Schema Finanza Aziendale 1
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Schema Finanza Aziendale 1
Schema di ripasso del corso di Finanza Aziendale 1 di Michele Faggion 1. Introduzione allʼanalisi di bilancio Il Bilancio è formato dai seguenti documenti: 1) lo stato patrimoniale elenca le attività e passività e fornisce unʼistantanea della posizione finanziaria a un determinato istante di tempo; 2) il conto economico; 3) la nota integrativa; 4) il rendiconto sulla gestione. Lo Stato patrimoniale La differenza fra attività e passività è il capitale netto, misura contabile del valore netto dellʼimpresa. Le attività si possono suddividere in: a) attività correnti: cassa o attività convertibili in denaro entro un anno; principalmente è formata da titoli negoziabili (investimenti a breve), crediti verso clienti, rimanenze; b) attività a lungo termine (immobilizzazioni): è formata dal valore netto (ovvero al netto degli ammortamenti) di impianti, immobili e macchinari. Si ricorda che lʼammortamento non è una reale uscita di cassa che lʼimpresa affronta. Altra componente sono gli avviamenti, ovvero la differenza fra il prezzo pagato dallʼimpresa e il valore contabile assegnato alle sue attività. Le passività si possono suddividere in: a) passività correnti: saranno estinte entro un anno e sono principalmente i debiti verso i fornitori, debiti finanziari a breve termine o servizi acquisiti con dilazione, valori come stipendi e imposte dovuti ma non ancora pagati, o i risconti passivi, cioè entrate per ricavi relativi a prodotti non ancora consegnati; Capitale circolante netto (CCN) = Attività correnti - Passività correnti La differenza fra attività e passività correnti viene detto Capitale circolante netto: è il capitale disponibile nel breve periodo per gestire lʼimpresa. Imprese con capitale circolante netto basso (o negativo) potrebbero trovarsi in situazioni di illiquidità. Capitale circolante netto operativo (CCNO) = Attività correnti - Passività correnti (operative) Da distinguere al precedente, è anche il CCNO, ovvero il capitale circolante netto composto solo dalle poste operative, ovvero: CCNO = Crediti commerciali + Magazzino - Debiti commerciali b) passività a lungo termine sono le passività che superano un anno. Sono composte da debiti finanziari a lungo termine (prestiti obbligazionari o verso banche), leasing, imposte differite. Il capitale netto è come si è detto differenza fra attività e passività ed è solo un valore contabile. Ma il valore di mercato del capitale è sempre diverso da questʼultimo. Esso si calcola: Capitalizzazione di mercato = prezzo * numero azioni Nel mercato tale valore non dipende solo dalla differenza fra attività e passività, ma da ciò che un investitore si aspetta queste attività producano in futuro. Capitalizzazione Capitale netto contabile Tale rapporto indica quante volte gli investitori sono disposti a pagare le azioni della società rispetto al loro valore contabile. Analisi dello Stato patrimoniale Il valore contabile del patrimonio rappresenta spesso una stima del valore di liquidazione dellʼimpresa, ovvero il valore dellʼimpresa che resterebbe nel caso fossero vendute tutte le attività e fossero estinte le passività. Market-to-book ratio Valore di mercato del capitale proprio Valore contabile del capitale proprio Detto anche price-to-book ratio (P/B) è il rapporto fra la sua capitalizzazione e il valore contabile del capitale proprio. Eʼ uno dei tanti indicatori utilizzati per valutare unʼimpresa. Tale rapporto per le imprese di maggio successo è in genere superiore a 1, indicando quindi che il valore delle attività dellʼimpresa supera il loro costo storico (o valore di liquidazione). Se è inferiore a 1, una ragione potrebbe essere ad esempio che gli investitori ritengono che il valore delle attività dellʼimpresa non siano profittevoli e addirittura inferiori al loro valore contabile. Gli analisti definiscono spesso le imprese con un basso market-to-book value come value stock, quelle con alto growth stock. Rapporto di indebitamento (leverage) Debiti finanziari Capitale netto Detto anche leva finanziaria, misura quanto lʼimpresa ricorre al debito come fonte di finanziamento. Ovviamente, è più utile quando è calcolato su valori di mercato. Enterprise value (valore totale dellʼimpresa) EV = Valore di mercato del capitale proprio + PFN (Posizione finanziaria netta = Debiti - crediti finanziari - cassa in eccesso) La capitalizzazione di mercato misura il valore di mercato del suo capitale proprio o il valore che rimane dopo che lʼimpresa ha pagato i suoi debiti. Il valore dellʼimpresa nel suo complesso è invece lʼenterprise value che stima il valore degli asset su cui poggia il business, liberi da debiti e distinti dalla cassa e dai titoli prontamente negoziabili. Indice di liquidità o di disponibilità (current ratio) Attività correnti Passività correnti I creditori confrontano spesso le attività e le passività correnti per valutare se lʼimpresa possieda sufficienti capitale circolante netto per soddisfare le necessità di breve periodo. Tale indice viene detto indice di liquidità o current ratio. Attività correnti (escluse le rimanenze) Passività correnti Tale rapporto, simile al precedente ma che esclude al numeratore le rimanenze viene detto quick ratio implica un minore rischio di mancanza di liquidità nel breve periodo. Il conto economico Elenca i ricavi e i costi dellʼimpresa in un periodo. La bottom line, lʼultima riga, mostra il risultato netto, una misura della redditività del periodo. Conto Economico a Valore Aggiunto Valore della produzione ■ EBITDA Earnings Before Interest, Taxes, - Costi esterni Depreciation and Amortization - Margine Valore Aggiunto Operativo Lordo - Costo del personale MOL o EBITDA ■ Amortization - Utile prima degli interessi, delle - Ammortamenti e accantonamenti MON (Margine operativo netto) o Risultato operativo imposte e degli ammortamenti dei beni + Proventi gestione accessoria immateriali - Oneri gestione accessoria + Proventi finanziari ■ EBIT (o Risultato ante oneri finanziari) + Proventi straordinari EBIT Earning Before Interests and Taxes Risultato ante oneri finanziari - Oneri finanziari Risultato Ordinario EBITA Earning Before Interests, Taxes and ■ EBT Earnings before tax - Risultato ante imposte - Oneri straordinari EBT (Risultato ante-imposte o RAI) - Imposte dell'esercizio Risultato netto (RN) Margine operativo lordo (MOL) o EBITDA o Margine lordo EBITDA = Ricavi operativi - Costi operativi (esclusi ammortamenti, ma inclusi i costi del personale) Eʼ dato dalla differenza dei ricavi derivanti dalla vendita di prodotti e i costi sostenuti per la loro produzione e vendita. Costi operativi Sono i costi derivanti dal normale svolgimento del business che non sono direttamente legati alla produzione dei beni o servizi venduti. Questi includono costi amministrativi, costi generali, stipendi, costi di marketing, spese di ricerca e sviluppo, oltre che gli ammortamenti che non corrispondono a reali uscite di cassa, in quanto costituiscono una stima dei costi legati al logoramento o allʼobsolescenza dellʼattività dʼimpresa. Il margine lordo al netto dei costi operativi è il Risultato operativo. EBIT Seguono gli oneri o i proventi che sorgono da attività che non sono il core business, sono per esempio i proventi e gli oneri derivanti dagli investimenti finanziari dellʼimpresa. Si ottiene quindi lʼEBIT, ovvero lʼutile al loro di interessi ed imposte. Risultato al lordo e al netto delle imposte DallʼEBIT si deducono gli interessi pagati sui debiti per giungere al RAI, ovvero al risultato ante imposte, per poi giungere al risultato netto dellʼimpresa. Il risultato netto se positivo rappresenta gli utili totali che spettano agli azionisti dellʼimpresa. Spesso viene riportato per singola azione sotto il nome EPS (Earnings per Share) o reddito per azione. LʼEPS si calcola dividendo il risultato netto per il numero totale di azioni emesse: Utile netto Numero totale di azioni Tale numero di azioni potrebbe però aumentare se lʼimpresa retribuisse i propri dipendenti e dirigenti con stock option, che danno diritto al possessore di acquistare un numero di azioni entro una specifica data a un prezzo pre determinato. Se le opzioni sono “esercitate”, lʼimpresa mette in circolazione e il numero di azioni aumenta. Tale numero aumenta a sua volta se sono state emesse obbligazioni convertibili In entrambi i casi, poiché si ha un numero di azioni superiore su cui dividere gli utili stessi questo incremento è indicato come diluizione. Le imprese segnalano spesso il potenziale di diluizione comunicando lʼEPS diluito. Analisi del Conto economico Indice di redditività (ROS) La redditività delle vendite di unʼimpresa (Operating margin o Return on sales) è il rapporto fra il risultato operativo e i ricavi di vendita: Risultato operativo Ricavi di vendita Questo rapporto misura quanto unʼimpresa guadagna (o perde, se negativo) prima degli oneri finanziari e delle imposte per ogni euro o dollaro di vendite. Mediante il confronto con lʼoperating margin di imprese dello stesso settore, si può valutare la relativa efficienza del funzionamento delle imprese in questione. Attenzione perché il valore di tale indice potrebbe dipendere sia dallʼefficienza, ma anche da altre strategie adottate, come lʼofferta a prezzi più bassi per raggiungere volumi di vendita più elevati. La redditività netta delle vendita (net profit margin) è il rapporto fra: Risultato netto Ricavi di vendita Questo rapporto misura la parte di ogni euro o dollaro di ricavi disponibile per gli azionisti dopo che la società ha pagato gli oneri finanziari e le imposte. Le differenze in questo indice possono dipendere da una diversa efficienza, ma anche da un diverso rapporto di indebitamento, che determina lʼammontare degli oneri finanziari. Rotazione del capitale circolante Serve per misurare lʼefficienza con cui lʼimpresa utilizza il proprio capitale circolante. Per esempio, si possono esprimere i crediti verso clienti in termini di giorni di credito alla clientela (che possono essere misurati utilizzando la media dei crediti al termine dellʼanno corrente e dellʼanno precedente). Crediti verso clienti Vendite medie giornaliere Il risultato sono i giorni di credito concessi alla clientela, ovvero il tempo medio che lʼimpresa impiega per riscuotere i crediti verso i clienti. Tale indice può fluttuare stagionalmente, ma un aumento inspiegabile potrebbe essere un sintomo preoccupante, potrebbe indicare che lʼimpresa sia poco efficace nella riscossione dei crediti o che stia provando a spingere le vendite offrendo generosi termini di dilazione. Anche i debiti verso i fornitori possono essere espressi in termini di numero di giorni, così come le scorte di magazzino. EBITDA Eʼ lʼutile prima degli interessi, delle imposte e degli ammortamenti. Poiché gli ammortamenti non sono uscite di cassa, lʼEBITDA riflette, in prima approssimazione, la cassa che lʼimpresa ha generato con le sue attività operative. Rapporti di indebitamento I finanziatori spesso valutano lʼindebitamento di un impresa calcolando un indice di copertura degli interessi (coverage). EBIT o EBITDA Oneri finanziari Quando lʼindice è alto segnala che lʼimpresa sta ottenendo molto più di quanto è necessario per pagare gli oneri finanziari dovuti sul debito. Redditività degli investimenti Gli analisti spesso valutano il rendimento degli investimenti utilizzando gli indici come il ROE (Return on Equity) o Redditività del capitale netto: Risultato netto Capitale netto (valore contabile) Il ROE fornisce la misura della remunerazione che lʼimpresa ha ottenuto sugli investimenti passati degli azionisti. Un ROE elevato può indicare che lʼimpresa è in grado di trovare opportunità di investimento molto vantaggiose. Risultato netto Totale attività Il ROA (Return on Assets) o Redditività delle attività è dato dal risultato netto o operativo per il totale delle attività. Indici di valutazione Gli analisti utilizzano indici per misurare il valore di mercato dellʼimpresa. Il più importante è il rapporto prezzo/utile o price/earinings ratio (P/E): Capitalizzazione di mercato = Prezzo azione Risultato netto = Utile per azione Il P/E è una semplice misura usata per valutare se unʼimpresa sia sopra o sotto valutata, basandosi sullʼidea che il valore dellʼazione dovrebbe essere proporzionale al livello degli utili generati per gli azionisti. Altri indici Tasso di rotazione del capitale investito Il tasso di rotazione del capitale investito, abbreviato ROT, è una misura economica (indice) della rotazione del capitale investito. La variazione nel tempo (stessa impresa nel periodo T0 rispetto al successivo periodo T1) o nello "spazio" (impresa in relazione ai concorrenti) dell'indice dà un'indicazione dell'efficacia dei fattori produttivi (capitale investito) in relazione ad un determinato volume di ricavi. Assets Turnover Il quale riporta la proporzionalità esistente fra fatturato e capitale investito; 'impresa cercherà di ottenere pari valori dell'indice tenendo quanto più basso possibile il valore del capitale investito. Capex Con Capex (da CAPital EXpenditure, ovvero spese in conto capitale), si intendono quei fondi che una impresa impiega per acquistare asset durevoli, ad esempio macchinari. Si tratta prevalentemente di investimenti in conto capitale che dovrebbero permettere all'azienda di espandere o migliorare la propria capacità produttiva. Un livello anormalmente basso di capex è solitamente indice di investimenti insufficienti, una situazione che se protratta nel tempo potrebbe nuocere al posizionamento dell'azienda sul mercato, poiché potrebbe avere difficoltà ad affrontare con successo la concorrenza. Costo del capitale di debito Il costo del capitale di debito, in inglese Return on debit o ROD indica la onerosità del capitale preso a prestito da terzi. Lʼindice che evidenzia il costo medio del denaro che l'azienda sostiene per il ricorso a capitale di terzi. Opex La spesa operativa od OpEx (dal termine inglese OPerating EXpense, ovvero spesa operativa) è il costo necessario per gestire un prodotto, un business od un sistema. La sua controparte, la spesa di capitale o CapEx (dall'inglese CAPital EXpenditure, ovvero spese per capitale), è il costo per sviluppare o fornire asset durevoli per il prodotto od il sistema. Per esempio, l'acquisto di una fotocopiatrice è da considerarsi CapEx, mentre il costo annuale per carta, toner, alimentazione e manutenzione rappresenta l'OpEx. Per sistemi più estesi come quelli di business, l'OpEx può anche includere il costo della manodopera e quelli dei siti, come l'affitto ed i relativi servizi. Return on investment (ROI) l Return on investment (o ROI, tradotto come indice di redditività del capitale investito o ritorno degli investimenti) indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate: esprime, cioè, quanto rende il capitale investito in quell'azienda. dove per Risultato Operativo si intende il risultato economico della sola Gestione Caratteristica, mentre per Capitale Investito Netto Operativo si intende il totale degli impieghi caratteristici al netto degli ammortamenti e degli accantonamenti, ossia l'Attivo Totale Netto meno gli investimenti extracaratteristici (investimenti non direttamente afferenti all'attività aziendale, ad esempio immobili civili) I maggiori difetti di tale indice sono: a) il ROI aumenta con il semplice susseguirsi degli esercizi. Ciò perché l'ammortamento cresce di anno in anno riducendo la base contabile; anche se ci si aspetta che l'azienda ponga in essere Capex necessari a reintegrare l'obsolescenza fisiologica degli asset. b) al denominatore abbiamo un fondo, mentre al numeratore c'è un flusso: per rendere le due componenti omogenee è consigliabile utilizzare la semisomma del capitale investito all'inizio del periodo considerato e quello alla fine. Per poter giudicare questo indice bisogna confrontarlo con il costo medio del denaro: se il ROI è inferiore al tasso medio di interesse sui prestiti (i debito), la remunerazione del capitale di terzi farebbe diminuire il Return on equity (ROE), si avrebbe cioè una leva finanziaria negativa: farsi prestare capitali porterebbe a peggiorare i conti dell'azienda. Viceversa, se il ROI dell'azienda è maggiore del costo del denaro preso a prestito (i debito), farsi prestare denaro e usarlo nell'attività produttiva porterebbe ad aumentare i profitti e migliorare i conti. Leva operativa La leva operativa (o Operating leverage) è un indicatore di struttura della gestione operativa di un'impresa, dato dal rapporto fra il reddito e il valore della produzione, con riferimento a uno specifico investimento o a un insieme di attività. In particolare il grado di leva operativa indica la sensibilità del reddito alla variazione dei ricavi: Indici di rotazione 1) indice di giacenza media del magazzino (GGM) calcolato come (MAGAZZINO/ RICAVI DI VENDITA)*360; 2) giorni di dilazione media concessi ai clienti (GGC) calcolato come (LIQUIDITÀ DIFFERITE/RICAVI DI VENDITA)*360 che fornisce le dilazioni passive concesse (passive dal momento che diminuiscono la liquidità aziendale); 3) giorni di dilazione media ottenuta dai fornitori (GGF) calcolato come (DEBITI DI GESTIONE/COSTI TIPICI)*360 ovvero le dilazioni attive ottenute. Si tratta di indici di rotazione che servono a meglio qualificare la liquidità aziendale e che risultano tanto più positivi quanto minore (nei primi due casi) o maggiore (per la dilazione ottenuta dai fornitori) sia il loro valore assoluto. Indici di struttura O gli "indici di struttura finanziaria-patrimoniale": 1) il "primo indice di struttura", dato dal rapporto fra Capitale Proprio ed Attivo Fisso cioè da CP/AF ed indica quanta parte del fabbisogno finanziario generato dall'attivo fisso è coperta dal capitale proprio; tale indice dovrebbe assumere, almeno nel lungo periodo, valori prossimi all'unità. 2) il "secondo indice di struttura" chiamato "indice di struttura propriamente detto", dato dal rapporto fra capitale proprio più debiti a medio-lungo termine (Dm/l) ed attivo fisso e cioè da (CP+Dm/l)/AF indice che dovrebbe assumere, in aziende finanziariamente solide, un valore maggiore dell'unità; qualora assumesse valori inferiori ad uno indicherebbe uno squilibrio dell'impresa in quanto verrebbe a mancare quella correlazione temporale tra le fonti di finanziamento (capitali permanenti, in quanto il mutuo è considerato sostituto temporaneo del capitale proprio) e gli impieghi in attivo fisso. Tali indici, anziché in rapporto, possono anche essere espressi in valore assoluto dando così vita ai margini di struttura: avremo pertanto il margine di struttura primario pari a (CPAF) ed il margine secondario dato da (CP+Dm/l-AF). Quando l'indice di struttura propriamente detto è maggiore di uno (cioè il margine di struttura secondario è maggiore di zero) significa che capitale proprio e debiti a m/l termine eccedono l'attivo fisso; bisognerà allora stabilire di quanto sia tollerabile tale eccesso: per fare ciò dovremo allora analizzare la struttura dell'attivo circolante; quest'ultimo è infatti composto dal magazzino (rimanenze), dalle liquidità differite e dalle liquidità immediate dove il magazzino è a sua volta suddivisibile in magazzino a scorta di veloce rigiro e magazzino a scorta permanente (o scorta tecnica: quella quantità di scorte comunque necessaria per mantenere in atto i cicli produttivi aziendali); tale seconda parte del magazzino è l'elemento dell'attivo circolante che risulta maggiormente immobilizzata ed è quindi quella che va considerata in contrapposizione dei capitali permanenti per stabilire di quanto sia accettabile il margine di questi ultimi sull'attivo fisso. L'indice di struttura propriamente detto sarà dunque modificato in (CP+Dm/l)/(AF +MAGperm) dando così luogo ad un indice che dovrebbe essere pari all'unità e che è detto "indice di struttura completo". Indice di indipendenza finanziaria L'indice di indipendenza finanziaria o IIF, è il rapporto tra il patrimonio netto e il capitale acquisito di un'azienda. Questo indice fa parte della famiglia degli indicatori di struttura, infatti è un indicatore di solidità dello stato patrimoniale dell'azienda. In base al rapporto dell''indice di indipendenza finanziaria, esistono sei tipi di strutture finanziarie: 0: l'azienda non ha mezzi propri, e si finanzia completamente all'esterno; da 0 a 0,33: la struttura finanziaria dell'azienda è gravemente squilibrata; 0,34 a 0,55: la struttura finanziaria dell'azienda è squilibrata; 0,56 a 0,66: la struttura finanziaria dell'azienda è equilibrata; 0,67 a meno di 1: la struttura finanziaria dell'azienda è equilibrata, e la più indicata per lo sviluppo dell'azienda; 1: l'azienda usa solo i mezzi propri. Margine di tesoreria Il margine di tesoreria (abbreviato spesso anche con la sigla MT) rappresenta una delle grandezze differenziali desumibili dal bilancio. Il suo scopo è quello di evidenziare la situazione di liquidità dellʼimpresa. Il valore di tale margine si ottiene come differenza tra il le liquidità immediate e differite e le passività correnti. Per liquidità immediate, si intendono i fondi liquidi disponibili presso lʼazienda o presso banche ed uffici postali (cassa, banca, titoli realizzabili a vista, ecc..), mentre le liquidità differite sono gli altri investimenti a breve termine esistenti alla data di bilancio diversi dalle liquidità immediate e dalle rimanenze di magazzino (crediti verso clienti, effetti attivi, crediti verso erario, ratei e risconti, ecc..) Le passività correnti sono, invece, i debiti a breve termine. Supponiamo di indicare con Li le liquidità immediate, con Ld le liquidità differite e con P le passività correnti, avremo: MT = Li + Ld - P Graficamente il margine di tesoreria può essere evidenziato nel modo seguente: Il margine di tesoreria indica di quanto le liquidità immediate e differite sono superiori rispetto alle passività correnti. Esso vuole segnalare la capacità dellʼimpresa di far fronte alla uscite future connesse con lʼesigenza di estinguere le passività a breve, con i mezzi liquidi a disposizione e con il realizzo delle attività a breve. Una buona situazione di liquidità dellʼimpresa presuppone che il valore di tale margine sia positivo.