1 TITOLO MA`… PA`… PERCHE` NON PARLIAMO DI SESSO

Transcript

1 TITOLO MA`… PA`… PERCHE` NON PARLIAMO DI SESSO
TITOLO
ASL/ASO
Responsabile di progetto
− Cognome e nome
− Struttura di appartenenza
− Indirizzo postale per comunicazioni
− e-mail
− telefono
− fax
Partner
(elenco di enti, scuole, organizzazioni,
associazioni… che collaborano al progetto)
Filone tematico e Azione
Destinatari finali
(target principale)
Destinatari intermedi
Setting
Integrazione con azioni locali
Tipologia dell’intervento
MA’… PA’… PERCHE’ NON PARLIAMO
DI SESSO?
Progetto aziendale ASL8 CHIERI
Dott.ssa Marina Farri – Responsabile
coordinamento adolescenza ASL8- Servizio di
Psicologia - Via Vittime di Bologna 20-10024
Moncalieri.
[email protected]
011-6824351
011-6487153
Istituti di istruzione superiore dei distretti 1, 2, 3
e 4 dell’ASL8, Consorzi socio-assistenziali dei
comuni del territorio dell’ASL8.
EDUCAZIONE SESSUALE E PREVENZIONE DELLE IST
Genitori e ragazzi tra i 14 e i 19 anni che hanno
partecipato al progetto Incontri Straordinari
insegnanti, operatori sociosanitari.
Scuola e famiglia
Piani di Zona, progetto locale di sviluppo(Città
Educativa)
Informativo
Formativo
Educativo
Abstract
Il progetto si inserisce come evoluzione del
percorso di promozione della salute sessuale
intrapreso dal Distretto Sanitario di Moncalieri
in collaborazione con l’U.O.S. di Psicologia e
rivolto ai ragazzi di alcune scuole superiori del
territorio (Progetto ESSERE) e proseguito a
livello aziendale con il Progetto Incontri
Straordinari. Sarà un progetto rivolto a tutto il
territorio dell’ASL8 e manterrà il modello di
intervento multicomponente ( un approccio
globale alla tematica in quanto svolto da diversi
vertici e professionalità che tiene conto della
necessità di informare, motivare e sviluppare
competenze comportamentali nei ragazzi Modello I.M.B. Linee guida del Ministero della
Salute Canadese).
La scelta del filone tematico “Sessualità” nasce
dal confronto tra i diversi operatori coinvolti nel
progetto (Medici, ostetriche e psicologi) come
risposta:
- al numero significativo di richieste di
IVG tra le adolescenti dell’ASL8;
1
-
-
-
alla mancanza di conoscenze adeguate
dei meccanismi fisiologici collegati alla
riproduzione dei ragazzi coinvolti nel
progetto ESSERE e INCONTRI
STRAORDINARI;
all’uso
scorretto
dei
metodi
anticoncezionali da parte dei ragazzi
coinvolti nel progetto ESSERE e
INCONTRI STRAORDINARI
le difficoltà di comunicazione tra ragazzi
e genitori rispetto al tema della sessualità
per cui i ragazzi acquisiscono
informazioni principalmente dai pari.
Obiettivo: promuovere nei destinatari non solo una
maggiore consapevolezza nell’ambito del sessualità,
ma anche sperimentare nuove modalità di intervento
che privilegino la dimensione comunicativa, sia in
riferimento agli strumenti utilizzati, sia per attivare
percorsi personalizzabili nelle singole famiglie.
Il progetto si articolerà in più fasi:
1. costruzione di alleanze tra
strutture sociosanitarie e scuole
2. formazione ad operatori ed
insegnanti coinvolti nel progetto
rispetto alla costruzione di
strumenti comunicativi
3. interventi con i ragazzi secondo
la metodologia della didattica
attiva
4. sperimentazione da parte dei
ragazzi degli stimoli appresi nei
loro contesti di vita quotidiana
Sono previsti strumenti di valutazione di
processo, di impatto e di risultato con relative
restituzioni a tutti gli attori del progetto.
2
CONTESTO DI PARTENZA
Questo progetto nasce dall’interesse comune degli operatori sociosanitari del territorio dell’ASL8
che si occupano di adolescenti rispetto alla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse
(IST) e delle gravidanze indesiderate considerate come rischi per la salute dei ragazzi. Tale
intervento si inserisce in un percorso formativo già in itinere che si occupa di salute sessuale
considerandola come “Integrazione degli aspetti somatici, emozionali, intellettivi e sociali
dell’esistere sessuale, in maniera che siano positivamente arricchenti e che accrescano la personalità
umana, la comunicazione e l’amore” (OMS). Le attività svolte con gli adolescenti nelle diverse
realtà distrettuali dell’ASL8 sono state infatti caratterizzate dal porre come “presupposto che la
finalità dell’educazione sessuale sia quella di aiutare le persone a possedere uno stato di benessere
psicosessuale e atteggiamenti/comportamenti responsabili verso la sessualità e la corporeità, basati
sui valori della libertà, del rispetto di sé e dell’altro”, utilizzando dunque un approccio umanistico
(Veglia F., Manuale di educazione sessuale, 2004).
Il confronto tra gli operatori all’interno del Coordinamento multidisciplinare sull’adolescenza
(deliberazione n. 871 dell’ASL8 in data 4/12/2003 e che riunisce i rappresentanti delle categorie
professionali sanitarie e sociali che si occupano di adolescenti sul territorio ) ha messo in luce
l’opportunità di creare una progettualità comune che si arricchisca delle singole esperienze
superandole nella costruzione di percorsi condivisi e strumenti comuni. Tale intervento verrà
realizzato nella condivisione di un modello teorico interazionista e costruttivista che considera
l’individuo e il suo contesto come un sistema in continua e reciproca interazione e pone al centro
dell’attenzione l’azione individuale (Bonino ed al., Adolescenti e rischio, 2003).
Il progetto prende le mosse dall’intervento Incontri Straordinari attualmente in atto nelle scuole superiori del
territorio dell’ASL8. Esso presuppone quindi un gruppo di operatori già rodato e sensibilizzato rispetto al
rapporto tra il tema della sessualità e le modalità di rappresentazione e significazione dei media audiovisivi.
Anche in questo intervento è prevista una forte sinergia tra i profili professionali scientifici e sociali e le
competenze riferibili all’universo dei linguaggi e delle narrazioni audiovisive. In questo senso, ogni stadio
del progetto sarà condotto da entrambi gli esperti.
DIAGNOSI EDUCATIVA ED ORGANIZZATIVA
Partendo dalla diagnosi educativa ed organizzativa svolta per il progetto Incontri Straordinari che di
seguito riportiamo:
Dal rapporto “Tra infanzia e adolescenza in Piemonte: “sane e malsane”abitudini” (HBSC
2005) emerge che il 24,4% del campione regionale di quindicenni dichiara di aver già avuto
rapporti sessuali e che una percentuale superiore al 75% dichiara di aver fatto uso del profilattico
nell’ultimo rapporto sessuale avuto. Inoltre emerge che le abitudini sessuali che derivano dai dati
regionali ripropongono quelle emerse nei dati nazionali.
Anche dalla ricerca svolta in Piemonte dalla prof. Bonino e dai suoi collaboratori (2003) emerge
che il 15% dei 14-15enni ha avuto gia rapporti sessuali, mentre la percentuale sale al 30% dei 1617enni ed al 55% dei 18-19enni.
Tali dati confermano quanto emerso dall’analisi dei questionari somministrati all’interno del
progetto Essere nelle classi seconde di due scuole superiori di Moncalieri (Un liceo scientifico ed
un istituto tecnico). Infatti risulta che al liceo il 21% dei ragazzi ha già avuto rapporti sessuali
mentre all’istituto tecnico la percentuale sale al 31% e che quest’ultimo dato è legato alla presenza,
in questo secondo gruppo di ragazzi, di un maggior numero di 16 e 17enni.
Questi risultati sottolineano l’opportunità di lavorare sulla fascia di età dei 14-16enni in quanto
anche in letteratura emerge che il momento migliore per un intervento preventivo efficace sia quello
in cui le abitudini e i comportamenti delle persone siano in fase di cambiamento e definizione,
perchè solo allora gli individui appaiono sensibili e ricettivi.
Un altro dato emerso a Moncalieri, in entrambe le scuole coinvolte nel Progetto Essere, è che una
percentuale significativa di ragazzi non ha un partner fisso, ma con una differenziazione netta in
3
riferimento al genere: il 70% dei maschi contro il 25% delle femmine dichiara di avere rapporti
occasionali. Tali risultati trovano conferma nella ricerca svolta a livello piemontese dalla prof.
Bonino e dai suoi collaboratori (2003) in cui si evidenzia una maggiore difficoltà maschile a
coniugare la sessualità con l’affettività.
Inoltre dai nostri dati (Progetto Essere) emerge che la maggior parte del campione ritiene che i
rapporti sessuali rappresentino per i maschi un’occasione di esperienza mentre per le femmine
l’espressione di un legame affettivo. Questi risultati possono essere letti sia come l’espressione del
bisogno di percepirsi adulti da parte degli adolescenti quindi di comportarsi come tali assumendo
anche i modelli presenti nella nostra società rispetto al maschile e al femminile, ma sottolineano
anche come il comportamento sessuale possa assolvere alla necessità di esplorare nuove sensazioni
mettendosi alla prova e testando propri limiti e capacità. Quest’ultimo aspetto ha trovato riscontro
anche negli incontri avuti con i ragazzi in classe da cui è emerso come alcuni di loro, sia maschi sia
femmine, hanno avuto o avrebbero il primo rapporto al di fuori di un rapporto affettivo stabile per
diventare “esperti” e solo a questo punto la dimensione sessuale potrebbe entrare nella coppia senza
rischiare di danneggiarla.
Rispetto all’uso di metodi anticoncezionali risulta prevalere un uso del preservativo anche se spesso
saltuario e che il 15% dei ragazzi non ha usato metodi anticoncezionali nel primo rapporto sessuale.
I dati legati al debutto sessuale sono da tenere particolarmente in considerazione in quanto le
ricerche a livello piemontese(Bonino 2003) hanno messo in correlazione un debutto sessuale più
precoce all’interno di un rapporto occasionale e un minore utilizzo dei contraccettivi al primo
rapporto con un utilizzo più irregolare dei contraccettivi nei rapporti successivi e l’assunzione di un
comportamento promiscuo. Tutti elementi tipici di un comportamento con funzione
esplorativo/trasgressiva e che rendono peraltro gli adolescenti maggiormente a rischio rispetto alle
malattie sessualmente trasmesse e alle gravidanze indesiderate. L’intervento si prefigge dunque lo
scopo di aiutare i ragazzi a trovare altre via di realizzazione, sperimentazione non trasgressive
attraverso interventi sia diretti con loro sia con le loro figure educative: insegnanti e genitori.
Per capire come intervenire dobbiamo dunque tenere presente alcuni elementi anche emersi dal
nostro lavoro sul territorio e che possiamo suddividere in fattori:
determinanti predisponenti
1) molti ragazzi non conoscono l’esistenza dei consultori e quelli che la conoscono ritengono
sia un luogo sanitario dove si va quando si è malati
2) come emerge dai dati anche del questionario a Moncalieri la maggior parte dei ragazzi
riceve dai coetanei informazioni su queste tematiche
3) le conoscenze dei ragazzi rispetto alla fisiologia sono parziali e talvolta scorrette
4) i ragazzi preferiscono parlare con degli esperti di sessualità in quanto percepiscono i genitori
gli insegnanti poco chiari e diretti nell’affrontare queste tematiche
determinanti abilitanti
1) i ragazzi che hanno rapporti non usano sempre il preservativo,
2) i ragazzi, soprattutto maschi, hanno rapporti sessuali occasionali,
3) alcuni ragazzi/e non hanno i primi rapporti sessuali con il proprio partner in quanto
hanno paura che una cattiva prestazione possa compromettere la prosecuzione del
rapporto. Quindi diventa fattore abilitante il non tollerare l’insuccesso e la strutturazione
di una relazione caratterizzata da aspetti narcisistici dove prevale l’ansia di prestazione.
aspetto peraltro evidenziato dalle nuove teorizzazioni sull’adolescenza (Charmet G.,
Inuovi Adolescenti, 2000 ed. Cortina).
4) Alcuni consultori sono strutturati come ambulatori sanitari caratterizzati da aspetti
burocratici che rendono difficile l’accesso ai ragazzi
5) Esistono collaborazioni stabili tra scuola e servizi
4
6) Nei diversi territori sono già presenti consultori sia con obiettivi sanitari che
psicosocioeducativi.
determinanti rinforzanti (rispetto al fattore sociale di protezione di non essere isolati e poterne
parlare)
1) Gli adulti tendono a parlare poco di argomenti sessuali.
2) Spesso gli adulti si sentono insicuri nell’affrontare queste tematiche e chiedono agli esperti
cosa devono dire, per paura che un loro intervento sbagliato abbia conseguenze estreme
L’attuale progetto intende lavorare in modo specifico sui determinanti predisponesti 2) (come
emerge dai dati anche del questionario a Moncalieri la maggior parte dei ragazzi riceve dai
coetanei informazioni su queste tematiche) e 4) (i ragazzi preferiscono parlare con degli
esperti di sessualità in quanto percepiscono i genitori gli insegnanti poco chiari e diretti
nell’affrontare queste tematiche) e sui due determinanti rinforzanti (1)Gli adulti tendono a
parlare poco di argomenti sessuali.2)Spesso gli adulti si sentono insicuri nell’affrontare queste
tematiche e chiedono agli esperti cosa devono dire, per paura che un loro intervento sbagliato
abbia conseguenze estreme).
TRASFERIBILITÀ DI PROVE DI EFFICACIA DISPONIBILI E ESEMPI DI BUONA
PRATICA
Modelli canadesi:
Pellai Peer education
Articolo: disapprovazione dei genitori come elemento che modifica il comportamento dei ragazzi
Anche il gruppo della professoressa Bonino afferma: “A conferma di altri studi, i risultati della
nostra ricerca indicano che lo stile più protettivo è quello autorevole, caratterizzato sia da
un’adeguata supervisione del comportamento dei figli, attraverso regole esplicite di cui si chiede
rispetto, sia da una costante disponibilità e apertura al dialogo. I ragazzi sanno così di poter contare
su genitori che non hanno abdicato al loro ruolo educativo.” Dalle ricerche inoltre emerge che un
importantissimo spazio di realizzazione nella vita degli adolescenti è rappresentato dalla scuola. I
ragazzi che riescono ad investire in questo ambito della loro vita ottenendo soddisfazione e potendo
costruire una progettualità più a lungo termine sono maggiormente protetti dai comportamenti a
rischio. Essi infatti trovano attraverso l’apprendimento e la partecipazione alla vita sociale a scuola
occasioni per sperimentarsi e per raccogliere sfide costruttive senza cercare altre forme di
affermazione di sé pericolose o distruttive.
Infine dai risultati della ricerca emerge come ulteriore fattore protettivo, il fatto che i ragazzi
possano trovare all’interno della comunità luoghi di aggregazione e soprattutto se in queste
situazioni possono confrontarsi rispetto alle loro progettualità a breve e lungo termine, alle loro idee
e ai loro valori, alla loro vita di relazione, grazie anche alla presenza educativa di adulti.
5
MODELLI TEORICI DI CAMBIAMENTO DEI COMPORTAMENTI E STILE DI
CONDUZIONE DEL PROGETTO
Rifacendosi al modello di Jessor (1997) si parte dalla convinzione che i comportamenti a rischio
degli adolescenti non possono essere interpretati solo in senso psicopatologico, come espressione di
aspetti irrazionali, perversi o malati. Essi infatti possono “adempiere ad importanti funzioni e
possono essere un aspetto essenziale dello sviluppo psicosociale”. Essi inoltre non sono neanche la
riduttiva imitazione del comportamento dei coetanei. Possono essere compresi invece attraverso un
modello che pone al centro l’individuo e lo mette in relazione ad i suoi compiti specifici di sviluppo
correlati a sue caratteristiche personali, sociali e ambientali.
All’interno di questa cornice teorica anche il comportamento sessuale può venire ad assolvere
alcune funzioni:
• acquisizione dell’adultità attraverso l’assunzione di comportamenti tipici della vita
adulta
• bisogno di esplorare nuove sensazioni e di sperimentare le proprie competenze
• necessità di emulazione e di competizione con i pari attraverso rituali di passaggio.
A seconda delle modalità con cui viene realizzata l’esperienza sessuale si evidenzia il prevalere di
una funzione rispetto ad un’altra. L’assunzione di comportamenti a rischio è infatti più legata a
funzioni di esasperazione dell’adultità, di sperimentazione
Il modulo formativo intende approfondire le possibilità di utilizzare gli strumenti audiovisivi per affrontare il
tema della sessualità. La specificità del progetto si condensa in alcune peculiarità, che lo rendono innovativo
sia sul piano metodologico che su quello operativo:
- utilizzare gli adolescenti come protagonisti e non come semplici destinatari, unendo le logiche della
peer education a quelle della formazione permanente degli adulti
- declinare il concetto di formazione oltre le dimensioni dell’aula (scolastica, in questo caso) e del
gruppo strutturato, permettendo a ciascun partecipante di modellare il percorso nei contesti di vita
quotidiana, a partire dalle proprie caratteristiche e specificità
- attivare dinamiche comunicative – tra pari e in famiglia - che siano realmente personalizzate e
gestibili direttamente dagli adolescenti, senza un “controllo” superiore o la rigida predeterminazione
delle modalità di attuazione.
6
GERARCHIA DI OBIETTIVI CONGRUENTI CON LA DIAGNOSI EDUCATIVA ED
ORGANIZZATIVA
Scopo generale: prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e delle gravidanze indesiderate
Attraverso i seguenti sottoobiettivi: aiutare gli adolescenti a coniugare sessualità e affettività,
migliorare le conoscenze degli adulti e dei ragazzi rispetto alla loro salute sessuale, facilitare la
comunicazione tra adulti e ragazzi su questi temi.
gerarchia
comportamentale
ambientale
predisponente
Risultato diagnosi (Osservato)
Obiettivo specifico (Atteso)
la maggior parte dei ragazzi riceve dai Aumentare il numero di ragazzi
coetanei informazioni su queste
che si rivolgono ad adulti per avere
tematiche
informazioni
i ragazzi preferiscono parlare con degli
Rendere gli insegnanti e i genitori
esperti di sessualità in quanto
più capaci di comunicare con i
percepiscono gli insegnanti e i genitori
ragazzi sul tema della sessualità
poco chiari e diretti nell’affrontare queste
tematiche
rinforzante
Gli adulti tendono a parlare poco di
argomenti relativi alla sessualità poichè
spesso si sentono insicuri nell’affrontare
queste tematiche e chiedono agli esperti
cosa devono dire per paura che un loro
intervento sbagliato abbia conseguenze
estreme
Aumentare la disponibilità degli
adulti
ad
affrontare
queste
tematiche con i ragazzi sia
attraverso il dialogo e l’ascolto sia
attraverso interventi autorevoli
verso le abitudini sessuali degli
adolescenti
7
PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ
Destinatari
Intervento
Entro quando
Equipe di progetto
Incontri per definire il percorso progettuale e le modalità
Dicembre 2007
di presentazione alle scuole
Equipe di lavoro
Elaborazione dei metodi di intervento e scelta degli
Aprile 2008
strumenti e dei metodi da utilizzare, con particolare
attenzione a quanto emerso nel percorso già in atto.
Definizione dei criteri di costruzione dei questionari di
ingresso e di uscita da somministrare agli studenti
Studenti
Somministrazione del questionario di ingresso.
Prima metà
1 incontro di 2 ore
La sessualità come elemento personale
di ottobre 2008
Studenti
La sessualità come dimensione sociale e culturale
Seconda metà
1 incontro di 2 ore
di ottobre 2008
Genitori
La sessualità tra sfera personale e dimensione sociale e
Seconda metà
1 incontro di 2 ore
culturale
di ottobre 2008
Studenti
La sessualità e i rischi per la salute
Prima metà
1 incontro di 2 ore
Studenti
di novembre 2008
Parlare di sesso è ancora tabù?
1 incontro di 2 ore
Seconda metà
di novembre 2008
Genitori
La sessualità tra sfera personale e dimensione sociale e
Seconda metà
1 incontro di 2 ore
culturale
di novembre 2008
Percorsi
Sperimentazione delle competenze apprese nei contesti di Dicembre 2008
personalizzati
vita quotidiani
Marzo 2009
Studenti
Verifica del percorso svolto. Somministrazione del
Aprile 2009
1 incontro di 2 ore
questionario di uscita
Genitori
Verifica del percorso svolto
Aprile 2009
1 incontro di 2 ore
ALLEANZE PER LA SALUTE TRA GLI ATTORI INTERESSATI
Incontri di programmazione all’interno del Coordinamento Multidisciplinare sull’Adolescenza tra
operatori sanitari e socioeducativi per la scelta degli strumenti e delle procedure più efficaci da
eseguire in relazione allo sviluppo ed ai risultati intermedi delle fasi del progetto.
8
PIANO PER LA VALUTAZIONE DI PROCESSO
Che cosa
Riunioni
periodiche
progettazione
tra
partecipanti al progetto
Punto critico
Strumento
Indicatore processo
di Difficoltà di avere incontri ravvicinati e Verbali riunioni di equipe
i puntuali conseguente all’ampiezza del
territorio su cui si opera
Continuità di presenza degli insegnanti che
partecipano al progetto
Interventi formativi con
insegnanti
rispetto
alle
competenze comunicative
Difficoltà a reclutare genitori interessati
Metodi di formazione attiva
quali Focus Group, Role play
e discussioni in gruppo
Interventi diretti ai genitori ed
utilizzo dei ragazzi stessi
come stimolo
Interventi formativi con
genitori
rispetto
al
rafforzamento delle loro
competenze genitoriali per
presentare un modello di
adulto autorevole ed in
questo
senso
protettivo
rispetto ai comportamenti a
rischio degli adolescenti.
Interventi nelle classi
Disponibilità dei ragazzi a partecipare
attivamente
Metodi di formazione attiva
quali
uso
dei
mezzi
audiovisivi, Focus Group,
Role play e discussioni in
gruppo
9
PIANO PER LA VALUTAZIONE DI RISULTATO
Gerarchia
Obiettivo (atteso
Indicatore
Standard
di cambiamento) quali- e/o quantitativo
Predisponente
Aumentare
il Percentuale di risposte 10%
numero
di che vengono modificate
il
questionario
ragazzi che si tra
rivolgono
ad iniziale e quello finale
adulti per avere
informazioni
rinforzante
Rendere gli
insegnanti e i
genitori più
capaci di
comunicare con i
ragazzi sul tema
della sessualità
Numero degli adulti che 30%
partecipano
con
continuità al percorso
Aumentare
la
disponibilità
degli adulti ad
affrontare queste
tematiche con i
ragazzi
sia
attraverso
il
dialogo
e
l’ascolto
sia
attraverso
interventi
autorevoli verso
le
abitudini
sessuali
degli
adolescenti
Numero di ragazzi che 20%
attua
nei
contesti
quotidiani
quanto
appreso durante gli
interventi
Disponibilità
degli 70%
adulti partecipanti a partecipanti
mettersi in gioco
Strumento
Questionario
iniziale-finale
Foglio
presenze
incontri
agli
dei Osservazione
del
comportamento
Dichiarazione
dei
ragazzi
negli incontri
finali
di
verifica
RICADUTE DEL PROGETTO
Gli insegnanti formati potranno avere modalità più efficaci di comunicazione con gli alunni
I genitori partecipando ai gruppi di discussione potranno sviluppare competenze rispetto al
confronto e alla capacità di identificarsi con l’altro che il lavorare in gruppo facilita riconoscendo il
loro ruolo attivo di educatori
Sviluppare interventi uniformi secondo protocolli condivisi su tutti e quattro i distretti dell’ASL8
10
PIANO DI COMUNICAZIONE
Tipologia strategia
Diffusione attraverso massmedia locali e strumenti di
comunicazione delle organizzazioni
Metodi e strumenti
Quando
GRUPPO DI PROGETTO
Nominativo
Marina Farri
Professionalità
Psicologo
Bevivino Teresa
Traina Mario
Romeo Fortunato
Filiberti Dario
Albano Lucia
Medico
Medico
Medico
Medico
Medico
Malvicino
Giovanna
Gabbiani Lia
psicologa
Sordano Angela
psicologa
Re Lucia
psicologa
psicologa
Servizio organizzazione
Servizio di Psicologia-Moncalieri
Coordinamento adolescenza
Direttore Distretto Moncalieri
Direttore Distretto Chieri
Direttore Distretto Nichelino
Direttore Distretto Carmagnola
Ref
Prom.sal.e
educazione
Sanitaria
Psicologia sede di Chieri
OrganizzativoOrganizzativoOrganizzativoOrganizzativo
Organizzativo Formativo
educativo
Organizzativo Formativo
educativo
Psicologia sede di Carmagnola
Organizzativo Formativo
educativo
Psicologia sede di Nichelino
Organizzativo Formativo
Educativo
Servizio di Psicologia-Moncalieri Organizzativo/Formativo
educativo
BUDGET
Tipologia di spesa Autofinanziamento
Personale
4000 Euro
Formazione con
esperto (Dott. M.
Marangi) e Sussidi
audiovisivi
Totale
4000 Euro
La Responsabile del progetto
Dott.ssa Marina Farri
Ruolo
Responsabile progetto
Spesa prevista
4000 Euro
4000 Euro
8000 Euro
La Referente Aziendale PES
Dott.ssa Lucia Albano
11