Ij taròch piemontèis

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Ij taròch piemontèis
Ij taròch piemontèis
Nel 1997, a Torino, una mostra ospitata nel seicentesco Palazzo Barolo dal titolo, “I tarocchi: le
carte del regno. La storia, i simboli, il mito” presentò, a un vasto pubblico, questo antico gioco
delle carte.
Lo scopo, di chi aveva organizzato la mostra, era quello di restituire i tarocchi alla loro vera
matrice filosofica, cioè alla cultura religiosa mediovale: la ricerca storico-scentifica sul mondo
dell’esoterismo e del sacro viene incontro al bisogno crescente della gente di ristabilire il
legame con tali dimensioni da tempo perdute.
Le ragioni che legano Torino e il Piemonte ai tarocchi sono molte, e gli esperti le sintetizzano in
quattro punti.
Motivi di ordine folclorico, perché nella regione subalpina la tradizione del gioco con le carte dei
tarocchi è stata ben viva fino a non molto tempo fa.
Inoltre, il Piemonte, è stato nel 400 il tramite del passaggio dei tarocchi dalle corti dell’area
montana e pedemontana, a sud delle alpi, a quelle d’oltralpe. La più antica menzione si trova
nel “Gargatua” di Rabelais, come uno dei giochi preferiti dal protagonista.
In terzo luogo vi sono le ragioni socio-culturali. A Torino ha sede un Museo egizio secondo solo
a quello del Cairo, la leggenda vuole che i tarocchi siano nati in Egitto e questo ha contribuito
ad avvolgere, i tarocchi, di quell’alone di magia che li ha portati a diventare uno strumento
divinatorio popolare.
C’è da aggiungere poi che, Torino “città magica” per eccellenza, ha contribuito non poco a far
si che i tarocchi assumessero ruoli diversi rispetto al gioco vero e proprio.
Nel 1565 a Monteregali (l’odierana Mondovì, nel cuneese), fu dato alle stampe il “Discorso
sopra l’ordine delle figure dei tarocchi” di Francesco Piscina da Carmagnola, la più antica opera
a stampa in cui si tenta la decifrazione del simbolismo dei tarocchi.
Nel 1579, il duca Emanuele Filiberto decise per la prima volta di tassare le carte da gioco e
concesse a un privato (licenza e permissione).
Nel 1586, un nuovo editto di Carlo Alberto (succeduto al padre) confermò il privilegio a
Giovanni Battista Ferrofino, specificando che fu quest’ultimo ad introdurre (l’arte e fabbrica di
dette carte et tarocchi negli Stati nostri).
Nel 1737, il provenzale Jean-Jacques Bonnet, ottenne per primo il permesso di installare a
Torino, una fabbrica di tarocchi.
Nel 1761, un Regio editto di Carlo Emanuele III annunciava la nascita della “Fabrique Royale”.
L’età d’oro dei tarocchi in Piemonte avvenne nell’ottocento, erano attive ben nove fabbriche
nella sola Torino ed altre erano presenti a Borgosesia, Ghemme, Serravalle Sesia e Vercelli; in
Liguria, divenuta sabauda nel 1815, le fabbriche di carte erano almeno dieci.
La concorrenza avrà il suo soppravvento agli inizi del Novecento. Le meglio organizzate
fabbriche tedesche e austriache misero in ginocchio i produttori subalpini.
Dal secondo dopoguerra l’interesse per il gioco dei tarocchi è andato progressivamente
scemando nei gusti popolari piemontesi, sebbene ne restino ancor oggi tracce in diverse
località. Testimonianza, questa, dell’attaccamento ad un passatempo che gli storici ritengono
una dei più intelligenti giochi di carte.
Segue pag. 2 :
L’associazione Ël Sol ëd j’Alp organizza in collaborazione con la Pro Loco di
Piedicavallo un corso per apprendere le tecniche del gioco dei tarocchi
piemontesi, nella versione della Alta Valle del Cervo. Un gruppo di attivisti e
giocatori della Pro Loco di Piedicavallo, si occuperà della presentazione ed
insegnamento della loro variante. Le lezioni si svolgeranno presso la sede
dell’associazione Ël Sol ëd j’Alp a Borriana in via Durando Nelson, 14 ed
inizieranno venerdì 1 febbraio e proseguiranno venerdì 8, 15 e 22 di febbraio
dalle ore 20,30 alle 22,30.
Al termine del corso verrà effettuata una gara tra i partecipanti presso uno
dei circoli di Piedicavallo.
Il costo è di €. 15,00 per i non soci e di €. 10,00 per i soci.