1 TITOLO MA`… PA`… PERCHE` NON PARLIAMO DI SESSO
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1 TITOLO MA`… PA`… PERCHE` NON PARLIAMO DI SESSO
TITOLO ASL/ASO Responsabile di progetto − Cognome e nome − Struttura di appartenenza − Indirizzo postale per comunicazioni − e-mail − telefono − fax Partner (elenco di enti, scuole, organizzazioni, associazioni… che collaborano al progetto) Filone tematico e Azione Destinatari finali (target principale) Destinatari intermedi Setting Integrazione con azioni locali Tipologia dell’intervento MA’… PA’… PERCHE’ NON PARLIAMO DI SESSO? Progetto aziendale ASL8 CHIERI Dott.ssa Marina Farri – Responsabile coordinamento adolescenza ASL8- Servizio di Psicologia - Via Vittime di Bologna 20-10024 Moncalieri. [email protected] 011-6824351 011-6487153 Istituti di istruzione superiore dei distretti 1, 2, 3 e 4 dell’ASL8, Consorzi socio-assistenziali dei comuni del territorio dell’ASL8. EDUCAZIONE SESSUALE E PREVENZIONE DELLE IST Genitori e ragazzi tra i 14 e i 19 anni che hanno partecipato al progetto Incontri Straordinari insegnanti, operatori sociosanitari. Scuola e famiglia Piani di Zona, progetto locale di sviluppo(Città Educativa) Informativo Formativo Educativo Abstract Il progetto si inserisce come evoluzione del percorso di promozione della salute sessuale intrapreso dal Distretto Sanitario di Moncalieri in collaborazione con l’U.O.S. di Psicologia e rivolto ai ragazzi di alcune scuole superiori del territorio (Progetto ESSERE) e proseguito a livello aziendale con il Progetto Incontri Straordinari. Sarà un progetto rivolto a tutto il territorio dell’ASL8 e manterrà il modello di intervento multicomponente ( un approccio globale alla tematica in quanto svolto da diversi vertici e professionalità che tiene conto della necessità di informare, motivare e sviluppare competenze comportamentali nei ragazzi Modello I.M.B. Linee guida del Ministero della Salute Canadese). La scelta del filone tematico “Sessualità” nasce dal confronto tra i diversi operatori coinvolti nel progetto (Medici, ostetriche e psicologi) come risposta: - al numero significativo di richieste di IVG tra le adolescenti dell’ASL8; 1 - - - alla mancanza di conoscenze adeguate dei meccanismi fisiologici collegati alla riproduzione dei ragazzi coinvolti nel progetto ESSERE e INCONTRI STRAORDINARI; all’uso scorretto dei metodi anticoncezionali da parte dei ragazzi coinvolti nel progetto ESSERE e INCONTRI STRAORDINARI le difficoltà di comunicazione tra ragazzi e genitori rispetto al tema della sessualità per cui i ragazzi acquisiscono informazioni principalmente dai pari. Obiettivo: promuovere nei destinatari non solo una maggiore consapevolezza nell’ambito del sessualità, ma anche sperimentare nuove modalità di intervento che privilegino la dimensione comunicativa, sia in riferimento agli strumenti utilizzati, sia per attivare percorsi personalizzabili nelle singole famiglie. Il progetto si articolerà in più fasi: 1. costruzione di alleanze tra strutture sociosanitarie e scuole 2. formazione ad operatori ed insegnanti coinvolti nel progetto rispetto alla costruzione di strumenti comunicativi 3. interventi con i ragazzi secondo la metodologia della didattica attiva 4. sperimentazione da parte dei ragazzi degli stimoli appresi nei loro contesti di vita quotidiana Sono previsti strumenti di valutazione di processo, di impatto e di risultato con relative restituzioni a tutti gli attori del progetto. 2 CONTESTO DI PARTENZA Questo progetto nasce dall’interesse comune degli operatori sociosanitari del territorio dell’ASL8 che si occupano di adolescenti rispetto alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) e delle gravidanze indesiderate considerate come rischi per la salute dei ragazzi. Tale intervento si inserisce in un percorso formativo già in itinere che si occupa di salute sessuale considerandola come “Integrazione degli aspetti somatici, emozionali, intellettivi e sociali dell’esistere sessuale, in maniera che siano positivamente arricchenti e che accrescano la personalità umana, la comunicazione e l’amore” (OMS). Le attività svolte con gli adolescenti nelle diverse realtà distrettuali dell’ASL8 sono state infatti caratterizzate dal porre come “presupposto che la finalità dell’educazione sessuale sia quella di aiutare le persone a possedere uno stato di benessere psicosessuale e atteggiamenti/comportamenti responsabili verso la sessualità e la corporeità, basati sui valori della libertà, del rispetto di sé e dell’altro”, utilizzando dunque un approccio umanistico (Veglia F., Manuale di educazione sessuale, 2004). Il confronto tra gli operatori all’interno del Coordinamento multidisciplinare sull’adolescenza (deliberazione n. 871 dell’ASL8 in data 4/12/2003 e che riunisce i rappresentanti delle categorie professionali sanitarie e sociali che si occupano di adolescenti sul territorio ) ha messo in luce l’opportunità di creare una progettualità comune che si arricchisca delle singole esperienze superandole nella costruzione di percorsi condivisi e strumenti comuni. Tale intervento verrà realizzato nella condivisione di un modello teorico interazionista e costruttivista che considera l’individuo e il suo contesto come un sistema in continua e reciproca interazione e pone al centro dell’attenzione l’azione individuale (Bonino ed al., Adolescenti e rischio, 2003). Il progetto prende le mosse dall’intervento Incontri Straordinari attualmente in atto nelle scuole superiori del territorio dell’ASL8. Esso presuppone quindi un gruppo di operatori già rodato e sensibilizzato rispetto al rapporto tra il tema della sessualità e le modalità di rappresentazione e significazione dei media audiovisivi. Anche in questo intervento è prevista una forte sinergia tra i profili professionali scientifici e sociali e le competenze riferibili all’universo dei linguaggi e delle narrazioni audiovisive. In questo senso, ogni stadio del progetto sarà condotto da entrambi gli esperti. DIAGNOSI EDUCATIVA ED ORGANIZZATIVA Partendo dalla diagnosi educativa ed organizzativa svolta per il progetto Incontri Straordinari che di seguito riportiamo: Dal rapporto “Tra infanzia e adolescenza in Piemonte: “sane e malsane”abitudini” (HBSC 2005) emerge che il 24,4% del campione regionale di quindicenni dichiara di aver già avuto rapporti sessuali e che una percentuale superiore al 75% dichiara di aver fatto uso del profilattico nell’ultimo rapporto sessuale avuto. Inoltre emerge che le abitudini sessuali che derivano dai dati regionali ripropongono quelle emerse nei dati nazionali. Anche dalla ricerca svolta in Piemonte dalla prof. Bonino e dai suoi collaboratori (2003) emerge che il 15% dei 14-15enni ha avuto gia rapporti sessuali, mentre la percentuale sale al 30% dei 1617enni ed al 55% dei 18-19enni. Tali dati confermano quanto emerso dall’analisi dei questionari somministrati all’interno del progetto Essere nelle classi seconde di due scuole superiori di Moncalieri (Un liceo scientifico ed un istituto tecnico). Infatti risulta che al liceo il 21% dei ragazzi ha già avuto rapporti sessuali mentre all’istituto tecnico la percentuale sale al 31% e che quest’ultimo dato è legato alla presenza, in questo secondo gruppo di ragazzi, di un maggior numero di 16 e 17enni. Questi risultati sottolineano l’opportunità di lavorare sulla fascia di età dei 14-16enni in quanto anche in letteratura emerge che il momento migliore per un intervento preventivo efficace sia quello in cui le abitudini e i comportamenti delle persone siano in fase di cambiamento e definizione, perchè solo allora gli individui appaiono sensibili e ricettivi. Un altro dato emerso a Moncalieri, in entrambe le scuole coinvolte nel Progetto Essere, è che una percentuale significativa di ragazzi non ha un partner fisso, ma con una differenziazione netta in 3 riferimento al genere: il 70% dei maschi contro il 25% delle femmine dichiara di avere rapporti occasionali. Tali risultati trovano conferma nella ricerca svolta a livello piemontese dalla prof. Bonino e dai suoi collaboratori (2003) in cui si evidenzia una maggiore difficoltà maschile a coniugare la sessualità con l’affettività. Inoltre dai nostri dati (Progetto Essere) emerge che la maggior parte del campione ritiene che i rapporti sessuali rappresentino per i maschi un’occasione di esperienza mentre per le femmine l’espressione di un legame affettivo. Questi risultati possono essere letti sia come l’espressione del bisogno di percepirsi adulti da parte degli adolescenti quindi di comportarsi come tali assumendo anche i modelli presenti nella nostra società rispetto al maschile e al femminile, ma sottolineano anche come il comportamento sessuale possa assolvere alla necessità di esplorare nuove sensazioni mettendosi alla prova e testando propri limiti e capacità. Quest’ultimo aspetto ha trovato riscontro anche negli incontri avuti con i ragazzi in classe da cui è emerso come alcuni di loro, sia maschi sia femmine, hanno avuto o avrebbero il primo rapporto al di fuori di un rapporto affettivo stabile per diventare “esperti” e solo a questo punto la dimensione sessuale potrebbe entrare nella coppia senza rischiare di danneggiarla. Rispetto all’uso di metodi anticoncezionali risulta prevalere un uso del preservativo anche se spesso saltuario e che il 15% dei ragazzi non ha usato metodi anticoncezionali nel primo rapporto sessuale. I dati legati al debutto sessuale sono da tenere particolarmente in considerazione in quanto le ricerche a livello piemontese(Bonino 2003) hanno messo in correlazione un debutto sessuale più precoce all’interno di un rapporto occasionale e un minore utilizzo dei contraccettivi al primo rapporto con un utilizzo più irregolare dei contraccettivi nei rapporti successivi e l’assunzione di un comportamento promiscuo. Tutti elementi tipici di un comportamento con funzione esplorativo/trasgressiva e che rendono peraltro gli adolescenti maggiormente a rischio rispetto alle malattie sessualmente trasmesse e alle gravidanze indesiderate. L’intervento si prefigge dunque lo scopo di aiutare i ragazzi a trovare altre via di realizzazione, sperimentazione non trasgressive attraverso interventi sia diretti con loro sia con le loro figure educative: insegnanti e genitori. Per capire come intervenire dobbiamo dunque tenere presente alcuni elementi anche emersi dal nostro lavoro sul territorio e che possiamo suddividere in fattori: determinanti predisponenti 1) molti ragazzi non conoscono l’esistenza dei consultori e quelli che la conoscono ritengono sia un luogo sanitario dove si va quando si è malati 2) come emerge dai dati anche del questionario a Moncalieri la maggior parte dei ragazzi riceve dai coetanei informazioni su queste tematiche 3) le conoscenze dei ragazzi rispetto alla fisiologia sono parziali e talvolta scorrette 4) i ragazzi preferiscono parlare con degli esperti di sessualità in quanto percepiscono i genitori gli insegnanti poco chiari e diretti nell’affrontare queste tematiche determinanti abilitanti 1) i ragazzi che hanno rapporti non usano sempre il preservativo, 2) i ragazzi, soprattutto maschi, hanno rapporti sessuali occasionali, 3) alcuni ragazzi/e non hanno i primi rapporti sessuali con il proprio partner in quanto hanno paura che una cattiva prestazione possa compromettere la prosecuzione del rapporto. Quindi diventa fattore abilitante il non tollerare l’insuccesso e la strutturazione di una relazione caratterizzata da aspetti narcisistici dove prevale l’ansia di prestazione. aspetto peraltro evidenziato dalle nuove teorizzazioni sull’adolescenza (Charmet G., Inuovi Adolescenti, 2000 ed. Cortina). 4) Alcuni consultori sono strutturati come ambulatori sanitari caratterizzati da aspetti burocratici che rendono difficile l’accesso ai ragazzi 5) Esistono collaborazioni stabili tra scuola e servizi 4 6) Nei diversi territori sono già presenti consultori sia con obiettivi sanitari che psicosocioeducativi. determinanti rinforzanti (rispetto al fattore sociale di protezione di non essere isolati e poterne parlare) 1) Gli adulti tendono a parlare poco di argomenti sessuali. 2) Spesso gli adulti si sentono insicuri nell’affrontare queste tematiche e chiedono agli esperti cosa devono dire, per paura che un loro intervento sbagliato abbia conseguenze estreme L’attuale progetto intende lavorare in modo specifico sui determinanti predisponesti 2) (come emerge dai dati anche del questionario a Moncalieri la maggior parte dei ragazzi riceve dai coetanei informazioni su queste tematiche) e 4) (i ragazzi preferiscono parlare con degli esperti di sessualità in quanto percepiscono i genitori gli insegnanti poco chiari e diretti nell’affrontare queste tematiche) e sui due determinanti rinforzanti (1)Gli adulti tendono a parlare poco di argomenti sessuali.2)Spesso gli adulti si sentono insicuri nell’affrontare queste tematiche e chiedono agli esperti cosa devono dire, per paura che un loro intervento sbagliato abbia conseguenze estreme). TRASFERIBILITÀ DI PROVE DI EFFICACIA DISPONIBILI E ESEMPI DI BUONA PRATICA Modelli canadesi: Pellai Peer education Articolo: disapprovazione dei genitori come elemento che modifica il comportamento dei ragazzi Anche il gruppo della professoressa Bonino afferma: “A conferma di altri studi, i risultati della nostra ricerca indicano che lo stile più protettivo è quello autorevole, caratterizzato sia da un’adeguata supervisione del comportamento dei figli, attraverso regole esplicite di cui si chiede rispetto, sia da una costante disponibilità e apertura al dialogo. I ragazzi sanno così di poter contare su genitori che non hanno abdicato al loro ruolo educativo.” Dalle ricerche inoltre emerge che un importantissimo spazio di realizzazione nella vita degli adolescenti è rappresentato dalla scuola. I ragazzi che riescono ad investire in questo ambito della loro vita ottenendo soddisfazione e potendo costruire una progettualità più a lungo termine sono maggiormente protetti dai comportamenti a rischio. Essi infatti trovano attraverso l’apprendimento e la partecipazione alla vita sociale a scuola occasioni per sperimentarsi e per raccogliere sfide costruttive senza cercare altre forme di affermazione di sé pericolose o distruttive. Infine dai risultati della ricerca emerge come ulteriore fattore protettivo, il fatto che i ragazzi possano trovare all’interno della comunità luoghi di aggregazione e soprattutto se in queste situazioni possono confrontarsi rispetto alle loro progettualità a breve e lungo termine, alle loro idee e ai loro valori, alla loro vita di relazione, grazie anche alla presenza educativa di adulti. 5 MODELLI TEORICI DI CAMBIAMENTO DEI COMPORTAMENTI E STILE DI CONDUZIONE DEL PROGETTO Rifacendosi al modello di Jessor (1997) si parte dalla convinzione che i comportamenti a rischio degli adolescenti non possono essere interpretati solo in senso psicopatologico, come espressione di aspetti irrazionali, perversi o malati. Essi infatti possono “adempiere ad importanti funzioni e possono essere un aspetto essenziale dello sviluppo psicosociale”. Essi inoltre non sono neanche la riduttiva imitazione del comportamento dei coetanei. Possono essere compresi invece attraverso un modello che pone al centro l’individuo e lo mette in relazione ad i suoi compiti specifici di sviluppo correlati a sue caratteristiche personali, sociali e ambientali. All’interno di questa cornice teorica anche il comportamento sessuale può venire ad assolvere alcune funzioni: • acquisizione dell’adultità attraverso l’assunzione di comportamenti tipici della vita adulta • bisogno di esplorare nuove sensazioni e di sperimentare le proprie competenze • necessità di emulazione e di competizione con i pari attraverso rituali di passaggio. A seconda delle modalità con cui viene realizzata l’esperienza sessuale si evidenzia il prevalere di una funzione rispetto ad un’altra. L’assunzione di comportamenti a rischio è infatti più legata a funzioni di esasperazione dell’adultità, di sperimentazione Il modulo formativo intende approfondire le possibilità di utilizzare gli strumenti audiovisivi per affrontare il tema della sessualità. La specificità del progetto si condensa in alcune peculiarità, che lo rendono innovativo sia sul piano metodologico che su quello operativo: - utilizzare gli adolescenti come protagonisti e non come semplici destinatari, unendo le logiche della peer education a quelle della formazione permanente degli adulti - declinare il concetto di formazione oltre le dimensioni dell’aula (scolastica, in questo caso) e del gruppo strutturato, permettendo a ciascun partecipante di modellare il percorso nei contesti di vita quotidiana, a partire dalle proprie caratteristiche e specificità - attivare dinamiche comunicative – tra pari e in famiglia - che siano realmente personalizzate e gestibili direttamente dagli adolescenti, senza un “controllo” superiore o la rigida predeterminazione delle modalità di attuazione. 6 GERARCHIA DI OBIETTIVI CONGRUENTI CON LA DIAGNOSI EDUCATIVA ED ORGANIZZATIVA Scopo generale: prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e delle gravidanze indesiderate Attraverso i seguenti sottoobiettivi: aiutare gli adolescenti a coniugare sessualità e affettività, migliorare le conoscenze degli adulti e dei ragazzi rispetto alla loro salute sessuale, facilitare la comunicazione tra adulti e ragazzi su questi temi. gerarchia comportamentale ambientale predisponente Risultato diagnosi (Osservato) Obiettivo specifico (Atteso) la maggior parte dei ragazzi riceve dai Aumentare il numero di ragazzi coetanei informazioni su queste che si rivolgono ad adulti per avere tematiche informazioni i ragazzi preferiscono parlare con degli Rendere gli insegnanti e i genitori esperti di sessualità in quanto più capaci di comunicare con i percepiscono gli insegnanti e i genitori ragazzi sul tema della sessualità poco chiari e diretti nell’affrontare queste tematiche rinforzante Gli adulti tendono a parlare poco di argomenti relativi alla sessualità poichè spesso si sentono insicuri nell’affrontare queste tematiche e chiedono agli esperti cosa devono dire per paura che un loro intervento sbagliato abbia conseguenze estreme Aumentare la disponibilità degli adulti ad affrontare queste tematiche con i ragazzi sia attraverso il dialogo e l’ascolto sia attraverso interventi autorevoli verso le abitudini sessuali degli adolescenti 7 PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ Destinatari Intervento Entro quando Equipe di progetto Incontri per definire il percorso progettuale e le modalità Dicembre 2007 di presentazione alle scuole Equipe di lavoro Elaborazione dei metodi di intervento e scelta degli Aprile 2008 strumenti e dei metodi da utilizzare, con particolare attenzione a quanto emerso nel percorso già in atto. Definizione dei criteri di costruzione dei questionari di ingresso e di uscita da somministrare agli studenti Studenti Somministrazione del questionario di ingresso. Prima metà 1 incontro di 2 ore La sessualità come elemento personale di ottobre 2008 Studenti La sessualità come dimensione sociale e culturale Seconda metà 1 incontro di 2 ore di ottobre 2008 Genitori La sessualità tra sfera personale e dimensione sociale e Seconda metà 1 incontro di 2 ore culturale di ottobre 2008 Studenti La sessualità e i rischi per la salute Prima metà 1 incontro di 2 ore Studenti di novembre 2008 Parlare di sesso è ancora tabù? 1 incontro di 2 ore Seconda metà di novembre 2008 Genitori La sessualità tra sfera personale e dimensione sociale e Seconda metà 1 incontro di 2 ore culturale di novembre 2008 Percorsi Sperimentazione delle competenze apprese nei contesti di Dicembre 2008 personalizzati vita quotidiani Marzo 2009 Studenti Verifica del percorso svolto. Somministrazione del Aprile 2009 1 incontro di 2 ore questionario di uscita Genitori Verifica del percorso svolto Aprile 2009 1 incontro di 2 ore ALLEANZE PER LA SALUTE TRA GLI ATTORI INTERESSATI Incontri di programmazione all’interno del Coordinamento Multidisciplinare sull’Adolescenza tra operatori sanitari e socioeducativi per la scelta degli strumenti e delle procedure più efficaci da eseguire in relazione allo sviluppo ed ai risultati intermedi delle fasi del progetto. 8 PIANO PER LA VALUTAZIONE DI PROCESSO Che cosa Riunioni periodiche progettazione tra partecipanti al progetto Punto critico Strumento Indicatore processo di Difficoltà di avere incontri ravvicinati e Verbali riunioni di equipe i puntuali conseguente all’ampiezza del territorio su cui si opera Continuità di presenza degli insegnanti che partecipano al progetto Interventi formativi con insegnanti rispetto alle competenze comunicative Difficoltà a reclutare genitori interessati Metodi di formazione attiva quali Focus Group, Role play e discussioni in gruppo Interventi diretti ai genitori ed utilizzo dei ragazzi stessi come stimolo Interventi formativi con genitori rispetto al rafforzamento delle loro competenze genitoriali per presentare un modello di adulto autorevole ed in questo senso protettivo rispetto ai comportamenti a rischio degli adolescenti. Interventi nelle classi Disponibilità dei ragazzi a partecipare attivamente Metodi di formazione attiva quali uso dei mezzi audiovisivi, Focus Group, Role play e discussioni in gruppo 9 PIANO PER LA VALUTAZIONE DI RISULTATO Gerarchia Obiettivo (atteso Indicatore Standard di cambiamento) quali- e/o quantitativo Predisponente Aumentare il Percentuale di risposte 10% numero di che vengono modificate il questionario ragazzi che si tra rivolgono ad iniziale e quello finale adulti per avere informazioni rinforzante Rendere gli insegnanti e i genitori più capaci di comunicare con i ragazzi sul tema della sessualità Numero degli adulti che 30% partecipano con continuità al percorso Aumentare la disponibilità degli adulti ad affrontare queste tematiche con i ragazzi sia attraverso il dialogo e l’ascolto sia attraverso interventi autorevoli verso le abitudini sessuali degli adolescenti Numero di ragazzi che 20% attua nei contesti quotidiani quanto appreso durante gli interventi Disponibilità degli 70% adulti partecipanti a partecipanti mettersi in gioco Strumento Questionario iniziale-finale Foglio presenze incontri agli dei Osservazione del comportamento Dichiarazione dei ragazzi negli incontri finali di verifica RICADUTE DEL PROGETTO Gli insegnanti formati potranno avere modalità più efficaci di comunicazione con gli alunni I genitori partecipando ai gruppi di discussione potranno sviluppare competenze rispetto al confronto e alla capacità di identificarsi con l’altro che il lavorare in gruppo facilita riconoscendo il loro ruolo attivo di educatori Sviluppare interventi uniformi secondo protocolli condivisi su tutti e quattro i distretti dell’ASL8 10 PIANO DI COMUNICAZIONE Tipologia strategia Diffusione attraverso massmedia locali e strumenti di comunicazione delle organizzazioni Metodi e strumenti Quando GRUPPO DI PROGETTO Nominativo Marina Farri Professionalità Psicologo Bevivino Teresa Traina Mario Romeo Fortunato Filiberti Dario Albano Lucia Medico Medico Medico Medico Medico Malvicino Giovanna Gabbiani Lia psicologa Sordano Angela psicologa Re Lucia psicologa psicologa Servizio organizzazione Servizio di Psicologia-Moncalieri Coordinamento adolescenza Direttore Distretto Moncalieri Direttore Distretto Chieri Direttore Distretto Nichelino Direttore Distretto Carmagnola Ref Prom.sal.e educazione Sanitaria Psicologia sede di Chieri OrganizzativoOrganizzativoOrganizzativoOrganizzativo Organizzativo Formativo educativo Organizzativo Formativo educativo Psicologia sede di Carmagnola Organizzativo Formativo educativo Psicologia sede di Nichelino Organizzativo Formativo Educativo Servizio di Psicologia-Moncalieri Organizzativo/Formativo educativo BUDGET Tipologia di spesa Autofinanziamento Personale 4000 Euro Formazione con esperto (Dott. M. Marangi) e Sussidi audiovisivi Totale 4000 Euro La Responsabile del progetto Dott.ssa Marina Farri Ruolo Responsabile progetto Spesa prevista 4000 Euro 4000 Euro 8000 Euro La Referente Aziendale PES Dott.ssa Lucia Albano 11