Bolle di Sapone AnnoXVII N2 - Istituto Nievo
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Bolle di Sapone AnnoXVII N2 - Istituto Nievo
1 Anno XVII- N° 2 GIORNALINO della Scuola Media “NIEVO-MATTEOTTI” plesso di C.so Sicilia, 40 TORINO Scrivere che passione: racconti, tante poesie e due nuovi romanzi. La Storia ci insegna e l’Arte ci appassiona! Vita di scuola: premi per i consueti successi sportivi e per i Buoni Cittadini Cari amici di Lingue: non solo inglese, ma anche francese e spagnolo! Bolle di Sapone, dopo sei anni, questo è l’ultimo numero da me coordinato. Un nuovo, impegnativo incarico mi attende per il prossimo anno scolastico ed è con rammarico che devo rinunciare al gradito compito di gestire questo giornalino. Continuerò però a collaborare con i miei ragazzi, mentre con i colleghi stiamo studiando le modalità migliori per rendere questo strumento sempre più completo ed accattivante. Oltre tutto il prossimo anno il nostro giornale “diventa maggiorenne!”. Quindi continuate a seguirlo con la consueta passione: solo collaborando tutti insieme potrà ulteriormente migliorare, ma bisogna insistere: ci vogliono sempre più ragazzi che scrivono, docenti che “fanno scrivere”, genitori che collaborano e…tanti lettori! Buon proseguimento, quindi. Con un grazie particolare a Viviana, per anni “compagna di avventure” , alle fantastiche Maria Clotilde ed Enza che si occupano della stampa, alla mamma Simona che lo rende adatto al web. Più che mai, abbiamo bisogno del contributo di tutti. Scrivete… e continuate a leggerci! Claudia NUMERO SPECIALE: 90 PAGINE!! 1 buon citta adino o? Un b o lo cono osco! Io Si è tenuta venerdì 19 aprile 2013 alle ore 10 0 nell’aula a magna deel plesso Matteotti M laa premiazionne della quuarta edizione del conncorso organ nizzato in collaboraziione tra il Comune dii Torino e laa Circoscrizzione N.8, gestito dalla redazione del giornaliino scolasticco “Bolle di Sapone”. Alla ppremiazionee sono inteervenuti perr il Comune di Toriino, il Pressidente dell Consiglioo Comunale ing. Giovaanni Maria Ferraris, F perr la Circosccrizione 8 laa responsabbile della co ommissionee cultura Paaola Parmenntola, per il Corpo ddi Polizia Municipale M rappresenttanti della sede dellaa Circoscriziione 8, per la scuola ill Dirigente Scolastico,, dott. M.M M.Capellino,, la dott. An nna Peirettii Vanzini e lla prof. Clauudia Bocca responsabilli del conco orso. Giuunto alla quuarta edizio one, il conccorso si pro opone come una indag agine per sttimolare glii alunni a cconoscere del d proprio territorio quegli asp petti positiv vi che moltto spesso “non “ fannoo notizia”, nnell’ambito dell’ampio d ed articolatto progetto di educazio one alla citttadinanza, alla a legalitàà ed alla soccialità portaato avanti da anni daall’istituto scolastico. s Sono S state ben 42 qu uest’anno lee segnalazionni presentaate dagli allunni che ffrequentano o le classi prime p alla rredazione del d giornalee “Bolle di S Sapone”; cii hanno raccontato la sstoria di un na persona che c a loro pparere si è comportataa davvero daa buon cittaadino, una persona p chee si è distin nta per le su ue azioni poositive e disinteressatee verso il proossimo, dim mostrando di d aver comppreso comee le idee di “regola” e ddi “rispetto” siano allaa base della nnostra socieetà. "Fotto La Stampa-Reporter's s" Conn la collaboorazione dell Presidentee Ferraris tu utti i ragazzii che si sonoo impegnatii a rifletteree e a scriverre su questto tema, haanno ricevuuto una pub bblicazionee edita dal Comune ch he, proprioo nell’imminnenza del 25 2 aprile, ricorda r le vittime leg gate agli sccioperi del 1944, non nché alcunee pubblicaziooni sul Pallazzo comu unale e picccoli doni. Alla A manifeestazione haanno parteccipato variee classi con i rispettivi docenti, d tuttte le personee segnalate nei testi riccevuti e mollti genitori. Inooltre per quuesta nuovaa edizione ll’Agenzia Pubblicitari P ia “Atmosfe fera” ha graatuitamentee creato un simpaticoo logo chee d’ora in poi comp parirà su tutto il m materiale reelativo allaa manifestazzione. I trre alunni autori a dellee migliori ssegnalazion ni, Aurora Sanmartinno, Edoardo Piazza,, Pietro Rissso, hanno ricevuto r ino oltre un buoono da 50 eu uro da spen ndere in unaa libreria deel quartiere,, in libri di nnarrativa per le vacanzee o in testi pper il prossimo anno sccolastico. Lee persone seegnalate neii testi scelti per la prem miazione (L Luciano Meerli, Aldo Pidello P e laa orso della manifestazio m one hanno ricevuto r unn signora Agnese Zagoo, nonna materna di Piietro) nel co attestato dii “Buon Citttadino”, il distintivo d deella città ap ppuntato loro dal Presiddente Ferrarris e, comee è ormai traadizione, haanno lasciaato la loro “iimpronta” per p ricordare quanto abbbiano lasciato il segnoo con il loro comportam mento. "Fotto La Stampa-Reporter's s" Viincitorii del con ncorso ““Un bu uon citta adino? IIo lo co onosco” E Edizionee 2013 - A Aurora San nmartino, della d classee I C, ha in ndicato com me Buon Ciittadino “un na personaa tanto speciale quantoo rispettosa di sé, della la sua famig glia, degli altri e dell ’ambiente. Ha sempree o e generossità. Sul possto di lavorro è sempree stato ligio o al proprioo affrontato la vita con entusiasmo spettato i su uperiori e aiiutato chi aveva a bisogn no. Capacee di fare miille lavori e dovere, haa sempre risp ntelligenza e spirito di iniziativa è riuscita, e adattarsi aad ogni situuazione, è una personaa che con in ancora ogg ggi riesce, a trovare il i modo di aaggiustare cose apparrentemente inservibili e costruiree attrezzaturre ingegnose. Un buon cittadino pperché non si è mai da ato per vintoo, non ha mai m preso laa strada più comoda ma, m davantti a difficolltà, incertezzze e proba abilità di noon farcela, ha sempree lavorato soodo e con grande g serenità. Un buuon cittadin no perché ra appresenta la generaziione che haa ricostruito l’Italia disstrutta dallla guerra, aaffrontando o sacrifici e rinunce nnon per un tornacontoo personale ma per il bene b comune. Rappressenta lo spirito d’inizia ativa di chi non avend do niente haa d tutti. Rapppresenta l’o onestà e la rettitudine r ddi chi quotid dianamentee contribuitoo a costruiree il futuro di ha sempre svolto il prroprio dovere e rispetttato le rego ole anche see non eranoo gradite. Rappresenta R a un esempioo di vita sem mplice e pu ulita di chi nnon getta viia ma aggiu usta, di chi non cerca lontano maa apprezza cciò che ha vicino, v di chi c vede il bbicchiere mezzo m pieno e non mezzzo vuoto. Ama A le cosee semplici e sa rendernne partecipii gli altri. D Da lui si imp mpara anchee che tutto qquello che ha davveroo valore nellla vita, non lo si ottienee mai per laa via più faccile. Credo, aggiunge A Aurora, chee se i nostrii politici aveessero anchhe solo una a parte del suo modo di essere, vivremmo iin condizion ni migliori. Sicuramennte è un esem mpio di vita a da seguiree: il suo essere specialee sta propriio nella sua a normalità. Questo e’ L Luciano Merli, M il mio vicino v di caasa.” "Fotto La Stampa a-Reporter's" - Edoardo Piazzza, della classe I B B, ci ha paarlato di un n signore ttorinese og ggi più chee ottaantenne chee secondo lu ui può rapprresentare un n modello di d Buon Citttadino per lee scelte chee ha fatto nella sua s vita. “In nfatti già daa giovane avveva deciso di dedicaree agli altri tutto quelloo chee poteva, noon solo in fatto f di solldi, ma ancche di tempo, di idee e di azioni. Una voltaa spoosato e avuuti 5 figli, faceva f con loro una vita v molto modesta m beenché il suo o lavoro loo renndesse moltto ricco : in nfatti posseedeva un’im mpresa che rendeva taanti soldi. Ma M non glii basstava dare ai poveri tutto quelloo che rispa armiava app punto con una vita modesta m (lee vaccanza con i bambini in roulotte, i vvestiti passa ati dal più grande g al piiù piccolo, i pranzi e lee cenne senza cibbi costosi) perché p a 50 anni ebbe una u crisi. In nfatti avevaa conosciuto o Don Luigii Ciootti, fondatoore del Grup ppo Abele, che lo amm mirava come uomo e aanche come industrialee chee faceva anndare molto o bene la ssua fabbricca trattando o generosaamente gli operai. o Luii acccettò dedicaando al Grup ppo tutto il suo tempo libero, ma era e talmentte bravo chee a un certoo punnto Don Ciotti gli chieese di entraare a tempo o pieno. Qu uesto signifficava abba andonare laa fabbbrica e nonn guadagnare più: ma aveva la reesponsabilità à della sua ffamiglia. Così C radunòò mogglie e figli e chiese see erano d’aaccordo ad approvare quella sua scelta che significavaa perr tutti divenntare quasi poveri. p La moglie e i figli f non essitarono: peer permettere al padree unaa scelta chee loro cond dividevano, rinunciaro ono a diverttimenti, mootorini, viag ggi e vestitii nonn solo senzaa farglielo pesare, p ma anche lavo orando un poco p loro sttessi al Gru uppo Abele. Da quel momeento dedicò tutta la suaa capacità al a recupero dei tossicoodipendenti raccolti daa Donn Ciotti perrché come lui l era convvinto che il mezzo miglliore fosse iil lavoro. Così C mise suu un laboratorioo di falegna ameria che chiamo “M Mastro Gepp petto” dovee i giovani imparavano i o a laavorare il leegno per fa abbricare paanchine, alttalene, giocchi per bam mbini, fiorierre eccetera, proodotti eranoo fati così bene che iil sindaco di d Torino ne n commisssionò moltissimi per i parrchi della ciittà. Sono pa assati trentt’anni e Ald do Pidello sii dedica anccora al benee degli altrii da buon cittaddino” o "Foto L a Stampa-Reporter's" - Pieetro Risso della d classee I E, ci haa raccontato o: “Il tragittto dalla miia abitazion ne alla miaa scuuola è imbraattato di esscrementi ddi animali , di mozzico oni di sigareette, di cartacce: è unn cam mmino ad ostacoli! o Ineevitabilmen te, quando mi capita di d notare ciiò, mi risuo onano nellaa mennte le paroole della miia nonna m materna: “A Anche la strrada è casaa nostra e pertanto p vaa lascciata pulitaa”. La mia nonna, ha vvissuto e viive tuttora la sua vita, come io crredo debbaa viveerla un buoon cittadino,, ossia avenndo a cuoree non soltan nto la proprria famiglia,, la propriaa cassa, bensì la strada, il proprio p qua rtiere e a cerchi c conceentrici, il m mondo intero o. Infatti finn da quando eraa una giova ane scout si è sempre im mpegnata nel n fare suoo il motto dii B. Powell, osssia quello di d lasciare ill mondo miigliore rispeetto a quello che si è ttrovato. E’ stata attivaa su tanti fronti:: nelle cucin ne da camppo a Firenze durante l’alluvione ddel 1966, in n via Artom m conn i bambini degli emigrrati che dall Sud si erano trasferitti a Torino pper lavorarre alla Fiat. E ppoi giovane sposa ha fa atto sì che lee pareti dellla sua casa a diventasseero di gomm ma, pronte a dilaatarsi per far fa posto a ragazzi r in di difficoltà, siccché oltre ch he per le suue due figliee naturali, è diventata mam mma di duee ragazze prrese in affid damento. E’ E inoltre paartita da ca asa sua nell n per il premio Nobel N per la a pace all’iindigena gu uatemaltecaa 19992, la richieesta della nomina Riggoberta Mennchù. Lei è un esempioo per tutti no oi di impegn no, di dedizzione e di on nestà, è unaa donnna instanccabile che continua c am muovere le montagne, e grazie a lei per mee e per tuttii colloro che la conoscono il mondo è un arcob baleno di co olori.” Eccoo la nonna materna dii Pieetro, la signoora Agnese Zago. "Fo oto La Stamp pa-Reporter's s" Vorremmo poi parlare della nonna di Fabiana Savelli, della I G, capace di impedire uno scippo urlando, nonostante sia fifona. Fabiana ci dice che “sicuramente ci sono al mondo persone come o più buone di lei, ma per me è la migliore cittadina. Da mia nonna sicuramente ho imparato che non bisogna pensare a se stessi ma anche agli altri” Emma Giaccone, della I C, ci ha invece detto che “Il buon cittadino è innanzitutto colui che sa che per poter convivere bene con le altre persone deve rispettare i diritti degli altri, che rispetta il patrimonio comune come se fosse un suo bene privato. Rispetta l’ambiente, raccoglie i bisogni degli animali, fa la raccolta differenziata, non butta cartacce per terra e non spreca le risorse naturali come l’acqua. Rispetta tutti i beni comuni, le leggi, in Italia la Costituzione, osserva i codici stradali e tiene comportamenti civili. E’ una persona che offre il suo tempo al volontariato e che sui mezzi pubblici cede il posto a sedere a chi ne ha bisogno. E’ colui che insegna ai suoi figli le buone nozioni per diventare buon cittadino in modo che anche i giovani comprendano la necessità di comportarsi bene per vivere meglio.” Lei sa tutto questo perché glielo ha insegnato suo padre Pierfranco. Una buona cittadina è anche la signora Nella Mercurio, segnalata da Matteo Bagetta, della I C, perché ha saputo fare qualcosa per bambini che avevano bisogno di una famiglia, diventando madre affidataria. Buon cittadino è il nonno Germano, che a Giulio Abbate della I B ha insegnato che “Il sole mangia le ore, perché il tempo passa e non va sprecato”.Nonna Madda, di Ginevra Consonni, della IC, è una buona cittadina “semplicemente perché non infrange mai una regola, ma proprio mai, in nessuna circostanza, neppure la più banale, mai, neppure per sbaglio. In ogni ambito della vita quotidiana si comporta sempre in modo ligio e corretto”. Carlotta Masetti, della I E, ci ha presentato invece un esempio significativo di come agire bene significhi innanzi tutto muoversi insieme per il bene comune: le Mamme del Borgo che preparano merende ma sono anche riuscite a coinvolgere tutti i bambini di Borgo San Pietro nelle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità. Anche qui a scuola abbiamo buoni cittadini: la prof. Di Mezza è stata segnalata da Maria Luisa Grometto della I E per il suo ormai celebre mercatino della solidarietà, così complesso da organizzare. Sono state tante le segnalazioni di genitori e parenti: ricordiamo tra gli altri il 24enne fratello di Diana Campanella, della I A, che le ricorda sempre “Chiudi il rubinetto dell’acqua quando ti lavi i denti!”, “Non avanzare il cibo!” oppure “Spegni la luce in corridoio!” e che utilizza sempre il servizio di “Bike Sharing”. Molti ragazzi ci hanno presentato figure che operano nel volontariato: sono uomini e donne che affiancano alla propria professione, spesso già legata al sociale come insegnanti, medici, paramedici o giovani studenti, un serio impegno volontario in associazioni piccole e grandi. Volontari che sono sempre più indispensabili in questa nostra società così complessa e così in difficoltà. Un grazie a tutti loro, soprattutto ai numerosi genitori che insegnano con l’esempio nel volontariato ai nostri ragazzi quanto sia importante agire nel sociale. Ricordiamo tra gli altri il luminoso esempio del dottor Giuseppe Meo, che non è più tra noi, segnalato da un gruppo di alunni della IC e della IH, la signora Annacristina Vittozzi tra l’ospedale infantile e l’Africa, la dottoressa Garabello in Pakistan, il signor Roberto, segnalato da Federico Gotta Perrone della I B, che opera presso l’asilo notturno Umberto I di via Ormea, Ersilia, vicina di casa di Matilde Reviglio della I E, che sta trasmettendo ai più giovani la sua esperienza di volontaria in ospedale, Aleksandra, l’amica di Marlena Dziekanowska della I D che salva i cani abbandonati e Marco, lo zio di Andrea Carratta della I C, che forse non è un eroe, ma ha molto senso civico, rispetto e disponibilità nei confronti di persone, animali e cose. "Fo oto La Stamp pa-Reporter's s" o: l’anonimo anziaano con il i bastonee Quuesto vuolle essere il Buon Cittadino capace di cedere il i posto su ul pullmaan ad una vecchiettta in carroozzina, am mmirato e D Fiorio, della I E, o nel futu uro la rifleessione dii Lorenzoo segnalatoo da Annaa Laura Di Magna, ddella stesssa classe che c ha segnnalato…se stesso! Dice D di noon fare maai nulla dii brutto, risspetta le regole, si sente s un b uon cittad dino, ma soprattuttoo spera di esserlo e daa grande. i nostro augurio, a caari ragazzzi: tanti Bu uoni Cittaadini che nella loroo E qquesto è il normalitàà sappianoo migliorarre il monddo. B e An nna Peirettti Vanzinii Claudia Bocca Giiova ani scri s ittor ri irrid i iduc cibilli Siaamo reccidivi! Cari C lettoori di Bolle B di sapone, e, voi co onoscetee benissim mo la passsione peer la scritttura colttivata con n cura daagli alun nni (e daii docenti!) della Matteotti M . Lo scoorso anno o abbiam mo decisoo di azzaardare unn mpre deggno di no ota, ma in n particoolare, lascciateceloo progettoo nuovo, fatto sem dire, in questi teempi dav vvero diffficili perr la scuola pubbliica italiaana. Cosìì Nievo e Matteott M i, ci siam mo trasfo ormati inn unendo le forze dei due plessi, N mo chiestto a due noti scriittori toriinesi, Alessandraa autori edd editori. Abbiam Montruccchio e Davide D Longo, L dii iniziaree una storia sempplice, chee potessee stimolarre dei raggazzini di undici/ddodici an nni. A prroseguiree il racconto sonoo stati chiiamati circa 220 ragazzi, coordinaati dalle loro intrrepide in nsegnantii di letteree che conn non po oca faticaa hanno cercato c di d lasciarlli liberi di d creare,, sia pur gguidandoo i loro an nimatissiimi dibatttiti e aiu utandoli a limare un u po’ laa forma dei loro pensieri. Insomma I a, abbiam mo dato vita v ad unn vero piing pongg “ i brevi / raccontii di scrittuura creattiva! Ne sono naati due deeliziosi “romanzi lunghi” stimolannti nei titoli t maa sopratttutto neii contenuuti: Una a scuolaa upata e Due am mici e un n sejjada da. Ve lii abbiam mo presen ntati nell preokku numero di Bolle di sapon ne esattam mente di un anno fa. Laa soddisffazione di d tutti è stata tale che quest’aanno ci abbiamoo riprovato! Altri due volu umi! Ecco quindii speciaale, Una notte n d da misssionee naato con l’aiuto della do ottoressa Margh herita Conrieri, C , persona che amaa davvero in parii modo i ragazzi e i libri.. Come leggerete l e nterno ddel volum me, è meedico peediatra ma m anchee nella suua biograafia all’in prolificaa autrice,, molto attiva a in tante iniziative leetterarie e creativ ve. Ci haa offerto uuna bellaa storia, che parrte con una u stran na telefonnata arriv vata allaa vigilia ddi Natalee. Tanto per cam mbiare, laa fantasiia dei noostri ragaazzi si è scatenatta. Sono i famosi “nativvi digitaali”, ma siamo ddavvero contentii perché, come avvrete modo di scooprire leeggendo il romannzo, sono o ragazzii che rifleettono e non trascurano lla tradiziione. Maa soprattuutto, pur essendoo solo in pprima meedia, …sanno anccora scriv vere! Il romanzzo è staato pressentato il i 6 maaggio 2 013 nell salonee A di corso Dannte, 14. Una U seratta affollaatissima, allietataa polifunzzionale ATC dalle m musiche preparatee dagli allievi dei corssi musiccali dellaa Nievoo coordinaati dalla professo oressa Sesso. Si è occupatta in moddo partico olare dell coordinaamento della d stessura di qquesto ro omanzo la l prof. G Giovann na Baimaa Poma deella Nievvo. Soono invecce alla lo oro seconnda espeerienza i numerossi autori, ben 11 classi, ddi La bambin b na chee sapev va trop ppo, naato con l’aiuto l dii Mario B Barbero,, da temp po prolifi fico autorre di giallli. Ci ha quindi offerto unn incipit m misteriosso ed intrrigante, dda cui non potev va nascerre che un n gialloo davveroo pieno di colpi di scenna. C’è una rag gazza doolce, chee ricordaa l’infanziia in una u Saraajevo diistrutta dalle bo ombe e lavora da unn commerrcialista con stu udio in via Men ntana. Poi P si ppresentan no stranii personagggi, nesssuno è quello q chhe sembrra in qu uesta storria. Una ditta dii trasportii fuori città, baambini ddalla ex Jugoslaavia inseeriti in famigliee torinesi,, una viicina di casa geentile e sfortunaata, una zia dallla storiaa misterioosa. E pooi lui, l’afffascinannte comm mercialistta. Vi lassciamo scoprire i tanti missteri che nascond de. Unn’anticipaazione, gestita g ddalla proffessoresssa Claudi dia Boccaa che haa coordinaato l’attivvità e il lavoro ddi editing g, nella serata s di presentaazione dii lunedì 3 giugno,, questa volta v conn la partee musicale curataa da ragaazzi dellaa Matteottti diretti dal profeessor Maantovani. Gli alunni della 3^D quest'anno hanno cercato di imparare come è nata la nostra Costituzione e quali principi l'hanno ispirata. Per affrontare un lavoro così impegnativo, i ragazzi hanno lavorato in classe e hanno partecipato ad una conferenza tenutasi al liceo classico Vittorio Alfieri in occasione del 68° anniversario della Liberazione. Alcuni di loro hanno poi composto dei commenti personali che in sintesi vi proponiamo qui di seguito. Art.1 L’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.Questo articolo è compreso tra i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948 e fu l'espressione delle forze antifasciste che avevano partecipato alla Resistenza. L'articolo 1, sottolineando che “L’Italia è una Repubblica democratica”, vuole farci capire che il governo è una democrazia rappresentativa, in cui la sovranità appartiene al popolo che la esercita attraverso il diritto di voto, eleggendo i rappresentanti del parlamento. Quando si dice che la nostra Repubblica “è fondata sul lavoro” si vuole specificare che per la Repubblica italiana il lavoro è un diritto fondamentale di ogni cittadino. Personalmente ritengo sia giusto che la sovranità appartenga al popolo che deve, però, saper rispettare il proprio Stato, cercando di migliorarlo sempre più. Attualmente penso che sia anche un dovere di ogni cittadino occuparsi di scegliere e votare persone che lo rappresentino, usufruendo quindi del diritto di voto e non sono d'accordo con coloro che durante le elezioni non si recano a votare. (Matteo Dorigo) Art.7 “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti,accettate dalle due parti,non richiedono procedimento di revisione costituzionale.” Così recita l'art 7 della costituzione italiana. Con queste parole viene garantita per l'Italia una democrazia laica; infatti è scritto che Stato e Chiesa sono indipendenti e non si possono quindi influenzare e sovrani, ovvero hanno la facoltà di decidere liberamente nel campo di loro competenza. Nella seconda frase viene specificato che i rapporti tra le due istituzioni sono regolati dai Patti Lateranensi e che,se questi dovessero subire modificazioni,dovrebbero essere accettate da entrambe le parti, senza per questo stravolgere la natura dell'intero articolo. A mio parere, questo articolo è molto importante in un paese democratico per evitare che dittature religiose prendano il sopravvento. In tutte le nazioni in cui le leggi dello stato vengono influenzate dai principi religiosi, i cittadini vengono privati della libertà di culto. Inoltre, molto spesso, le religioni vengono fraintese e i principi di amore reciproco si trasformano in inni alla guerra e odio nei confronti di quelli che non professano lo stesso credo. Avere uno stato che garantisca l'indipendenza delle due istituzioni è quindi molto importante per avere una democrazia. Purtroppo sono ancora molti i paesi governati da una dittatura religiosa. Ad esempio in Iran e in Afghanistan non solo i cittadini non possono professare la religione che più ritengono giusta,ma le donne in questi paesi vengono fortemente discriminate. Coloro che scrissero questo articolo fondamentale riuscirono a garantire l'uguaglianza e la libertà dei cittadini italiani. Dobbiamo molto a queste persone che si sono impegnate per rendere migliore il nostro Paese. ( Chiara Magnanini) Art. 8 La Costituzione della Repubblica italiana,entrata in vigore il primo gennaio 1948, è la legge fondamentale dello Stato. Comprende numerosi articoli,ma soltanto i primi dodici sono quelli più conosciuti dalla popolazione. Uno di questi ha in particolare attirato la mia attenzione ovvero l'articolo 8.Esso afferma :” Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose, diverse dalla religione cattolica, hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.”. Questo articolo quindi applica,in ambito religioso, il principio di uguaglianza dichiarato nell'articolo 3. L'articolo 8 assume grande importanza per il nostro Paese,perché,se rispettato,aiuta lo Stato a non commettere certi gravi errori avvenuti nel passato come la persecuzione degli Ebrei durante il fascismo. Nonostante questo importante principio della nostra Costituzione e i numerosi sforzi compiuti dai cittadini per adeguarsi all'introduzione nel nostro Paese delle differenti abitudini religiose, non si è ancora giunti ad una reale parità tra le differenti confessioni religiose. Nel rispetto di questo articolo è stata data alle famiglie la possibilità di scegliere di far frequentare o meno ai propri ragazzi la lezione di religione,nel rispetto delle differenze di culto. Inoltre l'apertura di luoghi sacri nelle nostre città,diversi dalle chiese cattoliche, ha permesso agli stranieri di mantenere le proprie tradizioni. Sono d'accordo nel proseguire la collaborazione tra le diverse religioni per una serena convivenza,anche se è necessario un rispetto reciproco delle differenti tradizioni di culto. (Melissa Boano) L’articolo 8 è uno dei dodici principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Nonostante l'uguaglianza religiosa fosse già stata dichiarata nel precedente articolo 3, i Padri Costituenti la vollero ribadire. Questo per il periodo di guerra da cui si era appena usciti (in particolare dalla persecuzione degli Ebrei). La seconda frase dice che le confessioni religiose diverse dalla cattolica (poiché è la religione maggiormente professata) hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, perciò secondo i propri principi, purché non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano, ovvero lo Stato garantisce loro la libertà a patto che non violino le leggi della Repubblica italiana. L’ultima frase infine spiega che i loro rapporti con lo Stato sono regolati dalle amministrazioni locali, infatti se i rappresentanti di una religione vogliono costruire un loro luogo di culto in una determinata città sono liberi di farlo purché con il consenso delle amministrazioni locali. Io credo che questo articolo sia importantissimo, poiché la libertà di culto è un fattore fondamentale per la democrazia di un paese. Infatti laddove non vi è questo diritto non c’è democrazia, basti pensare alla maggior parte dei paesi islamici dove i principi religiosi sono considerati leggi dello stato. La fede è una scelta strettamente personale, perciò non può essere imposta da una legge. (Ilaria Parello) Art. 9 “La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”L'articolo 9 della Costituzione italiana viene collocato nei 12 principi fondamentali. In questo articolo lo Stato si impegna ad incentivare la cultura e quindi la ricerca scientifica e tecnica, ma anche a proteggere il paesaggio e a custodire il patrimonio storico e artistico del nostro Paese. È un articolo che nonostante sia stato promulgato molti anni fa non ha mai avuto bisogno di modifiche, in quanto chi lo aveva ideato riuscì con lungimiranza a strutturarlo in modo tale da far sì che ancora oggi sia moderno e attuale. Il nostro Paese nell'ultimo decennio non è riuscito a fare ciò che viene detto in questo articolo, poiché si sta molto trascurando la cultura. Mi rendo conto che la nostra generazione vede la scuola più come un sacrificio che come un diritto e un privilegio,tuttavia credo che, per combattere il pregiudizio,le differenze sociali, i problemi economici e la disoccupazione,serva un popolo istruito,colto,con voglia di fare e non passivo che delega il lavoro agli altri. Io credo che in questi ultimi anni stiamo sprecando tutto quello che le generazioni precedenti,con sacrificio,avevano ottenuto:diritti,libertà,benessere .Inoltre credo che per quanto riguarda la cultura,l'unica istituzione che può in qualche modo salvare il nostro Paese sotto questo aspetto sia la scuola. Bisogna puntare sui giovani,per far capire loro che solo con una buona cultura si riesce ad avere un paese democratico,moralmente sano e civile. Bisogna puntare sui giovani perché siamo noi il futuro di questo Paese. Inoltre non riusciamo a valorizzare il nostro patrimonio storico e artistico di valore inestimabile,a renderlo oggetto di curiosità sia per lo stesso popolo italiano che per i turisti,Non riusciamo quindi a trarne il profitto che potrebbe fornirci. Anche qui,nonostante possa sembrare strano,bisogna puntare sui giovani,sulla nostra curiosità che potrebbe aiutarci a risollevare dall'ombra il nostro patrimonio artistico. L'articolo 9 della Costituzione è quindi fondamentale per il nostro Paese,bisogna però riuscire a metterlo in pratica con serietà e costanza. (Elisa Parello) Art. 11 “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;consente, in condizione di parità con gli altri Stati,alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Personalmente credo che l'articolo 11 della nostra Costituzione sia stato una forte risposta alla drammaticità dei fatti antecedenti il periodo in cui la carta costituzionale fu varata. Con esso l'Italia prende definitivamente le distanze dal totalitarismo e dalla guerra, per avvicinarsi ad una democrazia rispettosa delle altrui libertà. La Nazione italiana dimostra inoltre di non volersi servire della guerra come mezzo per risolvere disaccordi con altri stati con i quali intende attuare una politica pacifista nel rispetto degli altri popoli, con il fine ultimo di riuscire a risolvere qualsiasi controversia mediante il dialogo ed il confronto, riconosciuti dalla Repubblica italiana come pilastri fondanti della democrazia. A mio avviso,questo articolo è anche solidale verso glia altri Paesi, infatti sancisce che,in situazioni particolari, ove un altro stato, più debole e meno organizzato dell'Italia, si trovi a non essere in grado di favorire e tutelare da sé la nascita della democrazia, la nostra Repubblica si rende disponibile a sostenerla,come accade tuttora in Afghanistan. Quest'ultimo passo è palesemente ambiguo,difatti autorizza comunque l'uso di armi,nonostante sia per un nobile scopo. Secondo me però è corretto, in quanto se in un Paese, soggetto a eventuali colpi di stato, la democrazia non riuscisse a prendere piede o a preservarsi,non si dovrebbe tener conto solamente delle condizioni pessime del popolo sottomesso, ma anche delle azioni che un governo totalitario ed estremista potrebbe attuare a livello internazionale. (Lorenzo Viglino) Per non dimenticare La storia di Samuel “ considerate se questo è un uomo…” “…che muore per un sì o per un no” “… se questa è una donna…” “vuoti gli occhi e freddo il grembo …” “… meditate che questo è stato!” Questi sono i versi per me più significativi di una poesia emozionante, triste e commovente che riesce a strapparci le lacrime dagli occhi. Una poesia che ci permette di rivedere quel mondo crudele, malvagio, che costringeva uomini, donne e bambini, ormai stanchi, stremati e che sapevano di non farcela, a vedere l’unico conforto nella morte, che li avrebbe salvati, portati via da quel mondo ingiusto. Una poesia che ci fa entrare nella storia e assistere a quei momenti tragici. Un bambino che si tiene stretto al ventre della madre per l’ultima volta, che cerca di trovare qualcosa, un gesto, un odore che gliela ricorderà, quando sarà costretto a stringerle la mano per salutarla per l’ultima volta, poiché sa che non la rivedrà più. Mi posso ritenere veramente fortunata, io, che ho potuto ascoltare e stare vicino ad uno di quei pochi bambini sopravvissuti, ora diventati anziani. Colui che io ho avuto la fortuna di conoscere, si chiama Samuel. Dai suoi occhi stanchi traspariva il passato. Un passato di paura, angoscia. Raccontava la sua storia con una voce pacata e profonda. “Era una mattina grigia e fredda ” raccontava “quando venni strappato alla mia famiglia . Ero solo un bambino allora, innocuo, ancora inconsapevole di quello che mi sarebbe successo, che mi avrebbe segnato la vita. Degli uomini armati entrarono nella nostra casa. Avevo paura. Sentivo urla, grida… Cercai di nascondermi, ma quegli uomini “di pietra”, senza pietà trascinarono me e la mia famiglia dentro un camioncino, nel quale subito notai la presenza di molti altri uomini, donne e bambini ebrei, come me. Il camioncino ci portò fino alla stazione, dove fummo caricati nel retro di un treno, diretto a Auschwitz, la fabbrica della morte. Il viaggio durò tre giorni, tre giorni di lotta per la sopravvivenza. Fummo costretti a vivere come animali. Non avevamo né cibo né acqua. Non c’era luce, né aria. Mi sentivo affaticato e un odore forte e cattivo mi toglieva il respiro. Quando arrivammo, velocemente ci fecero uscire dal vagone. Avevo freddo e mi tenevo stretto a mia madre. Poi avvenne il momento più doloroso della mia vita, istanti che so che non dimenticherò mai. Un soldato si avvicinò a noi, gridandoci contro. Mi afferrò e cercò di staccarmi dalla mano di mia madre. Piangevo. Mia mamma gridava… Ad un tratto la mia mano si trovò “smarrita” non più in contatto con quella calda, confortevole mano materna in cui fino a quel momento avevo sempre trovato “rifugio”. Vidi mia madre che si allontanava, sempre di più, fino a quando scomparve tra la folla urlante. Da quel momento non la rividi mai più. Mi portarono in un luogo, vicino a molti altri bambini . Eravamo in fila e attendevamo. Non sapevo cosa. Attesi con lo sguardo basso, fino a quando toccò a me. Mi fecero indossare uno strano “pigiama a righe bianche e blu”e mi tatuarono delle cifre sul braccio. Sentii dolore, ma trattenni un grido. Da quel giorno, sarei stato un membro del campo di Auschwitz. Passarono giorni, mesi di lavoro intenso. Avevo le mani piccole e mi era stato affidato il compito di rovistare nei cadaveri nelle camere a gas, per trovare eventuali gioielli nascosti. Passarono giorni in cui non mangiai. Ormai la fame era divenuta una frenesia. Si frugava in ogni angolo per trovare una qualunque cosa da ingoiare. Ci si derubava. Passarono notti in cui non dormii. Noi bambini eravamo costretti a dormire sul pavimento, su pagliericci, stretti in cuccette di due o tre piani. D’estate l’aria nelle baracche era carica degli odori dei corpi, d’inverno si gelava. Dappertutto c’era odore di morte. Passarono mesi di sofferenza, fino a quando una mattina mi svegliai e capii subito che nell’ aria c’era qualcosa di diverso. Mi guardai attorno. Il cielo era nuvoloso e la nebbia avvolgeva le baracche. Mi chiedevo come mai non ci avessero chiamati all’appello quella mattina e osservavo tutto quello che mi circondava. Ad un tratto, vicino a me vidi un soldato, diverso da quelli che avevo potuto vedere fin ora. Mi si avvicinò e mi disse di stare tranquillo, poiché da quel momento non avrei più sofferto. Subito capii, eravamo liberi! Fui nutrito e trasferito in un orfanotrofio. Per qualche anno vissi nella rabbia, chiuso in me stesso. Ricordavo solo il mio nome, poiché un saggio uomo che incontrai appena arrivato al campo, mi consigliò di ripetermelo sempre, durante quei giorni distruttivi, o me lo sarei dimenticato. Ero Samuel, ma volevo sapere di più. Nessuno, però, riuscì mai a rispondere alle mie numerose domande. Vissi, quindi, nel dubbio e nella tristezza, fino a quando conobbi mia moglie e la mia vita cambiò!” Samuel ha le lacrime agli occhi. Ancora oggi, spesso la notte gli fa paura e non riesce a dormire. I sogni lo fanno ritornare ad Auschwitz. Ora, però, è un uomo saggio, attento e sempre pronto a ringraziare di quelle poche, ma grandi cose che gli succedono. Il suo profondo e sincero “grazie” mi rimarrà per sempre impresso nel cuore! Alice Marigo, classe 3 B C’è un pu unto della d terra t che è una landa a deso olata… … Quuesto è il significati s vo titolo ddella mosstra fotografica chee è stata aperta a allee visite dell pubblico e dei ragazzi dellaa scuola prresso l’atrrio della M Matteotti per p tutto ill mese di aaprile. Unna serie dii immaginni in biancco e nero, drammat atiche ed essenziali, e , che il linnguaggio fotograficco di Cossimo Carrdea, genitore dell ’istituto, ha h volutoo offrire peer aiutarci a ripetere il messagggio di Priimo Levi: non dimen enticate. Le fotografiee, scattate nei lager di Auschwitz e Birrkenau, errano accompagnatee ortavano lee parole deei sopravv vissuti. da signifiicativi testti che ripo Inttere classi, ragazzi, docenti, ggenitori magari m di passaggio p , non han nno potutoo fare a meeno di intrrattenersi davanti a quell’orrrore che cii colpisce con violeenza, resoo ancora piiù efficacee dal sapieente uso deel bianco e nero. Biaanco e neero. Nel lager tuttto si con nfonde. Leevi nel suuo noto saggio “II sommersii e i salvvati” evidenzia in qualche modo m queella che ddefinisce “ la zonaa grigia”, uuna sorta di grande “territoriio”, in cuii vanno a collocarsii coloro che c in unaa situazione normalee non avrebbero m mai accettaato certi compromeessi: è la situazione s e che si va a creare tra t i protag gonisti di un evento o traumatico. Seconndo Primo Levi, perr comprenddere megllio il mon ndo e affroontare più ù facilmen nte gli osta tacoli della vita, glii uomini ooperano moltissime m e semplifficazioni rifacendos r si ad unaa procedu ura che è indispenssabile; unaa di questte semplifficazioni, porta gli uomini add associarrsi ad unaa visione m manichea del d mondo o: ad esisttere sono solo i purramente bbuoni e i puramente p e cattivi. N Non ci sonno, non cii possono e non ci devono essere e conntatti tra queste q duee realtà. T Tuttavia, molto m raraamente, see non pratticamente mai, le ssituazioni della vitaa sono cossì semplicci e poco articolatte: molto spesso queste q duee realtà entrano e inn contatto, unendosi così indiissolubilm mente e pro ofondameente da farr risultaree qualsiasii tentativo di giudiziio praticam mente imppossibile da d attuare. Ripportando questa q deffinizione ddi “zona grigia”alla realtà del lager, Lev vi ci donaa un nuovoo modo di vedere i campi c di cconcentram mento: la loro l carattteristica più odiosa,, oltre alle terrificantti umiliaziioni e aglii accanimeenti fisici, era che ch chiunque entrasse e inn un lager non avevva più pu unti di rifeerimento di alcun genere. N Non esisteevano duee “fazioni””opposte che si frronteggiavvano. No on esistev va un sollo nemico su cuii concentraare tutta la l propria rabbia e il proprio o odio. I mostri daa cui guarrdarsi nonn erano sollo i soldatti, ma ancche quelli che fino a poco tem mpo fa errano i propri amici,, parenti, cconcittadinni. Il lageer non è rriconducib bile ad alccun modeello e non n ammettee semplificcazione alccuna: all’interno di esso, sei solo s contro o tutti gli aaltri. Quuelle donnne e queglli uomini che sono o riusciti a non lascciar sgreto olare ognii traccia dii speranzaa e coragg gio, come si prefigg gevano i dirigenti d de del campo,, ci hannoo lasciato lee loro paroole, qualch he volta s olo una fo oto, un ogg getto, un rricordo. Questa mostra vuole v preesentarci anche questa q “zzona griggia”: perrché nonn dimentichhiamo chee così è staato. E nonn deve più essere. Da una testimonianza della mia nonna, Paola Riccio, che riporto in prima persona. "Arrivano i tedeschi nel paese in cui siamo sfollati: è l'ultima divisione con carri armati,cannoni e soldati che lascia l'Italia dirigendosi verso il passo del Brennero. Si sparge la voce che i tedeschi bruceranno le case. Mio padre é al lavoro,mia madre,mio fratello ed io in bicicletta scappiamo verso le colline. Dormiamo in una stalla accolti dai contadini. All'alba riprendiamo il cammino:io pedalo su una piccola bicicletta e rimango sempre ultima. Giunti in un boschetto sentiamo degli spari e dei proiettili sulle nostre teste. La mamma urla:"Nel fosso!" E noi piccoli:"Non sparate,siamo bambini!" Rimaniamo così distesi a lungo con il cuore che batte a mille all'ora. Verremo a sapere in seguito che dei tedeschi in fuga si erano scontrati con dei partigiani. Ritornato il silenzio,riprendiamo le bici e dopo alcune ore arriviamo in un paese in festa occupato dai partigiani:gente in piazza,bandiere alle finestre,canti,urla di gioia. L'incubo della guerra durato cinque anni è finito. Noi bambini siamo confusi e capiamo poco. A distanza di tanti anni ho ancora negli occhi la nitida visione di quella gente in festa. Nel giro di poche ore ero passata dalla guerra alla pace". Nicholas Indemini Nel numero scorso, vi abbiamo raccontato dell’esperienza che alcune classi seconde e terze hanno affrontato con una disciplina che normalmente si incontra nei licei: la Filosofia. Dopo aver raccolto l’opinione dei ragazzi, questa volta vi presentiamo alcuni stralci della relazione preparata dal prof. Luca Nave, il filosofo che ha condotto il Laboratorio di pensiero critico. Lo ringraziamo per aver voluto condividere con i lettori di Bolle di Sapone le sue considerazioni, ma soprattutto per come ha saputo coinvolgere in questa esperienza allievi e docenti. Augurandoci che si possa ripetere il prossimo anno. “Non faccio nient’altro che andare in giro a persuadervi, giovani e vecchi, a capire che la vostra prima e maggiore preoccupazione non deve riguardare il vostro corpo o le vostre ricchezze ma la vostra anima, in modo che sia la più eccellente possibile” (Platone, Apologia di Socrate, 30 b). Il progetto, assai innovativo, è stato reso possibile dalla lungimiranza della Dirigente Scolastica e dal fatto che un buon gruppo di insegnanti ha creduto nella possibilità di fare filosofia con gli adolescenti. L’argomento del laboratorio era la crisi. Perché fare degli incontri di filosofia della crisi? Cosa mai avrà da dire un filosofo, a proposito della crisi, a gruppetti di innocenti adolescenti che, di per sé, non hanno gli strumenti cognitivi ed esistenziali per comprendere la crisi che attanaglia i tempi attuali? Questa crisi non la capiscono neanche i grandi, figuriamoci dei ragazzi e delle ragazze tra i dodici e i quattordici anni! E poi, si potrebbe ancora affermare, la vita è già complicata di per sé, è già di per sé costellata da eventi critici, a cosa serve pensare filosoficamente la crisi? Non è sufficiente viverla e limitarsi ad arginare i danni che le crisi, inevitabilmente, producono nell’esistenza delle persone? Proviamo a rispondere a queste domande. Partiamo dal significato di “filosofia della crisi”. Il filosofo, in classe, non aveva il compito di parlare della crisi, di proporre teorie, schemi o visioni del mondo della crisi, bensì piuttosto di fornire strumenti filosofici per permettere ai partecipanti del laboratorio di comprendere, con l’aiuto di tutti, che cos’è la crisi. Nel Laboratorio non si parla di filosofia ma si fa filosofia, e tra parlare e fare filosofia c’è una certa differenza. C’è la differenza che passa tra i Sofisti e Socrate. I Sofisti, nella Grecia antica, erano i sapienti, coloro che avevano delle teorie belle e pronte su qualsivoglia argomento: se vivessero oggi farebbero dei grandi discorsi sulla crisi, su quella economico-finanziaria, o quella politica e morale, con echi sulla dimensione psicologica e spirituale delle persone che vivono questa crisi. Con i loro discorsi incanterebbero la platea, ma un adolescente non credo avrebbe voglia di ascoltarli. Se, dunque, i Sofisti erano i sapienti, Socrate si professava il più ignorante di tutti gli uomini: ripeteva continuamente di non sapere nulla, o forse, meglio, di sapere solo una cosa: “sapeva di non sapere”. Lui trascorreva le sue giornate nelle strade e nella piazze di Atene, dove incontrava continuamente persone che sapevano di sapere: oltre che i Sofisti, in ncontrava m medici, scienziati, poeeti e persoone comuni che eranoo convinti dii avere la veerità in tascaa. Annche oggi laa nostra soccietà è pienaa di personee che sanno o e sanno di sapere, e sono prontii ad elargire teorie, discorsi d e dare consiigli a quaanti incontrrano sul looro cammiino, spessoo disinteressandosi com mpletamentee di come vvedono il mondo m gli altri: a chi saa, o chi non n sa di nonn sapere, nonn è interessaato ad ascolltare gli altrri proprio perché sa giàà tutto e daggli altri non n ha dunquee nulla da im mparare. Quuesto, secon ndo Socratee, è l’attegg giamento an nti-filosoficoo per eccelllenza. Soloo chi sa di noon sapere, infatti, i ricerrca il saperee insieme ag gli altri, meentre chi creede di saperre smette dii ricercare laa verità. La filosofia di Socrate rapppresenta un na critica seerrata a quessto atteggiaamento: conn una certa irronia e con una buona dose di pennsiero criticco egli interrrogava colooro che proffessavano ill loro saperee ed era esstremamentte abile a ssmascheraree la loro profonda ignnoranza. Attraverso A ill dialogo coon Socrate si s rendevan no conto chee il loro sap pere era neecessariamennte parzialee, carente e che era espressione di una sola visione del mondo o (la proprria), di unna sola pro ospettiva dii interpretazzione della realtà. Sco oprivano duunque la prropria ignorranza, e scooprivano, insieme, i unn metodo per accedere alla verità. Ovviamentte non tutti gli pseudo--sapienti eraano (e sono o) disposti a mettere in discussionee il loro sapere; erano iinfastiditi daall’atteggiam mento e dallle idee di Socrate S e unn buon gruppetto di suuoi concittad dini ha tram mato per faarlo accusarre dalle aut utorità di co orrompere i giovani di Atene e lo hanno h cond dannato a mo morte costrin ngendolo a bere b la cicutta. Oraa, la filosoffia che sta a fondameento Laboraatorio del pensiero p criitico non riispecchia ill filosofare ddei Sofisti bensì b quello o di Socratee. Il filosofo o non ha dunque il com mpito di presentare allaa classe disccorsi o teorie sulla crissi bensì di trovare tuttti insieme una u rispostaa alla domaanda da cuii prendono aavvio gli inncontri: chee cos’è la ccrisi? Il fattto di porre questa dom manda direttta spiazza i partecipantti del laboraatorio; per quanto q già inn età adolesscenziale sp punta l’attegggiamento dei d Sofisti e qualcuno ssi lancia nelle risposte, in genere riiferito quan nto sentito nel “mondo ddegli adulti” Perr orientarci tra le variee visioni deella crisi, e acquisire un sapere “ccomplesso”, il filosofoo propone alllora il metoodo maieutiico di Socraate. Esprimee la convinzzione che laa verità sulla crisi vadaa ricercata tuutti insiemee: visto che tutti i parteecipanti affe fermano di avere a qualch che idea sullla crisi e dii aver vissutto qualche evento critico nella looro vita, tuttti sono chiiamati a narrrare vicend de, esempi,, suggestionni o prospetttive da cui leggere laa crisi, menttre il filoso ofo scrive aalla lavagnaa “le parolee della crisi”” che emerggono dai raacconti. Doppo aver poii accorpato i termini ssimili si enu ucleano 7-88 parole chiaave che riassumono le narrazioni n e si procedee con la scritttura della ddefinizione,, dell’idea o del concettto di crisi quuale risposta, condivisaa da tutti, allla domandaa iniziale. Nell percorso che c conducee verso la ddefinizione finale si fan nno delle sccoperte mirrabolanti: sii scopre innanzitutto chhe ciascuno o può disporrre solamen nte di una visione v del m mondo, di una u singolaa prospettivaa da cui guaardare gli ev venti, più o meno critici, che accaadono e chee, insieme alla a propria,, ci possonoo essere altrri punti di vista sulla realtà, dotaati, almeno potenzialm mente, di paari valore e dignità. Quuesta “conssapevolezzaa filosofica”” genera alllora un’apeertura dialoogica nei co onfronti dell pensiero e del vissutoo altrui: si scopre s che ttramite il diialogo, che rappresentaa la quintesssenza dellaa filosofia, è possibile arricchire il i proprio ssguardo sul mondo atttraverso le idee degli altri; ciò è possibile pperò, afferm ma il filosofo o, solo se si è in grado di instaurarre un dialoggo “autentico”, un Dià-lògos qualee scambio di d ragioni e contro-raggioni, e non inteso com me mera disccussione, in n cui non sii cercano raagioni ma si cerca dii avere raggione. Si sccopre alloraa un’abilitàà straordinaaria di cui,, purtroppo, pochi dialooganti dispo ongono: vissto che il dialogo d non è un monoologo, per praticare p unn autentico ddialogo filossofico non è necessarioo dotarsi dii mere tecniiche dialettiiche e retoriche utili all fine di connvincere l’altro, bensìì di una quualità straorrdinaria che si chiama ma “ascolto empatico”,, l’unico esppediente chhe consente di coglieree effettivam mente il punto di vista dell’altro, la l sua realee prospettivaa sul mondoo che si esteende al di làà della meraa proiezionee della proppria visione del mondoo sul vissuto esistenzialee altrui. L’eempatia, term mine troppo o spesso abbusato e non n compreso, non consiiste sempliccemente nell “mettersi nnei panni degli d altri”, bensì impliica lo sforzzo di provare a pensarre i pensierri dell’altro,, provare a vivere le sue emozzioni, senssazioni e bisogni-desi b ideri per ccome l’altrro li vive,, abbandonaando dunque la propriaa prospettivva sul mond do per abbrracciare la ssua. Solo colui c che saa praticare l’arte dell’empatia è in n grado di ascoltare realmente r colui che haa di fronte; gli altri sii s che l’altro generaa. limitano a sentire le suue parole, a farsi raggiuungere dai suoni l em mpatico, ch he rappresentano duee dei fond damenti dell L’aapertura diaalogica e l’ascolto Laboratoriio, non impplicano ovviiamente l’acccettazione supina di tutte t le ideee degli altri.. Se tutte lee idee vannoo accolte e rispettate r in n quanto sinngole prospettive sul mondo m elaboorate dal so oggetto chee le esprime, non tutte le idee hanno pari valoore di verittà. Ci sono alcune ideee che non reeggono allaa prova dei ffatti, a quellla della logiica argomenntativa, oppu ure al vaglio dell’etica personale e sociale. La terza scopperta del Laboratorio L o consiste allora nelll’esercizio del pensieero critico,, dell’attegggiamento mentale m ed esistenziale e che, tramiite l’uso sisstematico e virtuoso del d dubbio,, induce a nnon accettarre nulla perr vero finchhé fatti e op pinioni non n siano statii sottoposti a indaginee analitica, ffino a quanddo le ragion ni e le argoomentazionii a sostegno o delle tesi “vere” non siano statee sottoposte al discernim mento e allla valutazioone razionalle. Essere critico non ssignifica distruggere ill m nellee dispute, bensì disporre di unaa serie di criteri chee sapere deggli altri e avere la meglio permettonoo di accederre a un sapeere più “com mplesso”, nel n senso summenzionaato del term mine. E cosaa si scopre suulla crisi? Insomma, I per tornare aalle domand de iniziali, perché p un LLaboratorio di filosofiaa della crisi rrivolto agli adolescentii? Si scopre innaanzitutto il vero signifficato del teermine “criisi”. Nell'usso comune ha assuntoo un'accezionne “econom mico-finanzziaria” (ladddove si parrla, invece, anche di ccrisi dell’ad dolescenza,, crisi interiiore, crisi familiare, f crisi c religiossa, crisi ep pilettica, ecc.) con vallenza prevaalentementee negativa: iin genere si s intende ill peggioram mento di un na certa situ uazione di stabilità, uno u stato dii recessione e di pericolo che geneera pensieri ed emozion ni negativi. Ciò emergee dai termin ni, appunto,, “negativi”,, evocati daai partecipaanti al laborratorio. Tutttavia, la riiflessione crritica a rigu uardo dellee esperienze narrate, geenera la pro ospettiva seccondo cui nell’idea n di crisi sia poossibile cog gliere anchee una sfumattura positivaa, qualora laa crisi si rivveli foriera di d sviluppo, crescita e ccambiamento. Queesta idea accomuna a oriente o e occcidente. In n cinese la parola crissi è compo osta da duee ideogramm mi: il primoo, Wei, sign nifica probleema, il seco ondo, Ji, siignifica oppportunità. Ogni O crisi è composta da uno o più p pericoli,, ma anche da opportu unità. Spessso ci si conncentra solo o sul primaa parte dell’iideogrammaa piuttosto che c sulla seeconda. Il ttermine italliano “crisi”” deriva daal greco kríísis, a sua volta v derivaato da krín no, cioè “ioo giudico”; kkríno è affinne a “cernerre”, ovveroo “separare, scegliere, vagliare”. v D Da cui: deceernere, cioèè decidere; e discerneree, cioè vedeere distintam mente. I greeci usavano il verbo krrìno in riferrimento allaa trebbiaturaa, cioè all’atttività conclusiva nellaa raccolta del d grano, co onsistente nnella separa azione dellaa granella ddel frumentto dalla paaglia e dallla pula. Daa qui deriv va tanto il primo sig gnificato dii “separare””, quanto quuello traslato o di “sceglieere”, “giudiicare”. Conn l’avvento della crisi certamentee qualcosa si s rompe risspetto alla ssituazione o al periodoo precedentee. Se si intennde scoprirn ne e vagliarrne i motivii è necessariio analizzarre in manierra razionalee la situazionne, e il pennsiero criticco, nella miisura in cui permette di d elaboraree criteri perr “giudicaree correttameente” gli eveenti, può riv velarsi un bbuon alleato o per coglierre gli aspettti che, duraante la crisi,, possono eessere sfrutttati per andare oltree la situazzione criticca e magar ari volgerlaa verso unn cambiamennto positivoo e verso un n miglioram mento. Certo o che sarebb be meglio chhe l’essere umano nonn andasse inncontro a evventi critici,, ma visto cche le crisi sono inevittabili (ribaddisco, non solo s le crisii economichhe), esse poossono rivellarsi un’oppportunità peer coloro ch he riesconoo a gestirle in manieraa attiva piutttosto che lim mitarsi a sub birne le neffaste conseg guenze. Tuttto vero. Maa in quasi tu utte le classii sono emersse obiezionni relative allla “positiviità” della crrisi. E’ pperò emersoo una fatto nuovo per i ragazzi: l’idea che la filosofia poossa agire su ulla visionee dei fatti, suulla perceziione, interp pretazione e sulle consseguenti situ uazioni esisstenziali che le visionii del mondoo generanoo. Spesso mutando m laa propria visione del mondo (attteggiamentti, pensieri,, credenze, stili di vitaa ecc) mutaa il mondo oggetto deella nostra visione. Sppesso sofferrmandosi a v di quanto q accaade, si scoprrono nuovee riflettere nnon solo su quanto acccade ma sullla propria visione prospettivee sulla realtàà che l’atteg ggiamento ddel “piangerrsi addosso”” non riveleerà mai. Nell corso deella narraziione abbiam mo scopertto la crisi può esseere una mo olla per ill cambiamennto, costringge a cambiaare e consennte di superare le “resisstenze” che ogni mutam mento portaa con sé. Inn linea geneerale siamo o giunti allaa conclusio one che coloro che esccono illesi dalla crisi,, sfruttandolla magari a proprio vantaggio, v hhanno evid dentemente assunto il giusto atteeggiamentoo davanti add essa, non si sono lim mitati a subbirla ma, peer dirla con n gli orientaali, hanno coltivato c laa capacità dii focalizzarre la propriaa attenzionee sul lato “maturativo “ ” - sul Ji - e non solo o su quelloo problematiico della situuazione crittica - il Weii. Ribbadiamo chhe, purtropp po, il penssiero critico o e la filo osofia non possono garantire g laa possibilità di uscire dalla d crisi o di sfruttarrla a proprio o favore, ma m rappresen entano buon ni strumentii alternativi rispetto al mero “attendismo” appatico che induce i a rittenere che ““tanto la crrisi, come è arrivata, unn giorno se ne andrà”. Le riflessiooni filosofiche che han nno animatoo il laboratorio, hannoo permesso ddi scoprire le l diverse valenze v e i ddiversi sensii e significaati dell’ideaa di crisi, an ndando oltree la sua visioone schiettaamente e sollamente neggativa e passsiva che la dipinge com me qualcosaa di nefastoo che, perioddicamente, accade a alle persone e aai gruppi. La filosofia noon fornisce facili rimeddi per uscirre dalle crisi che possoono accaderre all’esseree umano, maa si rivela una buona alleata perr pensare criticamente agli eventti che accad dono e allaa propria sinngolare proospettiva essistenziale tramite la quale tali eventi si ppensano e si vivono,, arricchita ttramite il dialogo con lee visioni deel mondo deegli altri. Albert Einsstein (Comee Lasciamo ll’ultima parrola a un personaggio cche di crisi ne n sapeva abbastanza, a io vedo il m mondo, 1955). “Non preteendiamo chhe le cose ca ambino, se facciamo sempre s la stessa cosa. La crisi è la miglioree benedizionne che può arrivare a persone e Paesi, perrche la crissi porta proogresso. La a creativitàà nasce dallee difficoltà nello stessso modo ch e il giorno nasce dalla notte osccura. È dallla crisi chee nasce l'invventiva, le sccoperte e lee grandi straategie. Chi supera la crisi c superaa se stesso senza esseree superato. C Chi attribuiisce alla criisi i propri insuccessi e disagi, in nibisce il prroprio talen nto e ha piùù rispetto deei problemi che delle so oluzioni. Laa vera crisi è la crisi dell'incompe d etenza. La convenienza c a delle persoone e dei Paaesi è di tro ovare soluziioni e vie d'uscita.Senz d za crisi nonn ci sono sfi fide, e senzaa sfida la vitta è una rouutine, una leenta agonia.. Senza crissi non ci son no meriti. È dalla crisi che affioraa il meglio ddi ciascunoo, poiché seenza crisi oogni vento è una carezza. Parlarre della criisi significaa promuoverrla e non noominarla vu uol dire esaaltare il conf nformismo. Invece I di ciiò, dobbiam mo lavoraree duro. Smetttiamola def efinitivamen nte con l'uniica crisi ch he ci minacccia, cioè la tragedia di d non volerr lottare perr superarla” ”. Luca L Navve Ebbene sì, abbiamo giocato! Noi, ragazzi della classe I C, abbiamo raccolto la sfida che ci ha lanciato la nostra insegnante di lettere e abbiamo deciso di… diventare poeti! Nessuno di noi, almeno per ora, ha l’ambizione di diventare il nuovo Virgilio, il nuovo Leopardi. Ci accontentiamo di giocare soprattutto con le tecniche che abbiamo appreso. Alcune figure retoriche, la rima, la lunghezza dei versi. Abbiamo trascorso varie lezioni molto divertenti a “misurarci con i nostri prodotti poetici”. A noi è piaciuto. Vi proponiamo una minima parte di quanto abbiamo scritto. Ma speriamo che vi piaccia e soprattutto che vi diverta. Ecco alcuni…giochi in rima! DOLCE FAR NIENTE Mi piace dormire mi piace sentire e anche poltrire ma devo pulire ! Giulia Spugna PIPISTRELLO C’era un alberello con sopra un pipistrello che prendeva un acquerello e disegnava un ombrello Giulia Spugna FATA C’era una fata che mangiava marmellata, insalata e aranciata e tanto grassa è diventata Giulia Spugna STANCO MORTO IL LAVORO Sono corso fino al porto ero stanco morto e col fiato corto ed un marinaio se ne è accorto Voglio cantare voglio ballare oppure giocare in mezzo al mare. Per mia sfortuna sono disoccupato ed arrabbiato con il mio capo che è il gran Lapo; ma questo gran capo è assai pelato. Giulia Spugna Lorenzo Vanzini IL RITORNELLO LA MATITA IL DROMEDARIO Io canto un ritornello mentre guardo un fringuello poi esco dal cancello e tutto e’ molto bello. Scrivo con la matita una frase molto fiorita che rimarrà tutta la vita e sarà ancora abbellita riscrivendo con la matita. Ho visto un dromedario, leggeva il dizionario cercando il nome Dario trovò invece Mario osservando il sipario. Aurora Sanmartino Aurora Sanmartino Aurora Sanmartino Ecco invece come abbiamo interpretato … un TEMPORALE Lampeggia là fuori, un cielo senza colori, coperto di nubi e colori cupi. Là fuori c’è il gelo, il vitello col pelo, bagnato di pioggia, l’acqua che pigia. Nella notte grigia c’è avidità e cupidigia. Un tintinnio assordante, un rombo che lo infrange un baglior lampeggiante lo sbatter delle ante un miagolio spaventato un abbaiar continuato un borbottar caro apre alle bestiole il suo riparo. Il crepitar nel camino riscalda il cucciolo e il gattino E lo scoccare della mezzanotte Augura a tutti buonanotte. Andrea La Ciura Emma Giaccone IL MARE Mare: tavola mossa dal vento irritato, non sta più nella sua fossa, pare sempre più agitato e scaglia contro la spiaggia onde impetuose per sfogare la sua rabbia causata dalle potenti forze ventose. Emma Giaccone SE FOSSI … Se fossi grassa meglio di no se fossi magra non troppo però se fossi alta ci resterei se fossi bassa cambierei se fossi me stessa resterei sempre la stessa. Giulia Aloi Se fossi Ulisse sarei astuto Se fossi Achille sarei forzuto Se fossi Paride sarei intrigante Se fossi Elena sarei ammaliante Se fossi Penelope sarei paziente Se fossi Zeus sarei potente Se fossi Ettore sarei importante Se fossi Afrodite sarei affascinante Emma Giaccone Se fossi un buco sarei buio e profondo Se fossi il vento girerei tutto il mondo Se fossi capace a volare non mi poserei mai Se fossi un uccello volerei in alto dagli dei Se fossi una foglia secca Cadrei dall’albero, ma senza fretta Federica Dellepiane Se fossi una A sarei l'allegria, farei sorridere con la mia ironia. Se fossi una C sarei una canzone, che a tutti regala un'emozione. Se fossi una I sarei un'idea la soluzione ad ogni problema. Se fossi una S sarei il sole luce, energia, vita e calore. Elisa Reinaudo L’AMICIZIA Non camminare davanti a me, potrei non seguirti; non camminare dietro di me, non saprei dove condurti; cammina al mio fianco e saremo sempre amici. Dice un saggio cinese a primavera. L’amicizia, quella vera, un giorno all’improvviso, l’ho trovata e le ho sorriso. L’amicizia è una fiaccola d’amore, che quando brucia batte forte il cuore. L’amicizia è come un forte vento, che quando arriva non ti dà tormento. L’amicizia è a forma di cuore, che nella gioia emana tanto calore. L’amicizia è come un fiore, che se non si cura dopo muore. E aspetta un momento, ora ti dico… Non abbandonare mai un amico!! L’amico è un tesoro Prezioso come l’oro. L’amico è il sole Che scalda e nulla vuole. L’amico è un fratello: dono molto bello. L’amico è un fiore Che sboccia nel tuo cuore. L’amico è l’arcobaleno sul viso: se piangi fa tornare il sorriso. L’amico è un grande cielo Sempre ti copre come un velo. Marco Di Benedetto Finché ci sarò io “Eden” sarà solo un sogno Dentro di me c’è uno scintillio E tutti ne hanno bisogno Riesco a malapena a preparare il caffè Intanto le mie amiche fanno i bignè Come faccio a non essere pasticciona? Allegria e vivacità, son io in persona Federica Dellepiane LE STAGIONI di Federica Dellepiane Primavera vuol dire fiori Rimanere a giocare fuori Iniziare a correre senza fermarsi mai Ma tanto a volare non ci riuscirai A volare come le rondini nel cielo Voglio spiegare le mie ali leggere come un velo E voglio rilassarmi a giocare Ritornare a godermi l’atmosfera solare Amo le cose che la primavera sola sa fare Estate… la più bella delle stagioni Stare al mare a guardare i gabbiani Tanto bello è fare il bagno in piscina Anche prendere il sole su una brandina Tutto è allegro… si va a giocare! È ora di spalmare la crema solare! Arriva l’autunno Una stagione migliore Tanti colori a tutte le ore Un odore di umido Non più di fiori Nonostante questo ci son mille colori Oh quante foglie cadenti si vedon fuori! D’inverno inizia a nevicare Non si riesce a camminare Vanno via i fiori E con loro tutti i colori Ritorno a sciare Nonostante sogni il mare Oh che noia, voglio tornare a giocare! LA MUSICA La musica è dentro di me Io la sento anche quando non c’ è Proprio lei mi toglie il furore Passano più veloci le ore. La musica mi cura le ferite: è felicita per tutte le vite perché nessuno si annoi mai ma si diverta proprio assai. La musica vive attorno a noi Lei, la musica, è dentro di noi. Carolina Garcìa Lòpez LE FIABE Sono storie inventate Oralmente raccontate Ci sono baci e rose, feste rumorose, principesse e ranocchi, principi e balocchi; un elemento usato, ancora un altro trovato. Tutto si può inventare e tutto si può creare. Carolina Garcìa Lòpez STORIE DA RACCONTARE di Carolina Garcìa Lòpez Recensione Polissena è una bambina Orfana, per essere precisa da Pitzorno è stata creata e da Pitzorno è ritornata perché insieme e in allegria viene risvegliata la magia. Ma poi Lavinia tutto rovina sembra innocua e piccina, con il suo anello un po’ strano trasforma ogni cosa da pacchiano in qualcosa molto puzzolente. Però questo libro è coinvolgente. Bianca l’ ha reso anche divertente, ve lo consiglio personalmente. Carolina Garcìa Lòpez STORIA DI PERIFERIA Questo è un quartiere di periferia nel quale non c’è malinconia: si sente il gracidio delle rane che son vicine alle fontane, c’ è anche il ruggito del leone, che pensa di mangiarsi un omone, si ascoltano i miagolii dei gatti che inseguono tutti i ratti, c’ è il mormorio della gente e di un bambino che ha perso un dente; tutto questo finché c’è il sole, che sparisce con mille capriole. Carolina Garcìa Lòpez STORIE DA RACCONTARE di Emma Giaccone UNA STORIA D’AMORE (in ottonari) Accendo il televisore guardo una storia d’amore c’è Romeo e Giulietta mi sembra quella perfetta mi procuro fazzoletti e anche alcuni dolcetti per gustarmi quei momenti belli e molto coinvolgenti ma poi il crudo finale giù lacrime da star male Emma Giaccone LA COLLA DELLA BEFANA Nel viale in mezzo alla gente ho visto la Befana piangente contro un albero s’era schiantata e la scopa se n’era andata. La vecchietta molto irritata Frignava come una disperata. Quando la vide frantumata, iniziò a gridare irritata: “Rivedrò la mia casa amata?” “calmati vecchia stregaccia, troverò una soluzione che ti piaccia. Con la mia colla nuova di zecca la tua scopa non avrà una pecca. ” “Grazie o mia bella bambina, che la fortuna ti stia vicina!” Emma Giaccone IO VORREI… Io vorrei correre a perdifiato Io vorrei rotolarmi in un prato Io vorrei un cavallo alato Io vorrei un amico fidato Io vorrei uno zoo privato Io vorrei un sorriso fatato Io vorrei un bacio inaspettato Io vorrei un fiore profumato Io vorrei un castello incantato Io vorrei un gelato al cioccolato. Emma Giaccone DA BAMBINO Da bambino facevo il girotondo Da bambino sognavo di girare il mondo Da bambino desideravo molti regali Da bambino giocavo con il trenino Da bambino sognavo di diventar presto grande Da bambino non sapevo che da grande avrei voluto tornar bambino. Emma Giaccone GIOCANDO CON LE RIME di Elisa Reinaudo SCENDE LA PIOGGIA SUONI DELL'ESTATE Scende la pioggia Friniscono i grilli nell'erba bagnata, belano le pecore e fan serenata. Il vento accarezza le verdi fronde un dolce fruscìo risuona ogni donde. Lontano scroscia l'impetuoso torrente e parla di un gioco assai divertente. Una nuvola nera sbuffa nel cielo, il clima ormai non è più sereno. Dall'alto un improvviso lampo avverte e un forte tuono rimbomba solerte. Bisbiglia, tintinna la pioggia leggera, tramonta il sole e scende la sera. sopra la spiaggia, scende dall'alto del cielo cobalto. La sabbia si bagna, il sole si lagna. La gente è bagnata e l'acqua che cade allaga le strade. TRE BISCOTTI LA MIA JUVE Tre biscotti buoni e belli, Il mio cuore è bianco e nero uno a testa ai due fratelli, tifo Juventus per davvero. se ne do uno anche a te poi per me più niente c'è! Squadra che ha fatto la storia, parola d'ordine: vittoria! Ha ottenuto un'altra stella la mia Juve forte e bella. GIOCANDO CON LE RIME di Mattia Frassà L’alieno sull’arcobaleno La giraffa e l’elefante La giraffa se ne andava ed il collo dimenava; ad un tratto si è trovata ad un ramo impigliata, piange piange, grida grida non si sa cosa decida. C’era una volta un alieno, che volava su un arcobaleno mentre il cielo era sereno, ma arrivò un dragone, tutto arancione, che portò un nuvolone e poi scoppiò un acquazzone Poi arriva l’elefante, l’elefante buontempone, che le dà un forte spintone; la giraffa è dolorante, ma si libera all’istante e ringrazia l’elefante ed il povero alieno sopra il suo arcobaleno fuggì nello spazio senza freno. LA SVEGLIA TIC TAC SON QUI SOLO NEL LETTO NEL BUIO DELLA NOTTE E LA SVEGLIA MI ACCOMPAGNA SENZA SOSTA CON LA SUA LAGNA TIC TOC IL RUMORE NON SOPPORTO E NON E’ DI MIO CONFORTO TIC TAC IL SOLE SORGE GIA’ LA MATTINA E’ QUA Una notte di giugno un paperotto… Era il giugno dello scorso anno, una di quelle serate estive in cui diventa buio molto lentamente, tiepide e profumate dai tigli in fiore del Valentino. Eravamo a cena dai nonni e siamo passati dal giardino che c’è in cortile con il nostro cane Armagnac. Ad un certo punto è entrato in agitazione, si è messo ad annusare in giro e con il suo fiuto ha scovato sotto ad un cespuglio un gruppo di anatroccoli spaventatissimi e pigolanti. Facevano parte di una nidiata che proprio quel pomeriggio doveva aver spiccato il primo volo. Il risultato non era stato entusiasmante: uno dei fratelli era finito su un balcone e lo sentivamo pigolare, altri erano in strada, un altro si era schiantato e purtroppo era morto. I paperotti, visto il cane, hanno pensato bene di disporsi in fila indiana e dondolando a destra e a sinistra, si sono dignitosamente allontanati. A quel punto la mia mamma li ha raccolti, accarezzati a lungo tenendoli tra le mani per tranquillizzarli, poi li ha restituiti al padrone, che nel frattempo si era accorto della fuga: onestamente sembrava fossimo più preoccupati di lui. Stava diventando buio: mamma anatra ha incominciato a svolazzare, passando a volo radente dal balcone dove c’era il piccolo al cortile in cui aveva visto gli altri, compreso quello morto, ormai immobile. Pigolava con un verso speciale, sembrava dicesse: “Tranquilli, arrivo, provate di nuovo a volare”. Il cielo si è ulteriormente scurito fino a diventare buio fitto: osservavamo senza poter fare altro quella macchia scura che passava, pigolando sempre più agitata. Sono andato a dormire con quel suono nelle orecchie, dispiaciuto di non essere riuscito a salvarli tutti. Nicholas Indemini, classe 2C La recensione “Il buio oltre la siepe “ è un film del 1961, tratto da un libro di Harper Lee. Il titolo originale sarebbe” To kill a mokingbird” (uccidere un usignolo) proprio perché ad un certo punto del film il padre della protagonista, Atticus Finch, parla a lei e al fratello e dice loro che è un peccato uccidere quegli uccelli che non provocano danni e cantano solo per il loro e il nostro piacere. In realtà Atticus vuole insegnare ai suoi figli a rispettare tutte le persone , indipendentemente dal loro stato sociale , dal colore della loro pelle o dalle loro capacità intellettuali, insomma a non fermarsi solo alle apparenze. Questo non è solo un film, ma una lezione di vita per tutti e serve a riflettere sui propri errori e riconoscere gli sbagli già fatti in passato. Il film si svolge nella contea di Mycomb(Alabama) dove i problemi razziali sono molto radicati. A Mycomb Atticus ,avvocato esemplare , vive con i due figli Scaut, 6 anni( la protagonista)e Jem, 10 anni. Un giorno viene chiesto all’ avvocato di difendere un nero in una causa. Lui acconsente, scatenando la disapprovazione dei concittadini, tutti razzisti. L’ uomo di colore, Tom Robinson, è accusato di aver violentato una donna bianca, miss Mayella. Atticus riesce a dimostrare l’ innocenza di Tom, facendo notare le ferite sulla parte destra del corpo della donna, che non possono essere state inferte da lui, dato che ha perso l’ uso della mano sinistra. Il colpevole probabilmente era il padre, stando alle testimonianze di Tom,che riferisce di aver ricevuto delle “avance” da Mayella ed il padre vedendola si è arrabbiato , punendola con le mani. Ma la donna continua ad affermare il contrario. Il padre della ragazza inoltre continua a tormentare Atticus, per essere stato dalla parte dei “negri”. La decisione viene presa: Tom viene giudicato colpevole e messo in prigione. In realtà è emblematico il fatto che la gente rifiutasse l’idea che un nero potesse essere innocente. Tom è un povero mokingbird che non ha colpe e farlo morire sarebbe insensato. Pochi giorni dopo essere stato messo in cella, lui tenta la fuga , ma gli viene sparato da un soldato e muore. Sembra che la vita possa ritornare alla normalità per tutti, ma il padre della donna è ancora in collera , e cerca di picchiare i suoi figli; ma essi vengono generosamente salvati da Boo Radley , un signore che veniva considerato pazzo e pericoloso . Invece si rivela una persona fantastica, magari un po’ strana e timida . Un altro mokingbird. Questo film all’ apparenza abbastanza semplice, in realtà è pieno di metafore. “Il buio oltre la siepe” ha vinto molti Oscar e premi, sia come libro che nella resa cinematografica ed è consigliato dal presidente Barak Obama per combattere le diversità e allontanare la gente dall’ idea del razzismo. Vittoria Martin, classe II C L’angolo degli scrittori:Fantascienza Soren Dakitroff, magnate venusiano dell’ industria bellica interplanetaria, si accasciò sulla poltrona alla vista della notizia che il quotidiano che stava sfogliando recava in prima pagina. La parola “referendum” campeggiava a lettere cubitali sulla testata. -Non può essere- pensò Soren –non dopo tutti questi anni di guerra...Gli tornarono in mente le prime fasi del conflitto, che imperversava oramai da quasi quattro anni. Tutto era incominciato quando l’ esercito di Plutone, con il consenso dell’ alleato Nettuno, aveva occupato una fascia di pianeti-miniera, adibiti all’ estrazione di uranio, di proprietà della confederazione interna, composta da Mercurio, Venere, Marte e dalla Terra. Lo scoppio effettivo della guerra non tardò a presentarsi, così come le esponenziali entrate di denaro di Soren: in pratica armava tutto l’ esercito della confederazione. La vittoria sembrava arridere ai pianeti interni; infatti le spese di guerra avevano messo Nettuno e Plutone in ginocchio. Ma era stato allora che si era verificato un fatto inatteso: Giove e Saturno, fino a quel momento neutrali, avevano dichiarato guerra alla Confederazione, attratti dalle sue risorse minerarie. In breve tempo Marte fu conquistato e, conseguenza inevitabile, anche la Terra capitolò, spostando il fronte nel cuore del sistema solare. Nel frattempo Soren si era terribilmente arricchito, conquistando un tenore di vita che tutti invidierebbero e riuscendo perfino ad influenzare alcune decisioni del governo in merito alla guerra. Eppure ora ogni cittadino di quel che restava della confederazione interna era chiamato a votare una possibile resa, oppure la continuazione delle ostilità. Soren vide sfumare tutti i suoi sogni: infatti con il termine della guerra non avrebbe più potuto permettersi tutte le comodità alle quali si era oramai abituato. -CIAO, PA’! IO VADO, ci vediamo stasera! - Una voce aveva interrotto i pensieri di Soren. Era la voce di suo figlio. Il ragazzo uscì di casa e salì sul bus corazzato che avrebbe dovuto scortarlo fino a scuola. L’ industriale sprofondò nelle sue riflessioni una seconda volta, più assorto ci prima. Che valore hanno la ricchezza, la felicità di un uomo, se paragonate alla miseria di molti? Successivamente pensò a suo figlio e ad i suoi compagni, costretti ad essere scortati a scuola a causa dei continui bombardamenti missilistici nemici e delle frequenti incursioni dei caccia. Che cosa avevano fatto di male quei poveri ragazzi, per essere costretti ad un presente così e, molto probabilmente, ad un futuro ancor peggiore? Che autorità aveva per imporre ad altri esseri umani come lui che cosa fare, in che modo vivere e che vita condurre? Nessuna. Soren Dakitroff era davanti alla scheda del referendum; il quesito era semplice: - E’ lei favorevole alla resa? - Soren votò sì. Sì alla giustizia, alla pace, alla libertà. Sì al futuro! Lorenzo Viglino, classe 3°D S.O.S LIBERTA' Egitto, Tunisia, Algeria, Giordania, Libia, Siria e ancora, e ancora, e ancora; è netto, è chiaro, questi Stati non possono più sopportare, non vogliono più sopportare. Vorrei chiarire alcuni punti prima di entrare in questa fantastica storia. Certo persone sono morte e purtroppo ne muoiono tutt'ora, ma alla fine c'è stato il coraggio di dire : “ Basta, così non ci sta più bene !” Ci tenevo che nel nostro giornalino comparisse un articolo che parlasse di questa Divina Primavera Araba , perché ragazzi, parliamoci chiaro, questo che noi stiamo vivendo è un avvenimento storico, in nord Africa è successo di tutto, sempre, dalle conquiste romane ai colonizzatori del '900, e l'unica differenza è che queste son delle “ dittature legali “ e così nessun esterno può andare a dir niente a queste famiglie governanti ( anche per altri motiviche ci terrei molto a trattar dopo...) . Adesso che conoscete i motivi che mi hanno portato a scrivere questo articolo, direi che possiamo cominciare. Primavera Araba: fermiamoci un attimo a comprendere l'ampio significato di queste uniche due parole. Primavera la metto un istante da parte perché ci vorrei tornare dopo per fare una riflessione un po' più estesa, allora Araba: beh ci dice la regione geografica in cui si è sviluppato questo fenomeno, nella parte settentrionale dell'Africa e nella penisola mediorientale, i luoghi più soggetti alle dittature evidenti. Eccoci. Primavera, la stagione che viene subito dopo l'inverno; l'inverno freddo, subdolo, invisibile, che uccide i fiori che sbocciano, che potrebbero crescere, diventare colorati e portare frutti, ma questo l'inverno non lo concepisce e brucia tutto quello che non segue i suoi rigidi schemi, anche interi campi, anche le gemme più giovani... Ma adesso l'inverno sta passando, poco a poco anche le nevi più resistenti e fedeli all'inverno si scioglieranno; e lì dove c'era solo rigidità e morte cresceranno fiori di ogni colore, frutto e grandezza, liberi di espandersi in qualsiasi direzione. Diciamo però che alcune conclusioni di queste rivoluzioni ( molte si devono ancora evolvere ) sono stati influenzate dall'intervento di eserciti stranieri regolari e non. E qui torniamo alla frase “Nessun esterno può andare a dir niente a queste famiglie governanti”: sono cosciente del fatto che pesterò i piedi a qualcuno, ma per mia volontà, e anche un po' per coerenza nei confronti del lavoro che di solito compie chi scrive articoli, devo dire come vanno, mi vien da dir “ purtroppo “ realmente le cose in questo mondo. E' Sabato 19/03/2011, a Parigi, quando il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condanna i crimini del Colonnello Gheddafi Muhammar riguardanti gli attacchi armati sulla popolazione libica, la sua popolazione. Alla fine dello stesso summit un caccia francese si alza dalla base francese di SaintDizier e attacca un blindato pro-gheddafi. Ok, sì, al presidente francese Nicolas Sarkozy stava molto a cuore il popolo libico... sì, è una bella storia; diciamo anche che non provava proprio riluttanza per i pozzi petroliferi della regione e diciamo inoltre che gli Stati Uniti non hanno mai avuto niente a che fare con il petrolio “sporco“ ed erano li per portare la loro “grande democrazia”. Sarebbe bello dirlo: ma non è cosi. Lo stesso discorso vale per Italia, Gran Bretagna, Danimarca, Emirati Arabi Uniti e la Spagna: hanno tutte fornito armamenti per la missione internazionale, e meno male che l'hanno fatto! Hanno ucciso un dittatore, meglio così. Ci terrei inoltre a precisare che far volare un caccia moderno può venire a costare fino a 50.000 €! E sappiamo tutti benissimo che su questo pianeta nessuno si muove per niente, figuratevi per 50.000€. Ma non pensiamo subito che noi “occidentali democratici” ogni volta che entriamo in guerra sia per portare democrazia, pace e annientare il terrorismo, perché queste sono state le maschere usate dalle potenze per sottomettere altri Stati al fine di ottenere petrolio e guadagni . Ma chiunque si sia fermato a osservare la situazione, ha notato questa palese convenienza economica nel farsi amica la “neo-generazione libica” futura padrona di quel patrimonio sotterrato; un'efficace quanto triste prova del nove è andare a vedere quanti caccia europei e stranieri si siano alzati per abbattere i regimi di ( e torno alla prima riga ) Egitto, Tunisia, Algeria, Giordania e Siria, dove non si fa altro che trovare fosse comuni di bambini! Perché la notte riesco a dormire, invece di essere svegliato dagli aerei della NATO che vanno a bombardare Damasco per cercare di uccidere Bashar Al Assad ?! Eppure succedeva per Gheddafi! Bashar Al Assad, vorrei ricordare, è quello che mette il Sarin ( Il Sarin o GB è un gas nervino della famiglia degli organofosfati classificato come arma chimica di distruzione di massa : e questo è Wikipedia non una mia teoria!) nelle bombe da usare contro i civili! Ok, io avrei finito: tirate pure un sospiro di sollievo. Ci tenevo a riassumere quello che è stato, quello che è la Primavera Araba, dapprima una scintilla, infine è un incendio. Ma ci tenevo a non presentarla come la fiaba in cui all'inizio tutto va male, ma poi arriva lo Zio Sam che da la possibilità per un rassicurante “ … e vissero tutti felici e contenti... “ Spero invece di avervi offerto un quadro completo della situazione, con pregi e difetti di ambo le parti, in modo che ognuno possa tirar le proprie conclusioni. Ammetto però che il mio tono riguardo certi temi non sia stato cosi imparziale. E questo forse non va bene su un giornalino scolastico. Federico Billi, classe 2 C E se im mprov vvisa amentte re estassimo ssenza tecno ologia a? L’ iinteressantissima visitta al museo e alla redazzione del giornale g La Stampa, efffettuata conn la mia classse e l’inseggnante di letttere, mi haa fatto penssare alla rap pida evoluziione tecnolo ogica che sii è verificataa del corso dell’ultimo o secolo, daa quando i giornali veenivano stam mpati comp ponendo glii articoli conn le lettere di piombo rovesciate , posizionatte una ad una, u sino aii giorni nosstri, quandoo tutto è infoormatizzato e sicuramente più fac ile da gestirre. Dal teleg grafo al tabllet, tutto in poco più dii cento anni.. Noii siamo natti in un’epo oca altamennte tecnolog gica e tutto questo ci sembra normale, anzii non ci vienne proprio inn mente co ome potrebbbe essere seenza. Però proviamocii un attimo o. Per primaa cosa basta chiedere ai nostri genitori o megliio ancora aii nonni com me si vivevaa anche solo o trenta annii fa, quandoo non c’eranno i cellularri o sessantaa anni fa qu uando non c’era c la teleevisione. Cii viene cosìì raccontata una vita divversa da quella di attuaale, anche di d molto, purre senza chee sia passato o così tantoo tempo. Peer comunicare c’era so olo il telefoono di casaa e neanchee in tutte lee case, le in nformazionii venivano ttrasmesse unna sola voltta al giornoo, spesso la sera perchéé le tariffe eerano più basse. b Ci sii scriveva dii più: non e--mail, ma lettere vere e proprie. E senza televissione? Può sembrare sttrano ma sii viveva lo stesso, s forsee meglio. Sì, S perché cii a e si parlava, p si ddiscuteva, magari m ci si arrabbiava anche, ma si aveva unn si incontraava con gli amici rapporto diiretto e mollto più frequ uente con ggli altri rispetto a quelllo che accadde adesso. Quando Q poii arrivarono i primi teleevisori furono elementti di aggregazione, percché ce n’eraano pochisssimi e tantee persone si riunivano una u o due volte v la setttimana a gu uardare e co ommentare iin compagn nia un certoo programmaa. Oppure, semplicem mente, si stavva a casa prropria e si parlava con i familiari, magari m tuttii assieme a ccena e poi si s leggeva un bel libro o si faceva qualche q gio oco di societtà. Invvece adesso siamo semp pre connesssi alla rete, ma m in realtàà parliamo a un pezzo di vetro , laa webcam, bbattiamo i tasti su un na tastiera e non cono osciamo piiù il piacerre di una bella b pennaa stilograficaa che scorrre su un fo oglio di carrta. Certo senza s frigorrifero , freeezer e miccroonde, laa conservaziione e prreparazione del cibo era più difficoltosa; senza lava vatrici, lavaastoviglie e aspirapolveere, la puliizia della casa c era piùù lunga e faticosa, f maa ci si riussciva lo steesso. Si eraa organizzatii per viverre senza taanta tecnoloogia e per certe cosee senza ddel tutto. Sicuramente S e l’evoluzionne tecnologgica ha peermesso paassi da gig gante nellaa medicinaa, nei trasp porti, nellaa comunicazzione e più in generalee in ogni asspetto della vita. Probaabilmente pperò questo è avvenutoo compromeettendo i rappporti umani e isolandoo sempre più ù le personee. Se oggi improovvisamentee ci mancas se tutta o anche a solo una u parte deella tecnolo ogia con cuii conviviamo, sicurameente sarebbee il caos, noon saremmo o in grado di gestire unna emergenzza di questoo tipo. Basti pensare aggli enormi disagi d che sii creano quaando la mettropolitana si ferma qu ualche ora o manca l’elettricità perr più di poch hi minuti. S Siamo certam mente più ricchi r di com modità ma più p fragili e impreparatti a cavarcela da soli, anche a perchhé in generaale più la so ocietà è tecnnologicamen nte evoluta,, minore è la solidariietà umana. Pensiamoo alle società cosiddeette sottosvviluppate, in i cui tuttii collaborano con gli alttri per fare qualche cossa di utile a tutti. mo di tante rricchezze materiali m dob bbiamo recuuperare i più p semplicii Ancche noi chee disponiam valori di ccollaborazioone e solid darietà umaana, dimenticare ogni tanto lo sm martphone e andare a trovare una vecchia zia, z staccaree la spina ddel TV al plasma p e faare una parttita a carte o andare a teatro. Soloo in questo modo potreemo creare la basi per una societàà in cui l’eleemento più importantee è l’Uomo, e la tecnoloogia è al suo o servizio e non viceversa. S no, classe 2 C Amedeo Sanmartin Superclassifica torna dopo 32 anni Lo show degli anni 80 è tornato finalmente su Mediaset italia 2 e su Radio 102 con il nostro mister DJ,che ora ha la voce di Niccolo Torielli,invece di Gerry Scotti (foto in alto).A tutti coloro che nel passato hanno familiarizzato con il Telegattone e per i giovanissimi che invece, per la prima volta, seguiranno la classifica degli album più venduti della settimana, ogni domenica saranno garantite due ore di musica in tv.Lo show è stato rinominato Superclassifica two,e come 30 anni fa le canzoni si possono trovare su Tv sorrisi e canzoni,nella zona musica. La gente,dalle informazioni che abbiamo ottenuto,è molto felice che lo show sia tornato,arricchito da collegamenti con i cantanti stessi e esperti di musica come Federico,l'Olandese Volante. E la classifica non può essere più facilmente comprensibile di così;infatti si suddivide in simboli:la freccia che indica in alto vuol dire che la canzone è salita di posizione,mentre la freccia che indica verso il basso il contrario,inoltre il simbolo "E" vuol dire new entry ovvero le nuove canzoni entrate in classifica;la "R" vuol dire rientry ovvero le canzoni che dopo essere uscite sono rientrate nella classifica;infine ci sono i tre quadratini:il primo indica la posizione,il secondo in quale posizione era la settimana prima e il terzo da quante settimane è in classifica. Le posizioni sono 50 e mentre i giornalisti vanno in giro a scoprire gli ascolti delle canzoni,non sono certo soli:infatti sono accompagnati anche loro da musiche,e ci sarà dopo la 26 posizione,una piccola pausa che elenca le 10 più ascoltate tra loro. Anche il DJ, come spiega il settimanale, non sarà l’originale, ma si tratta dell’ erede. Il nuovo Dj manterrà solo la mirrorball (la sua testa a palla che luccica), in più avrà una una felpa da repper con lo stemma di italia 2,occhiali Ray ban e un paio di cuffie (oltre al cambio di voce).Una Superclassifica quindi che si è adattata ai giorni nostri,introducendo qualche piccola novità per renderla più attuale e sicuramente migliore per il pubblico di Italia 2. Ma questa non è l’ unica novità: ad esempio anche la sigla è cambiata,non è più quella storica del programma.Questo è il testo: E' il mio debole più forte, di lasciarmi far la corte, da un cantante più affermato , che con me viene premiato. gli artisti sono gatti... ma gatti da legare!! Come tutti i gatti, vivo sopra i tetti, appoggiato all'antenna centrale, io controllo...la Tv locale , supertelegattone !!! con la faccia in Tv ( ora sono un gatto) con i baffi all'insù (ora sono un gatto) con gli occhi più blu Supertelegattone!! e se vi piace chiamatemi Oscar!!!! (in basso il famoso telegattone nella nuova e aggiornata versione: supertelegattone) Michael Carucci, classe 2 C Quando, il mattino dell'ultimo giorno di aprile, i cancelli della scuola non si sono aperti, le reazioni fra noi alunni sono state molteplici: all'arrivo, tutti siamo stati colti dallo stupore e, magari, anche da un pizzico d'ilarità per il possibile ritardo dell'inizio delle lezioni. Con il passare dei minuti, tuttavia, nuovi di stati d'animo hanno preso il sopravvento: alcuni ragazzi, colti dall’irrinunciabile tentazione, si sono dati alla fuga fra l’invidia dei compagni, altri, completamente indifferenti, hanno interpretato quella mezz'ora come un intervallo extra. Una terza parte, invece, dopo aver gioito insieme agli altri compagni, cominciava a preoccuparsi. È su quest'ultima che intendo porre l'accento, perché le connotazioni della sua reazione denotano che ci sia stato qualcuno che si sia accorto che, in quel momento, risultavamo privati di uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino italiano: quello all’istruzione. Oggi, nell'immaginario giovanile e, a volte, non solo, la scuola non viene quasi mai considerata come luogo dove ci si reca per arricchire la propria cultura, bensì come squallido edificio presso il quale la frequenza è resa obbligatoria da qualche stupida legge. Fortunatamente, questa è una mentalità che, nonostante appaia essere propria della maggioranza delle nuove generazioni, spesso rappresenta solamente una finta convinzione che viene adoperata come arma di difesa per non sentirsi esclusi dal gruppo a cui, più o meno attivamente, si appartiene. A mio avviso, quindi, è pienamente legittimo, anche se insolito ai nostri tempi, che degli studenti, ossia coloro che nella società hanno l'onere di studiare, si sentano angosciati perché non posso accedere alla scuola. Inoltre, questo stato emotivo controcorrente è sintomo rivelatore, secondo me, di una grande capacità critica che ha indotto questa magari ridotta ma significativa frazione di ragazzi a non darsi alla pazza gioia all’idea di essere esonerati dal loro dovere verso la Nazione e verso se stessi, ma a meditare su quanto stesse accadendo. Le riflessioni che avrebbero avuto la possibilità di emergere sarebbero state diverse; quella che reputo più importante ed anche, se si può ancora usare questo termine, patriottica, consiste nel ragionare su come la scuola sia per l'alunno ciò che la fabbrica è per il lavoratore, perché è a scuola che i ragazzi diventano i lavoratori del domani, dai quali dipenderanno le condizioni economiche e sociali del Paese. Credo, pertanto, che la scuola e lo studente siano uniti da un legame biunivoco, da una simbiosi quasi romantica. Infatti ognuno degli elementi necessita dell'altro: così come all'allievo occorre studiare per avere un futuro, alla scuola urge istruire i giovani Italiani, affinché diventino cittadini responsabili in grado di perseguire il progresso dello Stato. Io penso che, dopo tutte queste riflessioni, sia d'obbligo concederci anche solo un attimo, una mattina qualsiasi, per ammirare la nostra scuola, per capire quanto sia utile e bella, per ragionare su quanto siamo fortunati ad avere un'istruzione pubblica, laica e gratuita, ma anche per renderci conto che possiamo e dobbiamo sentirci fieri di essere Italiani. Lorenzo Viglino, Classe 3D Il Cirque Du Soleil fa rivivere Michael Jackson Martedì 20 febbraio al PalaOlimpico/Palaisozaki di Torino c’è stato lo spettacolo “Michael Jackson The Immortal World Tour- By Cirque Du Soleil”. Il più grande e famoso circo del mondo ha messo in scena le più famose hit del re del pop Michael Jackson con numerosi balletti: da “Thriller” a “Smooth Criminal”; da “Heal The World” a “Scream”. Gli artisti circensi hanno unito alla danza del grande MJ l’arte del circo, alternando ai balletti numerose esibizioni da circo come il trapezio e i funamboli. “Una vera figata” ha detto uno spettatore. Nell’intervallo tra i due tempi, una parte dei coreografi insegnava ad alcuni spettatori delle tribune la coreografia di “Beat it”. Fantastico partecipare! Il risultato è uno show dai grandi numeri: sessanta tra musicisti, cantanti, acrobati e ballerini, duecentocinquanta costumi di scena carichi di cristalli e inserti luminescenti, oltre milleduecento accessori tra cappelli di feltro, accessori di paillettes, acconciature stravaganti e guanti di strass per ricreare un Michael Jackson ad immagine e somiglianza. Uno show faraonico con scenografie avveniristiche, giochi di fumo, videoclip, invenzioni coreografiche, dal ballo dei robot eseguito da un esercito di droni sulle note di Dancing Machine, alle tipiche camminate moonwalk e sidewalk, dalle mummie che occupano la scena, alle emozionanti evoluzioni volanti e ai poetici balli aerei. Due ore e un quarto di spettacolo entusiasmante che svaniscono quando in scena le luci si abbassano e sul palco rimangono soltanto i suoi simboli: i guanti, il cappello, il nero. E i fuochi d'artificio ad illuminare il sipario della sua vita calato per sempre. Questo spettacolo non vuole essere solo un omaggio a una grande star, bensì uno show che ha saputo farne rivivere la visione del mondo, attraverso la colonna sonora della sua musica. Mattia Cosenza, classe 2 C Giovani e società Quando anche la musica è un modo per elaborare un dramma Era la notte del 6 ottobre quando un conducente ubriaco ha falciato sulla strada un motorino e con esso la vita di un giovane di appena 15 anni. La tragedia vissuta in un piccolo centro urbano, di quelli per intendersi dove ci si conosce tutti, ha lasciato dolore e sgomento in tutta una generazione, quella di Riky. Ma nell'era della multimedialità, dei social network, quella del dolore condiviso su facebook o su twitter, un gruppo di ragazzi ha pensato di fare di più: si sono incontrati ed hanno realizzato un video musicale, un rap per non dimenticare. Questo il senso del video "Il fiore più bello" Uniti per Riccardo, in cui la modernità del mezzo (internet) e la modernità dello stile (musica rap) si fondono con l'antica necessità di fare gruppo, di unirsi nelle cose tristi della vita. Le parole che vengono cantate esprimono rabbia com'è giusto che sia, ma anche tanta speranza. Vengono proposte certezze disarmanti che gli adulti ormai, forse con il tempo, hanno perso di vista o forse hanno solo accantonato in un angolo di loro stessi. I giovani di oggi non sono poi così diversi da quelli di ieri, non si deve dar troppo credito ai discorsi fatti da chi pare aver la verità assoluta nelle proprie tasche. Quando si sentono dire frasi fatte:"Non ci sono più ideali" "I giovani pensano solo a veline e calciatori"… No, non credo, c'è molto di più, ci siamo noi, dateci un po’ di fiducia, siamo il fuoco sotto la cenere. Andrea Brignacca, classe 2 C Maranello 1 Febbraio. E’ stata presentata la nuova monoposto F138 che è la cinquantanovesima auto progettata espressamente per partecipare al Campionato del Mondo di Formula 1. Il nome deriva dalla combinazione fra l’anno di attività e il numero di cilindri. Il progetto deriva dal lavoro di due gruppi di progettisti: uno che lavora esclusivamente di questa monoposto e l’altro di quella che correrà la prossima stagione. La F138 rappresenta una evoluzione della F2012 per quanto riguarda i concetti fondamentali del progetto e ogni sua parte e’ stata rivista al fine di massimizzare la prestazione. In particolare si e’ lavorato sulla resa aerodinamica, soprattutto quella posteriore: il sistema di riduzione della resistenza all’avanzamento è stato rivisto e ottimizzato per sfruttare nella maniera migliore le modifiche introdotte nel Regolamento Sportivo a partire da quest’anno. Si è anche molto lavorato con la Brembo per l’impianto frenante e grande attenzione è stata data alla riduzione del peso e all’incremento della rigidezza. Il motore non ha potuto subire sostanziali modifiche perché non consentite dal Regolamento: si è lavorato soprattutto per aumentarne l’affidabilità, così si è arrivati a una vita media di tre gare. Per quanto riguarda l’elettronica, va segnalata l’introduzione della centralina unica che verrà utilizzata nel 2014 con un intenso lavoro di controllo e integrazione tra tutte le funzioni sia di software che hardware. Tutto è stato fatto con l’obiettivo di raggiungere il massimo delle prestazioni mantenendo i più elevati standard di sicurezza. Alcuni dati: telaio in materiale composito a nido d’ape con fibra di carbonio, 7 marce + retromarcia,freni a disco autoventilanti in carbonio, sospensioni indipendenti, motore 8 cilindri, cilindrata totale 2398 cm3. Soprannominata “la speranzosa” da Luca Cordero di Montezemolo, è l’auto con la quale, la blasonata scuderia italiana ambisce a rivivere quella Stagione Successi che manca ormai da troppo tempo . Amedeo Sanmartino, classe 2 C Il fenomeno del “cake design” Anche in Italia si sta diffondendo da qualche tempo un nuovo modo di decorare i dolci, il cake design, vera arte che con pazienza e buona capacità manuale permette di creare capolavori in pasta di zucchero dai colori e gusti più vari, che stupiscono e fanno contenti i bambini e anche gli adulti. Le torte a più piani, le più richieste per eventi speciali come le nozze, hanno un'origine medioevale: gli ospiti erano tenuti a portare delle piccole torte che venivano accatastate al centro di un tavolo; la sfida per gli sposi era quella di riuscire a baciarsi sovrastando i dolci. Il fondente di zucchero (anche detto glassa) nacque in epoca Vittoriana, in Gran Bretagna, per dare un aspetto candido ai dolci offerti nei banchetti di nozze dei nobili e per consentire una più lunga conservazione alla torta nuziale. Infatti il piano più alto della torta veniva, secondo la tradizione, conservato fino al primo anniversario, per essere consumato dalla coppia. Oltre a migliorarne l’aspetto esteriore, lo strato di zucchero a velo, acqua e glucosio impediva all’aria di entrare in contatto con il dolce e deteriorarlo. Oltre a decorare torte e dolci di grandi dimensioni e dalle forme spesso spettacolari, questo strato di zucchero, malleabile e che asciuga rapidamente, viene utilizzato per decorare i cupcakes, dolcetti monoporzione di origine statunitense grandi proprio come una tazzina (cup), ideali per accompagnare un thè durante una golosa merenda. I cupcakes possono essere gustati al naturale o decorati con creme al burro, al formaggio o con glasse e praline di zucchero. Negli ultimi mesi sono stati centinaia i corsi in varie città italiane in cui apprendere l'arte del cake design, anche trasformando il più tradizionale panettone in una creazione fantastica. Sono nate riviste di settore e su internet fioriscono i blog e i siti a tema, con video che insegnano anche come usare gli attrezzi del mestiere (piccoli utensili, stampini e pennelli). Nelle grandi città sono nati negozi specializzati, pasticcerie che sembrano atelier artistici, dove si possono ordinare torte a tema personalizzate, a volte vere e proprie sculture di glassa: ma con tanta pazienza, tempo a disposizione per imparare e un po' d'esperienza, si può provare a casa, partendo dalle creazioni più semplici, scoprendo magari un talento nascosto! Silvia Rapalino, 2 C Si avvicina l’estate e viene voglia di mangiare qualcosa di fresco e magari anche a Km0. Certo in città sembra difficile trovarne, ma molti negozi e supermercati garantiscono prodotti che provengono dalle più vicine coltivazioni o allevamenti. Con il mese di maggio, sulle bancarelle dei mercati faranno bella mostra fragole, pomodori, basilico e altre erbe aromatiche. Mi vengono in mente due ricette molto semplici che si possono fare senza usare né il gas né il forno, sono a strati, si fanno in un bicchiere e sono fresche e veloci. Per la prima, quella salata, ‘’il bicchierino tricolore’’, servono: la salsa di pomodoro un formaggio morbido, tipo stracchino il pesto Il pesto si può usare confezionato, ma è anche molto facile farlo in casa: pinoli, parmigiano, basilico e olio vengono frullati insieme ed è fatto! In un terzo del bicchierino si mette il pesto, poi il formaggio e infine la salsa di pomodoro. Il bicchierino tricolore si può servire come antipasto, accompagnato da crostini di pane o focaccia. Per la seconda, il dessert “rossa come le fragole e bianca come la ricotta”, occorrono: le fragole tagliate a pezzettini condite con succo di limone la ricotta mischiata con zucchero e scorza di limone Si mettono in un bicchierino le fragole con sopra la crema bianca, infine, per decorarlo, si può mettere un pezzetto di fragola. Usare la ricotta nella tradizione mediterranea risulta più leggero del gelato o della panna e il gusto è più buono! Marta Caire, classe 2C Noi dellaa Matteottti non ci fermiamoo davanti a nulla! Insieme aalla UISP P, al CUS S Torino e alla Canottieri Arm mida ci siam mo lanciatti…in acq qua! Letterralmente. Andiamoo con ordiine. La no ostra Presiide, semprre pronta a coglieree tutte le occasionii che possaano stimolare i ragaazzi (e gli insegnan nti…) in nu uove attivvità, ci ha permessoo di aderiree, unico isstituto in Piemonte, P , ad un in nteressantee progetto chiamato o in modoo significattivo Denttro e sopra l’acqu ua. Alcun ne classi che c ospitaano alunn ni disabilii hanno pootuto così “gettarsi” “ (non è unn termine casuale) c nella nuovaa impresa.. Tre mom menti di nuuoto assisttito per alccuni ragazzzi accompagnati daai rispettiv vi docentii di sostegnno e poi trre lezioni di canottaaggio per le l intere cllassi che lii ospitano o. Durante le ore di Educazio one fisica, le classi coinvoltee hanno aavuto l’op pportunità,, C i prima neella palesttra della scuola pooi presso la sede prestigiossa della Canottieri Armida (ricordiam mo che è naata nel 18669, prima della brecccia di Porrta Pia, inssomma, e da allora non fa chhe mieteree successi… …) di impparare a reemare. Perr i ragazzi è stato moolto diverttente, ma già nelle simulazioni si sonoo resi conto che nonn era facilee come guaardare i caanottieri essperti… Poi via ssul nostro splendido o fiume, iil Po, che rende la nostra citttà così beella e chee passa acccanto alla nostra scuola. Ma a guardarrlo da unaa piccola iimbarcazione fa unn altro effeetto… Supperati i tim mori di tuutti, via a scivolare sull’acquaa, sempre meglio e sempre ppiù sicuri. E c’è statto persinoo il tempo o di ammirrare il casstello del Valentinoo da una prrospettiva insolita. Ma non si scherzza: alcunii ragazzi si sono già cimen ntati in uuna gara, come vii raccontiaamo in unn altro artticolo, altrri lo faranno menttre Bolle raggiungeerà i suoii lettori. Appuntam mento sullle acque del d Po il 2 giugno, con i nosttri equipag aggi in cuii le parolee d’ordine sono Am micizia e Collaboraazione. Venite a faare il tifoo: noi speeriamo dii p adesso ci siamo comunquee divertiti a partecippare. vincere, aanche se per Taddeo T e la classe I C PRIMA PAGINA Il giornalino dei campioni 1° PREMIO CORSA CAMPESTRE Una bella giornata di sole ha accolto gli atleti impegnati nella gara di canottaggio ai Giochi Sportivi Studenteschi tenutisi a Torino lo scorso 24 aprile. Presso la Società Canottieri Armida al parco del Valentino, si sono raccolti gli studenti impegnati nel superare la prova regionale. In palio la partecipazione alla prova nazionale. La nostra “Matteotti” ha inviato in propria rappresentanza due equipaggi, che con la loro caratteristica e ormai mitica divisa blu hanno concorso alla gara di “Quattro di coppia con” (ovvero le barche sono dotate di quattro canottieri con due remi ciascuno e diretti dal timoniere). I due equipaggi, accompagnati dai loro istruttori del CUS Elena e Massimo, ci hanno dato grandi soddisfazioni. le intrepide i valorosi Vittoria Donà Marta Genovese Sofia Marciariello Giulia Rivella Nadina Stihi Sami Azizi Mattia Frassà Tommaso Maglione Jacopo F. Rabajoli Lorenzo Ruffoni Infatti dopo una regata emozionante segnata anche da qualche difficoltà tecnica con la barca, l’equipaggio dei ragazzi ha tagliato il traguardo al terzo posto. E dopo la medaglia di bronzo dei ragazzi, le ragazze ci hanno gratificato dell’argento. Con una regata molto combattuta e la prima posizione persa per un soffio. Insomma un secondo ed un terzo posto che non ci porteranno a regatare a Roma, ma che inorgogliscono la Matteotti. Bravi ragazzi!!! Una mamma della Banca del tempo La mia gara di Orienteering Martedì 7 maggio, alle prime ore mattutine, la scuola “Matteotti” era già in marcia verso il Parco Colonnetti di Torino , accompagnati dalle insegnanti di educazione fisica la prof.ssa Baratta, la prof.ssa Oprandi e la prof.ssa Mazzucco, per svolgere le gare di orienteering . Questa specialità richiede senso di orientamento, buona resistenza nella corsa e spirito di osservazione . Durante il corso dell’anno Sergio, istruttore di orienteering, aveva portato tutte le classi della scuola al Valentino per selezionare i 25 studenti che avrebbero partecipato alle gare comunali. Per le positive prestazioni, sono stati anche selezionati Edoardo e Moises che avrebbero svolto la gara accompagnati da dei compagni tutor. Quella mattina al Parco Colonnetti ad ogni ragazzo è stata assegnata una pettorina numerata legata al braccio, un cartellino su cui punzonare il numerino corrispondente alla lanterna trovata e una lista su cui sono stati scritti i numeri delle lanterne e i luoghi in cui trovarle. Il percorso da svolgere era diverso per i cadetti o le cadette cioè studenti degli ultimi due anni delle medie e per i ragazzi o le ragazze di prima. Alla partenza vi erano anche altri studenti di Torino e Provincia , alcuni delle superiori . La tensione era nell’aria, accompagnata da un lieve schiamazzo di ragazzini. Un uomo alto con il microfono chiamava per formare le batterie di partenza e ,in base alla categoria ,dava le cartine nelle quali erano segnati i punti corrispondenti alle lanterne. Quando sentii il mio cognome risuonare nell’aria mi cedettero le gambe ma velocemente mi diressi al nastro che segnava la partenza. Sotto a un bel sole primaverile,cercammo le lanterne che erano nascoste nei luoghi più disparati: dietro le rocce, appese agli alberi oppure celate dentro fitti cespugli. Anche se era una gara individuale , molti di noi si aiutavano con indicazioni sussurrate a mezza voce o anche solo con sguardi di incoraggiamento. Come al solito la Matteotti ha avuto ottimi risultati: Eleonora Borello è arrivata terza nella sua categoria e complessivamente le ragazze sono arrivate terze su tutte le scuole vincendo una coppa. Ottimi risultati sono stati conseguiti anche da Federica Bianco e Virginia Jacquemond, rispettivamente quinta e settima posizione, poco più indietro Jacquemond Valentina, quindicesima e Rivella Giulia ventisettesima. Solo trentaduesima piazza per Minio Giulia. Tutt’altra storia invece per i cadetti; Solera Federico con un tempo di 15’25” è riuscito a conquistare la medaglia dall’aureo colore. Piazzamento importante è stato ottenuto anche da Schiapani Bruckmanns che ha ottenuto la medaglia d’argento con un tempo di poco inferiore dalla prima piazza. Anche se fuori dal podio, la Matteotti ha ottenuto ottimi piazzamenti: Rivella Jordi quinto, Morino Zeno settimo, Mardente Giovanni quattordicesimo. Solo una medaglia d’argento invece per le “ragazze”; Borello Eleonora ha ottenuto uno sperato terzo posto con il tempo di 21’37”. Piazzamenti importanti sono stati ottenuti anche da me con una sesta piazza e Reviglio Matilde ottava. Grillo Maria Tere si è classificata quindicesima e Bono Matilde diciottesima. Anche la categoria ragazzi si è distinta in questa difficile competizione. Zamiri Franceso ha ottenuto un prezioso terzo posto con un tempo di 17’40”. Solo quinto Tarozzo Elio che per solo 18 secondi ha mancato il podio. Importanti piazzamenti sono stati ottenuti da Bertoldo Ivan giunto dodicesimo, Risso Pietro ventesimo e Morello Luca ventisettesimo. Accompagnati dai flash della signora Reviglio , oramai fotografa ufficiale delle numerose attività della scuola, siamo tornati a scuola vittoriosi, un po’ stanchi sì, ma molto felici e soddisfatti. Fiorio Anna Laura LA SCHERMA,CHE PASSIONE! Sono partita da Torino per Bolzano, la mattina di sabato 2 Marzo, per una gara internazionale, con due mie amiche accompagnate dai nostri genitori; siamo arrivate la sera, pronte a visitare la città. Così ci siamo recate subito nel centro storico e a mangiare una pizza con altri amici schermitori, per poi recarci tutti nel bellissimo hotel “La Scala”. Il giorno seguente, mentre io e una delle mie amiche giravamo per la città a comprare souvenir e cartoline da spedire a Torino, abbiamo fatto un salto al negozio della Loacker, mentre l'altra era già al palazzetto di scherma ad aspettarci e a vedere gli altri compagni tirare (combattere). Una volta arrivate, ci siamo cambiate tutte insieme per poi andare dall’armiere a far controllare le nostre spade. Ci sono tre differenti tipi di armi: sciabola, fioretto e spada; quest'ultima è l'arma che usiamo noi. La gara è iniziata con due gironi; terminati questi assalti, io ero undicesima, e le mie amiche erano una seconda e l'altra quarta; finito anche il secondo girone, prima degli scontri diretti, la mia posizione è rimasta invariata. Le mie compagne, a differenza mia, hanno saltato la prima diretta, mentre io ho incontrato subito una ragazzina con cui ho vinto. Subito dopo gli altoparlanti mi hanno richiamano per il mio secondo assalto che ho vinto ancora. Ero ormai entrata negli ottavi e la mia tensione saliva.... Una delle mie amiche era appena stata eliminata, mentre l'altra come me avrebbe dovuto combattere ancora. Siamo rimaste insieme, da un lato dispiaciute che la nostra compagna non avrebbe più continuato, ma dall’altro unite e più che mai determinate a sperare di portare il nome della nostra società sul podio. Hanno richiamato improvvisamente i nostri nomi e quelli delle altre gareggianti rimaste, così ci siamo recate alla pedana della finale per la presentazione ufficiale. Una volta finita quest'ultima ci hanno indicato la persona e il numero di pedana dove dovevamo tirare. Chi superava anche questa prova, sarebbe entrata nei quarti. Io come prima l'ho superata mentre, purtroppo, la mia amica ha perso. Sono rimasta io con altre tre ragazze... e ho fatto l'assalto per entrare nelle semifinali, e anche questo l’ho passato. Mi mancava solo la finale... Non potevo credere di essere arrivata fino a quel punto, ero molto agitata ma soprattutto carica di energia, sapevo che ce l'avrei potuta fare. Ho sentito di nuovo l' altoparlante che richiamava il mio nome e quello della mia avversaria, tra l’altro proprio quella che aveva eliminato la mia amica. Ero molto tesa, ma estremamente concentrata e pensavo che ormai se ero arrivata fino a quel punto dovevo veramente cercare di dare il meglio!!!! La pedana della finale era molto bella, ma anche diversa da tutte quelle sulle quali avevo fino ad ora tirato perché non era solo rialzata ma anche illuminata alla base e ad ogni punto segnato si accendeva la luce verde o rossa, al fondo c'era una bandiera italiana e sospese nel centro le bandiere degli altri stati partecipanti…. insomma sembrava proprio una pedana delle Olimpiadi!!! Dire che ero emozionata è veramente poco e non rende l’idea, tanto che all’inizio dell’assalto la mia avversaria era in vantaggio di ben due punti ma poi ho recuperato e ho vinto l’incontro con un punteggio di 10 a 7. Ero al culmine della gioia, ancora incredula di aver vinto, stanchissima e molto emozionata. Il tutto si è concluso con la premiazione finale e un regalo offerto dalla Federazione, anticipato dal nostro fantastico inno d'Italia con alzata di bandiere. Questa è stata per me un’ esperienza stupenda, davvero unica, che spero di rivivere nelle mie prossime gare! Ginevra Consonni, classe I C di Gabriele Rossi, classe III A Era il 21 marzo e mi stavo recando alla solita palestra della Riv, nella quale mi alleno tre volte alla settimana, per un’ ora e mezza, con i miei compagni di squadra. Era un allenamento speciale. Quell’ anno infatti eravamo arrivati fino alla finale regionale contro il Biella, che aveva già messo a segno ben 342 canestri in 20 partite; tenendo conto che ogni canestro vale 2 punti e che ogni partita dura 40 minuti, avevano totalizzato 684 punti in soli 800 minuti. Il nostro allenatore, Enrico, ci spronava perché noi eravamo la sua prima squadra di basket ad essere arrivata alla finale. Mi rendo conto che, fino ad ora, ho parlato dei campionati di basket come se tutti sapessero come funzionano, credo sia opportuno fare alcune precisazioni. Si parte da una fase a gironi, che comprendono squadre della stessa zona e le prime due per girone passano alle provinciali, alle quali partecipano circa 30-40 squadre in tutto e si fa un torneo ad eliminazione diretta, quindi se si perde anche una sola partita, la corsa alla vittoria si ferma immediatamente. Dopo questa parentesi sul nostro cammino prima di arrivare alla finale regionale, torniamo alla sera di quell’ultimo importante allenamento. Solitamente, quando c’è da correre, quasi tutti i giocatori non ne hanno voglia, ma quella volta, nessuno protestò e, anzi, la squadra si impegnò al massimo perché, più di ogni cosa, desiderava arrivare prima della Regione Piemonte. Durante gi allenamenti importanti come quello, nella palestra regna il più assoluto silenzio e ognuno pensa alle fantastiche azioni che potrebbe fare in partita, imitando il proprio idolo di NBA: sognavamo di schiacciare con due mani all’ indietro, di appenderci al canestro e poi di ritornare in campo con un doppio o triplo salto mortale. A far tornare tutti con i piedi per terra pensò il mister che ci urlava dietro, perché, persi a fantasticare, ci palleggiavamo sui piedi e la palla finiva spesso dall’ altra parte della palestra. Alle 19.30 uscii dalla palestra e ritornai a casa con altri tre miei compagni: Michele, Alessandro, Lorenzo. Io fui il primo a lasciarli e li salutai con un arrivederci fra cinque giorni: al 26 marzo, il gran giorno della finale. Quei cinque giorni passarono così in fretta che mi sembrò quasi che la partita fosse iniziata subito dopo la fine dell’ allenamento. Ed eravamo tutti lì, davanti all’ ingresso principale della palestra della PMS , tutti e 15, carichi come non mai, con le divise nelle borse sulla spalla destra, mentre dall’ altra parte della strada c’era il Biella. Dopo un breve appello dell’allenatore, siamo entrati negli spogliatoi; qui, prima di cambiarci, Enrico ci ha fatto il discorso d’ incoraggiamento. Anche se è passato più di un anno da quel giorno, mi ricordo ancora parola per parola tutto quello che ci disse: Cari ragazzi, come voi sapete, siete la mia prima squadra di basket ad essere arrivata alla finale regionale; siamo arrivati fin qua grazie alla voglia di riscattarci dopo il campionato negativo dello scorso anno, al nostro affiatamento e all’ impegno di tutti, perché nessuno si è mai scoraggiato a tal punto da abbandonare, anche quando le cose non andavano per il meglio e sembrava che non avessimo più speranze. Oggi abbiamo l’ occasione di confrontarci con un grande avversario, dal quale possiamo e dobbiamo imparare molto, ma al quale possiamo insegnare ad essere una squadra unita e affiatata come la nostra. A me, oggi, non interessa il risultato finale, ma importa che non smettiate di giocare anche dovessimo perdere 100 a 0. Dovete entrare in campo convinti, con la voglia di far vedere che possiamo giocarcela con chiunque e che non siamo arrivati qui per fortuna, ma che ci meritiamo il posto. Se dovessero vincere, voglio che la loro sia una vittoria sudata e sofferta in modo che ci portino rispetto. Adesso ragazzi iniziate a cambiarvi e poi subito in campo con la voglia di vincere! Dopo questo gran discorso tutti, me compreso, erano emozionati e ci cambiammo in fretta e furia per poter subito scendere in campo. Nel basket si giocano quattro tempi da dieci minuti e ogni squadra mette in campo cinque giocatori per tempo. I nostri primi cinque entrarono subito in partita e il primo quarto finì 22 a 20 per noi, ma Enrico ci raccomandò di non abbassare la guardia, perché la partita era appena iniziata. Nel secondo quarto si vide la loro grande voglia di vincere e di riscattarsi dall’ inizio negativo e, già a metà tempo, erano sopra di otto punti. Allora Enrico decise i fare dei cambi per dare più velocità alla squadra, inserendo me e Alessandro. Nei cinque minuti rimanenti feci ben sei punti e, alla fine del tempo, il vantaggio del Biella si era ridotto a solo due punti. A metà partita c’è un intervallo, nel quale Enrico ci disse di continuare così, perché ci stavamo mettendo il giusto impegno e la giusta mentalità. Durante il penultimo quarto si vide solo il Biella e i nostro svantaggio arrivò a toccare i 30 punti: il risultato era 45 a 75 per loro. Per affrontare al meglio l’ ultima parte di partita, nonostante il risultato, schierammo il miglior quintetto possibile, tra i quali c’ero anche io. Entrammo “carichissimi” e riuscimmo a schiacciare gli avversari in difesa; dopo solo due minuti, i 30 punti di distacco si erano ridotti a 22. La carica maggiore ce la diede un fantastico canestro di Alessandro da tre punti e, dopo quello, in campo c’eravamo solo noi, a metà tempo il risultato era 66 a 77. A due minuti dalla fine eravamo sotto di sette punti. In quel momento iniziammo a credere veramente in una grandiosa rimonta e, a meno un minuto, stavamo vincendo di un punto. Allora subimmo un colpo basso: a 30 secondi dal “gong” finale, subimmo un canestro e tutti noi credemmo di aver perso. Dalla rimessa laterale prese palla Alessandro che, carico come non mai, partì alla velocità della luce, scartando tutti gli avversari come birilli, ma, quando fu da solo sotto il canestro, sbagliò il tiro; per fortuna sotto al canestro c’era Michele che, come si vide la palla tra le mani , senza pensarci due volte, tirò. Non appena la palla entro nella rete del canestro rintoccò il “gong” finale. CANESTRO!! AVEVAMO VINTO!! Tutti ci precipitammo in campo sollevando Michele come si fa con i campioni, Enrico, io e molti altri piangevamo per la felicità; quando sollevammo la coppa nessuno resistette più e tutti traboccavamo di gioia. Ah! Dimenticavo: la mia squadra si chiama Eridania, come lo zucchero (anche se non abbiamo nulla a che fare con il prestigioso marchio), dolce come quella vittoria... e come avete potuto capire siamo molto uniti anche al di fuori del campo. Siamo in quindici, quindi, purtroppo, non sempre tutti vengono convocati, ma anche se non possono giocare, spesso, i non convocati vengono a fare il tifo per caricarci e motivarci. Consiglio a tutti di praticare sport di squadra perché si possono fare esperienze indimenticabili, si instaurano nuove amicizie, si cresce comparandosi con altri ragazzi o ragazze e si impara che, anche se non si è sempre i più forti, si hanno grandi possibilità di successo quando c’e determinazione. Quindi ragazzi/e della scuola Matteotti, vi auguro di poter vivere momenti indimenticabili come questo. In questo quadrimestre noi studenti della 1E abbiamo lavorato sulle nostre sensazioni in relazioni al colore, scoprendo che alcuni colori sono veramente…EMOZIONANTI !! Ecco le nostre riflessioni…. ANNA: ‘’Il mio colore preferito è il BLU. Per me indica serenità , tranquillità come quella che si trova nella profondità delle acque. Mi piace questo colore perché è molto intenso e non ‘’trasparente’’ come il giallo. Il blu indica, anche, la speranza di vedere all’orizzonte qualcuno che ritorna e stanno aspettando da anni. Questo colore indica la pace e non la confusione come il viola. Indica, anche la spensieratezza di una persona felice. Anche la solitudine di una persona, perché quando ti senti solo vedi intorno a te solo colori scuri come il blu , il marrone e naturalmente il nero.’’ LAURA: ‘’ Blu d’ un mare profondo , abissi sconosciuti e remoti onde che si infrangono lentamente e hanno sempre la forza di riprovare. Colore discreto ma concreto, colore della vita nel corpo umano colore da cui tutto è partito colore dell’infinito.’’ ELEONORA: ‘’INTO THE BLUE….’’ ‘’ C ‘era una volta un paese tutto blu , ma proprio tutto, latte blu, bambini blu, scuole blu, cani blu, alberi blu, insomma tutto completamente blu. In questo mondo di un solo colore regnava un signore che si chiamava Bludovino. Un giorno mentre il re stava nel suo castello blu a fare, con i ferri, una sciarpa blu per l’inverno, il filo s’impigliò da qualche parte; credendo che fosse il suo gatto blu che giocava con Bludovino disse: ‘’AZZURRINO , LASCIA STARE IL MIO GOMITOLO , EHI MA QUANTO PESI! ADESSO TI FACCIO FARE UN BEL CAPITOMBOLO’’ e diede uno strattone fortissimo. All’altro capo del filo non c’era , però, il suo gatto Azzurrino, ma uno strano personaggio tutto completamente giallo. Il re esclamò ‘’CHI SEI? NON SAI CHE QUESTO E’ UN MONDO BLU, TU QUI NON CI PUOI STARE’’ , Il ragazzo rispose ‘’BUONGIORNO IO MI CHIAMO PASTROCCHIO, MI SONO PERSO TRA LE FIABE E SONO CAPITATO QUI , CREDO CHE MI FERMERO’ UN PO’ DI TEMPO’’. Bludovino, che non stava fermo dalla rabbia , gli urlò contro: ‘’DEVI ANADRE VIA, QUESTO E’ IL PAESE BLU E SOLO QUELLI BLU VI POSSONO STARE’’. Pastrocchio, divertito, disse; ‘’IO NON SONO BLU, MA NON FACCIO MALE A NESSUNO PERCIO’ RESTO’’. Bludovino, azzurro dalla rabbia, urlò: “GUARDIE’’. Delle guardie armate arrivarono in tutta fretta e sull’attenti chiesero: ’’COMANDI?’’ Il re ordinò ; ‘’PRENDETE QUEL PASTROCCHIO GIALLO E RINCHIUDETELO NELLE PRIGIONI. Il giorno dopo la figlia del re chiese al padre di liberare Pastrocchio perché non avrebbe fatto del male a nessuno. Il re diede retta alla figlia che sposò Pastrocchio dando vita a un figlio di colore verde. Ecco perché il mondo è di mille colori. ‘’ ‘’AZZURRO’’ ELIO: ‘’A me piace questo colore perché esprime pace, gioia e libertà E’ un colore vivace di cui sono tinti il mare, il cielo le idee. Formato da bianco e blu potrebbe significare L’equilibrio tra chiaro e scuro, tra bene e male. Può anche rappresentare vita ed energia: l’acqua, azzurra, è il bene che dona la vita sulla Terra. Se finisse regnerebbe solo la morte. In un mondo senza azzurro il cielo sarebbe nero, il mare bianco, le idee trasparenti : nessuna espressività. Ovunque ci giriamo , sopra di noi, è sempre presente il cielo: l’azzurro. Esso è la casa degli uccelli, esseri liberi e semplici, che compiono evoluzioni complicate.’’ MATILDE: ‘’ Il mio colore preferito è l’AZZURRO… …azzurro come il mare Mediterraneo, dove il fondo è di sabbia bianca e l’acqua così trasparente che sembra una piscina: è un azzurro pieno e intenso, senza sfumature e senza indecisioni verso il verde o verso il grigio. Azzurro per me vuol dire aria fresca e vento e libertà. Per questo nella mia stanza non c’è nulla di azzurro , perché l’ azzurro non si può contenere in una stanza, ma è il colore dei grandi spazi liberi. Ma forse la prossima volta che rifaremo i colori della mia stanza proverò a pensare a una parete o al soffitto per portare un po’ di cielo anche al di qua della finestra.’’ CARLOTTA: L’azzurro è il mio colore preferito, perché è come un sentimento molto puro e libero. Una cosa a cui questo colore mi fa pensare è il cielo limpido dell’estate piena.Azzurro è il colore del mare mosso ma fresco della brezza col sole cocente. Questo colore è tanto vivace quanto calmo come un esplosione di creatività. Per me è il più grande colore che può esistere nel mondo e può rappresentare un pensiero di vita diverso da quello che pensiamo normalmente. Forse questo colore può esprimere tutte le nostre idee di libertà verso uno stile di vita differente da quello che stiamo immaginando noi e molti altri personaggi che vediamo intorno a noi. Una parola che mi viene in mente pensando a questo magnifico colore è la gioia di vivere con gli altri.’’ Insomma… quello che abbiamo capito fino ad ora è che il colore è sempre creazione/immaginazione e soprattutto libertà…..o per dirla con GABRIEL: ‘’ Il colore è molto importante perché se esso non esistesse noi vivremmo in un mondo Bianco e Nero. Immaginate, per esempio , di avere un pigiama a righe bianche e nere e una mattina svegliarsi e non sapere se si è una persona civile o un prigioniero…’’ NON SIA MAI!!! SHEPARD FAIREY IN ARTE: O b e y Noi di 3G 3E 3F abbiamo svolto questo lavoro sui graffiti dell’artista Obey, cercando di imitare le sue opere e creando dei nostri elaborati. L’ artista elabora le sue idee a partire dal film “They Live” ( essi vivono) di John Carpenter nel quale il protagonista si impossessa di un paio di occhiali da sole che permettono la visione del mondo per quella che è realmente: alieni con sembianze umane hanno preso il controllo delle città utilizzando i media (tv, giornali). Le pubblicità lanciano messaggi subliminali come “Obey” ( obbedite ) “Consume” consumate e “Not indipendent thought” ( nessun pensiero autonomo ). A partire da questo film l’ autore lancia forti messaggi di critica verso il sistema mediatico che sta trasformando il nostro mondo in un “SUPERMERCATO” (Idea che aveva già affascinato Andy Warhol) GABRIELE 3F CARLOTTA 3F TESTI E IMPAGINAZIONE A CURA DI: LEONARDO 3F THOMAS 3E LUCA 1E ELEONORA 3F MELISSA 3F ANIMAL VIP Nel corso del precedente anno scolastico, noi della 3F,3E,3G abbiamo fatto questi disegni a tempere e tecniche miste. Abbiamo chiamato questo lavoro “ANIMAL VIP”. Spesso non riflettiamo abbastanza sul fatto che gli animali sono nostri amici, ma consideriamo la razza umana una razza superiore. Ma per noi non è così! Quindi abbiamo fatto questo giochino che consiste nell’associare un animale ad un personaggio che in qualche modo ha influenzato la nostra storia e la nostra cultura, a partire dalla musica passando attraverso la scienza o lo spettacolo. Alesandro 3G The blues brothers “Siamo in missione per conto di Dio!” Anna 3E “Se esprimi un desiderio è perché vedi cadere una stella,se vedi cadere una stella è perché guardi il cielo,se guardi il cielo è perché credi ancora in qualcosa” Bob Marley Jelena 3E “Non sono del tutto ok, ma credo che nessuna donna lo sia” Amy Winehaus Guglielmo 3E “Senza la chiave non apriremo quel che si apre con la chiave che lo apre. A quale scopo scoprire qualcosa che rimarrebbe comunque chiuso,noi,non avendo la suddetta chiave che invece lo aprirebbe?!” Jack Sparrow Sofia 3E “Vivere giovani, selvaggi e liberi” Alessandro 3E “Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio, che si rivela solo a chi lo cerca.” Charlie Chaplin Chiara 3G “A parer mio, la scelta di vita vegetariana, anche solo per i suoi effetti fisici sul temperamento umano, avrebbe un’ influenza estremamente benefica sulla maggior parte dell’umanità.” Albert Einstein “Gli animali vanno rispettati e non uccisi per poi mangiarli. Si tratta di una scelta che ho fatto molto tempo fa, perchè sono fermamente convinto che gli uomini non abbiano diritto di provocare la sofferenza e la morte degli altri esseri viventi.” Prof. Umberto Veronesi (23 ottobre 2002) “La sua insaziabile curiosità per il “funzionamento” del mondo fece di lui non solo un'artista di grande fama, ma un poliedrico inventore in grado di spaziare dall' aeronautica all'anatonomia della balistica all'idraulica. Le origini del vegetarianesimo di Leonardo non sono certe, quello che è fuor di dubbio, dalla documentazione storica, è che Leonardo trascorse tutta la sua vita adulta come vegetariano. Vegetariano “pubblico”, oltretutto, rifiutando ostentatamente i piatti di carne offertigli alla mensa dei nobili che lo ospitarono” Leonardo Da Vinci (1452-1519) “A quei medici che dicono che un bambino non può crescere senza carne, dico che io non ho MAI mangiato carne, perchè quando sono nata i miei genitori erano già vegetariani. Eppure sono stata campionessa di salto in alto e in lungo e ora a 79 anni faccio 100 km in bicicletta, gioco a pallavolo e non ho mai avuto malattie serie.” Dichiarazione di Margherita Hack (febbraio 2001) “Lisa è diventata vegetariana il 15 ottobre del 1995 per motivi etici, dopo una visita allo zoo di Springfield. Inizialmente osteggiata dalla famiglia (e particolarmente da Homer,suo padre) Lisa finalmente ha trovato il modo di conciliare le proprie convinzioni grazie all'esempio di Paul e Linda McCartney, che le furono presentati da Apu Nahasapeemapetilon, un negoziante di origine indiana del suo quartiere, a sua volta ardente vegano.” Lisa Simpson Numero unico Marzo 2013 La Gazzetta della 2E Una visita di sera: La Stampa Pacific Trash Vortex: disastro FB e la rete: utilità e pericoli Al largo delle coste USA Una sera di febbraio gli allievi della 2E Ne avete mai sentito parlare? Vi siete mai hanno visitato la redazione del quotidiano La chiesti il perchè della raccolta differenziata? Stampa. Una esperienza particolare. Informatevi! vedi pagina 3 Facebook è diventato il sito più conosciuto. Ma sappiamo usarlo davvero? cosa sono i Cyberbulli? vedi pagina 2 vedi pagina 7 Come avviene la scelta del proprio mestiere? Cosa ci spingere a scegliere una strada per iol futuro? La musica era già il pane di casa Cosa spinge i professori ad insegnare? Come nasce la loro passione per la materia che spiegano? Ho intervistato la professoressa Piastrelloni. Alla prima domanda: “Che cos’è per lei la musica?” ” Per me la musica è tutto, mio padre era musicista; era come il pane servito a tavola. ”Quando ha incominciato a suonare?” “Ho cominciato ad interessarmi alla musica ed a suonare strumenti da quando ero molto piccola.” “Perché ha scelto di fare la professoressa?” “Perché con questo lavoro posso mantenermi e mi diverte insegnare.” All’ultima domanda:” Che cosa vuole trasmettere agli alunni insegnando la musica?” La professoressa ha sorriso ed ha risposto: ”Voglio trasmettere l’amore della musica. Perché questa aiuta a vivere meglio, Platone infatti diceva che LA MUSICA ILLUMINA I PENSIERI!” Sofia Vecchione Quando un cane da compagnia è la salvezza E' compito dello Stato risolver il randagismo? "Ci ha guidati fin là" Padroncini impreparati Queen è un Pastore Tedesco che, nella sua vita, non ha mai seguito un corso di addestramento particolare e a cui nessuno ha insegnato a salvare le persone. Per questa ragione, la storia che si è svolta nei boschi del Monte Grappa, in provincia di Vicenza, ha stupito soccorritori. La signora Dorica camminava, insieme alla sorella e a Queen, in cerca di funghi, in mezzo a una fitta vegetazione. A un tratto, due vespe le hanno punto una gamba. Quasi immediatamente, la donna è andata in shock anafilattico, cominciando a respirare con estrema difficoltà. La sorella, proprietaria di Queen, ha lanciato l’allarme con un telefonino e i soccorsi si sono messi sulle tracce delle due donne. La zona, ricca di alberi, non permetteva però alle sorelle di essere trovate e cosi, mosso dall’istinto, Queen si messo a correre per un chilometro nel bosco fino a raggiungere la squadra di salvataggio. L’intraprendenza e la tempestività del pastore tedesco hanno salvato la padrona. redazione La Zampa Un sondaggio, realizzato dall’Aidaa su un campione di 1.064 italiani, ha dato alcuni risultati inaspettati e inquietanti. Il primo quesito riguardava l’individuazione dello strumento più efficace per combattere il triste fenomeno del randagismo e la maggior parte degli intervisti ha indicato la sterilizzazione. Pochi indicavano la corretta informazione su cosa significhi adottare un animale domestico. Abbiamo molto da fare per essere preparati ad un animale in casa! redazione La Zampa pagina 2 ESTERI- La Gazzetta della 2E Una stauta per Rosa Parks, un esempio Un libro ed un film narrano la sua storia Rosa Parks è morta il 24 ottobre del 2005 a 91 anni era un'attivista statunitense. Diventò simbolo del movimento per i diritti civili statunitensi, è famosa per la storia che sucesse nel 1955. stava tornando a casa in pullman nella parte riservata alle persone di colore non c'era più posto per sedersi ,lei si sedette nella parte dei bianchi e l'autista le chiese di alzarsi ma lei si rifiutò. Obama le ha dedicato una scultura nella sala delle statue del Campidoglio a Washington. “Non possiamo rendere un onore più grande alla sua memoria se non coltivando il potere dei suoi principi e del coraggio che aveva origine nella convinzione”. ha affermato il presidente Obama. A lei fu dedicato un film che si chiama “The Rosa Parks story”e anche un libro che si chiama “L'autobus di Rosa”. il Presidente Obama Gli scienziati l'avevano previsto: ora è una terribile realtà e a noi toccherà affrontarne il futuro E' nato:PACIFIC TRASH VORTEX Il Pacific Trash Vortex, noto anche come Grande chiazza di immondizia del Pacifico, è un enorme discarica a cielo aperto formata per l’80% da plastica, situata nell’Oceano Pacifico. La sua estensione non si conosce con precisione: le stime vanno da 700.000 km2 (area più grande della Penisola Iberica) fino a più di 10 milioni di km2 (area più grande degli Stati Uniti), praticamente un continente, è profondo quasi 30 metri e il suo peso ha raggiunto 3,5 milioni di tonnellate. In realtà il “continente di plastica” è composto da due grandi masse di rifiuti: c’è una massa a sud-ovest del Giappone e una a nord-ovest delle Hawaii. L’accumulo si è formato a partire dagli anni Cinquanta, a causa dell’azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico dotata di un particolare movimento delle correnti a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro tra le coste del Giappone e quelle Americane. Nonostante le sue dimensioni e la densità, la chiazza non è visibile dalla fotografia satellitare, dal momento che è costituita principalmente da particelle in sospensione nell’acqua. Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli. Il galleggiamento di tali particelle, che assomigliano a zooplancton, inganna le meduse che se ne cibano, causando l'introduzione nella catena alimentare, scatenando una serie di effetti negativi che si ripercuotono sull’intera catena alimentare, in cui noi siamo compresi. Questa discarica è l’emblema dell’inquinamento che l'uomo ha provocato, una cosa inaccettabile che aumenta di giorno in giorno ed è solo uno dei mille crimini da noi commessi contro il pianeta. Martina Savino didascalia Oltre mille feriti per la caduta di un piccolo meteorite in Siberia un corpo celeste di 10 tonnellate si disintegra il cielo della Russia solcato da una scia di fiamme e detriti, un boato tremendo nella calma del mattino. Una città degli Urali, Celiabinsk, è stata duramente colpita dal passaggio nell'atmosfera di un meteorite di 15 mt. di diametro nella giornata di venerdì 15 febbraio. Gli abitanti della città hanno raccontato di aver visto delle scie infuocate nel cielo molto più evidenti di quelle degli aerei e di aver sentito dei botti molto intensi .I frammenti hanno causato molti danni alla città e ai dintorni: danneggiati palazzi per lo spostamentod'aria con molte finestre andate in frantumi oltre a scosse simili ad un terremoto.- Circa 1200 persone sono andate nei vari ospedali per farsi medicare, ma per fortuna solo pochi presentavano dei danni gravi. Un meteorite è un frammento di un asteroide che cade sulla terra incendiandosi e frammentandosi nel passaggio atraverso l'atmosfera: queste pietre dallo spazio in genere non raggiungono il suolo e sono un fenomeno abbastanza frequente poiché almeno una volta al mese cade un piccolo meteorite. In genere però non vengono rilevati poiché la superfice terrestre è in gran parte ricoperta dalle acque o da regioni desertiche. Si calcola che almeno una volta all 'anno precipiti sulla terra un super meteorite che libera un'energia uguale alla bomba atomica di Hiroshima (15 kilotoni). Quello di Celiabinsk ha rilasciato un'energia trenta volte superiore ( 500 kilotoni ). Denis Averian pagina 3 PRIMO PIANO-La Gazzetta della 2E IL SOCIAL NETWORK UN PERICOLO VERO INTERVISTA Noi ragazzi dobbiamo conoscere i nuovi luoghi della rete virtuale NELLE PROSSIME PAGINE IL NOSTRO PUNTO DI VISTA Un nonno racconta i viaggi e quanto serve parlare inglese La nostra classe visita La Stampa Una serata diversa per i ragazzi della 2E Matteotti Il 27 febbraio 2013 la classe 2E si ritrovò davanti a La Stampa alle 22.00, essa é collocata in Via Lugaro 25/A a Torino. Quando arrivammo agli uffici, due guide, Ombretta e Laura, ci divisero in due squadre. La nostra visita iniziò subito con una breve panoramica sulla storia del quotidiano. La Stampa fu fondata nel 1867. Il suo primo nome u Gazzetta Piemontese, ma il direttore Frassati, all'inizio del '900 cambiò il suo nome in quello attuale. È sempre tato un quotidiano importante e fu il primo quotidiano nazionale ad avere un sito online, nel 1995-96. Poi siamo passati a vedere dove lavorano i giornalisti: la Redazione della nuova sede, attiva da pochi mesi. La Redazione è un open-space con scrivanie circolari, per questo detta “Astronave”, i caporedattori siedono alle scrivanie poste in centro. In alto ci sono molte televisioni, prive di sonoro, fatte apposta per tener sempre informati i giornalisti. Su ripiani tutt'intorno sono disponibili le copie di moltissimi quotidiani, italiani e stranieri, per non perdere di vista la concorrenza. I giornali- sti svolgono diverse funzioni: -Redattori,-Inviati-Correttori bozze-Archivisti-Grafici Tutti lavorano sul Menabò o Timone che ora è un software che aiuta i giornalisti a costruire il loro articolo. Finchè il testo è incompleto lo schermo è rosso, poi diviene verde quando si sono raggiunte le battute necessarie e l’articolo deve finire sulla pagina decisa dal Direttore e dal Capo redattore. I giornalisti scrivono dalle 11.00 del mattino e terminano a mezzanotte. Alle 16.00 c'é “la riunione di vetrina” cioè la riunione per decidere come impostare la prima pagina, che é la più importante del giornale, essendo la più importante. Il giornal- La Redazione, il Museo, la Tipografia: una uscita indimenticabile all'interno del programma di scuola: Come nascono i giornali e viene “chiuso” alle 22.00-23.00 e viene stampato alle 24.00. Finito il giro della redazione, siamo andati al museo de La Stampa dove abbiamo visto alcuni dei macchinari che usavano i primi giornalisti come il telegrafo inventato nel 1897,il numero telefonico della stampa era 1136 .Nel 1934 fu ideato la telefoto(uno strumento oggi sostituito dal fax).Compiuta la visita a La Stampa, ci trasferimmo in tipografia dove vedemmo come si stampano i giornali; viene usata dell'apposita carta avvolta su delle bobine, rotoli enormi di carta. Una bobina é alta 90,135 o 180cm;il diametro è 124cm. Per stampare vengono usati macchinari svizzeri ed il giornale ha quattro colori. Queste macchine fanno un gran baccano e sono velocissime. Infine i giornali vengono trasportati su dei rulli trasportatori fino ai camion che li portano alle destinazioni per la vendita. La serata si è conclusa a mezzanotte e mezza con una bella copia di giornale fresca fresca per tutti. Una visita interssante e molto speciale. Esmeralda Rotaru Attori britannici in salone Un allegro e rumoroso spettacolo in lingua Tutte le classi seconde hanno partecipato ad uno spettacolo in inglese. Questo parlava di due ragazze che partecipano a un talent show e di un presentatore che faceva spesso delle battute riguardo le due partecipanti. Le ragazze proponevano delle sfide e noi ragazzi (il pubblico) dovevamo votare: la ragazza che riceveva più applausi aveva vinto il round. A fine gara, hanno comunicato la vincitrice: per nostra sfortuna non è stata quella che ci stava simpatica, quindi dei ragazzi hanno cominciato a urlare esclamazioni di disaccordo. Dopo sono stati fatti dei giochi coinvolgenti. Nel primo gioco, il prese- ntatore e le due ragazze facevano delle domande a cui non si poteva rispondere “YES” oppure “NO”, se si rispondeva con queste due si era eliminati e si tornava al proprio posto. Molti ragazzi, non sapendo cosa rispondere, dicevano “OK”! Il secondo, ed ultimo gioco, consisteva nel ballare seguendo i passi che facevano vedere le due ragazze. A fine ballo, i ragazzi e le ragazze furono votati con gli applausi. Tutto lo spettacolo è stato fatto in inglese, tutti i dialoghi tra i personaggi e le canzoni erano in inglese e non hanno detto neanche una parola in italiano. È stato molto divertente e coinvolgente. Sophie Properzi pagina 4 CULTURA E SPETTACOLI Al Palaolimpico dal 29 settembre 2012 fino al 7 aprile 2013 una mostra sorprendente e fatta per tutti THE HUMAN BODY EXHIBITION Questa mostra è un affascinante viaggio attraverso la nostra principale e straordinaria ricchezza: il corpo umano. Sotto la pelle si trova un insieme di apparati con relativi organi che collaborano per mantenerci in vita. Questa esibizione fornisce una visione tridimensionale degli apparati del corpo umano, dalla pelle alle ossa, dalla testa alle dita dei piedi, con l’obbiettivo di aiutarci ad essere più consapevoli in tema di salute e stile di vita. Esemplari di corpi umani mostrano le varie funzioni degli organi del corpo. I contenuti informativi dell’ intera mostra sono studiati per i visitatori di qualsiasi età e livello d’ istruzione, dalla scuola primaria alla facoltà di medicina. Corpi sezionati, con polmoni, cuore, budella, ossa e muscoli ben in mostra. Molti pensano che siano manichini, ma in realtà sono corpi veri. Sembrano perché questi corpi sono stati trattati con un procedimento chiamato “ plastinazione” , una specie di imbalsamazione. The Human Body è costituita da una galleria di 200 esemplari, tra corpi interi e organi di ciascun apparato. Già molta gente si è affrettata per andare a visitare questa esposizione, guide vi spiegheranno varie sezioni della mostra. Il biglietto non è molto economico: 16.50 € ma ne vale assolutamente la pena. Ricordiamo la particolarità dell’ evento: in tutta Italia ha sede a Torino. Scopo è avvicinare tutti all’ anatomia del corpo umano. la locandina della mostra che è a Torino, unica tappa italiana di un tour mondiale La professoressa d’arte racconta i suoi progetti per il futuro UN "MONDINO" DI COLORI In questa prima parte di anno scolastico noi ragazzi della 2°E con la professoressa di arte Silvia Mondino abbiamo sperimentato varie tecniche artistiche: il riporto con squadrettatura, la sfumatura con le tempere, la tecnica del chiaro scuro, la prospettiva e molte altre. E’ nata quindi la curiosità di scoprire direttamente quali sono i suoi progetti futuri, dove ha imparato le tecniche che ora insegna a noi e dove trova la sua ispirazione. Girava anche voce a scuola che la professoressa avesse trovato un posto dove esporre alcuni dei nostri lavori, allora la abbiamo incontrata e per trovare risposta alle nostre domande direttamente dalla sua voce: Da dove arrivano i cadaveri ? L’idea può sembrare un po’ macabra, soprattutto perché i corpi in mostra sono cadaveri di cinesi, deceduti per morte naturale, cioè non condannati a morte , quindi né malati, né torturati, come ha certificato un pool di medici americani. La mostra intende trattare questi esemplari con la massima dignità, infatti una volta che non sono più utilizzati per finalità educative saranno cremati. L’ esibizione è molto utile per educare, anche alla prevenzione, ad esempio si possono vedere le varie malattie causate dal fumo. Martina Chiappino Quando è nata la sua passione per l’arte ? “Già da bambina ero molto appassionata d’arte. Mi piaceva molto disegnare vestiti per le bambole e accessori di questo genere. Poi crescendo accanto all’amore per il disegno ho sviluppato una grande passione per i colori”. Realizza direttamente disegni o pitture? “Sì, la mia tecnica preferita è la pittura ad olio e realizzo molte opere di questo genere”. Dove ha imparato le tecniche artistiche che ora insegna a noi ? “In parte sono conoscenze che ho acquisito frequentando il liceo artistico. Successivament- Un lavoro della classe 2E e ho imparato molto all’Accademia delle Belle Arti e, infine, la scuola migliore: la sperimentazione personale e continua”. Le piacerebbe avere una galleria dove poter esporre alcuni dei nostri disegni ? “Sì mi piacerebbe moltissimo, ho già cercato di realizzare questo progetto, ma purtroppo per ora non ci sono riuscita. Ma chissà….” Ha già nuove idee per i prossimi disegni che ci proporrà in classe ? “Si, spesso mi vengono alcune belle idee per realizzare con voi progetti nuovi anche solo osservando un’immagine che mi colpisce. Subito mi sorprendo a immaginare con quale tecnica farvela riprodurre. Ma altre volte mi affido alla sensazione del momento e improvviso”. Federica Bianco pagina 5 CRONACHE - La Gazzetta della 2E Cosa fare a scuola nelle emergenze Poche regole da saper a memoria: la sicurezza Comportamenti in caso di incendio o terremoto Incendio: in caso di incendio bisogna inanzitutto rimanere calmi e seguire le indicazioni dell’insegnante presente. Ogni Ottobre a scuola si organizza la Settimana della Sicurezza e ben due prove di evacuazione Bisogna disporsi in modo che ci siano degli alunni aprifila e chiudi fila perché nessuno rimanga indietro. Le regole principali prevedono di solito che si eviti di prendere le ascensori e che ci si rechi verso l’uscita di sicurezza più vicina abbandonando l’edificio. In caso di fumo intenso è bene mettere un fazzoletto se possibile bagnato davanti alla bocca e al naso e camminare bassi. In caso di fuoco fuori dall’aula sentire se la porta è calda prima di aprirla e se è calda non aprire e farsi vedere dalle finestre. Terremoto: In caso di terremoto è indispensabile ripararsi subito sotto i banchi o i tavoli durante la scossa. Al termine della scossa bisogna verificare la praticabilità delle vie di fuga, guardando attentamente se vi sono ostacoli o parti pericolanti che impediscano il passaggio. E’ importante non scendere le scale durante la scossa, poiché sono le parti più vulnerabili. Evitare assolutamente gli ascensori. Dopo la scossa evacuare l’edificio raggiungendo i punti di raccolta che devono essere distanti dalle costruzioni. Seguire l’insegnante. Quando si scendono delle scale in muratura camminare il più possibile contro il muro dove la scala è più resistente. Chiamare nel frattempo i soccorsi se necessario. Se possibile bagnare la porta e rivestirla di stoffe bagnate.- Una lezione pratica Il Primo soccorso si chiama BLS Il giorno mercoledì 20 febbraio, i ragazzi delle seconde della Scuola Matteotti hanno assistito ad una interessante lezione ed imparato i primi rudimenti del primo soccorso. Questo è molto utile per non fare sciocchezze in caso di traumi ed incidenti. Il primo soccorso si chiama BLS (basic life support) ed è diviso in tre fasi A, B e C. Prima di tutto bisogna scuotere un po’ e chiamare la persona caduta, E se non risponde, chiamare l’ambulanza indicando prima il luogo, poi il numero dei feriti ed infine l’accaduto o chiamare qualcuno per aiutarti. Dopodiché si passa ad A (airways) che è la liberazione delle vie aeree, la prima fase è tirare indietro la testa, tenendo distesa la mano destra sulla fronte e spostando la testa con la sinistra in modo che la lingua non blocchi la respirazione. Tenendo la testa all’indietro bisogna aprire la bocca con un dito e vedere se c’è un pezzo di cibo che ostruisce le vie, nel caso ci fosse bisogna toglierlo. Una conoscenza salva-vita Il dottor Sanmartino ci aiuta a essere cittadini utili La seconda fase è la B (breath) controllare il respiro, bisogna utilizzare la tecnica G.A.S. per 10 secondi che consiste nel: GUARDARE se si muove l’addome ASCOLTARE, mettendo la testa sulla bocca, se la persona respira e SENTIRE se arriva il fiato sulla pelle.- La salvezza in un solo A-B-C Nel caso non respirasse, si passa alla fase C (circulation) nella quale si devono mettere due dita al centro del collo e spostarsi verso di sé e sentire se l’arteria carotide pulsa, mantenere le due dita sull’arteria per 10 secondi, se pulsa è segno che il cuore sta battendo e quindi continuare la respirazione bocca a bocca. Se non pulsasse mettere due dita dove finisce lo sterno e, un paio di centimetri sopra, una mano distesa e l’altra incrociata sopra e le ginocchia un po’ divaricate. Senza piegare i gomiti andare su e giù sempre nello stesso punto per 30 volte e poi si fanno 2 respirazioni bocca a bocca. Continuare finché: Se ciò non accade, si deve fare la respirazione bocca a bocca tappando il naso del soccorso e soffiando nella sua bocca. Se il malcapitato respira, bisogna metterlo sul fianco e lasciarlo lì. 1 la persona non si risveglia.2 non arriva qualcuno che da il cambio per il massaggio.3 non si è troppo stanchi e non c’è nessuno che dal cambio. Sapere cosa si deve fare è importante, ma ancora di più, saper cosa non si deve fare, in modo da aiutare gli altri senza danni. Andrea Giorgi pagina 8 La Gazzetta della 2E Incendio e terremoto: cosa fare? Ci sono comportamenti che si devono conoscere bene: Le prove di evacuazione ci insegnano come fare Incendio: in caso di incendio bisogna inanzitutto rimanere calmi e seguire le indicazioni dell’insegnante presente. Bisogna disporsi in modo che ci siano degli alunni aprifila e chiudi fila perché nessuno rimanga indietro. Le regole principali prevedono di solito che si eviti di prendere le ascensori e che ci si rechi verso l’uscita di sicurezza più vicina abbandonando l’edificio. In caso di fumo intenso è bene mettere un fazzoletto se possibile bagnato davanti alla bocca e al naso e camminare bassi. In caso di fuoco fuori dall’aula sentire se la porta è calda prima di aprirla e se è calda non aprire e farsi vedere dalle finestre. Se possibile bagnare la porta e rivestirla di stoffe bagnate. Terremoto:In caso di terremoto è indispensabile ripararsi subito sotto i banchi o i tavoli durante la scossa. Al termine della scossa bisogna verificare la praticabilità delle vie di fuga, guardando attentamente se vi sono ostacoli o parti pericolanti che impediscano il passaggio. E’ importante non scendere le scale durante la scossa, poiché sono le parti più vulnerabili. Evitare assolutamente gli ascensori. Dopo la scossa evacuare l’edificio raggiungendo i punti di raccolta che devono essere distanti dalle costruzioni. Seguire l’insegnante. Quando si scendono delle scale in muratura camminare il più possibile contro il muro dove la scala è più resistente. Chiamare nel frattempo i soccorsi se necessario. Nicolò Besso Una simpatica attività impariamo a lavorare il cuoio Grazie all'aiuto di un genitore gli alievi hano svolto una bella lezione pratica Questo è un mestiere che si sta perdendo: peccato! didascalia Durante le prime due ore del venerdì,alcune classi della Matteotti tra cui la seconda "E" hanno svolto un laboratorio del cuoio con il signor Alberto Bozzolan. Egli lavora con persone adulte che hanno delle difficoltà e con persone disabili. Ci spiega che questa lavorazione del cuoio serve per allenare la manualità in persone che altrimenti la perderebbero definitivamente. Gli alunni imparano a lavorare questa pelle Il cuoio è il materiale ricavato dalla pelle degli animali. In seguito a vari trattamenti diventa morbido ed elastico e può essere lavorato a mano da artigiani che confezionano sopratutto borse, cinture, scarpe... Nella scuola media Matteotti, grazie alle professoresse di Tecnologia e alla collaborazione di un papà che si occupa della lavorazione del cuoio con un suo assistente, è stata iniziata quest’attività pratica. Il materiale è stato fornito dal papà stesso e la prima cosa che è stata fatta è il progetto su carta dell’oggetto da preparare: si era pensato di fare uno svuota-tasche, un contenitore soprammobile per piccoli oggetti da tenere all’ingresso o sulla scrivania. Disegnato il modello e successivamente ritagliato, è stato tra-copiato sul cuoio. Il papà, usando delle forbici speciali, ha ritagliato il modello. Dopo, ciascun alunno ha scelto un colore tra rosso e blu ( si poteva an-che lasciarlo del colore naturale) e lo ha applicato al cuoio tramite un tampone. Bisogna poi colorare il cuoio o lasciarlo al naturale, In caso si decida di colorarlo è necessario fare molta attenzione e magari usare uno straccio da appoggiare alla superficie su cui lavoriamo perchè i coloranti del cuoio sono indelebili..! Dopo aver svolto questo passaggio si prende la fantastica e famosa fustellatrice e si passa a creare i buchi sui lati interni dove dovrebbero esserci i puntini precedentemente disegnati. Si è fatto asciugare all’aria e sono bastati pochi minuti. Sempre il papà, con un altro strumento apposito, ha tracciato delle linee lungo i bordi del cuoio sui quali gli alunni hanno segn- ato cinque punti e che poi sono stati bucati da loro con la fustellatrice. In essi gli alunni, seguendo un procedimento, hanno cucito il cuoio riunendo i lati a due a due, utilizzando un ago con punta rotonda e più grande di quelli normali ed un filo cerato. Infine lo “svuota-tasche” era pronto e se si voleva, con i quattro pezzettini rimanenti dal taglio, si poteva: tenerli così com’erano oppu-re costruire degli orecchini, dei portachiavi a forma di cuore, dei ciondoli per collane... Così tutti gli alunni sono tornati a casa con un oggetto personale speciale fatto con le proprie mani, arricchiti anche da una nuova e-sperienza pratica Matilda Spira e Marta Vendrame pagina 7 SOCIETA' La Gazzetta della 2E Facebook nella nostra società. La storia e la descrizione del Social Network UN MODO NUOVO DI ESSERE IN CONTATTO Il logo di facebook è ormai su ogni sito web Mentre in ogni casa si può trovare un computer Facebook, la vita virtuale Internet è diventato il passatempo preferito dei ragazzi Facebook è diventato il sito più usato tra i ragazzi di oggi. E’ stato creato nel 2004 dallo studente universitario di Harvard Mark Zuckerberg per la necessità di creare uno strumento capace di registrare le persone iscritte, con un piccolo profilo e foto, in modo tale da avere una breve presentazione on line di tutti gli studenti dell’università di Harvard e poterli connettere tra loro. Nel giro di poco tempo il bisogno che prima era di connettere studenti di quel campus, si era poi evoluto in connettere studenti di diversi campus, successivamente in connettere anche aziende e infine in connettere persone! Nel 2009 questo bisogno di connessione è stato soddisfatto da ben 200 MILIONI DI PERSONE in tutto il mondo grazie a Facebook. I ragazzi usano il sito per pubblicare (postare) fotografie, condizioni emozionali, messaggiare tra di loro e seguire pagine, dove si pubblicano immagini divertenti e pensieri della gente. Si possono creare gruppi con più persone per comunicare con molti membri contemporaneamente e chiedersi, attraverso post, informazioni di vario genere. Per avere un profilo Facebook bisogna iscriversi inserendo dati personali (nome, cognome, data di nascita…) e bisogna avere più di 13 anni. Molti ragazzi studiano e ascoltano la musica con facebook aperto, cel’ hanno installato sul cellulare. E’ lo strumento di socializzazione del momento. Bisogna stare Trovare amici lontani, entrare in contatti con nuove persone in tutto il mondo sono le frontiere dell'amicizia on-line. Conoscere i rischi e i vantaggi di queste rete è importante per tutti Atti di bullismo tramite mezzi elettronici - vittime i ragazzi on-line CYBERBULLI: UN PERICOLO Il termine cyberbullying è stato inventato dall'educatore canadese Bill Belsey , si distinguono due forme: il cyberbullismo, che avviene tra minorenni, e la cybermolestia che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Negli ultimi anni il bullismo si è trasformato dal maltrattamento fisico a quello elettronico. Alla base degli atti di cyber-bullismo c’è una novità: la trasmissione elettronica delle minacce. Queste ultime sono create in vari modi: sms, e-mail, via chat e blog. Le conseguenze più d- iffuse sono: disturbi come la depressione e l'ansia, mal di testa e mal di pancia, disturbi del sonno e stanchezza. Gli stessi bulli, che si credono dei fighi, in realtà manifestano il loro disagio sociale spesso causato dalla famiglia o dal rifiuto da parte della comunità scolastica e sociale. La scuola deve essere la prima vera istituzione dove gli studenti vengano incoraggiati a denunciare episodi di bullismo subiti o visti per far rinascere l’ autostima nella vittima e cercare di capire i problemi del persecutore Federica Bianco attenti però, alla gente che lo frequenta: i così detti FAKE, cioè, persone vere, spesso mosse da cattive intenzioni che si nascondono dietro a falsi profili. Sono frequenti gli atti di Cyber-Bullismo, ovvero, comportamenti scorretti anche penalmente rilevanti e purtroppo frequenti. Seppure Internet sia diventato uno strumento di uso quotidiano può avere, soprattutto se mal gestito, degli effetti molto negativi in particolar modo in quelle persone che trovano nella rete la possibilità di apparire diversi da quello che in realtà sono. Tuttavia è uno strumento divertente e se usato bene non si corrono rischi. Sofia Vecchione pagina 4 Testata Tornerei volentieri a vivere negli USA, ma non accetterei più di trasferirmi nei paesi arabi. Interessante organizzare il lavoro dei tecnici FIAT nelle sedi estere Intervista al nonno di Martina che ha soggiornato per anni in molte città dell'Asia e dell'America del Nord "Ho viaggiato in tutto il mondo e conoscere le lingue mi ha aiutato" In che anno sei partito per la prima volta? La prima volta sono partito ad aprile del 1964 per la Thailandia mentre mia moglie e mia figlia, che era nata a fine marzo, mi hanno raggiunto a novembre. Perché sei partito? Perché la FIAT, l’azienda per cui lavoravo, mi ha chiesto di lavorare all’estero e io ho accettato d’accordo con mia moglie. Che cosa facevi esattamente? Mi occupavo dell’assistenza tecnica ai vari concessionari dei luoghi dove andavo. Li aiutavo cioè ad istruire il personale, ad organizzare e gestire il lavoro delle officine e tenevo i contatti con la sede della FIAT a Torino. Che lingua o lingue parlavi? Parlavo principalmente l’inglese, ma anche il franceseLe conoscevo tutte e due a livello scolastico, ma molto male! Le ho imparate sul campo lavorando. Ho addirittura imparato qualche frase in Thailandese e, quando ero nei paesi arabi, qualche parola in arabo! Dove sei stato esattamente? Allora, ho vissuto a Bangkok con la mia famiglia, ma ho viaggiato in quasi tutta la Thailandia e in molti paesi vicini per lavoro e per piacere. Per lavoro sono stato in Birmania, oggi Myanmar, in Laos, in Cambogia, in Vietnam e a Hong Kong, dove ho vissuto 3 mesi con la famiglia. Per piacere ho visitato Singapore, l’isola di Bali e il Nepal.Nel 1972 sono stato trasferito a Beirut, in Libano, e anche da qui ho viaggiato nei paesi vicini: Siria, Giordania, Arabia Saudita, Iraq, Iran e negli Emirati Arabi. Nel 1975 siamo scappati dal Libano per via della guerra civil Grandi Orizzonti Chiedere a chi ha viaggiato per lavoro quali fossero i motivi e le speranze che lo hanno spinto ad andare ci aiuta a capire che quelli sono gli stessi desideri di chi giunge in Italia a lavorare e sogna un giorno di tornare nel proprio Paese e raccontare la storia ai nipotini . e e siamo venuti a Torino. Mentre la mia famiglia è rimasta qua, io andavo ancora avanti e indietro dal Medio Oriente.Nell’ottobre del 1977 sono stato trasferito negli Stati Uniti, precisamente nel New Jersey, accanto a New York, dove c’erano gli uffici della FIAT. Anche negli Stati Uniti ho viaggiato per lavoro visitando il Delaware, la Florida, la Louisiana, la California e Chicago. Riassumendo sono stato 8 anni in Thailandia, 3 in Libano, 2 e ½ in Italia e poi 3 negli Stati Uniti. Sono tornato definitivamente in Italia nel 1981. Viaggiavo quasi sempre in aereo ma anche molte volte in macchina. Per esempio ho fatto spesso il viaggio Beirut-Torino e viceversa in macchina accompagnato dalla famiglia.Lo rifaresti un’altra volta? In Estremo Oriente e negli Stati Uniti assolutamente si mentre in Medio Oriente, a causa della situazione politica un po’ instabile, no Martina Savino Arriva in casa un gattino Mercoledì 13 febbraio ci siamo recati da una nostra amica per prendere il gatto e lei ci ha spiegato le abitudini di questo animale e dato tutto l'occorrente per accudirlo. Durante il viaggio non faceva altro che miagolare, ma arrivati a casa, gli sono bastate tre orette per conoscere tutta la casa. Il suo sguardo era triste: aveva lasciato i suoi genitori! Una mostra sull'Albania A Palazzo Madama c'è stata una esposizione di tesori dell'Albania, comprendente vasellame, sculture, armi, gioielli e monete databili dal VIII secolo a.C. ai giorni nostri. Oggeti bellissimi e un modo per arricchire la nostra conoscenza di un Paese vicino e ancora sconosciuto a molti, ed èstata una occasione per visitare anche il Museo di Arte Antica . Renken est une organisation ONLUS qui aide la population du SÉNÉGAL et en particulier la population de MALIKA, une petite ville près de Dakar. Renken a deux associations: Renken Italia et Renken Sénégal. Ces deux associations jumelles collaborent aux mêmes projets, il y a donc des filles et des garçons volontaires de nationalité italienne et de nationalité sénégalaise. Nous avons connu les volontaires Renken grâce à un laboratoire organisé à l’école dans la classe II C. On a fait deux rencontres avec eux. Le lundi 11 avril, deux jeunes filles volontaires RenKen, Chiara et Elena, sont venues chez nous en classe et elles nous ont expliqué leurs projets: rénovation et réorganisation de l’école de Malika, cours pour les enfants et les adultes, en particulier pour les femmes; adoptions à distance; création et organisation de case de santé… Elles nous ont parlé de la vie au Sénégal , de leur expérience personnelle et de leurs séjours au Sénégal et elles nous ont montré une vidéo pour nous présenter brièvement ce pays de l’Afrique occidentale. Nous avons appris que … … La langue officielle du Sénégal est le français mais la plus parlée est le wolof. Il y a d’autres dialectes comme par exemple le djola et RENKEN en langue djola signifie “SOURIS!” Le Sénégal est grand comme l’Italie mais sa population est nombreuse comme celle de la Lombardie parce que le Sénégal est désertique. La religion principale est la religion musulmane. Au tableau noir nous avons fait un “brain-storming”, c’est-à -dire nous avons écrit les mots que nous avons pensés par rapport au Sénégal, par exemple : pauvreté, familles nombreuses, désert, chaud, … et enfin Chiara et Elena nous ont montré des images du Sénégal et nous, nous les avons décrites. C’étaient des photos que les élèves de l’école de Malika nous avaient envoyées. Le Lundi 18 avril nous avons participé à une rencontre avec Serigne, un jeune homme sénégalais qui habite en Italie. Il a raconté sa vie, son séjour en Italie, ses impressions. Pendant cette deuxième rencontre, décidément plus absorbante pour la classe, nous sommes entrés en contact avec la réalité sénégalaise, contact dur pour une classe d’ados, mais amorti par les mots amicaux de Serigne. Il nous a parlé de sa famille, de ses nombreux frères et des usages et des coutumes de sa terre. Le Thieboudienne, par exemple, est une assiette typique à base de riz et de poisson. Le boubou est le vêtement typique sénégalais très coloré. Il nous a parlé de la pauvreté aussi. Il a dit que la vraie pauvreté n’est pas le manque de moyens matériels et d’argent, la vraie pauvreté correspond au manque de droits, surtout pour les enfants. Mais la chose qui nous a le plus impressionné, a été l'âge de départ de Serigne: seulement 6 ans. Il est parti de chez lui et après , il a traversé tout seul plusieurs pays de l'Afrique, il est allé en Sierra Leone aussi. Puis, il a commencé à rêver avec force le nord de l'Europe. Arrivé en Europe de l'est, il a décidé d’aller à l’ ouest. A cette époque-là, il considérait l'Italie comme un pays de passage. Aujourd’hui Serigne est résident en Italie, il est un citoyen italien fier et il a une fille et un autre bébé qui va arriver. Il travaille pour des projets de la Mairie au soutien de jeunes immigrés et il fait des rencontres-conférences pour les écoles. Malgré les difficultés , les offenses qu’il a supportées pendant sa vie, Il a l'envie de vivre d'un lion, dans ce pays à renouveler... Et maintenant c’est à nous de travailler ! Notre Prof de français a divisé la classe en 5 groupes: nous devons nous transformer en photoreporters et prendre des photos de notre ville, de notre école, de nos loisirs, de nos maisons et de nos familles. Ces photos servent pour créer un petit « dossier » à envoyer à nos copains de l’école de Malika. Federico Billi, Xinxi Huang, Valeria Torrengo, classe II C Cajòn de sastre YO ERA… de Melissa Hola, yo soy Melissa, tengo trece años y soy de Torino. Yo soy alta, delgada y esbelta, tengo los ojos un poco verdes y marrones, el pelo castaño y liso y no llevo gafas. Yo soy muy divertida, inteligente y habladora pero cuando era niña yo tenìa los ojos verdes y muy grandes y la piel muy clara. Yo era màs gorda que ahora, era muy guapa y siempre estaba alegre y feliz. Me gustaba bailar, cantar y comer pero no me gustaba hablar con mis amigos porque era muy tìmida y nome gustaba hacer deporte. Cuando yo tenìa tres años me despertaba a las 7.00 para ir a la guarderìa; a las 20.00 cenaba con mi familia y a las 21.30 me acostaba. Cuando yo tenìa seis años iba a la escuela primaria mientras ahora voy a la escuela “Matteotti” y tengo muchos amigos, màs que cuando iba a la guarderìa. Melissa Sartorato, classe 3 F Yo era...de Martina Yo de niña tenìa el pelo corto y moreno; ahora lo tengo largo y castaño. De niña era bastante delgada, como ahora. Me gustaba mucho la sopa pero ahora ya no me gusta. Tambièn me dormìa con los tìteres y ahora por suspuesto no lo hago màs. De pequeña no empleaba el chupete y İme dormìa sòlo con la leche caliente! Martina Comorio, classe 3 G Yo era...de Valentina Cuando tenìa un año era muy pequeña. Mi pelo era rubio y corto. Mi piel era màs clara que ahora. Era muy guapa. orMis dientes eran blancos y muy pequeños. Cuando tenìa entre tres y cuatro años era muy amable y màs bonita de cuando tenìa siete años. Era muy simpàtica y amable. Me gustaba ahcer dibujos, pintaba peor que ahora, pero bueno...:) jugaba con las Barbies. Mi Barbie favorira. Tenìa el pelo castaño y los ojos verdes. Amaba correr por los prados y jugar al escondite como ahora. Tenìa siempre las mejillas rojas y en casi todas las fotos tenìa una flor en la mano porque me gutaban mucho. Caminaba mucho por las montañas como ahora. Iba siempre al parque con mi abuela y jugaba con un perro de nombre Iloski con los ojos azules como yo. Era muy simpàtico y amaba mirar a las personas comiendo helado. No se sabìa porquè, pero le gustaba. Ahora no se saba dònde està ese perro. Mi vida era muy feliz. ¡Adiòs! Valentina Ostacoli, classe 3 F NAVIGARE…TRA I LIBRI! Ami leggere? Frequenti la biblioteca della Matteotti? Vuoi consultarne comodamente il catalogo on line? Collegati al sito da un qualsiasi pc www.winiride.it/dbtorino5 e da poco puoi avere accesso anche attraverso il sito della scuola www.nievomatteotti.it a sinistra trovi: Biblioteca Matteotti archivio web consultate, scegliete e…leggete! The Iliad Hi guys! Me and my class will play an acting of the Iliad. The Iliad is a story that talks about the city of Troy which now, is only a legend. The Iliad is one of the Greek poems of war that is much known for the gigantic horse built by the Greeks to cheat the Trojans. The story starts from the day in which there was a party. Eris the goddess of the disagreement came to the party even if she wasn’t invited. She had a gift, an apple, on which was written ‘For the most beautiful’. The three goddesses that were in this party started to argue about who was the most beautiful. The three goddesses were: Aphrodite, goddess of the beauty, Hera, the sister and the wife of Zeus and Athena, the goddess of the intelligence. They couldn’t choose who of them the beauty was so they went to a young and intelligent Trojan called Paris. All of them promised him a power. At the end he chooses Aphrodite which promised him the most beautiful woman in the world. Her name was Helen. Helen was already married so he had to take her away from her husband. And all the war started right from this moment……. Our play became also a film that you can see on 31st May (Friday). Come and see us!!!!! Marlena Dziekanowska 1D L Giornalino della S.M.S “NievoMatteotti” plesso Matteotti Torino Direzione redazione:C.so Sicilia,40 tel. 011 661 45 14 Direttrice responsabile: Dott.ssa M.M. Capellino Stampato in proprio Anno XVII N°2, Maggio 2013