L`obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete

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L`obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete
[COSTUME]
DI ELENA GIORDANO - FOTO SAVERIO MERONE
L’obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare
con le diete a volte mette a nudo l’incapacità di accettarsi
GRASSE, MAGRE BELLE ESAGERATE
D
75%
della mortalità
è dovuto alle
malattie da
dismetabolismo:
il 50% di queste
sono originate
dall’obesità
a una parte ci sono le conformate,
ben messe, morbide, “in carne”. Dall’altra ci sono le magrette, i “grissini”,
le slanciate, le modelle. È possibile che il mondo, che ama le contrapposizioni, veda anche le donne confrontarsi e
opporsi, sul terreno della taglia?
Ed è possibile che loro ci caschino, lasciandosi trasportare in
una battaglia infinita, con tanto di bilancia? A quanto
pare sì.
La Tv trasmette
ossessivamente
l’immagine di
corpi magri,
perfetti, dal capello senza doppia punta al piede
con lo smalto sul mignolino:
niente è lasciato al caso. E così, la signora che osserva la
pagina pubblicitaria sulla rivista di moda, fa
«Il binomio magri e felici o grassi e
infelici resta sempre valido per la
gran parte delle persone», dice
Giorgio Calabrese nel suo libro
(L’inganno delle diete, Piemme).
Ma se è corretto interpretare i chili
in più come un primo segno di disagio metabolico, è sbagliato dimagrire
a qualunque costo, magari inseguendo modelli impossibili. Come in tutte
le cose, ci vuole un po’ di buon senso.
E occhio alle diete strane.
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un esamino di coscienza e ne esce distrutta:
dopo una giornata di lavoro, le faccende di casa, l’arrosto, è impossibile essere splendide.
Occorre migliorare.
Proprio a questo punto le donne iniziano a ragionare per opposti: le signore “morbide” si sentono eccedere. Quelle filiformi
si sentono insufficienti. È come se mancasse
qualcosa, come se, accidenti, la condizione di
vita fosse sempre sbagliata.
Un modo per correre ai ripari, e sentirsi
belle e apprezzate, pare sia quello di consultare alcuni “guru”. Nell’ordine: le amiche e le
riviste di bellezza. Le amiche consigliano rimedi di solito assurdi (la tisana sgonfiante, la
dieta del limone, la dieta “del nulla”, ossia dell’assenza di cibo). Le riviste propongono diete dimagranti che, se affrontate senza il supporto del medico di famiglia, possono arrecare più danni che benefici.
Le donne filiformi non hanno necessità
di dimagrire. Nonostante qualcuna si senta
comunque “con qualche etto in più addosso”, la maggioranza vorrebbe tonificare, irrobustire, fermare il tempo. Da qui la richiesta
di aiuto rivolta a massaggi, oli, linfodrenaggi,
e ogni genere di trattamento estetico.
Sì, mi piaci come sei
Sarà vero che le donne difficilmente si
piacciono come sono, e che lo stereotipo della “bellezza-magrezza” risulta vincente, da
cinquant’anni a questa parte. Ma forse è il caso di iniziare a smettere di ragionare
per idee rinchiuse in scatoline: le
due signore che gentilmente
hanno chiacchierato con noi
(vedi box) testimoniano che
i chili in più, o in difetto, di
per sé, non portano né la felicità né l’infelicità.
Che lo specchio, il più potente mezzo di distruzione del-
l’autostima mai inventato, ha così tanto potere solo perché le persone glielo concedono.
Antonella Clerici è bella tanto quanto Francesca Neri. Marisa Laurito sprizza felicità
da tutti i pori, ma anche Raffaella Carrà. Il
segreto di questi personaggi? Si accettano per
come sono, o almeno non fanno un dramma
dei chili di troppo. La solarità esplosiva forse
si annida bene tra gli etti in eccesso? Chissà.
Ma anche questa non è una regola scritta.
La bellezza nasce dal cuore, così come la
sensazione di essere piacenti, indipendente왎
mente dalle rughe o dalla taglia.
FELICE E MALINCONICA
Wilma e Simona, due modelli
di donna che si confrontano
e spesso di scontrano
TRE DOMANDE...
ILMA, responsabile dell’ufficio fornitori di un’azienda milanese,
è solare e ottimista. Vede il lato positivo in ogni cosa. Per la bilancia
ha qualche chilo di troppo: le piace mangiare, magari in quantità.
Crede che nella vita l’unico modo per essere felici (e senza badare ai chili)
sia stare bene con sé stesse.
Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa…
«Quanto sono bella stamattina!»
Qual è il suo piatto preferito?
«I primi (soprattutto i risotti)».
Un messaggio che vuole lasciare alle magre?
«Divertitevi un po’ di più».
W
IMONA, segretaria del direttore dell’ufficio del personale di una media
azienda, è magra. Mangia tanto, alimenti salati in special modo,
ma brucia ogni cosa, dunque non ingrassa. Portata a vedere il bicchiere
mezzo vuoto, non ha problemi con il suo peso. Sta bene nel suo
corpo, a renderla un filo ombrosa sono le situazioni della vita.
Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa…
«Non mi guardo, non mi interessa».
Qual è il suo piatto preferito?
«La pasta con il tonno».
Un messaggio che vuole lasciare alle magre?
«Non fatevi troppi problemi, non ascoltate i commenti
degli altri».
e.g.
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DI MONICA MELOTTI
S
nobbati, maltrattati e talvolta anche
sottopagati. I grassi spesso vivono una
condizione di questo tipo, ma adesso
una ricerca, pubblicata sul quotidiano tedesco
Bild, risposta l’ago della bilancia. Sembrerebbe che i grassi siano più felici e allegri dei magri. La conferma viene da una ricerca condot-
zionali, cognitivi, relazionali che sono coinvolti. Essere magri, per molti, richiede sacrifici:
sottoporsi a diete forzate, esercizi ginnici
d’ogni genere, farmaci e integratori, elettrostimolatori, pur di essere sempre “n forma”, e
apparire “magri e belli”. Significa gestire la
paura di non piacere abbastanza, il rischio di
Le persone con qualche chilo in più soffrono meno la
blema di metabolismo, per altri è inspiegabile perché l’impressione è di mangiare poco,
per altri è genetico, oppure è un problema
endocrino».
C’è una sostanziale differenza tra l’essere in sovrappeso e obesi. Come vive l’obeso questa sua condizione in una società
depressione. La relazione tra psiche e aspetto esteriore
ROTOLONI FELICI
PAROLA DI ESPERTO
Barbara Rossi, picoterapeuta,
dice che i grassi sono
tendenzialmente più felici
“
”
Nell’amore per la
propria immagine,
Narciso perde di vista,
un po’ alla volta, tutti
i valori, gli interessi,
il confronto con l’altro
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ta dal Karolinska
Institut di Stoccolma, che ha preso
in esame un campione di 1,3 milioni di uomini. Il risultato? Le persone di sesso maschile con qualche chilogrammo di troppo soffrono molto meno di depressione rispetto alle
persone magre.
Minore è anche la
propensione al suicidio. Club3 ha voluto approfondire l’argomento con la psicoterapeuta
Barbara Rossi, presidente onorario del Cisp
(Centro italiano sviluppo psicologia).
Dottoressa Rossi, che cosa ne pensa di
questo studio?
«Benché la ricerca sia giunta a noi con una
formulazione non molto chiara, e benché il peso ideale resti un concetto relativo, possiamo
certo condividere il pensiero che le persone
con qualche chilogrammo in più possano essere più felici dei magri. Sono veramente poche
infatti le persone che naturalmente hanno un
metabolismo che consente loro un peso ideale
e una forma “magra”, che nella nostra società
significa da modelli. La ricerca riconduce le
motivazioni alla produzione di serotonina, un
ormone che provoca buon umore. Io ritengo
invece che ridurre l’essere felici a un mero fattore ormonale consideri poco gli aspetti emo-
perdere l’amato, di uscire dal giro. Significa
quindi anche dirottare molte energie e pensieri su questo obiettivo, a scapito di altri aspetti,
valori e piaceri. Al contrario, chi si mostra più
clemente con sé stesso, concedendosi qualche
piacere per la buona cucina, per un buon bicchiere di vino, potrebbe essere più disponibile
ad accogliere anche le sorprese e gli imprevisti
che la vita ci presenta. Se ci pensiamo, già la
mitologia, con la vicenda di Narciso, giovane
di bellissimo aspetto follemente innamorato
della propria immagine, metteva in guardia
dall’eccesso di culto per il proprio aspetto. In
questo amore per la propria immagine Narciso perde di vista un po’ alla volta tutto: i valori, gli interessi, il confronto con l’altro.
Non può separarsi dalla propria immagine
vissuta come perfetta, fino a perdere sé stesso nel desiderio di unirsi per sempre alla propria bellezza».
Esiste la paura di essere grassi o magri?
Come si manifesta nei due casi?
«Più che paura, direi che i problemi legati al comportamento alimentare sono una
certezza, se consideriamo le statistiche:
in Italia solo il 53 per cento della popolazione può rientrare nel cosiddetto “normopeso”. Rispetto alla percezione di sé,
chi soffre di anoressia solitamente pensa
di essere grasso e si sforza di dimagrire;
non parliamo quindi di paura, perché la
persona è certa di essere in sovrappeso.
Chi è obeso, all’opposto, tende a banalizzare il problema attribuendolo a cause esterne o casuali: per alcuni è un pro-
che guarda molto all’estetica?
«Difficile generalizzare. Certamente la distanza tra peso ideale e peso reale provoca un
po’ di dispiacere e sofferenza, ma basta circondarsi di persone giuste, pure loro obese, oppure che capiscono gli aspetti positivi più interiori, per colmare il gap e non pensarci. Va co-
munque precisato che sovrappeso e obesità
nascondono aspetti psichici importanti, che
vanno compresi nel rispetto delle singole identità. Ricordo, ad esempio,
una signora che, durante il percorso
terapeutico, si rese conto che la sua
improvvisa obesità non era casuale:
disturbata dai corteggiatori, aveva
deciso inconsciamente di proteggersi diventando grassa. Un’altra signora, in dieta perenne, ma inutilmente, si rese conto di quanto il suo “ammasso di grasso” la facesse assomigliare fortemente alla madre che aveva perso.
Un modo come un
altro per tenerla
vicina?».
왎
C
53%
degli italiani
può rientrare
nel cosiddetto
normopeso, gli
altri sono grassi
NEL TEMPO DELLA “GLOBESITY”
he cosa accomuna McDonald’s e Slow Food, i banchetti
dei romani e i menù del commissario Montalbano, cristiani
e pagani di tutti i tempi? L’attrazione irresistibile, incontrollabile
per il cibo. Talmente irresistibile e incontrollabile da diventare
peccato, colpa, vizio, anzi, uno dei sette vizi capitali, come
ricorda un piacevole e intelligente libro, Gola (il Mulino,
pp. 122, 12,00 euro) scritto dalla professoressa
Francesca Rigotti. Caratteristica specifica di questo
vizio, è il fatto che si rende visibile, perché inscritto
nella carne, non solo nell’anima. Certo è che la
diffusione della “passione dell’ingordigia” – come
recita il sottotitolo del libro – è oggi planetaria,
come dimostra il fenomeno dell’obesità globale
o globesity. Ed è allora divertente, ma insieme un
po’ inquietante, ritrovare i segni dell’epidemia del
sovrappeso in un itinerario che parte dall’antichità
per arrivare a oggi.
Paolo Perazzolo
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[COSTUME]
DI EMANUELE PICCARI
C’È PURE LA DIETA DEI SALAMI
Chi volesse proprio dimagrire deve fare attenzione
C’
è anche la dieta secondo la quale
si dimagrisce mangiando salami
grassi, lardo, strutto e cose del genere. Si chiama “dieta punti” e ogni tanto
riappare su Internet e su qualche rivista di secondo ordine. Si tratta della riesumazione di una vecchia teoria contestata da quasi tutti i nutrizionisti secondo la quale sarebbero soltanto i carboidrati
(pane, pasta, riso, eccetera) e gli zuccheri i responsabili del grasso
superfluo. Quindi - si
dice - bisogna fornire all’organismo una
quantità trascurabi-
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le di carboidrati e non preoccuparsi invece
dei grassi e delle proteine. La spiegazione di
questa teoria è piuttosto confusa.
Si afferma che tutti i carboidrati e gli zuccheri sono trasformati in glucosio da un ormone secreto dal pancreas, l’insulina (ed è vero),
dopo di che il glucosio è speso in energia, se
in quantità corretta; ma secondo la teoria in alcuni casi, peraltro non indicati, viene secreta
più insulina di quella necessaria, che non solo
brucia il glucosio troppo in fretta, ma rimane
poi in buona parte in circolo generando gli indesiderabili pannicoli adiposi, perché trasforma in grassi di accumulo le sostanze derivanti
dalla demolizione del glucosio. I grassi accumulati, precisa ancora la teoria, sono soltanto
quelli prodotti con questa reazione, mentre i
grassi ingeriti con gli alimenti non formano
pannicoli adiposi e, quindi, non c’è ragione di
limitarne il consumo: il vero pericolo sarebbero i carboidrati, che richiamano l’insulina e innestano il perverso ciclo descritto.
Non risulta che vi siano supporti scientifici
a questa teoria, che fra l’altro non prende
neanche in considerazione il rapporto fra entrata e spesa calorica nella dieta suggerita, lasciando anche intendere che l’aterosclerosi è
da attribuire ai carboidrati. È appena il caso
alle scorciatoie e a certi consigli davvero bizzarri...
di notare che, se soltanto i carboidrati fossero
responsabili del grasso superfluo e dell’aterosclerosi, le popolazioni del terzo mondo che
si nutrono prevalentemente di carboidrati sarebbero formate da obesi ammalati e infartuati. Si chiama “dieta punti” perché viene attribuito un punteggio ai vari cibi, ovvero
molto basso per salsicce, salumi, formaggi, eccetera, che favorirebbero il dimagrimento, e molto alto per
quelli a base di carboidrati, con criteri anche strambi:
a una zolletta di zucchero, per esempio, sono
assegnati 7 punti e a una cipolla lessa 9 punti,
per cui la cipolla lessa risulterebbe molto più
“ingrassante” di mezzo chilo di anatra farcita
con 250 grammi di strutto, che hanno zero
punti. Né vengono presi in considerazione vitamine e minerali.
Ma non è la sola dieta strampalata in circolazione, ce ne sono tante altre, per esempio
quella che consiglia di mangiare solo carboidrati (dieta Pritikin, il contrario di quella
precedente), oppure la
dieta Scarsdale, ricca in proteine (an-
Ecco la formula
metabolica
della vita
La quantità ideale di
elementi nel rispetto
della regola nutrizionale
della cosiddetta
dieta mediterranea.
Ecco come:
쎲 proteine = 10-15%
쎲 grassi = 25-30%
쎲 carboidrati =
55-60%.
Per proteine si intendono:
쎲 proteine vegetali:
ortaggi, verdure in
genere, cereali, legumi,
frutta fresca, oleosa
e secca, alghe;
쎲 proteine animali:
carne, pesce, uova, latte
e formaggi, yogurt.
Per grassi si intendono:
쎲 grassi saturi: burro,
strutto, lardo, panna,
margarina;
쎲 grasssi insaturi:
olio extravergine di oliva
e oli vegetali in genere;
grasso di pesce.
Per carboidrati si
intendono quelli:
쎲 semplici: glucosio,
fruttosio, maltosio,
zucchero da cucina;
쎲 complessi: amidi
(come la pasta
e i prodotti della farina;
il riso, i legumi,
i cereali) e il glicogeno.
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Il peso ideale
씰 Per conoscere il
proprio peso ideale, si
segue la regola del
calcolo del Body mass
index (Bmi) o Indice di
massa corporea (Imc).
Con questa formula si
calcola il Bmi dividendo
il peso in kg per l’altezza
della persona (in metri)
al quadrato.
Bmi = peso corporeo
diviso l’altezza X
l’altezza.
Tra i 45 e i 54 anni, per
essere normopeso, il
risultato ottenuto deve
essere compreso tra 22
e 27, tra i 55 e i 64 anni
tra 23 e 28, sopra i 65
tra 24 e 29.
Per mantenersi in forma basta seguire
alcuni semplici regole a costo zero
cora il contrario della Pritikin), oppure quella del
pompelmo prima dei pasti
per “bruciare” i grassi (?),
eccetera, eccetera. Eppure
per dimagrire non c’è da lambiccarsi il cervello con conti di calorie e dissanguando il portafoglio
in centri dietetici, palestre, saune, bibitoni dimagranti e istituti anticellulite
con apparecchi-bidone. La prima regola,
che non costa niente, è che non bisogna avere fretta e che occorre sempre mantenere
un’alimentazione variata ed evitare una vita
sedentaria. Per il resto, vi sono alcuni consigli pratici dei nutrizionisti seri che pure non
costano niente.
쎲 Iniziare i pasti con un’abbondante insalata
mista, condita moderatamente, che sostituirà
il contorno. Dà un senso di sazietà, riduce “le
pretese” alimentari successive e fornisce importanti principi nutritivi.
쎲 Usare esclusivamente la pasta finissima non
I consigli del dietologo
all’uovo (capellini, tagliolini, nidi di rondine,
ecc.) condita con semplice pomodoro. Durante la cottura assorbe più acqua e la porzione
nel piatto risulterà uguale a quella degli spaghetti o dei bucatini, ma solo in volume: in
quantità sarà il 30 per cento in meno, il resto è
acqua che non ingrassa.
쎲 Alternare la pasta con minestroni freschi o
surgelati che, come l’insalata, danno un senso
di sazietà e poche calorie.
OCCHIO ALLE PILLOLE MIRACOLOSE
C
che cosa ha mangiato
oggi professore? «A
pranzo un’insalatona, a cena
un piatto di pasta e ceci e un
po’ di formaggio». In Tv, sui
giornali e ai pazienti che
vanno nei suoi tre studi sparsi
per l’Italia, il nutrizionista
Giorgio Calabrese dà sempre
lo stesso semplice consiglio
per restare in forma:
mangiare di tutto, mangiare di
meno. «Una dieta equilibrata
consiste nell’alternare a
pranzo un piatto unico come
pasta e fagioli o riso con i
piselli e a cena una porzione
di carne, di formaggio o di
pesce. Ma la cosa più
importante è consumare
almeno cinque o sei porzioni
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di frutta e verdura al giorno.
Così ci sente sazi e non si ha
voglia di abbuffarsi». Salute e
buona tavola possono andare
d’accordo senza troppi sforzi,
quindi. Eppure, basta farsi un
giro fra i canali televisivi per
trovare a tutte le ore uomini
e donne che, dopo aver
mostrato foto del loro
passato che li ritraggono
decisamente “in carne”,
spiegano soddisfatti che
la loro vita è cambiata
dopo aver seguito una
dieta innovativa o
dopo aver preso per
un certo periodo delle
pillole miracolose.
«L’influenza dei mass
media su questa
moda imperante delle diete
è devastante», commenta il
professore. «Tutti dobbiamo
essere belli e per essere belli
dobbiamo essere magri. Poco
tempo fa una paziente si è
presentata con una foto
di una donna dello
spettacolo. Mi ha
쎲 Al posto del primo,
si può ricorrere qualche
volta alle patate lesse, anche condite.
쎲 Consumare poco pane,
preferibilmente quello casareccio.
쎲 Sostituire vino, birra e bibite con semplice acqua di rubinetto. Se proprio non se ne può fare a
meno consumare non più di due bicchieri al giorno di vino o di birra.
쎲 In ciascuno dei due intervalli
del mattino e del pomeriggio, se si ha appetito,
mangiare almeno
uno o due frutti.
쎲 Se eccessivo,
ridurre il consumo di formaggi
e scegliere sempre latte o yogurt scremati.
쎲 Eliminare i
detto solo: «Voglio essere
come lei». Io le ho risposto
che non sono un parrucchiere
e che fare una dieta non è
come scegliere
un’acconciatura».
Nell’esperienza quotidiana di
Calabrese, casi come questo
sono sempre più numerosi.
«Riguardano in misura
sempre maggiore uomini sui
trent’anni che vorrebbero
dimagrire pur non avendone
assolutamente bisogno.
Ci sono poi i pazienti che
presentano evidenti tendenze
anoressiche. Quando
capitano, consiglio di andare
prima da uno psicoterapeuta
e poi, al massimo, di tornare
da me. Oppure ci sono
persone che effettivamente
sono in sovrappeso, ma la
loro condizione dipende da
fattori ormonali, non dalla
dolci o consumarli in sostituzione del primo
o del secondo, ma non frequentemente.
쎲 Cuocere la carne alla piastra (perde più
grassi) e condirla con molto succo di limone.
Anche il pollo cotto al grill, privato della pelle,
ha poco grasso, che è scolato durante la cottura. Vanno bene anche prosciutto e bresaola.
쎲 Alternare la carne con pesci alla griglia o lessi, sempre conditi con solo limone o, comunque, con poco olio: merluzzo, melù, nasello,
trota, palombo, sogliola, rombo, cernia, calamaro, orata o spigola. Vanno benissimo anche
le alici o le seppie al pomodoro.
쎲 Cuocere le uova solo in
camicia.
쎲 Evitare salse, maionese, senape e intingoli complicati al
lardo, pancetta,
guanciale, burro,
eccetera.
쎲 Per il resto,
darsi una regolata con le dosi. 왎
dieta». I pazienti “migliori”,
aggiunge il professore,
sono gli anziani. «Vengono
da me solo se hanno davvero
bisogno e sono molto
scrupolosi nel seguire le mie
indicazioni». Un’altra bufala
che si sente spesso ripetere è
quella sull’esistenza di “cibi
dietetici”. «Non esistono
alimenti che fanno dimagrire,
al massimo ci sono tecniche
di cottura più salutiste di altre:
la griglia, per esempio, è
preferibile alla frittura».
Il professore promuove invece
i centri benessere. «Anziché
spendere soldi per
pillole inutili o addirittura
dannose, è molto meglio
andare in un posto dove
ti coccolano tutto il giorno
e magari ti insegnano a
mangiare in modo più sano».
Dal canto suo, Calabrese non
si può certo definire un
buongustaio: «Per me il cibo
è prima di tutto una fonte di
sostentamento e poi un
piacere. Quando vado in
pizzeria, prendo
sempre una
margherita con
rucola e se sono
invitato a cena
씰 Per saperne di
più, i libri di Giorgio
Calabrese e della
moglie Caterina
88 centimetri
la misura
massima
del girovita
nella donna;
102 nell’uomo
cerco sempre di privilegiare le
verdure. In ogni caso, quando
non sono a casa mia, di solito
lascio sempre la metà di un
piatto. Un’altra buona regola
da seguire è alzarsi da tavola
quando ancora non si è
completamente sazi». A casa,
invece, Calabrese adora
alcuni piatti preparati dalla
moglie: «Spaghetti cucinati
con una salsa di pomodoro
molto particolare, con
l’aggiunta di una spolverata di
parmigiano e le alici marinate
o al forno. In generale,
preferisco cibi semplici
e di stagione: sono
i più genuini e anche i più
buoni». Possibile che non
trasgredisca mai? Il
professore ci pensa.
«Beh, di fronte a una barretta
di cioccolato fondente...».
Eugenio Arcidiacono
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DI ALFREDO TRADIGO
L’
arte ha sempre dettato un modello
ideale di donna: pensiamo alla Venere di Botticelli che nasce dall’acqua
e da una conchiglia come una dea, una figura
diversa dalla più carnale Venere di Tiziano.
Se la storia della bellezza femminile è anche la storia del costume e dei suoi cambia-
menti, se arte e moda sono sempre andate a
braccetto, contano i valori che il legame corpovestito esprimono: donna simbolo di fecondità e maternità; di tenerezza e protezione; di
bellezza ideale, di fascino e seduzione mondana; oppure di emancipazione e autonomia.
Sfogliando le pagine della storia dell’arte
classica - quasi il pittore avesse sparso sul suo
corpo un’ombra di fard - ma c’è anche la storia concreta di un dono di nozze per il duca di
Camerino, futuro duca di Urbino.
Con il pittore fiammingo Paul Rubens entriamo in pieno barocco, l’opulenta formosità delle sue Tre grazie sopravviverà al perio-
CICCIONE FATTE AD ARTE
Così gli artisti hanno sempre valorizzato un certo
BELLEZZE FORMALI
Sopra: la Venere di Tiziano.
A sinistra: la Danzatrice di Canova.
A destra: una donna di Renoir.
Sotto: le Tre grazie di Rubens
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scopriamo che il posto d’onore spetta ad Antonio Canova, di cui sta per aprire la mostra "Canova, L’ideale classico tra scultura a pittura"
(25 gennaio - 21 giugno, Forlì, Musei di san
Domenico). Pienamente umani e pienamente cristiani i suoi ideali di uomo e di artista.
Nella Venera italica o nella Danzatrice con le
mani sui fianchi piuttosto che nella famosissima Maddalena penitente è lo stesso eterno
femminino che si esprime
nella gioia, nella sensualità
e insieme nella pietà e nella penitenza di un corpo
che - modellato e levigato
nel marmo - si fa tutt’uno
con i panneggi sottilissimi
che lo velano. Marmo come seta e marmo come pelle. L’anatomia del corpo
nudo e formoso della Danzatrice trova il suo slancio
nel movimento che dalla
punta dei piedi risale al
panneggio dei fianchi, alla
curva del seno, per assottigliarsi nel collo, lievitare nell’ovale del volto, raccogliersi nei capelli sulla nuca, fissarsi infine nell’incanto di due
occhi che sollevano l’animo a sublimi affetti e
pensieri.
Non così la languida e sensuale Venere di
Urbino di Tiziano Vecellio, il cui corpo è colore fatto carne, sguardo e attesa di un incontro
d’amore. Il corpo che Tiziano dipinge è concreto e desiderabile, rispecchia la cronaca della vita di una corte italiana del primo Cinquecento... In questa donna c’è sì la perfezione
modello femminile
do più idealista Settecento per rivivere poi nella pittura borghese dei maestri dell’Ottocento
come la Donna nuda seduta di Pierre Auguste
Renoir, che quelle carni flaccide sublimerà nella materia pura dell’impressionismo. Per contro Silvesto Lega, pittore toscano, nel Canto dello stornello offre una silhouette
femminile in cui ampie gonne fruscianti si stringono nel punto vita
per poi rigonfiarsi in ampie e
pudiche camicie ricamate e
chiome raccolte di tranquille,
rassicuranti figlie della buona
borghesia toscana.
Sul finire dell’Ottocento l’art
nouveau in Francia, lo stile liberty
in Inghilterra e lo stile floreale in Italia fasceranno i corpi femminili in sinuose, seducenti
sete, conturbanti boa, piume di struzzo e spirali di fumo da lunghi bocchini. È la donna fatale, la bambola languida e suadente che negli
Anni Venti e Trenta del secolo breve, gettati
boccoli e gioielli, si taglierà i capelli a caschetto e indosserà i panni della modernità. Una
mostra a Rovigo è dedicata a quel periodo:
“Déco. Arte in Italia”, Palazzo Roverella, (31
gennaio - 28 giugno. Dai ritratti inquieti e conturbanti di Tamara de Lempicka si passa così
a un’immagine di donna più borghese e rassicurante che attraversa il Novecento stretta nei
suoi tailleur “fumo di Londra”: è un’immagine così classica che qualche volta ci è dato
di vederla anche nelle nostre figlie quando
per una sera si liberano dal guanto di calzamaglie e blue jeans. A questa immagine si
oppongono le donne di Botero, gonfiate a
dismisura fino al limite della bulima.
I grandi scultori del Novecento sognano
nella pietra un ritorno al primitivismo, alle
forme arrotondate delle divinità madri: Figura giacente di Henry Moore è un esempio di
femminilità ancestrale fatta di pieni e di vuoti, di linee morbide, accoglienti, materne;
mentre, per contro, Amedeo Modigliani rincorre le forme affusolate delle sculture tribali. Non ci resta dunque, per tirare le conclusioni, che metterci davanti al quadromanifesto che ha segnato una svolta epocale nella storia dell’arte e della bellezza femminile: Le demoiselles
d’Avignon di Pablo Picasso parlano da sole. Ogni commento
왎
è inutile.
GONFIATE
Una donna di Botero
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