guidano nel processo di
acquisto. La ricerca ha
visto delinearsi il profilo
del “flex shopper”: un
acquirente estremamente esigente, in grado di
passare da un canale
all’altro, così come da
un device all’altro, per
soddisfare le proprie
necessità e ricercare la
massima
convenienza.
L’italiano che compra
abitualmente
su
Internet ha una media
di 40 anni (l’età media
in Europa è di 43 anni),
ha un lavoro a tempo
indeterminato, che gli
garantisce un reddito tra
i 15 e 30mila euro l’anno. Vive per lo più in
città (58%) e in nuclei
famigliari costituiti da
tre/quattro
persone
(61%). Gli e-shopper
della Penisola sono quelli
che utilizzano di più in
Europa i social media
come supporto per le
decisioni di acquisto, con
una percentuale del 50%. Facebook è il primo
strumento
utilizzato
quando si cercano consigli per comprare online
(31%). Seguono Google+ e Twitter. Sia gli
acquirenti
soddisfatti
che quelli insoddisfatti
dichiarano di voler esprimere sui social media
la propria opinione in
merito
all’esperienza
online. I prodotti legati
all’intrattenimento (libri,
musica e film) guidano
la classifica delle merceologie più comprate dai
nostri connazionali sul
web, seguiti dall’abbigliamento e dalle scarpe. Il 71% degli italiani
acquista su siti locali,
contro l’80% degli europei e il 91% dei tedeschi. Se non finalizzano
su siti del nostro Paese,
lo fanno per il 12% su
siti Usa e per il 17% su
quelli di altri Stati. In
caso di retailer multicanale, gli e-shopper italiani abituali preferisco-
no
acquistare
online
(61%) che in store
(36%). Le ragioni sono i
prezzi più competitivi e
una migliore selezione
dei prodotti. I device
più utilizzati per effettuare ricerche, ma soprattutto
per
fare
shopping online, restano computer e laptop
e in questo gli italiani
sono in linea con la media europea (60% contro 62% per le ricerche
e 51% contro 50% per
gli acquisti). Tuttavia, se
il retailer offre applicazioni mobile, i consumatori della Penisola sono
quelli che le utilizzano di
più (47% contro una
media europea del 40%).
Promo personalizzate nella Gdo
(www.foodweb.it—Mar 2015)
Le insegne commerciali sono consapevoli che l’appeal delle promo prezzo si è
ridotto, che l’eccesso di offerta è superfluo e che il consumatore richiede chiarezza, differenziazione dell’offerta e una certa autonomia nella gestione del risparmio. La possibilità di scegliere il prodotto da scontare e la percentuale di
sconto da applicarvi, di tagliare quindi sulla misura delle proprie esigenze di spesa la promozione è, per il consumatore, sinonimo d‘“indipendenza dallo sconto”;
significa non sentirsi “costretto” ad acquistare un prodotto solo perché in offerta
e scegliere, piuttosto che lo sconto, il prodotto. I fedeli Esselunga, Coop e adesso anche Carrefour sanno
cosa vuol dire; le tre insegne, infatti, hanno avviato un processo di personalizzazione della promozione che
si basa sulla scelta del prodotto da scontare. “Scegli il tuo sconto” di Esselunga permette di scontare, tutti i
giorni, fino a sei prodotti pl e idm dell’assortimento. I buoni (dal 10% al 40%) sono reperibili sull’app Esselunga, in negozio al chiosco dedicato e sul sito ufficiale. Ad esempio sul sito Esselunga, nell’area Promozioni, è possibile ricercare il prodotto da inserire nella propria lista della spesa: di fianco a ogni prodotto, è indicata la percentuale di sconto che Esselunga concede. “Scegli tu” di Coop è una promozione mensile. La modalità con la quale si raccolgono e si spendono i buoni cambia da cooperativa a cooperativa e di mese in mese: ad esempio, si possono raccogliere i buoni nelle prime due settimane del mese e spenderli nelle ultime
due su un tot di prodotti Idm o Pl; oppure di possono utilizzare di mercoldì e/o di venerdì per ogni 100€ di
spesa solo sui prodotti a marchio di determinate categorie, ecc. Ogni buono dà diritto a una % di sconto
compresa, in genere, tra il 20% e il 30%. “Sconti su misura” di Carrefour permette di raccogliere, in un
determinato periodo del mese, i coupon da spendere – presso gli ipermercati aderenti – in un’unica spesa, in
un arco di tempo limitato (3 giorni) per un massimo di circa 10/12 prodotti di marca o a marchio.
Pagina 5
L’Angolo Tecnico
di
Laura Putignano
Si è conclusa al 31 dicembre 2014 la fase
transitoria per il controllo della “mono committenza”; ossia la valutazione delle presunzioni
introdotte dalla “Legge
Fornero” per le persone
fisiche titolari di partita
Iva che svolgono attività
di impresa individuale di
servizi e attività di lavoro autonomo. Il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali ha chiarito
nella
Circolare
n.32/12 che la ratio della disposizione introdotta nasce dall’esigenza di
contrastare
fenomeni
distorsivi che nascondono, con lo strumento
della partita Iva, prestazioni inquadrabili nell’ambito delle collaborazioni a progetto o, addi-
Intraprendere
Legge Ferrero: controlli su false partite
IVA a partire dal 1° gennaio 2015
rittura, del lavoro subordinato. Secondo quanto
disposto dalla Legge Fornero, è scattata il 1°
gennaio 2015 la presunzione di subordinazione
delle
collaborazioni
a
partita Iva se si realizzano almeno due delle seguenti tre condizioni,
salvo che sia fornita prova contraria da parte del
committente:
1. collaborazione con il
medesimo committente
di durata complessiva
superiore a 8 mesi annui
per due anni consecutivi;
il periodo minimo di durata complessiva della
collaborazione deve essere di almeno 241 giorni, anche non consecutivi. La condizione può
concretamente realizzarsi solamente a partire dal
1° gennaio 2013, quindi
per il biennio 2013/2014.
2. corrispettivo derivante
dalla collaborazione, anche se fatturato a più
soggetti riconducibili al
medesimo centro di imputazione di interessi,
che costituisce più dell’80% dei corrispettivi annui percepiti dal collaboratore nell’arco di 2 anni
solari consecutivi; rileva-
no i soli corrispettivi derivanti da prestazioni
autonome
f a t t u r a te
(anche se non incassate,
non rilevando eventuali
somme percepite quali
lavoro subordinato, lavoro accessorio o redditi di
altra natura).
3. presenza di una postazione fissa di lavoro
presso una delle sedi del
committente; la postazione può anche non essere ad uso esclusivo.
Sono previste normativamente delle esclusioni
oggettive all’operatività
della presunzione qualora siano verificate congiuntamente tali condizioni:
• la prestazione del collaboratore sia connotata
da competenze teoriche
di grado elevato acquisite attraverso significativi
percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico
pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività;
• la prestazione del collaboratore sia svolta da
soggetto titolare di un
reddito annuo da lavoro
autonomo non inferiore
al minimale imponibile
ai fini del versamento
dei contributi previdenziali
moltiplicato
per
1,25; per il 2015 il reddito annuo minimo ammonta ad euro 19.435.
Le prestazioni lavorative
svolte nell’esercizio di
attività professionali per
le quali l’ordinamento
richiede l’iscrizione ad
un ordine professionale,
ovvero ad appositi registri, albi ruoli o elenchi
professionali qualificati,
sono in ogni caso escluse dalla applicabilità della presunzione di mono
committenza. In caso di
mancato rispetto degli
indici di mono committenza (almeno 2 su 3)
gli ispettori possono ascrivere la collaborazione con partita Iva nell’alveo delle collaborazioni
coordinate e continuative e, in caso di inesistenza di un progetto,
convertirle in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato sin dalla
data di costituzione del
rapporto. Si tratta di
una
presunzione
“semplice”, che comporta l’inversione dell’onere
della prova a carico del
committente.
6 nuovi domini per promuovere il cibo Made in Italy
(PMI.it — Mar. 2015—Filippo Mendrame)
La gastronomia ed il buon cibo sono da sempre un fiore all’occhiello della tradizione italiana e quest’anno faranno anche da baricentro della
prima Esposizione Universale mai realizzata sul tema alimentazione e
nutrizione. Inoltre, a sostegno della sempre più basta community culinaria arrivano 6 nuovi domini dedicati al cibo: .coffee, .kitchen,
.pizza, .recipes, .restaurant e .catering che rendono i siti di operatori della ristorazione, chef e food blogger fortemente riconoscibili e
rintracciabili. La disponibilità di nuovi dominio dedicati alla gastronomia rappresenta una grande possibilità
per coloro che operano in questo mercato all’estero e in Italia, ed un’occasione strategica per far evolvere il
cibo Made in Italy attraverso il digitale, abbattendo le barriere nazionali, grazie all’internazionalizzazione
del nome, e riducendo le distanze con i food lovers. I nuovi domini consentono infatti di trovare velocemente la soluzione a ciò che le persone cercano negli ambiti più disparati che ruotano attorno alla passione
per il cibo. Inoltre, grazie alla crescente digitalizzazione del cibo, è possibile per aziende e professionisti del
mondo del food avere un’identità digitale originale ed esclusiva, e distinguersi tra gli innumerevoli siti e blog
culinari, comunicando immediatamente il contenuto del proprio portale. I 6 nuovi domini rilasciati offrono
dunque numerose possibilità per le realtà italiane di trovare il nome che più rappresenta il loro business.
Pagina 6
Intraprendere
Toshiba disegna il punto vendita del futuro
(ICT4 Executive — Mar 2015)
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ROTORA.
Tutti i diritti sono riservati.
Web e Mobile hanno radicalmente trasformato il
settore retail e le abitudini di acquisto dei consumatori.
La omnicanalità è ormai una realtà: recarsi in
un negozio fisico o acquistare online, magari dallo
smartphone, sono per il
cliente esperienze analoghe, sempre più integrate, con il diffondersi di
modelli come l’eCommerce con ilritiro in
store.
Anche in Italia le esperienze innovative non
mancano: in un periodo
di riduzione dei consumi,
i retailer sono alla ricerca di modalità innovative
per ingaggiare il consumatore, che vuole essere
considerato come persona, con specifici gusti e
abitudini, e che desidera
interagire a 360 gradi,
tramite più punti di contatto, nel processo di
acquisto e nella relazione
con il brand.
«Il consumatore deve
trovare la stessa logica
promozionale e la stessa
meccanica di interazione
in tutti i punti di contatto
con lo store, dal web al
negozio fisico, - spiegaRoberto Rocchi, Direttore Commerciale di
Toshiba Global Commerce
Solutions
(TGCS) Italia, fra i
leader a livello globale
delle soluzioni innovative
per il retail, nata dall’acquisizione da parte di
Toshiba della divisione di
IBM dedicata a questo
settore.
Serve un approccio congruente mentre finora il
mercato si è mosso con
soluzioni non integrate
fra di loro. Proponiamo
soluzioni
disegnate
a
partire dai requisiti di
business, pensando al
punto vendita del futuro,
cercando di anticipare le
tendenze».
L’offerta, modulare e integrabile con i sistemi
preesistenti, copre tutte
le esigenze del retailer, dal front end al back
end, fino alla gestione
delle relazioni con il
mondo esterno, come
l’industria, le telco e gli
attori del mercato. Comprende dunque sistemi,
software e applicazioni, come self scanning,
chioschi, casse evolute,
sistemi per la gestione
delle carte fedeltà, soluzioni per il Mobile marketing, couponing e via
dicendo.
«Ingaggiare il consumatore significa mettere a
disposizione offerte e
promozioni
personalizzate, in modo dinamico - specifica Rocchi -.
Toshiba sta effettuando
forti investimenti nelle
aree più innovative, come le soluzioni per l’interazione fra punto cassa e
il mobile, o le piattaforme collaborative per il
service. Cerchiamo anche
di fare da collante tra il
mondo retail, l’industria
e le Telco in particolare
per il digital couponing
per i Mobile wallet».
Tra i progetti realizzati
grazie alle soluzioni Toshiba c’è quello di Coop
Nordest. Nei punti vendita dell’insegna sono
stati installati sistemi di
self checkout e self
scanning, per permettere ai clienti di leggere i
codici a barre e pagare
la spesa in autonomia,
e chioschi che forniscono informazioni. È anche possibile pagare in
cassa bollettini e usufruire di altri servizi come le prenotazioni.
È stato inoltre implementato un sistema di
mobile couponing e
promotion, che fornisce
molteplici servizi attraverso lo smartphone.
Il progetto ha previsto
l’integrazione di dati
provenienti da sistemi
diversi, dentro e fuori
dal punto vendita.