Alienanti alienazioni
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Alienanti alienazioni
www.pankalon.it www.pankalon.it Informazioni su Panicale e sull’associazione, pubblicazioni, musei, restauri... on-line i numeri della Voce del Campanone www.pankalon.it Periodico di informazione dell’associazione Pan Kalon - PANICALE Alienanti alienazioni spedizione in A.P. 70% - L. 662/96 - DCI/Umbria-Aut. Del Trib. Di Perugia N° 30/2001 del 31/10/2001- Dir. Resp. Luigina Miccio Asta dei beni appartenuti al nostro Ospedale Il giorno ventitré di marzo, presso la sede legale della USL n. 2 Umbria, ha avuto luogo un’asta pubblica per l’alienazione di taluni fondi ubicati nella zona Olmini del Comune di Panicale. Uno dei sette lotti in questione è un fabbricato ex rurale con corte, gli altri sono terreni ricompresi in parte in zona agricola ed in parte in zona edificabile. I beni in questione, fino alla istituzione delle USL ed alla conseguente soppressione dell’Ospedale di Panicale, erano di proprietà di quest’ultimo, nato in tempi antichi per fornire cure ai poveri ed agli infermi, e rappresentavano l’oggetto di lasciti di privati fatti all’ente nel corso dei secoli. Queste generose donazioni erano elargite principalmente da panicalesi benestanti, o comunque da persone legate al paese, che avevano il desiderio di contribuire alla prosperità della loro amata terra. Come narrato da Gustavo Grifoni nelle “Memorie Istoriche su Panicale”, una generosa benefattrice fu Giulia Caporali, la quale dispose un cospicuo lascito con un testamento ricco di sagge disposizioni relative ai beni devoluti, fra le quali : “Ordino che mai in alcun tempo infinito possano vendersi alienarsi né meno permutarsi a causa e titolo di miglior comodità né per qualunque altra causa”. Il Grifoni commenta che “da queste disposizioni apparisce bene che Giulia Caporali diffidava degli amministratori, che in generale mal corrispondono alla volontà dei testatori e benefattori”. Purtroppo i fatti dimostrano che mai preoccupazione fu più fondata. Duole pensare che pochissimo sia rimasto di quello che un tempo era patrimonio di Panicale e delle sue Istituzioni, e quindi ricchezza dei suoi abitanti. Non sarebbe stata scelta più giudiziosa quella di evitare la vendita dei terreni e di metterli a frutto in altri modi? Magari facendoli coltivare per rifornire le mense scolastiche e la cucina della casa protetta. In ogni caso sarebbe equo, nonché rispettoso delle volontà delle defunte genti, che il denaro proveniente dalla vendita dei lotti fosse reinvestito in servizi socio sanitari per gli abitanti di Panicale. Note sono infatti le carenze del punto di erogazione della Salute, dove per garantire il servizio del Cup ci si avvale del volontariato da parte della Pro Loco, e dove si assiste ad una continua perdita di specialisti. Silvia Fratini Una data storica per Panicale La chiesetta dei cappuccini sul colle torna a vivere in nome del dialogo In quella mattinata assolata del 14 marzo 2009 Panicale ha vissuto un momento storico: l’inaugurazione del completamento del restauro della chiesa di Santa Croce. Il sito è panoramico, scopo di une delle più belle passeggiate nei dintorni del paese. Le origini della chiesa sono molto antiche, nel trecento esisteva una chiesetta e nel 1536 vi fu costruito il convento dei cappuccini; un cappellaio panicalese donò molto dei suoi averi per realizzarlo. Questo convento ospitò illustri religiosi durante trecento trenta anni della sua storia. I frati abbandonarono il convento nel 1866, cacciati dalle autorità vigenti. Il convento fu venduto a privati e la chiesa e l’orto divennero cimitero comunale nel 1872 restando in uso fino al 1972. Nel 1972 le ruspe abbatterono il convento cinquecentesco con i suoi due chiostri, poi la chiesa e il cimitero furono abbandonati finchè nel 1990 si notarono pericolose crepe nei muri e nel 2005 crollò la volta e il tetto. Da tempo l’associazione Pan Kalon insisteva presso le autorità comunali, (il comune è proprietario dell’edificio) perché ne fosse realizzato il restauro. Fece una campagna per sensibilizzare Primavera 2009 www.pankalon.it Una grande opera in un piccolo teatro L’amato ”Teatro Caporali” giovedì 5 febbraio 2009, ha avuto la visita del grande Gioachino Rossini e del suo “Barbiere di Siviglia”, sicuramente uno dei momenti clou della sua trecentenaria storia. Il vago timore che quest’opera debordasse dall’intima cornice offerta da questo piccolo teatro è svanito alle prime battute; l’intimità del luogo ha coinvolto il pubblico nella rappresentazione sul palcoscenico. Anche coloro che conoscono il “Barbiere” dei grandi palcoscenici con splendidi interpreti, difficilmente lo hanno vissuto così gaio, vivace e leggero, così totalmente giocoso. Raramente si trovano sul palco di un’opera dei cantanti così bravi che sono al tempo stesso attori eccellenti e che sono in grado di comporre un armonioso ensemble in ogni fase dello spettacolo. Senza dubbio ciò è anche merito del REGISTA, Marco Bellussi con la sua abile guida e del noto DIRETTORE D’ORCHESTRA, il Maestro Roberto Zarpellon. L’ eccezionale ed elegante direzione, la sensibile coordinazione dei solisti, del coro (“Lirico dell’Umbria”) e degli strumenti hanno fatto dimenticare al pubblico come egli avesse a disposizione solo un’orchestra numericamente piccola, seppur molto impegnata, l’ENSEMBLE DA CAMERA DEL TRASIMENO. Il tenore, Filippo Pina Castiglioni, nel ruolo del CONTE D’ALMAVIVA, doveva cantare un’aria tra le più difficili (la serenata) ed ha convinto sia con la sua voce che con la sua straordinaria presenza scenica. Il soprano, Francesca Bruni, ha brillato nei panni di ROSINA, con agili colorature ed un personaggio tra civettuolo e giocoso, capriccioso e amoroso. Il baritono, Oliviero Giorgiutti, eccelle nel ruolo di FIGARO con la sua fiera aria di bravura ed è sempre il motore che mantiene lo spettacolo in movimento. Al baritono Virgilio Bianconi è stato affidato il ruolo di DON BARTOLO, l’avversario del conte d’Almaviva. La sua voce meravigliosamente duttile dal timbro scuro e vellutato entusiasma quanto il suo talento da comme- la popolazione e le autorità con l’invio al sindaco di centinaia di cartoline firmate dai cittadini. Nel 2007 iniziarono i lavori grazie al contributo della Regione Umbria. E’ doveroso riconoscere l’eccellenza del restauro sia dal punto di vista architettonico, per il materiale usato compreso il carbonio (per dare leggerezza alle strutture interne della volta che oggi purtroppo non si vedono ) - sia per la competenza di chi ha restaurato le parti interne e del pronao. La campana, quella originale, era sparita allora due cittadini stranieri legati a Panicale e che posseggono una casa nelle vicinanze della chiesa, i Signori Xavier Leurquin e Françoise De Visscher, fecero dono di una nuova campana alla quale, insieme a Virgilio Bianconi, presidente dell’associazione Pan Kalon, si dette il nome “Dialogo” diante. Alessandro Avona, basso, impersona magistralmente l’intrigante DON BASILIO sia con la voce che con la recitazione. Indimenticabile la sua aria “La calunnia....” . Pregevoli anche le parti secondarie con Rosalba Petranizzi nel ruolo di BERTA e Giovanni Bertoldi in quello di FIORELLO. L’impegno di Virgilio Bianconi in questi giorni è stato grande perché lui è il promotore, per Pan Kalon, ed anche l’organizzatore di questa serata operistica. E’ in prima linea al suo prodigarsi, a quello di quanti lo hanno aiutato ed all’idealismo di tutti i cantanti e musicisti che dobbiamo questa magnifica serata. Con essa Bianconi ha dimostrato cosa riesce ad ottenere l’iniziativa privata in un periodo tanto difficile per prosa e lir- inciso nelle 4 principali lingue europee, e nell’interno si fece incidere i nomi di San Francesco e di Santa Chiara. La nota che produce la campana è il LA. La scelta non è casuale poiché la nota LA viene usata per acsegue a pagina 4 ica, in cui lo Stato ed i Comuni sono sempre meno disposti a impegnarsi per la cultura. Il pubblico entusiasta nel teatro strapieno ha ringraziato gli artisti con lunghissimi applausi e lanciandogli rose. Questa indimenticabile serata di alto livello è senz’altro la migliore pubblicità che Panicale si possa augurare. Peccato che un simile spettacolo non si ripeterà tanto presto se non verranno messi a disposizione aiuti pubblici. L’idealismo del promotore ed organizzatore ci ricorda, in una serata come questa, che anche l’amato Teatro Caporali, oggi divenuto attrazione turistica, deve la sua nascita proprio all’idealismo di singoli abitanti di Panicale. Doris und Walther Weissauer, Panicale PAN KALON 2 A caccia di libri Devo confessare una grave dipendenza - una dipendenza dai vecchi libri. Ogni volta che mi trovo in una città che mi è poco familiare cerco con passione le librerie di libri usati. La scorsa settimana, in una piccola città in Inghilterra, poco lontano da Winchester, ho trovato con grande gioia una libreria di queste. Una categoria di libri a cui non posso resistere è quella sull'Italia - i viaggi degli inglesi in Italia nel settecento e ottocento, la politica, le biografie dei papi, e soprattutto le esperienze di soldati inglesi in Italia durante la guerra in particolare all'aiuto incredibile che ricevettero dal popolo italiano. Un titolo accattivante ha attirato il mio sguardo: “A Castle in Italy” di Lina Waterfield (Londra 1961). L' autrice, una donna di famiglia aristocratica, venne per vivere in Italia all'inizio del secolo passato. Insieme al marito, un artista, comprò un castello in Toscana e probabilmente avrebbe continuato a vivere una vita d' indolenza privilegiata, se non fosse intervenuta la prima guerra mondiale che la avvicinò al popolo. Dopo la guerra, la Signora Waterfield, diventò giornalista dell'Observer, un settimanale inglese di centrosinistra. Nel ruolo di giornalista incontrò diverse volte Benito Mussolini prima della Marcia su Roma e scrisse uno dei primi articoli su Mussolini pubblicato nella stampa inglese. In questo articolo lei previde i pericoli che aspettano un leader che governa a viva forza. La sua conoscenza personale di Mussolini si dimostrò utile più tardi. Vicino a Bologna c'è la piccola città di Molinella dove, negli anni dopo la prima guerra, c'era in corso un esperimento eccezionale. Un farmacista che si chiamava Masserenti istituì una cooperativa. Il Banco Popolare locale prestò i fondi per la bonifica della regione paludosa intorno a Molinella e la creazione di risaie, e gli operai della cooperativa furono disposti a contribuire con il 50% del loro stipendio per pagare la banca. Le paludi dunque vennero sanate e coltivate, furono comprate macchine per i soci della cooperativa; vennero costruite case popolari, scuole, un ospedale e una biblioteca. Nel 1920 la cooperativa aveva un milione di lire nella banca. Tutto questo fu distrutto nel 1922. Subito dopo la Marcia su Roma Masserenti fu espulso da Molinella, perseguitato dai fascisti che sequestrarono tutti i beni della cooperativa. Un operaio Bolognese chiamato Bentivoglio portò al Duce le firme di 30,000 persone che si rifiutavano di iscriversi ai sindacati fascisti. Per questo fu bastonato severamente e imprigionato. Dopo aver sentito la relazione di questa storia, la Signora Waterfield si decise a chiedere una intervista con il Duce. Lo vide al Palazzo Chigi e descrisse le esperienze del popolo. “Che vorresti da me?” disse Mussolini. “Giustizia per il popolo di Molinella e per Bentivoglio”. Bentivoglio fu liberato lo stesso giorno. (Venti anni più tardi fu ucciso combattendo coi partigiani.) Molti degli inglesi che vivevano in Toscana, ci informa la Signora Waterfield, avevano un grande entusiasmo per Mussolini. Per loro era un superuomo. Quindi lei cominciò a domandarsi se fosse incapace di comprenderne i meriti. Ma la sua risoluzione fu rinforzata quando, nel 1927, incontrò il gran filosofo Benedetto Croce. “C'e qualcosa di definito nel fascismo?” lei domandò. Croce la guardò sopra gli occhiali con aria divertita. “Non c'è niente nel fascismo, niente, assolutamente niente. Fino ad ora non hanno scritto nemmeno una pagina.” Nel suo libro la Signora Waterfield registra i dolori del popolo italiano negli anni trenta e durante i giorni neri della guerra. Ma non perse la sua fiducia sulle capacità del popolo a riprendersi e uscire da questa pagina nera di storia. Lei chiude il libro paragonando l'Italia all'ulivo. Dopo la potatura l'ulivo si vede tagliato e sembra senza vita. Ma i rami si riprendono e la pianta prende un aspetto angulare e un pò bieco nonostante le foglie belle di colore argento-verde. “L'ulivo è non solo l'emblema di pace ma anche della determinazione imperterrita di sopravvivere, di fiorire e di produrre. L'Italia, come l'ulivo, e sempre verde.” La mia dipendenza, in questo caso, si è rivelata molto giovenale. Grazie a questo testo inglese ho capito un pò meglio la lotta del popolo nel periodo fascista. Ho scoperto una pagina di storia arricchendo la mia conoscenza d'Italia e del suo popolo. Norman Russell L’antico legame tra Panicale e Chiusi Scrive il professore Antonio Batinti in “Area Trasimeno-Pievese note linguistiche ” del 1988: ”Questa zona umbrotoscana – il riferimento è a quella fascia di territorio a sud-ovest del lago Trasimeno comprendente i comuni di Castiglione del Lago, Panicale, Paciano, Piegaro e Città della Pieve -, punto di incontro di influenze diverse, ebbe vicende linguistiche, condizionate da quelle politiche assai complesse. Chiusi, più che Perugia, è stata il polo di attrazione e il punto di riferimento per quelle popolazioni diocesane (quasi tutte), in linea rispetto alla tradizione della sua antica lucumonia, del ducato longobardo e del periodo marchionale”. Ecco io di questo voglio parlare, di qui ci siamo sempre sentiti e ci sentiamo più legati ai toscani per parlata, carattere, tradizioni, cultura. Sarà stato, insomma, di tutto un pò ma una cosa è certa quando abbiamo avuto la prima automobile, anche se erano anni che frequentavamo Perugia per via delle scuole superiori, siamo stati sempre attratti dalla vicinissima Toscana e da Chiusi in particolare, ma anche da Cortona, Chianciano, Montepulciano. A dire la verità Chiusi l’avevamo frequentata molti anni prima, quando con la mitica millequattro di Pierino il noleggiatore, accompagnati dai genitori, avevamo scoperto la magia del cinema con film quali “La Tunica”, “Quo Vadis” e “I dieci Comandamenti”. Chiusi quale polo di attrazione e punto di riferimento per Panicale. Io voglio trattenervi brevemente su questo aspetto così, forse, tanto normale per noi panicalesi da non essere quasi mai preso in considerazione e di E al cinema saremmo ritornati con le nostre cinquecento per anni e anni, il sabato sera o la domenica pomeriggio, qualche volta da soli ma più spesso in allegre brigate di amici. Ed in quei locali dell’Ariston o del non essere, quasi mai, oggetto di studio e riflessione. Per farlo parto da quelle che sono state le mie esperienze personali, ma non solo, perchè sono state, quantomeno, esperienze di tutta la mia generazione e sicuramente di quella precedente e seguente; non so se visto il cambiare dei tempi, degli interessi e del modo di vedere e valutare le cose, lo sia anche della generazione attuale. C’è tutto del vero nelle affermazioni del Batinti sul fatto che sia stata Chiusi, più che Perugia, il polo di attrazione ed il punto di riferimento per i panicalesi. Sarà stato perché per ben dodici secoli, milleduecento anni, Panicale sia vissuta ininterrottamente sotto la Diocesi di Chiusi, vale a dire dal V al XVII secolo, sino a che nel 1601 per volere di Clemente VIII che creò la Diocesi di Città della Pieve, Panicale venne inserita in questa nuova realtà territoriale. Sarà stato perché siamo figli degli stessi antenati etruschi, sarà stato perché Cavallino Bianco, assistemmo anche agli ultimi bagliori della vecchia rivista che si andava sempre più trasformando in spettacoli di spogliarello. Ma Chiusi, per noi ragazzi, era anche la pizzeria nella quale andavamo dopo il cinema o che sostituivamo al cinema. Chiusi era anche la “ rilevante” stazione ferroviaria dove fermavano tutti i treni più importanti, specie nel periodo estivo per via della stagione termale a Chianciano e dove, qualche volta, ci recavamo per veder passare i treni e sognare avventure e viaggi. Chiusi era anche il 1uogo da dove partiva e dove poi faceva ritorno l’unico mezzo di comunicazione che Panicale aveva e con Chiusi e con Perugia: il postale, famoso quando andavamo alle superiori era quello di Dino, il conducente, un vecchissimo postale anteguerra e l’altro, un po’ più moderno, del fattorino Dando. Chiusi era anche il luogo dove si facevano le spese importanti: i materi- ali da costruzione, il cemento, il ferro , il legname, gli arredi per la casa , ecc. ;ma era ache il posto dal quale due volte la settimana giungeva a Panicale il camion con la frutta e le verdure. Chiusi, questo sino a non molti anni or sono, era il luogo da dove giungeva la posta ed i giornali; quante volte negli inverni nevosi con il postale di Dino che non poteva salire lungo gli esse degli olmini, siamo rimasti senza un giornale e senza corrispondenza. Chiusi, o dalle parti di Chiusi, era anche il luogo dove si andava a ballare, a trascorrere l’ultimo dell’anno, a passare una serata in allegria. Chiusi, insomma, era tutto questo e, forse, anche qualcosa di più, ci sentivamo parte di questa città della quale conoscevamo solo e soltanto il mitico re Porsenna, perché studiato nei libri di scuola, come colui che per poco non riuscì a battere i romani; tutte le altre cose pregevoli e belle le avremmo conosciute, visitate e apprezzate molto più tardi. Chiusi era in definitiva la nostra seconda patria nella quale andandoci ci sentivamo sicuri e a nostro agio come a Panicale. E non è certo un caso se quando attorno alla metà degli anni ‘60 Panicale ebbe, grazie al coraggio, volontà e generosità del dottor Claudio Caprini, ma non solo, la sua squadra di calcio i primi campioni che andavamo ad applaudire e per i quali facevamo un tifo sfegatato fossero di Chiusi; mi piace qui ricordare qualche nome di quelli, numerosi, che nel corso degli anni militarono nel Panicale perché furono coloro che ai nostri occhi di giovani e giovanissimi rappresentavano il massimo anche perchè, come amavano dire gongolandosi i dirigenti, venivano tutti da squadre che aveva fatto le serie superiori qualcuno, addirittura, ma non vorrei sbagliarmi, aveva giocato anche in serie B. Ma eccoli i nomi di quei campioni: Fedi, il portiere insuperabile, Misticoni il centravanti un pò fermo ma dal tiro micidiale, e poi ancora Pizziconi, Pinzi e tanti altri che ora non ricordo più. Ecco allora da questo mio racconto raffazzonato e, certo, incompleto è facile capire l’importanza che Chiusi da un punto di vista economico, pratico, di divertimenti, di servizi, ecc. abbia avuto per Panicale, almeno sino a non molti anni fa. E’ facile capire, quindi, anche il profondo legame affettivo che moltissimi di noi hanno avuto con questo centro che, torno a ripeterlo, ha rappresentato una seconda patria; sicuramente difficile è poter stabilire i perché di questa attrazione e di questa influenza che, certamente ha origine profondissime e lontanissime al punto, ritengo, e credo di non dire un’eresia, che il suo richiamo faccia parte del codice genetico dei panicalesi, così come quello per Chianciano, quanti panicalesi vi hanno lavorato, per Montepulciano, quante passeggiate nella città del Poliziano, per Cortona, quanti anni d’estate a vedere gli spettacoli all’aperto. Tutto ciò, però, mi pare meriti uno studio approfondito e circostanziato, soprattutto sui rapporti storici, economici, artistici e culturali che Panicale e Chiusi hanno avuto nel corso della storia dai quali potrà senz’altro emergere il perché Chiusi, più di Perugia, sia stato polo di attrazione e punto di riferimento per il nostro amato borgo. E chissà che un giorno, magari con la sponsorizzazione di qualche editore a di qualche amministrazione comunale, non mi prenda l’idea di metterci le mani, anzi, scusate, la penna. Luciano Lepri Donna Faber La voce del Campanone - Primavera 2009 di Maura Lepri Recandomi quel pomeriggio a teatro pensavo: sarà la solita conferenza-presentazione di un libro, farcita di elogi e a volte di banalità. Ci andavo volontieri, l’autrice essendo una cara amica che stimo e che merita di essere incoraggiata nelle sue ricerche sul sociale di Panicale, della nostra Panicale di una volta. Ma fu tutt’altro: Le luci si abbassano, l’atmosfera è di attesa, ed ecco apparire su un grande schermo donne che conosciamo, che frequentiamo ogni giorno; appaiono nel grigiore soffuso del passato….. e parlano… recitano i loro ricordi… visi marcati dagli anni , dalle gioie e dai dolori provati… attrici della vita che ti commuovono per la loro verità; esprimono semplicità, umiltà, fierezza ma anche spirito perché sanno che le loro testimonianze sugli usi, le tradizioni, le credenze di una volta presentano anche, sentite oggi, un valore umoristico. Buone attrici, Bruna Marietti, Annunziata Barluzzi, Annunziata Marchettoni, Angiolina, Capecchi, Iride Panzanelli, Antonella Cagiotti, Bice Bruni, Erina Crisantemi, Ines Gallo e la ricordata Dina Matera ci hanno trascinati verso una nuova conoscenza che grazie a loro non sparirà. Questo è successo il giorno della Festa delle Donne con perfetta opportunità. Ritornate le luci il palcoscenico si è animato con la presenza, dietro un tavolo da conferenza, di persone autorevoli: la giornalista Patrizia Mari che fa da coordinatrice della manifestazione, il Consigliere per le Pari Opportunità della Regione Umbria, la Dottoressa Daniela Filippi, il Dottor Franco Tomassoni della banca Credi Umbra, finanziatrice della pubblicazione. Promotrice del libro e della manifestazione è l’Associazione libera Pan Kalon di Panicale. Gli interventi hanno sottolineato l’importanza di queste ricerche fatte dal vivo e che sono alla base di una scienza nuova incoraggiata, come ci riferisce l’autrice, dall’organizzazione internazionale UNESCO. Maura Lepri, anche lei Donna Faber, ha brevemente illustrato la sua opera, con modestia e convinzione; Donna Faber minuta, con gesti delicati, molto femminile, energica, si è inserita nel coro dei difensori del nostro passato nel mondo ed in particolare in quello di Panicale. Ed ora il libro: un concentrato di eventi significativi raccontati e “recitati”, insisto su “recitati” perché ricco di testimonianze dette in lingua locale. Da questi interventi nasce la convinzione che in quei tempi regnava una profonda fiducia nelle virtù terapeutiche dei prodotti della natura, erbe, piante, foglie, fiori, rami secchi. Fiducia che risale da origini lontane, a volte sconosciute. Ad ogni fase della vita, specialmente della donna, erano riservate delle cure specifiche e, fatto strano ma non tanto, era questa fiducia che guariva più che la cura in se stessa. Grazie Maura, con le tue collaboratrici, hai aperto una nuova prospettiva verso un passato che commuove e ci fa amare chi ha più anni di noi. Denise Cichi De Visscher La libera associazione culturale Pan Kalon per la realizzazione del progetto IL BARBIERE DI SIVIGLIA è particolarmente grata alla BANCA VALDICHIANA CREDITO COOPERATIVO DI CHIUSI per il forte supporto economico. Ringrazia gli altri sponsor, DOLCIAMI, R.G. di Paolo Riccioni, BAR GALLO, LA LUPAIA Country House, il ristorante albergo LE GROTTE DI BOLDRINO, la pasticceria G.M.B., FRATINI MOTO e per l’uso della ex chiesa del Rosario il Comune di Panicale. Maurizio Bianconi, Il Centro Sociale Anziani, Filippo Lai e Antonio Cerboni. Siamo grati alla Compagnia del Sole, gestore del teatro, che si è occupata delle pratiche burocratiche siae ed enpals. Un ringraziamento speciale è rivolto all’architetto Fabrizio Beretta per il progetto degli elementi scenografici e per la sua costante collaborazione. Alle sarte LE PENELOPI DEL SOLE un plauso per la raffinata esecuzione dei costumi progettettati da Marino Bortolotti. Agli artisti coinvolti un grande abbraccio per la loro dedizione e per averci divertito. 3 BESTIARIO POPOLARE “Di tutto c’ha vita, cioè di ogni animale, fanne entrare nell' Arca due di ogni specie, maschio e femmina, per conservarli in vita con te.” (Genesi VI, 19) Questo per testimoniare quanto la religione giudaico-cristiana sottolinei l' importanza dell' atavico rapporto tra uomo e animale. Anche in altri credi, quello islamico ad esempio, si definisce l' animale quale oggetto di particolare attenzione e cura, a cominciare dalla proverbiale gatta di Maometto, il quale cadde nel suo fascino, ammaliato dai suoi sortilegi. Gli uomini hanno visto nell' animale il proprio specchio, ne riflette vizi e virtù: è una costruzione culturale affermare che la formica è laboriosa e la colomba innocente. Così i comportamenti umani vengono associati con quelli animali: astuzia – volpe, coraggio – leone, tanto per citarne due tra tanti. Il totemismo è l' esempio più strutturalmente pregnante del binomio uomo – animale. Infatti alla base di questo complesso di istituzioni e di credenze incentrato sulla relazione tra una specie, più frequentemente animale, e un gruppo sociale. E' un legame di tipo mistico che comporta l' attribuzione ai membri del gruppo di parentela delle caratteristiche della specie animale in questione, con la conseguente rispettosa venerazione. L'atteggiamento totemico, concetto introdotto dall' antropologo McLennan (1869 -70), aveva un' importanza sociale fondamentale, perchè andava a sviluppare il “sacrificio di comunione” . I membri del gruppo totemico, riuniti in un banchetto, incorporavano, “mangiandolo”, la vita e la potenza dell' animale “totem”, e si rafforzava il senso di unione tra i commensali tra loro e il totem. Non solo, in un senso diverso, secondo la teoria sociologica del francese Durkheim ( 1912), il totemismo è visto come forma primitiva di religione. Tra gli aborigeni australiani l' organizzazione sociale è caratterizzata dalla divisione in clan, cioè in raggruppamenti parentali la cui appartenenza era determinata dal fatto di discendere da un antenato, ognuno dei quali è rappresentato da un emblema totemico. Durante i riti collettivi gli appartenenti al clan si riuniscono ed esprimono il proprio senso di identità collettiva, la venerazione rivolta al simbolo del clan rivela l' esistenza di una realtà divesa e superiore al singolo individuo e quindi la sua partecipazione ad una società. L' animale di fatto diventa un interlocutore e grazie al rapporto con lui si svela parte della nostra identità. La zooantropologia, disciplina che studia il rapporto tra uomo e animale, non solo interpreta la cultura animale come bisogno di sé, ma come bisogno e scoperta dell' altro. L' affermazione di Claude Lèvi -Strauss, strutturalista belga, tende proprio a sottolineare che l' animale no è solo “ buono da mangiare” ma è soprattutto “ buono da pensare”, riconoscendo loro un ruolo importante nello sviluppo di alcune espressioni umane. L' animale non è un orpello, non è un feticcio e non sostituisce alcunchè, immagine creata da una società tecnologica per cui l' animale diventa surrogato, utilizzato strumentalmente. In tutte le società e culture umane l' animale trascende dal semplice simbolismo, dando vita ad significato misterico per cui diventa medium, un trait-d'union, tra l'uomo e la divinità. Quindi nasce l' animale come “capro espiatorio”, che viene sacrificato per espiare le colpe della comunità, come “presenza propiziatoria”, come “spirito”, come soggetto “apotropaico”, per allontanare il maligno, ma anche in funzione “psicopompa”, in qualità di accompagnatore delle anime dei defunti, o come presenza “ctonia”, cioè come simbolo della terra e del rinnovamento stagionale. Nella tradizione popolare, come accennavo precedentemente, il gatto è uno degli animali che si sono resi maggiormente protagonisti. E' una presenza che ha sempre oscillato tra il bene e il male, tra il sole e la luna. Già il suo aspetto ha generato una serie di affabulazioni che affascinano, inquietano ed ammaliano. Sembra che il felino si sia diffuso nell' antico Egitto (tanto che la dea Bastet ha proprio le sembianze da gatto), nell' Oriente e nel mondo musulmano. I Romani lo conobbero solo sporadicamente. Il gatto domestico arriva in Europa verso il X secolo, ma il mondo cristiano lo considera impuro e diabolico. Visto, per lungo tempo, come l'incarnazione del demonio, delle streghe e delle anime dei morti. La sua agilità e la sua prontezza lo rendono inafferrabile ed enigmatico. Per questo fu oggetto di culto in Oriente ed è protagonista di molte favole morali e fiabe come “ Il gatto con gli stivali” di Perrault. E le superstizioni intorno a questa figura amata ed odiata sono molteplici: il gatto ha sette vite, se pulendosi il muso passa più volte la zampa dietro l'orecchio è segno di neve vicina o di visite, ucciderne uno provoca disgrazie e sventure, quando sente la morte vicina cerca la solitudine, bisogna allontanarlo da casa quando si veglia un morto o quando c' è un neonato, perchè nel primo caso ne potrebbe consumare la carne e nel secondo potrebbe appoggiarvisi sopra fino a soffocarlo. Durante l' Inquisizione il gatto e il demonio, o la strega, diventano un binomio indissolubile, ed il gatto nero è identificato con il diavolo e quindi la forza simbolica del felino si potenzia se vi si accostano altri elementi, come il colore del pelo o i suoi comportamenti notturni che mettono in evidenza maggiormente il suo essere indipendente e il suo non asservimento all' uomo. I bestiari costituiscono veri repertori di storia naturale del tempo e dell' uomo. I comportamenti significativi, per lo più immaginari, servono essenzialmente ad ammaestrare la vita e la morale. Non è una visione inferiore, quella popolare, ma è assolutamente parallela a quella che abbiamo definito ufficiale. E nelle metafore, come memoria d' elefante o canto d' allodola, si devono leggere ed intuire un senso polisemico di destini incrociati. Maura Lepri Pan Kalon è stata arricchita per la donazione di una collezione libraria. Il donatore, il panicalese Italo Pansanelli, in ricordo della figlia Anna, prematuramente scomparsa, ha voluto che tutta la sua libreria fosse conservata all’interno delle mura del suo paese. Italo ha scelto la nostra associazione, che lo accoglie come socio benemerito, per l’impegno in ambito culturale a Panicale. Nella raccolta vi sono molti libri d’arte e fra questi anche edizione pregiate, libri di storia, storia della musica, narrativa, saggistica, edizioni storiche del Touring Club e molti altri. Il libri sono in perfetto stato di conservazione. Li abbiamo collocati in tre scaffali di legno e sistemati in ordine tematico. La biblioteca è visitabile ed è sufficiente contattare uno dei membri del nostro consiglio oppure telefonare, per un appuntamento, al telefono di Pan Kalon 3491928579. PAN KALON 4 NATA L’ASSOCIAZIONE ZION Chi non conosce la trilogia cinematografica Matrix? Si è trattato di un film che ha lasciato un forte segno nella cultura contemporanea e nella storia del cinema, perchè ha usato un linguaggio molto commerciale come effetti speciali, inseguimenti ed esplosioni per catturare più persone possibile all’interno delle sale e dare loro un messaggio di alto valore sociale. Matrix è un film ambientato in un futuro ipotetico: un mondo dominato dalle macchine, dove gli uomini sono diventati schiavi che hanno perso la loro capacità creativa e la loro libertà senza accorgersene. Tuttavia, anche in quel funesto domani ci sono persone che riescono a liberarsi dalla macchina, da Matrix appunto; e si riuniscono per combatterla e riconquistare la libertà per loro e per tutti quelli che ancora ne sono vittime... ma per unirsi ed organizzare la riscossa c’è bisogno di un posto, di una casa comune; e questi partigiani del futuro la troveranno nella città di Zion. Perchè questa introduzione? Lo capirete alla fine... Ora cambiamo apparentemente discorso. Siccome devo parlare della nascita di un'associazione voglio fare una premessa, e raccontare le necessità che ci hanno spinto a fondarla: io e molti ragazzi come me, qualche anno addietro, quando volevamo “ammazzare il tempo” facevamo la spola tra bar e pub. Lo facevamo non perchè avessimo tutta questa smania di rinchiuderci a fare sempre le stesse cose; quanto perchè i punti d'incontro erano quelli soltanto (almeno in Inverno, ma per abitudine spesso era così anche in Estate) e l'unica alternativa era restare a casa. Questo accadeva in età scolare. Crescendo, ed imparando sempre più ad emanciparci mentalmente, abbiamo avuto più chiaramente la percezione che questo non poteva e non doveva bastarci; perchè un luogo di incontro e di socializzazione dovrebbe dare -specialmente ai giovani- la possibilità di produrre qualcosa, assecondare le tante esigenze e aspirazioni che chi è giovane deve avere. “Tempo libero” non significa “ora d'aria”, non è uno spazio vuoto tra l'ora di pranzo e quella di cena o tra l'ora di cena e l'ora di andare a letto: il tempo non va ammazzato, ma va coltivato. Seriamente, non è una cosa da poco. Bastano pochi esempi per capire come una struttura centrata sui ragazzi possa migliorare una società: un campo di basket ad Harlem ha tolto alcuni giovani dalla criminalità, una palestra nelle zone più degradate della Campania ha creato campioni olimpici di boxe, o per stare più in zona: l'iniziativa dei ragazzi una palestra popolare a San Sisto ha restituito un campo di calcio alla comunità dopo che per anni è stato centro di spaccio e consumo d'eroina. Sono solo i primi esempi che mi sono venuti in mente, ma ce ne sarebbero tanti altri Alla luce di tutto ciò le strade di molti ragazzi e ragazze dei comuni di Panicale e Piegaro si sono incrociate in un punto, che derivava da un forte e sentita necessità: fondare un'associazione di giovani e per i giovani. Se il Centro Sociale Anziani riesce ad essere così grande, partecipato e pieno di iniziative perchè non dovremmo riuscire anche noi in un progetto del genere? Abbiamo cercato di fare in modo che la domanda non restasse senza risposta, e così ad Ottobre è nata ufficialmente la nostra associazione, con quindici soci fondatori. A Gennaio abbiamo dato vita alla prima iniziativa con una festa di inaugurazione a “l'Occhio”: un vero successo; e i soci sono diventati sessanta. Ora, insieme a Pro-Loco di Tavernelle e CSA gestiremo la struttura per il periodo estivo, e da questa potremmo gettare le basi per molte iniziative a venire. Vogliamo fare una sala prove, un cineforum, organizzare i gruppi d'acquisto popolari e molte altre cose. Non male per un'associazione appena nata, vero? Riuscirci dipenderà dalla nostra volontà; dal tramutare le nostre belle dichiarazioni di intenti in atti concreti, e sono certo che ce la faremo, perchè una cosa importantissima è già appurata: visto il bel riscontro avuto in quanto a partecipazione, è certo che i giovani (dai quindici ai trentacinque anni) di questo comprensorio hanno una gran voglia di fare, e una grande energia che sanno impiegare nel migliore dei modi. Concludo con un invito: l'associazione è aperta a tutti i ragazzi e ragazze dei due comuni, quindi chi è giovane (anche solo giovane dentro va bene) e ha voglia di partecipare a delle iniziative culturali o ricreative; o meglio ancora PROPORNE DI NUOVE sappia che troverà le porte spalancate. Per fare grandi cose basta la volontà; e se non fossimo convinti di questo non avremmo battezzato l'associazione col nome Zion! Alessandro Mencarelli Potete contattarci su Facebook al gruppo “A.R.C.I. ZION Tavernelle” oppure agli indirizzi di posta elettronica [email protected] (Andrea Cellini - presidente) [email protected] (Alessandro Mencarelli - vicepresidente) [email protected] (Enrica Brancaleoni - consigliere) [email protected] (Leonardo Caproni - consigliere) [email protected] (Michele Mercanti - consigliere) [email protected] (Alessandro Dolciami - consigliere) [email protected] (Gabriele Brancaleoni - consigliere) Leone Paci un grande artista panicalese del ‘900 Poco tempo fa ho inserito il nome di Leone Paci sul motore di ricerca internet Google e oltre alla sua biografia, puntualmente aggiornata, mi è comparsa, su Ebay, noto sito di acquisto all’asta su internet, la vendita di un clichè in zinco di una foto degli anni ’30 riguardante il nostro Leone. Me lo sono aggiudicato, mi è arrivato a casa per posta e ora lo conservo come ricordo di questo eccellente artista. Leone Paci, nacque a Panicale nel 1887 da una famiglia modesta e morì a Milano, presso la casa di riposo per artisti G. Verdi, nel 1981. Compì i suoi studi di canto con il grande baritono Antonio Cotogni, straordinario interprete per tutta la seconda parte dell’800 nei teatri maggiori del mondo. Il Cotogni nel 1902 accettò la cattedra al Liceo Musicale di Santa Cecilia in Roma dove ebbe eccellenti allievi tra i quali il nostro compaesano. Scorrendo la biografia di Leone ho avuto un sussulto nell’apprendere il formidabile elenco delle sue interpretazioni. Debuttò nel 1910 al Civico di Acquapendente, un piccolo teatro poco più grande del Caporali di Panicale, in Favorita di Gaetano Donizetti. Negli anni successivi la sua bravura e la sua voce particolare lo portarono a calcare le scene dei più grandi teatri d’Italia (La Scala, La Fenice, Il Massimo, Il San Carlo, Il Petruzzelli, L’Opera di Roma,) e, in quarant’anni, in pratica, tutti i teatri nazionali, non mancando tra questi il teatro Morlacchi di Perugia. Lo vediamo presente nel 1920, ‘25 e ‘35 in tournèe internazionali in sud America (Rio de Janeiro, San Paolo, Buenos Aires). Non mancano incisioni discografiche, insieme all’immortale Beniamino Gigli, per la Decca e un film nel 1942 girato in Germania. Ha interpretato pressoché tutti i ruoli di baritono brillante del grande repertorio. Alternò i ruoli baritonali a quelli di basso affrontando anche svariati personaggi caratteristici quali Melitone della Forza del Destino e Mathieu nell’Andrea Chenier. Ma al culmine della carriera si dedicò anche ai ruoli di basso buffo. Nel 1915, a soli 5 anni dal suo debutto, alla Scala di Milano, cantò nella Fedra di I.Pizzetti, in prima assoluta, e nello stesso anno cantò al Dal Verme di Milano nella prima italiana della Madame San Gene di U. Giordano. Tutto questo è ulteriore testimonianza del grande valore del nostro Leone Paci purtroppo dimenticato dai panicalesi e del quale dovremmo evidenziarne la memoria con qualche evento. Virgilio Bianconi Particelle sospese… …Pan Kalon invita ancora una volta tutti i soci e i simpatizzanti a collaborare con La Voce del Campanone, voce libera nel nostro territorio… …addio alla farmacia storica panicalese. Il comune ha provato a trattenere il mobilio dell’antica farmacia offrendo “cinquemila euro” al proprietario, erede di un farmacista degli anni ’50, ma non c’è stato nulla da fare, un vero peccato… …Il Barbiere di Siviglia ha avuto grandissimo successo al Teatro Mascagni di Chiusi gremito di un pubblico entusiasta. A Maggio sarà replicato al festival di Crotone. All’amministratore panicalese che al Bar si chiedeva il perché abbiamo fatto una sola rappresentazione a Panicale rispondiamo che non abbiamo avuto un solo centesimo di contributo dagli enti pubblici… …il restauro delle porte della Chiesa della Sbarra, dopo solo un anno, inizia ad avere problemi. Avevamo segnalato su queste pagine che togliere la pittura originale poteva essere non del tutto sicuro per la conservazione… …le parti lignee restaurate del teatro Caporali, a pochi mesi dall’inaugurazione, già presentano nuove crepe… …salvi alcuni grandi ippocastani del fosso largo, nel tratto interessato alla costruzione di un passaggio pedonale. Ci chiediamo come mai nel punto in cui è stata abbattuta una grande pianta non vi è stato fatto il foro per piantarne una nuova… …alla fine di maggio La Voce del Campanone uscirà in edizione speciale con interviste ai candidati sindaci di Panicale… Periodico: La Voce del Campanone spedizione in a-p-70% - L 66296 DCI/Umbria Aut. del trib. di Perugia N° 30/2001 del 31/10/2001 dir. resp. Luigina Miccio segue da pagina 1 cordare gli strumenti dell’orchestra o le voci di un coro per cui è auspicabile che divenga luogo per promuovere il dialogo. Questo LA ha squillato per la prima volta quella mattina. I donatori, non essendo presenti, hanno delegato due anziani del paese: Denise CichiDe Visscher e Mario Ferraguzzi a far vibrare la campana, non dico con quanta emozione! Gli allegri tocchi furono ricevuti con gioia dalle nostre campagne.. dopo tanto silenzio! Alla cerimonia erano presenti il nostro Sindaco Luciana Bianco, il responsabile dei lavori arch. Ilario Balestro, autore anche della mostra fotografica, la ditta Milletto Fortunato e figli, esecutrice dei lavori su progetto della Società INAR POJECT, il Vice-Presidente della Provincia Palmiro Giovagnola, e l’assessore Antonio Gallo, attivo per l’installazione della nuova campana. Lo storico Luciano Lepri è intervenuto raccontando le vicissitudini, il valore storico-artistico e paesaggistico del sito. La prima celebrazione, dopo tanti anni, è stata presieduta dal parroco Don Bruno Raugia. Nella sua omelia ha ricordato e pregato per i frati Cappuccini che hanno vissuto nel convento e dato a Panicale il suo valore spirituale. Simbolico è il luogo dal quale si vede Assisi, città della pace, simbolico è il nome della campana, Dialogo, simbolici e reali, lo speriamo, le attività che vi si svolgeranno. Redazione: Virgilio Bianconi, Gianluca Fuschiotti, Stefano Scardino, Denise Cichi, Maura Lepri. Hanno collaborato: Luciano Lepri, Norman Russell, Doris e Walther Weissauer, Silvia Fratini, Alessandro Mencarelli. Progetto e impaginazione: Andrea Fuccelli Foto: Stefano Scardino Pubblicato da: Libera associazione Pan Kalon via del Filatoio 16 -06064 Panicale PG Impianti: Edizioni Luì - Chiusi SI Stampa: Tipografia Etruria - Chianciano Terme La direzione non risponde delle opinioni espresse da collaboratori ed intervistati. I testi e le immagini possono essere riprodotti previa autorizzazione di Pan Kalon. Per informazioni: [email protected] La tiratura di questo periodico è di 1000 copie. Stampato su carta ecologica CYCLUSOFFSET 100% fibre riciclate in conformità con RAL UZ14 - BLU ANGEL Una testimone Agriturismo e Centro Ippico Poggio Del Pero Passeggiate a cavallo, avvio all’equitazione-gioco per bambini e lezioni per adulti. Panicale, Via Vieniche 13 - www.vocabolopoggiodelpero.it