Bolle di Sapone AnnoXVII N2 - Istituto Nievo

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Bolle di Sapone AnnoXVII N2 - Istituto Nievo
1
Anno XVII- N° 2
GIORNALINO della Scuola Media “NIEVO-MATTEOTTI” plesso di C.so Sicilia, 40 TORINO
Scrivere che
passione: racconti,
tante poesie e due
nuovi romanzi.
La Storia ci insegna e
l’Arte ci appassiona!
Vita di scuola: premi per i
consueti successi sportivi e per i
Buoni Cittadini
Cari amici di
Lingue: non solo inglese, ma
anche francese e spagnolo!
Bolle di Sapone,
dopo sei anni, questo è l’ultimo numero da me coordinato. Un nuovo, impegnativo incarico mi
attende per il prossimo anno scolastico ed è con rammarico che devo rinunciare al gradito
compito di gestire questo giornalino. Continuerò però a collaborare con i miei ragazzi,
mentre con i colleghi stiamo studiando le modalità migliori per rendere questo strumento
sempre più completo ed accattivante. Oltre tutto il prossimo anno il nostro giornale “diventa
maggiorenne!”. Quindi continuate a seguirlo con la consueta passione: solo collaborando tutti
insieme potrà ulteriormente migliorare, ma bisogna insistere: ci vogliono sempre più ragazzi
che scrivono, docenti che “fanno scrivere”, genitori che collaborano e…tanti lettori!
Buon proseguimento, quindi. Con un grazie particolare a Viviana, per anni “compagna di
avventure” , alle fantastiche Maria Clotilde ed Enza che si occupano della stampa, alla
mamma Simona che lo rende adatto al web. Più che mai, abbiamo bisogno del contributo di
tutti. Scrivete… e continuate a leggerci!
Claudia
NUMERO SPECIALE: 90 PAGINE!!
1
buon citta
adino
o?
Un b
o lo cono
osco!
Io
Si è tenuta venerdì 19 aprile 2013 alle ore 10
0 nell’aula
a magna deel plesso Matteotti
M
laa
premiazionne della quuarta edizione del conncorso organ
nizzato in collaboraziione tra il Comune dii
Torino e laa Circoscrizzione N.8, gestito dalla redazione del giornaliino scolasticco “Bolle di Sapone”.
Alla ppremiazionee sono inteervenuti perr il Comune di Toriino, il Pressidente dell Consiglioo
Comunale ing. Giovaanni Maria Ferraris,
F
perr la Circosccrizione 8 laa responsabbile della co
ommissionee
cultura Paaola Parmenntola, per il Corpo ddi Polizia Municipale
M
rappresenttanti della sede dellaa
Circoscriziione 8, per la scuola ill Dirigente Scolastico,, dott. M.M
M.Capellino,, la dott. An
nna Peirettii
Vanzini e lla prof. Clauudia Bocca responsabilli del conco
orso.
Giuunto alla quuarta edizio
one, il conccorso si pro
opone come una indag
agine per sttimolare glii
alunni a cconoscere del
d proprio territorio quegli asp
petti positiv
vi che moltto spesso “non
“
fannoo
notizia”, nnell’ambito dell’ampio
d
ed articolatto progetto di educazio
one alla citttadinanza, alla
a legalitàà
ed alla soccialità portaato avanti da anni daall’istituto scolastico.
s
Sono
S
state ben 42 qu
uest’anno lee
segnalazionni presentaate dagli allunni che ffrequentano
o le classi prime
p
alla rredazione del
d giornalee
“Bolle di S
Sapone”; cii hanno raccontato la sstoria di un
na persona che
c a loro pparere si è comportataa
davvero daa buon cittaadino, una persona
p
chee si è distin
nta per le su
ue azioni poositive e disinteressatee
verso il proossimo, dim
mostrando di
d aver comppreso comee le idee di “regola” e ddi “rispetto” siano allaa
base della nnostra socieetà.
"Fotto La Stampa-Reporter's
s"
Conn la collaboorazione dell Presidentee Ferraris tu
utti i ragazzii che si sonoo impegnatii a rifletteree
e a scriverre su questto tema, haanno ricevuuto una pub
bblicazionee edita dal Comune ch
he, proprioo
nell’imminnenza del 25
2 aprile, ricorda
r
le vittime leg
gate agli sccioperi del 1944, non
nché alcunee
pubblicaziooni sul Pallazzo comu
unale e picccoli doni. Alla
A manifeestazione haanno parteccipato variee
classi con i rispettivi docenti,
d
tuttte le personee segnalate nei testi riccevuti e mollti genitori.
Inooltre per quuesta nuovaa edizione ll’Agenzia Pubblicitari
P
ia “Atmosfe
fera” ha graatuitamentee
creato un simpaticoo logo chee d’ora in poi comp
parirà su tutto il m
materiale reelativo allaa
manifestazzione.
I trre alunni autori
a
dellee migliori ssegnalazion
ni, Aurora Sanmartinno, Edoardo Piazza,,
Pietro Rissso, hanno ricevuto
r
ino
oltre un buoono da 50 eu
uro da spen
ndere in unaa libreria deel quartiere,,
in libri di nnarrativa per le vacanzee o in testi pper il prossimo anno sccolastico.
Lee persone seegnalate neii testi scelti per la prem
miazione (L
Luciano Meerli, Aldo Pidello
P
e laa
orso della manifestazio
m
one hanno ricevuto
r
unn
signora Agnese Zagoo, nonna materna di Piietro) nel co
attestato dii “Buon Citttadino”, il distintivo
d
deella città ap
ppuntato loro dal Presiddente Ferrarris e, comee
è ormai traadizione, haanno lasciaato la loro “iimpronta” per
p ricordare quanto abbbiano lasciato il segnoo
con il loro comportam
mento.
"Fotto La Stampa-Reporter's
s"
Viincitorii del con
ncorso ““Un bu
uon citta
adino? IIo lo co
onosco”
E
Edizionee 2013
- A
Aurora San
nmartino, della
d
classee I C, ha in
ndicato com
me Buon Ciittadino “un
na personaa
tanto speciale quantoo rispettosa di sé, della
la sua famig
glia, degli altri e dell ’ambiente. Ha sempree
o e generossità. Sul possto di lavorro è sempree stato ligio
o al proprioo
affrontato la vita con entusiasmo
spettato i su
uperiori e aiiutato chi aveva
a
bisogn
no. Capacee di fare miille lavori e
dovere, haa sempre risp
ntelligenza e spirito di iniziativa è riuscita, e
adattarsi aad ogni situuazione, è una personaa che con in
ancora ogg
ggi riesce, a trovare il
i modo di aaggiustare cose apparrentemente inservibili e costruiree
attrezzaturre ingegnose. Un buon cittadino pperché non si è mai da
ato per vintoo, non ha mai
m preso laa
strada più comoda ma,
m davantti a difficolltà, incertezzze e proba
abilità di noon farcela, ha sempree
lavorato soodo e con grande
g
serenità. Un buuon cittadin
no perché ra
appresenta la generaziione che haa
ricostruito l’Italia disstrutta dallla guerra, aaffrontando
o sacrifici e rinunce nnon per un tornacontoo
personale ma per il bene
b
comune. Rappressenta lo spirito d’inizia
ativa di chi non avend
do niente haa
d tutti. Rapppresenta l’o
onestà e la rettitudine
r
ddi chi quotid
dianamentee
contribuitoo a costruiree il futuro di
ha sempre svolto il prroprio dovere e rispetttato le rego
ole anche see non eranoo gradite. Rappresenta
R
a
un esempioo di vita sem
mplice e pu
ulita di chi nnon getta viia ma aggiu
usta, di chi non cerca lontano maa
apprezza cciò che ha vicino,
v
di chi
c vede il bbicchiere mezzo
m
pieno e non mezzzo vuoto. Ama
A
le cosee
semplici e sa rendernne partecipii gli altri. D
Da lui si imp
mpara anchee che tutto qquello che ha davveroo
valore nellla vita, non lo si ottienee mai per laa via più faccile. Credo, aggiunge A
Aurora, chee se i nostrii
politici aveessero anchhe solo una
a parte del suo modo di essere, vivremmo iin condizion
ni migliori.
Sicuramennte è un esem
mpio di vita
a da seguiree: il suo essere specialee sta propriio nella sua
a normalità.
Questo e’ L
Luciano Merli,
M
il mio vicino
v
di caasa.”
"Fotto La Stampa
a-Reporter's"
-
Edoardo Piazzza, della classe I B
B, ci ha paarlato di un
n signore ttorinese og
ggi più chee
ottaantenne chee secondo lu
ui può rapprresentare un
n modello di
d Buon Citttadino per lee scelte chee
ha fatto nella sua
s vita. “In
nfatti già daa giovane avveva deciso di dedicaree agli altri tutto quelloo
chee poteva, noon solo in fatto
f
di solldi, ma ancche di tempo, di idee e di azioni. Una voltaa
spoosato e avuuti 5 figli, faceva
f
con loro una vita
v molto modesta
m
beenché il suo
o lavoro loo
renndesse moltto ricco : in
nfatti posseedeva un’im
mpresa che rendeva taanti soldi. Ma
M non glii
basstava dare ai poveri tutto quelloo che rispa
armiava app
punto con una vita modesta
m
(lee
vaccanza con i bambini in roulotte, i vvestiti passa
ati dal più grande
g
al piiù piccolo, i pranzi e lee
cenne senza cibbi costosi) perché
p
a 50 anni ebbe una
u crisi. In
nfatti avevaa conosciuto
o Don Luigii
Ciootti, fondatoore del Grup
ppo Abele, che lo amm
mirava come uomo e aanche come industrialee
chee faceva anndare molto
o bene la ssua fabbricca trattando
o generosaamente gli operai.
o
Luii
acccettò dedicaando al Grup
ppo tutto il suo tempo libero, ma era
e talmentte bravo chee a un certoo
punnto Don Ciotti gli chieese di entraare a tempo
o pieno. Qu
uesto signifficava abba
andonare laa
fabbbrica e nonn guadagnare più: ma aveva la reesponsabilità
à della sua ffamiglia. Così
C radunòò
mogglie e figli e chiese see erano d’aaccordo ad approvare quella sua scelta che significavaa
perr tutti divenntare quasi poveri.
p
La moglie e i figli
f
non essitarono: peer permettere al padree
unaa scelta chee loro cond
dividevano, rinunciaro
ono a diverttimenti, mootorini, viag
ggi e vestitii
nonn solo senzaa farglielo pesare,
p
ma anche lavo
orando un poco
p
loro sttessi al Gru
uppo Abele.
Da quel momeento dedicò tutta la suaa capacità al
a recupero dei tossicoodipendenti raccolti daa
Donn Ciotti perrché come lui
l era convvinto che il mezzo miglliore fosse iil lavoro. Così
C mise suu
un laboratorioo di falegna
ameria che chiamo “M
Mastro Gepp
petto” dovee i giovani imparavano
i
o
a laavorare il leegno per fa
abbricare paanchine, alttalene, giocchi per bam
mbini, fiorierre eccetera,
proodotti eranoo fati così bene che iil sindaco di
d Torino ne
n commisssionò moltissimi per i
parrchi della ciittà. Sono pa
assati trentt’anni e Ald
do Pidello sii dedica anccora al benee degli altrii
da buon cittaddino”
o
"Foto L a Stampa-Reporter's"
-
Pieetro Risso della
d
classee I E, ci haa raccontato
o: “Il tragittto dalla miia abitazion
ne alla miaa
scuuola è imbraattato di esscrementi ddi animali , di mozzico
oni di sigareette, di cartacce: è unn
cam
mmino ad ostacoli!
o
Ineevitabilmen te, quando mi capita di
d notare ciiò, mi risuo
onano nellaa
mennte le paroole della miia nonna m
materna: “A
Anche la strrada è casaa nostra e pertanto
p
vaa
lascciata pulitaa”. La mia nonna, ha vvissuto e viive tuttora la sua vita, come io crredo debbaa
viveerla un buoon cittadino,, ossia avenndo a cuoree non soltan
nto la proprria famiglia,, la propriaa
cassa, bensì la strada, il proprio
p
qua rtiere e a cerchi
c
conceentrici, il m
mondo intero
o. Infatti finn
da quando eraa una giova
ane scout si è sempre im
mpegnata nel
n fare suoo il motto dii B. Powell,
osssia quello di
d lasciare ill mondo miigliore rispeetto a quello che si è ttrovato. E’ stata attivaa
su tanti fronti:: nelle cucin
ne da camppo a Firenze durante l’alluvione ddel 1966, in
n via Artom
m
conn i bambini degli emigrrati che dall Sud si erano trasferitti a Torino pper lavorarre alla Fiat.
E ppoi giovane sposa ha fa
atto sì che lee pareti dellla sua casa
a diventasseero di gomm
ma, pronte a
dilaatarsi per far
fa posto a ragazzi
r
in di
difficoltà, siccché oltre ch
he per le suue due figliee naturali, è
diventata mam
mma di duee ragazze prrese in affid
damento. E’
E inoltre paartita da ca
asa sua nell
n
per il premio Nobel
N
per la
a pace all’iindigena gu
uatemaltecaa
19992, la richieesta della nomina
Riggoberta Mennchù. Lei è un esempioo per tutti no
oi di impegn
no, di dedizzione e di on
nestà, è unaa
donnna instanccabile che continua
c
am
muovere le montagne, e grazie a lei per mee e per tuttii
colloro che la conoscono il mondo è un arcob
baleno di co
olori.” Eccoo la nonna materna dii
Pieetro, la signoora Agnese Zago.

"Fo
oto La Stamp
pa-Reporter's
s"
Vorremmo poi parlare della nonna di Fabiana Savelli, della I G, capace di impedire uno
scippo urlando, nonostante sia fifona. Fabiana ci dice che “sicuramente ci sono al mondo persone
come o più buone di lei, ma per me è la migliore cittadina. Da mia nonna sicuramente ho imparato
che non bisogna pensare a se stessi ma anche agli altri” Emma Giaccone, della I C, ci ha invece
detto che “Il buon cittadino è innanzitutto colui che sa che per poter convivere bene con le altre
persone deve rispettare i diritti degli altri, che rispetta il patrimonio comune come se fosse un suo
bene privato. Rispetta l’ambiente, raccoglie i bisogni degli animali, fa la raccolta differenziata, non
butta cartacce per terra e non spreca le risorse naturali come l’acqua. Rispetta tutti i beni comuni,
le leggi, in Italia la Costituzione, osserva i codici stradali e tiene comportamenti civili. E’ una
persona che offre il suo tempo al volontariato e che sui mezzi pubblici cede il posto a sedere a chi
ne ha bisogno. E’ colui che insegna ai suoi figli le buone nozioni per diventare buon cittadino in
modo che anche i giovani comprendano la necessità di comportarsi bene per vivere meglio.” Lei sa
tutto questo perché glielo ha insegnato suo padre Pierfranco.
Una buona cittadina è anche la signora Nella Mercurio, segnalata da Matteo Bagetta, della I
C, perché ha saputo fare qualcosa per bambini che avevano bisogno di una famiglia, diventando
madre affidataria. Buon cittadino è il nonno Germano, che a Giulio Abbate della I B ha insegnato
che “Il sole mangia le ore, perché il tempo passa e non va sprecato”.Nonna Madda, di Ginevra
Consonni, della IC, è una buona cittadina “semplicemente perché non infrange mai una regola, ma
proprio mai, in nessuna circostanza, neppure la più banale, mai, neppure per sbaglio. In ogni
ambito della vita quotidiana si comporta sempre in modo ligio e corretto”. Carlotta Masetti, della
I E, ci ha presentato invece un esempio significativo di come agire bene significhi innanzi tutto
muoversi insieme per il bene comune: le Mamme del Borgo che preparano merende ma sono anche
riuscite a coinvolgere tutti i bambini di Borgo San Pietro nelle celebrazioni per i 150 anni
dell’Unità. Anche qui a scuola abbiamo buoni cittadini: la prof. Di Mezza è stata segnalata da
Maria Luisa Grometto della I E per il suo ormai celebre mercatino della solidarietà, così
complesso da organizzare.
Sono state tante le segnalazioni di genitori e parenti: ricordiamo tra gli altri il 24enne fratello
di Diana Campanella, della I A, che le ricorda sempre “Chiudi il rubinetto dell’acqua quando ti
lavi i denti!”, “Non avanzare il cibo!” oppure “Spegni la luce in corridoio!” e che utilizza sempre il
servizio di “Bike Sharing”.
Molti ragazzi ci hanno presentato figure che operano nel volontariato: sono uomini e
donne che affiancano alla propria professione, spesso già legata al sociale come insegnanti, medici,
paramedici o giovani studenti, un serio impegno volontario in associazioni piccole e grandi.
Volontari che sono sempre più indispensabili in questa nostra società così complessa e così in
difficoltà. Un grazie a tutti loro, soprattutto ai numerosi genitori che insegnano con l’esempio nel
volontariato ai nostri ragazzi quanto sia importante agire nel sociale.
Ricordiamo tra gli altri il luminoso esempio del dottor Giuseppe Meo, che non è più tra noi,
segnalato da un gruppo di alunni della IC e della IH, la signora Annacristina Vittozzi tra l’ospedale
infantile e l’Africa, la dottoressa Garabello in Pakistan, il signor Roberto, segnalato da Federico
Gotta Perrone della I B, che opera presso l’asilo notturno Umberto I di via Ormea, Ersilia, vicina
di casa di Matilde Reviglio della I E, che sta trasmettendo ai più giovani la sua esperienza di
volontaria in ospedale, Aleksandra, l’amica di Marlena Dziekanowska della I D che salva i cani
abbandonati e Marco, lo zio di Andrea Carratta della I C, che forse non è un eroe, ma ha molto
senso civico, rispetto e disponibilità nei confronti di persone, animali e cose.

"Fo
oto La Stamp
pa-Reporter's
s"
o: l’anonimo anziaano con il
i bastonee
Quuesto vuolle essere il Buon Cittadino
capace di cedere il
i posto su
ul pullmaan ad una vecchiettta in carroozzina, am
mmirato e
D Fiorio, della I E, o nel futu
uro la rifleessione dii Lorenzoo
segnalatoo da Annaa Laura Di
Magna, ddella stesssa classe che
c ha segnnalato…se stesso! Dice
D di noon fare maai nulla dii
brutto, risspetta le regole, si sente
s
un b uon cittad
dino, ma soprattuttoo spera di esserlo
e
daa
grande.
i nostro augurio,
a
caari ragazzzi: tanti Bu
uoni Cittaadini che nella loroo
E qquesto è il
normalitàà sappianoo migliorarre il monddo.
B
e An
nna Peirettti Vanzinii
Claudia Bocca
Giiova
ani scri
s ittor
ri
irrid
i iduc
cibilli
Siaamo reccidivi! Cari
C
lettoori di Bolle
B
di sapone,
e, voi co
onoscetee
benissim
mo la passsione peer la scritttura colttivata con
n cura daagli alun
nni (e daii
docenti!) della Matteotti
M
. Lo scoorso anno
o abbiam
mo decisoo di azzaardare unn
mpre deggno di no
ota, ma in
n particoolare, lascciateceloo
progettoo nuovo, fatto sem
dire, in questi teempi dav
vvero diffficili perr la scuola pubbliica italiaana. Cosìì
Nievo e Matteott
M
i, ci siam
mo trasfo
ormati inn
unendo le forze dei due plessi, N
mo chiestto a due noti scriittori toriinesi, Alessandraa
autori edd editori. Abbiam
Montruccchio e Davide
D
Longo,
L
dii iniziaree una storia sempplice, chee potessee
stimolarre dei raggazzini di undici/ddodici an
nni. A prroseguiree il racconto sonoo
stati chiiamati circa 220 ragazzi, coordinaati dalle loro intrrepide in
nsegnantii
di letteree che conn non po
oca faticaa hanno cercato
c
di
d lasciarlli liberi di
d creare,,
sia pur gguidandoo i loro an
nimatissiimi dibatttiti e aiu
utandoli a limare un
u po’ laa
forma dei loro pensieri. Insomma
I
a, abbiam
mo dato vita
v ad unn vero piing pongg
“
i brevi / raccontii
di scrittuura creattiva! Ne sono naati due deeliziosi “romanzi
lunghi” stimolannti nei titoli
t
maa sopratttutto neii contenuuti: Una
a scuolaa
upata e Due am
mici e un
n sejjada
da. Ve lii abbiam
mo presen
ntati nell
preokku
numero di Bolle di sapon
ne esattam
mente di un anno fa.
Laa soddisffazione di
d tutti è stata tale che quest’aanno ci abbiamoo
riprovato! Altri due volu
umi! Ecco quindii
speciaale,
Una notte
n
d
da misssionee
naato con l’aiuto della do
ottoressa Margh
herita Conrieri,
C
,
persona che amaa davvero in parii modo i ragazzi e i libri.. Come leggerete
l
e
nterno ddel volum
me, è meedico peediatra ma
m anchee
nella suua biograafia all’in
prolificaa autrice,, molto attiva
a
in tante iniziative leetterarie e creativ
ve. Ci haa
offerto uuna bellaa storia, che parrte con una
u stran
na telefonnata arriv
vata allaa
vigilia ddi Natalee. Tanto per cam
mbiare, laa fantasiia dei noostri ragaazzi si è
scatenatta. Sono i famosi “nativvi digitaali”, ma siamo ddavvero contentii
perché, come avvrete modo di scooprire leeggendo il romannzo, sono
o ragazzii
che rifleettono e non trascurano lla tradiziione. Maa soprattuutto, pur essendoo
solo in pprima meedia, …sanno anccora scriv
vere!
Il romanzzo è staato pressentato il
i 6 maaggio 2 013 nell salonee
A
di corso Dannte, 14. Una
U seratta affollaatissima, allietataa
polifunzzionale ATC
dalle m
musiche preparatee dagli allievi dei corssi musiccali dellaa Nievoo
coordinaati dalla professo
oressa Sesso. Si è occupatta in moddo partico
olare dell
coordinaamento della
d
stessura di qquesto ro
omanzo la
l prof. G
Giovann
na Baimaa
Poma deella Nievvo.
Soono invecce alla lo
oro seconnda espeerienza i numerossi autori, ben 11
classi, ddi La bambin
b
na chee sapev
va trop
ppo, naato con l’aiuto
l
dii
Mario B
Barbero,, da temp
po prolifi
fico autorre di giallli. Ci ha quindi offerto unn
incipit m
misteriosso ed intrrigante, dda cui non potev
va nascerre che un
n gialloo
davveroo pieno di colpi di scenna. C’è una rag
gazza doolce, chee ricordaa
l’infanziia in una
u
Saraajevo diistrutta dalle bo
ombe e lavora da unn
commerrcialista con stu
udio in via Men
ntana. Poi
P si ppresentan
no stranii
personagggi, nesssuno è quello
q
chhe sembrra in qu
uesta storria. Una ditta dii
trasportii fuori città, baambini ddalla ex Jugoslaavia inseeriti in famigliee
torinesi,, una viicina di casa geentile e sfortunaata, una zia dallla storiaa
misterioosa. E pooi lui, l’afffascinannte comm
mercialistta. Vi lassciamo scoprire i
tanti missteri che nascond
de.
Unn’anticipaazione, gestita
g
ddalla proffessoresssa Claudi
dia Boccaa che haa
coordinaato l’attivvità e il lavoro ddi editing
g, nella serata
s
di presentaazione dii
lunedì 3 giugno,, questa volta
v
conn la partee musicale curataa da ragaazzi dellaa
Matteottti diretti dal profeessor Maantovani.
Gli alunni della 3^D quest'anno hanno cercato di imparare come è nata la nostra Costituzione e
quali principi l'hanno ispirata. Per affrontare un lavoro così impegnativo, i ragazzi hanno lavorato in
classe e hanno partecipato ad una conferenza tenutasi al liceo classico Vittorio Alfieri in occasione
del 68° anniversario della Liberazione. Alcuni di loro hanno poi composto dei commenti personali
che in sintesi vi proponiamo qui di seguito.
Art.1
L’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione”.Questo articolo è compreso tra i principi fondamentali della nostra Carta
costituzionale che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948 e fu l'espressione delle forze antifasciste
che avevano partecipato alla Resistenza. L'articolo 1, sottolineando che “L’Italia è una Repubblica
democratica”, vuole farci capire che il governo è una democrazia rappresentativa, in cui la sovranità
appartiene al popolo che la esercita attraverso il diritto di voto, eleggendo i rappresentanti del
parlamento. Quando si dice che la nostra Repubblica “è fondata sul lavoro” si vuole specificare che
per la Repubblica italiana il lavoro è un diritto fondamentale di ogni cittadino. Personalmente
ritengo sia giusto che la sovranità appartenga al popolo che deve, però, saper rispettare il proprio
Stato, cercando di migliorarlo sempre più. Attualmente penso che sia anche un dovere di ogni
cittadino occuparsi di scegliere e votare persone che lo rappresentino, usufruendo quindi del diritto
di voto e non sono d'accordo con coloro che durante le elezioni non si recano a votare.
(Matteo Dorigo)
Art.7
“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,indipendenti e sovrani. I loro
rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti,accettate dalle due
parti,non richiedono procedimento di revisione costituzionale.”
Così recita l'art 7 della costituzione italiana. Con queste parole viene garantita per l'Italia una
democrazia laica; infatti è scritto che Stato e Chiesa sono indipendenti e non si possono quindi
influenzare e sovrani, ovvero hanno la facoltà di decidere liberamente nel campo di loro
competenza. Nella seconda frase viene specificato che i rapporti tra le due istituzioni sono regolati
dai Patti Lateranensi e che,se questi dovessero subire modificazioni,dovrebbero essere accettate da
entrambe le parti, senza per questo stravolgere la natura dell'intero articolo. A mio parere, questo
articolo è molto importante in un paese democratico per evitare che dittature religiose prendano il
sopravvento. In tutte le nazioni in cui le leggi dello stato vengono influenzate dai principi religiosi, i
cittadini vengono privati della libertà di culto. Inoltre, molto spesso, le religioni vengono fraintese e
i principi di amore reciproco si trasformano in inni alla guerra e odio nei confronti di quelli che non
professano lo stesso credo. Avere uno stato che garantisca l'indipendenza delle due istituzioni è
quindi molto importante per avere una democrazia. Purtroppo sono ancora molti i paesi governati
da una dittatura religiosa. Ad esempio in Iran e in Afghanistan non solo i cittadini non possono
professare la religione che più ritengono giusta,ma le donne in questi paesi vengono fortemente
discriminate. Coloro che scrissero questo articolo fondamentale riuscirono a garantire l'uguaglianza
e la libertà dei cittadini italiani. Dobbiamo molto a queste persone che si sono impegnate per
rendere migliore il nostro Paese.
( Chiara Magnanini)
Art. 8
La Costituzione della Repubblica italiana,entrata in vigore il primo gennaio 1948, è la legge
fondamentale dello Stato. Comprende numerosi articoli,ma soltanto i primi dodici sono quelli più
conosciuti dalla popolazione. Uno di questi ha in particolare attirato la mia attenzione ovvero
l'articolo 8.Esso afferma :” Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla
legge. Le confessioni religiose, diverse dalla religione cattolica, hanno diritto di organizzarsi
secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro
rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.”.
Questo articolo quindi applica,in ambito religioso, il principio di uguaglianza dichiarato nell'articolo
3. L'articolo 8 assume grande importanza per il nostro Paese,perché,se rispettato,aiuta lo Stato a
non commettere certi gravi errori avvenuti nel passato come la persecuzione degli Ebrei durante il
fascismo. Nonostante questo importante principio della nostra Costituzione e i numerosi sforzi
compiuti dai cittadini per adeguarsi all'introduzione nel nostro Paese delle differenti abitudini
religiose, non si è ancora giunti ad una reale parità tra le differenti confessioni religiose. Nel rispetto
di questo articolo è stata data alle famiglie la possibilità di scegliere di far frequentare o meno ai
propri ragazzi la lezione di religione,nel rispetto delle differenze di culto. Inoltre l'apertura di luoghi
sacri nelle nostre città,diversi dalle chiese cattoliche, ha permesso agli stranieri di mantenere le
proprie tradizioni. Sono d'accordo nel proseguire la collaborazione tra le diverse religioni per una
serena convivenza,anche se è necessario un rispetto reciproco delle differenti tradizioni di culto.
(Melissa Boano)
L’articolo 8 è uno dei dodici principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Nonostante l'uguaglianza religiosa fosse già stata dichiarata nel precedente articolo 3, i Padri
Costituenti la vollero ribadire. Questo per il periodo di guerra da cui si era appena usciti (in
particolare dalla persecuzione degli Ebrei). La seconda frase dice che le confessioni religiose
diverse dalla cattolica (poiché è la religione maggiormente professata) hanno diritto di organizzarsi
secondo i propri statuti, perciò secondo i propri principi, purché non contrastino con l’ordinamento
giuridico italiano, ovvero lo Stato garantisce loro la libertà a patto che non violino le leggi della
Repubblica italiana. L’ultima frase infine spiega che i loro rapporti con lo Stato sono regolati dalle
amministrazioni locali, infatti se i rappresentanti di una religione vogliono costruire un loro luogo di
culto in una determinata città sono liberi di farlo purché con il consenso delle amministrazioni
locali. Io credo che questo articolo sia importantissimo, poiché la libertà di culto è un fattore
fondamentale per la democrazia di un paese. Infatti laddove non vi è questo diritto non c’è
democrazia, basti pensare alla maggior parte dei paesi islamici dove i principi religiosi sono
considerati leggi dello stato. La fede è una scelta strettamente personale, perciò non può essere
imposta da una legge.
(Ilaria Parello)
Art. 9
“La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il
paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”L'articolo 9 della Costituzione italiana
viene collocato nei 12 principi fondamentali. In questo articolo lo Stato si impegna ad incentivare la
cultura e quindi la ricerca scientifica e tecnica, ma anche a proteggere il paesaggio e a custodire il
patrimonio storico e artistico del nostro Paese. È un articolo che nonostante sia stato promulgato
molti anni fa non ha mai avuto bisogno di modifiche, in quanto chi lo aveva ideato riuscì con
lungimiranza a strutturarlo in modo tale da far sì che ancora oggi sia moderno e attuale.
Il nostro Paese nell'ultimo decennio non è riuscito a fare ciò che viene detto in questo articolo,
poiché si sta molto trascurando la cultura. Mi rendo conto che la nostra generazione vede la scuola
più come un sacrificio che come un diritto e un privilegio,tuttavia credo che, per combattere il
pregiudizio,le differenze sociali, i problemi economici e la disoccupazione,serva un popolo
istruito,colto,con voglia di fare e non passivo che delega il lavoro agli altri. Io credo che in questi
ultimi anni stiamo sprecando tutto quello che le generazioni precedenti,con sacrificio,avevano
ottenuto:diritti,libertà,benessere .Inoltre credo che per quanto riguarda la cultura,l'unica istituzione
che può in qualche modo salvare il nostro Paese sotto questo aspetto sia la scuola. Bisogna puntare
sui giovani,per far capire loro che solo con una buona cultura si riesce ad avere un paese
democratico,moralmente sano e civile. Bisogna puntare sui giovani perché siamo noi il futuro di
questo Paese. Inoltre non riusciamo a valorizzare il nostro patrimonio storico e artistico di valore
inestimabile,a renderlo oggetto di curiosità sia per lo stesso popolo italiano che per i turisti,Non
riusciamo quindi a trarne il profitto che potrebbe fornirci. Anche qui,nonostante possa sembrare
strano,bisogna puntare sui giovani,sulla nostra curiosità che potrebbe aiutarci a risollevare
dall'ombra il nostro patrimonio artistico. L'articolo 9 della Costituzione è quindi fondamentale per il
nostro Paese,bisogna però riuscire a metterlo in pratica con serietà e costanza.
(Elisa Parello)
Art. 11
“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali;consente, in condizione di parità con gli altri
Stati,alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia
fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Personalmente credo che l'articolo 11 della nostra Costituzione sia stato una forte risposta alla
drammaticità dei fatti antecedenti il periodo in cui la carta costituzionale fu varata. Con esso l'Italia
prende definitivamente le distanze dal totalitarismo e dalla guerra, per avvicinarsi ad una
democrazia rispettosa delle altrui libertà. La Nazione italiana dimostra inoltre di non volersi servire
della guerra come mezzo per risolvere disaccordi con altri stati con i quali intende attuare una
politica pacifista nel rispetto degli altri popoli, con il fine ultimo di riuscire a risolvere qualsiasi
controversia mediante il dialogo ed il confronto, riconosciuti dalla Repubblica italiana come pilastri
fondanti della democrazia. A mio avviso,questo articolo è anche solidale verso glia altri Paesi,
infatti sancisce che,in situazioni particolari, ove un altro stato, più debole e meno organizzato
dell'Italia, si trovi a non essere in grado di favorire e tutelare da sé la nascita della democrazia, la
nostra Repubblica si rende disponibile a sostenerla,come accade tuttora in Afghanistan.
Quest'ultimo passo è palesemente ambiguo,difatti autorizza comunque l'uso di armi,nonostante sia
per un nobile scopo. Secondo me però è corretto, in quanto se in un Paese, soggetto a eventuali
colpi di stato, la democrazia non riuscisse a prendere piede o a preservarsi,non si dovrebbe tener
conto solamente delle condizioni pessime del popolo sottomesso, ma anche delle azioni che un
governo totalitario ed estremista potrebbe attuare a livello internazionale.
(Lorenzo Viglino)
Per non dimenticare
La storia di Samuel
“ considerate se questo è un uomo…”
“…che muore per un sì o per un no”
“… se questa è una donna…”
“vuoti gli occhi e freddo il grembo …”
“… meditate che questo è stato!”
Questi sono i versi per me più significativi di una poesia emozionante,
triste e commovente che riesce a strapparci le lacrime dagli occhi. Una poesia
che ci permette di rivedere quel mondo crudele, malvagio, che costringeva
uomini, donne e bambini, ormai stanchi, stremati e che sapevano di non
farcela, a vedere l’unico conforto nella morte, che li avrebbe salvati, portati
via da quel mondo ingiusto. Una poesia che ci fa entrare nella storia e
assistere a quei momenti tragici. Un bambino che si tiene stretto al ventre
della madre per l’ultima volta, che cerca di trovare qualcosa, un gesto, un
odore che gliela ricorderà, quando sarà costretto a stringerle la mano per
salutarla per l’ultima volta, poiché sa che non la rivedrà più.
Mi posso ritenere veramente fortunata, io, che ho potuto ascoltare e
stare vicino ad uno di quei pochi bambini sopravvissuti, ora diventati anziani.
Colui che io ho avuto la fortuna di conoscere, si chiama Samuel. Dai suoi
occhi stanchi traspariva il passato. Un passato di paura, angoscia. Raccontava
la sua storia con una voce pacata e profonda.
“Era una mattina grigia e fredda ” raccontava “quando venni strappato alla mia
famiglia . Ero solo un bambino allora, innocuo, ancora inconsapevole di quello che mi
sarebbe successo, che mi avrebbe segnato la vita. Degli uomini armati entrarono nella
nostra casa. Avevo paura. Sentivo urla, grida… Cercai di nascondermi, ma quegli uomini
“di pietra”, senza pietà trascinarono me e la mia famiglia dentro un camioncino, nel quale
subito notai la presenza di molti altri uomini, donne e bambini ebrei, come me. Il
camioncino ci portò fino alla stazione, dove fummo caricati nel retro di un treno, diretto a
Auschwitz, la fabbrica della morte.
Il viaggio durò tre giorni, tre giorni di lotta per la sopravvivenza. Fummo costretti a
vivere come animali. Non avevamo né cibo né acqua. Non c’era luce, né aria. Mi sentivo
affaticato e un odore forte e cattivo mi toglieva il respiro. Quando arrivammo, velocemente ci
fecero uscire dal vagone. Avevo freddo e mi tenevo stretto a mia madre. Poi avvenne il
momento più doloroso della mia vita, istanti che so che non dimenticherò mai.
Un soldato si avvicinò a noi, gridandoci contro. Mi afferrò e cercò di staccarmi dalla
mano di mia madre. Piangevo. Mia mamma gridava… Ad un tratto la mia mano si trovò
“smarrita” non più in contatto con quella calda, confortevole mano materna in cui fino a
quel momento avevo sempre trovato “rifugio”. Vidi mia madre che si allontanava, sempre
di più, fino a quando scomparve tra la folla urlante. Da quel momento non la rividi mai
più.
Mi portarono in un luogo, vicino a molti altri bambini . Eravamo in fila e
attendevamo. Non sapevo cosa. Attesi con lo sguardo basso, fino a quando toccò a me. Mi
fecero indossare uno strano “pigiama a righe bianche e blu”e mi tatuarono delle cifre sul
braccio. Sentii dolore, ma trattenni un grido. Da quel giorno, sarei stato un membro del
campo di Auschwitz.
Passarono giorni, mesi di lavoro intenso. Avevo le mani piccole e mi era stato
affidato il compito di rovistare nei cadaveri nelle camere a gas, per trovare eventuali gioielli
nascosti. Passarono giorni in cui non mangiai. Ormai la fame era divenuta una frenesia. Si
frugava in ogni angolo per trovare una qualunque cosa da ingoiare. Ci si derubava.
Passarono notti in cui non dormii. Noi bambini eravamo costretti a dormire sul
pavimento, su pagliericci, stretti in cuccette di due o tre piani. D’estate l’aria nelle baracche
era carica degli odori dei corpi, d’inverno si gelava. Dappertutto c’era odore di morte.
Passarono mesi di sofferenza, fino a quando una mattina mi svegliai e capii subito
che nell’ aria c’era qualcosa di diverso. Mi guardai attorno. Il cielo era nuvoloso e la nebbia
avvolgeva le baracche. Mi chiedevo come mai non ci avessero chiamati all’appello quella
mattina e osservavo tutto quello che mi circondava.
Ad un tratto, vicino a me vidi un soldato, diverso da quelli che avevo potuto vedere
fin ora. Mi si avvicinò e mi disse di stare tranquillo, poiché da quel momento non avrei più
sofferto. Subito capii, eravamo liberi! Fui nutrito e trasferito in un orfanotrofio. Per qualche
anno vissi nella rabbia, chiuso in me stesso. Ricordavo solo il mio nome, poiché un saggio
uomo che incontrai appena arrivato al campo, mi consigliò di ripetermelo sempre, durante
quei giorni distruttivi, o me lo sarei dimenticato. Ero Samuel, ma volevo sapere di più.
Nessuno, però, riuscì mai a rispondere alle mie numerose domande. Vissi, quindi, nel
dubbio e nella tristezza, fino a quando conobbi mia moglie e la mia vita cambiò!”
Samuel ha le lacrime agli occhi. Ancora oggi, spesso la notte gli fa paura
e non riesce a dormire. I sogni lo fanno ritornare ad Auschwitz. Ora, però, è
un uomo saggio, attento e sempre pronto a ringraziare di quelle poche, ma
grandi cose che gli succedono.
Il suo profondo e sincero “grazie” mi rimarrà per sempre impresso nel cuore!
Alice Marigo, classe 3 B
C’è un pu
unto della
d
terra
t
che è una landa
a deso
olata…
…
Quuesto è il significati
s
vo titolo ddella mosstra fotografica chee è stata aperta
a
allee
visite dell pubblico e dei ragazzi dellaa scuola prresso l’atrrio della M
Matteotti per
p tutto ill
mese di aaprile. Unna serie dii immaginni in biancco e nero, drammat
atiche ed essenziali,
e
,
che il linnguaggio fotograficco di Cossimo Carrdea, genitore dell ’istituto, ha
h volutoo
offrire peer aiutarci a ripetere il messagggio di Priimo Levi: non dimen
enticate.
Le fotografiee, scattate nei lager di Auschwitz e Birrkenau, errano accompagnatee
ortavano lee parole deei sopravv
vissuti.
da signifiicativi testti che ripo
Inttere classi, ragazzi, docenti, ggenitori magari
m
di passaggio
p
, non han
nno potutoo
fare a meeno di intrrattenersi davanti a quell’orrrore che cii colpisce con violeenza, resoo
ancora piiù efficacee dal sapieente uso deel bianco e nero.
Biaanco e neero. Nel lager tuttto si con
nfonde. Leevi nel suuo noto saggio “II
sommersii e i salvvati” evidenzia in qualche modo
m
queella che ddefinisce “ la zonaa
grigia”, uuna sorta di grande “territoriio”, in cuii vanno a collocarsii coloro che
c in unaa
situazione normalee non avrebbero m
mai accettaato certi compromeessi: è la situazione
s
e
che si va a creare tra
t i protag
gonisti di un evento
o traumatico. Seconndo Primo Levi, perr
comprenddere megllio il mon
ndo e affroontare più
ù facilmen
nte gli osta
tacoli della vita, glii
uomini ooperano moltissime
m
e semplifficazioni rifacendos
r
si ad unaa procedu
ura che è
indispenssabile; unaa di questte semplifficazioni, porta gli uomini add associarrsi ad unaa
visione m
manichea del
d mondo
o: ad esisttere sono solo i purramente bbuoni e i puramente
p
e
cattivi. N
Non ci sonno, non cii possono e non ci devono essere
e
conntatti tra queste
q
duee
realtà. T
Tuttavia, molto
m
raraamente, see non pratticamente mai, le ssituazioni della vitaa
sono cossì semplicci e poco articolatte: molto spesso queste
q
duee realtà entrano
e
inn
contatto, unendosi così indiissolubilm
mente e pro
ofondameente da farr risultaree qualsiasii
tentativo di giudiziio praticam
mente imppossibile da
d attuare.
Ripportando questa
q
deffinizione ddi “zona grigia”alla realtà del lager, Lev
vi ci donaa
un nuovoo modo di vedere i campi
c
di cconcentram
mento: la loro
l
carattteristica più odiosa,,
oltre alle terrificantti umiliaziioni e aglii accanimeenti fisici, era che ch
chiunque entrasse
e
inn
un lager non avevva più pu
unti di rifeerimento di alcun genere. N
Non esisteevano duee
“fazioni””opposte che si frronteggiavvano. No
on esistev
va un sollo nemico su cuii
concentraare tutta la
l propria rabbia e il proprio
o odio. I mostri daa cui guarrdarsi nonn
erano sollo i soldatti, ma ancche quelli che fino a poco tem
mpo fa errano i propri amici,,
parenti, cconcittadinni. Il lageer non è rriconducib
bile ad alccun modeello e non
n ammettee
semplificcazione alccuna: all’interno di esso, sei solo
s
contro
o tutti gli aaltri.
Quuelle donnne e queglli uomini che sono
o riusciti a non lascciar sgreto
olare ognii
traccia dii speranzaa e coragg
gio, come si prefigg
gevano i dirigenti
d
de
del campo,, ci hannoo
lasciato lee loro paroole, qualch
he volta s olo una fo
oto, un ogg
getto, un rricordo.
Questa mostra vuole
v
preesentarci anche questa
q
“zzona griggia”: perrché nonn
dimentichhiamo chee così è staato. E nonn deve più essere.
Da una testimonianza della mia nonna, Paola Riccio, che riporto in prima persona.
"Arrivano i tedeschi nel paese in cui siamo sfollati: è l'ultima divisione con carri
armati,cannoni e soldati che lascia l'Italia dirigendosi verso il passo del Brennero.
Si sparge la voce che i tedeschi bruceranno le case. Mio padre é al lavoro,mia
madre,mio fratello ed io in bicicletta scappiamo verso le colline.
Dormiamo in una stalla accolti dai contadini. All'alba riprendiamo il cammino:io
pedalo su una piccola bicicletta e rimango sempre ultima.
Giunti in un boschetto sentiamo degli spari e dei proiettili sulle nostre teste. La
mamma urla:"Nel fosso!" E noi piccoli:"Non sparate,siamo bambini!"
Rimaniamo così distesi a lungo con il cuore che batte a mille all'ora. Verremo a
sapere in seguito che dei tedeschi in fuga si erano scontrati con dei partigiani.
Ritornato il silenzio,riprendiamo le bici e dopo alcune ore arriviamo in un paese in
festa occupato dai partigiani:gente in piazza,bandiere alle finestre,canti,urla di gioia.
L'incubo della guerra durato cinque anni è finito. Noi bambini siamo confusi e
capiamo poco.
A distanza di tanti anni ho ancora negli occhi la nitida visione di quella gente in festa.
Nel giro di poche ore ero passata dalla guerra alla pace".
Nicholas Indemini
Nel numero scorso, vi abbiamo raccontato dell’esperienza che alcune classi seconde e terze hanno
affrontato con una disciplina che normalmente si incontra nei licei: la Filosofia.
Dopo aver raccolto l’opinione dei ragazzi, questa volta vi presentiamo alcuni stralci della
relazione preparata dal prof. Luca Nave, il filosofo che ha condotto il Laboratorio di pensiero
critico. Lo ringraziamo per aver voluto condividere con i lettori di Bolle di Sapone le sue
considerazioni, ma soprattutto per come ha saputo coinvolgere in questa esperienza allievi e
docenti. Augurandoci che si possa ripetere il prossimo anno.
“Non faccio nient’altro che andare in giro a persuadervi,
giovani e vecchi, a capire che la vostra prima e maggiore
preoccupazione non deve riguardare il vostro corpo
o le vostre ricchezze ma la vostra anima,
in modo che sia la più eccellente possibile”
(Platone, Apologia di Socrate, 30 b).
Il progetto, assai innovativo, è stato reso possibile dalla lungimiranza della Dirigente
Scolastica e dal fatto che un buon gruppo di insegnanti ha creduto nella possibilità di fare filosofia
con gli adolescenti. L’argomento del laboratorio era la crisi.
Perché fare degli incontri di filosofia della crisi? Cosa mai avrà da dire un filosofo, a
proposito della crisi, a gruppetti di innocenti adolescenti che, di per sé, non hanno gli strumenti
cognitivi ed esistenziali per comprendere la crisi che attanaglia i tempi attuali? Questa crisi non la
capiscono neanche i grandi, figuriamoci dei ragazzi e delle ragazze tra i dodici e i quattordici anni!
E poi, si potrebbe ancora affermare, la vita è già complicata di per sé, è già di per sé costellata da
eventi critici, a cosa serve pensare filosoficamente la crisi? Non è sufficiente viverla e limitarsi ad
arginare i danni che le crisi, inevitabilmente, producono nell’esistenza delle persone?
Proviamo a rispondere a queste domande. Partiamo dal significato di “filosofia della crisi”.
Il filosofo, in classe, non aveva il compito di parlare della crisi, di proporre teorie, schemi o visioni
del mondo della crisi, bensì piuttosto di fornire strumenti filosofici per permettere ai partecipanti del
laboratorio di comprendere, con l’aiuto di tutti, che cos’è la crisi. Nel Laboratorio non si parla di
filosofia ma si fa filosofia, e tra parlare e fare filosofia c’è una certa differenza. C’è la differenza
che passa tra i Sofisti e Socrate. I Sofisti, nella Grecia antica, erano i sapienti, coloro che avevano
delle teorie belle e pronte su qualsivoglia argomento: se vivessero oggi farebbero dei grandi discorsi
sulla crisi, su quella economico-finanziaria, o quella politica e morale, con echi sulla dimensione
psicologica e spirituale delle persone che vivono questa crisi. Con i loro discorsi incanterebbero la
platea, ma un adolescente non credo avrebbe voglia di ascoltarli. Se, dunque, i Sofisti erano i
sapienti, Socrate si professava il più ignorante di tutti gli uomini: ripeteva continuamente di non
sapere nulla, o forse, meglio, di sapere solo una cosa: “sapeva di non sapere”. Lui trascorreva le sue
giornate nelle strade e nella piazze di Atene, dove incontrava continuamente persone che sapevano
di sapere: oltre che i Sofisti, in
ncontrava m
medici, scienziati, poeeti e persoone comuni che eranoo
convinti dii avere la veerità in tascaa.
Annche oggi laa nostra soccietà è pienaa di personee che sanno
o e sanno di sapere, e sono prontii
ad elargire teorie, discorsi
d
e dare consiigli a quaanti incontrrano sul looro cammiino, spessoo
disinteressandosi com
mpletamentee di come vvedono il mondo
m
gli altri:
a
chi saa, o chi non
n sa di nonn
sapere, nonn è interessaato ad ascolltare gli altrri proprio perché sa giàà tutto e daggli altri non
n ha dunquee
nulla da im
mparare. Quuesto, secon
ndo Socratee, è l’attegg
giamento an
nti-filosoficoo per eccelllenza. Soloo
chi sa di noon sapere, infatti,
i
ricerrca il saperee insieme ag
gli altri, meentre chi creede di saperre smette dii
ricercare laa verità. La filosofia di Socrate rapppresenta un
na critica seerrata a quessto atteggiaamento: conn
una certa irronia e con una buona dose di pennsiero criticco egli interrrogava colooro che proffessavano ill
loro saperee ed era esstremamentte abile a ssmascheraree la loro profonda ignnoranza. Attraverso
A
ill
dialogo coon Socrate si
s rendevan
no conto chee il loro sap
pere era neecessariamennte parzialee, carente e
che era espressione di una sola visione del mondo
o (la proprria), di unna sola pro
ospettiva dii
interpretazzione della realtà. Sco
oprivano duunque la prropria ignorranza, e scooprivano, insieme,
i
unn
metodo per accedere alla verità. Ovviamentte non tutti gli pseudo--sapienti eraano (e sono
o) disposti a
mettere in discussionee il loro sapere; erano iinfastiditi daall’atteggiam
mento e dallle idee di Socrate
S
e unn
buon gruppetto di suuoi concittad
dini ha tram
mato per faarlo accusarre dalle aut
utorità di co
orrompere i
giovani di Atene e lo hanno
h
cond
dannato a mo
morte costrin
ngendolo a bere
b la cicutta.
Oraa, la filosoffia che sta a fondameento Laboraatorio del pensiero
p
criitico non riispecchia ill
filosofare ddei Sofisti bensì
b
quello
o di Socratee. Il filosofo
o non ha dunque il com
mpito di presentare allaa
classe disccorsi o teorie sulla crissi bensì di trovare tuttti insieme una
u rispostaa alla domaanda da cuii
prendono aavvio gli inncontri: chee cos’è la ccrisi? Il fattto di porre questa dom
manda direttta spiazza i
partecipantti del laboraatorio; per quanto
q
già inn età adolesscenziale sp
punta l’attegggiamento dei
d Sofisti e
qualcuno ssi lancia nelle risposte, in genere riiferito quan
nto sentito nel “mondo ddegli adulti”
Perr orientarci tra le variee visioni deella crisi, e acquisire un sapere “ccomplesso”, il filosofoo
propone alllora il metoodo maieutiico di Socraate. Esprimee la convinzzione che laa verità sulla crisi vadaa
ricercata tuutti insiemee: visto che tutti i parteecipanti affe
fermano di avere
a
qualch
che idea sullla crisi e dii
aver vissutto qualche evento critico nella looro vita, tuttti sono chiiamati a narrrare vicend
de, esempi,,
suggestionni o prospetttive da cui leggere laa crisi, menttre il filoso
ofo scrive aalla lavagnaa “le parolee
della crisi”” che emerggono dai raacconti. Doppo aver poii accorpato i termini ssimili si enu
ucleano 7-88
parole chiaave che riassumono le narrazioni
n
e si procedee con la scritttura della ddefinizione,, dell’idea o
del concettto di crisi quuale risposta, condivisaa da tutti, allla domandaa iniziale.
Nell percorso che
c conducee verso la ddefinizione finale si fan
nno delle sccoperte mirrabolanti: sii
scopre innanzitutto chhe ciascuno
o può disporrre solamen
nte di una visione
v
del m
mondo, di una
u singolaa
prospettivaa da cui guaardare gli ev
venti, più o meno critici, che accaadono e chee, insieme alla
a propria,,
ci possonoo essere altrri punti di vista sulla realtà, dotaati, almeno potenzialm
mente, di paari valore e
dignità. Quuesta “conssapevolezzaa filosofica”” genera alllora un’apeertura dialoogica nei co
onfronti dell
pensiero e del vissutoo altrui: si scopre
s
che ttramite il diialogo, che rappresentaa la quintesssenza dellaa
filosofia, è possibile arricchire il
i proprio ssguardo sul mondo atttraverso le idee degli altri; ciò è
possibile pperò, afferm
ma il filosofo
o, solo se si è in grado di instaurarre un dialoggo “autentico”, un Dià-lògos qualee scambio di
d ragioni e contro-raggioni, e non inteso com
me mera disccussione, in
n cui non sii
cercano raagioni ma si cerca dii avere raggione. Si sccopre alloraa un’abilitàà straordinaaria di cui,,
purtroppo, pochi dialooganti dispo
ongono: vissto che il dialogo
d
non è un monoologo, per praticare
p
unn
autentico ddialogo filossofico non è necessarioo dotarsi dii mere tecniiche dialettiiche e retoriche utili all
fine di connvincere l’altro, bensìì di una quualità straorrdinaria che si chiama
ma “ascolto empatico”,,
l’unico esppediente chhe consente di coglieree effettivam
mente il punto di vista dell’altro, la
l sua realee
prospettivaa sul mondoo che si esteende al di làà della meraa proiezionee della proppria visione del mondoo
sul vissuto esistenzialee altrui.
L’eempatia, term
mine troppo
o spesso abbusato e non
n compreso, non consiiste sempliccemente nell
“mettersi nnei panni degli
d
altri”, bensì impliica lo sforzzo di provare a pensarre i pensierri dell’altro,,
provare a vivere le sue emozzioni, senssazioni e bisogni-desi
b
ideri per ccome l’altrro li vive,,
abbandonaando dunque la propriaa prospettivva sul mond
do per abbrracciare la ssua. Solo colui
c
che saa
praticare l’arte dell’empatia è in
n grado di ascoltare realmente
r
colui che haa di fronte; gli altri sii
s
che l’altro generaa.
limitano a sentire le suue parole, a farsi raggiuungere dai suoni
l
em
mpatico, ch
he rappresentano duee dei fond
damenti dell
L’aapertura diaalogica e l’ascolto
Laboratoriio, non impplicano ovviiamente l’acccettazione supina di tutte
t
le ideee degli altri.. Se tutte lee
idee vannoo accolte e rispettate
r
in
n quanto sinngole prospettive sul mondo
m
elaboorate dal so
oggetto chee
le esprime, non tutte le idee hanno pari valoore di verittà. Ci sono alcune ideee che non reeggono allaa
prova dei ffatti, a quellla della logiica argomenntativa, oppu
ure al vaglio dell’etica personale e sociale.
La terza scopperta del Laboratorio
L
o consiste allora nelll’esercizio del pensieero critico,,
dell’attegggiamento mentale
m
ed esistenziale
e
che, tramiite l’uso sisstematico e virtuoso del
d dubbio,,
induce a nnon accettarre nulla perr vero finchhé fatti e op
pinioni non
n siano statii sottoposti a indaginee
analitica, ffino a quanddo le ragion
ni e le argoomentazionii a sostegno
o delle tesi “vere” non siano statee
sottoposte al discernim
mento e allla valutazioone razionalle. Essere critico non ssignifica distruggere ill
m
nellee dispute, bensì disporre di unaa serie di criteri chee
sapere deggli altri e avere la meglio
permettonoo di accederre a un sapeere più “com
mplesso”, nel
n senso summenzionaato del term
mine. E cosaa
si scopre suulla crisi? Insomma,
I
per tornare aalle domand
de iniziali, perché
p
un LLaboratorio di filosofiaa
della crisi rrivolto agli adolescentii?
Si scopre innaanzitutto il vero signifficato del teermine “criisi”. Nell'usso comune ha assuntoo
un'accezionne “econom
mico-finanzziaria” (ladddove si parrla, invece, anche di ccrisi dell’ad
dolescenza,,
crisi interiiore, crisi familiare,
f
crisi
c
religiossa, crisi ep
pilettica, ecc.) con vallenza prevaalentementee
negativa: iin genere si
s intende ill peggioram
mento di un
na certa situ
uazione di stabilità, uno
u stato dii
recessione e di pericolo che geneera pensieri ed emozion
ni negativi. Ciò emergee dai termin
ni, appunto,,
“negativi”,, evocati daai partecipaanti al laborratorio. Tutttavia, la riiflessione crritica a rigu
uardo dellee
esperienze narrate, geenera la pro
ospettiva seccondo cui nell’idea
n
di crisi sia poossibile cog
gliere anchee
una sfumattura positivaa, qualora laa crisi si rivveli foriera di
d sviluppo, crescita e ccambiamento.
Queesta idea accomuna
a
oriente
o
e occcidente. In
n cinese la parola crissi è compo
osta da duee
ideogramm
mi: il primoo, Wei, sign
nifica probleema, il seco
ondo, Ji, siignifica oppportunità. Ogni
O
crisi è
composta da uno o più
p pericoli,, ma anche da opportu
unità. Spessso ci si conncentra solo
o sul primaa
parte dell’iideogrammaa piuttosto che
c sulla seeconda.
Il ttermine italliano “crisi”” deriva daal greco kríísis, a sua volta
v
derivaato da krín
no, cioè “ioo
giudico”; kkríno è affinne a “cernerre”, ovveroo “separare, scegliere, vagliare”.
v
D
Da cui: deceernere, cioèè
decidere; e discerneree, cioè vedeere distintam
mente. I greeci usavano il verbo krrìno in riferrimento allaa
trebbiaturaa, cioè all’atttività conclusiva nellaa raccolta del
d grano, co
onsistente nnella separa
azione dellaa
granella ddel frumentto dalla paaglia e dallla pula. Daa qui deriv
va tanto il primo sig
gnificato dii
“separare””, quanto quuello traslato
o di “sceglieere”, “giudiicare”.
Conn l’avvento della crisi certamentee qualcosa si
s rompe risspetto alla ssituazione o al periodoo
precedentee. Se si intennde scoprirn
ne e vagliarrne i motivii è necessariio analizzarre in manierra razionalee
la situazionne, e il pennsiero criticco, nella miisura in cui permette di
d elaboraree criteri perr “giudicaree
correttameente” gli eveenti, può riv
velarsi un bbuon alleato
o per coglierre gli aspettti che, duraante la crisi,,
possono eessere sfrutttati per andare oltree la situazzione criticca e magar
ari volgerlaa verso unn
cambiamennto positivoo e verso un
n miglioram
mento. Certo
o che sarebb
be meglio chhe l’essere umano nonn
andasse inncontro a evventi critici,, ma visto cche le crisi sono inevittabili (ribaddisco, non solo
s
le crisii
economichhe), esse poossono rivellarsi un’oppportunità peer coloro ch
he riesconoo a gestirle in manieraa
attiva piutttosto che lim
mitarsi a sub
birne le neffaste conseg
guenze. Tuttto vero. Maa in quasi tu
utte le classii
sono emersse obiezionni relative allla “positiviità” della crrisi.
E’ pperò emersoo una fatto nuovo per i ragazzi: l’idea che la filosofia poossa agire su
ulla visionee
dei fatti, suulla perceziione, interp
pretazione e sulle consseguenti situ
uazioni esisstenziali che le visionii
del mondoo generanoo. Spesso mutando
m
laa propria visione del mondo (attteggiamentti, pensieri,,
credenze, stili di vitaa ecc) mutaa il mondo oggetto deella nostra visione. Sppesso sofferrmandosi a
v
di quanto
q
accaade, si scoprrono nuovee
riflettere nnon solo su quanto acccade ma sullla propria visione
prospettivee sulla realtàà che l’atteg
ggiamento ddel “piangerrsi addosso”” non riveleerà mai.
Nell corso deella narraziione abbiam
mo scopertto la crisi può esseere una mo
olla per ill
cambiamennto, costringge a cambiaare e consennte di superare le “resisstenze” che ogni mutam
mento portaa
con sé. Inn linea geneerale siamo
o giunti allaa conclusio
one che coloro che esccono illesi dalla crisi,,
sfruttandolla magari a proprio vantaggio,
v
hhanno evid
dentemente assunto il giusto atteeggiamentoo
davanti add essa, non si sono lim
mitati a subbirla ma, peer dirla con
n gli orientaali, hanno coltivato
c
laa
capacità dii focalizzarre la propriaa attenzionee sul lato “maturativo
“
” - sul Ji - e non solo
o su quelloo
problematiico della situuazione crittica - il Weii.
Ribbadiamo chhe, purtropp
po, il penssiero critico
o e la filo
osofia non possono garantire
g
laa
possibilità di uscire dalla
d
crisi o di sfruttarrla a proprio
o favore, ma
m rappresen
entano buon
ni strumentii
alternativi rispetto al mero “attendismo” appatico che induce
i
a rittenere che ““tanto la crrisi, come è
arrivata, unn giorno se ne andrà”. Le riflessiooni filosofiche che han
nno animatoo il laboratorio, hannoo
permesso ddi scoprire le
l diverse valenze
v
e i ddiversi sensii e significaati dell’ideaa di crisi, an
ndando oltree
la sua visioone schiettaamente e sollamente neggativa e passsiva che la dipinge com
me qualcosaa di nefastoo
che, perioddicamente, accade
a
alle persone e aai gruppi.
La filosofia noon fornisce facili rimeddi per uscirre dalle crisi che possoono accaderre all’esseree
umano, maa si rivela una buona alleata perr pensare criticamente agli eventti che accad
dono e allaa
propria sinngolare proospettiva essistenziale tramite la quale tali eventi si ppensano e si vivono,,
arricchita ttramite il dialogo con lee visioni deel mondo deegli altri.
Albert Einsstein (Comee
Lasciamo ll’ultima parrola a un personaggio cche di crisi ne
n sapeva abbastanza,
a
io vedo il m
mondo, 1955).
“Non preteendiamo chhe le cose ca
ambino, se facciamo sempre
s
la stessa cosa. La crisi è la miglioree
benedizionne che può arrivare a persone e Paesi, perrche la crissi porta proogresso. La
a creativitàà
nasce dallee difficoltà nello stessso modo ch e il giorno nasce dalla notte osccura. È dallla crisi chee
nasce l'invventiva, le sccoperte e lee grandi straategie. Chi supera la crisi
c
superaa se stesso senza esseree
superato. C
Chi attribuiisce alla criisi i propri insuccessi e disagi, in
nibisce il prroprio talen
nto e ha piùù
rispetto deei problemi che delle so
oluzioni. Laa vera crisi è la crisi dell'incompe
d
etenza. La convenienza
c
a
delle persoone e dei Paaesi è di tro
ovare soluziioni e vie d'uscita.Senz
d
za crisi nonn ci sono sfi
fide, e senzaa
sfida la vitta è una rouutine, una leenta agonia.. Senza crissi non ci son
no meriti. È dalla crisi che affioraa
il meglio ddi ciascunoo, poiché seenza crisi oogni vento è una carezza. Parlarre della criisi significaa
promuoverrla e non noominarla vu
uol dire esaaltare il conf
nformismo. Invece
I
di ciiò, dobbiam
mo lavoraree
duro. Smetttiamola def
efinitivamen
nte con l'uniica crisi ch
he ci minacccia, cioè la tragedia di
d non volerr
lottare perr superarla”
”.
Luca
L
Navve
Ebbene sì, abbiamo giocato! Noi, ragazzi della classe I C, abbiamo raccolto la sfida che ci ha lanciato la
nostra insegnante di lettere e abbiamo deciso di… diventare poeti!
Nessuno di noi, almeno per ora, ha l’ambizione di diventare il nuovo Virgilio, il nuovo Leopardi.
Ci accontentiamo di giocare soprattutto con le tecniche che abbiamo appreso. Alcune figure retoriche, la
rima, la lunghezza dei versi. Abbiamo trascorso varie lezioni molto divertenti a “misurarci con i nostri
prodotti poetici”.
A noi è piaciuto. Vi proponiamo una minima parte di quanto abbiamo scritto. Ma speriamo che vi piaccia e
soprattutto che vi diverta.
Ecco alcuni…giochi
in rima!
DOLCE FAR NIENTE
Mi piace dormire
mi piace sentire
e anche poltrire
ma devo pulire !
Giulia Spugna
PIPISTRELLO
C’era un alberello
con sopra un pipistrello
che prendeva un acquerello
e disegnava un ombrello
Giulia Spugna
FATA
C’era una fata
che mangiava marmellata,
insalata e aranciata
e tanto grassa è diventata
Giulia Spugna
STANCO MORTO
IL LAVORO
Sono corso fino al porto
ero stanco morto
e col fiato corto
ed un marinaio se ne è accorto
Voglio cantare
voglio ballare
oppure giocare
in mezzo al mare.
Per mia sfortuna
sono disoccupato
ed arrabbiato con il mio capo
che è il gran Lapo;
ma questo gran capo
è assai pelato.
Giulia Spugna
Lorenzo Vanzini
IL RITORNELLO
LA MATITA
IL DROMEDARIO
Io canto un ritornello
mentre guardo un fringuello
poi esco dal cancello
e tutto e’ molto bello.
Scrivo con la matita
una frase molto fiorita
che rimarrà tutta la vita
e sarà ancora abbellita
riscrivendo con la matita.
Ho visto un dromedario,
leggeva il dizionario
cercando il nome Dario
trovò invece Mario
osservando il sipario.
Aurora Sanmartino
Aurora Sanmartino
Aurora Sanmartino
Ecco invece come abbiamo interpretato … un TEMPORALE
Lampeggia là fuori,
un cielo senza colori,
coperto di nubi e colori cupi.
Là fuori c’è il gelo,
il vitello col pelo,
bagnato di pioggia,
l’acqua che pigia.
Nella notte grigia
c’è avidità e cupidigia.
Un tintinnio assordante,
un rombo che lo infrange
un baglior lampeggiante
lo sbatter delle ante
un miagolio spaventato
un abbaiar continuato
un borbottar caro
apre alle bestiole il suo riparo.
Il crepitar nel camino
riscalda il cucciolo e il gattino
E lo scoccare della mezzanotte
Augura a tutti buonanotte.
Andrea La Ciura
Emma Giaccone
IL MARE
Mare: tavola mossa
dal vento irritato,
non sta più nella sua fossa,
pare sempre più agitato
e scaglia contro la spiaggia
onde impetuose
per sfogare la sua rabbia
causata dalle potenti forze ventose.
Emma Giaccone
SE FOSSI …
Se fossi grassa meglio di no
se fossi magra non troppo però
se fossi alta ci resterei
se fossi bassa cambierei
se fossi me stessa
resterei sempre la stessa.
Giulia Aloi
Se fossi Ulisse sarei astuto
Se fossi Achille sarei forzuto
Se fossi Paride sarei intrigante
Se fossi Elena sarei ammaliante
Se fossi Penelope sarei paziente
Se fossi Zeus sarei potente
Se fossi Ettore sarei importante
Se fossi Afrodite sarei affascinante
Emma Giaccone
Se fossi un buco sarei buio e profondo
Se fossi il vento girerei tutto il mondo
Se fossi capace a volare non mi poserei mai
Se fossi un uccello volerei in alto dagli dei
Se fossi una foglia secca
Cadrei dall’albero, ma senza fretta
Federica Dellepiane
Se fossi una A sarei l'allegria,
farei sorridere con la mia ironia.
Se fossi una C sarei una canzone,
che a tutti regala un'emozione.
Se fossi una I sarei un'idea
la soluzione ad ogni problema.
Se fossi una S sarei il sole
luce, energia, vita e calore.
Elisa Reinaudo
L’AMICIZIA
Non camminare davanti a me,
potrei non seguirti;
non camminare dietro di me,
non saprei dove condurti;
cammina al mio fianco
e saremo sempre amici.
Dice un saggio cinese a primavera.
L’amicizia, quella vera,
un giorno all’improvviso,
l’ho trovata e le ho sorriso.
L’amicizia è una fiaccola d’amore,
che quando brucia batte forte il cuore.
L’amicizia è come un forte vento,
che quando arriva non ti dà tormento.
L’amicizia è a forma di cuore,
che nella gioia emana tanto calore.
L’amicizia è come un fiore,
che se non si cura dopo muore.
E aspetta un momento, ora ti dico…
Non abbandonare mai un amico!!
L’amico è un tesoro
Prezioso come l’oro.
L’amico è il sole
Che scalda e nulla vuole.
L’amico è un fratello:
dono molto bello.
L’amico è un fiore
Che sboccia nel tuo cuore.
L’amico è l’arcobaleno sul viso:
se piangi fa tornare il sorriso.
L’amico è un grande cielo
Sempre ti copre come un velo.
Marco Di Benedetto
Finché ci sarò io
“Eden” sarà solo un sogno
Dentro di me c’è uno scintillio
E tutti ne hanno bisogno
Riesco a malapena a preparare il caffè
Intanto le mie amiche fanno i bignè
Come faccio a non essere pasticciona?
Allegria e vivacità, son io in persona
Federica Dellepiane
LE STAGIONI di Federica Dellepiane
Primavera vuol dire fiori
Rimanere a giocare fuori
Iniziare a correre senza fermarsi mai
Ma tanto a volare non ci riuscirai
A volare come le rondini nel cielo
Voglio spiegare le mie ali leggere come
un velo
E voglio rilassarmi a giocare
Ritornare a godermi l’atmosfera solare
Amo le cose che la primavera sola sa
fare
Estate… la più bella delle stagioni
Stare al mare a guardare i gabbiani
Tanto bello è fare il bagno in piscina
Anche prendere il sole su una brandina
Tutto è allegro… si va a giocare!
È ora di spalmare la crema solare!
Arriva l’autunno
Una stagione migliore
Tanti colori a tutte le ore
Un odore di umido
Non più di fiori
Nonostante questo ci son mille colori
Oh quante foglie cadenti si vedon fuori!
D’inverno inizia a nevicare
Non si riesce a camminare
Vanno via i fiori
E con loro tutti i colori
Ritorno a sciare
Nonostante sogni il mare
Oh che noia, voglio tornare a giocare!
LA MUSICA
La musica è dentro di me
Io la sento anche quando non c’ è
Proprio lei mi toglie il furore
Passano più veloci le ore.
La musica mi cura le ferite:
è felicita per tutte le vite
perché nessuno si annoi mai
ma si diverta proprio assai.
La musica vive attorno a noi
Lei, la musica, è dentro di noi.
Carolina Garcìa Lòpez
LE FIABE
Sono storie inventate
Oralmente raccontate
Ci sono baci e rose,
feste rumorose,
principesse e ranocchi,
principi e balocchi;
un elemento usato,
ancora un altro trovato.
Tutto si può inventare
e tutto si può creare.
Carolina Garcìa Lòpez
STORIE DA RACCONTARE di Carolina Garcìa Lòpez
Recensione
Polissena è una bambina
Orfana, per essere precisa
da Pitzorno è stata creata
e da Pitzorno è ritornata
perché insieme e in allegria
viene risvegliata la magia.
Ma poi Lavinia tutto rovina
sembra innocua e piccina,
con il suo anello un po’ strano
trasforma ogni cosa da pacchiano
in qualcosa molto puzzolente.
Però questo libro è coinvolgente.
Bianca l’ ha reso anche divertente,
ve lo consiglio personalmente.
Carolina Garcìa Lòpez
STORIA DI PERIFERIA
Questo è un quartiere di periferia
nel quale non c’è malinconia:
si sente il gracidio delle rane
che son vicine alle fontane,
c’ è anche il ruggito del leone,
che pensa di mangiarsi un omone,
si ascoltano i miagolii dei gatti
che inseguono tutti i ratti,
c’ è il mormorio della gente
e di un bambino che ha perso un dente;
tutto questo finché c’è il sole,
che sparisce con mille capriole.
Carolina Garcìa Lòpez
STORIE DA RACCONTARE di Emma Giaccone
UNA STORIA D’AMORE
(in ottonari)
Accendo il televisore
guardo una storia d’amore
c’è Romeo e Giulietta
mi sembra quella perfetta
mi procuro fazzoletti
e anche alcuni dolcetti
per gustarmi quei momenti
belli e molto coinvolgenti
ma poi il crudo finale
giù lacrime da star male
Emma Giaccone
LA COLLA DELLA
BEFANA
Nel viale in mezzo alla gente
ho visto la Befana piangente
contro un albero s’era
schiantata
e la scopa se n’era andata.
La vecchietta molto irritata
Frignava come una
disperata.
Quando la vide frantumata,
iniziò a gridare irritata:
“Rivedrò la mia casa
amata?”
“calmati vecchia stregaccia,
troverò una soluzione che ti
piaccia.
Con la mia colla nuova di
zecca
la tua scopa non avrà una
pecca. ”
“Grazie o mia bella
bambina,
che la fortuna ti stia vicina!”
Emma Giaccone
IO VORREI…
Io vorrei correre a perdifiato
Io vorrei rotolarmi in un
prato
Io vorrei un cavallo alato
Io vorrei un amico fidato
Io vorrei uno zoo privato
Io vorrei un sorriso fatato
Io vorrei un bacio inaspettato
Io vorrei un fiore profumato
Io vorrei un castello
incantato
Io vorrei un gelato al
cioccolato.
Emma Giaccone
DA BAMBINO
Da bambino facevo il
girotondo
Da bambino sognavo di
girare il mondo
Da bambino desideravo
molti regali
Da bambino giocavo con il
trenino
Da bambino sognavo di
diventar presto grande
Da bambino non sapevo che
da grande avrei voluto tornar
bambino.
Emma Giaccone
GIOCANDO CON LE RIME di Elisa Reinaudo
SCENDE LA PIOGGIA
SUONI DELL'ESTATE
Scende la pioggia
Friniscono i grilli
nell'erba bagnata,
belano le pecore e fan
serenata.
Il vento accarezza le verdi
fronde un dolce fruscìo
risuona ogni donde.
Lontano scroscia
l'impetuoso torrente
e parla di un gioco assai
divertente.
Una nuvola nera sbuffa
nel cielo,
il clima ormai non è più
sereno.
Dall'alto un improvviso
lampo avverte
e un forte tuono
rimbomba solerte.
Bisbiglia, tintinna la
pioggia leggera,
tramonta il sole e scende
la sera.
sopra la spiaggia,
scende dall'alto
del cielo cobalto.
La sabbia si bagna,
il sole si lagna.
La gente è bagnata
e l'acqua che cade
allaga le strade.
TRE BISCOTTI
LA MIA JUVE
Tre biscotti buoni e belli,
Il mio cuore è bianco e
nero
uno a testa ai due fratelli,
tifo Juventus per davvero.
se ne do uno anche a te
poi per me più niente c'è!
Squadra che ha fatto la
storia,
parola d'ordine: vittoria!
Ha ottenuto un'altra stella
la mia Juve forte e bella.
GIOCANDO CON LE RIME di Mattia Frassà
L’alieno
sull’arcobaleno
La giraffa e l’elefante
La giraffa se ne andava
ed il collo dimenava;
ad un tratto si è trovata
ad un ramo impigliata,
piange piange, grida grida
non si sa cosa decida.
C’era una volta un alieno,
che volava su un arcobaleno
mentre il cielo era sereno,
ma arrivò un dragone,
tutto arancione,
che portò un nuvolone
e poi scoppiò un acquazzone
Poi arriva l’elefante,
l’elefante buontempone,
che le dà un forte spintone;
la giraffa è dolorante,
ma si libera all’istante
e ringrazia l’elefante
ed il povero alieno
sopra il suo arcobaleno
fuggì nello spazio senza freno.
LA SVEGLIA
TIC TAC
SON QUI SOLO NEL
LETTO
NEL BUIO DELLA
NOTTE
E LA SVEGLIA MI
ACCOMPAGNA
SENZA SOSTA CON LA
SUA LAGNA
TIC TOC
IL RUMORE NON
SOPPORTO
E NON E’ DI MIO
CONFORTO
TIC TAC
IL SOLE SORGE GIA’
LA MATTINA E’ QUA
Una notte di giugno un paperotto…
Era il giugno dello scorso anno, una di quelle serate estive in cui diventa buio molto lentamente,
tiepide e profumate dai tigli in fiore del Valentino.
Eravamo a cena dai nonni e siamo passati dal giardino che c’è in cortile con il nostro cane Armagnac. Ad un
certo punto è entrato in agitazione, si è messo ad annusare in giro e con il suo fiuto ha scovato sotto ad un
cespuglio un gruppo di anatroccoli spaventatissimi e pigolanti. Facevano parte di una nidiata che proprio
quel pomeriggio doveva aver spiccato il primo volo. Il risultato non era stato entusiasmante: uno dei fratelli
era finito su un balcone e lo sentivamo pigolare, altri erano in strada, un altro si era schiantato e purtroppo
era morto. I paperotti, visto il cane, hanno pensato bene di disporsi in fila indiana e dondolando a destra e a
sinistra, si sono dignitosamente allontanati.
A quel punto la mia mamma li ha raccolti, accarezzati a lungo tenendoli tra le mani per
tranquillizzarli, poi li ha restituiti al padrone, che nel frattempo si era accorto della fuga: onestamente
sembrava fossimo più preoccupati di lui.
Stava diventando buio: mamma anatra ha incominciato a svolazzare, passando a volo radente dal
balcone dove c’era il piccolo al cortile in cui aveva visto gli altri, compreso quello morto, ormai immobile.
Pigolava con un verso speciale, sembrava dicesse: “Tranquilli, arrivo, provate di nuovo a volare”.
Il cielo si è ulteriormente scurito fino a diventare buio fitto: osservavamo senza poter fare altro quella
macchia scura che passava, pigolando sempre più agitata.
Sono andato a dormire con quel suono nelle orecchie, dispiaciuto di non essere riuscito a salvarli
tutti.
Nicholas Indemini, classe 2C
La recensione
“Il buio oltre la siepe “ è un film del 1961, tratto da un libro di Harper Lee. Il titolo originale sarebbe” To kill
a mokingbird” (uccidere un usignolo) proprio perché ad un certo punto del film il padre della protagonista,
Atticus Finch, parla a lei e al fratello e dice loro che è un peccato uccidere quegli uccelli che non provocano
danni e cantano solo per il loro e il nostro piacere. In realtà Atticus vuole insegnare ai suoi figli a rispettare
tutte le persone , indipendentemente dal loro stato sociale , dal colore della loro pelle o dalle loro capacità
intellettuali, insomma a non fermarsi solo alle apparenze. Questo non è solo un film, ma una lezione di vita
per tutti e serve a riflettere sui propri errori e riconoscere gli sbagli già fatti in passato.
Il film si svolge nella contea di Mycomb(Alabama) dove i problemi razziali sono molto radicati. A
Mycomb Atticus ,avvocato esemplare , vive con i due figli Scaut, 6 anni( la protagonista)e Jem, 10 anni. Un
giorno viene chiesto all’ avvocato di difendere un nero in una causa. Lui acconsente, scatenando la
disapprovazione dei concittadini, tutti razzisti. L’ uomo di colore, Tom Robinson, è accusato di aver
violentato una donna bianca, miss Mayella. Atticus riesce a dimostrare l’ innocenza di Tom, facendo notare
le ferite sulla parte destra del corpo della donna, che non possono essere state inferte da lui, dato che ha
perso l’ uso della mano sinistra. Il colpevole probabilmente era il padre, stando alle testimonianze di
Tom,che riferisce di aver ricevuto delle “avance” da Mayella ed il padre vedendola si è arrabbiato ,
punendola con le mani. Ma la donna continua ad affermare il contrario. Il padre della ragazza inoltre
continua a tormentare Atticus, per essere stato dalla parte dei “negri”. La decisione viene presa: Tom viene
giudicato colpevole e messo in prigione. In realtà è emblematico il fatto che la gente rifiutasse l’idea che un
nero potesse essere innocente.
Tom è un povero mokingbird che non ha colpe e farlo morire sarebbe insensato. Pochi giorni dopo
essere stato messo in cella, lui tenta la fuga , ma gli viene sparato da un soldato e muore. Sembra che la
vita possa ritornare alla normalità per tutti, ma il padre della donna è ancora in collera , e cerca di picchiare
i suoi figli; ma essi vengono generosamente salvati da Boo Radley , un signore che veniva considerato pazzo
e pericoloso . Invece si rivela una persona fantastica, magari un po’ strana e timida . Un altro mokingbird.
Questo film all’ apparenza abbastanza semplice, in realtà è pieno di metafore.
“Il buio oltre la siepe” ha vinto molti Oscar e premi, sia come libro che nella resa cinematografica ed
è consigliato dal presidente Barak Obama per combattere le diversità e allontanare la gente dall’ idea del
razzismo.
Vittoria Martin, classe II C
L’angolo degli scrittori:Fantascienza
Soren Dakitroff, magnate venusiano dell’ industria bellica interplanetaria, si
accasciò sulla poltrona alla vista della notizia che il quotidiano che stava sfogliando
recava in prima pagina. La parola “referendum” campeggiava a lettere cubitali sulla
testata. -Non può essere- pensò Soren –non dopo tutti questi anni di guerra...Gli tornarono in mente le prime fasi del conflitto, che imperversava oramai da
quasi quattro anni. Tutto era incominciato quando l’ esercito di Plutone, con il
consenso dell’ alleato Nettuno, aveva occupato una fascia di pianeti-miniera, adibiti
all’ estrazione di uranio, di proprietà della confederazione interna, composta da
Mercurio, Venere, Marte e dalla Terra. Lo scoppio effettivo della guerra non tardò a
presentarsi, così come le esponenziali entrate di denaro di Soren: in pratica armava
tutto l’ esercito della confederazione. La vittoria sembrava arridere ai pianeti interni;
infatti le spese di guerra avevano messo Nettuno e Plutone in ginocchio. Ma era stato
allora che si era verificato un fatto inatteso: Giove e Saturno, fino a quel momento
neutrali, avevano dichiarato guerra alla Confederazione, attratti dalle sue risorse
minerarie. In breve tempo Marte fu conquistato e, conseguenza inevitabile, anche la
Terra capitolò, spostando il fronte nel cuore del sistema solare.
Nel frattempo Soren si era terribilmente arricchito, conquistando un tenore di
vita che tutti invidierebbero e riuscendo perfino ad influenzare alcune decisioni del
governo in merito alla guerra. Eppure ora ogni cittadino di quel che restava della
confederazione interna era chiamato a votare una possibile resa, oppure la
continuazione delle ostilità. Soren vide sfumare tutti i suoi sogni: infatti con il
termine della guerra non avrebbe più potuto permettersi tutte le comodità alle quali si
era oramai abituato.
-CIAO, PA’! IO VADO, ci vediamo stasera! - Una voce aveva interrotto i
pensieri di Soren. Era la voce di suo figlio. Il ragazzo uscì di casa e salì sul bus
corazzato che avrebbe dovuto scortarlo fino a scuola. L’ industriale sprofondò nelle
sue riflessioni una seconda volta, più assorto ci prima.
Che valore hanno la ricchezza, la felicità di un uomo, se paragonate alla
miseria di molti? Successivamente pensò a suo figlio e ad i suoi compagni, costretti
ad essere scortati a scuola a causa dei continui bombardamenti missilistici nemici e
delle frequenti incursioni dei caccia. Che cosa avevano fatto di male quei poveri
ragazzi, per essere costretti ad un presente così e, molto probabilmente, ad un futuro
ancor peggiore? Che autorità aveva per imporre ad altri esseri umani come lui che
cosa fare, in che modo vivere e che vita condurre? Nessuna.
Soren Dakitroff era davanti alla scheda del referendum; il quesito era semplice:
- E’ lei favorevole alla resa? - Soren votò sì. Sì alla giustizia, alla pace, alla libertà.
Sì al futuro!
Lorenzo Viglino, classe 3°D
S.O.S LIBERTA'
Egitto, Tunisia, Algeria, Giordania, Libia, Siria e ancora, e ancora, e ancora; è netto, è chiaro, questi
Stati non possono più sopportare, non vogliono più sopportare.
Vorrei chiarire alcuni punti prima di entrare in questa fantastica storia. Certo persone sono morte e
purtroppo ne muoiono tutt'ora, ma alla fine c'è stato il coraggio di dire : “ Basta, così non ci sta più
bene !”
Ci tenevo che nel nostro giornalino comparisse un articolo che parlasse di questa Divina Primavera
Araba , perché ragazzi, parliamoci chiaro, questo che noi stiamo vivendo è un avvenimento storico,
in nord Africa è successo di tutto, sempre, dalle conquiste romane ai colonizzatori del '900, e l'unica
differenza è che queste son delle “ dittature legali “ e così nessun esterno può andare a dir niente a
queste famiglie governanti ( anche per altri motiviche ci terrei molto a trattar dopo...) . Adesso che
conoscete i motivi che mi hanno portato a scrivere questo articolo, direi che possiamo cominciare.
Primavera Araba: fermiamoci un attimo a comprendere l'ampio significato di queste uniche due
parole. Primavera la metto un istante da parte perché ci vorrei tornare dopo per fare una riflessione
un po' più estesa, allora Araba: beh ci dice la regione geografica in cui si è sviluppato questo
fenomeno, nella parte settentrionale dell'Africa e nella penisola mediorientale, i luoghi più soggetti
alle dittature evidenti.
Eccoci. Primavera, la stagione che viene subito dopo l'inverno; l'inverno freddo, subdolo, invisibile,
che uccide i fiori che sbocciano, che potrebbero crescere, diventare colorati e portare frutti, ma
questo l'inverno non lo concepisce e brucia tutto quello che non segue i suoi rigidi schemi, anche
interi campi, anche le gemme più giovani... Ma adesso l'inverno sta passando, poco a poco anche le
nevi più resistenti e fedeli all'inverno si scioglieranno; e lì dove c'era solo rigidità e morte
cresceranno fiori di ogni colore, frutto e grandezza, liberi di espandersi in qualsiasi direzione.
Diciamo però che alcune conclusioni di queste rivoluzioni ( molte si devono ancora evolvere ) sono
stati influenzate dall'intervento di eserciti stranieri regolari e non. E qui torniamo alla frase “Nessun
esterno può andare a dir niente a queste famiglie governanti”: sono cosciente del fatto che pesterò i
piedi a qualcuno, ma per mia volontà, e anche un po' per coerenza nei confronti del lavoro che di
solito compie chi scrive articoli, devo dire come vanno, mi vien da dir “ purtroppo “ realmente le
cose in questo mondo.
E' Sabato 19/03/2011, a Parigi, quando il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna i crimini del
Colonnello Gheddafi Muhammar riguardanti gli attacchi armati sulla popolazione libica, la sua
popolazione. Alla fine dello stesso summit un caccia francese si alza dalla base francese di SaintDizier e attacca un blindato pro-gheddafi. Ok, sì, al presidente francese Nicolas Sarkozy stava
molto a cuore il popolo libico... sì, è una bella storia; diciamo anche che non provava proprio
riluttanza per i pozzi petroliferi della regione e diciamo inoltre che gli Stati Uniti non hanno mai
avuto niente a che fare con il petrolio “sporco“ ed erano li per portare la loro “grande democrazia”.
Sarebbe bello dirlo: ma non è cosi. Lo stesso discorso vale per Italia, Gran Bretagna, Danimarca,
Emirati Arabi Uniti e la Spagna: hanno tutte fornito armamenti per la missione internazionale, e
meno male che l'hanno fatto! Hanno ucciso un dittatore, meglio così.
Ci terrei inoltre a precisare che far volare un caccia moderno può venire a costare fino a 50.000 €!
E sappiamo tutti benissimo che su questo pianeta nessuno si muove per niente, figuratevi per
50.000€. Ma non pensiamo subito che noi “occidentali democratici” ogni volta che entriamo in
guerra sia per portare democrazia, pace e annientare il terrorismo, perché queste sono state le
maschere usate dalle potenze per sottomettere altri Stati al fine di ottenere petrolio e guadagni . Ma
chiunque si sia fermato a osservare la situazione, ha notato questa palese convenienza economica
nel farsi amica la “neo-generazione libica” futura padrona di quel patrimonio sotterrato; un'efficace
quanto triste prova del nove è andare a vedere quanti caccia europei e stranieri si siano alzati per
abbattere i regimi di ( e torno alla prima riga ) Egitto, Tunisia, Algeria, Giordania e Siria, dove non
si fa altro che trovare fosse comuni di bambini!
Perché la notte riesco a dormire, invece di essere svegliato dagli aerei della NATO che vanno a
bombardare Damasco per cercare di uccidere Bashar Al Assad ?! Eppure succedeva per Gheddafi!
Bashar Al Assad, vorrei ricordare, è quello che mette il Sarin ( Il Sarin o GB è un gas nervino della
famiglia degli organofosfati classificato come arma chimica di distruzione di massa : e questo è
Wikipedia non una mia teoria!) nelle bombe da usare contro i civili!
Ok, io avrei finito: tirate pure un sospiro di sollievo. Ci tenevo a riassumere quello che è stato,
quello che è la Primavera Araba, dapprima una scintilla, infine è un incendio. Ma ci tenevo a non
presentarla come la fiaba in cui all'inizio tutto va male, ma poi arriva lo Zio Sam che da la
possibilità per un rassicurante “ … e vissero tutti felici e contenti... “ Spero invece di avervi offerto
un quadro completo della situazione, con pregi e difetti di ambo le parti, in modo che ognuno possa
tirar le proprie conclusioni.
Ammetto però che il mio tono riguardo certi temi non sia stato cosi imparziale.
E questo forse non va bene su un giornalino scolastico.
Federico Billi, classe 2 C
E se im
mprov
vvisa
amentte
re
estassimo ssenza tecno
ologia
a?
L’ iinteressantissima visitta al museo e alla redazzione del giornale
g
La Stampa, efffettuata conn
la mia classse e l’inseggnante di letttere, mi haa fatto penssare alla rap
pida evoluziione tecnolo
ogica che sii
è verificataa del corso dell’ultimo
o secolo, daa quando i giornali veenivano stam
mpati comp
ponendo glii
articoli conn le lettere di piombo rovesciate , posizionatte una ad una,
u
sino aii giorni nosstri, quandoo
tutto è infoormatizzato e sicuramente più fac ile da gestirre. Dal teleg
grafo al tabllet, tutto in poco più dii
cento anni..
Noii siamo natti in un’epo
oca altamennte tecnolog
gica e tutto questo ci sembra normale, anzii
non ci vienne proprio inn mente co
ome potrebbbe essere seenza. Però proviamocii un attimo
o. Per primaa
cosa basta chiedere ai nostri genitori o megliio ancora aii nonni com
me si vivevaa anche solo
o trenta annii
fa, quandoo non c’eranno i cellularri o sessantaa anni fa qu
uando non c’era
c
la teleevisione. Cii viene cosìì
raccontata una vita divversa da quella di attuaale, anche di
d molto, purre senza chee sia passato
o così tantoo
tempo. Peer comunicare c’era so
olo il telefoono di casaa e neanchee in tutte lee case, le in
nformazionii
venivano ttrasmesse unna sola voltta al giornoo, spesso la sera perchéé le tariffe eerano più basse.
b
Ci sii
scriveva dii più: non e--mail, ma lettere vere e proprie.
E senza televissione? Può sembrare sttrano ma sii viveva lo stesso,
s
forsee meglio. Sì,
S perché cii
a
e si parlava,
p
si ddiscuteva, magari
m
ci si arrabbiava anche, ma si aveva unn
si incontraava con gli amici
rapporto diiretto e mollto più frequ
uente con ggli altri rispetto a quelllo che accadde adesso. Quando
Q
poii
arrivarono i primi teleevisori furono elementti di aggregazione, percché ce n’eraano pochisssimi e tantee
persone si riunivano una
u o due volte
v
la setttimana a gu
uardare e co
ommentare iin compagn
nia un certoo
programmaa. Oppure, semplicem
mente, si stavva a casa prropria e si parlava con i familiari, magari
m
tuttii
assieme a ccena e poi si
s leggeva un bel libro o si faceva qualche
q
gio
oco di societtà.
Invvece adesso siamo semp
pre connesssi alla rete, ma
m in realtàà parliamo a un pezzo di vetro , laa
webcam, bbattiamo i tasti su un
na tastiera e non cono
osciamo piiù il piacerre di una bella
b
pennaa
stilograficaa che scorrre su un fo
oglio di carrta. Certo senza
s
frigorrifero , freeezer e miccroonde, laa
conservaziione e prreparazione del cibo era più difficoltosa; senza lava
vatrici, lavaastoviglie e
aspirapolveere, la puliizia della casa
c
era piùù lunga e faticosa,
f
maa ci si riussciva lo steesso. Si eraa
organizzatii per viverre senza taanta tecnoloogia e per certe cosee senza ddel tutto. Sicuramente
S
e
l’evoluzionne tecnologgica ha peermesso paassi da gig
gante nellaa medicinaa, nei trasp
porti, nellaa
comunicazzione e più in generalee in ogni asspetto della vita. Probaabilmente pperò questo è avvenutoo
compromeettendo i rappporti umani e isolandoo sempre più
ù le personee.
Se oggi improovvisamentee ci mancas se tutta o anche
a
solo una
u parte deella tecnolo
ogia con cuii
conviviamo, sicurameente sarebbee il caos, noon saremmo
o in grado di gestire unna emergenzza di questoo
tipo. Basti pensare aggli enormi disagi
d
che sii creano quaando la mettropolitana si ferma qu
ualche ora o
manca l’elettricità perr più di poch
hi minuti. S
Siamo certam
mente più ricchi
r
di com
modità ma più
p fragili e
impreparatti a cavarcela da soli, anche
a
perchhé in generaale più la so
ocietà è tecnnologicamen
nte evoluta,,
minore è la solidariietà umana. Pensiamoo alle società cosiddeette sottosvviluppate, in
i cui tuttii
collaborano con gli alttri per fare qualche cossa di utile a tutti.
mo di tante rricchezze materiali
m
dob
bbiamo recuuperare i più
p semplicii
Ancche noi chee disponiam
valori di ccollaborazioone e solid
darietà umaana, dimenticare ogni tanto lo sm
martphone e andare a
trovare una vecchia zia,
z staccaree la spina ddel TV al plasma
p
e faare una parttita a carte o andare a
teatro. Soloo in questo modo potreemo creare la basi per una societàà in cui l’eleemento più importantee
è l’Uomo, e la tecnoloogia è al suo
o servizio e non viceversa.
S
no, classe 2 C
Amedeo Sanmartin
Superclassifica torna dopo 32 anni
Lo show degli anni 80 è tornato finalmente su Mediaset italia 2 e su Radio 102 con il
nostro mister DJ,che ora ha la voce di Niccolo Torielli,invece di Gerry Scotti (foto in
alto).A tutti coloro che nel passato hanno familiarizzato con il Telegattone e per i
giovanissimi che invece, per la prima volta, seguiranno la classifica degli album più
venduti della settimana, ogni domenica saranno garantite due ore di musica in tv.Lo
show è stato rinominato Superclassifica two,e come 30 anni fa le canzoni si possono
trovare su Tv sorrisi e canzoni,nella zona musica. La gente,dalle informazioni che
abbiamo ottenuto,è molto felice che lo show sia tornato,arricchito da collegamenti con
i cantanti stessi e esperti di musica come Federico,l'Olandese Volante.
E la classifica non può essere più facilmente comprensibile di così;infatti si suddivide in
simboli:la freccia che indica in alto vuol dire che la canzone è salita di posizione,mentre
la freccia che indica verso il basso il contrario,inoltre il simbolo "E" vuol dire new entry
ovvero le nuove canzoni entrate in classifica;la "R" vuol dire rientry ovvero le canzoni
che dopo essere uscite sono rientrate nella classifica;infine ci sono i tre quadratini:il
primo indica la posizione,il secondo in quale posizione era la settimana prima e il terzo
da quante settimane è in classifica. Le posizioni sono 50 e mentre i giornalisti vanno in
giro a scoprire gli ascolti delle canzoni,non sono certo soli:infatti sono accompagnati
anche loro da musiche,e ci sarà dopo la 26 posizione,una piccola pausa che elenca le 10
più ascoltate tra loro.
Anche il DJ, come spiega il settimanale, non sarà l’originale, ma si tratta dell’ erede. Il
nuovo Dj manterrà solo la mirrorball (la sua testa a palla che luccica), in più avrà una
una felpa da repper con lo stemma di italia 2,occhiali Ray ban e un paio di cuffie (oltre
al cambio di voce).Una Superclassifica quindi che si è adattata ai giorni
nostri,introducendo qualche piccola novità per renderla più attuale e sicuramente
migliore per il pubblico di Italia 2. Ma questa non è l’ unica novità: ad esempio anche la
sigla è cambiata,non è più quella storica del programma.Questo è il testo:
E' il mio debole più forte,
di lasciarmi far la corte,
da un cantante più affermato ,
che con me viene premiato.
gli artisti sono gatti...
ma gatti da legare!!
Come tutti i gatti, vivo sopra i tetti,
appoggiato all'antenna centrale,
io controllo...la Tv locale ,
supertelegattone !!!
con la faccia in Tv
( ora sono un gatto) con i baffi all'insù
(ora sono un gatto) con gli occhi più blu
Supertelegattone!!
e se vi piace chiamatemi Oscar!!!!
(in basso il famoso telegattone nella nuova e aggiornata versione: supertelegattone)
Michael Carucci, classe 2 C
Quando, il mattino dell'ultimo giorno di aprile, i cancelli della scuola non si sono aperti, le
reazioni fra noi alunni sono state molteplici: all'arrivo, tutti siamo stati colti dallo stupore e, magari,
anche da un pizzico d'ilarità per il possibile ritardo dell'inizio delle lezioni. Con il passare dei minuti,
tuttavia, nuovi di stati d'animo hanno preso il sopravvento: alcuni ragazzi, colti dall’irrinunciabile
tentazione, si sono dati alla fuga fra l’invidia dei compagni, altri, completamente indifferenti, hanno
interpretato quella mezz'ora come un intervallo extra. Una terza parte, invece, dopo aver gioito insieme
agli altri compagni, cominciava a preoccuparsi. È su quest'ultima che intendo porre l'accento, perché le
connotazioni della sua reazione denotano che ci sia stato qualcuno che si sia accorto che, in quel
momento, risultavamo privati di uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino italiano: quello
all’istruzione.
Oggi, nell'immaginario giovanile e, a volte, non solo, la scuola non viene quasi mai considerata
come luogo dove ci si reca per arricchire la propria cultura, bensì come squallido edificio presso il
quale la frequenza è resa obbligatoria da qualche stupida legge. Fortunatamente, questa è una mentalità
che, nonostante appaia essere propria della maggioranza delle nuove generazioni, spesso rappresenta
solamente una finta convinzione che viene adoperata come arma di difesa per non sentirsi esclusi dal
gruppo a cui, più o meno attivamente, si appartiene. A mio avviso, quindi, è pienamente legittimo,
anche se insolito ai nostri tempi, che degli studenti, ossia coloro che nella società hanno l'onere di
studiare, si sentano angosciati perché non posso accedere alla scuola. Inoltre, questo stato emotivo
controcorrente è sintomo rivelatore, secondo me, di una grande capacità critica che ha indotto questa
magari ridotta ma significativa frazione di ragazzi a non darsi alla pazza gioia all’idea di essere
esonerati dal loro dovere verso la Nazione e verso se stessi, ma a meditare su quanto stesse accadendo.
Le riflessioni che avrebbero avuto la possibilità di emergere sarebbero state diverse; quella che
reputo più importante ed anche, se si può ancora usare questo termine, patriottica, consiste nel
ragionare su come la scuola sia per l'alunno ciò che la fabbrica è per il lavoratore, perché è a scuola che
i ragazzi diventano i lavoratori del domani, dai quali dipenderanno le condizioni economiche e sociali
del Paese. Credo, pertanto, che la scuola e lo studente siano uniti da un legame biunivoco, da una
simbiosi quasi romantica. Infatti ognuno degli elementi necessita dell'altro: così come all'allievo
occorre studiare per avere un futuro, alla scuola urge istruire i giovani Italiani, affinché diventino
cittadini responsabili in grado di perseguire il progresso dello Stato.
Io penso che, dopo tutte queste riflessioni, sia d'obbligo concederci anche solo un attimo, una
mattina qualsiasi, per ammirare la nostra scuola, per capire quanto sia utile e bella, per ragionare su
quanto siamo fortunati ad avere un'istruzione pubblica, laica e gratuita, ma anche per renderci conto
che possiamo e dobbiamo sentirci fieri di essere Italiani.
Lorenzo Viglino, Classe 3D
Il Cirque Du Soleil
fa rivivere Michael Jackson
Martedì 20 febbraio al PalaOlimpico/Palaisozaki di Torino c’è stato lo spettacolo “Michael
Jackson The Immortal World Tour- By Cirque Du Soleil”. Il più grande e famoso circo del
mondo ha messo in scena le più famose hit del re del pop Michael Jackson con numerosi balletti: da
“Thriller” a “Smooth Criminal”; da “Heal The World” a “Scream”.
Gli artisti circensi hanno unito alla danza del grande MJ l’arte del circo, alternando ai balletti
numerose esibizioni da circo come il trapezio e i funamboli. “Una vera figata” ha detto uno
spettatore. Nell’intervallo tra i due tempi, una parte dei coreografi insegnava ad alcuni spettatori
delle tribune la coreografia di “Beat it”. Fantastico partecipare!
Il risultato è uno show dai grandi numeri: sessanta tra musicisti, cantanti, acrobati e ballerini,
duecentocinquanta costumi di scena carichi di cristalli e inserti luminescenti, oltre milleduecento
accessori tra cappelli di feltro, accessori di paillettes, acconciature stravaganti e guanti di strass per
ricreare un Michael Jackson ad immagine e somiglianza. Uno show faraonico con scenografie
avveniristiche, giochi di fumo, videoclip, invenzioni coreografiche, dal ballo dei robot eseguito da
un esercito di droni sulle note di Dancing Machine, alle tipiche camminate moonwalk e sidewalk,
dalle mummie che occupano la scena, alle emozionanti evoluzioni volanti e ai poetici balli aerei.
Due ore e un quarto di spettacolo entusiasmante che svaniscono quando in scena le luci si
abbassano e sul palco rimangono soltanto i suoi simboli: i guanti, il cappello, il nero. E i fuochi
d'artificio ad illuminare il sipario della sua vita calato per sempre.
Questo spettacolo non vuole essere solo un omaggio a una grande star, bensì uno show che
ha saputo farne rivivere la visione del mondo, attraverso la colonna sonora della sua
musica.
Mattia Cosenza, classe 2 C
Giovani e società
Quando anche la musica è un modo per
elaborare un dramma
Era la notte del 6 ottobre quando un conducente ubriaco ha falciato sulla strada un
motorino e con esso la vita di un giovane di appena 15 anni.
La tragedia vissuta in un piccolo centro urbano, di quelli per intendersi dove ci si
conosce tutti, ha lasciato dolore e sgomento in tutta una generazione, quella di Riky.
Ma nell'era della multimedialità, dei social network, quella del dolore condiviso su
facebook o su twitter, un gruppo di ragazzi ha pensato di fare di più: si sono
incontrati ed hanno realizzato un video musicale, un rap per non dimenticare.
Questo il senso del video "Il fiore più bello" Uniti per Riccardo, in cui la modernità
del mezzo (internet) e la modernità dello stile (musica rap) si fondono con l'antica
necessità di fare gruppo, di unirsi nelle cose tristi della vita. Le parole che vengono
cantate esprimono rabbia com'è giusto che sia, ma anche tanta speranza. Vengono
proposte certezze disarmanti che gli adulti ormai, forse con il tempo, hanno perso di
vista o forse hanno solo accantonato in un angolo di loro stessi.
I giovani di oggi non sono poi così diversi da quelli di ieri, non si deve dar troppo
credito ai discorsi fatti da chi pare aver la verità assoluta nelle proprie tasche.
Quando si sentono dire frasi fatte:"Non ci sono più ideali" "I giovani pensano solo a
veline e calciatori"…
No, non credo, c'è molto di più, ci siamo noi, dateci un po’ di fiducia, siamo il fuoco
sotto la cenere.
Andrea Brignacca, classe 2 C
Maranello 1 Febbraio. E’ stata presentata la nuova monoposto F138 che è la cinquantanovesima
auto progettata espressamente per partecipare al Campionato del Mondo di Formula 1. Il nome
deriva dalla combinazione fra l’anno di attività e il numero di cilindri.
Il progetto deriva dal lavoro di due gruppi di progettisti: uno che lavora esclusivamente di questa
monoposto e l’altro di quella che correrà la prossima stagione. La F138 rappresenta una
evoluzione della F2012 per quanto riguarda i concetti fondamentali del progetto e ogni sua parte
e’ stata rivista al fine di massimizzare la prestazione. In particolare si e’ lavorato sulla resa
aerodinamica, soprattutto quella posteriore: il sistema di riduzione della resistenza
all’avanzamento è stato rivisto e ottimizzato per sfruttare nella maniera migliore le modifiche
introdotte nel Regolamento Sportivo a partire da quest’anno. Si è anche molto lavorato con la
Brembo per l’impianto frenante e grande attenzione è stata data alla riduzione del peso e
all’incremento della rigidezza.
Il motore non ha potuto subire sostanziali modifiche perché non consentite dal Regolamento: si è
lavorato soprattutto per aumentarne l’affidabilità, così si è arrivati a una vita media di tre gare.
Per quanto riguarda l’elettronica, va segnalata l’introduzione della centralina unica che verrà
utilizzata nel 2014 con un intenso lavoro di controllo e integrazione tra tutte le funzioni sia di
software che hardware. Tutto è stato fatto con l’obiettivo di raggiungere il massimo delle
prestazioni mantenendo i più elevati standard di sicurezza.
Alcuni dati: telaio in materiale composito a nido d’ape con fibra di carbonio, 7 marce +
retromarcia,freni a disco autoventilanti in carbonio, sospensioni indipendenti, motore 8 cilindri,
cilindrata totale 2398 cm3.
Soprannominata “la speranzosa” da Luca Cordero di Montezemolo, è l’auto con la quale, la
blasonata scuderia italiana ambisce a rivivere quella Stagione Successi che manca ormai da
troppo tempo .
Amedeo Sanmartino, classe 2 C
Il fenomeno del “cake design”
Anche in Italia si sta diffondendo da qualche tempo un nuovo modo di decorare i dolci, il cake
design, vera arte che con pazienza e buona capacità manuale permette di creare capolavori in pasta
di zucchero dai colori e gusti più vari, che stupiscono e fanno contenti i bambini e anche gli adulti.
Le torte a più piani, le più richieste per eventi speciali come le nozze, hanno un'origine medioevale:
gli ospiti erano tenuti a portare delle piccole torte che venivano accatastate al centro di un tavolo; la
sfida per gli sposi era quella di riuscire a baciarsi sovrastando i dolci.
Il fondente di zucchero (anche detto glassa) nacque in epoca Vittoriana, in Gran Bretagna, per dare
un aspetto candido ai dolci offerti nei banchetti di nozze dei nobili e per consentire una più lunga
conservazione alla torta nuziale. Infatti il piano più alto della torta veniva, secondo la tradizione,
conservato fino al primo anniversario, per essere consumato dalla coppia. Oltre a migliorarne
l’aspetto esteriore, lo strato di zucchero a velo, acqua e glucosio impediva all’aria di entrare in
contatto con il dolce e deteriorarlo. Oltre a decorare torte e dolci di grandi dimensioni e dalle forme
spesso spettacolari, questo strato di zucchero, malleabile e che asciuga rapidamente, viene utilizzato
per decorare i cupcakes, dolcetti monoporzione di origine statunitense grandi proprio come una
tazzina (cup), ideali per accompagnare un thè durante una golosa merenda. I cupcakes possono
essere gustati al naturale o decorati con creme al burro, al formaggio o con glasse e praline di
zucchero.
Negli ultimi mesi sono stati centinaia i corsi in varie città italiane in cui apprendere l'arte del cake
design, anche trasformando il più tradizionale panettone in una creazione fantastica. Sono nate
riviste di settore e su internet fioriscono i blog e i siti a tema, con video che insegnano anche come
usare gli attrezzi del mestiere (piccoli utensili, stampini e pennelli). Nelle grandi città sono nati
negozi specializzati, pasticcerie che sembrano atelier artistici, dove si possono ordinare torte a tema
personalizzate, a volte vere e proprie sculture di glassa: ma con tanta pazienza, tempo a
disposizione per imparare e un po' d'esperienza, si può provare a casa, partendo dalle creazioni più
semplici, scoprendo magari un talento nascosto!
Silvia Rapalino, 2 C
Si avvicina l’estate e viene voglia di mangiare qualcosa di fresco e magari anche a Km0.
Certo in città sembra difficile trovarne, ma molti negozi e supermercati garantiscono
prodotti che provengono dalle più vicine coltivazioni o allevamenti.
Con il mese di maggio, sulle bancarelle dei mercati faranno bella mostra fragole,
pomodori, basilico e altre erbe aromatiche.
Mi vengono in mente due ricette molto semplici che si possono fare senza usare né il gas
né il forno, sono a strati, si fanno in un bicchiere e sono fresche e veloci.
Per la prima, quella salata, ‘’il bicchierino tricolore’’, servono:
 la salsa di pomodoro
 un formaggio morbido, tipo stracchino
 il pesto
Il pesto si può usare confezionato, ma è anche molto facile farlo in casa: pinoli,
parmigiano, basilico e olio vengono frullati insieme ed è fatto!
In un terzo del bicchierino si mette il pesto, poi il formaggio e infine la salsa di pomodoro.
Il bicchierino tricolore si può servire come antipasto, accompagnato da crostini di pane o
focaccia.
Per la seconda, il dessert “rossa come le fragole e bianca come la ricotta”, occorrono:
 le fragole tagliate a pezzettini condite con succo di limone
 la ricotta mischiata con zucchero e scorza di limone
Si mettono in un bicchierino le fragole con sopra la crema bianca, infine, per decorarlo, si
può mettere un pezzetto di fragola.
Usare la ricotta nella tradizione mediterranea risulta più leggero del gelato o della panna e
il gusto è più buono!
Marta Caire, classe 2C
Noi dellaa Matteottti non ci fermiamoo davanti a nulla! Insieme aalla UISP
P, al CUS
S
Torino e alla Canottieri Arm
mida ci siam
mo lanciatti…in acq
qua! Letterralmente.
Andiamoo con ordiine. La no
ostra Presiide, semprre pronta a coglieree tutte le occasionii
che possaano stimolare i ragaazzi (e gli insegnan
nti…) in nu
uove attivvità, ci ha permessoo
di aderiree, unico isstituto in Piemonte,
P
, ad un in
nteressantee progetto chiamato
o in modoo
significattivo Denttro e sopra l’acqu
ua. Alcun
ne classi che
c ospitaano alunn
ni disabilii
hanno pootuto così “gettarsi”
“
(non è unn termine casuale)
c
nella nuovaa impresa..
Tre mom
menti di nuuoto assisttito per alccuni ragazzzi accompagnati daai rispettiv
vi docentii
di sostegnno e poi trre lezioni di canottaaggio per le
l intere cllassi che lii ospitano
o.
Durante le ore di Educazio
one fisica, le classi coinvoltee hanno aavuto l’op
pportunità,,
C
i
prima neella palesttra della scuola pooi presso la sede prestigiossa della Canottieri
Armida (ricordiam
mo che è naata nel 18669, prima della brecccia di Porrta Pia, inssomma, e
da allora non fa chhe mieteree successi…
…) di impparare a reemare. Perr
i ragazzi è stato moolto diverttente, ma già nelle simulazioni si sonoo resi conto che nonn
era facilee come guaardare i caanottieri essperti…
Poi via ssul nostro splendido
o fiume, iil Po, che rende la nostra citttà così beella e chee
passa acccanto alla nostra scuola. Ma a guardarrlo da unaa piccola iimbarcazione fa unn
altro effeetto… Supperati i tim
mori di tuutti, via a scivolare sull’acquaa, sempre meglio e
sempre ppiù sicuri. E c’è statto persinoo il tempo
o di ammirrare il casstello del Valentinoo
da una prrospettiva insolita.
Ma non si scherzza: alcunii ragazzi si sono già cimen
ntati in uuna gara, come vii
raccontiaamo in unn altro artticolo, altrri lo faranno menttre Bolle raggiungeerà i suoii
lettori.
Appuntam
mento sullle acque del
d Po il 2 giugno, con i nosttri equipag
aggi in cuii le parolee
d’ordine sono Am
micizia e Collaboraazione. Venite a faare il tifoo: noi speeriamo dii
p adesso ci siamo comunquee divertiti a partecippare.
vincere, aanche se per
Taddeo
T
e la classe I C
PRIMA PAGINA
Il giornalino dei campioni
1° PREMIO CORSA CAMPESTRE
Una bella giornata di sole ha accolto gli atleti impegnati nella gara di canottaggio ai
Giochi Sportivi Studenteschi tenutisi a Torino lo scorso 24 aprile.
Presso la Società Canottieri Armida al parco del Valentino, si sono raccolti gli studenti
impegnati nel superare la prova regionale. In palio la partecipazione alla prova nazionale.
La nostra “Matteotti” ha inviato in propria rappresentanza due equipaggi, che con la loro
caratteristica e ormai mitica divisa blu hanno concorso alla gara di “Quattro di coppia con”
(ovvero le barche sono dotate di quattro canottieri con due remi ciascuno e diretti dal
timoniere).
I due equipaggi, accompagnati dai loro istruttori del CUS Elena e Massimo, ci hanno dato
grandi soddisfazioni.
le intrepide
i valorosi
Vittoria Donà
Marta Genovese
Sofia Marciariello
Giulia Rivella
Nadina Stihi
Sami Azizi
Mattia Frassà
Tommaso Maglione
Jacopo F. Rabajoli
Lorenzo Ruffoni
Infatti dopo una regata emozionante segnata anche da qualche difficoltà tecnica con la
barca, l’equipaggio dei ragazzi ha tagliato il traguardo al terzo posto.
E dopo la medaglia di bronzo dei ragazzi, le ragazze ci hanno gratificato dell’argento. Con
una regata molto combattuta e la prima posizione persa per un soffio.
Insomma un secondo ed un terzo posto che non ci porteranno a regatare a Roma, ma che
inorgogliscono la Matteotti. Bravi ragazzi!!!
Una mamma della Banca del tempo
La mia gara di
Orienteering
Martedì 7 maggio, alle prime ore mattutine, la scuola “Matteotti” era
già in marcia verso il Parco Colonnetti di Torino , accompagnati dalle
insegnanti di educazione fisica la prof.ssa Baratta, la prof.ssa Oprandi
e la prof.ssa Mazzucco, per svolgere le gare di orienteering . Questa
specialità richiede senso di orientamento, buona resistenza nella corsa e
spirito di osservazione . Durante il corso dell’anno Sergio, istruttore di
orienteering, aveva portato tutte le classi della scuola al Valentino per
selezionare i 25 studenti che avrebbero partecipato alle gare comunali.
Per le positive prestazioni, sono stati anche selezionati Edoardo e
Moises che avrebbero svolto la gara accompagnati da dei compagni tutor. Quella mattina al Parco Colonnetti ad ogni ragazzo è stata
assegnata una pettorina numerata legata al braccio, un cartellino su
cui punzonare il numerino corrispondente alla lanterna trovata e una
lista su cui sono stati scritti i numeri delle lanterne e i luoghi in cui
trovarle. Il percorso da svolgere era diverso per i cadetti o le cadette
cioè studenti degli ultimi due anni delle medie e per i ragazzi o le
ragazze di prima.
Alla partenza vi erano anche altri studenti di Torino e Provincia , alcuni
delle superiori . La tensione era nell’aria, accompagnata da un lieve
schiamazzo di ragazzini.
Un uomo alto con il microfono chiamava per
formare le batterie di partenza e ,in base
alla categoria ,dava le cartine nelle quali
erano segnati i punti corrispondenti alle
lanterne. Quando sentii il mio cognome
risuonare nell’aria mi cedettero le gambe
ma velocemente mi diressi al nastro che segnava la partenza. Sotto a un
bel sole primaverile,cercammo le lanterne che erano nascoste nei luoghi
più disparati: dietro le rocce, appese agli alberi oppure celate dentro
fitti cespugli.
Anche se era una gara individuale , molti di noi si aiutavano con
indicazioni sussurrate a mezza voce o anche solo con sguardi di
incoraggiamento.
Come al solito la Matteotti ha avuto ottimi risultati: Eleonora
Borello è arrivata terza nella sua categoria e complessivamente le
ragazze sono arrivate terze su tutte le scuole vincendo una coppa.
Ottimi risultati sono stati conseguiti anche da Federica Bianco e Virginia
Jacquemond, rispettivamente quinta e settima posizione, poco più
indietro Jacquemond Valentina, quindicesima e Rivella Giulia
ventisettesima. Solo trentaduesima piazza per Minio Giulia.
Tutt’altra storia invece per i cadetti; Solera Federico con un tempo di
15’25” è riuscito a conquistare la medaglia dall’aureo colore.
Piazzamento importante è stato ottenuto anche da Schiapani
Bruckmanns che ha ottenuto la medaglia d’argento con un tempo di
poco inferiore dalla prima piazza. Anche se fuori dal podio, la
Matteotti ha ottenuto ottimi piazzamenti: Rivella Jordi quinto, Morino
Zeno settimo, Mardente Giovanni quattordicesimo.
Solo una medaglia d’argento invece per
le “ragazze”; Borello Eleonora ha
ottenuto uno sperato terzo posto con il
tempo di 21’37”. Piazzamenti importanti
sono stati ottenuti anche da me con una
sesta piazza e Reviglio Matilde ottava.
Grillo Maria Tere si è classificata quindicesima e Bono Matilde
diciottesima.
Anche la categoria ragazzi si è distinta in questa difficile competizione.
Zamiri Franceso ha ottenuto un prezioso terzo posto con un tempo di
17’40”. Solo quinto Tarozzo Elio che per solo 18 secondi ha mancato il
podio. Importanti piazzamenti sono stati ottenuti da Bertoldo Ivan
giunto dodicesimo, Risso Pietro ventesimo e Morello Luca
ventisettesimo.
Accompagnati dai flash della signora Reviglio , oramai fotografa
ufficiale delle numerose attività della scuola, siamo tornati a scuola
vittoriosi, un po’ stanchi sì, ma molto felici e soddisfatti.
Fiorio Anna Laura
LA SCHERMA,CHE PASSIONE!
Sono partita da Torino per Bolzano, la mattina di sabato 2 Marzo, per una gara
internazionale, con due mie amiche accompagnate dai nostri genitori; siamo arrivate
la sera, pronte a visitare la città. Così ci siamo recate subito nel centro storico e a
mangiare una pizza con altri amici schermitori, per poi recarci tutti nel bellissimo
hotel “La Scala”. Il giorno seguente, mentre io e una delle mie amiche giravamo per
la città a comprare souvenir e cartoline da spedire a Torino, abbiamo fatto un salto al
negozio della Loacker, mentre l'altra era già al palazzetto di scherma ad aspettarci e a
vedere gli altri compagni tirare (combattere). Una volta arrivate, ci siamo cambiate
tutte insieme per poi andare dall’armiere a far controllare le nostre spade.
Ci sono tre differenti tipi di armi: sciabola, fioretto e spada; quest'ultima è
l'arma che usiamo noi. La gara è iniziata con due gironi; terminati questi assalti, io
ero undicesima, e le mie amiche erano una seconda e l'altra quarta; finito anche il
secondo girone, prima degli scontri diretti, la mia posizione è rimasta invariata. Le
mie compagne, a differenza mia, hanno saltato la prima diretta, mentre io ho
incontrato subito una ragazzina con cui ho vinto. Subito dopo gli altoparlanti mi
hanno richiamano per il mio secondo assalto che ho vinto ancora.
Ero ormai entrata negli ottavi e la mia tensione saliva.... Una delle mie amiche
era appena stata eliminata, mentre l'altra come me avrebbe dovuto combattere ancora.
Siamo rimaste insieme, da un lato dispiaciute che la nostra compagna non avrebbe
più continuato, ma dall’altro unite e più che mai determinate a sperare di portare il
nome della nostra società sul podio. Hanno richiamato improvvisamente i nostri
nomi e quelli delle altre gareggianti rimaste, così ci siamo recate alla pedana della
finale per la presentazione ufficiale.
Una volta finita quest'ultima ci hanno indicato la persona e il numero di pedana
dove dovevamo tirare. Chi superava anche questa prova, sarebbe entrata nei quarti.
Io come prima l'ho superata mentre, purtroppo, la mia amica ha perso. Sono rimasta
io con altre tre ragazze... e ho fatto l'assalto per entrare nelle semifinali, e anche
questo l’ho passato. Mi mancava solo la finale... Non potevo credere di essere
arrivata fino a quel punto, ero molto agitata ma soprattutto carica di energia, sapevo
che ce l'avrei potuta fare. Ho sentito di nuovo l' altoparlante che richiamava il mio
nome e quello della mia avversaria, tra l’altro proprio quella che aveva eliminato la
mia amica. Ero molto tesa, ma estremamente concentrata e pensavo che ormai se ero
arrivata fino a quel punto dovevo veramente cercare di dare il meglio!!!! La pedana
della finale era molto bella, ma anche diversa da tutte quelle sulle quali avevo fino ad
ora tirato perché non era solo rialzata ma anche illuminata alla base e ad ogni punto
segnato si accendeva la luce verde o rossa, al fondo c'era una bandiera italiana e
sospese nel centro le bandiere degli altri stati partecipanti…. insomma sembrava
proprio una pedana delle Olimpiadi!!!
Dire che ero emozionata è veramente poco e non rende l’idea, tanto che
all’inizio dell’assalto la mia avversaria era in vantaggio di ben due punti ma poi ho
recuperato e ho vinto l’incontro con un punteggio di 10 a 7. Ero al culmine della gioia,
ancora incredula di aver vinto, stanchissima e molto emozionata. Il tutto si è concluso
con la premiazione finale e un regalo offerto dalla Federazione, anticipato dal nostro
fantastico inno d'Italia con alzata di bandiere.
Questa è stata per me un’ esperienza stupenda, davvero unica, che spero di
rivivere nelle mie prossime gare!
Ginevra Consonni, classe I C
di Gabriele Rossi, classe III A
Era il 21 marzo e mi stavo recando alla solita palestra della Riv, nella quale mi
alleno tre volte alla settimana, per un’ ora e mezza, con i miei compagni di squadra.
Era un allenamento speciale. Quell’ anno infatti eravamo arrivati fino alla finale
regionale contro il Biella, che aveva già messo a segno ben 342 canestri in 20 partite;
tenendo conto che ogni canestro vale 2 punti e che ogni partita dura 40 minuti,
avevano totalizzato 684 punti in soli 800 minuti. Il nostro allenatore, Enrico, ci
spronava perché noi eravamo la sua prima squadra di basket ad essere arrivata alla
finale.
Mi rendo conto che, fino ad ora, ho parlato dei campionati di basket come se
tutti sapessero come funzionano, credo sia opportuno fare alcune precisazioni. Si
parte da una fase a gironi, che comprendono squadre della stessa zona e le prime due
per girone passano alle provinciali, alle quali partecipano circa 30-40 squadre in tutto
e si fa un torneo ad eliminazione diretta, quindi se si perde anche una sola partita, la
corsa alla vittoria si ferma immediatamente.
Dopo questa parentesi sul nostro cammino prima di arrivare alla finale
regionale, torniamo alla sera di quell’ultimo importante allenamento. Solitamente,
quando c’è da correre, quasi tutti i giocatori non ne hanno voglia, ma quella volta,
nessuno protestò e, anzi, la squadra si impegnò al massimo perché, più di ogni cosa,
desiderava arrivare prima della Regione Piemonte. Durante gi allenamenti importanti
come quello, nella palestra regna il più assoluto silenzio e ognuno pensa alle
fantastiche azioni che potrebbe fare in partita, imitando il proprio idolo di NBA:
sognavamo di schiacciare con due mani all’ indietro, di appenderci al canestro e poi
di ritornare in campo con un doppio o triplo salto mortale.
A far tornare tutti con i piedi per terra pensò il mister che ci urlava dietro,
perché, persi a fantasticare, ci palleggiavamo sui piedi e la palla finiva spesso dall’
altra parte della palestra. Alle 19.30 uscii dalla palestra e ritornai a casa con altri tre
miei compagni: Michele, Alessandro, Lorenzo. Io fui il primo a lasciarli e li salutai
con un arrivederci fra cinque giorni: al 26 marzo, il gran giorno della finale.
Quei cinque giorni passarono così in fretta che mi sembrò quasi che la partita
fosse iniziata subito dopo la fine dell’ allenamento. Ed eravamo tutti lì, davanti all’
ingresso principale della palestra della PMS , tutti e 15, carichi come non mai, con le
divise nelle borse sulla spalla destra, mentre dall’ altra parte della strada c’era il
Biella.
Dopo un breve appello dell’allenatore, siamo entrati negli spogliatoi; qui,
prima di cambiarci, Enrico ci ha fatto il discorso d’ incoraggiamento. Anche se è
passato più di un anno da quel giorno, mi ricordo ancora parola per parola tutto
quello che ci disse:
Cari ragazzi,
come voi sapete, siete la mia prima squadra di basket ad essere arrivata alla
finale regionale; siamo arrivati fin qua grazie alla voglia di riscattarci dopo il
campionato negativo dello scorso anno, al nostro affiatamento e all’ impegno di
tutti, perché nessuno si è mai scoraggiato a tal punto da abbandonare,
anche
quando le cose non andavano per il meglio e sembrava che non avessimo più
speranze. Oggi abbiamo l’ occasione di confrontarci con un grande avversario,
dal quale possiamo e dobbiamo imparare molto, ma al quale possiamo insegnare
ad essere una squadra unita e affiatata come la nostra.
A me, oggi, non interessa il risultato finale, ma importa che non smettiate di
giocare anche dovessimo perdere 100 a 0. Dovete entrare in campo convinti, con
la voglia di far vedere che possiamo giocarcela con chiunque e che non siamo
arrivati qui per fortuna, ma che ci meritiamo il posto.
Se dovessero vincere, voglio che la loro sia una vittoria sudata e sofferta in modo
che ci portino rispetto.
Adesso ragazzi iniziate a cambiarvi e poi subito in campo con la voglia di
vincere!
Dopo questo gran discorso tutti, me compreso, erano emozionati e ci
cambiammo in fretta e furia per poter subito scendere in campo. Nel basket si
giocano quattro tempi da dieci minuti e ogni squadra mette in campo cinque giocatori
per tempo. I nostri primi cinque entrarono subito in partita e il primo quarto finì 22 a
20 per noi, ma Enrico ci raccomandò di non abbassare la guardia, perché la partita era
appena iniziata. Nel secondo quarto si vide la loro grande voglia di vincere e di
riscattarsi dall’ inizio negativo e, già a metà tempo, erano sopra di otto punti.
Allora Enrico decise i fare dei cambi per dare più velocità alla squadra, inserendo me
e Alessandro. Nei cinque minuti rimanenti feci ben sei punti e, alla fine del tempo, il
vantaggio del Biella si era ridotto a solo due punti.
A metà partita c’è un intervallo, nel quale Enrico ci disse di continuare così,
perché ci stavamo mettendo il giusto impegno e la giusta mentalità. Durante il
penultimo quarto si vide solo il Biella e i nostro svantaggio arrivò a toccare i 30
punti: il risultato era 45 a 75 per loro. Per affrontare al meglio l’ ultima parte di
partita, nonostante il risultato, schierammo il miglior quintetto possibile, tra i quali
c’ero anche io.
Entrammo “carichissimi” e riuscimmo a schiacciare gli avversari in difesa;
dopo solo due minuti, i 30 punti di distacco si erano ridotti a 22. La carica maggiore
ce la diede un fantastico canestro di Alessandro da tre punti e, dopo quello, in campo
c’eravamo solo noi, a metà tempo il risultato era 66 a 77. A due minuti dalla fine
eravamo sotto di sette punti. In quel momento iniziammo a credere veramente in una
grandiosa rimonta e, a meno un minuto, stavamo vincendo di un punto. Allora
subimmo un colpo basso: a 30 secondi dal “gong” finale, subimmo un canestro e tutti
noi credemmo di aver perso. Dalla rimessa laterale prese palla Alessandro che, carico
come non mai, partì alla velocità della luce, scartando tutti gli avversari come birilli,
ma, quando fu da solo sotto il canestro, sbagliò il tiro; per fortuna sotto al canestro
c’era Michele che, come si vide la palla tra le mani , senza pensarci due volte, tirò.
Non appena la palla entro nella rete del canestro rintoccò il “gong” finale.
CANESTRO!!
AVEVAMO VINTO!!
Tutti ci precipitammo in campo sollevando Michele come si fa con i campioni,
Enrico, io e molti altri piangevamo per la felicità; quando sollevammo la coppa
nessuno resistette più e tutti traboccavamo di gioia.
Ah! Dimenticavo: la mia squadra si chiama Eridania, come lo zucchero (anche se non
abbiamo nulla a che fare con il prestigioso marchio), dolce come quella vittoria... e
come avete potuto capire siamo molto uniti anche al di fuori del campo. Siamo in
quindici, quindi, purtroppo, non sempre tutti vengono convocati, ma anche se non
possono giocare, spesso, i non convocati vengono a fare il tifo per caricarci e
motivarci.
Consiglio a tutti di praticare sport di squadra perché si possono fare esperienze
indimenticabili, si instaurano nuove amicizie, si cresce comparandosi con altri
ragazzi o ragazze e si impara che, anche se non si è sempre i più forti, si hanno grandi
possibilità di successo quando c’e determinazione.
Quindi ragazzi/e della scuola Matteotti, vi auguro di poter vivere momenti
indimenticabili come questo.
In questo quadrimestre noi studenti della 1E abbiamo lavorato sulle
nostre sensazioni in relazioni al colore, scoprendo che alcuni colori sono
veramente…EMOZIONANTI !! Ecco le nostre riflessioni….
ANNA: ‘’Il mio colore preferito è il BLU. Per me indica serenità ,
tranquillità come quella che si trova nella profondità delle acque. Mi
piace questo colore perché è molto intenso e non ‘’trasparente’’ come il
giallo. Il blu indica, anche, la speranza di vedere all’orizzonte
qualcuno che ritorna e stanno aspettando da anni. Questo colore
indica la pace e non la confusione come il viola. Indica, anche la
spensieratezza di una persona felice. Anche la solitudine di una
persona, perché quando ti senti solo vedi intorno a te solo colori scuri
come il blu , il marrone e naturalmente il nero.’’
LAURA:
‘’ Blu d’ un mare profondo ,
abissi sconosciuti e remoti
onde che si infrangono lentamente
e hanno sempre la forza di riprovare.
Colore discreto ma concreto,
colore della vita nel corpo umano
colore da cui tutto è partito
colore dell’infinito.’’
ELEONORA:
‘’INTO THE BLUE….’’
‘’ C ‘era una volta un paese tutto blu , ma proprio tutto, latte blu, bambini blu, scuole
blu, cani blu, alberi blu, insomma tutto completamente blu. In questo mondo di un solo
colore regnava un signore che si chiamava Bludovino. Un giorno mentre il re stava nel
suo castello blu a fare, con i ferri, una sciarpa blu per l’inverno, il filo s’impigliò da
qualche parte; credendo che fosse il suo gatto blu che giocava con Bludovino disse:
‘’AZZURRINO , LASCIA STARE IL MIO GOMITOLO , EHI MA QUANTO PESI! ADESSO TI
FACCIO FARE UN BEL CAPITOMBOLO’’ e diede uno strattone fortissimo.
All’altro capo del filo non c’era , però, il suo gatto Azzurrino, ma uno strano personaggio
tutto completamente giallo.
Il re esclamò ‘’CHI SEI? NON SAI CHE QUESTO E’ UN MONDO BLU, TU QUI NON CI PUOI
STARE’’ , Il ragazzo rispose ‘’BUONGIORNO IO MI CHIAMO PASTROCCHIO, MI SONO
PERSO TRA LE FIABE E SONO CAPITATO QUI , CREDO CHE MI FERMERO’ UN PO’ DI
TEMPO’’. Bludovino, che non stava fermo dalla rabbia , gli urlò contro: ‘’DEVI ANADRE
VIA, QUESTO E’ IL PAESE BLU E SOLO QUELLI BLU VI POSSONO STARE’’. Pastrocchio,
divertito, disse; ‘’IO NON SONO BLU, MA NON FACCIO MALE A NESSUNO PERCIO’
RESTO’’. Bludovino, azzurro dalla rabbia, urlò: “GUARDIE’’. Delle guardie armate
arrivarono in tutta fretta e sull’attenti chiesero: ’’COMANDI?’’ Il re ordinò ; ‘’PRENDETE
QUEL PASTROCCHIO GIALLO E RINCHIUDETELO NELLE PRIGIONI. Il giorno dopo la
figlia del re chiese al padre di liberare Pastrocchio perché non avrebbe fatto del male a
nessuno. Il re diede retta alla figlia che sposò Pastrocchio dando vita a un figlio di
colore verde. Ecco perché il mondo è di mille colori. ‘’
‘’AZZURRO’’
ELIO:
‘’A me piace questo colore
perché esprime pace, gioia e libertà
E’ un colore vivace di cui sono tinti il mare,
il cielo le idee.
Formato da bianco e blu potrebbe significare
L’equilibrio tra chiaro e scuro, tra bene e male.
Può anche rappresentare vita ed energia:
l’acqua, azzurra, è il bene che dona la vita sulla Terra.
Se finisse regnerebbe solo la morte.
In un mondo senza azzurro il cielo sarebbe nero,
il mare bianco, le idee trasparenti :
nessuna espressività.
Ovunque ci giriamo , sopra di noi,
è sempre presente il cielo: l’azzurro.
Esso è la casa degli uccelli, esseri liberi e semplici,
che compiono evoluzioni complicate.’’
MATILDE:
‘’ Il mio colore preferito è l’AZZURRO…
…azzurro come il mare Mediterraneo, dove il fondo è di sabbia bianca e l’acqua così
trasparente che sembra una piscina: è un azzurro pieno e intenso, senza sfumature e
senza indecisioni verso il verde o verso il grigio. Azzurro per me vuol dire aria fresca e
vento e libertà. Per questo nella mia stanza non c’è nulla di azzurro , perché l’ azzurro
non si può contenere in una stanza, ma è il colore dei grandi spazi liberi. Ma forse la
prossima volta che rifaremo i colori della mia stanza proverò a pensare a una parete o
al soffitto per portare un po’ di cielo anche al di qua della finestra.’’
CARLOTTA: L’azzurro è il mio colore preferito, perché è come un sentimento molto puro
e libero. Una cosa a cui questo colore mi fa pensare è il cielo limpido dell’estate
piena.Azzurro è il colore del mare mosso ma fresco della brezza col sole cocente.
Questo colore è tanto vivace quanto calmo come un esplosione di creatività. Per me è
il più grande colore che può esistere nel mondo e può rappresentare un pensiero di vita
diverso da quello che pensiamo normalmente. Forse questo colore può esprimere tutte
le nostre idee di libertà verso uno stile di vita differente da quello che stiamo
immaginando noi e molti altri personaggi che vediamo intorno a noi. Una parola che mi
viene in mente pensando a questo magnifico colore è la gioia di vivere con gli altri.’’
Insomma… quello che abbiamo capito fino ad ora è che il colore è sempre
creazione/immaginazione e soprattutto libertà…..o per dirla con
GABRIEL: ‘’ Il colore è molto importante perché se esso non esistesse noi vivremmo in
un mondo Bianco e Nero. Immaginate, per esempio , di avere un pigiama a righe
bianche e nere e una mattina svegliarsi e non sapere se si è una persona civile o un
prigioniero…’’ NON SIA MAI!!!
SHEPARD FAIREY
IN ARTE:
O b e y
Noi di 3G 3E 3F abbiamo svolto questo lavoro sui graffiti dell’artista
Obey, cercando di imitare le sue opere e
creando dei nostri elaborati.
L’ artista elabora le sue idee a partire dal
film “They Live” ( essi vivono) di John
Carpenter nel quale il protagonista si
impossessa di un paio di occhiali da sole che
permettono la visione del mondo per quella
che è realmente: alieni con sembianze
umane
hanno preso
il controllo
delle città
utilizzando i
media (tv, giornali).
Le pubblicità lanciano messaggi
subliminali come “Obey” ( obbedite )
“Consume” consumate e “Not
indipendent thought”
( nessun pensiero autonomo ).
A partire da questo film l’ autore lancia forti messaggi di critica verso
il sistema mediatico che sta trasformando il nostro mondo in un
“SUPERMERCATO” (Idea che aveva già affascinato Andy Warhol)
GABRIELE 3F
CARLOTTA 3F
TESTI E IMPAGINAZIONE A CURA DI:
LEONARDO 3F
THOMAS 3E
LUCA 1E
ELEONORA 3F
MELISSA 3F
ANIMAL VIP
Nel corso del precedente anno scolastico, noi della 3F,3E,3G abbiamo fatto questi
disegni a tempere e tecniche miste. Abbiamo chiamato questo lavoro “ANIMAL
VIP”.
Spesso non riflettiamo abbastanza sul fatto che gli animali sono nostri amici, ma
consideriamo la razza umana una razza superiore. Ma per noi non è così!
Quindi abbiamo fatto questo giochino che consiste nell’associare un animale ad un
personaggio che in qualche modo ha influenzato la nostra storia e la nostra cultura, a
partire dalla musica passando attraverso la scienza o lo spettacolo.
Alesandro 3G
The blues brothers
“Siamo in missione per conto di Dio!”
Anna 3E
“Se esprimi un desiderio è perché vedi cadere una stella,se vedi cadere
una stella è perché guardi il cielo,se guardi il cielo è perché credi ancora
in qualcosa”
Bob Marley
Jelena 3E
“Non sono del tutto ok, ma credo che nessuna donna lo sia”
Amy Winehaus
Guglielmo 3E
“Senza la chiave non apriremo quel che si apre con la chiave che lo
apre. A quale scopo scoprire qualcosa che rimarrebbe comunque
chiuso,noi,non avendo la suddetta chiave che invece lo aprirebbe?!”
Jack Sparrow
Sofia 3E
“Vivere giovani, selvaggi e liberi”
Alessandro 3E
“Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non
può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel
silenzio, che si rivela solo a chi lo cerca.”
Charlie Chaplin
Chiara 3G
“A parer mio, la scelta di vita vegetariana, anche solo per i suoi effetti fisici sul
temperamento umano, avrebbe un’ influenza estremamente benefica sulla
maggior parte dell’umanità.”
Albert Einstein
“Gli animali vanno rispettati e non uccisi per poi mangiarli. Si tratta di una
scelta che ho fatto molto tempo fa, perchè sono fermamente convinto che gli
uomini non abbiano diritto di provocare la sofferenza e la morte degli altri
esseri viventi.”
Prof. Umberto Veronesi (23 ottobre 2002)
“La sua insaziabile curiosità per il “funzionamento” del mondo fece di lui non
solo un'artista di grande fama, ma un poliedrico inventore in grado di spaziare
dall' aeronautica all'anatonomia della balistica all'idraulica. Le origini del
vegetarianesimo di Leonardo non sono certe, quello che è fuor di dubbio, dalla
documentazione storica, è che Leonardo trascorse tutta la sua vita adulta
come vegetariano. Vegetariano “pubblico”, oltretutto, rifiutando
ostentatamente i piatti di carne offertigli alla mensa dei nobili che lo
ospitarono”
Leonardo Da Vinci (1452-1519)
“A quei medici che dicono che un bambino non può crescere senza carne, dico
che io non ho MAI mangiato carne, perchè quando sono nata i miei genitori
erano già vegetariani. Eppure sono stata campionessa di salto in alto e in lungo
e ora a 79 anni faccio 100 km in bicicletta, gioco a pallavolo e non ho mai avuto
malattie serie.”
Dichiarazione di Margherita Hack (febbraio 2001)
“Lisa è diventata vegetariana il 15 ottobre del 1995 per motivi etici, dopo una
visita allo zoo di Springfield. Inizialmente osteggiata dalla famiglia (e
particolarmente da Homer,suo padre) Lisa finalmente ha trovato il modo di
conciliare le proprie convinzioni grazie all'esempio di Paul e Linda McCartney,
che le furono presentati da Apu Nahasapeemapetilon, un negoziante di origine
indiana del suo quartiere, a sua volta ardente vegano.”
Lisa Simpson
Numero unico Marzo 2013
La Gazzetta della 2E
Una
visita di
sera: La
Stampa
Pacific
Trash
Vortex:
disastro
FB e la
rete:
utilità e
pericoli
Al largo delle coste USA
Una sera di febbraio gli allievi della 2E Ne avete mai sentito parlare? Vi siete mai
hanno visitato la redazione del quotidiano La chiesti il perchè della raccolta differenziata?
Stampa. Una esperienza particolare.
Informatevi!
vedi pagina 3
Facebook è diventato il sito più conosciuto.
Ma sappiamo usarlo davvero?
cosa sono i Cyberbulli?
vedi pagina 2
vedi pagina 7
Come avviene la scelta del proprio mestiere? Cosa ci spingere a scegliere una strada per iol futuro?
La musica era già il pane di casa
Cosa spinge i professori ad insegnare? Come nasce
la loro passione per la materia che spiegano? Ho
intervistato la professoressa Piastrelloni.
Alla prima domanda: “Che cos’è per lei la
musica?” ” Per me la musica è tutto, mio padre era
musicista; era come il pane servito a tavola.
”Quando ha incominciato a suonare?” “Ho
cominciato ad interessarmi alla musica ed a suonare
strumenti da quando ero molto piccola.” “Perché
ha scelto di fare la professoressa?” “Perché con
questo lavoro posso mantenermi e mi diverte
insegnare.” All’ultima domanda:” Che cosa vuole
trasmettere agli alunni insegnando la musica?” La
professoressa ha sorriso ed ha risposto: ”Voglio
trasmettere l’amore della musica. Perché questa
aiuta a vivere meglio, Platone infatti diceva che LA
MUSICA ILLUMINA I PENSIERI!”
Sofia Vecchione
Quando un cane da compagnia è la salvezza
E' compito dello Stato risolver il randagismo?
"Ci ha guidati fin là"
Padroncini impreparati
Queen è un Pastore Tedesco che, nella sua vita, non ha mai seguito
un corso di addestramento particolare e a cui nessuno ha insegnato a
salvare le persone. Per questa ragione, la storia che si è svolta nei
boschi del Monte Grappa, in provincia di Vicenza, ha stupito
soccorritori. La signora Dorica camminava, insieme alla sorella e a
Queen, in cerca di funghi, in mezzo a una fitta vegetazione. A un
tratto, due vespe le hanno punto una gamba. Quasi immediatamente,
la donna è andata in shock anafilattico, cominciando a respirare con
estrema difficoltà. La sorella, proprietaria di Queen, ha lanciato
l’allarme con un telefonino e i soccorsi si sono messi sulle tracce
delle due donne. La zona, ricca di alberi, non permetteva però alle
sorelle di essere trovate e cosi, mosso dall’istinto, Queen si messo a
correre per un chilometro nel bosco fino a raggiungere la squadra di
salvataggio. L’intraprendenza e la tempestività del pastore tedesco
hanno salvato la padrona.
redazione La Zampa
Un
sondaggio,
realizzato
dall’Aidaa su un campione di
1.064 italiani, ha dato alcuni
risultati inaspettati e inquietanti. Il
primo
quesito
riguardava
l’individuazione dello strumento
più efficace per combattere il triste
fenomeno del randagismo e la
maggior parte degli intervisti ha
indicato la sterilizzazione. Pochi
indicavano
la
corretta
informazione su cosa significhi
adottare un animale domestico.
Abbiamo molto da fare per essere
preparati ad un animale in casa!
redazione La Zampa
pagina 2
ESTERI- La Gazzetta della 2E
Una stauta per Rosa
Parks, un esempio
Un libro ed un film
narrano la sua storia
Rosa Parks è morta il 24 ottobre del 2005 a 91
anni era un'attivista statunitense. Diventò
simbolo del movimento per i diritti civili
statunitensi, è famosa per la storia che sucesse
nel 1955. stava tornando a casa in pullman
nella parte riservata alle persone di colore non
c'era più posto per sedersi ,lei si sedette nella
parte dei bianchi e l'autista le chiese di alzarsi
ma lei si rifiutò.
Obama le ha dedicato una scultura nella sala
delle statue del Campidoglio a Washington.
“Non possiamo rendere un onore più grande
alla sua memoria se non coltivando il potere
dei suoi principi e del coraggio che aveva
origine nella convinzione”. ha affermato il
presidente Obama. A lei fu dedicato un film
che si chiama “The Rosa Parks story”e anche
un libro che si chiama “L'autobus di Rosa”.
il Presidente Obama
Gli scienziati l'avevano previsto: ora è una terribile realtà e a noi toccherà affrontarne il futuro
E' nato:PACIFIC TRASH VORTEX
Il Pacific Trash Vortex, noto anche come
Grande chiazza di immondizia del Pacifico, è
un enorme discarica a cielo aperto formata
per l’80% da plastica, situata nell’Oceano
Pacifico. La sua estensione non si conosce
con precisione: le stime vanno da 700.000
km2 (area più grande della Penisola Iberica)
fino a più di 10 milioni di km2 (area più
grande degli Stati Uniti), praticamente un
continente, è profondo quasi 30 metri e il
suo peso ha raggiunto 3,5 milioni di
tonnellate.
In realtà il “continente di
plastica” è composto da due grandi masse di
rifiuti: c’è una massa a sud-ovest del
Giappone e una a nord-ovest delle Hawaii.
L’accumulo si è formato a partire dagli anni
Cinquanta, a causa dell’azione della corrente
oceanica chiamata Vortice subtropicale del
Nord Pacifico dotata di un particolare
movimento delle correnti a spirale in senso
orario, che permette ai rifiuti galleggianti di
aggregarsi fra di loro tra le coste del
Giappone e quelle Americane.
Nonostante le sue dimensioni e la densità, la
chiazza non è visibile dalla fotografia
satellitare, dal momento che è costituita
principalmente da particelle in sospensione
nell’acqua. Anziché biodegradarsi, la plastica
si fotodegrada, disintegrandosi
in pezzi
sempre più piccoli. Il galleggiamento di tali
particelle, che assomigliano a zooplancton,
inganna le meduse che se ne cibano,
causando l'introduzione nella
catena
alimentare, scatenando una serie di effetti
negativi che si ripercuotono sull’intera catena
alimentare, in cui noi siamo compresi.
Questa
discarica
è
l’emblema
dell’inquinamento che l'uomo ha provocato,
una cosa inaccettabile che aumenta di giorno
in giorno ed è solo uno dei mille crimini da
noi commessi contro il pianeta.
Martina Savino
didascalia
Oltre mille feriti per la caduta di
un piccolo meteorite in Siberia
un corpo celeste di 10 tonnellate si disintegra
il cielo della Russia solcato da una
scia di fiamme e detriti, un boato
tremendo nella calma del mattino.
Una città degli Urali, Celiabinsk, è stata
duramente
colpita
dal
passaggio
nell'atmosfera di un meteorite di 15 mt. di
diametro nella giornata di venerdì 15
febbraio. Gli abitanti della città hanno
raccontato di aver visto delle scie infuocate
nel cielo molto più evidenti di quelle degli
aerei e di aver sentito dei botti molto intensi
.I frammenti hanno causato molti danni alla
città e ai dintorni: danneggiati palazzi per lo
spostamentod'aria con molte finestre andate
in frantumi oltre a scosse simili ad un
terremoto.-
Circa 1200 persone sono andate nei vari
ospedali per farsi medicare, ma per fortuna
solo pochi presentavano dei danni gravi.
Un meteorite è un frammento di un asteroide
che cade sulla terra incendiandosi e
frammentandosi nel passaggio atraverso
l'atmosfera: queste pietre dallo spazio in
genere non raggiungono il suolo e sono un
fenomeno abbastanza frequente poiché
almeno una volta al mese cade un piccolo
meteorite. In genere però non vengono
rilevati poiché la superfice terrestre è in gran
parte ricoperta dalle acque o da regioni
desertiche. Si calcola che almeno una volta
all 'anno precipiti sulla terra un super
meteorite che libera un'energia uguale alla
bomba atomica di Hiroshima (15 kilotoni).
Quello di Celiabinsk ha rilasciato un'energia
trenta volte superiore ( 500 kilotoni ).
Denis Averian
pagina 3
PRIMO PIANO-La Gazzetta della 2E
IL SOCIAL NETWORK
UN PERICOLO VERO
INTERVISTA
Noi ragazzi dobbiamo conoscere i
nuovi luoghi della rete virtuale
NELLE PROSSIME PAGINE IL
NOSTRO PUNTO DI VISTA
Un nonno racconta i viaggi e quanto
serve parlare inglese
La nostra classe visita La Stampa
Una serata diversa per i ragazzi della 2E Matteotti
Il 27 febbraio 2013 la classe 2E si ritrovò
davanti a La Stampa alle 22.00, essa é
collocata in Via Lugaro 25/A a Torino.
Quando arrivammo agli uffici, due guide,
Ombretta e Laura, ci divisero in due squadre.
La nostra visita iniziò subito con una breve
panoramica sulla storia del quotidiano. La
Stampa fu fondata nel 1867. Il suo primo
nome u Gazzetta Piemontese, ma il direttore
Frassati, all'inizio del '900 cambiò il suo
nome in quello attuale. È sempre tato un
quotidiano importante e fu il primo
quotidiano nazionale ad avere un sito online,
nel 1995-96. Poi siamo passati a vedere dove
lavorano i giornalisti: la Redazione della
nuova sede, attiva da
pochi mesi. La
Redazione è un open-space con scrivanie
circolari, per questo detta “Astronave”, i
caporedattori siedono alle scrivanie poste in
centro. In alto ci sono molte televisioni, prive
di sonoro, fatte apposta per tener sempre
informati i giornalisti. Su ripiani tutt'intorno
sono disponibili le copie di moltissimi
quotidiani, italiani e stranieri, per non perdere
di vista la concorrenza. I giornali-
sti
svolgono
diverse
funzioni:
-Redattori,-Inviati-Correttori
bozze-Archivisti-Grafici
Tutti lavorano sul Menabò o Timone che ora
è un software che aiuta i giornalisti a costruire
il loro articolo. Finchè il testo è incompleto lo
schermo è rosso, poi diviene verde quando si
sono raggiunte le battute necessarie
e
l’articolo deve finire sulla pagina decisa dal
Direttore e dal Capo redattore. I giornalisti
scrivono dalle 11.00 del mattino e terminano
a mezzanotte. Alle 16.00 c'é “la riunione di
vetrina” cioè la riunione per decidere come
impostare la prima pagina, che é la più
importante del giornale, essendo la più
importante. Il giornal-
La Redazione, il Museo,
la Tipografia: una uscita
indimenticabile
all'interno del
programma di scuola:
Come nascono i giornali
e viene “chiuso” alle 22.00-23.00 e viene
stampato alle 24.00. Finito il giro della
redazione, siamo andati al museo de La
Stampa dove abbiamo visto alcuni dei
macchinari che usavano i primi giornalisti
come il telegrafo inventato nel 1897,il
numero telefonico della stampa era 1136 .Nel
1934 fu ideato la telefoto(uno strumento oggi
sostituito dal fax).Compiuta la visita a La
Stampa, ci trasferimmo in tipografia dove
vedemmo come si stampano i giornali; viene
usata dell'apposita carta avvolta su delle
bobine, rotoli enormi di carta. Una bobina é
alta 90,135 o 180cm;il diametro è 124cm. Per
stampare vengono usati macchinari svizzeri
ed il giornale ha quattro colori. Queste
macchine fanno un gran baccano e sono
velocissime. Infine i giornali vengono
trasportati su dei rulli trasportatori fino ai
camion che li portano alle destinazioni per la
vendita. La serata si è conclusa a mezzanotte
e mezza con una bella copia di giornale fresca
fresca per tutti. Una visita interssante e molto
speciale.
Esmeralda Rotaru
Attori britannici in salone
Un allegro e rumoroso spettacolo in lingua
Tutte le classi seconde hanno
partecipato ad uno spettacolo in
inglese. Questo parlava di due ragazze
che partecipano a un talent show e di
un presentatore che faceva spesso delle
battute riguardo le due partecipanti. Le
ragazze proponevano delle sfide e noi
ragazzi (il pubblico) dovevamo votare:
la ragazza che riceveva più applausi
aveva vinto il round. A fine gara,
hanno comunicato la vincitrice: per
nostra sfortuna non è stata quella che
ci stava simpatica, quindi dei ragazzi
hanno
cominciato
a
urlare
esclamazioni di disaccordo. Dopo
sono stati fatti dei giochi coinvolgenti.
Nel primo gioco, il prese-
ntatore e le due ragazze facevano delle
domande a cui non si poteva
rispondere “YES” oppure “NO”, se si
rispondeva con queste due si era
eliminati e si tornava al proprio posto.
Molti ragazzi, non sapendo cosa
rispondere, dicevano “OK”!
Il secondo, ed ultimo gioco, consisteva
nel ballare seguendo i passi che
facevano vedere le due ragazze. A
fine ballo, i ragazzi e le ragazze furono
votati con gli applausi. Tutto lo
spettacolo è stato fatto in inglese, tutti i
dialoghi tra i personaggi e le canzoni
erano in inglese e non hanno detto
neanche una parola in italiano. È stato
molto divertente e coinvolgente.
Sophie Properzi
pagina 4
CULTURA E SPETTACOLI
Al Palaolimpico dal 29 settembre 2012 fino al 7 aprile 2013 una mostra sorprendente e fatta per tutti
THE HUMAN BODY EXHIBITION
Questa mostra è un affascinante viaggio
attraverso la nostra principale e straordinaria
ricchezza: il corpo umano.
Sotto la pelle si trova un insieme di apparati
con relativi organi che collaborano per
mantenerci in vita. Questa esibizione fornisce
una visione tridimensionale degli apparati del
corpo umano, dalla pelle alle ossa, dalla testa
alle dita dei piedi, con l’obbiettivo di aiutarci
ad essere più consapevoli in tema di salute e
stile di vita.
Esemplari di corpi umani mostrano le varie
funzioni degli organi del corpo. I contenuti
informativi dell’ intera mostra sono studiati
per i visitatori di qualsiasi età e livello d’
istruzione, dalla scuola primaria alla facoltà
di medicina.
Corpi sezionati, con polmoni, cuore, budella,
ossa e muscoli ben in mostra. Molti pensano
che siano manichini, ma in realtà sono corpi
veri. Sembrano perché questi corpi sono stati
trattati con un procedimento chiamato “
plastinazione”
,
una
specie
di
imbalsamazione.
The Human Body è costituita da una galleria
di 200 esemplari, tra corpi interi e organi di
ciascun apparato.
Già molta gente si è affrettata per andare a
visitare questa esposizione, guide vi
spiegheranno varie sezioni della mostra.
Il biglietto non è molto economico: 16.50 €
ma ne vale assolutamente la pena.
Ricordiamo la particolarità dell’ evento: in
tutta Italia ha sede a Torino.
Scopo è avvicinare tutti all’ anatomia del
corpo umano.
la locandina della mostra che è a Torino, unica tappa italiana di un tour mondiale
La professoressa d’arte racconta i
suoi progetti per il futuro
UN "MONDINO"
DI COLORI
In questa prima parte di anno scolastico noi
ragazzi della 2°E con la professoressa di arte
Silvia Mondino abbiamo sperimentato varie
tecniche
artistiche:
il
riporto
con
squadrettatura, la sfumatura con le tempere, la
tecnica del chiaro scuro, la prospettiva e
molte altre. E’ nata quindi la curiosità di
scoprire direttamente quali sono i suoi
progetti futuri, dove ha imparato le tecniche
che ora insegna a noi e dove trova la sua
ispirazione. Girava anche voce a scuola che la
professoressa avesse trovato un posto dove
esporre alcuni dei nostri lavori, allora la
abbiamo incontrata e per trovare risposta alle
nostre domande direttamente dalla sua voce:
Da dove arrivano i cadaveri ?
L’idea può sembrare un po’ macabra,
soprattutto perché i corpi in mostra sono
cadaveri di cinesi, deceduti per morte
naturale, cioè non condannati a morte ,
quindi né malati, né torturati, come ha
certificato un pool di medici americani. La
mostra intende trattare questi esemplari con
la massima dignità, infatti una volta che non
sono più utilizzati per finalità educative
saranno cremati.
L’ esibizione è molto utile per educare, anche
alla prevenzione, ad esempio si possono
vedere le varie malattie causate dal fumo.
Martina Chiappino
Quando è nata la sua passione per l’arte ?
“Già da bambina ero molto appassionata
d’arte. Mi piaceva molto disegnare vestiti per
le bambole e accessori di questo genere. Poi
crescendo accanto all’amore per il disegno ho
sviluppato una grande passione per i colori”.
Realizza direttamente disegni o pitture?
“Sì, la mia tecnica preferita è la pittura ad
olio e realizzo molte opere di questo genere”.
Dove ha imparato le tecniche artistiche che
ora insegna a noi ?
“In parte sono conoscenze che ho acquisito
frequentando
il
liceo
artistico.
Successivament-
Un lavoro della classe 2E
e ho imparato molto all’Accademia delle
Belle Arti e, infine, la scuola migliore: la
sperimentazione personale e continua”.
Le piacerebbe avere una galleria dove poter
esporre alcuni dei nostri disegni ?
“Sì mi piacerebbe moltissimo, ho già cercato
di realizzare questo progetto, ma purtroppo
per ora non ci sono riuscita. Ma chissà….”
Ha già nuove idee per i prossimi disegni che
ci proporrà in classe ?
“Si, spesso mi vengono alcune belle idee per
realizzare con voi progetti nuovi anche solo
osservando un’immagine che mi colpisce.
Subito mi sorprendo a immaginare con quale
tecnica farvela riprodurre. Ma altre volte mi
affido alla sensazione del momento e
improvviso”.
Federica Bianco
pagina 5
CRONACHE - La Gazzetta della 2E
Cosa fare a scuola nelle emergenze
Poche regole da saper a memoria: la sicurezza
Comportamenti in caso di incendio o
terremoto
Incendio:
in caso di incendio bisogna inanzitutto
rimanere calmi e seguire le indicazioni
dell’insegnante presente.
Ogni Ottobre a scuola
si organizza la
Settimana della
Sicurezza e ben due
prove di evacuazione
Bisogna disporsi in modo che ci siano degli
alunni aprifila e chiudi fila perché nessuno
rimanga indietro.
Le regole principali prevedono di solito che
si eviti di prendere le ascensori e che ci si
rechi verso l’uscita di sicurezza più vicina
abbandonando l’edificio.
In caso di fumo intenso è bene mettere un
fazzoletto se possibile bagnato davanti alla
bocca e al naso e camminare bassi.
In caso di fuoco fuori dall’aula sentire se la
porta è calda prima di aprirla e se è calda
non aprire e farsi vedere dalle finestre.
Terremoto:
In caso di terremoto è indispensabile
ripararsi subito sotto i banchi o i tavoli
durante la scossa.
Al termine della scossa bisogna verificare la
praticabilità delle vie di fuga, guardando
attentamente se vi sono ostacoli o parti
pericolanti che impediscano il passaggio.
E’ importante non scendere le scale durante
la scossa, poiché sono le parti più
vulnerabili. Evitare assolutamente gli
ascensori.
Dopo la scossa evacuare l’edificio
raggiungendo i punti di raccolta che devono
essere distanti dalle costruzioni. Seguire
l’insegnante.
Quando si scendono delle scale in muratura
camminare il più possibile contro il muro
dove la scala è più resistente.
Chiamare nel frattempo i soccorsi se
necessario.
Se possibile bagnare la porta e rivestirla di
stoffe bagnate.-
Una lezione pratica
Il Primo soccorso
si chiama BLS
Il giorno mercoledì 20 febbraio, i ragazzi
delle seconde della Scuola Matteotti hanno
assistito ad una interessante lezione ed
imparato i primi rudimenti del primo
soccorso. Questo è molto utile per non fare
sciocchezze in caso di traumi ed incidenti.
Il primo soccorso si chiama BLS (basic life
support) ed è diviso in tre fasi A, B e C.
Prima di tutto bisogna scuotere un po’ e
chiamare la persona caduta, E se non
risponde, chiamare l’ambulanza indicando
prima il luogo, poi il numero dei feriti ed
infine l’accaduto o chiamare qualcuno per
aiutarti.
Dopodiché si passa ad A (airways) che è la
liberazione delle vie aeree, la prima fase è
tirare indietro la testa, tenendo distesa la
mano destra sulla fronte e spostando la testa
con la sinistra in modo che la lingua non
blocchi la respirazione. Tenendo la testa
all’indietro bisogna aprire la bocca con un
dito e vedere se c’è un pezzo di cibo che
ostruisce le vie, nel caso ci fosse bisogna
toglierlo.
Una conoscenza salva-vita
Il dottor Sanmartino ci
aiuta a essere cittadini utili
La seconda fase è la B (breath) controllare il
respiro, bisogna utilizzare la tecnica G.A.S.
per 10 secondi che consiste nel:
GUARDARE se si muove l’addome
ASCOLTARE, mettendo la testa sulla bocca,
se la persona respira e SENTIRE se arriva il
fiato sulla pelle.-
La salvezza in un
solo A-B-C
Nel caso non respirasse, si passa alla fase C
(circulation) nella quale si devono mettere
due dita al centro del collo e spostarsi verso
di sé e sentire se l’arteria carotide pulsa,
mantenere le due dita sull’arteria per 10
secondi, se pulsa è segno che il cuore sta
battendo e quindi continuare la respirazione
bocca a bocca.
Se non pulsasse mettere due dita dove
finisce lo sterno e, un paio di centimetri
sopra, una mano distesa e l’altra incrociata
sopra e le ginocchia un po’ divaricate. Senza
piegare i gomiti andare su e giù sempre nello
stesso punto per 30 volte e poi si fanno 2
respirazioni bocca a bocca. Continuare
finché:
Se ciò non accade, si deve fare la
respirazione bocca a bocca tappando il naso
del soccorso e soffiando nella sua bocca.
Se il malcapitato respira, bisogna metterlo sul
fianco e lasciarlo lì.
1 la persona non si risveglia.2 non arriva
qualcuno che da il cambio per il
massaggio.3 non si è troppo stanchi e non
c’è nessuno che dal cambio.
Sapere cosa si deve fare è importante, ma
ancora di più, saper cosa non si deve fare, in
modo da aiutare gli altri senza danni.
Andrea Giorgi
pagina 8
La Gazzetta della 2E
Incendio e terremoto: cosa fare?
Ci sono comportamenti che si devono
conoscere bene:
Le prove di
evacuazione ci
insegnano come fare
Incendio:
in caso di incendio bisogna inanzitutto
rimanere calmi e seguire le indicazioni
dell’insegnante presente. Bisogna disporsi in
modo che ci siano degli alunni aprifila e
chiudi fila perché nessuno rimanga indietro.
Le regole principali prevedono di solito che si
eviti di prendere le ascensori e che ci si rechi
verso l’uscita di sicurezza più vicina
abbandonando l’edificio. In caso di fumo
intenso è bene mettere un fazzoletto se
possibile bagnato davanti alla bocca e al naso
e camminare bassi. In caso di fuoco fuori
dall’aula sentire se la porta è calda prima di
aprirla e se è calda non aprire e farsi vedere
dalle finestre. Se possibile bagnare la porta e
rivestirla di stoffe bagnate.
Terremoto:In caso di terremoto è indispensabile ripararsi
subito sotto i banchi o i tavoli durante la
scossa. Al termine della scossa bisogna
verificare la praticabilità delle vie di fuga,
guardando attentamente se vi sono ostacoli o
parti pericolanti che impediscano il
passaggio. E’ importante non scendere le
scale durante la scossa, poiché sono le parti
più vulnerabili. Evitare assolutamente gli
ascensori. Dopo la scossa evacuare l’edificio
raggiungendo i punti di raccolta che devono
essere distanti dalle costruzioni. Seguire
l’insegnante. Quando si scendono delle scale
in muratura camminare il più possibile contro
il muro dove la scala è più resistente.
Chiamare nel frattempo i soccorsi se
necessario.
Nicolò Besso
Una simpatica attività
impariamo a lavorare il cuoio
Grazie all'aiuto di un
genitore gli alievi
hano svolto una bella
lezione pratica
Questo è un mestiere
che si sta perdendo:
peccato!
didascalia
Durante le prime due ore del venerdì,alcune
classi della Matteotti tra cui la seconda "E"
hanno svolto un laboratorio del cuoio con il
signor Alberto Bozzolan. Egli lavora con
persone adulte che hanno delle difficoltà e
con persone disabili. Ci spiega che questa
lavorazione del cuoio serve per allenare la
manualità in persone che altrimenti la
perderebbero definitivamente.
Gli alunni imparano a lavorare questa pelle
Il cuoio è il materiale ricavato dalla pelle
degli animali. In seguito a vari trattamenti
diventa morbido ed elastico e può essere
lavorato a mano da artigiani che confezionano
sopratutto borse, cinture, scarpe...
Nella scuola media Matteotti, grazie alle
professoresse di Tecnologia e alla
collaborazione di un papà che si occupa della
lavorazione del cuoio con un suo assistente, è
stata iniziata quest’attività pratica.
Il materiale è stato fornito dal papà stesso e la
prima cosa che è stata fatta è il progetto su
carta dell’oggetto da preparare: si era pensato
di fare uno svuota-tasche, un contenitore
soprammobile per piccoli oggetti da tenere
all’ingresso o sulla scrivania. Disegnato il
modello e successivamente ritagliato, è stato
tra-copiato sul cuoio. Il papà, usando delle
forbici speciali, ha ritagliato il modello.
Dopo, ciascun alunno ha scelto un colore tra
rosso e blu ( si poteva an-che lasciarlo del
colore naturale) e lo ha applicato al cuoio
tramite un tampone. Bisogna poi colorare il
cuoio o lasciarlo al naturale, In caso si decida
di colorarlo è necessario fare
molta
attenzione e magari usare uno straccio da
appoggiare alla superficie su cui lavoriamo
perchè i coloranti del cuoio sono indelebili..!
Dopo aver svolto questo passaggio si prende
la fantastica e famosa fustellatrice e si passa a
creare i buchi sui lati interni dove dovrebbero
esserci i puntini precedentemente disegnati.
Si è fatto asciugare all’aria e sono bastati
pochi minuti. Sempre il papà, con un altro
strumento apposito, ha tracciato delle linee
lungo i bordi del cuoio sui quali gli alunni
hanno segn-
ato cinque punti e che poi sono stati bucati da
loro con la fustellatrice. In essi gli alunni,
seguendo un procedimento, hanno cucito il
cuoio riunendo i lati a due a due, utilizzando
un ago con punta rotonda e più grande di
quelli normali ed un filo cerato.
Infine lo “svuota-tasche” era pronto e se si
voleva, con i quattro pezzettini rimanenti dal
taglio, si poteva: tenerli così com’erano
oppu-re costruire degli orecchini, dei
portachiavi a forma di cuore, dei ciondoli per
collane...
Così tutti gli alunni sono tornati a casa con un
oggetto personale speciale fatto con le proprie
mani, arricchiti anche da una nuova
e-sperienza pratica
Matilda Spira e Marta Vendrame
pagina 7
SOCIETA' La Gazzetta della 2E
Facebook nella nostra società. La storia e la descrizione del Social Network
UN MODO
NUOVO DI
ESSERE IN
CONTATTO
Il logo di
facebook è
ormai su ogni
sito web
Mentre in ogni
casa si può
trovare un
computer
Facebook, la vita virtuale
Internet è diventato il passatempo preferito dei ragazzi
Facebook è diventato il sito più usato tra i
ragazzi di oggi. E’ stato creato nel 2004
dallo studente universitario di Harvard Mark
Zuckerberg per la necessità di creare uno
strumento capace di registrare le persone
iscritte, con un piccolo profilo e foto, in
modo tale da avere una breve presentazione
on line di tutti gli studenti dell’università di
Harvard e poterli connettere tra loro. Nel
giro di poco tempo il bisogno che prima era
di connettere studenti di quel campus, si era
poi evoluto in connettere studenti di diversi
campus, successivamente in connettere
anche aziende e infine in connettere persone!
Nel 2009 questo bisogno di connessione è
stato soddisfatto da ben 200 MILIONI DI
PERSONE in tutto il mondo grazie a
Facebook. I ragazzi usano il sito per
pubblicare (postare) fotografie, condizioni
emozionali, messaggiare tra di loro e seguire
pagine, dove si pubblicano
immagini
divertenti e pensieri della gente. Si possono
creare gruppi con più persone per
comunicare
con
molti
membri
contemporaneamente e chiedersi, attraverso
post, informazioni di vario genere. Per avere
un profilo Facebook bisogna iscriversi
inserendo dati personali (nome, cognome,
data di nascita…) e bisogna avere più di 13
anni. Molti ragazzi studiano e ascoltano la
musica con facebook aperto, cel’ hanno
installato sul cellulare. E’ lo strumento di
socializzazione del momento. Bisogna stare
Trovare amici lontani, entrare
in contatti con nuove persone in
tutto il mondo sono le frontiere
dell'amicizia on-line. Conoscere
i rischi e i vantaggi di queste
rete è importante per tutti
Atti di bullismo tramite mezzi elettronici - vittime i ragazzi on-line
CYBERBULLI: UN PERICOLO
Il termine cyberbullying è stato inventato
dall'educatore canadese Bill Belsey , si
distinguono due forme: il cyberbullismo, che
avviene tra minorenni, e la cybermolestia
che avviene tra adulti o tra un adulto e un
minorenne. Negli ultimi anni il bullismo si è
trasformato dal maltrattamento fisico a
quello elettronico. Alla base degli atti di
cyber-bullismo c’è una novità: la
trasmissione elettronica delle minacce.
Queste ultime sono create in vari modi: sms,
e-mail, via chat e blog. Le conseguenze più d-
iffuse sono: disturbi come la depressione e
l'ansia, mal di testa e mal di pancia, disturbi
del sonno e stanchezza. Gli stessi bulli, che
si credono dei fighi, in realtà manifestano il
loro disagio sociale spesso causato dalla
famiglia o dal rifiuto da parte della comunità
scolastica e sociale. La scuola deve essere la
prima vera istituzione dove gli studenti
vengano incoraggiati a denunciare episodi di
bullismo subiti o visti per far rinascere l’
autostima nella vittima e cercare di capire i
problemi del persecutore
Federica Bianco
attenti però, alla gente che lo frequenta: i
così detti FAKE, cioè, persone vere, spesso
mosse da cattive intenzioni che si
nascondono dietro a falsi profili. Sono
frequenti gli atti di Cyber-Bullismo, ovvero,
comportamenti scorretti anche penalmente
rilevanti e purtroppo frequenti. Seppure
Internet sia diventato uno strumento di uso
quotidiano può avere, soprattutto se mal
gestito, degli effetti molto negativi in
particolar modo in quelle persone che
trovano nella rete la possibilità di apparire
diversi da quello che in realtà sono. Tuttavia
è uno strumento divertente e se usato bene
non si corrono rischi.
Sofia Vecchione
pagina 4
Testata
Tornerei volentieri
a vivere negli
USA, ma non
accetterei più di
trasferirmi nei
paesi arabi.
Interessante
organizzare
il lavoro
dei tecnici
FIAT nelle sedi
estere
Intervista al nonno di Martina che ha soggiornato per anni in molte città dell'Asia e dell'America del Nord
"Ho viaggiato in tutto il mondo e
conoscere le lingue mi ha aiutato"
In che anno sei partito per la prima volta?
La prima volta sono partito ad aprile del 1964
per la Thailandia mentre mia moglie e mia
figlia, che era nata a fine marzo, mi hanno
raggiunto a novembre.
Perché sei partito?
Perché la FIAT, l’azienda per cui lavoravo,
mi ha chiesto di lavorare all’estero e io ho
accettato d’accordo con mia moglie.
Che cosa facevi esattamente?
Mi occupavo dell’assistenza tecnica ai vari
concessionari dei luoghi dove andavo. Li
aiutavo cioè ad istruire il personale, ad
organizzare e gestire il lavoro delle officine e
tenevo i contatti con la sede della FIAT a
Torino.
Che lingua o lingue parlavi?
Parlavo principalmente l’inglese, ma anche il
franceseLe conoscevo tutte e due a livello
scolastico, ma molto male! Le ho imparate sul
campo lavorando. Ho addirittura imparato
qualche frase in Thailandese e, quando ero
nei paesi arabi, qualche parola in arabo!
Dove sei stato esattamente?
Allora, ho vissuto a Bangkok con la mia
famiglia, ma ho viaggiato in quasi tutta la
Thailandia e in molti paesi vicini per lavoro e
per piacere. Per lavoro sono stato in
Birmania, oggi Myanmar, in Laos, in
Cambogia, in Vietnam e a Hong Kong, dove
ho vissuto 3 mesi con la famiglia. Per piacere
ho visitato Singapore, l’isola di Bali e il
Nepal.Nel 1972 sono stato trasferito a Beirut,
in Libano, e anche da qui ho viaggiato nei
paesi vicini: Siria, Giordania, Arabia Saudita,
Iraq, Iran e negli Emirati Arabi.
Nel 1975 siamo scappati dal Libano per via
della guerra civil
Grandi
Orizzonti
Chiedere
a chi ha
viaggiato per lavoro
quali fossero i motivi
e le speranze che lo
hanno spinto ad
andare ci aiuta a
capire che quelli sono
gli stessi desideri di
chi giunge in Italia a
lavorare e sogna un
giorno di tornare nel
proprio Paese e
raccontare la storia ai
nipotini .
e e siamo venuti a Torino. Mentre la mia
famiglia è rimasta qua, io andavo ancora
avanti
e
indietro
dal
Medio
Oriente.Nell’ottobre del 1977 sono stato
trasferito negli Stati Uniti, precisamente nel
New Jersey, accanto a New York, dove
c’erano gli uffici della FIAT. Anche negli
Stati Uniti ho viaggiato per lavoro visitando il
Delaware, la Florida, la Louisiana, la
California e Chicago.
Riassumendo sono stato 8 anni in Thailandia,
3 in Libano, 2 e ½ in Italia e poi 3 negli Stati
Uniti. Sono tornato definitivamente in Italia
nel 1981.
Viaggiavo quasi sempre in aereo ma anche
molte volte in macchina. Per esempio ho fatto
spesso il viaggio Beirut-Torino e viceversa in
macchina accompagnato dalla famiglia.Lo
rifaresti un’altra volta?
In Estremo Oriente e negli Stati Uniti
assolutamente si mentre in Medio Oriente, a
causa della situazione politica un po’
instabile, no
Martina Savino
Arriva in casa un gattino
Mercoledì 13 febbraio ci siamo recati
da una nostra amica per prendere il
gatto e lei ci ha spiegato le abitudini di
questo animale e dato tutto l'occorrente
per accudirlo. Durante il viaggio non
faceva altro che miagolare, ma arrivati a
casa, gli sono bastate tre orette per
conoscere tutta la casa. Il suo sguardo
era triste: aveva lasciato i suoi genitori!
Una mostra sull'Albania
A Palazzo Madama c'è stata una
esposizione di tesori dell'Albania,
comprendente vasellame, sculture, armi,
gioielli e monete databili dal VIII
secolo a.C. ai giorni nostri. Oggeti
bellissimi e un modo per arricchire la
nostra conoscenza di un Paese vicino e
ancora sconosciuto a molti, ed èstata
una occasione per visitare anche il
Museo di Arte Antica .
Renken
est
une
organisation ONLUS qui
aide la population du
SÉNÉGAL et en particulier
la population de MALIKA,
une petite ville près de
Dakar. Renken a deux
associations:
Renken
Italia et Renken Sénégal.
Ces
deux associations
jumelles collaborent aux
mêmes projets, il y a
donc des filles et des
garçons volontaires de
nationalité italienne et de
nationalité sénégalaise.
Nous avons connu les
volontaires Renken grâce
à un laboratoire organisé
à l’école dans la classe II C. On a fait deux rencontres avec eux.
Le lundi 11 avril, deux jeunes filles volontaires RenKen, Chiara et Elena, sont venues chez nous en classe
et elles nous ont expliqué leurs projets: rénovation et réorganisation de l’école de Malika, cours pour les
enfants et les adultes, en particulier pour les femmes; adoptions à distance; création et organisation de
case de santé… Elles nous ont parlé de la vie au Sénégal , de leur expérience personnelle et de leurs
séjours au Sénégal et elles nous ont montré une vidéo pour nous présenter brièvement ce pays de
l’Afrique occidentale.
Nous avons appris que … …
La langue officielle du Sénégal est le
français mais la plus parlée est le
wolof. Il y a d’autres dialectes comme
par exemple le djola et RENKEN en
langue djola signifie “SOURIS!”
Le Sénégal est grand comme l’Italie
mais sa population est nombreuse
comme celle de la Lombardie parce
que le Sénégal est désertique.
La religion principale est la religion
musulmane.
Au tableau noir nous avons fait un “brain-storming”, c’est-à -dire nous avons écrit les mots que nous
avons pensés par rapport au Sénégal, par exemple : pauvreté, familles nombreuses, désert, chaud, … et
enfin Chiara et Elena nous ont montré des images du Sénégal et nous, nous les avons décrites. C’étaient
des photos que les élèves de l’école de Malika
nous avaient envoyées.
Le Lundi 18 avril nous avons participé à une
rencontre avec Serigne, un jeune homme
sénégalais qui habite en Italie. Il a raconté sa
vie, son séjour en Italie, ses impressions.
Pendant
cette
deuxième
rencontre,
décidément plus absorbante pour la classe,
nous sommes entrés en contact avec la réalité
sénégalaise, contact dur pour une classe
d’ados, mais amorti par les mots amicaux de
Serigne. Il nous a parlé de sa famille, de ses
nombreux frères et des usages et des
coutumes de sa terre.
Le Thieboudienne, par exemple, est une
assiette typique à base de riz et de poisson.
Le boubou est le vêtement typique sénégalais très coloré.
Il nous a parlé de la pauvreté aussi. Il a dit que la vraie pauvreté n’est pas le manque de moyens
matériels et d’argent, la vraie pauvreté correspond au manque de droits, surtout pour les enfants.
Mais la chose qui nous a le plus impressionné, a
été l'âge de départ de Serigne: seulement 6 ans.
Il est parti de chez lui et après , il a traversé tout
seul plusieurs pays de l'Afrique, il est allé en
Sierra Leone aussi. Puis, il a commencé à rêver
avec force le nord de l'Europe. Arrivé en Europe
de l'est, il a décidé d’aller à l’ ouest. A cette
époque-là, il considérait l'Italie comme un
pays de passage.
Aujourd’hui Serigne est résident en Italie, il est
un citoyen italien fier et il a une fille et un autre
bébé qui va arriver. Il travaille pour des projets
de la Mairie au soutien de jeunes immigrés et il
fait des rencontres-conférences pour les écoles.
Malgré les difficultés , les offenses qu’il a
supportées pendant sa vie, Il a l'envie de vivre
d'un lion, dans ce pays à renouveler...
Et maintenant c’est à nous de travailler ! Notre
Prof de français a divisé la classe en 5 groupes: nous devons nous transformer en photoreporters et
prendre des photos de notre ville, de notre école, de nos loisirs, de nos maisons et de nos familles. Ces
photos servent pour créer un petit « dossier » à envoyer à nos copains de l’école de Malika.
Federico Billi, Xinxi Huang, Valeria Torrengo, classe II C
Cajòn de sastre
YO ERA… de Melissa
Hola, yo soy Melissa, tengo trece años y soy de Torino. Yo soy alta, delgada y esbelta, tengo
los ojos un poco verdes y marrones, el pelo castaño y liso y no llevo gafas. Yo soy muy divertida,
inteligente y habladora pero cuando era niña yo tenìa los ojos verdes y muy grandes y la piel muy
clara. Yo era màs gorda que ahora, era muy guapa y siempre estaba alegre y feliz. Me gustaba
bailar, cantar y comer pero no me gustaba hablar con mis amigos porque era muy tìmida y nome
gustaba hacer deporte. Cuando yo tenìa tres años me despertaba a las 7.00 para ir a la guarderìa;
a las 20.00 cenaba con mi familia y a las 21.30 me acostaba. Cuando yo tenìa seis años iba a la
escuela primaria mientras ahora voy a la escuela “Matteotti” y tengo muchos amigos, màs que
cuando iba a la guarderìa.
Melissa Sartorato, classe 3 F
Yo era...de Martina
Yo de niña tenìa el pelo corto y moreno; ahora lo tengo largo y castaño. De niña era bastante
delgada, como ahora. Me gustaba mucho la sopa pero ahora ya no me gusta. Tambièn me dormìa con los
tìteres y ahora por suspuesto no lo hago màs. De pequeña no empleaba el chupete y İme dormìa sòlo con la
leche caliente!
Martina Comorio, classe 3 G
Yo era...de Valentina
Cuando tenìa un año era muy pequeña. Mi pelo era rubio y corto. Mi piel era màs clara que
ahora. Era muy guapa. orMis dientes eran blancos y muy pequeños. Cuando tenìa entre tres y
cuatro años era muy amable y màs bonita de cuando tenìa siete años. Era muy simpàtica y amable.
Me gustaba ahcer dibujos, pintaba peor que ahora, pero bueno...:) jugaba con las Barbies. Mi
Barbie favorira. Tenìa el pelo castaño y los ojos verdes. Amaba correr por los prados y jugar al
escondite como ahora. Tenìa siempre las mejillas rojas y en casi todas las fotos tenìa una flor en la
mano porque me gutaban mucho. Caminaba mucho por las montañas como ahora. Iba siempre al
parque con mi abuela y jugaba con un perro de nombre Iloski con los ojos azules como yo. Era muy
simpàtico y amaba mirar a las personas comiendo helado. No se sabìa porquè, pero le gustaba.
Ahora no se saba dònde està ese perro. Mi vida era muy feliz. ¡Adiòs!
Valentina Ostacoli, classe 3 F
NAVIGARE…TRA I LIBRI!
Ami leggere? Frequenti la biblioteca della
Matteotti? Vuoi consultarne comodamente
il catalogo on line?
Collegati al sito da un qualsiasi pc
www.winiride.it/dbtorino5
e da poco puoi avere accesso anche
attraverso il sito della scuola
www.nievomatteotti.it
a sinistra trovi:
Biblioteca Matteotti
archivio web
consultate, scegliete e…leggete!
The Iliad
Hi guys! Me and my class will play an
acting of the Iliad. The Iliad is a story that
talks about the city of Troy which now, is
only a legend.
The
Iliad is one of the Greek poems of war that is much
known for the gigantic horse built by the Greeks to
cheat the Trojans.
The story starts from the day in which there was a party. Eris the goddess of the
disagreement came to the party even if she wasn’t invited. She had a gift, an
apple, on which was written ‘For the most beautiful’. The three goddesses that
were in this party started to argue about who was the most beautiful. The three
goddesses were: Aphrodite, goddess of the beauty, Hera, the sister and the wife
of Zeus and Athena, the goddess of the intelligence. They couldn’t choose who of
them the beauty was so they went to a young and intelligent Trojan called Paris.
All of them promised him a power. At the end he chooses Aphrodite which
promised him the most beautiful woman in the world. Her name was Helen.
Helen was already married so he had to take her away
from her husband. And all the war started right from this
moment…….
Our play became also a film that you can see on 31st May
(Friday). Come and see us!!!!!
Marlena Dziekanowska 1D
L Giornalino della S.M.S “NievoMatteotti” plesso Matteotti Torino
Direzione redazione:C.so Sicilia,40
tel. 011 661 45 14
Direttrice responsabile:
Dott.ssa M.M. Capellino
Stampato in proprio
Anno XVII N°2, Maggio 2013