Momenti 2012 - Comune di Gordona

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Momenti 2012 - Comune di Gordona
Novembre 2012
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Biblioteca della Valchiavenna
SUCCURSALE DI GORDONA
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Momenti di Gordona | novembre 2012
Biblioteca della Valchiavenna
Succursale di Gordona
Realizzazione a cura della Commissione
di gestione della Biblioteca di Gordona
piazza G. B. Mazzina 5, 23020 Gordona (So)
tel. 0343 42899
e-mail:
[email protected]
[email protected]
Da alcuni anni il nostro bollettino è consultabile
in formato digitale sul sito internet del Comune di
Gordona (www.comune.gordona.so.it) nello spazio riservato alla vita del paese, alla voce ‘biblioteca comunale’.
Orari di apertura della biblioteca:
lunedì 14,30 – 19,00
martedì 14,00 – 17,30
mercoledì 14,30 – 17,00
giovedì 14,30 – 17,00
venerdì 14,30 – 17,00
Attività 2011-2012
Corso di decorazioni per l’Avvento
Serata patrono S. Martino
con la partecipazione della banda:
replica proiezione filmato
“Ricordi di un’estate gordonese”,
castagnata.
Tombolata di Natale
Calendario “Bon En 2012:
Dudes gurdunees, ügn
par ogni mees”.
Corso di bricolage per bambini
Giornata della memoria 2012:
“La rosa bianca”.
Progetto “Carte d’identità a
confronto” rivolto alle classi I, II e III
media.
Corso di focaccia in 5 lezioni
con serata finale di degustazione
Mostra “Carte d’identità a confronto”
allestita in occasione
della festa della focaccia
In copertina
Disegno di Rachele Gatti “Mulattiera di Cermine”,
3a classificata al concorso “Disegna i tuoi momenti
di Gordona”, anno scolastico 2009-2010.
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Cinema all’aperto: proiezione
di film con contenuti socio-culturali a
Cimavilla, Bodengo, Cermine.
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Sommario
  4 Dalla Commissione Biblioteca
  5 Dalla Bibliotecaria
  7 Nuove proposte culturali: il cinema per l’incontro e la formazione
  9 Carte d’identità a confronto
11 Du puesii dal Fanada
11 Tre rizèt dal Nicu
12 Düü biglietign de Gurdunees
13 Vucabulari de Gurduna
14 Perché la chiesa sulla collina di Gordona è intitolata a Santa Caterina?
16 Una lettera inviata nel 1625 a Gordona dal capitano grigione Giorgio Jenatsch
20 Cento anni fa la fondazione della latteria di Gordona
22 Sapevate che… “Una olta al gĥieva poocĥ terman, e ades?”
23 L’arciprete don Michele Trussoni. 1962-2012 50° anniversario della morte
24 La Via Crucis del parroco di Gordona
31 Vita nostra
37 Fiorano al Serio, 30 settembre 2012: una giornata da ricordare
38 La Val Bodengo alla sfida del presente
40 Oratorio: la nostra seconda famiglia!
42 Ritorno in Senegal
44 Nel mio paese
45 Gurdunees senza pretees, un anno di soddisfazioni
46 La partecipazione alla VII Giornata mondiale delle famiglie
48 A Gordona “Il cinema incontra la famiglia”
49 Alba, ora ti conosco
50 Una comunità in lutto e attonita… ma che ricerca la speranza
51 Dati anagrafici 2011
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Dalla Commissione Biblioteca
La fine dell’anno è ormai prossima, e con essa
Abbiamo voluto dedicare l’inserto speciale
si avvicina il tempo dei bilanci.
di questa edizione 2012 all’arciprete don
“Momenti di Gordona”, in fondo rappresenta un
Michele Trussoni, di cui quest’anno ricorre
po’ questo: l’attimo in cui si convogliano i dati,
il 50° anniversario della morte. Provengono
le informazioni, che nel complesso forniscono
dall’archivio parrocchiale le pagine che
una sorta di bilancio sociale di un anno di vita
vi proponiamo, che narrano la cronaca dei
di paese. Forse è ambizioso pensare che un
drammatici eventi dei primi di febbraio del 1945,
modesto notiziario possa assolvere un compito
così complesso, ma è proprio sfogliando
queste pagine, scorrendo il passato, il presente
e il futuro che esse narrano e auspicano che
è possibile intravvedere la nostra identità
comunitaria.
È attraverso ciò che scegliamo di scrivere,
attraverso ciò che andiamo a ricercare tra
gli archivi privati, parrocchiali e comunali,
attraverso il dato tecnico dell’anagrafe, del
prestito librario e l’analisi della tipologia degli
utenti della biblioteca, l’esito dei progetti
culturali, gli scritti in dialetto e i resoconti
delle associazioni, è attraverso ogni singolo
appunto e documento che riceviamo per essere
pubblicato che possiamo in parte misurare il
grado di affezione al paese e come viviamo la
nostra cittadinanza.
Nelle ultime edizioni sono aumentati gli articoli
riguardanti le ricerche storiche, tra cui i sempre
preziosi scritti dialettali che consolidano un
pezzo di anima del paese. Tuttavia risulta a volte
giorni in cui “per lavare il sangue” di due militi
fascisti uccisi in uno scontro con i partigiani, don
Michele fu condannato all’esecuzione tramite
fucilazione e assolto in extremis. Le fotografie
provengono dagli album privati, così come
appartiene a una collezione privata la preziosa
raccolta di bollettini parrocchiali “Vita nostra”,
editi tra il 1936 e il 1943, a cui dedicheremo a
partire da quest’anno una particolare sezione.
I momenti di Gordona sono fatti, infine, anche
di emozioni... il cuore si gonfia di gioia e
commozione per aver vissuto una giornata di
raccoglimento e preghiera con le famiglie a
pochi metri dal Papa; si rallegra nel condividere
con leggerezza qualche serata d’estate sotto le
stelle e davanti a un film, si riempie di fiducia
nel vedere i nostri ragazzi che si impegnano
a far divertire e crescere i nostri bambini
nella semplicità dell’oratorio; soffre e piange
per le ferite inferte dalle terribili tragedie che
inevitabilmente gettano il paese nello sconforto,
per questo affidiamo il compito di chiudere il
difficile rilevare il nostro presente, attraverso
nostro giornalino a una riflessione che è un
delle voci disposte a indagare tematiche attuali.
messaggio di amore e di speranza.
Anche “Momenti di Gordona” vive le incertezze
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di questi tempi di repentine mutazioni. Scrivere,
Nell’incertezza generale che tutti noi stiamo
raccontare e raccontarsi è divenuto quasi un
vivendo, abbiamo però la consapevolezza che
atto coraggioso, che richiede impegno e sfida
i momenti di Gordona continueranno a essere
a volersi mettere in gioco.
vissuti... e speriamo anche raccontati.
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di Gordona
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Dalla Bibliotecaria
Dal mese di maggio Bianca
Polato ha sostituito
Rosa Francoli in biblioteca.
Un caloroso benvenuto a Bianca
e i migliori auguri a Rosa
per il suo nuovo incarico.
Dal mese di maggio 2012, è cambiata l’addetta
di biblioteca.
Rosa Francoli, che saluta tutti i suoi affezionati
lettori, è stata chiamata a maggiori incarichi
nella Sede Centrale di Chiavenna, ed ora, il
lunedì e il martedì, sono presente io, che mi
chiamo Bianca Polato, e sono una dipendente
della Cooperativa Sociale “La Quercia”, che da
anni ha in appalto con la Comunità Montana
Valchiavenna e con alcuni Comuni la gestione
di diverse succursali (Gordona, Mese, Novate
Mezzola, Madesimo e Campodolcino).
Sono un’educatrice professionale e in cooperativa mi occupo dell’area sociale, ma ho
effettuato, in diverse occasioni, le sostituzioni
delle mie colleghe bibliotecarie e qualche anno
fa sono stata incaricata dell’apertura della Biblioteca di Gordona il lunedì, nella fascia oraria
sperimentale dalle 17,00 alle 19,00.
È stato un piacere ritornare in modo continuativo in questa piccola ma bella biblioteca e
constatare quanto sia, nel frattempo, cresciuto
il numero e l’interesse dei lettori, e in particolare
osservare la frequentazione costante da parte
delle donne e dei bambini.
Preziosa anche la collaborazione con le ben
coordinate volontarie, grazie alle quali il servizio di prestito è fruibile anche negli altri tre
giorni della settimana.
Ora alcuni dati significativi che ci vengono
forniti dalla Sede Centrale e che dimostrano
l’affezione degli abitanti di Gordona alla loro
biblioteca: nel 2011, 294 lettori hanno avuto
accesso al prestito e 2908 sono stati i volumi
usciti, un ulteriore aumento, pertanto, rispetto
ai 2737 prestiti dell’anno precedente.
I lettori più assidui sono i bambini/ragazzi (1822
prestiti nel 2011 a fronte dei 1726 del 2010) e
questo dato rende merito ai genitori e alle insegnanti delle diverse scuole che hanno saputo
orientare anche i più “piccoli” alla lettura.
In ulteriore aumento anche l’utilizzo del prestito
interbibliotecario; 105 sono stati i volumi richiesti dalla sede di Gordona alle altre biblioteche
della provincia; ma occorre dire che, sempre
più spesso, ache la nostra Biblioteca è oggetto di richieste da parte delle succursali e ciò
dimostra che, pur essendo una piccola realtà,
dispone di un patrimonio librario interessante
ed aggiornato.
Anche la circolazione di DVD è notevolmente
aumentata, grazie all’acquisto di una trentina di
nuovi film, e conferma il successo che questa
iniziativa sta riscuotendo, sia da parte degli
adulti che dei più piccoli.
A marzo 2012 sono stati effettuati ulteriori nuovi
acquisti.
Ecco le segnalazioni di alcune tra le diverse
novità che hanno arricchito il patrimonio librario
della nostra biblioteca.
Per adulti:
• Il quaderno di Maya - I. Allende - Feltrinelli
• Il meglio di me - N. Sparks - Frassinelli
• Forte è la donna - C. Pinkola Estes - Frassinelli
• Galeotto fu il collier - A. Vitali - Garzanti
• Un amore di marito - S. Casati Modignani - Sperling & Kuffer
• La casa sopra i portici - C. Verdone - Bompiani
• Caino - P. Capriolo - Bompiani
• Facebook in the rain - P. Mastrocola - Guanda
• Fai bei sogni - M. Gramellini - Longanesi
• Come sasso nella corrente - M. Corona - Mondadori
• Auschwitz. Ero il numero 220543 - Avey-Broomby
- Newton Compton
• La chiave di Sarah - T. De Rosnay - Mondadori
• Fra le braccia del vento - R. Battaglia - Rizzoli
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Per ragazzi:
• Il diario di una schiappa: vita da cani - J. Kinney
- Il castoro
• Top model per un giorno - T. Stilton - Piemme
• Vincent Van Gogh e i colori del vento - C. Lossani - Arka
• Giorgio, il drago geloso - G. De Pennart - Barbalibri
•C
omplotto di classe - D. Stanley - De Agostini
•L
e prime parole di Spotty - E. Hille - Fabbri
• Barbapapà pizzi e merletti - Taylor-Tison - NordSud
• Furto con fantasma - P. Bat - Piemme
• Maledetta matematica - P. Kyartan - Salani
• Salva il mare con Valentina - A. Petrosino - Piemme
• Il segreto di Clelia - C.M. Russo - Piemme
• Un gatto non è un cuscino - C. Nostlinger - Piemme
“Leggere ci dà un posto
dove andare anche quando
dobbiamo rimanere dove siamo”
(Mason Cooley)
DVD:
• Benvenuti al Sud - Luca Miniero
• Il cacciatore di aquiloni - Marc Forster
• Dieci inverni - Valerio Mieli
• Immaturi - Paolo Genovese
• Femmine contro Maschi - Fausto Brizzi
• Millenium - Serie completa - Daniel Alfredson,
Niels Arden Opley
• Qualunquemente - Giulio Manfredonia
• Schindler’s List - Steven Spielberg
• La vita è bella - Roberto Benigni
• Matilda sei mitica - Danny De Vito
• Kirikù e gli animali selvaggi - Benedicte Galup
• Mucche alla riscossa - Will Finn, John Sanford
• Spirit cavallo selvaggio - Kelly Asbury, Lorna Cook
“I bambini non ricorderanno
se la casa era lustra e pulita,
ma se leggevi loro le favole”
(Betty Hinman)
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Nuove proposte culturali:
il cinema per l’incontro e la formazione
Dal salone della biblioteca
ai sagrati delle chiese, una
rassegna di film itinerante con
tematiche sociali per incentivare
l’approfondimento e il dialogo.
Le attività della Biblioteca quest’anno si sono accostate spesso al mondo del cinema confidando
nella sua potenza narrativa. A partire dal Giorno
della Memoria che cade il 27 gennaio, rievocazione dell’abbattimento dei cancelli ad Auschwitz,
si è pensato di punteggiare il tempo di Gordona
di proiezioni che trattassero tematiche a sfondo
socio-culturale.
La rassegna estiva “Cinema all’aperto” ha realizzato un duplice desiderio: creare delle piazze di
condivisione di idee e storie promuovendo così
la discussione e il confronto, e valorizzare alcuni luoghi fisici del paese, adattandoli a speciali
platee.
A volte cambiare la destinazione d’uso di un luogo
significa caricarlo di un fascino sconosciuto, come
nel caso della proiezione di Terraferma (2011),
film di Emanuele Crialese dedicato all’immigrazione clandestina nelle aree dell’Italia mediterranea.
Le onde del mare di Sicilia che riempivano lo
schermo, accompagnate da uno sciabordio nervoso e costante, creavano un conflitto spiazzante
con la vegetazione boschiva di Cimavilla. La stessa sensazione era alla base della vicenda umana
di Terraferma: in una famiglia siciliana le diverse
generazioni si trovano a gestire una situazione di
emergenza civile in maniera a dir poco difficoltosa
a causa delle loro mentalità contrastanti.
Bodengo è stata invece scelta come sede ideale per proiettare Il vento fa il suo giro (2005),
diretto da Giorgio Diritti, pellicola in cui la vita
di un piccolo paese montano sulle alpi occitane
affronta l’accoglienza di una famiglia di stranieri.
Da spettatori si è assistiti attoniti a un processo
di immedesimazione piuttosto inevitabile, a tratti
sgradevole, con certi personaggi e caratteri, e
soprattutto con la tendenza a conservare le abitudini consolidate, spesso inflessibili nonostante
il mutare delle esigenze di socializzazione. Il
vento fa il suo giro intendeva lanciare una sorta
di guanto di sfida a noi stessi in quanto comunità,
avviando a un’introspezione.
Il film che ha saputo appassionare in maniera
più trasversale i gordonesi, coinvolgendo ad alto
livello sia adulti che ragazzini è stato Quasi amici
(2011), opera dei francesi Olivier Nakache ed Eric
Toledano. Proiettato a Cermine, in una serata
stellata riscaldata da coperte variopinte e dal
profumo di vin bruleè, Quasi amici ha introdotto il
tema, in genere piuttosto taciuto, della disabilità.
Due personalità forti e fiere come il disoccupato
Driss e il tetraplegico Philippe convergono in
un’amicizia preziosa, basata su un radicato senso
di rispetto, dignità e sincera uguaglianza. Una
storia quasi unica, che parla di malattia evitando
di abbandonarsi al pietismo e generosa di risate.
Il tutto dispiegato su un commovente tappeto
sonoro di pianoforte.
Per quanto riguarda due film in particolare si può
tracciare un filo rosso che suggerisce affinità: Sophie Scholl – La rosa bianca (Marc Rothemund),
proposto il Giorno della Memoria e I cento passi
(Marco Tullio Giordana), la cui visione prevista a
Santa Caterina è stata inficiata per ben tre tentativi da meteo avverso.
In entrambi, i protagonisti sono ragazzi molto giovani, in lotta contro sistemi di potere opprimenti
che sotterrano i principi di democrazia. Osano
opporvisi pur di ubbidire alla loro coscienza civile,
impiegando sistemi assolutamente nonviolenti,
basati sulla propaganda e l’invito a resistere. I
ragazzi della Rosa Bianca, tra cui spicca Sophie
Scholl, diffondono segretamente dei volantini
all’università di Monaco nel 1943, in cui sollecitano il popolo tedesco a riprendersi da un atteggiamento passivo che li porterà addirittura a “meritare la rovina”. “Non c’è nulla di più indegno per
un popolo civile che lasciarsi “governare” senza
alcuna opposizione, da una cricca di irresponsabili dominati dai propri istinti”. Questo affronto li
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condanna a morte quasi istantaneamente: colti
infatti nell’atto di distribuire il sesto volantino,
Sophie, il fratello e un terzo membro del gruppo
vengono destinati alla ghigliottina passando attraverso un processo umiliante che non offre loro
nemmeno un’opportunità onesta di difesa.
Il film di Marco Tullio Giordana I cento passi è
invece un tributo alla memoria di un giovane
siciliano, Giuseppe Impastato detto Peppino,
morto 34 anni fa per difendere un analogo amore
di giustizia.
Peppino Impastato vive a Cinisi, un paese vicino
Peppino Impastato
davanti alla sede di
Radio Aut
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a Palermo sottomesso a un dominio mafioso
colpevole di distruggere ogni bellezza. Ha un’idea
precisa: le cose, nello stato in cui sono, non gli
piacciono per niente. Serve fare qualcosa per
cambiare, e il cambiamento passa attraverso
l’informazione alternativa, le discussioni attorno
ai cineforum protratti fino a tarda notte, in una
parola l’appassionata comunicazione. Insieme
con altri ragazzi fonda la coraggiosa Radio Aut,
dalle cui frequenze sferra attacchi feroci ai “capetti di Cinisi” usando l’arma della derisione.
Peppino Impastato sfotteva la mafia: il boss don
Tano Badalamenti diventa Tano Seduto, mentre
Cinisi è ribattezzata Mafiopoli. “La mafia è una
montagna di merda!” strillava addirittura, con disarmante ardimento, il primo titolo del giornalino
stampato dal gruppo.
L’orientamento della protesta è assolutamente
pacifico, rinnega qualsiasi forma di violenza. Si
armano di ridicole storpiature, ironia tagliente, con
lo scopo di umiliare la criminalità, ridere di essa
e non averne paura. Tuttavia erano consapevoli
di alimentare una macchina assassina: come afferma Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato,
la satira costituiva per la mafia un “reato di lesa
maestà” insopportabile.
L’omicidio di Impastato passò all’epoca piuttosto
in sordina, perché coincise esattamente con quel
9 maggio 1978 in cui fu ritrovato il corpo di Aldo
Moro in un’auto abbandonata dalle Brigate Rosse. Il senso drammatico degli eventi è condensato
nei versi dei Modena City Ramblers nel brano I
cento passi che descrivono quel momento come
“la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove
maggio settantotto […] l’alba dei funerali di uno
stato”.
“La testa non l’ha abbassata mai, la teneva sempre in alto!” è una delle tante attestazioni espresse con orgoglio dalla madre di Peppino Impastato
Felicia, che l’ha onorato nella strenua denuncia
fin dal giorno dei suoi funerali.
“Noi dobbiamo ribellarci, prima di non accorgerci più di niente!”: come Sophie Scholl, anche
Peppino Impastato temeva la rassegnazione
del popolo. Intravedeva però un ottimo antidoto
nell’educazione alla bellezza: “Bisognerebbe
ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla
a riconoscerla, a difenderla! La bellezza… è
importante la bellezza, da quella scende giù
tutto il resto”.
La protesta civile energica e perfino allegra dei
ragazzi di Cinisi, similmente alla resistenza propagandata dalla Rosa Bianca, è stata più forte
delle tragedie patite. Uno dei motivi per cui stanno attraversando la storia conservando efficacia
e vigore è sicuramente la forza del gruppo, la
sinergia che si accende tra persone compatte
nella condivisione di ideali. Queste idee sono
destinate a non perdere un solo soffio di risonanza e attraverso la memoria tocca a noi nutrirle
costantemente e ricavarne promesse di futuro.
Lavorare affinché il presente continui a essere
intriso del ricordo di questi ragazzi straordinari
e… disubbidienti!
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Carte d’identità a confronto
Alcune riflessioni sull’omonima
mostra organizzata dalla
biblioteca in collaborazione
con i ragazzi della scuola media.
Segni particolari: nessuno.
È proprio la carenza di tratti distintivi la sensazione che aleggia a una prima analisi della mostra
“Carte d’identità a confronto”, organizzata dalla
biblioteca lo scorso maggio in occasione della
Festa della Focaccia.
Ma facciamo un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire qual è stato il punto di partenza.
“Carte d’identità a confronto” si proponeva di
essere una mostra fotografica in cui mettere a
paragone immagini descrittive dell’età adolescenziale, dal dopoguerra ai giorni nostri.
Questo confronto, che inevitabilmente deforma
e ridefinisce nel tempo i tratti e i valori propri
dell’età dell’adolescenza, si sarebbe dovuto costruire partendo dai racconti degli stessi soggetti
che la stanno attraversando ora o che l’hanno
vissuta in un passato più o meno recente. Come
fare per costruire questo confronto e restituirlo in
una mostra? Ricorrendo a semplici tecniche di indagine quali i racconti di storie di vita e la raccolta
di oggetti rilevanti di quell’età, da immortalare in
una semplice foto-ricordo accompagnata da una
didascalia significativa.
Tale tipo di indagine, grazie alla sua natura essenzialmente concreta e diretta, avrebbe consentito di cogliere il vero senso delle esperienze
soggettive e collettive di ogni tempo, al di fuori
degli schemi convenzionali e delle etichette cui
spesso si è soliti ricorrere.
Affiancando coppie di immagini, raffiguranti oggetti dell’adolescenza di oggi e di ieri, si sarebbe
costruito un percorso descrittivo e di confronto
della fanciullezza di ogni tempo, dove la dimensione temporale sarebbe stata la chiave di lettura principale per contestualizzare i soggetti
raffigurati e cogliere, di conseguenza, il senso
del racconto stesso.
Questo era il verbo e il complemento oggetto.
A tutti noi, partendo dai ragazzi della scuola
media ed estendendo successivamente l’invito
a chiunque, veniva chiesto di essere il soggetto
della frase. È in questo passaggio che si sono
persi un po’ di vista gli obiettivi della mostra, peraltro molteplici. Il coinvolgimento della scuola,
ad esempio, era considerato prioritario per la
buona riuscita del progetto, ma, dopo l’entusiasmo iniziale, il riscontro e il supporto, anche in
termini logistici, non si può dire che siano stati
positivi. Eppure il progetto dimostrava di avere un
interessante risvolto didattico: voleva essere un
modo di creare nei ragazzi consapevolezza delle
loro radici, della storia del loro paese, dei suoi
abitanti e del loro tempo, dei valori di una volta,
del modo di vivere delle generazioni precedenti.
Era, inoltre, uno strumento per farli riflettere su
ciò che realmente conta nella loro vita attuale
e su ciò che li rappresenta e li identifica, oltre a
essere un buon esercizio per plasmare la loro
personalità ed esprimersi in maniera creativa.
L’impegno richiesto ai ragazzi era quello di immortalare in un unico scatto fotografico gli oggetti
più importanti e significativi della loro età attuale
e di ripetere successivamente questa ricerca e
rappresentazione di oggetti dell’adolescenza
confrontandosi con una persona oggi adulta o
anziana. Sarebbe stato per tutti un modo persino divertente di mettersi in gioco e una buona
occasione anche per relazionarsi con compaesani di età differenti su un tema tanto semplice.
Occasione che in pochi hanno voluto cogliere,
anche nel momento in cui è stato esteso l’invito
a una partecipazione spontanea da parte di tutto
il paese.
Osservare e indagare il mondo adolescenziale
e studiarne i vari aspetti significa assistere al
delinearsi della personalità degli individui, seguirne le dinamiche di socializzazione, ricavarne
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i valori di riferimento, ovvero dipingere una sorta
di ritratto collettivo di un’età, di una società e di
un’epoca. Estendere questo tipo di ricerca attraverso la storia consente di giungere a confrontare le età biologiche con le età storico-sociali,
restituendo così un quadro di come l’evoluzione
dei tempi stia repentinamente modificando i tratti
caratterizzanti di un popolo.
Viene allora da pensare che le caratteristiche
quali la concretezza, la dignità, l’orgoglio, la voglia di fare, la determinazione e l’ubbidienza che
sono sempre stati tratti distintivi dei gordonesi,
siano ormai solo un ricordo del passato. Per i
ragazzi di oggi ciò che conta veramente sembra
essere un videogioco, il telefonino, un pallone, il
cane, il motorino e la squadra di calcio. Sono rare
le eccezioni che sfuggono a questa frivolezza,
caratteristica che si evince non solo dagli oggetti
in larga misura rappresentati nelle foto esposte
alla mostra, ma anche nell’atteggiamento generale con cui è stato condotto (o non) questo
semplice compito.
Doveroso, d’altra parte, riconoscere invece l’elevata caratura del lavoro di quei pochi che si sono
Mostra C. I.
a confronto
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distinti per la raffinata ricerca di oggetti particolarmente significativi e per l’apprezzabile creatività
espressa nella composizione fotografica.
In conclusione, l’ingrediente che forse mancava
per la buona riuscita generale della ricetta era la
motivazione. È stata data per scontata. Errore.
Quella stessa motivazione forse siamo in molti
ad averla dimenticata o smarrita, ma è necessario riscoprirla dentro di noi se vogliamo che il
nostro paese conservi il suo passato, dia un senso al suo presente e guardi con fiducia al futuro.
Segni particolari: semplicità.
Ripartiamo da qui, dalla consapevolezza che
ognuno di noi ha un grande potenziale che può
riversare nelle piccole cose, quelle che fanno la
vita di tutti i giorni di un paese semplice e straordinario come il nostro. Ripartiamo da noi, dal
nostro umile orticello che ognuno di noi può contribuire a coltivare. Ripartiamo da oggi, insieme,
e dalla voglia di conservare e raccontare questo
nostro piccolo grande tesoro che ci unisce sotto
il nome di Gordona.
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Du puesii dal Fanada
La forza evocativa del dialetto in queste due stupende poesie scritte dal Fanada.
cure al bambign ‘l eva la mam
la cĥiadula
A le nocc e le un poo tèèrt
Verda mo, in mez ai rop vec,
e sum cĥilò cui öcc avèèrt
una cĥiadula tré i legn sut al tec,
a remiré la nosa val
piena de pulvar cun rut al palee
parché urmai le šcié ‘l Natal.
la me dumenda se me regordi de lee.
Quanti lüüs cĥie se vì in giir
Quanti olt to vedüda a pasé!!
cĥie fé ciaer nocc e siir;
sü int al špal de la jent par ütai a purté,
e ‘l regoort al fé turné
te purtèva dumà rop necesèri
al Natal de tanci egn fé.
cavez e impilèè cume in tun armèri
Ignura se rivèva preparèè
e sü in ti curnucc, suur ai cavei,
par la noc de denedèè;
se ligĥièva culzee, padèli o sedei.
a lecc sübet dopu scena
Cĥiadula, un as liss contra la šcĥiena,
e levé prešt par la nuena
tacĥièè a ogni špala cun la su palena
e fé i bravi mateign
teštamuni de jent cĥie fac tanta fadigĥia
par es prunt par al bambign.
e cume regoort ai te lègĥian ‘na rigĥia.
A la vejiglia, pena prüm da indrumintat,
Grazia cĥiadula parché ent in la Val e sü la Piüdèla
te dueva met fö ‘l piat
te me regalèè l’emuzioη püsee bèla
parché al bambign cui söö regai
cure sia a pasé sü cĥie a vignì in jù
al savess indue pujiai.
sü in la cĥiadula al Vitu ‘l eva scié la serù.
Pö de noc n’ agitazioɳ a pü fenì,
fanada
e la cuntenteza da šcuprì
cĥie ‘l bambign l’eva pasèè
Tre rizèt dal Nicu
e quaicoss par tücc l’eva purtèè:
aranz, galet e mandarigm
Rezet di mee regord
caramèli e quai mentign.
Cĥie cuntenteza quii regai!!
di Domenico Biavaschi
e cĥie gran fèšta quii Natai!!
e mì štanocc vööcĥ regurdam
quel bambign e la mi mam.
fanada
Furmentign
Se ciapa de la farina biencĥia (Se po’ fai e cun quela
gielda) e cun acqua se mešcia adasi adasi in un
bajlöö fign cĥie al se furma dii grümuign piscian e
pö si fè cĥiöös al temp necesèri in tal lacc salèè.
(una via de mez tre la meneštra e i gnocĥ)
Pulenta ruštida cun curnet e magnucĥia
Šfetè la pulenta fregia, intant fè chiöös i curnet in acqua
salèda, in una padèla met un bel cĥiugié de büteer, fè
ruštì la pulenta cun i curnet e una bèla brancĥièda de
magnucĥia (mei s’à lè de cĥièvra). (da lecĥias i baff)
La šfracĥieta
Asoŋ, quii bei e boŋ dal Doss, šfrachièè cun la furscèla in
un bašlöö, cun düü cĥiugié de zücar e par i püsee grent
e guluus, un cĥiugié de gràpa. (cĥie marenda...)
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momentI
di Gordona
Novembre 2012
Düü biglietign de Gurdunees
Ricordi e nostalgie del passato dentro due nuovi “fuiet de dialet”
Rinnoviamo
l’invito ad
annotare su
‘bigliettini’
scrivendo
in dialetto
modi di dire,
pensieri, canti,
filastrocche,
preghiere ecc.,
e di farli
pervenire
alla biblioteca.
la paleštra de ‘na olta
Levi, me lèvi e trèècĥ ent i culzoη
sü int al taul un poo de pulenta
lé la culazioɳ!
Brìsi la porta,
int al ciel l’ültuma štèla la me fé da šcorta.
Al galin li pišpulan lé int al pulee
le urmai di, li vöran es mulèè.
Me invii int al bušcĥ cun scié ‘l segĥürign
Dunadiif le daloinš, püsee emò ‘l Mont di Catign
Taii quai pient pö gĥie posi ent,
mengi un bucoη e bevi ’l vign,
cume “integraduu” ai mign dacc dre ’n mandarign.
An bati a tèra emò un paer,
pö tüt an bot al me pèèr menu ciaer
tööcĥ jù la cureja e al fulscign:
zopel sut a la föia cunt al segĥiürign!
A Dunadiif un gicul cuntent,
al libera ’l corp e püsee emò la ment.
Lajù verügn le sentüü, verügn de la mi jent
cume te se bèla Gurduna! La püsee bèla in la mi ment.
Intant cĥie camini ‘l invia a fé šcĥiüür
ecu, le quasi sciè l’ura dal štrii e’l pagĥiüür.
Rivi a cĥié cĥie sum štracĥ e cuntent
int al figulèè al šciupeta la legna e ‘l surment.
Al bui l’acqua e quaicoss as faré
negĥiügn varé fèm fign al dì dré.
E dopu tüt štu “štreching, fitness e frecc”
l’ültum esercizi le mei fal le int al lecc.
E. B.
Lé vignèè
O Signur grazia de štu nööf dì.
Sum levèda štamatina a pensé cure laurèva la vigna,
sempar prešt se andeva in tal fé dì
parché ‘l eva frec e i fiöö i evan a lec.
Le un regoort cĥie cure gĥie pensi sü
al me špièès da pudé fal pü.
Pena fenii l’invern se invièva a pensé,
cura an seva in cal de lüna, par pudé
e quai bun viit nuelé.
La štesa roba, sempar in cal de lüna,
se taèva al saleš e cun cĥiüra se li urdenèva
pö in l’ivolt se li pujièva bèl al frešcĥ par bri secĥié.
Quii mazöö bei cavez de saleš, al saleš e i salešign
as gĥié feva la punta cul pudarign
pö,par pude druai de fevree o mèèrz
se cĥüréva un dì de ümet par pudé fé sü
insì al se špelèva bricĥ gnee al canaul
gnee al sultèva bricĥ i cò parché al viit agl’evan mulesin.
A l’eva un špass: in tun atim se feva sü una trosa
o una pergula, senza štracĥias.
Par san Giüsèp, se gĥié ureva ve fenii da fesǜ, cavé i fusee,
e pö par un poo šté a vedé.
La viit la pienjieva, al gèm li se brisevan e i garzöö i cresevan.
da quel mument al vegniva al bèl vedé.
In prenzipi dal mees de mainš, cun prüdenza šgarzulé
e pö sübet inzulfregĥié.
I öcc i pienjevan ma par la viit al gĥié vureva.
pö par un poo pü tucĥié parché al Signuur al dueva lauré.
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Al nass l’ügĥia e la fiuriss, dopu quai dì te la capiss
cĥié la cres a öcc vedent e bei pinciaröö la fé ent.
Ignura se invièva a bagné, met a möi al verderam
pö imbrudé cut al brentalign de la bröda sü in tal špal,
o a la sira o a la matina ogni dees dì una bèla šbrufadina.
A sant Ana a le šcié al bèl, cure se cĥiüra al penjaduu
al temp da marüdé a l’eva vignüü.
Pö dopu, fign al colt de san Lurenz,as gĥié ureva šté atent,
parché, al negroη, in quel mument
in mèz al penjaduu al se feva ent.
Ignura švèlt cul zulfrecĥ e verderam par šcascé agl’ültum magagn.
A quel puntu niotar, da lauré ‘n eva quasi fenii e
‘l bèli üücĥ se vedeva sü in tal viit. A li evan par al pais un urnament;
par i vecc sentì jemò al vign suta i denc, par i fiöö i prüm pinciaröö.
Se pregĥièva e se šperèva cĥié al štass via la tempèšta,
pö finalment la vendembia; se špecièva tücc a so temp.
Fèšta grenda in la vigna, l’eva una cagnara sula, grent e piscian,
cĥii rideva, cĥii cantèva, cĥii meteva i pinciaröö in šcarzèla,
pö atent a quii ju bass töi sü tücc e bricĥ trasai.
Cĥiè bèi temp quii mument...
cĥiè regort da purté intal cĥiöör...
quanci patèr in la vigna le štac dic!!!
quanci miracui dal Signuur se vedüü!!
de na viit cĥié pareva secĥia
fign al vign par dì la mesa.
Mì ringrazi par al paséé
cĥié a viif al me imparèè.
smart
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Vucabulari de Gurduna
Segnaliamo che grazie ad un meticoloso
lavoro in fase di completamento Ferruccio
De Agostini ha realizzato il suo ‘vucabulari’,
una raccolta di vocaboli, proverbi, filastrocche, preghiere, modi di dire ecc. in dialetto
gordonese. Ne riportiamo alcuni brani.
“Al boŋ dì sel vì dala matina” e “Ala sira leoŋ,
ala matina pultroŋ” e si comincia la giornata, al lavoro e a scuola. “Al dun al lavatori li
andevan a lavé, li purtevan a c(h)iè i rai net e
tanti nuité” e per gli uomini “Al paŋ dal padroŋ
le su set crušt”.
Per i più piccini “a l’asilu al pašt de mešdì ‘l
eva sempar cumpegn: meneštra de lacc’ de
penagia. I fiöo i portevan al ceštign cun ğiù un
quai toc(h)’ de füg(h)iascia o pulenta fregia e
magari un zic(h) de mag(ɳ )iùc(h)ia o salam da
mangiac(h) a pröof parchè dumà de meneštra
de lacc’ de penagia l’é mai ingrasèe neg(h)
iügn”. Per i più grandicelli “as po’ brì dì de cèrt
c(h)ié ‘na ólta ai se špachèvan la šc(h)iena
a purtè libar. Tüt quel c(h)ié ‘l eva necesèri
da savé al g(h)ie števa ent in t’un libar sul
c(h)ié ‘l se intitulèva “Il mio sapere”. Per tutti
c’era poi una poco piacevole merendina…“A
mèza matina al pasèva la maeštra a dè fö un
c(h)iügè de öli de merlüzz, ‘na buntè! Ai disevan
c(h)ié al rinfurzèva i oss. Al c(h)iügè al pasèva
de ‘na buc(h)ia in l’otra senza mai laval. Par
furtüna ‘na ólta ‘i eva brì šc(h)ivius cume al dì
de inc(h)iö”.
Nel pomeriggio si torna al lavoro, ma per chi
non riesce a causa del mal di schiena, c’è
subito un efficace rimedio dell’Albino di Griis:
“Se da fé un impach cun la pèl dal šcagnèl de
un èsan c(h)ie l’abia almenu trènt ègn e c(h)ie
l’abia mai ciapèe una bac(h)ieteda. Se met a
moi la pèl intun litar de acqua de öoc de prèvet,
ciapèda cure ai metan via i poar mort. Metela sü in la šc(h)iena e par guarì püsee švelt,
lag(h)iias andé indré cume vignì dal ciel sü
intun terman” e buona fortuna!
I ragazzi si ritrovavano a giocare a “cur cur
ganivèl” o a “baign”.
E la sera ci si ritrova attorno alla tavola, davanti
a una “menestra maridèda”.
Poi si recita un’orazione “in tut al c(h)iè, dopu
scena, se diseva al Rusèri. Dopu tüt agl’Aimarii
e i Mišteri as g(h)ié tac(h)ièva lé vari urazióŋ
particular a segonda dal sitüazióŋ de la famiglia. Par esempi sü inti alp se preg(h)ièva:
“Sant Antuni c(h)i’al ne c(h)iüria ğént e béšc”;
“Santa Barbara e San Simóŋ c(h)i’ai ne c(h)
iürian de la saeta e dal tróŋ” e una “preghiera
vegia”.
E finalmente “Bunanoc’ sunaduu”!
Grazie a Ferruccio per la gentile concessone
e … “a bon vedes”.
A mezzogiorno si torna a casa per il pranzo:
“- Mi o fem
- Maia al rèm
- Al rèm l’è fat
- Maia ‘l rat
- Al rat al špüza
- Maela tüta
- Tüta ‘l è trop
- Maien fign c(h)e te ne abot”.
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momentI
di Gordona
Novembre 2012
Perché la chiesa
sulla collina di Gordona
è intitolata a Santa Caterina?
Fu costruita alla metà
del Trecento, dove già sorgevano
i resti di un antico castello.
di Cristian Copes
La chiesa di Santa
Caterina costruita
alla metà del XIV
secolo sulla collina di
Gordona.
14
Il 25 novembre ricorre la festa di Santa Caterina e
in Valchiavenna l’unica chiesa dedicata alla santa
sorge sulla collina di Gordona. Fu costruita alla
metà del XIV secolo per iniziativa del vescovo
di Como Bonifacio Boccabadati, più noto come
Bonifacio da Modena, sua città natale. Lo ricorda
l’iscrizione gotica della lapide in marmo bianco di
Musso murata sulla facciata, scolpita tra la mitra
vescovile e il suo stemma a scacchi: Ҡ Bonifacius
ep[iscopu]s cum[anus] fecit fieri hoc castrum et
ecl[es]iam S[an]ct[e] K[a]teline”.
A capo della diocesi comasca dal 1340 al 1352,
dopo essere stato vescovo di Modena, sulla collina egli fece ricostruire il castello, che già vi
sorgeva nel 1262. Come riporta il suo sarcofago
custodito nel duomo di Como, Bonifacio fu professore in diritto civile e canonico e, almeno a
partire dal 1326, insegnò all’Università di Padova,
dove nel biennio 1332-33 fu vicario del vescovo.
Quanto a santa Caterina di Alessandria, visse tra
il terzo e il quarto secolo in Egitto e fu martirizzata
con la ruota durante le persecuzioni dell’imperatore Massenzio. Oltre che protettrice di oratori,
filosofi, notai, sarte, modiste, carradori e balie, la
santa è patrona dei giuristi e, quindi, anche delle
università. Ciò perché Caterina si difese da sola
nel processo intentatogli dagli idolatri prima di
essere martirizzata.
Fu dunque per aver insegnato a Padova che
Bonifacio da Modena decise di dedicare la chiesa sulla collina di Gordona a Santa Caterina.
Particolare la sua devozione alla santa, che volle
dipinta nella chiesa da lui fatta costruire a Castel
San Pietro in Ticino, allora in diocesi di Como.
A Caterina, con altre sante, intitolò pure l’altare
nella chiesa di San Gerolamo a Como, da lui
commissionata. Alla stessa Caterina dedicò nel
1350 una cappellania a Padova nella chiesa di
Sant’Andrea, conferendo il diritto di eleggerne il
titolare ai rettori e agli studenti in legge di quella
università.
Nel 1383 il castello sulla collina a Gordona era
diroccato e nel 1519 la sua torre apparteneva a
Nicolò Peverelli, il cui figlio Maffeo nel 1542 la
vendette a Francesco Pestalozzi Porettino. Allo
stato di rudere, la fortificazione fu nuovamente
ricostruita alla fine del Cinquecento a spese di
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Antonio Pestalozzi, nipote di Francesco. Passata
al fratello Pietro Martire, fu venduta nel 1606 a
Peverello de Peverelli che, a sua volta, in cambio
di 3.600 scudi, la cedette a Stefano Pergamaschi.
Acquistata dopo una lunga controversia nel 1611
dal comune, l’anno successivo passò alla parrocchia di San Martino. Descrivendo Gordona,
nel 1616 lo storico Giovanni Guler sottolineò
che sulla collina sorgeva “una chiesuola ed un
piccolo castello”.
A seguito dell’insurrezione valtellinese, il 19 ottobre 1620 la fortificazione fu occupata dalla
milizia della Repubblica delle Tre Leghe e, due
anni dopo, dagli Spagnoli, i quali, non potendo
mantenervi un presidio fisso, la smantellarono.
Nel XIV secolo in Valchiavenna le chiese non furono costruite in stile gotico, ma ancora seguendo
i dettami del Romanico. Ciò vale anche per la
chiesa di Santa Caterina che, come testimoniano due date graffite all’interno, fu restaurata tra
il 1584 e l’anno successivo. Profanata nel 1626
dai soldati spagnoli, fu sistemata e ribenedetta
il 25 novembre 1665. Una ventina di anni dopo
gli emigranti gordonesi a Napoli donarono alla
chiesa un calice di argento.
Tra il 1708 e il 1712 fu costruita la sacrestia e una
nuova abside, coperta da una volta a crociera.
All’ampliamento lavorarono alcuni mastri ticinesi,
il muratore bregagliotto Giovan Battista Scartazzini di Bondo e il fabbro chiavennasco Giovan
Battista Triaca. Altri lavori sono documentati nel
1742, mentre nel 1780 si collocò un tabernacolo
in legno dipinto e, sette anni più tardi, il mastro
Giacomo Filippo Martinoia di Cevio in Vallemaggia sistemò la volta dell’aula – non più esistente
– e le pareti, affrescate dal pittore comasco Filippo Fiori, che lavorò pure nella collegiata di San
Lorenzo a Chiavenna.
A Gordona la pala dell’altare della chiesa di Santa
Caterina fu dipinta nel 1786 e raffigura la Madonna con il Bambino circondata da angeli e,
inginocchiati, Santa Caterina di Alessandria e San
Gregorio taumaturgo. In una nicchia laterale era
la statua lignea dell’Addolorata, oggi custodita
nella parrocchiale, mentre a destra dell’ingresso
è un’acquasantiera settecentesca in pietra ollàre.
I battenti della porta d’entrata furono realizzati nel
1797 dal falegname Giovanni Valsecchi.
La chiesa venne restaurata nel 1889 e alla fine
del 1974, quando fu ripristinata la lunetta sopra
La lapide trecentesca
in marmo bianco di
Musso murata sulla
facciata della chiesa
con, a destra, lo
stemma a scacchi
del vescovo di Como
Bonifacio da Modena.
la porta e abbassata la lapide trecentesca che
copriva l’originaria apertura a occhio. Furono pure
riaperte la porta e le monofore nei fronti laterali.
Infine fu rifatto il tetto a due falde rivestito in piode
e sistemato il campaniletto a vela.
Il sentiero che sale fino alla chiesa è costellato dalle quattordici cappelle della Via Crucis,
erette nel 1754 a spese di privati, tra cui cinque
sacerdoti, e benedette il giorno di San Martino.
Gli affreschi con le scene della Passione furono
rifatti nel 1925 da Jane Bonalini di Delebio, nativa di Buenos Aires, e sono stati recentemente
restaurati, assieme alle cappelle. Sulla collina, il
cui versante esposto a sud era coltivato a vite,
sorge anche un roccolo, di cui rimane uno dei
castagni che delimitavano il cerchio antistante
l’edificio. A lato dell’ampio sagrato della chiesa è
una croce in ferro, posta nel 1935 in sostituzione
di una in legno che era stata collocata e benedetta 35 anni prima.
Il portale di accesso
all’ex vigneto sulla
collina dove sorge la
chiesa.
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momentI
di Gordona
Novembre 2012
Una lettera inviata nel 1625
a Gordona dal capitano grigione
Giorgio Jenatsch
La Valchiavenna crocevia d’Europa al centro dei conflitti franco-spagnoli
di Cristian Copes
A destra:
Giorgio Jenatsch
(1596 ca.-1639),
olio su tela del 1636
(Coira, Museo retico).
Triplo ritratto del
cardinale Richelieu
(1585-1642) dipinto
intorno al 1640
da Philippe de
Champaigne (Londra,
National Gallery).
Divenuto primo ministro del governo francese,
al principio degli anni venti del Seicento l’astuto
cardinale Richelieu si premurò di dare nuovo
impulso all’alleanza tra la Francia di re Luigi
XIII di Borbone, il duca di Savoia e la Repubblica di Venezia. Nacque così, il 17 febbraio
1623 a Parigi, la Lega di Avignone, dal nome
della città dove ebbero inizio le trattative. Tra le
sue priorità, essa avrebbe dovuto contrastare
l’ascesa economica della Spagna, scacciando
dalla Valtellina e Valchiavenna gli Spagnoli e
restituendo le due vallate ai Grigioni, che nel
1512 le avevano conquistate.
Come emerge dagli studi del prof. Sandro Massera pubblicati dal Centro di studi storici valchiavennaschi, il 9 ottobre 1624 Richelieu ordinò
al marchese di Coeuvres Francesco Annibale
d’Estrées di penetrare nella Rezia e allontanare
i Tirolesi, alleati del re di Spagna Filippo IV di
Asburgo. Due mesi dopo la Lega di Avignone
occupò i terzieri valtellinesi, strappando Bormio
agli Spagnoli il 18 gennaio 1625. Con l’appoggio
del reggimento del colonnello Rodolfo Schauenstein e delle quattro compagnie di fanti guidate
dal tenente colonnello Ulisse Salis Marschlins,
il 10 marzo i soldati comandati dal maresciallo
di campo e signore di Haraucourt Giacomo de
Longueval occuparono la rocca di Chiavenna,
costringendo alla resa il debole presidio delle
truppe pontificie, che si erano insediate come
forza neutrale nel tentativo di ristabilire la pace
tra Francia e Spagna.
Il 1° aprile i Francesi conquistarono pure il castello all’imbocco della val Codera. Poco dopo
16
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Francesco Valegio, Disegno del lago di Chiavenna coi posti ultimamente fortificati e posti in difesa - 1625, incisione in rame
(Milano, Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli).
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momentI
di Gordona
Novembre 2012
giunsero a Verceia da Venezia 24 carpentieri
navali a capo del maestro d’ascia Gramolin,
tra i più esperti costruttori dell’arsenale della
Serenissima. Costoro avrebbero dovuto costruire delle barche per intercettare i rifornimenti
provenienti dal Lario per la milizia spagnola,
comandata dal conte milanese Giovanni Serbelloni, che aveva abbandonato Campo e si era
trincerata nel forte alla Riva di Mezzòla.
Tra il 9 e il 10 aprile sbarcarono a Novate e alla
Riva ben 1600 uomini agli ordini del barone
Ulisse Salis
Marschlins (15941674), olio su tela
dipinto verso la fine
del Seicento (Coira,
Museo retico).
18
Francesco Magni, braccio destro del barone
Goffredo Enrico di Pappenheim, condottiero
bavarese al servizio degli Spagnoli immortalato
nella pala d’altare della chiesa di San Fedele a
Verceia.
Preoccupato del gran numero di soldati, Giorgio
Jenatsch, capitano di una compagnia del reggimento grigione del colonnello Rodolfo Salis,
scrisse al Salis Marschlins, che nel frattempo
si era stabilito con i propri fanti a Gordona,
chiedendo di inviargli una trentina di uomini, le
munizioni e i viveri necessari per unirsi alle altre
forze alleate dei Francesi e sorvegliare il porto di
Verceia: “li Signori a Vercelli [Verceia] consigliano in ogni modo che si conserva questo porto”.
Alla testa di 400 moschettieri l’11 aprile Jenatsch, passando da Paiedo di Samòlaco,
scese a Pescedo sul versante lariano, dove
sorprese una postazione di guardie spagnole.
Quattro giorni dopo un contingente veneto di
2000 fanti e 200 cavalieri e il reggimento di
Normandia giunsero in Valchiavenna per dare
man forte ai Francesi. Esclusi i reparti schierati a
difesa del borgo chiavennasco e della Valtellina,
il Coeuvres poteva contare su ben 8700 fanti e
520 cavalieri, contro i 5800 fanti e 400 cavalieri
del Serbelloni. Ciò indusse l’ambasciatore della
Repubblica di Venezia Alvise Vallaresso a sollecitare il marchese e il maresciallo Vaubecourt a
sferrare un attacco contro Novate e la Riva, ma
i due comandanti tentennarono, intimoriti dalle
fortezze alla Riva e, a difesa di quest’ultima,
nella sovrastante località Montagnola. Come se
non bastasse, i due temevano pure le bordate
che avrebbero rischiato di ricevere dai cannoni
dislocati sul monte Berlinghera.
L’assalto si sarebbe dovuto effettuare contemporaneamente il 31 maggio: da nord, tramite le
truppe dell’Haraucourt scese da Chiavenna; da
sud-est, in corrispondenza di Novate, grazie a
due grossi cannoni provenienti da Bergamo e
collocati nei prati del Cantone e, contro la fortificazione della Montagnola, da monte avrebbero
tentato di sorprendere il presidio i fanti montanari del capitano Giacomo Ruinelli, oriundo di
Soglio. Inaspettatamente la battaglia scoppiò il
giorno prima, lungo il torrente che scende dalla
val Codera e, dopo aspri combattimenti durati
13 ore, prevalsero gli Spagnoli.
Con l’arrivo dell’estate, complice la calura e le
febbri malariche di quella zona paludosa, ci fu
una tregua. I conflitti ripresero solo a fine settembre, quando l’iniziativa era ormai passata
interamente nelle mani degli Spagnoli, guidati dal colonnello Pappenheim, subentrato al
Serbelloni. Egli riuscì a scacciare dalla bassa
Valchiavenna i Francesi e, a seguito del trattato di Monzòn, si pose fine alla prima guerra di
Valtellina e Valchiavenna. In Aragona il patto fu
momentI
di Gordona
Novembre 2012
sottoscritto il 5 marzo 1626, ma più che di una
pace definitiva si trattò di una tregua. Infatti, i
conflitti si riaccesero nel 1635, al tempo della
spedizione del duca di Rohan, che affidò la
rocca di Chiavenna al Salis Marschlins. I soldati
di quest’ultimo dalla fortificazione che domina il
borgo chiavennasco, e grazie alle segnalazioni
provenienti dalla torre di Segname, controllaro-
no il forte alla Riva di Mezzòla e le mosse del
nemico nel Piano di Chiavenna, teatro fino al
1639 di strategie militari e interminabili battaglie.
* La lettera, segnalatami da Gianni Zatta di Chiavenna, è
conservata nel fondo Salis Marschlins presso l’Archivio
di Stato dei Grigioni ed è stata pubblicata nel libro di
Alexander Pfister, Jörg Jenatsch. Briefe (1614-1639),
Terra Grischuna Buchverlag, Chur 1983, pp. 91 e 92.
Carta seicentesca della
Valchiavenna con al
centro Gordona e, in
basso a sinistra, l’antica
torre di Segname
(Venezia, Archivio di
Stato).
19
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Cento anni fa la fondazione
della latteria di Gordona
La sede della Latteria
sociale di Gordona.
Fu fondata il 24 marzo del 1912,
anno in cui aderirono cento soci.
di Cristian Copes
Bestiame sceso dagli
alpeggi lungo la pista
ciclabile che costeggia
l’area industriale
di Gordona
il 16 settembre 2012.
20
Tuttora attiva, la Latteria sociale di Gordona fu fondata il 24 marzo 1912, millesimo scolpito al centro
dell’architrave in granito Sanfedelino di una delle
porte della sede.
Era stato l’avvocato e filosofo Giovan Battista Biavaschi, originario di Gordona e segretario propagandista della direzione diocesana di Udine, a proporre nel gennaio del 1910 ai Gordonesi l’istituzione
di una latteria e, sempre su sua proposta, in paese
nacque anche la Società di mutuo soccorso per
migliorare le condizioni economiche dell’agricoltura.
Nell’anno di fondazione aderirono alla latteria ben
cento soci che versarono 25 lire come quota di
ammissione e, nel rispetto dello statuto, erano tutti
domiciliati a Gordona. A ciascuno di loro fu dato
un numero identificativo e, oltre a diversi contadini,
c’erano pure persone che normalmente svolgevano
un’altra professione. Tra questi il calzolaio Giovanni
Dell’Anna, l’oste Antonio Balatti, l’esattore Bernardino Biavaschi, il commerciante in legnami Giovan
Battista Biavaschi, il geometra Agostino Tabacchi e
il mugnaio Giacomo Guglielmana.
Nel 1913 entrarono altri 82 soci e fu ampliata la
sede, mentre l’8 luglio del 1914, anno in cui in paese arrivò la corrente elettrica, la latteria ricevette un
prestigioso riconoscimento dal Ministero dell’agricoltura. Alla metà del Novecento del burro della
latteria di Gordona fu donato a Pio XII e i soci erano
quasi trecento, alcuni dei quali erano subentrati nel
corso degli anni a quelli vecchi, ereditandone il rispettivo numero. Tra costoro sessant’anni fa Matteo
Biavaschi del ramo dei Burelöö rilevò la quota di
Martino Biavaschi e del suddetto filosofo. Essi, a
loro volta, erano subentrati al padre Lino, figlio di
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Martino e Maria Guglielmana, nata a Bedolina al
principio dell’estate del 1811.
Come ricordano don Siro Tabacchi e il maestro
Amleto Del Giorgio, oltre che in val Bodengo molti
Gordonesi avevano i propri pascoli in val San Gia-
como e, in particolare, sugli Andossi, a Montespluga
e nel fondovalle di Madesimo. Qui, ancora oggi, si
snoda un suggestivo sentiero delimitato da muretti
in pietra a secco, percorso nel corso dei secoli da
pastori, boscaioli ed escursionisti.
I primi cento soci della latteria di Gordona
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
Bernardo Dolzadelli
Giovan Battista Biavaschi di Giampé
Innocente Biavaschi
Bernardino Dell’Anna
Amadio Giampedraglia
Antonio Gianoli
Giovanni Dell’Anna
Pietro Biavaschi di Linöö
Domenico Lombardini
Facondo Biavaschi
Giacomo Tabacchi
Giovan Pietro Fogliada di Fuiadign
Bernardo Battistessa
Costante Fogliada figlio di Domenico
Domenico Fogliada
Battista Dell’Anna
Giuseppe Tabacchini
Antonio Dell’Anna figlio di Guglielmo
Rocco Giampedraglia
Giovan Pietro Capelli di Poo
Gaspare Dell’Anna
Bernardino Biavaschi detto Dino
Pietro Capelli di Poo
Battista Battistessa figlio di Bernardo
Pietro Dell’Anna
Costante Fogliada figlio di Giovan Pietro
Giovanni Biavaschi di Giampea
Battista Battistessa figlio di Domenico
Antonio Bara
Battista Balatti
Antonio Balatti figlio di Battista
Ambrogio Gatti
Bernardino Biavaschi
Giovanni Biavaschi figlio di Giovan Pietro
Antonio Pedretti
Pietro Vostacchi
Battista Biavaschi di Burelöö
Francesco Battistessa di Fiulign
Agostino Tabacchi
Bernardo Pedretti di Rusign
Teresa Battistessa
Martino Sposetti
Domenico Tabacchini figlio di Bernardo
Giovan Battista Tabacchi figlio di Costante
Antonio Capelli detto Barlam
Giovanni Evaristo Battistessa
Domenico Guglielmana di Mucc
Giovan Battista Dolzadelli
Guglielmo De Agostini detto Fanadino
Ambrogio Biavaschi
51
52
53
54
55
56
57
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91
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95
96
97
98
99
100
Giacomo Guglielmana
Giovan Pietro Biavaschi detto Varesino
Agostino Bini
Antonio Dell’Anna figlio di Andrea
Martino Dolzadelli
Tranquillo Tavasci
Pietro Battistessa detto Dunaroŋ
Gaudenzio Battistessa
Giovan Donato Tavasci di Šcavil
Umberto Battistessa
Guglielmo Mazzina
Celestino Battistessa
Giovanni Battistessa
Pasquale Gatti
Giovanni Dolzadelli di Ghirlanzoŋ
Samuele Dell’Anna
Giovan Battista Battistessa
Giovanni De Giambattista
Giovanni Garzelli
Antonio Capelli di Poo
Angiolina Capelli
Caterina Tantini di Villa di Chiavenna
Innocente Tabacchi
Giovan Battista Tabacchi figlio di Battista
Salvatore Tavasci
Lino Biavaschi
Cristoforo Brocchi
Antonio Mazzina
Antonio Battistessa
Costante Tabacchi di Bedina
Giovan Battista Biavaschi detto Pergolino
Martino Colori
Pietro Biavaschi
Giacomo Braga
Domenico Dell’Anna
Giovanni Biavaschi figlio di Bernardo
Michele Balatti
Giovanni Balatti
Giovanni Mazzina di Muntanei
Guglielmo Balatti
Giovan Battista Balatti
Antonio Balatti figlio di Antonio
Francesco Bini
Battista Guglielmana
Antonio Mazzina
Bernardino Capelli
Battista De Giambattista
Domenico Tabacchini figlio di Domenico
Battista Battistessa figlio di Giovanni
Battista Tabacchi
21
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Sapevate che… “Una olta al gĥieva poocĥ terman, e ades?”
Curiosità locali: dai latifondi ai piccoli appezzamenti.
di E. D.
Essendo interessato alla storia locale, sfogliando
delle pubblicazioni del settore, ho trovato dei
passaggi chiarificatori sulla divisione del nostro
terreno produttivo così fortemente frazionato.
Può essere interessante sapere che dal 1512 al
17971 su tutto il territorio del Grigione era in atto
il latifondismo.
Il catasto riportava cinque suddivisioni: Forestiero, Grigione, Cattolico, Protestante e Comunale.
All’inizio del 1800 la Chiesa possedeva 1/3 della
proprietà terriera, grazie a ingenti lasciti, che
affittava al miglior offerente. I Grigioni erano
padroni delle terre più redditizie coltivate a vite.
Il vino veniva commercializzato verso la Svizzera, dando ai proprietari un consistente reddito
monetario e permettendo loro un alto tenore di
vita. I Comuni possedevano invece parte dei
boschi, pascoli e terreni paludosi utilizzati dai
migliori offerenti.
Nel 1839 sotto il dominio Austro Ungarico, un
decreto governativo obbligò i Comuni locali oberati da debiti a vendere le proprietà, “cederle a
livello” oppure cederle a consorzi di proprietari.
I debiti erano causati da eventi calamitosi quali:
disboscamenti incontrollati, voghe per il trasporto
del legname, utilizzo improprio dei torrenti con
conseguenti inondazioni disastrose.
Nel 1862 un’ulteriore legge sui beni incolti e forestali, obbliga la Chiesa e il Comune a vendere
i propri beni. Attorno al 1850 la coltivazione della
vite era prerogativa di pochi latifondisti dei Grigioni e il reddito da vino che ne ricavavano era
1/3 di tutto quanto veniva prodotto nella provincia
di Sondrio. Purtroppo per detti proprietari, a causa della crittogama (malattia della vite), la produzione di uva diminuì del 96%2 costringendoli
a cedere i propri terreni a contadini non abbienti
22
spezzettando in piccole parti le grosse proprietà.
In seguito le famiglie numerose, hanno contribuito ad un’ulteriore suddivisione dei terreni3.
A chi può essere interessato ad approfondire
la parziale sintesi qui sopra affrontata, consiglio di passare in Biblioteca Comunale per
consultare i vari volumi a disposizione che
trattano questo argomento.
Vorrei approfittare di questi cenni storici per
mettere in evidenza la situazione del nostro
territorio boschivo che, dato lo spezzettamento
della proprietà, rischia di diventare non solo
improduttivo ma anche pericoloso.
In particolare ci sarebbe molto da approfondire
in merito alla situazione del nostro territorio, a
partire dalle zone boschive, ex vigneti, consorzio forestale, aziende forestali, fino a possibili
termovalorizzatori, opportunità di occupazione,
salvaguardia dl territorio ecc.
Ritengo che non ci sia sufficiente spazio in questa sede per affrontare queste problematiche.
Tuttavia auspico che qualche amministrazione
pubblica come il Comune, il Consorzio Montano, la Biblioteca o altro ente trovi interessante
approfondire questo argomento.
Potrebbe trattarsi, per il nostro territorio incolto,
di una svolta epocale, come ne abbiamo già
viste in passato.
1 E. Rullani, L’economia della provincia di Sondrio dal 1871
al 1971, Banca Popolare di Sondrio, 1973, Mevio Washington, Sondrio.
2 Stefano Jacini, Sulle condizioni economiche della provincia
di Sondrio, Banca Popolare di Sondrio, 1963, Stefanoni,
Lecco.
3 Atti di Archivio Comunale.
SP
momentI
EC
di Gordona
IA
Ottobre 2012
L’arciprete
don Michele Trussoni
1962-2012
50º anniversario della morte
Don Michele Trussoni nacque il 3 dicembre
(dal ricordo pubblicato sul settimanale della
del 1900 negli USA da genitori di Campodol-
diocesi di Como l’11 novembre 2000 per i
cino e rientrò in Italia ancora piccolo. Inter-
100 anni dalla nascita).
ruppe gli studi in seminario per rispondere
La lettera pubblicata da “Momenti di Gor-
alla chiamata per il servizio militare nella
dona”, ben sintetizza il suo operato nella
guerra del 1915/1918.
nostra comunità che lo ha ricordato con l’in-
Ordinato sacerdote nel 1924, fu parroco di
titolazione di una via; quella di collegamento
Aprica sino al 1930 e poi dal 1930 al 1962,
tra il centro di Gordona (ove hanno sede la
Arciprete di Gordona.
Chiesa parrocchiale e il Municipio) e la “fra-
“Trentotto anni di sacerdozio, di cui 32 a
zione” (ora non più) di Coloredo proprio dove
Gordona, con una fecondità straordinaria
50 anni fa, il 26 luglio del 1962, davanti alla
riversata sulla popolazione a lui affidata”
chiesa di S. Anna concluse il suo apostolato.
23
LE
momentI
di Gordona
Novembre 2012
La Via Crucis del parroco di Gordona
Dall’archivio parrocchiale il ricordo drammatico della resistenza attraverso
il racconto autobiografico di don Michele Trussoni percosso da una
squadriglia di Brigate Nere nel febbraio 1945 in seguito ad uno scontro
con i partigiani in cui persero la vita due militi fascisti.
24
In paese vi era una squadra di militi confinari
quando verso le 9 si sentì una lacerante scari-
con a capo un tenente, eiusem furfuris (allora)
ca di mitra che fece sussultare tutti in paese.
delle Brigate Nere. Soltanto che quelli erano di
Dopo un silenzio di pochi istanti altre scariche
stanza e stabili; queste erano di rinforzo e mo-
di mitra, di bombe a mano, di mitraglia pesante
bili: stavano accasermati nella casa De Giam-
su verso il centro in direzione delle scuole e
battista vicino al Palazzo Scolastico. I tedeschi
della caserma dei militi. Tremavano i vetri delle
invece, dal Natale 1943 erano a Mondadizza.
case e anche le mura. Qualche istante di so-
Il tenente, certo Marsiconovo da Marsicovetere
spensione e poi ripresa della sparatoria. Impos-
(o viceversa, è il cognome e la località d’origine)
sibile muoversi stante il coprifuoco. Nei momen-
venne a sapere del convegno a Monte Orlo tra
ti di quiete non si sentiva un grido, una voce,
il maggiore Cincera ed i capi partigiani e si la-
poi riprendeva rabbiosamente la sparatoria e
mentò con me, perché in paese che comanda
passavano le 10 di notte, le 11 e continuava
(diceva, ma effettivamente erano i tedeschi, da
ancora a mezzanotte. In casa parrocchiale in
uno dei quali una sera lui stesso aveva ricevu-
alto il pittore Carlo Morgari e la signora terro-
to una pedata) sono io. “Io sono un civile, rispo-
rizzati avevano rimosso i letti dalle finestre. Io,
si, e per me Cincera è il capo del Comune
la mamma, la sorella, dapprima in cucina a
(Commissario Prefettizio p. p. di Podestà), è
pregare e poi su in mia stanza ad attendere
per questo che mi sono rivolto a lui, per evitare
l’alba. Più volte mi ero messo gli scarponi con
rappresaglie e delitti ecc.”. Pronunciò oscure
l’intenzione di raggiungere il cimitero e poi a
minacce, più chiaramente le ripeté a mio riguar-
Gasparoni e Cimavilla interessarmi di cosa era
do in Municipio davanti agli impiegati. Il 3 feb-
avvenuto e nel caso di pericolo (date le espli-
braio mi si fece ritirare la radio da due militi.
cite minacce) prendere la montagna come ero
Brutto segno! L’1-2-3 febbraio alla sera si face-
certo che l’avevano presa (come succedeva
va un triduo per i giovani in S. Martino, in pre-
sempre quando capitava qualcosa di grave in
parazione alla festa tradizionale di S. Giovanni
paese) gran parte degli uomini e dei giovani.
Bosco e S. Luigi. Dal 4 vi assisteva d. Guerino
Ma poi se fossero venuti e non mi avessero
e predicavo io. Teneva un periodo di quiete e
trovato? Cosa sarebbe stato della mamma e
se ne approfittava quindi, perché di giorno pa-
della sorella? Soprattutto cosa avrebbero fatto
recchi lavoravano la legna sui boschi. La sera
dei miei 30 giovani scesi dal monte di cui do-
del 3, sabato, tanti giovani si erano confessati,
vevo rispondere? Che terribili ore per tutti! Ver-
gli altri avrebbero approfittato di mattino. Erano
so la una di domenica 4 uno scalpiccio compat-
andati via tutti tranquilli da oltre un’ora e mezza
to lungo l’acciottolato dell’orto, un richiamo, un
momentI
di Gordona
Novembre 2012
GORDONA 1948 - Elezioni politiche
BEDOLINA 24 agosto 1941 – Don Michele Trussoni con un gruppo di uomini
BODENGO 1935 - Da sinistra: Tavasci Salvatore (dal Salvatuur), Biavaschi Isidoro
(di Dunarign), Don Michele Trussoni, Don Battista Tavasci, Battistessa Aldo (di
Sciambarlaŋ), Dell’Anna Pietro (di Camenign), De Agostini Giovanni (dal Bertu).
Gordona 14 gennaio 1940 – Ventennio G.F. di A.C.
25
Chiesa di S. Anna
a Coloredo
(foto Mario Auriti)
ALPE AVORERIO 1937
In alto da sinistra: Biavaschi Clelia (dal Facundu) con la figlia Tavasci Adele, Tavasci Margherita (di Gavei) con la figlia Biavaschi Evelina (di Maštai), Biavaschi Olimpia (di Vèrdabušcĥ), Tavasci Lucia (Sabina di Angeiet).
2° fila da sinistra: Bini Carolina (di Carulina), Tavasci Maria (di Angeiet), Biavaschi Rita (di Giampé), Bini Marianna (di Carulina) con la nipote Tavasci Ines (dal Tranquil), Tavasci Francesco (dal Tranquil), Biavaschi Dina (di Maštai),
Biavaschi Maria (di Maštai), Tavasci Lino (di Felice), Tavasci Siro (di Angeiet), Biavaschi Antonio (di Maštai), Tavasci Efrem (dal Tranquil).
Seduti da sinistra: Bini Euticchio (di Carulina), Don Michele Trussoni, Tavasci Letizia (di Angeiet), Biavaschi Albino (di Maštai), Tavasci Sabina (dal Tranquil), Ciabarri Guido (era con la zia Biavaschi Clelia).
momentI
di Gordona
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BEDOLINA 1937
In piedi da sinistra: Battistessa Aldo
(di Sciambarlaŋ), due sacerdoti non
identificati, Don Michele Trussoni, De
Agostini Giovanni (dal Bèrtu), Don Battista
Tavasci, Guglielmana Giovanni (di Štrepa).
Seduti da sinistra: Bini Agostino (di
Carulina), Pedretti Giovanni (di Rusign),
Dell’Anna Giov. Battista (di Manecĥ),
non riconosciuto.
ROMA 1950 - GIUBILEO
Da sinistra a destra 1° fila in alto: Don Michele
Trussoni, Biavaschi Albino (di Burelöö), Tabacchi Battista (di Tabacĥ), Tavasci Bambino (di Iacuminea),
Battistessa Evaristo (Varištu), Bini Agostino (di
Carulina), Tavasci Giovanni (dal Šcavill), Fallini Attilio
di S.Cassiano.
2° fila: Capelli Giacomo (di Barlam), De Agostini
Silvia (dal Migliu), Tavasci Giuseppina (di Gavei),
Battistessa Irma (dal Claüdign), Sposetti Maddalena
(di Špuset), Battistessa Edvige (di Urganišt),
Dell’Anna Anna (di Penign), Battistessa Abbondina
(di Menöla), Balatti Ersilia (di Pecadaia), Pedretti
Giovanni (di Rusign), Tavasci Lorenzo (di Natai).
3° fila: Dell’Anna Anelia (di Camenign), Dell’Anna
Virginia (de la Gulpata), 3 ragazze di Novate, Morelli
Albina (di Murei), Balatti Ersilia (di Bagot).
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BEDOLINA 1941: Don Michele Trussoni con il prevosto
coadiutore Don Guerino Bernasconi.
momentI
di Gordona
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vocio confuso, colpi massicci al portone d’en-
vamo le buone relazioni: col Marchio Giuseppe
trata in canonica, uno schianto… Gridai: “ven-
e con altri ecc. e che avevo salvato qualche
go!” E scesi a pianterreno e mi si fecero incon-
giorno prima il (…) ecc. dicevo “Parlate di mitra
tro sulle scale una dozzina d’armati. “Come,
e io vi assicuro che i miei giovani non ne hanno,
vestito?” “Ma chi volete mai che non sia vesti-
non posso invece giurare che non abbiano
to degli adulti in paese? Cosa è successo?”
consegnato qualche fucile da caccia. Ma se
“Venga a vedere, qualcuno lo deve pagare quel
mitra, allora sono quelli lassù che sono scesi
sangue!” Erano scese anche la mamma e la
oppure una squadra di passaggio dal lago a
sorella piangenti, supplicanti. La mamma ac-
Bodengo o viceversa”. Continuò l’interrogatorio
cese la luce esterna, seppi poi che fu la mia
interrotto da pugni e schiaffi che mi dava il
prima salvezza. Presi la borsa dell’olio santo e
capitano Piazzi ogni volta che rispondevo alle
mi precipitai giù per l’orto e loro i soldati dietro
accuse e agli insulti. “Quel porco di un Papa!
e di fianco. Quando passai vicino alla casa del
D’un Schuster! Tutti uguali voi preti, uno solo.
Coadiutore gridai “don Guerino!”, nella mia
Parli! Parli!” E se parlavo erano colpi. Dei mili-
intenzione era di farmi dare un’assoluzione.
ti andavano e venivano e insultavano. Verso le
“Silenzio!” ed uno mi diede un colpo col calcio
4 sento un scalpicciare giù per le scale e poi si
del fucile. Si arrivò in caserma, a piano terra vi
apre la porta ed ecco un secondo capitano
erano due militi morti: Marchio Giuseppe di 35
Maggi (Maggio? Giuseppe?) con una nuova
anni da Petrona (Catanzaro) e Gusmini Ange-
squadra. “Vigliacchi! Non l’avete ucciso questo
lo, di 24 anni da Vertova (Bergamo). Li toccai
pretaccio? Io ne ho già uccisi tre in Jugoslavia
sulla fronte, erano gelidi, nulla da fare. Impartii
e questo è il quarto!” Ed i suoi militi a gara: “A
ai cadaveri una benedizione. Mi trascinarono
me capitano l’onore, che sono delle terre inva-
sopra all’ultimo piano e là vi era il tenente Mar-
se!” Un altro: “A me capitano che ho avuto un
sicovetere ed un capitano Piazzi che era arri-
fratello assassinato dai partigiani!” Ed il capita-
vato poco prima in rinforzo con una squadra di
no , coraggiosamente, diede di piglio a una
Brigate Nere, che erano quelli che mi avevano
sedia e me la scaraventò sulla testa. Mi riparai
prelevato. “Ma tenente, dissi, perché ha lascia-
con un braccio dal peggio e cominciò una tem-
to andar fuori di notte i suoi ragazzi? Gliel’ave-
pesta di pugni e randellate col calcio del mitra.
vo detto che è troppo pericoloso perché di
In quel locale erano forse una quindicina di
notte scendono quelli lassù.” Incominciò subito
energumeni e io buttato in un angolo sputavo
un interrogatorio da parte del capitano Piazzi.
i denti. Si decideva la mia sorte: mi avrebbero
Vidi dalle prime battute dove si voleva arrivare:
condotto sull’angolo della casa del Coadiutore
la colpa della strage (vi dovevano essere in
dove erano stati uccisi i 2 militi e lì una raffica
caserma anche 2 militi leggermente feriti nello
di mitra per lavare il delitto antecedente. Io ero
scontro) era dei miei giovani scesi dal monte
condannato a morte e quindi potevo sentire. “4
ed io il mandante. “Ma le pare che io dia ordine
militi a Novate a prendere e arrestare le sorel-
di uccidere? E soprattutto il povero Giuseppe
le di (…) 4 militi a Gasparoni a prendere la
che anche ieri ritirandomi la radio per ordine
mamma di (…) 4 militi alla latteria a prendere
del tenente era scoppiato a piangere?” Tene-
2 quintali di burro”. Verso le 5 e mezza arrivò
29
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di Gordona
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30
anche il commissario tedesco di Chiavenna,
Bosco sempre sorridente. Don Guerino predi-
mi conosceva da tempo (v. pag. 491-93), mi
cava e confessava e piangeva: che brutta
guardò in silenzio. Con lui c’era anche Silvio
notte aveva passato anche lui! Sapeva però di
Cincera (v. pag. 499), Maggiore delle Brigate
non essere bersaglio dell’odio dei fascisti per-
Nere. Dovette confermare che il (…) era vivo
ché c’era il paravento. Ai 2 militi morti, che
per merito mio, dietro mia insistenza. Si pre-
furono lasciati sul selciato per un paio d’ore e
sero disposizioni per la giornata, per i morti,
che dapprincipio si lamentavano, don Guerino
per i feriti, per rappresaglie. Tutti erano diven-
mi disse di aver impartito dalla finestra della
tati subalterni, che decideva era il commissario
sua cucina l’assoluzione. Scendere era estre-
tedesco che si rivolse a me: “E lei arciprete
mamente pericoloso perché il tenentino impaz-
oggi dal pulpito dirà che il coprifuoco è antici-
zito dopo l’aggressione (difatti gli aggressori
pato alle 6 di sera e posticipato alle 7 di mat-
erano (…), (…) ecc. che passando di lì si era-
tina”. Non credo che ci sia stata al mondo
no imbattuti nei militi ed han fatto fuoco, dieci
medicina o puntura più salutare. Era la vita per
minuti dopo erano su per la montagna) conti-
me! Allontanandosi mi strinse la mano. Con lui
nuava a sparare, mitragliare, gettare bombe a
se ne andò Cincera ed altri. Piazzi e Marsico-
mano temendo un assalto alla caserma. Po-
vetere testimoniavano. Erano le 6 e mezza ed
vere suore che erano domiciliate in palazzo
ecco un milite: “Don Guerino domanda se può
scolastico! Certo è per quello spavento che
suonare la prima messa!” Risposi io: “Si, dica
pochi anni dopo Suor Miriam Colombini (di S.
che suoni che devo venire io a dare alla gente
Lorenzo di Sondrio) moriva di tumore maligno.
degli avvisi da parte del commissario tedesco”.
Avevano le suore di prima mattina sentito il
Ancora incertezze e ripensamenti in caserma.
(…) bussare alla caserma ed entrare. Ma io
Mi decisi: “Suonano, devo andare, come ha
non l’ho visto. Giovani e uomini la sera innan-
detto il commissario tedesco”. Mi pare che
zi alle prime fucilate (come di solito in simili
fecero delle scuse. Sull’angolo della casa del
circostanze) erano fuggiti ormai tutti verso la
prevosto una donna mi prese sotto braccio
costa del Boggia in attesa del giorno. Avvici-
perché scivolavo sul ghiaccio e mi condusse
nandosi al mattino mi domandavano se era il
fin sul sagrato. Trovai delle ragazze: “Dicono i
caso di suonare campane a martello. Guai!
giovani se possono venire”, “Sì, si sono sfoga-
Sarebbe stata la distruzione di Gordona. I
ti con me e basta”. (…): “Quelli lassù vogliono
primi che si arrischiarono a governare il bestia-
sapere se il (…) ha infierito contro di lei. “Non
me al mattino furono presi, condotti in caser-
l’ho visto. Dì loro che non facciano rappresaglie
ma, mi videro in quello stato che ero e furono
perché sono eccitati”. A (…): “Avvisa la mam-
rilasciati con me.
ma di (…), di nascondersi a Coloredo”. A (…)
Per mio conto in quella notte, ho copiato meglio
di Mese impiegata in municipio: “Vai a Novate
la Passione di Cristo e quanto il Maestro pro-
ad avvisare le sorelle di (…)” . E celebrai la
mise agli apostoli: “Quando sarete presi e giu-
messa delle 7 piangendo e distribuendo la
dicati non preoccupatevi di quello che dovrete
Santa Comunione ai giovani davanti a don
dire. Lo Spirito del Padre vostro vi suggerirà”.
momentI
di Gordona
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Vita nostra
Presentiamo il bollettino parrocchiale
che fu pubblicato mensilmente negli anni tra il 1936 e il 1943,
e al quale intendiamo dedicare a partire da questa edizione
del nostro giornalino una rubrica fissa.
Quello che stiamo per presentarvi è il pri-
grafia incaricata della stampa era la Scuola
mo numero del bollettino parrocchiale, ‘Vita
Tipografica S. Giuseppe di Asti (da notare il
Nostra’, pubblicato con cadenza mensile
numero di telefono: 15-86. E’ evidente, alla
a partire dall’aprile 1936 fino al dicembre
data della pubblicazione, la presenza di un
1943, anni in cui a Gordona era parroco don
numero limitato di apparecchi telefonici), ed
Michele Trussoni e prevosto coadiutore don
è questo il motivo per cui nell’ultima pagina
Battista Tavasci fino al 1940, dal 1940 don
di ogni numero (ved. scansione ultima pa-
Guerino Bernasconi.
gina del bollettino) veniva sempre riportato
La raccolta, appartenente a Lia e Siro
Dell’Anna, è mancante di pochi numeri come
l’andamento demografico di Asti e della sua
provincia
di seguito specificato: Settembre 1937, No-
Vita Nostra riservava le prime pagine alle
vembre 1938, Febbraio 1939, Giugno 1940,
comunicazioni di ogni singola parrocchia, nel
Giugno-Agosto-Settembre-Novembre 1943.
nostro caso quella di San Martino, mentre
Nel caso in cui qualcuno li avesse conservati
le pagine successive contenevano alcu-
e volesse aiutarci a completare la collezione,
ne rubriche ricorrenti comuni a tutte: Vita
può informare la biblioteca che provvederà
missionaria, Pensiero Evangelico, Storia
a riprodurne le copie. E’ nostra intenzione,
della Chiesa e approfondimenti di carattere
a partire da questo numero di Momenti di
religioso.
Gordona, di riportare ogni anno le parti più
significative e curiose di ogni bollettino.
Riportiamo di seguito alcuni tra gli articoli e
i comunicati che abbiamo ritenuto più inte-
Come indicato nel fronte copertina (ved. pag.
ressanti, a partire dai costi e le modalità di
prec.), il primo numero porta la data dell’Apri-
abbonamento, a seguire la presentazione
le 1936, XIV anno dell’era fascista. La tipo-
del parroco e l’approvazione del vescovo.
L’abbonamento al bollettino “VITA NOSTRA” decorre dal 1 Aprile di ogni anno al 31 Marzo
dell’anno seguente.
Abbonamento ordinario annuo L. 5
Abbonamento ordinario semestrale L. 2,50
Abbonamento sostenitore L. 10
N. B. --Si accettano offerte per il miglioramento tipografico.
Per assicurarsi il secondo numero bisogna essere abbonati.
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di Gordona
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COME È SORTA L’IDEA….
Magnifico passeggio per sacerdoti (e credo sia
tradizionale attraverso i secoli da quando esiste S.
Martino) è il sagrato della nostra parrocchiale. Al
suono della “campana del consiglio” nello stesso
luogo si adunava il popolo per scegliere i maggiorenti e per le decisioni più gravi, liete o tristi, che
riguardavano l’intera comunità.
Attualmente vi sono le aule municipali che servono
allo scopo e sul sagrato vi rimangono i preti che
(si dice) son sempre i più tenaci a conservare le
posizioni. Oggi come ieri.
Vi si recita insieme l’Ufficio Divino, il Santo Rosario,
le proprie riviste; vi si parla di Amba Alagi e di Ginevra; si esamina crudamente il proprio operato e si
discutono i mezzi migliori per rendere più efficace
e fruttuoso il proprio ministero.
Oggi come ieri. Solo che ieri erano parecchi sacerdoti, sei, sette…., ogni decennio del ‘700 regalava
alla Parrocchia una nuova cura d’anime e per poco
che fosse continuato il secolo, i nostri benemeriti
emigrati delle tre Cassette di Napoli avrebbero
ricopiato nel loro paese montano l’intero collegio
apostolico. Oggi invece sono due, che devono assommare in sé tutte le preoccupazioni dei sacerdoti
di allora, accresciute sotto un certo aspetto dalle
nuove forme di apostolato laico.
I giovani hanno dal torrente montano la veemenza
e la limpidezza delle acque e quindi la genialità
delle idee. Gente che non ascolta il Sacerdote dal
pulpito non mancano in tutti i climi, e tra gli ascoltatori quanti simili al terreno di strada dove cade la
semente evangelica, che può far frutto. Constatazione amara di ogni sacerdote ed anche dei due
che passeggiano lungo il sagrato. Ed ecco l’idea!...
Dove non arriva l’eco della
voce o dove l’eco non risponde o risponde insufficientemente, vi arrivi la parola stampata, l’avranno
tra le mani, la leggeranno una volta, forse due… e
poi, sono cose proprie uscite dalla stamperia parrocchiale, ed allora non è bello buttarlo sul fuoco
come un qualsiasi foglio. La metteranno nell’ arca
capace, e dopo un anno, dieci anni, cinquant’ anni,
gli stessi ed altri la riprenderanno tra le mani…,
come se fosse nuova.* L’idea era buona e , meditata
lungamente, fu trovata anche migliore, ed ora eccola
attuata in questo modesto bollettino parrocchiale,
che vi sarà tanto caro.
“VITA NOSTRA” darà la viva storia religiosa del
nostro popolo, elencherà le culle e le bare, gli avvenimenti tristi e lieti, vi troverete una parola di
sprone al bene, di consolazione nelle afflizioni, di
partecipazione alle gioie più intime. I giovani vi si
affezioneranno come ad un coetaneo ideale, i vecchi rimpiangeranno di poter partecipare per minor
tempo a questo ravvivarsi della famiglia parrocchiale
attorno alla storica torre del loro bel S. Martino.
Per tutto questo, come ad un figlio carissimo, al
bollettino che si presenta la prima volta, benedetto
dal Pastore della Diocesi, l’augurio più fervido: vivat,
floreat, crescat. Viva di vita florida e faccia frutto. E
con l’aiuto di Dio ne darà certamente!
*Leggendola oggi appare come una profezia!
L’ALTA APPROVAZIONE DI MONS. VESCOVO
Vescovado di Como 21 Marzo 1936
M. R. Sig. Arciprete
Colla prossima Pasqua avremo dunque il Bollettino della
Parrocchia di Gordona. Sarà esso la voce della Chiesamadre, che trepida sui figli suoi. Specialmente se dispersi
nelle valli e sui monti, in mezzo a tanti pericoli, e privi di
quella assistenza spirituale, di quei tesori divini. Di cui
dispone la chiesa di una parrocchia per tutti i suoi fedeli.
Specchio della vita cristiana della parrocchia in tutte le
sue molteplici attività, cronistoria degli avvenimenti che
interessano specialmente l’anima religiosa del popolo,
il Bollettino sarà l’amico, il confidente delle famiglie di
Gordona, ne interpreterà il cuore nelle ore liete e nelle
ore tristi, di cui è interessata la nostra breve esistenza
quaggiù. Non solo, ma il nuovo Bollettino sarà l’eco anche
della parola del Vescovo, che porta sulle spalle le maggiori
responsabilità delle anime della Diocesi.
Esca dunque “VITA NOSTRA” come il buon seminatore
della parabola, a seminare e trovi in tutti i cuori il terreno
buono che accolga la divina semente, la conservi e la
faccia fruttificare; entri in tutte le famiglie, salga sui monti,
raggiunga ogni casolare dalla Valle di Bodengo a Monte
Spluga, ovunque si trovino i parrocchiani di Gordona , e
a tutti rechi il dono della sua buona parola; è il voto del
mio cuore, che benedice Redattori e lettori del nuovo
Bollettino.
Con ossequio
Dev.mo  ALESSANDRO MACCHI Vescovo di Como 33
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Ogni trimestre venivano forniti i dati demografici aggiornati, con le seguenti modalità:
AL SACRO FONTE per indicare i nati,
ALL’ALTARE
per indicare i matrimoni,
ALLA TOMBA
per i morti, il cui elenco si concludeva con “Pie Jesu Domine, dona eis requiem”
Nella rubrica fissa denominata DIARIO SACRO si dava informazione di tutti gli appuntamenti religiosi
del mese corrente e di quello successivo: orari delle messe, benedizioni particolari, processioni, pellegrinaggi, confessioni. In questo numero i mesi interessati erano aprile e maggio, per questo troviamo
tra gli avvisi di maggio il seguente “Con la prima Domenica di Maggio si darà il servizio religioso agli
alpigiani di Bodengo”; a partire da questa data il prevosto risiedeva stabilmente a Bodengo fino all’8
di Settembre, giorno in cui, dopo aver celebrato messa al mattino presto, si recava a Cermine per la
festa della Natività di B. Maria Vergine per poi far ritorno a Gordona.
Le processioni erano frequenti e le messe venivano celebrate in tutte le chiese incluse Santa Caterina
e Sant’Orsola alla Cesura. La prima messa veniva celebrata alle 5.30 del mattino.
Rovistando in archivio
Ecco altra rubrica di “VITA NOSTRA”, che, certo, sarà molto accetta agli abbonati ed assai
adatta agli scopi del Bollettino. Sarà veramente “vita nostra” (passata forse di qualche secolo) ma non conta, se è vero che la storia è maestra della vita. Qui si ricorderà a spizzico un
po’ degli avvenimenti passati del nostro paese, delle nostre Chiese, delle nostre istituzioni,
basandosi su documenti inoppugnabili.
Tutti ne saranno lieti, restando talora meravigliati, talora commossi; e vi si troverà argomento
per alcuni di rettificare delle idee, per molti di imitazione, per tutti di ammirazione.
E per cominciare, ecco alcuni periodi con cui l’Ill.mo Arciprete di Gordona, D. Gioan Battista Pestalozzi, Protonotario Apostolico e Commissario Apostolico del Nunzio di Lucerna,
comincia il suo aureo libro de “li diritti della Chiesa Colleggiata di S. Martino”. Serviranno ad
orientare, nel proprio paese, quei Gordonesi (emigrati o no), i quali non se ne ricordassero
più l’ubicazione …
“GORDONA, una delle comunità del contado di Chiavenna, siccome giace nel più ameno, ampio,
fruggifero seno di tutta la valle, così credersi deve la prima abitazione delle genti portatesi a domiciliare tra questi monti, servendomi a ciò asserire di fondamento non solamente la bella sua positura
e buon terreno, ma ancora l’antichità dell’ora distrutto castello chiamato di S. Caterina della Torre
noncupata del Pamperduto sopra Segname, dei quali non mi fu fattibile il divisarne la culla, ed individuarne la loro origine con soddezza.
Concorrono a giustificare questo mio sentimento le vestigia delle fabbriche più vecchie, che pure si
scorgono all’intorno e molto più delle ben proprie strade per servizio anche delle merci, che per Gordona transitavano addrizzate al viaggio sì della Forcola, come di Spluga, rimanendovi in più luoga
la testimonianza delle vie pubbliche andate in disuso e dei ponti di Segname e Postaiolo.
In Gordona sempre uno dei luoghi più popolati e doviziosi di tutta la giurisdizione fuori di Chiavenna,
cosicché poté meritarsi regolarmente il titolo di Borgo come lo dimostrano i Rogiti dell’allora Notaio
Sr. Vincenzo Pino sotto lì 4 Agosto 1627.
La vaghezza e la fecondità del territorio di Gordona ha potuto alletare molti gentiluomini di Chiavenna
a procacciarsi in esso effetti e quivi formarsi la villeggiatura perfin anticamente come le famiglie Pestalozzi e Selder alla Cesura, Pestalozzi de’Luna alla Torre, Lumaga successa a Peverelli in Mondadizza,
Giani ne’Scogli, ed ora pure serve di armeno passeggio nelle Ferie autunnali alli Chiavennaschi…” (continua sul prossimo numero)
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(segue dal primo numero)
Da “VITA NOSTRA” maggio 1936
“….Per si ad immemorabili segue nel giorno di S. Martino la Fiera del bestiame e di altre poche
mercicon gran concorso de’ contadini ed anche di non pochi foresti.
Il terreno di Gordona porta fieno, uve, segale, miglio, panigo, fromento, castagne e quanto di frutto
può dare la più bella parte dell’ Italia, godendo dell’ avvantaggio di molti belli e fecondi Monti ed
Alpi massimo alla volta di Menarola e nella valle di Bodengo.
Per Gordona scorrono il Fiume Mera, Boggia, Crezza, e che altre volte servivano di amenità, commodo,
utilità, ed ora riescono di pregiudizio, danno ed esterminio colle frequenti loro stravaganti diramazioni,
variazioni e sobissamenti ed appena lasciano luogo immune da timori. …”
Benedetta brezza! Ha cambiato il pelo ma non il vizio.
Reparto Militare
Un posto per i nostri soldati era necessario. L’ideale che servono, il sacrificio che compiono
li fanno degni del nostro interessamento particolare.
Qui le famiglie troveranno un eco della vita dei loro cari lontani; qui potranno pure comparire
i pensieri belli, i propositi forti (e non sono pochi, anche se linguisticamente alle volte scorretti) i saluti accorati anche, che i nostri soldati scrivono, perché le parole accompagnate
dal sacrificio valgono assai più delle sole parole se pur smaglianti. Si invitano anche tutti a
comunicare qualsiasi notizia potesse interessare al riguardo. Si pubblicano pure fotografie
mandate dai soldati dall’A. O.
Intanto diamo l’elenco e gli indirizzi dei nostri militari in Africa:
seguiva elenco e indirizzo di 3 soldati e di 6 C. N.
Riportiamo una riflessione che inserita in un contesto attuale potrebbe essere ritenuta provocatoria, ma
ciò che ne emerge in realtà, in questa comparazione di precetti tra due religioni, cristiana e islamica,
è il rispetto per ciò che ha più valore, pur se non ci appartiene.
IL DIGIUNO FRA I TURCHI
Per tutto l’intero mese di Ramadan, che è il nono mese dell’anno, i maomettani debbono
digiunare assai strettamente: in ogni giorno di quel mese, dal primo rompere dell’alba, fino
al tramonto del sole, annunziato da un colpo di cannone, non debbono prendere assolutamente nulla in bocca, e non possono mangiare, né bere, né fumare. Quando si pensi che
il mese del Ramadan è laggiù forse il più caldo dell’anno (settembre) si comprende quanto
possa essere duro questo precetto. I ricchi, è vero, sogliono in questo mese passare l’intero
mese dormendo o sonnecchiando sui loro divani; ma i poveri che debbono guadagnarsi il
pane lavorando da mane a sera, soffrono terribilmente questo digiuno. Eppure ogni turco lo
osserva scrupolosamente e non pensa affatto a lagnarsene.
Quelli che si lagnano del digiuno sono i cristiani.
A chiusura di questo primo numero di Vita Nostra trovate nella pagina seguente la scansione dell’ultima pagina del bollettino: in essa è contenuta una curiosa teoria sul perché del calo dei matrimoni.
Ricordiamo che l’appuntamento con i prossimi numeri di questo bollettino parrocchiale è rimandato
al prossimo anno.
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di Gordona
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Fiorano al Serio, 30 settembre 2012:
una giornata da ricordare
La banda di Fiorano al Serio ha
ospitato la banda di Gordona per
un gemellaggio all’insegna della
musica e dell’amicizia.
È accaduto durante la nostra esibizione ad una
manifestazione nel centro di Milano qualche mese
fa che il nostro Presidente ha ricevuto l’invito da
un conoscente per partecipare ad un gemellaggio
con la Banda di Fiorano al Serio il 30 Settembre.
L’idea è stata subito accolta da tutti i bandisti…
ed eccoci qui a raccontare la bellissima giornata,
trascorsa all’insegna di tanta musica, allegria e
nuove amicizie.
Siamo stati accolti all’ingresso del paese dal loro
Sindaco, che ci ha accompagnato all’Oratorio,
dove a suon di musica ci stava aspettando la
Banda di Fiorano. Dopo i saluti e le presentazioni,
ci hanno guidato all’interno del cortile dell’Oratorio, dove abbiamo suonato qualche brano e poi
aperto il corteo diretto in Piazza San Giorgio,
seguiti dalla Banda di Fiorano.
Alle 10,30 è iniziata la messa allietata dalle voci
del coro parrocchiale “Venerdì Note” e dalla musica di qualche bandista di Fiorano e della nostra
maestra Silvia. La musica è stato l’argomento
principale della celebrazione, così ha detto infatti
Don Gimmi durante l’omelia: “…ogni strumento
musicale suona la sua parte, collaborando alla
riuscita della melodia, allo stesso modo nella
comunità ognuno può dare il suo contributo per
una collaborazione armoniosa!...”.
Al termine della messa, abbiamo suonato insieme
in piazza….è stato bello sentire il loro maestro
dire: “…mischiatevi tutti, voglio vedere una divisa rossa ed una blu...!”. Abbiamo poi terminato
l’esibizione in piazza una banda di fronte all’altra
eseguendo qualche marcia a turno. Ancora in
corteo, ci siamo diretti in Oratorio, per poi recarci
al ristorante dove abbiamo pranzato tutti insieme,
bandisti, maestri, don Gimmi, autorità ed ac-
compagnatori. Non sono di
certo mancate allegre risate
e cantate!! Per le 16,00 siamo tornati all’Oratorio, dove
abbiamo tenuto il nostro concerto, proponendo dei brani
colonne sonore di film a tutti conosciuti, e proprio per
questo la nostra esibizione
è stata tanto apprezzata. Al
termine, i nostri “nuovi amici”, ci hanno offerto un piacevole rinfresco, allietato dalle nostre note, dai canti
e dai balli che abbiamo improvvisato.
La giornata si è conclusa alle 18,30 circa, quando
con un po’ di nostalgia nel cuore, siamo saliti sul
nostro pullman per far ritorno a casa.
È stata una giornata unica, indimenticabile, ricca
di tanta musica, ma anche di allegria ed entusiasmo e soprattutto da questa giornata è nata
una nuova amicizia tra noi e i bandisti di Fiorano.
Siamo certi che il nostro affiatamento sarà una
cosa che continuerà nel tempo… non potevamo
infatti concludere la giornata senza prima invitare
la Banda di Fiorano a Gordona, per la prossima
primavera.
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di Gordona
Novembre 2012
Come Direttivo del Consorzio Valle Bodengo, consapevoli della necessità di adeguare, dopo
oltre quarant’anni, lo statuto consortile alle mutate esigenze di utilizzo della nostra valle,
abbiamo chiesto ad Albino Gusmeroli - che per passione e professione studia i cambiamenti
in atto nelle nostre comunità - una riflessione sull’evoluzione della montagna (le così dette
“terre alte”) in generale e della nostra in particolare.
Lo scopo è quello di favorire nella nostra comunità, anche grazie al giornalino della biblioteca
“Momenti di Gordona”, l’avvio di un costruttivo dibattito che favorisca, nel breve periodo, quel
necessario adeguamento statutario così da essere in grado di rappresentare al meglio le varie
esigenze che abbiamo - per il recente mandato ricevuto - l’onere e l’onore di rappresentare.
Il Direttivo del Consorzio Valle Bodengo
La Val Bodengo
alla sfida del presente
Il Consorzio Valle Bodengo tra passato presente e futuro:
dalle necessità che ne imposero la sua costituzione
alle scelte odierne
di Albino Gusmeroli
Ricercatore sociale presso Consorzio AASTER
La costituzione del Consorzio Valle Bodengo nel
maggio 1968 avviene nel pieno di quel lungo periodo del ’900 nel quale in tutte le Alpi si assiste
al progressivo abbandono delle “terre alte”, con
la progressiva discesa a valle della quasi totalità
delle popolazioni sino a quel momento insediate
per secoli in contrade, alpeggi e maggenghi organizzati secondi i ritmi e i costumi di un’economia
eminentemente agricola a base famigliare. Certo,
quando il Martign di Burign faceva tenace e convincente opera di proselitismo alla causa consortile presso i più o meno malleabili rappresentanti
delle tante Alpi e Valli che confluiranno nel futuro
consorzio, il destino sociale ed economico della
valle non sembrava ancora definitivamente segnato dall’irresistibile attrazione del fondovalle
industrializzato o dell’“eldorado” elvetico. Fatto
è che nel corso dei suoi oltre quarant’anni di at-
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tività, il consorzio ha contribuito ad ammorbidire
un passaggio epocale che altrove è stato vissuto
in modo assai più traumatico, con il totale e definitivo abbandono degli alpeggi e la fine di una
civiltà che aveva plasmato per secoli il paesaggio
vallivo. In fondo anche se oggi non c’è più una
sola famiglia che risieda in alpe o che dall’alpe
ricavi il proprio reddito principale, il legame con la
Valle Bodengo o con la Val Pilotera, resta molto
significativo nella comunità gordonese. E ciò,
appunto, anche grazie al consorzio che, sia per
le opere realizzate (la strada in primis, ma anche
la presa in carico di circostanze eccezionali come
nel periodo delle alluvioni degli anni ’80 sotto la
gestione di Stellio Galan), sia per la capacità di
rappresentare un luogo nel quale le generazioni
si susseguono nel prendersi carico di una storia
che continua nonostante i profondi cambiamenti
momentI
di Gordona
Novembre 2012
portati dal tempo, mantiene una funzione importante nel rinnovare il senso del legame con la terra degli avi che i gordonesi hanno ereditato. Oggi
tuttavia non si tratta soltanto di mantenere quel
legame affettivo e valoriale con un passato di comune fame e fatica. Questo è importante per non
perdere la nostra ombra nell’andare per il mondo
(così come fecero gli emigrati), tuttavia è importante saper e voler confrontare quell’eredità con il
presente, altrimenti quel passato è solo una bella
cartolina carica di sentimenti e ricordi del tempo
che fu. A quasi mezzo secolo dalla fondazione il
contesto nel quale il consorzio si trova ad agire è
profondamente mutato. La montagna non è più il
luogo dal quale si strappava di che (sopra)vivere
nell’epoca della civiltà agro-silvo-pastorale, ma
non è più neanche il luogo dell’inselvatichimento senza ritorno della stagione del deflusso alla
ricerca di un minimo di benessere materiale nel
fondovalle. Oggi la montagna è molto di più e
molto di meno. Dalla valle e dai suoi alpeggi non
dipende più l’esistenza materiale di nessuno, ma
sentiamo che quei mondi sono ancora in grado
di dirci qualcosa di utile per ispirare le scelte del
presente. Traducendo questo cambiamento all’interno del delicato meccanismo di funzionamento
del consorzio, ciò significa, ad esempio, prendere
atto del fatto che mentre nel suo primo periodo
di vita la funzione più importante del consorzio
è stata la conciliazione di interessi economici
che influivano sulla qualità della vita quotidiana
dell’agricoltore di montagna, oggi quella sfera
di interessi si è nettamente ridotta. Oggi alla
dimensione degli interessi si affiancano molteplici fattori di tipo culturale legati alle modalità di
“accesso e fruizione” della Valle. In altre parole
ognuno di noi “ha in testa” una propria idea di ciò
che “deve o dovrebbe essere” la Valle, laddove
un tempo questo “dovere essere” costituiva un
aspetto ben chiaro e condiviso a tutti gli abitanti
(una specie di patto non scritto). Così per quanti
i conflitti potessero essere aspri, i capifamiglia
condividevano uno stesso metro di giudizio e sapevano che un accordo era alla fine necessario,
poiché ne andava della qualità della loro vita in
alpe (non solo di quella economica, ma anche in
termini di prestigio sociale, credibilità personale,
etc.). Oggi che il consorzio non rappresenta più
lo specchio di una comunità di interessi tenuta
insieme da quello strano collante fatto di una
reciprocità al tempo stesso gratuita e obbligata,
l’appartenenza e la partecipazione alla sua vita
dipendono da una scelta individuale reversibile,
al centro della quale gli interessi si mescolano
con la visione della valle che ognuno si è fatto…
vivendo altrove. In questo contesto il rischio è che
gli interessi si trasformino facilmente in un gioco
di veti, poiché nessuno (o comunque un’estrema
minoranza) si trova nella condizione di dover a
tutti i costi trovare un accordo per ottenere un
vantaggio individuale di vitale importanza per
la propria sopravvivenza in alpe. Ma pensare
di tornare indietro a ciò che fu non appare la
scelta migliore. Meglio forse assumersi il rischio
abbracciare consapevolmente la diversità del
nostro tempo che, nel microcosmo della Valle,
si riflette in tanti modi di pensare e praticare la
Valle. C’è chi la pratica come da tradizione di
famiglia, chi la considera territorio di caccia, chi
la guarda sotto il profilo turistico, chi sotto quello
del potenziale delle sue risorse energetiche (idroelettrico, biomassa, etc.), chi sotto il profilo della
sua stabilità idrogeologica, chi sotto il profilo della
preservazione della biodiversità o, ancora, della
preservazione antropica, e così via. Fare sintesi
di tutte queste visioni è una sfida che va ben oltre
i confini del consorzio, ma esso intende essere un
laboratorio in questo senso. Per fare ciò occorre
però attrezzarsi non solo sotto il profilo della
solidità dei principi, ma anche dal punto di vista
delle competenze legali, tecniche, organizzative,
poiché i saperi che ereditiamo dalla tradizione in
questo senso non sono più sufficienti ad attendere alle sfide del presente: allo stesso tempo,
abbiamo la possibilità di attingere a tanti esempi
positivi in altre parti delle Alpi. Per questo, prima
o poi, ci si dovrà assumere l’onere di metter mano
con intelligenza e chiarezza di intenti ad uno
Statuto che, per quanto vitale nella sua filosofia
di fondo, necessita di essere adeguato ad un
contesto profondamente cambiato, al quale non
occorre né prostrarsi supinamente, né opporre un
rifiuto a priori. Per il Consorzio Valle Bodengo è
tempo di entrare nell’età matura. Speriamo che
sia all’altezza della sfida del presente, così come
lo furono a suo tempo i fondatori.
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momentI
di Gordona
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Oratorio:
la nostra seconda famiglia!
Il significato e il valore
di crescere in oratorio: impegno,
condivisione, collaborazione,
confronto, comprensione
e crescita.
di Stefania Tavasci
Apro un vocabolario e cerco la parola “oratorio”.
Beh, cosa trovo scritto - leggo: “è un locale destinato alla preghiera; insieme di locali attigui alla
chiesa parrocchiale, che vengono adibiti alla ricreazione e all’assistenza religiosa dei giovani”.
Niente da obiettare, tutto quello che è scritto
è vero, ma nel nostro Oratorio di Gordona c’è
molto di più… Ricordo quando eravamo piccoli
e aspettavamo i pomeriggi e le domeniche per
incontrarci a giocare con gli amici, cantare,
pregare, semplicemente divertirsi. Oggi purtroppo il concetto di divertimento, nei giovani, sta
diventando sempre più un qualcosa utopistico,
non si accontentano più di niente; forse tutto
questo è colpa della società in cui si vive oggi,
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una società materialista che non trasmette più
a questi ragazzi i valori veri di una vita semplice
e felice, la famiglia, le amicizie sane, sembrano scomparse nel nulla e si sentono sempre
più disgrazie di ragazzini che, per divertirsi, si
spingono ai limiti dell’impossibile danneggiando
i luoghi dove vivono e loro stessi.
Hanno la credenza che ora se non ti dai a qualche vizio non sei nessuno e non potrai mai essere considerato un “grande” del gruppo. Non
esiste, dove stiamo finendo!
Ancora peggio quelli che hanno da ridire sugli
oratori in generale, forse se ci mettessero piede
qualche volta vedrebbero che non è solo un
luogo di preghiera, un luogo legato alla chiesa,
ma vedrebbero e si renderebbero conto che
l’oratorio è FAMIGLIA!
Credo che possiamo ritenerci fortunati di essere cresciuti nel nostro oratorio di Gordona, nel
nostro piccolo, i grandi di una volta ci hanno
indirizzato a essere quello che siamo oggi, e
noi a nostra volta cerchiamo di fare lo stesso
con le nuove generazioni. Tenere dei ragazzi
in un luogo così importante non è per niente
facile, altri svaghi superflui tendono a sviarli
da quello che potrebbero trovare in questo luogo: accoglienza, sincerità, voglia di crescere
insieme. Ringrazio chi ai tempi c’è stato e ci
ha trasmesso la passione e la forza di portare
avanti questo progetto, perché un oratorio può
essere in qualsiasi palazzo; quello che lo rende
speciale è chi ci sta dentro e che collabora per
costruire qualcosa di buono. Ormai è da anni
che noi giovani ci siamo messi d’impegno nel
proseguire questo percorso, per esempio i nostri
spettacoli non sono fatti tanto per fare, dietro
c’è un lavoro di collaborazione immenso. Se
qualcuno dovesse chiedermi cos’è un oratorio,
non aprirei un vocabolario, direi semplicemente
che è una seconda famiglia, un punto d’appog-
momentI
di Gordona
Novembre 2012
gio. Nei mesi di preparazione degli spettacoli i
ragazzi imparano a conoscersi e, come in tutte
le famiglie, a volte ci sono divergenze, ma il
legame che si crea è talmente intenso che si fa
subito la pace, perché non si pensa a se stessi,
si impara a condividere gioie e dolori, le prime
delusioni, i primi amori, i primi problemi dell’adolescenza. Molti ragazzi non hanno fratelli con
cui confidarsi o hanno paura a farlo, nel nostro
oratorio invece ci si aiuta, si impara ad ascoltare,
capire e aiutare, se si può, chi è in difficoltà. Chi
non lo vive non può sapere, né giudicare, quanto
sia difficile mantenere un equilibrio, non perdere
di vista nessuno e far sentire tutti importanti.
Ho sentito molti dire: “Beh ma ora siamo grandi
cosa veniamo a fare”, beh questa è la classica
frase che viene detta quando si ha paura del
giudizio esterno, di chi non comprende l’impegno e il valore di questo luogo, che per fortuna
abbiamo e dobbiamo continuare a preservare.
Noi che ora siamo cresciuti abbiamo passato la
fase della paura, è normale, non tutti possono
capire quanto vale per noi tutto questo. Le sere
fino a tardi nel preparare coreografie, scenette,
canti, scenografie, vorrei far capire che non è
tempo perso, è tempo che i ragazzi guadagnano
per godersi quel poco di buono che ci è rimasto,
continuare a coltivare le amicizie, accontentarsi
di semplici cose, crescere noi stessi per far
crescere i più piccoli, che ogni anno sono per
fortuna sempre più motivati e contenti di divertirsi e far divertire le famiglie. Il nostro spettacolo
è un momento per ognuno di noi per realizzare
un piccolo sogno, sentirsi importanti davanti a
chi ti vuole bene anche per un minuto, sentire gli
applausi, vedere che qualcuno crede in noi è la
cosa più bella che un bambino possa ricevere, il
sorriso di mamma e papà, dimostrare ai genitori
che si sta crescendo e siamo capaci d costruire
qualcosa di bello e divertente, ma soprattutto
qualcosa che viene dal cuore! Chi ha visto lo
spettacolo credo che tutto questo l’abbia recepito o comunque lo spero. Chi ci ha criticato ci ha
reso più forti, non molliamo, perché sappiamo
quanto i bambini ci tengono, meglio averli in un
oratorio che a casa con videogiochi che creano
realtà fasulle, meglio una partita a calcio con
gli amici. Tutto questo serve per farli crescere
bene, per non farli sentire soli. Ricordo la sera
dopo l’ultima replica dello spettacolo avevo il
cellulare infiammato di messaggi e tutti iniziavano con un GRAZIE! Questa è la parola che ci
fa andare avanti, essere ringraziati dai ragazzi e
dai bimbi ti riempie il cuore perché c’è sincerità
in quegli occhi mentre te lo dicono. Quest’anno
mi sono accorta di quanto siamo importanti, chi
fa l’oratorio ha il compito di guidare chi ci entra,
guidarli nel bene, nella semplicità dei valori che
ci hanno insegnato a catechismo e in chiesa. È
giusto far preservare ai bambini questo spirito
di magia, di sorprendersi per le piccole cose,
di stare uniti e costruire a ogni passo se stessi, perché ogni attimo passato lì dentro è un
momento di crescita dove realizzi ciò che sei,
senza le cose che hai attorno, solo basandoti su
quello che sei e vorresti diventare: delle brave
persone. Le persone forse non capiranno mai
quanto significa per noi un oratorio, ma tutti
quelli che leggeranno questo breve scritto, sono
sicura che un’emozione forte li attraverserà fino
al cuore perché è lì dove noi siamo l’uno per
l’altro, siamo tutti uniti da un legame invisibile
che anche con gli anni non si spezza ma se
mai si fortifica. E ora credo sia il momento di
dire GRAZIE a chi da anni ha reso tutto questo
possibile, grazie a chi crede in noi, grazie a tutti
i bambini e ragazzi che vogliono preservare la
nostra grande FAMIGLIA!
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momentI
di Gordona
Novembre 2012
Ritorno in Senegal
Senegal, marzo
2012: con i bambini
del villaggio di Kelle
nel Centro “Giovanni
Quadroni”.
Abbiamo chiesto a Gemma
ed Enrico, di nuovo in partenza
per l’Africa, di renderci partecipi
della loro esperienza.
Purtroppo lo spazio è breve e le
cose che avrebbero da raccontare
sono molte.
di Gemma ed Enrico Tavasci
Carissimi Gordonesi, grazie per l’invito della Biblioteca di parteciparvi le nostre esperienze.
Il 27 ottobre ritorniamo in Africa un po’ preoccupati
per ragioni di casa nostra: gli anni avanzano, i
nipotini reclamano e ricattano i nonni, (è appena
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arrivata Ludovica, la quarta nipotina) e per il coinvolgimento sempre più impegnativo richiestoci
dalla Comunità Rurale di Yene, in Senegal, dove
ritorneremo per il terzo anno.
Non è facile parlare di povertà africane, nel mezzo di una crisi nostrana sempre più profonda,
erroneamente attribuita più all’economia che alla
carenza di politica e di equità, ma si deve. Tutti
insieme, senza alibi fin qui frapposti da secoli di
colonialismi e neocolonialismi, riusciremo a rabberciare questo vitale nido dell’universo. Da fare
ce n’è per tutti: per noi due, in primis. Ritorneremo in Senegal (la salute ce ne permette ancora
l’opportunità) dove innanzitutto ci reclamano i
bambini ed in particolare quelli meno abbienti (tra
i poveri ci sono sempre i più poveri) che, pur non
frequentando la scuola primaria, necessitano di
istruzione, indispensabile per riuscire a decifrare il
loro futuro. Dentro lo steccato dell’ignoranza sono
momentI
di Gordona
Novembre 2012
purtroppo ancora ammassati miliardi di moderni
schiavi, molti, troppi in Africa. Da noi si fatica a
soddisfare le richieste dei vari IPhone, mentre in
Senegal i ragazzi ci chiedono un semplice quaderno, una matita…
Collaboreremo ancora con l’Associazione “I Bambini di Ornella” di Como che da sei anni, si impegna nella promozione umana di centinaia di
bambini, seguiti da educatori indigeni nel centro
“Giovanni Quadroni” di Kelle, realizzato dallo SPI
della CGIL (www.ibambinidiornella.org).
L’associazione offre assistenza alimentare e sanitaria anche ai Talibés: i bambini da 4 a 16 anni
affidati per sempre dalle famiglie lontane ai Marabouts, maestri del Corano che, con il pretesto
di insegnare loro le sura, li sfruttano fisicamente
e psicologicamente li annientano. In Senegal ve
ne sono 250.000, trattati come schiavi, in grave
violazione dei Diritti Internazionali dei bambini.
Contro la potente casta dei Marabouts, però, il governo non può fare nulla e lo scandalo continua…
Quest’anno realizzeremo nel villaggio una scuola
materna, voluta e finanziata dall’Associazione
‘L’Alveare’ di Olgiate Comasco (www.associazionealveare.it) che vuole trasferire il proprio impegno per le persone diversamente abili anche
in terre africane, come aveva desiderato il suo
fondatore Felice Albonico, deceduto nell’ottobre
2010. Saremo impegnati a controllare di persona
i lavori per garantire in loco che vengano spesi
bene i soldi dei donatori ed avviare successivamente la gestione della scuola con personale
locale. C’è un po’ Gordona in quel che facciamo:
in primavera abbiamo finanziato e realizzato un
piccolo ponte calcolato con la collaborazione
tecnica di un nostro nipote.
Continueremo con la corrispondenza epistolare
tra la Scuola Media di Valmorea (dove Gemma ha
lavorato per trent’anni cercando di aprire sempre
alla mondialità, con progetti e gemellaggi con il
Sud del mondo) e le ultime classi della Scuola
primaria di Kelle.
L’anno scorso abbiamo avuto la grazia di intercettare i bisogni e le richieste di una piccola comunità
cristiana a 10 Km più a Sud che ci ha convinto
a sostenere i loro progetti di edilizia scolastica.
Ci aspettano i Padri di Saint Jean che operano
da 25 anni in una parrocchia sotto il campanile
del Santuario di Notre Dame di Popenguine, un
tempo visitata anche da Giovanni Paolo II. Con
questa Comunità cristiana continueremo il nostro
impegno anche nella catechesi.
A Kelle come a Popenguine, tutte le iniziativa
educative e di carattere sociale sono nelle mani
di responsabili locali, che, piano, piano, faticosamente e con tempi e modalità africane, si mettono
sulla strada di una promozione umana integrale a
favore di popolazioni che hanno sempre vissuto di
elemosine e di promesse disattese dell’ Europa.
Noi camminiamo loro vicini, certi che lo sviluppo
debba passare necessariamente attraverso loro
coscientizzazioni, sperimentazioni e responsabilizzazioni. Tentiamo con loro un sano métissage
culturale, quasi biologico, capace di levigare
l’orgoglio e l’arroganza
delle nostre differenze
spesso pretestuose,
per scoprire la ricchezza dell’incontro e lo
stupore per le piccole
- grandi cose che la vita
ci regala ogni giorno.
Più che testimoniare,
cerchiamo di essere testimoni, nutrendoci di
pazienza e di speranza
e imparando che “la ricchezza di una persona si misura dal numero delle
cose di cui può fare a meno”.
Siamo convinti di non riuscire a cambiare l’Africa,
ma certi che l’Africa sta cambiando noi e che la
soluzione dei problemi del terzo mondo (le cui
povertà sono ormai annidate anche tra le nostre
civiltà, beneficiate lungo secoli da certezze politiche e da sicurezze economiche) debba essere
promossa da quei popoli: “Salvare l’Africa con gli
africani” insisteva già con lungimiranza S. Daniele
Comboni.
Sull’esempio di migliaia di esperienze in atto nel
mondo, serbiamo nei nostri cuori, ormai vissuti e
contagiati dal mal d’Africa, di fare da apripista in
questo puntino d’Africa per continuare con altri
laici (i Missionari hanno dato abbondantemente
ed ora sembrano sotto organico…) a testimoniare
di persona i valori umani e cristiani sui cammini
di speranza percorsi dal Popolo di Dio di cui noi
tutti ci onoriamo di fare parte.
43
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Nel mio paese
Dal Centro Diurno
Nel mio paese c’è un centro speciale
Non è turistico e non è commerciale
Frequentato da mamme, nonne, sorelle
Cos’è La Vita
Che se non le controlli ne fanno di belle!
I pomeriggi alle carte possono giocare
Insieme alle amiche anche chiacchierare
E poi tutte insieme il tè sorseggiare
Cos’è la vita?
un susseguirsi di giorni,mesi,anni
in questo mondo fatto per tutti,
Trascorrono ore con tanta allegria
ci sono momenti belli e brutti
È un vero piacere stare in loro compagnia
Al Centro spesso narrano il passato
A tratti con un sorriso o un magone velato
Ma anche se la vita talvolta ha portato loro dolore
Non si sono mai stancate di regalare amore
E quando qualcuno piange e dispera
C’è chi è ricco,chi è felice,chi è povero e senza amici.
Gente che vuole la pace,altri la guerra.
terremoti improvvisi che squarciano la terra.
C’è chi si strugge dietro le sbarre.
Triste è il sorriso dei carcerati
contando gli anni che sono passati.
Ad una donna dall’età sfiorita,chiesero un dì:
“cos’è la vita?”
Le stanno vicine con una preghiera
Un oscillar di noia,fra tristezza e gioia.
Ecco son loro le nostre maestre di vita
Che tanto ci han dato ma non è ancora finita
Non solo in passato ma tanto in futuro
Quando perderai il senso della vita,
questo vuole dire
“che per te e’ finita!”
Saranno per noi un esempio sicuro
E se mi chiedete che cosa io voglio
Rispondo sicura “provare sempre questo orgoglio”.
Un grazie particolare ad altrettante donne “speciali” che
fanno si che tutto questo sia possibile, togliendo tempo
ed energie alle loro famiglie per dedicarlo alla comunità
intera di Gordona, le nostre volontarie.
Grazie di cuore (Diu van rendarè meret)
Una figlia grata
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Agnese Elisabetta Tavasci
(Ines)
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Gurdunees senza pretees,
un anno di soddisfazioni
Le tappe più significative
di questo ultimo anno
all’insegna del canto popolare
di Leda Biavaschi
Il “Coro Gurdunees senza pretees” è grato alla Biblioteca di Gordona per l’ospitalità che ci offre sul suo
giornalino, dandoci l’opportunità di far conoscere a
tutti i suoi lettori la nostra attività.
Anche quest’anno abbiamo, con tanta soddisfazione,
lavorato intensamente, cercando di venire incontro a
tutte le richieste che ci sono pervenute dalle diverse
realtà sociali, in provincia e fuori; case di riposo, feste
degli anziani, feste popolari e dalla nostra preziosa
Scuola Materna. L’accoglienza festosa che ci viene
di volta in volta riservata, così come la gioia ed il
coinvolgimento del nostro pubblico ci appagano pienamente, anzi direi di più, ci “gasano”, ci danno una
benzina super che più verde non si può. (Diciamo
verde perché, tra le tante positività che ha il canto,
necessita anche di una respirazione profonda che
massaggia ed ossigena gli organi interni!).
Siamo diventati amici dei tanti ospiti, personale e
volontari delle nostre Case di riposo, incontrando
anche gli ospiti Gordonesi, in questo caso con tanta
emozione e nostalgia da entrambe le parti. Siamo
stati invitati dalla comunità di Samolaco nella loro
festa di Paiedo, per molti di noi è stata la prima volta
che ci si recava in questo antico nucleo ben conservato, abbiamo incontrato gente generosa ed ospitale,
insieme abbiamo trascorso una bellissima giornata
su questo terrazzo che si affaccia sulla Valchiavenna.
Siamo stati anche a San Sisto (sopra Starleggia) per
l’inaugurazione della Torre Civica. Anche qui abbiamo
scoperto una valle bella, quanto la sua gente cordiale
e generosa. Abbiamo potuto godere della bellezza
del suo paesaggio; San Sisto è raccolta quasi in un
grande abbraccio dal Pizzo Quadro e di fronte ha la
maestosità del Pizzo Stella e la valle Spluga. Siamo
stati onorati di accompagnare la S. Messa con canti liturgici e poi via via la giornata coi nostri canti popolari,
lasciando San Sisto a tarda sera, con la Torre civica
illuminata che svettava sulla Valle. Molta soddisfazione abbiamo avuto anche dalla serata organizzata a
Gordona in favore dell’“Associazione Cistinosi”, dove
la nostra gente ha dimostrato interesse, sensibilità,
cuore e concretezza. Un grazie particolare a Mara
Mazzina, Presidente dell’Associazione, che ha condiviso con noi la sua esperienza, dandoci prova di
tenacia e speranza.
Grazie a tutti coloro che ci sostengono e ci aiutano.
Accogliamo con gioia nuovi coristi, noi ci troviamo
sempre il lunedì pomeriggio per le prove al Centro
Diurno di Gordona.
45
momentI
di Gordona
Novembre 2012
La partecipazione alla VII Giornata
mondiale delle famiglie
Al Campo Volo di Bresso
l’incontro emozionante
delle famiglie con Benedetto XVI
Alcune famiglie che hanno partecipato
È bastato un po’ di coraggio, qualcuno che prendesse l’iniziativa ed ecco che alle 5 del mattino
di domenica 3 giugno un pullman parte da Chiavenna, si ferma a Gordona per occupare gli ultimi
posti disponibili, e completo si avvia verso il Parco
Nord di Milano, al Campo Volo di Bresso, dove
alle 10,30 è prevista la celebrazione Eucaristica di
Papa Benedetto XVI. Alla levataccia non si sottraggono i bambini, i più piccoli già i giorni precedenti
non nascondevano l’ansia per l’attesa di “andare
a vedere il Papa”.
LO SBARCO
Prima di giungere al punto di arrivo del pullman,
c’è stata data la possibilità di intuire quanta gente
ci fosse passando, quando ancora non erano le
sette del mattino, a fianco dell’ingresso del Parco
da cui avremmo dovuto entrare anche noi. Un serpentone di persone senza soluzione di continuità
si riversava nel verde delle piante che limitano
il parco che, non conoscendone le dimensioni,
scomparendo sembrava andassero a riempire
chissà quale voragine.
La tentazione di tutti è stata di fermare il pullman
per farci scaricare lì, così da poter guadagnare
posti migliori e soprattutto evitare i tre chilometri
a piedi che ci erano stati promessi. Ma è bastato
guardare fuori dal finestrino e vedere lo schieramento delle forze dell’ordine e dei volontari, che
avevano bloccato tutte le vie nella zona, per farci
tenere dentro di noi quel desiderio e rassegnarci a
farci condurre a Sesto Marelli dove è stato fissato
dall’organizzazione il nostro sbarco.
IL CAMMINO
Il percorso a piedi che ci ha condotto al Parco non
è stato il più breve, ma nelle scelte organizzative
ha sicuramente pesato la necessità di diluire il più
possibile la massa di persone che giungeva per
la celebrazione. Emozionante percorrere le vie
della periferia milanese con altre famiglie giunte da
località diverse, con famiglie affacciate ai balconi
di casa (alcune ancora in pigiama), probabilmente
46
svegliate dal vociare inusuale per una mattina
domenicale, oppure sorprese all’alba dal suono di
una banda che in un punto del percorso accoglieva
i pellegrini, stimolando, ammesso che ce ne fosse
stato ancora bisogno, la ripresa dei sensi. Quando
alla fine, dopo circa un’ora di cammino, abbiamo
fatto il nostro ingresso sulla spianata del Campo
Volo di Bresso, le sensazioni avute durante il passaggio del nostro pullman davanti all’ingresso del
Parco, si sono materializzate nella folla che ormai
occupava più della metà del Campo. L’altare era
davanti a noi a forse un chilometro e per quanto
grandi le sue dimensioni ci erano restituite senza
particolari entusiasmi, forse un po’ delusi di non
riuscirne a cogliere la reale consistenza. Trascinati
e imbucati nel settore 32, all’inizio abbiamo tentato
di studiare strategie alternative per poter giungere
più vicini a quel palco ma poi, sopraffatti dall’afflusso, ci siamo dati consapevoli che sarebbe stato
molto meglio a quel punto mantenere le posizioni.
Così, formando un cerchio tra di noi, ci siamo presi
lo spazio vitale per prepararci ad assistere con i
bambini alla Santa Messa.
IL PAPA
Poco dopo le 9,30 il maxi schermo di fronte a noi
trasmette l’immagine del Papa che a bordo della
“papamobile” inizia a percorrere il viale che dal
palco discende attraversando nel mezzo l’intera
spianata. Chi li ha prende sulle spalle i propri figli
e chi non li ha si offre ad alzare i bambini che non
trovano libere le spalle dei propri genitori. Con un
occhio allo schermo si cerca di leggere il punto
in cui si trova il Papa prendendo come riferimenti
bandiere e striscioni che nel frattempo si sono
alzati. Anche noi abbiamo il nostro (pensato e realizzato dalle famiglie di Gordona): “SI FAMILY… SI
PARTY!”, firmato Valchiavenna con un cuore e le
impronte di mani che, nelle dimensioni, richiamano
i componenti di una famiglia. Quando finalmente il
Papa passa nel punto più vicino a noi, ci separano
una cinquantina di metri colmi di persone festanti
che ci negano qualsiasi visuale. Riusciamo solo a
trasmettere ai bimbi sulle nostre spalle l’idea che
dove c’è quel tetto bianco che taglia la folla, lì c’è
il Papa, ed è già un’emozione.
LA MESSA
Quando inizia la celebrazione, la confusione vissuta nel mantenere gli spazi conquistati improvvisamente svanisce. Seduti sull’erba ci scopriamo a
momentI
di Gordona
Novembre 2012
condividere nel silenzio l‘evento. Intorno a noi, le
persone da cui cinque minuti prima quasi ci difendevamo, appaiono ora nell’autentica dimensione:
un infinita moltitudine di famiglie che si estende
oltre i confini del Campo Volo di Bresso, fino ad
occupare la collinetta che fa da cornice. Nulla più
si sente se non la voce del Papa che con l’atto
penitenziale avvia il Rito.
Nell’omelia il Santo Padre parte dalla famiglia
come espressione della Santissima Trinità che
nell’unione tra uomo e donna, creati a Sua immagine e somiglianza (Gen. 1,27-28), sono testimoni
dell’amore vissuto. Vivendo con pari dignità, ma
anche con proprie e complementari caratteristiche
il dono di essere l’uno per l’altro, valorizzandosi
reciprocamente e realizzando una comunione di
amore e di vita. L’esortazione del Papa agli sposi
è nel vivere il matrimonio con la consapevolezza di
essersi donati la vita intera. Che l’amore è fecondo
perché in esso si realizza il bene l’uno dell’altro,
sperimentando la gioia del ricevere e del dare. Il
vissuto familiare è la prima insostituibile scuola
delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la
gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà,
la cooperazione. L’impegno degli sposi è di avere
cura dei figli, trasmettendo loro, con serenità e
fiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede,
prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle
fragilità. Ma ha anche richiamato i figli, a mantenere sempre un profondo affetto e una premurosa
cura verso i genitori, ed esortandoli a cogliere
l’opportunità di crescere nell’amore attraverso
le relazioni tra fratelli e sorelle. Rivolgendosi di
nuovo agli sposi, il Papa ha riconosciuto che la
vocazione matrimoniale non è facile da vivere,
specialmente oggi, ma ha voluto sottolineare
che quella dell’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può trasformare il mondo.
Con coraggio vanno percorse le vie per crescere
nell’amore: mantenere un costante rapporto con
Dio e partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il
dialogo, rispettare il punto di vista dell’altro, essere
pronti al servizio, essere pazienti con i difetti altrui,
saper perdonare e chiedere perdono, superare
con intelligenza e umiltà gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti
alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili
nella società civile. Un incoraggiamento particolare
Benedetto XVI l’ha rivolto ai separati e a tutte le
esperienze matrimoniali segnate dal fallimento. A
loro ha chiesto di rimanere uniti alle proprie comunità e nello stesso tempo ha responsabilizzato le
diocesi affinché si realizzino adeguate iniziative di
accoglienza e vicinanza.
LA FESTA
Un richiamo importante è stato fatto anche al
mondo economico in cui spesso prevale una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione
e del mercato. Il progetto di Dio, ha continuato il
Papa, e la stessa esperienza mostrano, però, che
non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del
massimo profitto quella che può concorrere ad
uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad
edificare una società più giusta, perché porta con
sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze,
degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio
nelle famiglie. Anzi, la mentalità utilitaristica tende
ad estendersi anche alle relazioni interpersonali
e familiari, riducendole a convergenze precarie e
minando la solidità sociale.
Inoltre, prendendo spunto da Gen. 2,2-3, il giorno
del riposo di Dio, il Papa, ha ribadito il valore della
festa. Ricordando che per i cristiani la domenica
è il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità,
amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nel quale
vivere insieme il senso della festa, dell’incontro,
della condivisione, anche nella partecipazione alla
Santa Messa.
Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un
armonico equilibrio. Ha concluso il Papa: armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia,
la professione e la maternità, il lavoro e la festa, è
importante per costruire società dal volto umano.
In questo occorre privilegiare sempre la logica
dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima
costruisce, la seconda finisce per distruggere.
Il momento di silenzio che è seguito alle parole del
Papa è sembrato a tutti surreale. Neppure nelle
nostre chiese si potrebbe immaginare una tale
assenza di qualsiasi rumore, eppure un milione di
fedeli, tra cui tantissimi bambini, riempiva quella
immensa chiesa a cielo aperto.
IL RIENTRO
Finita la celebrazione con la benedizione Urbi
et Orbi, i ringraziamenti e i saluti accompagnati
dall’entusiasmo dei partecipanti, dopo aver pranzato al sacco, siamo ritornati al pullman per far
rientro in Valle. Non abbiamo avuto la possibilità
di avvicinarci al Papa, si può dire che ci è stato
concesso di percepire la consistenza della sua
presenza, ma ciò che abbiamo certamente vissuto è una giornata condivisa con tante famiglie in
cammino con noi, non siamo soli!
Un ultima nota. La mattina siamo saliti sul pullman mentre qualche goccia di pioggia iniziava a
scendere. A Milano, mentre ci arrivavano notizie
che a casa stava piovendo, ci è stato regalato un
cielo nuvoloso senz’acqua, il sole è rimasto sopra
le nubi e l’aria solo in qualche momento si è fatta
leggermente afosa, facendoci immaginare cosa si
sarebbe dovuto sopportare in caso di cielo sereno.
Al ritorno, siamo scesi dal pullman senza dover
aprire gli ombrelli e una volta giunti dentro casa ha
iniziato a piovere senza più smettere… Nessuno
può negare che sia un “segno” del cielo, ciascuno
è libero di scegliere di quale “cielo”!
Prossimo appuntamento con la giornata mondiale
delle famiglie: Philadelphia 2015.
47
momentI
di Gordona
Novembre 2012
A Gordona
“il cinema incontra la famiglia”
Una rassegna cinematografica
organizzata dalla Parrocchia
di Gordona e aperta
a tutto il Vicariato per favorire
una riflessione sui temi della
famiglia, della festa e del lavoro.
Gli organizzatori
Dall’11 febbraio al 28 aprile, presso il salone
dell’oratorio di Gordona si è tenuta una rassegna cinematografica organizzata dalla Parrocchia di Gordona e aperta
a tutto il Vicariato, dove
si è offerta la possibilità
di vedere alcuni tra i film
proposti nell’ambito del
VII Incontro Mondiale
delle Famiglie (tenutasi
a Milano dal 30 maggio
al 3 giugno) per favorire
una riflessione sul tema:
famiglia, festa e lavoro.
Il sabato, con una cadenza quindicinale, si è vissuto un momento di incontro piacevole tra famiglie
condividendo, attraverso
il cinema, delle riflessioni
su temi importanti presentati, a volte, con ironia.
Con il titolo “il cinema incontra la famiglia” la
rassegna ha proposto, i seguenti film:
“io sono con te” - regia G. Chiesa
“american life” - regia S. Mendes
“la prima stella” - regia L. Jean-Baptiste
“la nostra vita” - regia D. Luchetti
“another year” - regia M. Leigh
“the tree of life” - regia T. Malick
48
La scelta di proporre la partecipazione all’intera
famiglia si è potuta realizzare iniziando le proiezioni alle ore 19,00 ed inserendo nell’intervallo un
buffet, preparato con il contributo di ciascuno dei
presenti che ha portato da casa proprie specialità,
favorendo un clima conviviale. Anche i bambini
hanno trovato accoglienza grazie ad un programma pensato per loro: con un po’ di animazione
e la visione di un film si sono entusiasmati alla
partecipazione di queste serate.
Ognuno, sentendosi a proprio agio, ha potuto
esprimersi liberamente nel breve dibattito finale
che seguiva la proiezione. Gli interventi sono
sempre stati motivo di approfondimento e lo
scambio interpersonale ha segnalato l’importanza e l’esigenza di avere occasioni in cui discutere
su argomenti che, per quanto sentiamo vicini,
spesso facciamo fatica ad affrontare nonostante
incidono profondamente sul nostro quotidiano.
Senza sforare sull’orario delle 22,00 le serate si
concludevano con la collaborazione di tutti nel
riordino e pulizia del salone, regalando un’ altro
momento di familiarità.
La partecipazione non è stata da grandi numeri,
ma ha confortato il crescendo dei partecipanti.
Da tutti poi è nato l’appello di rinnovare l’appuntamento con cadenza mensile nel prossimo futuro,
riproponendo la partecipazione a famiglie, single,
fidanzati, credenti e non… in questo assicuriamo
l’impegno pensando ad una nuova edizione, con
la disponibilità di Don Enea che ha creduto in
questa iniziativa al di là di qualsiasi ritorno.
Come famiglie, per questa proposta e per altre
che si potrebbero organizzare, ci piacerebbe incontrare i giovani e tutti coloro che, a prescindere
dall’appartenenza a gruppi ed associazioni, credono che i diversi percorsi si possano incrociare,
trovando un sostegno reciproco nelle differenti
iniziative, senza per questo pregiudicare il cammino e le autonomie di ciascuno, ma favorendo
una collaborazione che ci saldi nell’appartenenza
ad un’unica comunità.
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Alba, ora ti conosco
L’esperienza di un familiare di un
malato di demenza cerebrale.
di M. B.
Circa tre anni fa mi ritrovai a scrivere, a conclusione di un corso per ausiliari socio assistenziali,
una tesina su una delle malattie più ricorrenti che
colpiscono le persone in età avanzata. Scelsi il
tema della demenza, con tutte le sue sfaccettature, considerando i casi con i quali mi dovevo
confrontare in ambito lavorativo.
Certo non immaginavo che questo potesse un
giorno riguardarmi da vicino, e che la mia preparazione ‘tecnica’ non si sarebbe rivelata adeguata nell’affrontare la malattia di un mio caro.
La parte più difficile, l’ostacolo imprevisto, con
cui mi sono dovuta confrontare è stata la mia
reticenza a voler riconoscere ed accettare di
dovermi rapportare in maniera nuova con una
persona verso la quale nutrivo stima e fiducia
oltre all’affetto e che mi aiutava nella gestione
quotidiana della famiglia.
C’è un tempo che passa tra l’inizio della malattia
e la sua diagnosi ed è nell’arco di questo periodo
che si rompono quegli equilibri consolidati negli
anni di convivenza e si cominciano a nutrire
sentimenti negativi: impazienza, diffidenza, sospetto, disorientamento. Le routine più semplici
e scontate non esistono più.
Mi sono trovata per forza maggiore a dovermi
riorganizzare le giornate, rinunciando a tutte
quelle attività extralavorative che mi davano
gioia e soddisfazione.
Lo scorso anno avevo intuito che qualcosa di
strano si manifestava in maniera impercettibile
nel comportamento di colei che per semplicità
chiamerò Alba, come l’inizio di un nuovo giorno.
Se uno soffre il mal di denti va dal dentista e
nessuno giudica questo, se hai dei malesseri
vai dal medico di base che ti prescrive le cure,
ma quando si avvertono ansia e disperazione
incontrollabili ci si nasconde invece di chiedere aiuto. La parola ‘psichiatra’ produce ancora
paura e pregiudizio!
Ci sono voluti nove mesi per potermi convincere, e poi gli altri miei familiari, che il problema
c’era e da questo punto dovevamo ripartire. Non
so perchè ci sia voluto tutto questo tempo per
comprendere, ma a volte temo sia stato il non
volere accettare per non dover ammettere di
aver bisogno di aiuto.
Oggi posso dire che è solo rivolgendosi a chi
conosce queste problematiche che si possono
affrontare in maniera adeguata, e con i dovuti
supporti che le strutture asl e le cooperative
sociali sono in grado di fornire, le malattie degenerative della terza età. Il medico geriatria ci
ha accolto con estrema professionalità e competenza, per me e i miei familiari è stato importante
poter essere ascoltati.
Ora posso prendermi cura di Alba in maniera
nuova, con la tenerezza e con tutte le premure
che la sua nuova condizione richiede.
Riceviamo molte visite e telefonate e grazie a
questa solidarietà non ci sentiamo mai soli. La
comunità è presente con il suo prezioso sostegno morale!
In Italia i soggetti con demenza sono circa
600-800 mila e rappresentano il 50 per cento degli ospiti delle Residenze Sanitarie per
Anziani (la demenza è qui la prima causa
di istituzionalizzazione). Nel nostro stato la
demenza senile è in continuo aumento e
secondo uno studio del Consiglio Nazionale
delle Ricerche pubblicato sul Journal of the
American Geriatrics Society ogni anno si
riscontrano 150 mila nuovi casi; tra questi
80 mila sono affetti da Morbo di Alzheimer e
40 mila da demenza vascolare. Si suppone
l’emergere di 200 mila nuovi casi entro il 2020
in mancanza di interventi significativi.
Chi fosse interessato alla mia ricerca può richiederne una copia in visione tramite la biblioteca.
49
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Una comunità in lutto
e attonita...
ma che ricerca la speranza
Tutte le nostre famiglie hanno una particolare
dire perdere un figlio) dia a loro la speranza
considerazione dei figli, li considerano i loro
e la forza di trovare le ragioni per continuare
autentici Tesori più preziosi; la vera ricchezza
ad avere fiducia in se stessi, nella vita, nel
che dà senso alla loro vita. Sanno che per
futuro e nella vita eterna alla quale tutti sia-
i figli si fa qualsiasi sacrificio, anche il più
mo chiamati. Sono questi i momenti che ci
difficile: la vita.
svelano da una parte la nostra situazione di
È un valore radicato profondamente
fragilità, ma dall’altra la forza e la speranza
nell’esperienza umana delle nostre famiglie
che nasce dall’amore vero. GRAZIE a quei
al punto che diventa il cardine della vita dei
genitori che continuano ad amare e che non
genitori. Tutto ruota sull’impegno di dare ai
si sentono sconfitti da una grave perdita del
figli una vita umana dignitosa e se possibile
figlio, ma coltivano la loro speranza di incon-
serena.
trarli, vittoriosi e gioiosi, nella gioia promessa
È questo il motivo per cui ogni famiglia riceve
dal Signore. Dove tutti saremo riuniti insieme
un colpo al cuore quando un figlio perde la
per partecipare alla gioia eterna, nell’amore
vita. Si rimane attoniti, storditi, muti, incapaci
che nulla potrà mai distruggere per sempre.
di credere che ciò sia avvenuto. Scende il
silenzio su tutto il paese. Le campane che
In memoria dei nostri giovani Fedele e
di solito annunciano speranza diventano, in
Alessandro.
queste occasioni, suono lento, cupo, grave.
Una famiglia diventa il centro delle nostre
preoccupazioni, del nostro affetto, del nostro
essere vicini. C’è uno sforzo, soprattutto per
le famiglie già toccate da tali eventi, a essere
vicini, a cercare le parole che non possono
guarire la ferita causata dalla grave perdita
del figlio.
Nasce in ciascuno una particolare stima nei
confronti di quei genitori che ogni giorno vediamo fare visita al loro figlio nel luogo della
speranza e che vivono in mezzo a noi con
grande dignità umana ma con un peso che
il tempo non cancellerà mai. E scaturisce dal
cuore attenzione per loro e preghiere perché
il Signore e la Madonna (che sa cosa vuol
50
momentI
di Gordona
Novembre 2012
Dati anagrafici 2011
Matrimoni
Nati
Laura Micheroli e Gionny Mazzina
Chiavenna 19.02.2011
Federica Vallarelli e Giovanni Bonafè
Gordona 27.08.2011
Lisa Masetti e Isaia Dell’Anna
Colico 30.04.2011
Jessica Curti e Matteo Battistessa
Gordona 17.09.2011
Luana Capelli e Mattia Del Grosso
Gordona 07.05.2011
Alice Ravo ed Emanuele Del Grosso
Gordona 24.09.2011
Marleni Gianatti e Cristian Tavasci
21.05.2011
Chetj Callegari e Maurizio Bennardo
Gordona 01.10.2011
Federica Battistessa e Claudio Ferraro
Gordona 10.06.2011
Sabrina Gadeschi e Luca Simone Lopomo
Gordona 01.10.2011
Pietro Gatti
18.01.2011
Luca Burbello
21.02.2011
Vittorio Fogliada
06.03.2011
Alice Capelli
20.03.2011
Matilde Gelmi
18.04.2011
Cecilia Ferrè
19.04.2011
Francesco Tabacchi
28.04.2011
Morti
Luigina Balatti
14.04.1955 – 05.01.2011
Simone Scaramellini
12.07.2011 – 13.07.2011
Edvige Fogliada
20.10.1917 – 27.01.2011
Cleofe Tabacchini
01.05.1927 – 15.07.2011
Pietro Da Ponte
26.09.1937 – 19.04.2011
Giovannina Cifelli
17.08.1931 – 15.08.2011
Agnese Elisa Tavasci
02.07.1938 – 21.04.2011
Bruno Tavasci
04.03.1954 – 03.09.2011
Maria Ada Pedretti
10.07.1951 – 24.05.2011
Angela Battistessa
16.10.1916 – 01.11.2011
Ugo Tabacchi
04.06.1933 – 01.07.2011
Marcello De Stefani
07.05.2011
Filippo Fogliada
10.05.2011
Lorenzo De Agostini
04.06.2011
Federico De Giambattista
19.06.2011
Caterina Pedrana
19.06.2011
Ian Guinzani
21.07.2011
Lara Moraschinelli
25.07.2011
Vanessa Cicolari
02.08.2011
Ilaria Guglielmana
08.08.2011
Popolazione
Popolazione a inizio 2011: 905 maschi + 936 femmine
Totale 1841 (736 famiglie)
Christian Mazzina
13.08.2011
Enea Gelmi
06.10.2011
Marta Mastai
18.10.2011
Differenza tra nati e morti nel 2011: 14 (11 maschi e 3 femmine)
Alida Tavasci
12.11.2011
Differenza tra immigrati ed emigrati: 22 (6 maschi e 16 femmine)
Eleonora Tavasci
17.11.2011
Incremento: 36 (17 maschi e 19 femmine)
Popolazione a fine 2011: 922 maschi + 955 femmine
Totale 1877 (748 famiglie)
Gioele Pasini
24.12.2011
Matteo Pasini
24.12.2011
Sebastiano Pedroni
29.12.2011
51
Momenti di Gordona
ringrazia per il sostegno
GRAFICA E STAMPA
LITO POLARIS - SONDRIO
Novembre 2012