Dossier - STORIA - Guida allo studio

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Dossier - STORIA - Guida allo studio
Dossier per la prima provai
DOSSIER PER LA STESURA DI UN “SAGGIO BREVE”
O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE” DI AMBITO STORICO-POLITICO
Volume 2 - Sezione II
Consegne
STORIA © 2009 De Agostini Scuola SpA – Novara – Pagina fotocopiabile e scaricabile dal sito www.scuola.com
Sviluppa l’argomento in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base: svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con
opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da’ al saggio un titolo coerente
con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro).
Se lo ritieni opportuno, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui potrai dare eventualmente uno specifico titolo.
Se scegli la forma dell’“articolo di giornale”, individua nei documenti e nei dati forniti uno o più
elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo “pezzo”. Da’ all’articolo un titolo
appropriato e indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista
divulgativa, giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze
immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). Per entrambe le forme di
scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
Argomento
Le rivoluzioni del XVIII secolo: il lungo cammino
per la conquista della libertà e dei diritti umani
Documenti
1. La rivoluzione americana
Quello che segue è uno stralcio della Dichiarazione d’Indipendenza delle colonie americane
(1776), un documento fondamentale e irrinunciabile che segnò profondamente le rivoluzioni successive. Emerge già la proclamazione dei diritti fondamentali dell’uomo, come ideali che guidano
e giustificano la lotta d’indipendenza.
Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici
che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le potenze della terra quel posto distinto ed
eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione.
Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati
creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi
sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni
qual volta una qualsiasi forma di Governo tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o
distruggerlo, e creare un nuovo Governo, che si fondi su quei principi e che abbia i propri poteri
ordinati in quella guisa che gli sembri più idonea al raggiungimento della sua sicurezza e felicità.
(La Dichiarazione d’Indipendenza (1776) in A. Aquarone, G. Negri, C. Scelba (a cura di),
La formazione degli Stati Uniti d’America, Nistri-Lischi, Pisa 1961)
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L’età delle rivoluzioni
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2. Rivoluzione e patriottismo
Le parole dell’inno nazionale americano, The Star-spangled Banner (“il vessillo splendente di
stelle”), sono tratte da un componimento poetico scritto dall’avvocato americano Francis Scott
Key, che fu costretto dagli Inglesi ad assistere al bombardamento notturno di Fort McHenry durante la cosiddetta “guerra del 1812” (o guerra britannico-americana). Al mattino, tuttavia, egli
vide che, nonostante i colpi di cannone, sulle mura sventolava ancora la bandiera a stelle e strisce, il simbolo dei diritti per cui i coloni avevano combattuto contro la madre patria.
[...] Dov’è ora quella banda che vanagloriosa giurò
Che la rovina della guerra e la confusione della battaglia
Ci avrebbero negato una casa e una nazione?
Il loro sangue ha cancellato la contaminazione delle loro sporche impronte.
Nessun rifugio potrà salvare il mercenario e lo schiavo
Dal terrore della fuga, o dalla tomba cupa.
E il vessillo splendente di stelle si scuote in trionfo
Sulla terra dei liberi e la casa dei forti!
Sia per sempre così, quando gli uomini liberi dovranno scegliere
Tra le loro case amate e la desolazione della guerra!
Sia benedetta la vittoria e la pace, sia benedetta la nazione salvata dal Cielo
Sia benedetto il Signore che ci ha creato e protetto come una nazione
Quindi dobbiamo prevalere, perché la nostra causa è giusta
E questo è il nostro motto: “Abbiamo fede in Dio”
E il vessillo splendente di stelle per sempre garrirà
Sulla terra dei liberi e la casa dei forti!
(Inno nazionale degli Stati Uniti d’America, ufficialmente adottato il 3 marzo 1931)
3. La Rivoluzione francese
Segue uno stralcio della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino proclamata in Francia nel 1793, l’anno prima della I Repubblica, durante la Rivoluzione, e ispirata alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti. Ai diritti già proclamati in essa, si aggiungono significativamente anche quello alla proprietà e alla lotta contro l’oppressione. Si noti inoltre la comparsa,
accanto ai diritti, e a essi complementari, dei “doveri”.
I rappresentanti del popolo francese, costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sventure pubbliche e
della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro in permanenza i loro diritti e i loro doveri; affinché gli
atti del potere legislativo e quelli del potere esecutivo, potendo essere in ogni momento confrontati con il fine di ogni istituzione politica, siano più rispettati; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su princìpi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre alla conservazione della
costituzione e alla felicità di tutti.
In conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino.
Articolo 1. – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non
possono essere fondate che sull’utilità comune.
Articolo 2. – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.
Articolo 3. – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione. Nessun corpo,
nessun individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.
(Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789) in D. Archibugi, D. Beetham,
Diritti umani e democrazia cosmopolitica, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 137-38)
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4. La rivoluzione è libertà
Eugene Delacroix (1798-1863), La Libertà che guida il popolo (28 luglio 1830), 1830.
Quello alla libertà è insieme un diritto ispiratore e un diritto per cui si battono tutti i rivoluzionari.
5. Una rivoluzione del modo di pensare
Il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) coniò un fortunato motto per la rivoluzione di
pensiero dell’epoca dei Lumi: «Sapere aude!». In esso si riassume la lotta di tutte le rivoluzioni –
innanzitutto intellettiva, poi anche politica – contro le autorità costituite del “vecchio regime”,
che sostituivano i propri dogmi al libero pensiero.
L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputatile a se stesso
è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza ma dalla mancanza di
decisione e dal coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere
aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo.
La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini [...] rimangono volentieri per
l’intera vita minorenni, per cui riesce facile agli altri erigersi a loro tutori. Ed è così comodo essere
minorenni! Se io ho un libro che pensa per me, se ho un direttore spirituale che ha coscienza per
me, se ho un medico che decide per me sul regime che mi conviene ecc., io non ho più bisogno
di darmi pensiero di me. Non ho bisogno di pensare, purché possa solo pagare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione. [...] Senonché a questo illuminismo non occorre altro
che la libertà, e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria
ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parti gridare: «Non ragionate!». L’ufficiale dice: «Non
ragionate, ma fate esercitazioni militari.». L’impiegato di finanza: «Non ragionate, ma pagate!».
L’uomo di chiesa: «Non ragionate, ma credete!».
(I. Kant, Risposta alla domanda: Che cos’è l’Illuminismo? in N. Bobbio, L. Firpo, Mathieu (a cura di)
Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, trad. it. G. Solari, G. Vidari, Utet, Torino 1965)
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L’età delle rivoluzioni
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6. La rivoluzione è figlia della modernità
Nel testo che segue, lo storico Bruno Mancini fa un’analisi del termine rivoluzione e spiega che
esso è specifico di un’epoca, l’età moderna.
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Le Rivoluzioni [d’ora in poi R.] sono un fatto relativamente recente. La prima vera R. è quella francese del 1789, che sarà considerata la R. per eccellenza.
Le R. sono l’esito di un progetto, postulano [presuppongono] un certo modo di sentire il tempo e
vivere la storia, l’idea che il tempo e le vicende che in esso si iscrivono seguono una linea progressiva, e che la storia è costruita da soggetti umani liberi, capaci di progettare il proprio futuro.
Questa concezione è tipica della modernità. Certe sommosse, rivolte, colpi di Stato, bruschi e
violenti mutamenti di costituzioni e di governi ci sono sempre stati, nel passato anche lontano,
ma probabilmente nulla che somigli a ciò che oggi intendiamo con R.: il tentativo di estendere le
R. “sovvertitrici del sistema” ad un passato troppo lontano è certo destinato a fallire. Ciò è testimoniato anche dal fatto che la parola non esisteva, o aveva un significato del tutto diverso dall’attuale.
[...] Nel secolo dell’Illuminismo [il termine R.] acquisterà un alone semantico nuovo, richiamerà l’idea di un compito da realizzare in un futuro prossimo per il miglioramento delle sorti dell’umanità
(Voltaire auspica una «R. degli spiriti», un trionfo della ragione sulle superstizioni).
(B. Mancini, Rivoluzione, in B. Mancini, D. Greco, L. Assini, Stato e Società.
Dizionario di Educazione civica, La Nuova Italia, Firenze 1991)
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