Dicembre 2016 - Bottega Checevo

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Dicembre 2016 - Bottega Checevo
EQUO E DINTORNI ...
News-letter
Realizzata dall'Associazione COMPARTIR GIOVANE (www.checevo.org) che gestisce le botteghe CHECEVÒ
(Cuneo – Corso Galileo Ferraris n. 15), BASTA POCO (Caraglio – Via Roma n. 127) e BOTTEGA DEL MONDO
(Dronero – Via Roma n.19), in collaborazione con QUI E LÀ (Boves – Via Roma n.6) e EQUAZIONE (Chiusa
Pesio – Via Mazzini n.18). Info: [email protected]
Numero 46. Dicembre 2016
LA CAMPAGNA
SFRUTTAMENTO “MADE IN EUROPE”. Con il rapporto “Il lavoro sul filo di una stringa”, curato da
Public Eye e ENS, la campagna Change Your Shoes è entrata nelle fabbriche di sei paesi dell'Est Europa per
raccontarne le condizioni di lavoro. Nel 2014 nel mondo sono state prodotte 24 miliardi di paia di scarpe.
Benché la maggior parte provenga dall'Asia, il 23% delle scarpe di pelle, viene prodotto in paesi europei, fra
i quali spicca l'Italia. È inoltre in Italia che avviene il processo di conciatura del 60% di tutto il cuoio
prodotto nell'Unione Europea. Questo compito viene spesso affidato ai lavoratori immigrati, un fenomeno
ben visibile nelle concerie intorno a Santa Croce, in Toscana, come racconta “Una dura storia di cuoio”,
un'indagine che descrive la realtà di queste migliaia di lavoratori che maneggiano carichi pesanti e sostanze
chimiche senza protezioni adeguate. Non di rado le fasi più onerose della produzione vengono esternalizzate
in paesi dell’Est Europa, consentendo così alle marche italiane e tedesche di trarre profitto dalla manodopera
a basso costo e dai tempi di produzione più brevi. In Albania, Macedonia e Romania il salario minimo si
situa fra i 140 e i 156 euro mensili, cifre inferiori a quelle previste in Cina. Per poter mantenere le proprie
famiglie le operaie dovrebbero guadagnare da quattro a cinque volte tanto. Venendo pagate a cottimo, spesso
le lavoratrici preferiscono poi rinunciare ai guanti o ad altro materiale di protezione contro le colle e le
sostanze chimiche che devono maneggiare, così da poter lavorare più rapidamente. L'indagine mostra anche
che marche e distributori non si interessano abbastanza alle condizioni di lavoro nelle fabbriche in cui le
scarpe vengono prodotte. Dalle interviste svolte e dai siti web delle aziende risulta che la produzione è
realizzata interamente per conto di noti marchi e catene distributive che operano sui mercati dell’Unione
Europea, fra questi Zara, Lowa, Deichmann, Ara, Geox, Bata, Leder & Schuh AG, (www.abitipuliti.org)
LA CONTROMANOVRA DI SBILANCIAMOCI! Una manovra economica da 40,8 miliardi di euro, e a
“saldo zero”. La descrive la campagna Sbilanciamoci!, che -come ogni anno- si è impegnata a stilare una
“Contromanovra”, basata su un’analisi dettagliata del disegno di legge di bilancio 2017 del governo Renzi.
Oltre la metà della “copertura” per l’incremento della spesa pubblica verrebbe da nuove politiche fiscali,
guidate dal valore dell’equità: una Tassa sulle transazioni finanziarie, a una “rimodulazione dell’IRPEF (con
un aumento delle aliquote per coloro che guadagnano più di 4mila euro al mese, e una riduzione per quei
cittadini che rientrano nei primi due scaglioni) e all’introduzione di una Digital Tax, finalizzata a rendere più
trasparenti i bilanci delle multinazionali che operano nei settori dell’e-commerce e della raccolta
pubblicitaria on line, obbligate a redigere un bilancio “per Paese” (cioè legato alle attività prodotte in Italia).
Un miliardo di euro potrebbero arrivare, invece, dall’introduzione di una “Carbon Floor Price”, uno
strumento concreto per far pagare alle aziende inquinanti il costo ambientale della loro attività. Altre risorse
verrebbero liberate grazie a una riduzione delle spese militari, con un risparmio per la finanza pubblica di più
di 5,5 miliardi di euro. Sbilanciamoci! propone di sperimentare una misura strutturale di sostegno al reddito,
di circa 600 euro mensili dal costo di poco più di 9,1 miliardi di euro per il primo anno di sperimentazione.
La campagna propone di destinare le somme previste per “il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo
infrastrutturale del Paese” esclusivamente a interventi di prevenzione del rischio sismico e del rischio
idrogeologico, a interventi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, alla difesa del suolo e
alla manutenzione e rinaturalizzazione del territorio, e che i soldi disponibili per le Grandi opere, privilegino
le ferrovie al servizio dei pendolari, le tramvie e le metropolitane nelle aree urbane.
NOTIZIE
IL BURKINA FASO DICE BASTA AL COTONE OGM E CHIEDE I DANNI A MONSANTO. Nel
2003 Monsanto, il colosso di biotecnologie agrarie da poco acquisito dalla casa farmaceutica tedesca Bayer,
introdusse le sue sementi Ogm di cotone in Burkina Faso, promettendo ai contadini raccolti più ricchi,
profitti maggiori e meno lavoro. Tredici anni dopo il Burkina Faso ha deciso di rinunciare definitivamente ai
semi ogm che, a dispetto delle promesse, hanno prodotto cotone di pessima qualità e, di conseguenza,
guadagni scarsi. “La lunghezza della fibra di cotone dopo la sgranatura è inferiore e non risponde alle
esigenze del mercato”, si legge in un comunicato del governo burkinabé. La rimozione delle colture ogm
avverrà in maniera progressiva fino all’eliminazione totale prevista entro il 2018. Il ritorno al cotone
tradizionale ha dato subito risultati estremamente positivi. Il raccolto è stato infatti abbondante e ha fornito
cotone di ottima qualità, molto richiesto sul mercato internazionale. Il cotone della Monsanto ha avuto gravi
ripercussioni sull’economia del Burkina Faso, e negli ultimi cinque anni ha prodotto danni quantificati in 73
milioni di euro. Il governo burkinabè ha pertanto chiesto a Monsanto di risarcire tale cifra, sia per i mancati
introiti che per il danno di immagine assestato al cotone del Burkina Faso, denominato “oro bianco”, la
seconda risorsa del Paese. La decisione del Burkina Faso potrebbe avere ripercussioni sulle politiche di altri
paesi. (Lifegate)
CLIMA: LE POPOLAZIONI INDIGENE CI SALVANO. Secondo una ricerca coordinato da Rights and
Resources Initiative, Woods Hole Research Centre e World Resources Institute e basata su immagini dai
satelliti di 37 paesi tropicali, lasciare le foreste alle comunità indigene, garantendo i loro diritti tribali sulla
terra, è il sistema più semplice per proteggere i polmoni verdi del pianeta, che assorbono il principale gas
serra, l’anidride carbonica. Dal report emerge che i territori reclamati dalle comunità indigene assorbono
almeno 54.546 milioni di tonnellate di CO2, circa quattro volte le emissioni annuali mondiali. (Mondo e
Missione)
DAL COMITATO CUNEESE ACQUA BENE COMUNE
L'EGATO4 ha ottenuto il versamento di ingenti debiti che alcune società avevano nei suoi confronti. Si tratta
delle maggiorazioni dell'8% e dell'1,5% destinati rispettivamente ai territori montani e al funzionamento
della stessa autorità. Alcuni gestori, soprattutto misti e privati avevano trattenuto queste somme
indebitamente per anni. Si trattava di circa 7 milioni su un totale di 20. Il comitato dopo l'esame dei bilanci
dell'Egato e delle società aveva denunciato il fatto a marzo avendo ricevuto come risposta che si trattava di
importi poco rilevanti. L'autorità ha poi, in realtà, inviato lettere di ingiunzione che hanno ottenuto così il
risultato di mettere a disposizione delle Unioni e dei comuni montanti della provincia somme importanti per
lavori di sicurezza sul territorio e per opere di miglioramento dell'assetto idrogeologico.
La Corte costituzionale ha sostanzialmente demolito la cosiddetta Riforma della Pubblica Amministrazione
voluta dalla Ministra Marianna Madia dichiarando l'incostituzionalità di diversi articoli della legge delega.
La censura della Consulta si fonda sulla lesione del principio di leale collaborazione tra stato ed enti locali. Il
Governo è stato costretto a ritirare il decreto sui servizi pubblici locali. Il Forum Italiano dei Movimenti per
l'Acqua ha sempre denunciato l'incostituzionalità di questo provvedimento che avrebbe di fatto cancellato
l'esito del referendum. La mobilitazione messa in campo aveva portato alla raccolta di 230mila firma in calce
alla petizione popolare. Su questa base si era aperto un confronto con la Ministra Madia la quale più volte
aveva dichiarato che il servizio idrico sarebbe stato stralciato dalla versione definitiva decreto. La Ministra
Madia ha lasciato intendere che sarà compito del Parlamento definire le modalità d'intervento sul servizio
idrico, a partire dalla legge approvata alla Camera lo scorso aprile e attualmente in discussione.
IL PRODOTTO EQUO
IL COCCO GRATTUGIATO. Il FTK (Fair Trade Alliance Kerala) è il coordinamento dei contadini del
Kerala, in India, che si sono uniti per produrre e vendere i loro prodotti in modo solidale e sostenibile;
Elements è un’impresa privata che cura l’accesso al mercato dei prodotti equosolidali, sia sul mercato
internazionale che su quello locale. Sono oltre quattromila i contadini delle zone rurali ad interagire in un
sistema produttivo ed economico più giusto basato sulla conservazione e valorizzazione delle risorse locali.
Una pianta di Cocos nucifera produce circa 150 noci di cocco all’anno pari a 75 kg di prodotto netto. Le noci
in guscio vengono accumulate in centri di raccolta, pesate e pagate ai contadini usando il pagamento
anticipato di Altromercato. Le noci poi vengono trasportate nella fabbrica di proprietà di Elements per essere
essiccate e trasformate. Libero Mondo di Bra fornisce il cocco rapè (grattugiato) che proviene
dall’organizzazione senza fine di lucro Siyath Foundation che coordina il lavoro di oltre 3.500 donne
artigiane e piccoli coltivatori di cocco in cinque regioni del Sud dello Sri Lanka. Il gruppo di villaggio, oltre
al sostegno lavorativo e produttivo, svolge un importante ruolo a livello sociale, costituendo un significativo
ambito di espressione e valorizzazione della componente femminile. Il cocco grattugiato può essere
variamente usato in cucina, dolci in generale e ricette della cucina orientali. Provate.....
IL LIBRO
101 PICCOLE RIVOLUZIONI. Storie di economia solidale e buone pratiche dal basso. Di Paolo
Cacciari. (Ed Altreconomia). L'autore racconta 101 buone prassi di economia solidale e di buen vivir,
dall’agricoltura alla finanza, dall’urbanistica alla salute: una raccolta – curatissima e aggiornata – di progetti
da tutta Italia, capaci di scardinare il sistema fondato sul capitale. Un meticoloso lavoro di ricerca e
narrazione: le iniziative di un “popolo” – sempre più numeroso – di “obiettori di coscienza al mercato”. Sono
i decrescenti e i “transizionisti” delle Transition Towns, i contadini della filiera corta e i consumatori critici, i
banchieri etici e i produttori di pubblica felicità, i restauratori di case (o di cose) e i permacultori, gli
ingegneri rinnovabili e i pubblicitari pentiti e molti altri. Una rete ampia e plurale che propone di trasformare
i nostri stili di vita a tutto vantaggio dell’ambiente e delle persone. IN VENDITA PRESSO CHECEVÒ
DICE IL SAGGIO
Questo sistema atrofizzato è in grado di fornire alcune “protesi” cosmetiche che non sono vero sviluppo: …
finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati
e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della iniquità, non si risolveranno i
problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’iniquità è la radice dei mali sociali.. (Papa Francesco)