"Da Roma a Marcinelle", storia dell`emigrazione degli italiani in

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"Da Roma a Marcinelle", storia dell`emigrazione degli italiani in
Testi a cura di
Jean-Louis Delaet, Direttore del Bois du Cazier
Christelle Dethy, Incaricata delle mostre al Bois du Cazier
Alain Forti, Conservatore di museo al Bois du Cazier
Christian Joosten, Bibliotecario al Bois du Cazier (testo di copertina)
Ada Lonni, Docente alllUniversità degli Studi di Torino
Rina Margos, Conservatore del Museo del Vetro di Charieroi
Anna Morelli, Docente all'università Libera di Bruxelles
Traduzione
Top Traduc spri - Charieroi (Belgio)
Coordinazione
Alain Forti
Grafia e stampa
Paragraph spri - Fleurus (Belgio)
Con il sostegno
del Consolato Generale d'Italia a Charieroi
della Communauté francaise Wallonie-Bruxelles e della Loterie nationale
della Région wallonne
della Ville de Charieroi
di Duferco Belgium
di Riva (Thy-Marcinelle sa)
Ringraziamenti
Sergio Aliboni, Ines Capacci, Andreina Conti, Désiré Deleuze, Placido Diolosà, Charies Henneghien,
Lino Stoppele, Vincent Vincke
Editions Labor, Musée de la Photographie a Charleroi
Editore
Bois du Cazier asbl
Rue du Cazier, 80
8-6001 Marcinelle
Il progetto di riqualificazione del sito Bois du Cazier è stato cofinanziato
dalllUnione Europea - Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)
Tra 1919 e 1945
L'Armistizio che chiude la Prima Guerra
mondiale inizia una nuova fase nella storia
dell'immigrazione in Belgio.
in Belgio e in cinque anni ne arrivano
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20.000.Nel settore delle miniere un accordo
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è concluso daiia Federazione belga delle .
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miniere nel 1922 per favorire il reclutamen- .?!-'
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Accanto a questi arrivi collettivi, c'è anche,
dal 1919 al 1925,un gran numero di Italiani
che, individualmente, si recano in Belgio,
senza contratto, sperando di trovarci del
lavoro.
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Dopo 1918 la ricostruzione del paese esige
una numerosa mano d'opera anche perché
molti giovani belgi sono morti durante il
conflitto. I sopravvissuti belgi, bene organizzati, specialmente in Vallonia, in forti
sindacati, rifiutano i lavori più pericolosi,
pesanti o mal pagati. Le miniere sotterranee di carbone, i cantieri di costruzione, le
cave di pietre o marmi hanno grande difficoltà a trovare della mano d'opera locale.
Per rispondere a queste esigenze viene reso
sistematico il reclutamento all'estero di
operai per le industrie belghe, inaugurato
nell'ottocento in modo più «artigianaleN. Il
Belgio che nell'ottocento era paese d'emigrazione diventa paese d'immigrazione.
Questa situazione attrarrà numerosi disoccupati italiani provenienti soprattutto
dallSItaliasettentrionale, dove più forti si
erano sentiti gli effetti della lunga guerra.
L'afflusso di Italiani cambierà radicalmente
in pochi mesi il volto della comunità italiana
..
I1 giornale la Nation belge ci fa vedere, ii
29 settembre 1922,la fotografia di un gruppo di duecentotrentacinque Italiani arrivati
alla stazione Midi di Bruxelles. Erano venuti da Verona nella speranza di lavorare nelle
miniere di Charleroi ma erano rimasti bloccati a Bruxelles perché non avevano mezzi
per proseguire il loro viaggio fino al ((Paese
Nero))di Charleroi.
Spesso venivano spogliati alla partenza da
qualche truffatore che pretendeva di facilitare il loro viaggio con il rilascio del visto o
degli indirizzi utili in Belgio per ottenere un
lavoro.
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La stazione di Ciwieroi-Sud
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I1 Nunzio Apostolico nel 1922 giudicava cosi
la loro situazione: «Essigiungono qui in uno
stato che fa veramente pietà. [...l Per viaggio spesso sono derubati, e giungono qui
senza sapere né dove andare ne a chi rivolgersi e senza potersi fare comprendere per
non conowere la lingua. Spesso passano
lunghe ore nelle stazioni, guardati con pietà
e @e volte anche con un certo sdegno, dai
passanti».
Ma, data la caredi manodopera in
Belgio durante questo primo dopoguerra,
dopo queste p b . 8 bcertezze , molti di loro
troveranno lavar^ nel «Paese Nero)).
Ma tra gli Italiani, &e vengono in Belgio
per trovarci lav~ro,ci sono anche coloro che
fuggono dal loro paese per ragioni politiche.
Scappano dalle persamzioni del fascismo e
cercano di essere attivi anche in Belgio.
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Così hanno ricostituito tutti i partiti proibiti
in Italia, stampano giornali antifascisti (che
ci fanno conoscere anche le dure condizioni
di vita nelle miniere ed i castieri della
Vallonia industriale) e durante gli scioperi
numerosi Italiani erano costantemente presenti alle manifestazioni. La loro presenza
diventa particolarmente regolare ed importante nelle sfilate del Primo maggio dal
1923 al 1930, e cosi pure durante i cortei per
rivendicazioni sociali e politiche. Nel 1924,
durante uno 'sciopero nel Borinage, nella
manifestazione che raggruppa ventimila
minatori e converge a Boussu, viene notata
la presenza di numerosi Italiani. Le Peuple li
nota poiché si rende conto che in seno d a
manifestazione vi era ((una certa eleganza
nell'abbigliamento e negli atteggiamenti)).
Durante il raduno, Louis Piérard ((salutala
presenza di operai stranieri alla manifestazione. E in arabo e in italiano, Piérard arringa gli scioperanti stranieri)).L'oratore socialista manifesta la sua gioia nel vedere che
gli stranieri si sono uniti ai compagni belgi
in sciopero, esalta l'unione dei lavoratori e
esorta i minatori stranieri.. . a calmare i loro
ardori rivoluzionari !
espulsi dal Belgio per attività politiche,
spesso denunciati da consoli fascisti di
cichoc~che facevano somegliare i loro connazionali.
Dall'altra parte, durante il ventenni0 fascista, i diplomati italiani cercano di radunare
gli Italiani nelle strutture fasciste. I1 fascio
più importante fu quello di Bruxelles che
nacque nel 1925 ma ugualmente esisteva
un fascio a Charleroi anche se i suoi seguaci erano veramente pochi.
I fascisti reclutano gli impiegati del consolato, i piccoli commercianti ma pochi operai.
Una parte operaia si dichiaraya fascista, ma
lo faceva soprattutto per godere di determinati vantaggi economici. Appartenevano
costoro a quelli che «fanno del fascismo per
sfamarsi)) e non sono certamente in maggioranza nei fasci dove l'elemento piccoloborghese era predominante.
Certe autorità comunali davano risalto alle
(t attività culturali» (film di propaganda.. .)
organizzate dei fasci. Accanto ai fasci, il
fascismo instaura delle strutture di maggiore importanza destinate ai giovani italiani :
organizzazione della gioventù fascista,
colonie e scuole. Lo scopo di queste strutture era di impedire ai bambini italiani di
familiarizzare con i coetanei belgi e quindi
frenare la loro integrazione. Una delle principali attrattive delie organizzazioni dei giovani fascisti era la possibilità che esse
davano di inviare i figli nelle colonie di
vacanza che si trovavano in Italia. In pratica, poche famiglie italiane residenti in
Belgio approfittarono di questa possibilità e
ciò malgrado la grande pubblicità che ne
veniva fatta.
A Charleroi, come in tutte le zone dove
c'era una colonia italiana, c'era pure una
scuola italiana. Quest' ultima conobbe un
discreto successo per i numerosi vantaggi
materiali che offriva alle famiglie modeste.
Minatore o fattorino, I'irnpwtanza B di lavorare
Ma, secondo la testimonianza di un ex allievo della scuola di Charleroi, il Padre
Giuseppe Buonatesta, (ci bambini vi bevevano la propaganda fascista come se fosse
latte n.
Vennero instaurati in Belgio anche i ((dopolavoro)),calcati sul modello italiano e certi
festeggiamenti che erano ulteriore motivo
di incontro della comunità italiana sempre
nel rispetto dei desideri del regime : la
((Befanafascista))(con distribuzione di pacchi dono), la costituzione dei fasci (23
marzo), il ((Nataledi Roma» (21 aprile) la
commemorazione deiia Marcia su Roma (28
ottobre) o queiia della vittoria di Vittorio
Veneto (4 novembre).
Durante la Seconda Guerra mondiale molti
Italiani di Charleroi, di La Louvière o del
Bonnage faranno parte della Resistenza.
Cleto Alpi di Chatelineau, Noemi De Tomi di
Trivières, Leandro Badan di Montigniessur-Sarnbre, Giuseppe Moretti di Péronneslez-Binche e tanti altri si sono impegnati e
hanno sofferto deportazione o morte per le
loro convinzioni antifasciste e lottando contro il nazismo.
Dopo una giorneta di lavoro, ritorno alla superfiue nei buonumore
Appello ai lavoratori
italiani
Jean-Louis Delaet
Dopo la Liberazione, la necessità di una
ricostruzione industriale porta il Governo
belga a lanciare la {(Battagliadel Carbone)).
La prima volontà delle au<orità,che è di evitare di ricorrere alla manodopera straniera,
lo spinge ad adottare tutta una serie di
misure volte a promuovere il reclutamento
di minatori belgi attraverso il rniglioramento del loro tenore di vita e deile loro condizioni di lavoro. Queste ultime costituiscono
queilo che è stato chiamato ((Statuto del
minatore)), destinato a convincerlo che il
suo lavoro è apprezzato per quanto vale
realmente e costituisce la ricompensa ad
uno sforzo - nonché un sacrificio - eccezionalmente i(meritorio».il lavoro in fondo alla
miniera è assimilabile ad un servizio civile
che dispensa i volontari dal servizio rnilitare. Si sta formando il mito delll«eroeminatore», salvatore della Nazione.
Nonostante tutti questi sforzi, i risultati
sono insignificanti. I Belgi, scesi in miniera
per evitare la deportazione durante l'occu-
pazione, trovano altri lavori. il governo si
rende conto che la ((Battagliadel Carbone))
non può essere vinta se si conta unicamante sul ritorno dei Belgi in miniera.
Anche il Governo ottiene daigu esexdti
aileati l'autorizzazione ad utjikzare i prigionieri di guerra tedeschi n@i~ R G >eotten-aZ ~
nei. Si tratta in questo caso di una manodopera precaria che prima o poi, don&e ~ s e r e
liberata ; il problema rimane soltanto rinviato.
Dopo parecchie tergiversazioni, il Governo
belga decide di r i m e r e d'immigrazione
massiccia degli s%rahigfirispondendo così
alla volontà costante di certi imprenditori
nel settore carbonifero sin dal periodo tra le
due guerre, che auspicavano il costituirsi di
un formidabile esercito di riserva, destinato
ad essere sfmttato4mpietosamente.
I
fercofso obbligato dal Consolato per molte pratlcht
ninistrative
Poiché l'Europa dell'Est e, più in particolare, la Polonia non sembrava più una potenziale riserva di manodopera, il Belgio si
rivolgerà verso l'Italia che esce, esangue,
dalla Seconda Guerra mondiale dopo
vent'anni di fascismo.
I1 protocollo di intesa italo-belga del 23 giugno 1946 prevede l'invio di 50.000 lavoraton italiani in cambio della fornitura annuale
di un quantitativo di carbone, a prezzo preferenziale, compreso tra due e tre milioni di
tonnellate. Per convincere questi uomini a
lavorare neiie miniere belghe, si affiggono
in tutta Italia manifesti che presentano unicarneme gli aspetti allettanti di questo
lavoro.
Per sempre nel marmo
Alain Forti
All'ingresso del sito, il sole gioca a nascondino
con i rilievi di un monumento. Rivolgendosial visitatore, il suo immacolato marmo di Carrara contende al nero di questo diamante senza pietà e
senza splendore che era il carbone il diritto di
sgranare, troppo lunga litania, il nome dei 262
compagni di sfortuna che, un giorno d'agosto
del 1956, pagarono gli interessi che Madre
Natura volle riscuotere per diritto di scavare nelle
sue viscere.
Riuniti r>erl'eternità. auesti nomi corrono in continuo, come su una coionna traiana che canta il sacrificio
dei soldati impeanati sul fronte della <<&atTaglia
del carbonen, sino alla cima
del monumento.
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greco, cirillico ed arabo), ci ricordano, con
ro pronuncia, i diversi orizzonti da cui que:i.uomini arrivarono.
colpita da Dominique Stroobant, artista di Anversa abitante a
b.arrara, con l'aiuto di Philippe Toussaint, offerta nel 1989 da
ilvano Coltro, presidente dell'associazione Ital-Mondo, in
FX
occasione delle commemorazioni per il 33" anniversario del
%sastro, questa stele è uno dei simboli dell'incessante attività
portata avanti dalla comunità italia-