Fastes et Grandeur des Cours en Europe

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Fastes et Grandeur des Cours en Europe
CARTELLA STAMPA
Indice
Introduzione e informazioni pratiche
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Viaggio nel cuore della mostra
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Incontro con i curatori
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Allestimento
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I must della mostra
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Prestatori
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Grimaldi Forum Monaco
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I Partner
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C’ERA UNA VOLTA...
Sfarzi e grandezza delle corti in Europa
Il Principato di Monaco ospita ogni anno al Grimaldi Forum, dalla sua creazione nel 2000,
una grande mostra di interesse culturale, artistico e storico. Su un’area di oltre 2.500 m2,
l’Espace Ravel del centro culturale monegasco, costituisce un impareggiabile ambiente
degno di una mostra spettacolare.
Quest’anno l’appuntamento estivo del Grimaldi Forum Monaco coincide con un evento
eccezionale: il matrimonio di SAS il principe Alberto con Mlle Charlène Wittstock. A questo
avvenimento memorabile per la vita del Principato, il Grimaldi Forum Monaco dedica la
tradizionale mostra estiva dal titolo Sfarzi e grandezza delle corti in Europa dall’11 luglio
all’11 settembre.
Per i visitatori sarà come compiere un viaggio nel tempo, dal XVII al XX secolo, ed essere
accolti per la prima volta in ventuno corti d’Europa per conoscere illustri personaggi delle
delle case imperiali, reali e principesche. Durante questo viaggio spettacolare, una sorta di
grand tour dell’Europa, i visitatori faranno la conoscenza di:
- i sovrani del Portogallo: Giuseppe I, Luigi I e la regina Maria Pia.
- Filippo V, nipote di Luigi XIV, re di Spagna ed Elisabetta, erede delle favolose
collezioni Farnese.
- Napoleone e Giuseppina e il primo impero francese.
- Vittoria, regina di Gran Bretagna e d’Irlanda, la “nonna dell’Europa” e il principe
consorte Alberto.
- Adolfo II, primo granduca del Lussemburgo.
- Leopoldo I, il primo re dei Belgi.
- la regina Guglielmina d’Olanda, che ebbe un ruolo di primissimo piano agli inizi del
XX secolo.
- i sovrani di Danimarca, il leggendario re Cristiano IV, e poi Cristiano IX, il “suocero
dell’Europa” nel XIX secolo.
- Gustavo III di Svezia, grande appassionato di teatro.
- Haakon VII, primo re di Norvegia, eletto a seguito dello scioglimento dell’unione con
la Svezia.
- lo zar Alessandro II, “il liberatore” che inaugurò la tradizione dei soggiorni imperiali
russi in Costa Azzurra.
- Giovanni III Sobieski, re eletto di Polonia, grande vincitore dei Turchi a Vienna;
- i principi di Brandeburgo che diventarono sovrani di Prussia, da Federico I con la
regina Sofia Carlotta, fino a Federico Guglielmo IV, senza dimenticare l’emblematica
figura della regina Luisa, simbolo della resistenza contro Napoleone.
- Augusto il Forte, principe elettore della Sassonia e re di Polonia, famoso per le feste
che rivaleggiavano per fasto con quelle di Versailles.
- Luigi I, re di Baviera, edificatore di Monaco, il figlio Ottone I, primo re di Grecia e il
nipote Luigi II di Baviera.
- l’imperatore Francesco Giuseppe e la leggendaria imperatrice Elisabetta d’Austria,
detta Sissi.
- il principe Nicola II Esterházy, grande collezionista e mecenate di Joseph Haydn.
- Carlo, re di Napoli, che promosse gli scavi di Ercolano e di Pompei.
- Vittorio Amedeo II, re di Sicilia e poi re di Sardegna.
- i Grimaldi, principi di Monaco, da Onorato II nel XVII secolo fino a Carlo III, fondatore
di MonteCarlo, per non parlare del principe Ranieri III e della principessa Grace.
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Per illustrare l’ambizioso tema della mostra, il Grimaldi Forum Monaco ha raccolto circa
settecento opere sontuose o intime che permettono ai visitatori di immergersi nel cuore della
vita, nel ruolo e nelle passioni di personaggi o di celebri coppie reali che hanno lasciato il
segno nella storia della loro dinastia e del loro paese. Il percorso espositivo offre pertanto un
quadro completo dell’epoca in cui vissero, senza tralasciare il ruolo da essi avuto in campo
artistico, storico e scientifico.
La mostra Sfarzi e grandezza delle corti in Europa è riuscita a fondere in un unicum
incomparabile i prestiti eccezionali concessi dalle corti di oggi e provenienti dai palazzi degli
attuali regnanti, con quelli delle collezioni reali, principesche e imperiali, conservati oggi nelle
collezioni dei musei.
Ritratti, sculture, oggetti d’arte, mobili, porcellane, oreficerie, costumi d’epoca e gioielli
riportano in vita quattro secoli di storia e concorrono ad arricchire questo incomparabile
percorso espositivo. Filmati storici, documentari e opere cinematografiche, completano
questa straordinaria rassegna e fanno rivivere i grandi personaggi che ci hanno spesso fatto
sognare.
Curatrice della mostra è Catherine Arminjon, conservatore al patrimonio, che ha curato tra
l’altro, le mostre: Cathédrales de France, Androuet du Cerceau, Versailles et les tables
royales en Europe, Quand Versailles était meublé d’argent. Patricia Bouchenot-Déchin, vice
curatrice, è storica, ricercatrice associata al centro ricerche di Versailles e in particolare è
stata vice curatrice della mostra Splendeurs de la Cour de Saxe. Infine, Wilfried Zeisler è
stato invitato a collaborare per la sezione russa.
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INFORMAZIONI PRATICHE
La mostra Sfarzi e grandezza delle corti in Europa è prodotta dal Grimaldi Forum Monaco
con il contributo di: d’Amico, Ciribelli, Crédit Suisse e Point de Vue.
Curatrice: Catherine Arminjon
Vice Curatrice: Patricia Bouchenot-Déchin
Curatore aggiunto per la sezione Russia : Wilfried Zeisler
Allestimento scenografico: François Payet
Sede: Espace Ravel del Grimaldi Forum Monaco
10, avenue Princesse Grace - 98000 Monaco
Sito Internet : www.grimaldiforum.mc
Date: dall’11 luglio all’11 settembre 2011
Orari: Aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Apertura serale giovedì fino alle ore
22.00.
Biglietto di ingresso: Intero 12 €. Ridotto: gruppi (più di 10 persone) = 10 €. (Studenti con
meno di 25 anni, su presentazione di un documento di identità) = 8 €. Bambini (fino a 11
anni) = gratuito.
Audio guide in francese/inglese/italiano: 6 € a persona.
Biglietto combinato = 20 € con la mostra L’Art du Graffiti : 40 ans de Pressionnisme dal
21 luglio al 19 agosto 2010 nell’Espace Diaghilev.
Biglietteria Grimaldi Forum Monaco
Tel. +377 99 99 3000 - Fax +377 99 99 3001
E-mail: [email protected] e punti vendita FNAC
Catalogo della mostra (pubblicazione luglio 2011)
Due edizioni, in francese e inglese.
Formato 230X285 mm, 400 pagine circa
Coedizione Grimaldi Forum Monaco/ESFP (Éditions Skira Flammarion Paris)
Prezzo al pubblico: 49,00 € (IVA inclusa)
Ufficio comunicazione :
Hervé Zorgniotti Tel: 00 377 99 99 25 02 - [email protected]
Nathalie Varley Tel: 00 377 99 99 25 03 - [email protected]
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VIAGGIO NEL CUORE DELLA MOSTRA
Il concept originale della mostra si basa sulla scelta di personaggi che hanno segnato con la
loro personalità o le loro gesta queste case reali nell’arco di diversi secoli.
Tenuto conto delle prossime nozze, viene posto l’accento su alcune coppie particolarmente
rappresentative, come l’imperatore Napoleone e Giuseppina, la regina Vittoria e il principe
Alberto o più vicine a noi, come il principe Ranieri e la principessa Grace di Monaco.
Tracciare la storia di un’Europa dalle frontiere instabili, è un’impresa ambiziosa e senza
precedenti.
Come criterio espositivo si è scelto quindi di ripercorrere lungo l’arco di quattro secoli, dal
XVII al XX, la geografia dell’Europa, partendo dal Portogallo e dalla Spagna, proseguendo
poi in Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Belgio e Olanda, e visitando successivamente
nell’Europa del Nord, Danimarca, Svezia e Norvegia, per giungere nell’Europa dell’Est, in
Russia, Polonia, Austria e Germania, concludendo infine il percorso nell’Europa meridionale
in Italia e a Monaco.
A ogni corte è stata dedicata una sala intera, per rispettare l’identità, la storia e la cultura di
ciascuna casa regnante. L’architettura dei palazzi e i rispettivi arredi sono illustrati inoltre
attraverso i supporti audiovisivi che proiettano filmati d’archivio, opere cinematografiche,
documenti fotografici storici oltre ad alcune vedute contemporanee delle residenze reali o
principesche.
La mostra Sfarzi e grandezza delle corti in Europa è riuscita a fondere in un unicum
incomparabile i prestiti eccezionali concessi dalle Corti di oggi e provenienti dai palazzi degli
attuali regnanti, con quelli delle collezioni reali, principesche e imperiali, conservati nelle
grandi collezioni nazionali nei musei.
Oltre settanta prestigiose istituzioni hanno contribuito alla realizzazione della mostra, che ha
goduto anche dell’interessamento personale del re di Spagna, della regina di Danimarca, del
re di Svezia, del granduca del Lussemburgo, del re di Norvegia e della regina d’Olanda.
Il pubblico scoprirà sbalordito lo splendore dei tesori di Sassonia, il gusto per lo sfarzo dei
principi Esterházy, la passione per l’architettura di Luigi I di Baviera, l’infatuazione per le
innovazioni tecnologiche, come la fotografia, di Maria Pia e Luigi I di Portogallo, o ancora
l’interesse scientifico per l’oceanografia di loro figlio, Carlo I di Portogallo che condivideva
questa sua passione con il suo contemporaneo, il principe Alberto I di Monaco. Le scelte
fatte di volta in volta, sono rivelatrici sia degli aspetti più intimi e personali dei personaggi che
del ruolo da essi avuto nella storia.
I loro destini si intrecciano a seconda dei matrimoni e delle alleanze. I visitatori saranno
quindi resi partecipi delle vite private di personaggi e di coppie famose e delle loro vicende
famigliari; esemplari in tal senso sono, nel XVIII secolo, Vittorio Amedeo II, re di Sardegna e
poi di Sicilia, sposato con Anna d’Orléans, che era nipote di Luigi XIV; Haakon VII, nato
principe di Danimarca ed eletto re di Norvegia dopo lo scioglimento dell’unione con la Svezia
nel 1905; Adolfo II, elevato al titolo di granduca del Lussemburgo nel XIX secolo; Carlo di
Borbone, figlio del re di Spagna, sposato con Maria Amalia di Sassonia, figlia del re di
Polonia e principe elettore di Sassonia, Augusto III, che sarebbe poi diventato re di Napoli e
di Sicilia; Federico I, principe elettore del Brandeburgo, primo re di Prussia; Giovanni
Sobieski, re eletto di Polonia, sposato con una francese, Maria Casimira de La Grange
d’Arquien, eroe della battaglia di Vienna nel 1783 che respinse i turchi con l’aiuto, tra altri,
dei principi Esterházy.
Al di fuori delle responsabilità di governo, re e principi condividevano passioni più personali.
L’interesse per l’oceanografia per esempio, accomunava Carlo I di Portogallo e Alberto I di
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Monaco. Gustavo III di Svezia era un grande amante del teatro. Il principe Nicolas Esterházy
era il mecenate del grande musicista Joseph Haydn.
Il pubblico scoprirà come la Costa Azzurra fosse diventata la meta privilegiata degli zar e
dell’aristocrazia russa, in particolare a Nizza e Monaco, già ai tempi di Alessandro II di
Russia. In quel periodo iniziò la creazione di Monte-Carlo a opera di Carlo III che trasformò il
piccolo stato in una delle località di villeggiatura più ambite della Riviera.
A Torino, Vittorio Amedeo II, il re appassionato di architettura, fece costruire molti dei
numerosi castelli che danno vita all’ambizioso progetto del Theatrum Statuum Sabaudiae,
una sorta di anfiteatro di castelli che circonda la capitale del Piemonte.
Questo viaggio nel cuore delle corti e attraverso i secoli, si concretizza nell’esposizione di
una grande varietà di opere e far così conoscere al pubblico quei tesori che bene illustrano
l’epoca nella quale vennero creati e i sovrani ai quali appartennero: l’ordine del Toson d’Oro
e degli splendidi gioielli, come la spada ricoperta di diamanti rosa delle collezioni della Volta
Verde nella Residenza di Dresda, allestita per volere di Augusto il Forte. “L’oro bianco” della
Sassonia, come veniva chiamata la porcellana di Meissen, prima manifattura europea di
porcellana, è egregiamente rappresentato da un magnifico servizio realizzato per Elisabetta
Farnese.
A Napoli, Carlo di Borbone creò una manifattura di porcellana, una di seta e di pietre dure,
oltre a quella di arazzi, come quella che avevano creato a Madrid i genitori Filippo V ed
Elisabetta Farnese. A Carlo va inoltre il merito di aver edificato diversi palazzi ma soprattutto
di aver iniziato gli scavi archeologici delle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio: Pompei ed
Ercolano, e di aver fondato il museo archeologico di Napoli.
In Prussia, l’ambra, privilegio reale esclusivo e simbolo dinastico per eccellenza, diventò il
dono ufficiale e diplomatico della corte.
Il ruolo avuto dai grandi comandanti militari, quali Giovanni III Sobieski, il “salvatore di Vienna
e della civiltà europea dell’Est” è rappresentato dai bottini di guerra; ne è un esempio una
tenda, le armature, gli scudi, e i trofei catturati ai turchi durante la celebre battaglia di Vienna.
In Portogallo, gli splendidi pezzi di oreficeria francese, dimostrano la recente ricchezza del
paese alla metà del XVIII secolo, dovuta alla scoperta delle miniere di oro e di argento
nell’America del Sud.
E infine Sissi, imperatrice d’Austria è presente in mostra, con l’elegante abito da lutto
indossato dopo la morte del figlio Rodolfo.
Celebri film fanno rivivere le atmosfere delle corti: Ludwig, di Luchino Visconti, mostra
l’affetto che univa l’imperatrice d’Austria e il cugino Luigi II di Baviera. Altri rievocano le tappe
salienti del regno della regina Vittoria e gli inizi del riavvicinamento franco-inglese; oppure la
vita dell’imperatrice Giuseppina che affianca Napoleone nella creazione dell’Impero
francese; Katia, film che prende il titolo dalla sposa morganatica di Alessandro II e anche il
grand tour dell’Europa delle famiglie e dei cugini meravigliosamente raccontato dalla regina
Margherita di Danimarca.
C’era una volta le corti d’Europa… farà sognare raccontando la magnifica storia che
accomuna l’Europa, proprio mentre il Principato di Monaco scrive un’altra delle sue pagine
più gioiose con le nozze principesche. Il Grimaldi Forum ha il piacere di invitare il suo
pubblico a sfogliare questo prezioso volume dedicato agli sfarzi e grandezza delle corti,
aperto sulla vita e sul potere delle grandi dinastie europee.
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LE CORTI NELLA MOSTRA
1-PORTOGALLO
Giuseppe I (1714-1777), re di Portogallo, “il Riformatore”
Diritti riservati © Palácio Nacional da Ajuda, Divisão de Documentação Fotográfica INSTITUTO DOS MUSEUS E DA CONSERVAÇÃO, I.P
Figlio di Giovanni V del Portogallo, discendente diretto della casata dei Braganza e di Maria
Anna d’Austria, sposa nel 1729 Maria Anna di Borbone, figlia di Filippo V di Spagna e di
Elisabetta Farnese; succede al padre nel 1750.
Verso la metà del XVIII secolo il Portogallo, afflitto dalla diminuzione delle importazioni di oro
dal Brasile, è sull’orlo del fallimento e il nuovo re Giuseppe I deve rinunciare all’assolutismo e
risanare la situazione sia in patria che all’estero.
Nel 1756, nomina ministro il marchese di Pombal che, incaricato di apportare le necessarie
riforme, aveva ottenuto un valido aiuto da parte dei principi europei, e ricostruito Lisbona
distrutta da un terremoto e da un incendio nel 1755.
Nel 1762, la Spagna dichiara guerra al Portogallo. È l’inizio della Guerra dei sette anni.
Il paese deve imparare a contare solo sulle proprie forze e il re ordina di sradicare i vigneti
per promuovere la coltivazione del frumento e scongiurare così la carestia.
I Gesuiti vengono espulsi dal Portogallo e a più riprese, editti e decreti reali laicizzano le
istituzioni.
Il sovrano deve inoltre affrontare i problemi politici, economici, sociali e culturali quali il
fallimento dell’assolutismo, la riduzione delle rendite provenienti dalle colonie in America,
l’eccessivo potere nelle mani della nobiltà portoghese e l’istruzione scadente.
Essendo andate perdute le ricche e sontuose collezioni del padre Giovanni V, Giuseppe I
commissiona opere di gran pregio a François-Thomas Germain, orafo di Luigi XV tra cui
quattro servizi d’argento decorati con il suo stemma, una delle più importanti committenze di
oreficeria francese da parte di una corte straniera nel XVIII secolo e tuttora conservati nelle
collezioni del Portogallo.
Alla morte di Giuseppe I, la figlia maggiore, Maria I diventa regina del Portogallo e sposa il
proprio zio, Pietro del Portogallo, per evitare che il regno finisca sotto il giogo di un principe
straniero.
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Luigi I, re di Portogallo (1838-1889) e Maria Pia
© Palácio Nacional da Ajuda, Mário Soares, Divisão de Documentação Fotográfica
INSTITUTO DOS MUSEUS E DA CONSERVAÇÃO, I.P
Luigi I, figlio di Ferdinando II del Portogallo e di Maria II del Portogallo sposa nel 1862 Maria
Pia di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II d’Italia e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Regna sul Portogallo dal 1861 alla morte.
Durante la rivoluzione di Spagna del 1866 gli viene proposta la corona di Spagna dopo
l’esilio della regina Isabella II ma la rifiuta.
Luigi I, uomo di scienza e appassionato di oceanografia, si avvia a una carriera in Marina.
Spende gran parte delle sue fortune per armare delle navi che raccolgano diverse specie di
fauna in tutti gli oceani. Crea uno dei primi acquari al mondo, a Lisbona, e lo apre al
pubblico. Il figlio Carlo I eredita la passione paterna per la scienza e si interessa anch’egli di
innovazioni tecnologiche e scienze, di fotografia e di oceanografia, una passione che
condivide con il principe Alberto I di Monaco con il quale mantiene stretti rapporti.
Luigi I opera importanti innovazioni nel paese: come la creazione di banche, l’abolizione
della pena di morte nel 1867, la costruzione di ferrovie, pone fine alla schiavitù. Propone,
inoltre, importanti riforme nel campo dell’istruzione e del diritto, con la fondazione
dell’Accademia di Belle Arti e l’apertura al pubblico, la domenica, della pinacoteca del
palazzo d’Ajuda che trasforma in residenza reale nel 1862.
La regina Maria Pia, nota sia per la grande bellezza sia per la sua stravaganza e
raffinatezza, viene vista in Portogallo come un angelo caritatevole e madre dei poveri, e non
si occupa di politica. Si interessa di pittura, musica e scienze.
Dopo la morte del re Luigi I nel 1889, assume il ruolo di regina madre. Nel 1908, suo figlio, il
re Carlo I viene assassinato sotto i suoi occhi dai terroristi repubblicani portoghesi. Durante
l’attentato riesce a mettere in salvo il figlio maggiore del re, il futuro Manuele II, ma non si
riprenderà mai dalla perdita del figlio.
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2-SPAGNA
Filippo V (1683-1746), re di Spagna ed Elisabetta Farnese
Versailles, musée national des châteaux de Versailles et de Trianon
© RMN (Château de Versailles) / Daniel Arnaudet
Nel 1700, Carlo II, ultimo re di Spagna della dinastia degli Asburgo, muore senza discendenti
dopo aver designato come erede il duca d’Anjou, nipote di Luigi XIV. Primo sovrano della
dinastia dei Borboni, Filippo V regna per 45 anni, il regno più lungo della monarchia
spagnola.
Luigi XIV convince Filippo V a sposare una delle figlie di Vittorio Amedeo II di Savoia, Maria
Luisa Gabriella di Savoia; alla morte della moglie nel 1714, il re di Spagna sposa Elisabetta
Farnese, erede dei Medici e delle famose collezioni Farnese. Avrà un ruolo importante nella
politica del regno e nei possedimenti spagnoli di Napoli e di Sicilia.
Seguendo l’esempio di Luigi XIV, Filippo V crea uno stato assolutista e centralista, impone il
castigliano come unica lingua e ammoderna l’apparato dello stato spagnolo.
Abolisce le istituzioni presenti in ciascuna provincia e impone un modello giuridico, politico e
amministrativo comune a tutto il paese, promuove l’agricoltura, crea le manifatture reali e
riorganizza il commercio con le colonie. Costruisce il palazzo della Granja a Segovia,
acquisisce le collezioni di Cristina di Svezia, ricostruisce il palazzo reale di Madrid e il
palazzo di Aranjuez e crea l’Accademia reale di Scienze e Arti nel 1735. Il re si interessa in
particolar modo di architettura e scultura e la regina di musica e danza.
Filippo V muore nel 1746. Gli succede Ferdinando VI, figlio di primo letto. Alla morte di questi
senza discendenza nel 1759, Elisabetta Farnese vede finalmente accedere al trono di
Spagna, con il nome di Carlo III, suo figlio primogenito Carlo, re di Napoli dal 1734, nato dal
matrimonio con Filippo V. A Napoli, il nuovo re di Spagna Carlo III lascia il trono al figlioletto
di 9 anni, Ferdinando VII, che regnerà fino al 1833.
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3-FRANCIA
Giuseppina (1763-1814) e Napoleone (1769-1821)
Malmaison, châteaux de Malmaison et Bois-Préau
© RMN Daniel Arnaudet © RMN / André Martin
Giuseppina Rose Tascher de La Pagerie, nasce in Martinica. A Parigi conosce, presentata
da Barras, Napoleone Bonaparte che se ne innamora follemente. È lui a cambiare il suo
nome in Giuseppina.
Giuseppina ha due figli, Eugenio e Ortensia dal primo matrimonio avvenuto nel 1777 con
Alexandre de Beauharnais. All’inizio questa passione la diverte ma qualcosa le dice che
Bonaparte, di sei anni più giovane, può esserle utile mentre lui pensa che la ricca e
politicamente potente sia lei: un matrimonio con una aristocratica fa al caso suo. Il
matrimonio civile, in cui entrambi mentono sulle rispettive età, ha luogo a Parigi l’8 marzo
1796.
Il giorno dopo le nozze, il generale Bonaparte parte per la campagna d’Italia; pretende che
lei lo segua, si lamenta di non averla a suo fianco. Finalmente lei si stabilisce a Milano dove
conduce una vita mondana con la spigliatezza da sovrana per cui sarà conosciuta in seguito.
Rientrato a Parigi nel 1797, Napoleone riparte per l’Egitto. Giuseppina nel frattempo compra
la Malmaison dove riceve i militari devoti alla causa del marito, contribuendo quindi
all’organizzazione del colpo di stato di Brumaio. Bonaparte diventa Primo console; lei la
prima dama di Francia.
Pur tenendo molto alla propria indipendenza, si vede costretta a seguire l’astro di
Napoleone. Capisce che d’ora innanzi dovrà piegarsi agli obblighi dell’etichetta.
L’incoronazione ha luogo a Notre Dame nel 1804 alla presenza del papa e il matrimonio
religioso viene celebrato con discrezione, il giorno prima dell’incoronazione. D’ora innanzi la
vita della coppia imperiale rispecchierà i momenti più gloriosi dell’Impero: alleanze, discordie,
guerre, organizzazione amministrativa della Francia, politica e diplomazia. Ortensia sposa
Luigi d’Olanda, fratello di Napoleone ed Eugenio sposa Augusta Amalia di Baviera, figlia del
re di Baviera.
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Giuseppina trascorre tuttavia lunghi periodi di solitudine alla Malmaison, alle Tuileries, a
Saint-Cloud o alle terme, sempre in attesa del ritorno dell’imperatore. Tra il 1804 e il 1809,
data del divorzio, non lo vedrà per 836 giorni su 2037.
Il suo vero dramma però è quello di non riuscire a dare un erede all’imperatore. Il tragico
epilogo è il divorzio pronunciato la sera del 15 dicembre 1809 alla presenza di tutta la
famiglia imperiale. L’imperatore le renderà omaggio con le bellissime parole: “ha adornato
quindici anni della mia vita.”
Nel 1810 Napoleone sposa l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria che darà i natali al re di
Roma. Dopo questi momenti di gloria e di speranza, la storia dell’Impero sarà costellata di
sconfitte e insuccessi fino all’esilio di Napoleone.
Giuseppina mantiene il rango e il titolo di imperatrice. Amante dell’arte, si dedica a
collezionare capolavori, esperta botanica, fa coltivare varie specie di piante alla Malmaison,
la residenza che meglio rivela la personalità di questa donna raffinata dal destino
straordinario.
Donna spendacciona e sempre indebitata, è famosa per i numerosi gioielli, parure di
diamanti, perle, smeraldi e zaffiri, e per le centinaia di abiti, spesso raffigurati nei suoi
numerosi ritratti.
Sebbene in dieci anni Napoleone le metta a disposizione un appannaggio di circa trenta
milioni, Giuseppina finisce a più riprese sul lastrico, ma lui ripiana sempre i suoi debiti.
Fino al giorno della sua morte, dalla Malmaison passeranno tutte le teste coronate.
Tramite sua figlia, Giuseppina è la nonna di Napoleone III e tramite il figlio, nonna di una
regina di Svezia, di un’imperatrice del Brasile e di un granduca di Russia.
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4-INGHILTERRA
Vittoria, regina d’Inghilterra (1819-1901) e Alberto, principe di Sassonia
Coburgo
(1819-1861)
Versailles, musée national des châteaux de Versailles et de Trianon
© RMN (Château de Versailles) / Gérard Blot
© RMN (Château de Versailles) / Diritti riservati
La regina Vittoria, nata Alexandrina Vittoria di Hannover, è figlia del principe Edoardo, duca
di Kent e di Victoria di Sassonia Coburgo, sorella di Leopoldo I, primo re dei belgi. Appena
sedicenne, succede a Guglielmo IV, morto senza eredi.
Regina di Gran Bretagna e d’Irlanda dal 1837 al 1901 e imperatrice delle Indie a partire dal
1876, si può considerare il primo monarca britannico dell’era moderna. Durante i suoi 63
anni di regno, il più lungo della storia del paese, la rivoluzione industriale e i progressi
tecnologici, economici e sociali faranno del Regno Unito la prima potenza mondiale. Non
mancheranno però i problemi politici, gli avvicendamenti dei primi ministri al governo e i
movimenti di opposizione, tanto che viene fatta bersaglio di ben sette attentati.
Conosce il cugino Alberto di Sassonia Coburgo che sposa nel 1840. Dalla loro unione
nascono nove figli che faranno nozze principesche con le più grandi famiglie europee, tanto
che viene chiamata “la nonna d’Europa”.
La figlia, la principessa Vittoria, sposa nel 1858 il principe Federico di Prussia, futuro
imperatore di Germania; il figlio, futuro Edoardo VII, che le succederà, sposa nel 1863 la
principessa Alessandra di Danimarca, figlia del re di Danimarca Cristiano IX; e il principe
Alfredo si unisce nel 1874 con la granduchessa Maria Alexandrovna di Russia, figlia dello zar
Alessandro II.
Per la regina, il principe Alberto non sarà solo il principe consorte ma anche un consigliere
politico importante e influente. Come altri monarchi dell’epoca, la coppia reale darà di sé
l’immagine di una monarchia con una forte impronta famigliare, con cui si possono
identificare le classi medie della fine del XIX secolo.
Per segnare il riavvicinamento tra Francia e Inghilterra, la regina Vittoria si reca in Francia in
visita privata, ricevuta nel 1843 dal re Luigi Filippo. L’anno seguente, il re dei francesi
ricambia la visita al castello di Windsor.
Nel 1851, la prima Esposizione universale inaugurata dalla regina al Crystal Palace di
Londra, è un avvenimento che pone l’Inghilterra in una posizione di primo piano nel campo
dell’innovazione e del progresso tecnologico. Napoleone III la invita a Parigi per
l’Esposizione universale del 1855. È la prima visita ufficiale di un sovrano inglese in Francia
da 400 anni. Il principe Alberto muore nel 1861.
Nel 1899, la regina Vittoria appare in pubblico per l’ultima volta, in occasione della posa della
prima pietra della nuova sede per il South Kensington Museum, che da quel giorno prenderà
ufficialmente il nome di Victoria and Albert Museum.
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5-LUSSEMBURGO
Adolfo di Lussemburgo, duca di Nassau e granduca del Lussemburgo (1817 1905)
Cour Grand-Ducale de Luxembourg © imedia
Nella seconda metà del XV secolo finisce l’epoca d’oro del casato dei Lussemburgo e le sorti
del paese finiscono nelle mani di sovrani stranieri. Sin dai tempi di Carlo V fino all’imperatrice
Maria Teresa, gli Asburgo hanno sempre manifestato un certo interesse per il loro lontano
ducato senza mai risiedervi. La Rivoluzione francese e l’Impero fecero del Lussemburgo un
dipartimento francese. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, fu elevato a Granducato.
Adolfo, duca di Nassau, figlio di Guglielmo di Nassau e Luisa Carlotta di Sassonia-Altenburg,
fu granduca del Lussemburgo dal 1890 alla sua morte. Nel 1844, sposa la granduchessa
Elisabeth Mikhaïlovna, nipote dello zar Nicola I di Russia, che muore l’anno seguente.
Rimasto vedovo, sposa nel 1851 Adelaide d'Anhalt-Dessau con la quale ha tre figli, il
maggiore dei quali gli succede con il nome di Guglielmo IV.
Nel 1890 la corona ritorna a una dinastia lussemburghese, i Lussemburgo Nassau; e il
sovrano prende finalmente la residenza nel paese. L’edificio del XVI secolo un tempo sede
del municipio, viene trasformato in palazzo nel 1895, e diventa la residenza ufficiale del
nuovo granduca che si dedica a consolidare, difendere e promuovere lo sviluppo del paese.
Il granduca Adolfo è il decano dei monarchi europei, conferma una clausola del patto
dinastico che autorizza la successione di una principessa in mancanza di un erede maschio.
Gli succedono quindi nel 1912, la granduchessa Maria Adelaide e poi nel 1919, la
granduchessa Carlotta che sarà una sovrana molto amata.
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6-BELGIO
Leopoldo I, re dei belgi (1790-1865) e Luisa d’Orléans
Versailles, musée national des châteaux de Versailles et de Trianon
© RMN (Château de Versailles) / Diritti riservati
© RMN (Château de Versailles) / Daniel Arnaudet
In seguito al Congresso di Vienna, Leopoldo di Sassonia Coburgo Gotha sposa Carlotta
Augusta, figlia del futuro re di Inghilterra, Giorgio IV, della quale è profondamente
innamorato. Ma la principessa muore nel 1817 all’età di 21 anni. Si risposa con Luisa
d’Orléans, figlia di Luigi Filippo.
Rifiutato un incarico offertogli da Napoleone, raggiunge in Russia il cognato, lo zar
Alessandro I e dopo aver conseguito varie vittorie contro le truppe francesi, viene nominato
generale dell’esercito russo nel 1814.
Risiede prevalentemente in Inghilterra dove diventa uno dei più quotati consiglieri della
nipote, la futura regina Vittoria. Nel 1830, dopo aver rifiutato la corona di Grecia, che sarà di
Ottone I di Baviera, il congresso gli propone di diventare il primo re del Belgio, diventato
indipendente dopo la separazione dai Paesi Bassi.
Respinta l’avanzata olandese grazie all’aiuto militare francese, sposa la figlia di Luigi Filippo,
re dei francesi.
Il re giura sulla Costituzione il 21 luglio 1831, data che diventa la festa nazionale belga.
Leopoldo si avvale dei suoi rapporti famigliari per proteggere il giovane regno del Belgio e
restando neutrale nel 1848, contribuisce al mantenimento della pace in Europa.
Nell’ambito del processo di industrializzazione in atto in quel periodo, inaugura la prima linea
ferroviaria da Bruxelles a Malines.
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7-OLANDA
Guglielmina d’Orange-Nassau (1880-1962), regina d’Olanda
Koninklijk Huisarchief, L’Aja / Diritti riservati
Regina d’Olanda dal 1890 al 1948, succede al padre all’età di 10 anni. La madre, la regina
Emma, assume la reggenza fino alla maggiore età della figlia.
Nel 1900, sposa Enrico di Meclemburgo-Schwerin. Nove anni dopo nasce la futura regina
Giuliana.
Dai tempi di Guglielmo III d’Orange-Nassau (1650-1702), è uno dei monarchi più influenti sia
in Olanda sia in Europa. Dotata di una fortissima personalità, mette a frutto di tutto il suo
potere politico e finanziario. Guglielmina è una regina soldato. Non potendo essere nominata
comandante in capo, non perde occasione per passare in rassegna le forze armate.
Nel 1917, i disordini scoppiati in Olanda dove era giunta l’eco della rivoluzione bolscevica,
vengono sedati grazie all’immensa popolarità della regina che riesce a ridare fiducia nelle
istituzioni e insieme alla figlia attraversa la folla in una carrozza aperta, suscitandone
l’entusiasmo e vincendo ogni velleità dei rivoluzionari. Durante il suo lungo regno, saprà
sempre come tener testa ai grandi del mondo.
Nel periodo tra le due guerre, l’Olanda si afferma come potenza industriale e vengono
attuate opere gigantesche per riconquistare al mare le terre. È in questo periodo che il potere
di Guglielmina arriva all’apice.
Dopo 50 anni di regno, abdica il 4 settembre 1948 a favore della figlia Giuliana alla quale
succede la figlia Beatrice.
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8-DANIMARCA
Cristiano IV, re di Danimarca (1577-1648)
© the Danish Royal Collection, Rosenborg
Cristiano IV, re di Danimarca e di Norvegia, del casato degli Oldenburg, sale al trono di
Danimarca nel 1588 all’età di 11 anni.
Nel 1597 sposa Anna Maria di Brandeburgo che muore dopo avergli dato sei figli. Il re si
risposa nel 1615 con Kirsten Munk, molto più giovane di lui, con la quale avrà dodici figli e
che ripudia quando lei si innamora di uno dei suoi capitani. Davanti al rifiuto di ammettere
l’adulterio, il re la fa imprigionare. Cristiano IV si risposa con Vibeke Kruse dalla quale ha
molti altri figli, che detestano quelli del precedente matrimonio.
La sua è una delle corti più sfarzose d’Europa. Il sovrano si adopera incessantemente per la
promozione dell’arte e dell’architettura, costruisce fortezze, aumenta notevolmente la flotta
danese, attua la riforma dell’esercito. Il re conosce diverse lingue. Di indole allegra, amabile
e passionale, irritabile e sensuale, nonostante tutte le sue qualità non raggiunge mai
l’auspicata grandezza.
Interviene in diversi conflitti durante la Guerra dei trent’anni e accumula sconfitte e
insuccessi sia nelle sue aspirazioni politiche che nella sua complessa vita privata. Nei
momenti peggiori della sua vita, Cristiano IV non dispera mai che la fortuna torni a sorridergli
ma non ha la tempra di un capo di Stato e non è in grado di condurre una politica coerente.
Eternamente in conflitto con la Svezia, non riesce né ad accattivarsela e nemmeno a
difendersene.
Per il suo eroismo diventerà un personaggio leggendario in Danimarca. Nel 1644, all’età di
67 anni, crea un nuovo esercito e allestisce una flotta. Durante la battaglia navale di
Kolberger Heide, perde un occhio colpito da una pallottola svedese. Resta al posto di
comando fino alla fine dello scontro che porta inevitabilmente alla sconfitta dei danesi ma per
il suo coraggio diventa un eroe nazionale.
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Cristiano IX, re di Danimarca: il “suocero” d’Europa (1818-1906)
© the Danish Royal Collection, Amalienborg
Nel 1863, Cristiano IX, figlio del duca Federico Guglielmo di Schleswig-Holstein e di Luisa
Carolina, principessa d’Assia-Kassel, succede sul trono di Danimarca a Cristiano VIII, lo zio
morto senza eredi. Sposa Luisa d’Assia-Kassel nel 1842.
All’inizio del regno, essendo entrambi di origini tedesche, il re e la regina si scontrano con
una certa diffidenza da parte del popolo danese. La coppia reale come tutto il popolo
danese, soffre immensamente per la perdita dei ducati di Schleswig-Holstein e Lauenburg
annessi dalla Prussia, una cocente sconfitta che determina la perdita di circa un terzo del
paese. Il dolore manifestato dai sovrani per la perdita dei ducati accende la simpatia dei
sudditi nei loro confronti e la loro popolarità non farà che accrescersi con il tempo.
In politica interna, il re cerca in un primo tempo di arginare il dilagare dell’onda democratica
che si espande in Europa, pur concedendo all’Islanda, che fa parte della Danimarca, di avere
una sua Costituzione. Finalmente nel 1900, acconsente alla creazione di un Parlamento
danese mettendo con questo fine all’assolutismo. Fa promulgare leggi in materia di
sicurezza sociale, pensioni, indennità di disoccupazione e politica famigliare.
Il successo della coppia reale è merito soprattutto della regina Luisa. Dei suoi sei figli,
quattro diventeranno monarchi o principi consorti: Federico VIII, futuro re di Danimarca,
sposa la principessa Lovisa di Svezia, Alexandra sposa il futuro re d’Inghilterra, Edoardo VII,
figlio della regina Vittoria, Guglielmo sposa Olga, granduchessa di Russia, Dagmar sposa lo
zar Alessandro III di Russia. Tutte le generazioni di questa immensa famiglia di ritrovavano
in Danimarca ogni anno per un lungo soggiorno estivo al castello di Fredensborg.
Il loro ruolo di “suoceri d’Europa” fu un fattore determinante della loro popolarità. La
crescente benevolenza della stampa nei loro confronti, favorì i rapporti tra la famiglia reale e
il popolo danese.
Sono nipoti di Cristiano IX, tra altri, Nicola II di Russia, Costantino I di Grecia, Giorgio V del
Regno Unito, Cristiano X di Danimarca e Haakon VII di Norvegia.
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9-NORVEGIA
Haakon VII, re di Norvegia (1872-1957)
The Royal Court Photographic Archives, Oslo, Norvegia © Jan Haug
Haakon VII sale al trono di Norvegia nel 1905. Chiamato Carlo alla nascita, principe di
Danimarca, del casato degli Oldenburg, nipote di Cristiano IX e della regina Vittoria, sposa la
cugina Maud, principessa del Galles nel 1896 a Buckingham Palace. Hanno un figlio, il futuro
Olav V (1803-1891).
Un referendum dall’esito decisamente favorevole alla monarchia, dimostra quanto i
norvegesi tengano ai loro sovrani. A Haakon VII il trono di Norvegia è offerto ufficialmente
dal Parlamento norvegese dopo la separazione dalla Svezia e l’incoronazione ha luogo nella
cattedrale di Trondheim nel 1906.
Nel 1940, il rifiuto di sottomettersi alla volontà dei tedeschi, gli impone di andare in esilio a
Londra dove forma un governo. Il suo monogramma HVII diventa il simbolo della causa della
resistenza, della loro solidarietà e della loro fedeltà al re in esilio.
La regina Maud si occupa di diverse opere benefiche in particolare a favore dei bambini, ma
si adopra molto anche a favore degli artisti. Rimarrà per sempre molto legata all’Inghilterra
dove muore nel 1938.
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10-SVEZIA
Gustavo III, re di Svezia (1746-1792)
Gustavo III, Lorens Pasch Il Giovane, 1777, Nationalmuseum, Stoccolma.
© Hans Thorwid / Nationalmuseum, Stoccolma
Figlio di Adolfo Federico di Svezia, del ramo primogenito del casato degli Holstein-Gottorp, e
della regina Luisa Ulrica, sorella del re di Prussia Federico II, Gustavo III sposa nel 1766
Sofia Maddalena di Danimarca, figlia di Federico V, di Danimarca, da cui ha due figli. Il
maggiore, Gustavo IV Adolfo gli succede dopo la sua morte tragica.
Alla fine della Guerra di successione spagnola, primo grande conflitto del XVIII secolo, la
Svezia era nelle schiere dei perdenti. Vinta, fallita ed esangue, a quale potenza avrebbe mai
potuto rivolgersi? La Francia di Luigi XV decide di appoggiarla contro le minacce
espansionistiche che si profilavano a oriente. Questo è il contesto in cui nasce e cresce
Gustavo III, indubbiamente il più francofilo dei re di Svezia. Contribuì immensamente
all’affermazione della corte svedese in tutta l’Europa del suo tempo.
Nel novembre del 1770, quand’era ancora principe ereditario, Gustavo III si recò in Francia
insieme al fratello per assicurarsi l’appoggio finanziario di questo paese. Ricevuto con tutti gli
onori, pur trattandosi di una visita privata, il futuro Gustavo III stabilì durante il suo soggiorno
in Francia rapporti duraturi e profondi con la contessa Du Barry e altre celebri dame come la
marchesa du Deffant, con i filosofi Rousseau, d’Alembert, Marmontel, Grimm o Helvétius,
che trovava però “più gradevoli da leggere che da vedere” come scriveva alla madre. Riesce
a conquistarsi soprattutto l’amicizia del duca di Choiseul e del duca d’Aiguillon, futuro
ministro degli affari esteri, e l’affetto di Luigi XV.
Fu durante il soggiorno a Parigi, il 1 marzo 1771 mentre si trovava all’Opéra, che “diventò
re”, come scriveva la du Deffant in una sua lettera, perché fu allora che lo informarono della
morte del padre. Quel soggiorno in Francia sarebbe stato determinante per i buoni rapporti
franco-svedesi, ma soprattutto perché rafforzò la sua passione per il potere e il teatro. Il
futuro ministro, conte de Vergennes, inviato in Svezia in qualità di ambasciatore francese dal
1771 al 1774, fu incaricato da Luigi XV di accertarsi che un “atteggiamento così giusto e
ragionevole” come quello di re Gustavo III, favorevole agli interessi della Francia, non
dovesse mai cambiare. Questo stato di cose doveva durare vent’anni, e perdurò anche
durante il periodo dei più profondi sconvolgimenti della storia francese, quando egli divenne il
“cavaliere senza macchia e senza paura” del re di Francia e il “campione” della crociata
europea contro la Rivoluzione francese.
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Il regno di Gustavo III in Svezia è segnato sul piano politico dal colpo di Stato dell’agosto del
1772 che il re attuò grazie al duplice sostegno dell’esercito e del popolo; ponendo fine a un
periodo di instabilità politica cronica all’interno del regno, ristabilì l’assolutismo regio. In un
periodo di grandi incertezze in Europa, travagliata tra l’altro dalla Guerra dei sette anni,
regnò come un despota illuminato.
Dal punto di vista artistico, la salita al trono di Gustavo III, la cui immaginazione non era da
meno dell’energia che metteva nel trasformarla in realtà, determina un totale rinnovamento
delle residenze reali. Le ristrutturazioni architettoniche e degli interni dei castelli e dei palazzi,
dei giardini e del paesaggio, i cambiamenti apportati al cerimoniale e il proliferare dei
“piaceri” offerti a corte per impedirle di tramare, attestano la sua immaginazione e creatività
di sovrano, architetto, scenografo, a scapito dell’aristocrazia svedese. Riportando in auge
giostre e caroselli del Rinascimento italiano e del regno di Luigi XIV, diede grande diffusione
a sontuosi quanto complessi spettacoli con delle opere teatrali che impegnavano per
settimane tutta la famiglia reale e la corte per mantenere vivo “lo spirito eroico” e “il legittimo
desiderio di gloria” tanto “necessari alla nobiltà, destinata a difendere il Regno”.
Il suo interesse per la moda lo induce a creare un vera e propria divisa nazionale, sia per
porre un limite al lusso nel vestiario della corte, sia per puro spirito pratico; secondo lui infatti
l’abito alla francese era sia poco pratico sia malsano perché troppo stretto. Disegna quindi
un abito maschile di seta nera foderata di satin rosso, giacca corta, collo rialzato, maniche a
sbuffo, cuciture filettate di rosso, pantalone nero diritto, con una cintura rossa in vita che
termina con uno sbuffo. Questa uniforme, un’innovazione che fece scalpore, viene indossata
da tutto il suo entourage sia a corte sia durante i soggiorni all’estero. Essendosi
gradualmente alienato il favore della nobiltà, fu assassinato a teatro da un nobile il 16 marzo
1792.
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11-RUSSIA
Alessandro II, detto il Liberatore (1818-1881)
© The State Museum Preserve “Tsarskoe Selo”, San Pietroburgo, 2011
“L’abolizione della servitù della gleba rivelò alla Russia un Alessandro II insospettato e
sottovalutato, che aveva fin dall’inizio del regno, acquistato nella storia russa dei meriti pari a
quelli dei suoi due illustri antenati, Pietro il Grande e Caterina la Grande” scrive Hélène
Carrère d’Encausse.
Lo zarevic Alessandro, la cui istruzione è ineccepibile, rimane molto attaccato ai principi
fondanti dell’impero “ortodossia, autocrazia, nazionalità” che Nicola I in punto di morte (1855)
gli chiede di difendere. Divenuto zar, Alessandro II intraprende comunque le riforme
necessarie alla modernizzazione del paese. Affronta il problema della servitù della gleba, la
cui abolizione nel marzo del 1861 rende liberi milioni di sudditi. Intraprende anche delle
riforme nell’amministrazione locale (creazione dello zemstvo – governatorato locale – nel
1864), nell’istruzione, nella giustizia e nell’esercito, e insieme acconsente a un
ammorbidimento della censura. Nonostante le liberalizzazioni degli anni sessanta
dell’Ottocento, sono ricorrenti le repressioni attuate contro le aspirazioni nazionali in Polonia
o contro i nichilisti che considerano troppo lente le riforme. Al fine di completare l’opera
riformatrice intrapresa, Alessandro II prepara un’ultima riforma destinata a portare la Russia
al sistema parlamentare. Ma il terrorismo ha la meglio sullo zar che viene assassinato nel
marzo del 1881 e con lui i progetti del “liberatore” verranno sepolti dal figlio Alessandro III.
Alessandro II e le sue residenze estive
Sotto il regno di Alessandro II, il Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo rimane la residenza
ufficiale del sovrano, che ama molto risiedere anche nei palazzi estivi che sorgono nei
dintorni della capitale: Petrodvorets, Tsarskoe Selo o Gatchina. Sotto il suo regno, il
sontuoso palazzo barocco di Tsarskoe Selo viene restaurato e ammodernato. La coppia
imperiale risiede negli appartamenti che erano appartenuti all’imperatrice Caterina II in cui si
fondono il gusto per gli arredi antichi con il comfort moderno, adatti sia alle cerimonie ufficiali
sia alla vita intima della famiglia, che si svolgono in questa tenuta a una ventina di chilometri
dalla capitale. Più lontano, a quarantacinque chilometri da San Pietroburgo, l’imponente
castello di Gatchina diventa la tenuta di caccia di Alessandro II. Donato da Caterina II al suo
favorito Gregorij Orlov, il palazzo viene ampliato durante il regno di Nicola I e Alessandro II fa
arredare i suoi appartamenti con il gusto eclettico del XIX secolo.
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I russi e la Costa Azzurra sotto il regno di Alessandro II
A partire dal 1856, la madre di Alessandro II, l’imperatrice Alexandra Feodorovna, nata
Carlotta di Prussia (1798-1860), trascorre l’inverno a Nizza. In seguito, la nuora, l’imperatrice
Maria Alexandrovna, nata Maria d’Assia (1824-1880) e tutta la famiglia imperiale soggiorna
abitualmente in Costa Azzurra. Lo zarevic Nicola (1843-1865) (Niks), degno erede del padre
e soprannominato “la speranza della Russia”, che vi soggiornava per motivi di salute, muore
prematuramente in Costa Azzurra all’età di 21 anni. L’avvenire politico della Russia viene
così decretato a Nizza, dove la morte di Nicola lascia le sorti dell’impero nelle mani del
fratello, il futuro Alessandro III.
I soggiorni sulla Riviera, ideali per riposare, sono anche occasione di riunioni famigliari,
dinastiche e politiche che decretano lo sviluppo turistico ed economico della regione. Il
principe Carlo III di Monaco (1818-1889) decide allora di creare Monte-Carlo e affida a
François Blanc l’incarico di istituire la Société des bains de mer, il celebre casinò e l’hotel de
Paris la cui clientela russa e internazionale ne decreterà il successo nella Belle Époque.
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12-POLONIA
Giovanni III Sobieski, re di Polonia (1629-1696)
Ritratto di Giovanni III Sobieski. Jan Tricius - Ca. 1676
Wilanow Palace Museum, Varsavia
© Wilanów Palace Museum, fotografia: Z. Reszka
Dopo aver molto viaggiato, nel 1648 inizia la carriera militare. A Varsavia nella primavera del
1655 conosce Maria Casimira Luisa de la Grange d’Arquien (1641-1716), una protetta della
regina di Polonia, Luisa Gonzaga della quale era dama di corte e che l’aveva accompagnata
in Polonia nel 1646. La sposa nel 1665 e hanno cinque figli.
Intraprende la carriera militare, distinguendosi particolarmente nelle guerre contro l’Impero
ottomano ma anche contro i moscoviti e gli svedesi. Giovanni Sobieski viene eletto re di
Polonia nel 1674 e incoronato nel 1676. Ambiva a riunire l’Europa cristiana respingendo i
turchi. A tale fine, si allea con il Sacro Romano Impero e vince la battaglia di Vienna il 12
settembre 1683 con le truppe imperiali e polacche al comando di Carlo V di Lorena contro
l’esercito turco che, per la seconda volta, assediava Vienna. Si dice che Giovanni III Sobieski
abbia caricato e sfondato le linee nemiche turche in un’ora e mezza. Il liberatore di Vienna fu
soprannominato “Leone di Polonia”.
Giovanni III Sobieski è stato uno dei più grandi re di Polonia e gli succederà sul trono
Augusto II, elettore di Sassonia.
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13- LA PRUSSIA
Da Federico I a Federico Guglielmo IV 1701 – 1858
Federico Guglielmo I, bottega di Pesne, Berlino.
Stiftung Preußische Schlöser und Gärten Berlin-Brandenburg © Diritti riservati
Re in Prussia?
Federico III di Brandeburgo (1657-1713), che effettivamente dal 1688 era un principe
elettore di Brandeburgo, in quanto tale dipendeva dall’imperatore del Sacro Romano Impero
germanico. Come il padre Federico Guglielmo, detto il Grande elettore, aspirava a diventare
re, cosa che non era possibile in seno all’impero. In compenso, era anche duca in Prussia,
da poco territorio indipendente dalla Polonia. Considerato che Augusto il Forte, principe
elettore di Sassonia, si era fatto eleggere re di Polonia e che il fratello della sua seconda
moglie Sofia Carlotta di Hannover, era Giorgio, principe elettore di Hannover e futuro re
d’Inghilterra, Federico III riuscì ad avvalersi dei suoi stretti rapporti famigliari con la casata
d’Orange e con il re d’Inghilterra per convincere l’imperatore Leopoldo I a riconoscere la sua
incoronazione in Prussia. Così il 18 gennaio 1701, si incorona con il nome di Federico I re in
Prussia; dal momento che la Prussia continuava a essere un ducato, non si può far chiamare
Federico “di” Prussia. Con la seconda moglie Sofia Carlotta, regina colta, amante della
musica, della filosofia, amica di Leibnitz, una principessa veramente illuminata, dà attuazione
a una valida politica culturale e artistica, fondando accademie e residenze reali.
Alla sua morte nel 1713, gli succede il figlio Federico Guglielmo I, detto il re Sergente,
(1688-1740). Le numerose riforme destinate al risanamento delle finanze e alla
riorganizzazione dell’amministrazione statale, sono il tratto distintivo dell’immagine della
Prussia Brandeburgo per diverse generazioni. Con il sostegno della moglie e cugina Sofia
Dorotea di Hannover, figlia del futuro re d’Inghilterra Giorgio I, crea con successo una rete di
relazioni politiche in Europa attraverso i matrimoni di quasi tutti i suoi quattordici figli. Una
delle figlie, Luisa Ulrica, sarà regina di Svezia e madre del futuro Gustavo III.
Re di Prussia!
Nel 1740 gli succede al trono il figlio primogenito che diventa il sovrano più famoso della
dinastia degli Hohenzollern con il nome di Federico II, detto il Grande (1712-1786). Quello
stesso sovrano che aveva suscitato l’entusiasmo di Voltaire e suonava il flauto alla residenza
di Sans-Soucis, appena diventato re, dà un taglio netto alla politica dei suoi antenati e
scende tre volte in guerra contro la casata imperiale degli Asburgo, elevando così la Prussia
Brandeburgo, ormai riunita su di un unico territorio, al rango di grande potenza europea.
Cambia il proprio titolo e d’ora in poi si farà chiamare come i suoi successori, re di Prussia.
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Il nipote Federico Guglielmo II (1744-1797) persegue la politica delle alleanze attraverso i
matrimoni adottata dagli antenati. Il doppio matrimonio delle due sorelle MeclemburgoStrelitz, nipoti della regina Carlotta d’Inghilterra, con i due maggiori dei principi di Prussia, è il
pretesto per commissionare un gruppo scultoreo che raffigura le due sorelle, divenuto
un’icona dell’immaginario popolare. Nel 1797, Federico Guglielmo III (1770-1840) sale al
trono di Prussia, la moglie, regina Luisa (1776-1810), diventa un mito e oggetto di
venerazione quand’è ancora in vita sia per la bellezza sia per i valori famigliari di cui si fa
portatrice e per la sua prematura scomparsa, ma è soprattutto la sua opposizione a
Napoleone a farne l’eroina della resistenza prussiana. I figli vengono fatti sposare con le
grandi famiglie principesche tedesche mentre la figlia, Carlotta, diventa Alexandra
Feodorovna (1798-1860), moglie del futuro zar Nicola I. Durante un suo soggiorno a
Berlino, la Prussia organizza in suo onore una delle sue feste più famose, la “festa della rosa
bianca”, il 13 luglio 1829 nel nuovo castello di Potsdam.
Il loro primogenito, Federico Guglielmo IV (1795-1861), fu il primo a ricevere l’omaggio del
popolo in occasione della sua incoronazione. Quando nel 1858, per motivi di salute, deve
passare la reggenza al fratello minore Guglielmo, quest’ultimo diventa re di Prussia tre anni
dopo con il nome di Guglielmo I, e sarà in seguito il primo imperatore tedesco dopo la guerra
franco-tedesca del 1871. Il figlio Federico III come il nipote Guglielmo II si fregiano del titolo
di imperatore fino alla rivoluzione del 1918 che segna la fine della monarchia prussiana.
Grazie a prestiti eccezionali, provenienti non solo da tutta la Germania ma anche dalla
Danimarca e dalla Russia, i visitatori potranno rendersi meglio conto di come l’arte e le
alleanze matrimoniali consentirono a un principato di diventare una vera e propria potenza
europea.
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14-SASSONIA
Augusto II, re di Polonia detto il Forte (1670-1733)
Augusto II, re di Polonia,principe elettore a cavallo, prima del 1728.
© Gemälde Galerie Alte Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresda / Diritti riservati
Federico Augusto I, principe elettore di Sassonia, diventato re di Polonia con il nome di
Augusto II, discende dalla casata dei Wettin, una dinastia storicamente originaria di Meissen;
l’attuale discendente si fregia ancora dell’antichissimo titolo nobiliare di margravio di
Meissen. Detto il Forte in considerazione della sua forza impressionante, Augusto
sbalordisce i suoi contemporanei con le sue iniziative artistiche e le feste che surclassano
quelle di Luigi XIV.
Come ogni principe o giovane nobile privilegiato dell’epoca, compie il grand tour in tutta
Europa per perfezionare la propria formazione e stringere più stretti legami con i principali
sovrani delle altre corti. Rimane particolarmente colpito dal suo soggiorno in Francia, dove
viene ricevuto come un “parente”, e ne ha ben donde: Luigi XIV lo accoglie con l’abito nero
ricoperto di diamanti nel castello di Versailles dove la Galleria degli specchi era appena stata
completata, nel cuore delle sue collezioni e dei suoi giardini: un ambiente che avrebbe
definitivamente influenzato il suo gusto.
Nel 1696, la morte del re di Polonia, Giovanni III Sobieski, rappresenta per lui un’occasione
unica per diventare re, dal momento che la Polonia era una monarchia elettiva. Per
candidarsi c’era un solo obbligo: essere cattolici. Una semplice formalità per il principe
elettore protestante che ben volentieri si converte a titolo personale, lasciando i sassoni liberi
di professare la propria religione. Una corona vale bene una messa: è eletto re di Polonia nel
1697 e risiede alternativamente nelle due capitali: Dresda e Varsavia.
L’unione del suo unico figlio legittimo, il futuro Augusto III nato dalle nozze con Eberardina di
Brandeburgo Bayreuth, e convertitosi anch’egli al cattolicesimo per poter regnare un giorno
sulla Polonia, con l’arciduchessa Maria Giuseppina d’Austria nel 1719, viene celebrata con
un mese di festeggiamenti di incomparabile sfarzo, e fornisce il pretesto per un rinnovamento
completo della residenza di Dresda e dei dintorni.
Protettore delle arti e gran mecenate, Augusto il Forte fa di Dresda una capitale di rango
europeo. Alla sua morte, lascia in eredità al figlio una città completamente ricostruita. A nord,
sull’altra sponda dell’Elba, si estende già Neustadt (la città nuova) con le sue chiese, il
Palazzo giapponese, i palazzi privati e i grandi viali eleganti che si diramano a raggiera. Sulla
sponda su cui sorge il castello di Zwinger con i suoi giardini, nuove strade, nuove case, nuovi
palazzi, l’Accademia equestre e numerosi altri edifici abbelliscono la città. Entro breve, su di
essa svetterà la nuova cupola della chiesa protestante Frauenkirche.
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Al di fuori di Dresda, la mania di Augusto per le costruzioni, raggiunse il vecchio castello
rinascimentale di Moritzburg completamente ricostruito come quello di Pillnitz, con il Palazzo
dell’acqua e quello della montagna, interamente circondati da giardini alla francese; altri
giardini ancor più sontuosi circondano altri castelli acquistati e ristrutturati come quello di
Grossedlitz.
Per esporre le straordinarie collezioni dei suoi antenati create grazie alle ricchezze
provenienti dai Monti metalliferi e le sue raccolte personali, notevolmente arricchite grazie al
talento pazzesco del celebre orefice Dinglinger, Augusto il Forte ristruttura completamente la
Grüne Gewölbe (Volta Verde), per la quale disegnerà personalmente il progetto, per fare di
questa teoria di sale il primo museo aperto al pubblico. Destinerà parte del castello di
Zwinger alla creazione di un vero e proprio Palazzo delle Scienze.
Non fa mistero però della sua vera passione, quella per la porcellana: “Non sapete forse che
la porcellana fa lo stesso effetto degli aranci, visto che tutti coloro che sono affetti da una o
dall’altra malattia non si considerano mai soddisfatti, ma anzi ne vogliono sempre di più?!”
confida un giorno a uno dei suoi ministri. La passione è tale da scambiare con il re di Prussia
un intero reggimento di soldati dragoni per un centinaio di porcellane cinesi, e lo induce a
costruire il Palazzo giapponese solo ed esclusivamente per esporre le collezioni di
porcellana, non solo quelle cinesi o giapponesi, ma anche quelle di Meissen visto che sotto il
suo regno e grazie al suo interessamento fu scoperto il segreto della porcellana dura che
divenne il vero e proprio “oro bianco della Sassonia”.
Una sua nipote, Maria Amalia di Sassonia, sposa nel 1738 Carlo di Spagna, figlio di Filippo V
e di Elisabetta Farnese, re di Napoli e di Sicilia, futuro re di Spagna. Un’altra nipote, Maria
Giuseppina di Sassonia, sposa il delfino, figlio di Luigi XV; Augusto il Forte sarà quindi il
bisnonno di Luigi XVI, Luigi XVIII e di Carlo X.
Vuole la leggenda che avesse innumerevoli amanti e circa trecento figli naturali; ne
riconosce otto, tra cui il figlio della bellissima Aurore von Koenigsmarck, il famoso Maurizio di
Sassonia che fu maresciallo di Francia, intimo di Luigi XV, vincitore ed eroe di Fontenoy e
dal quale discende Georges Sand.
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15-BAVIERA
Luigi I, re di Baviera (1786-1868)
Luigi I, Joseph Stieler, Bayerische Verwaltung der SSGS.
Residenz München © Bayerische Schlösserverwaltung
La casata dei Wittelsbach regna sulla Baviera senza interruzioni dal 1180 al 1918 e Luigi I
dal 1825 al 1848. Figlio del conte palatino Massimiliano Giuseppe di Zweibrücken, di un
ramo cadetto dei Wittelsbach, Luigi nasce il 25 agosto del 1786 a Strasburgo. Nel 1789,
fugge dall’Alsazia con la famiglia. Il padre diventa principe elettore di Baviera e del Palatinato
e regna quindi su importanti territori a sud e a ovest dell’impero, e vent’anni dopo diventa il
primo re di Baviera con il nome di Massimiliano I, mentre Luigi, principe ereditario, compie
numerosi viaggi in Italia che ne influenzeranno profondamente il gusto. Grazie a lui, Monaco
diventerà una metropoli artistica di livello europeo.
In forza dell’alleanza con Napoleone, la Baviera viene elevata al rango di regno nel 1806.
Luigi tuttavia non nasconderà mai le proprie aspirazioni nazionaliste. Per evitare che fosse
Napoleone a scegliere la sua sposa – visto che la sorella Augusta Amalia aveva dovuto
sposare nel 1806, Eugenio di Beauharnais –, Luigi sposa la principessa Teresa di Sassonia
Hildburghausen nel 1810. In occasione delle nozze, viene organizzata una corsa di cavalli
sulla Theresienwiese, che all’epoca si trovava alle porte di Monaco. Da questi festeggiamenti
ha origine la tradizionale festa della birra, il famoso Oktoberfest.
Luigi e Teresa hanno nove figli. Il primogenito della coppia, Massimiliano II, regna sulla
Baviera dal 1848 al 1864 e il maggiore di questi, Luigi II (nipote di Luigi I), regna fino al 1866,
quando la Baviera perde l’indipendenza e viene integrata nella Prussia, prima di morire
tragicamente nel 1886. Ottone, secondogenito di Luigi I, fu per breve tempo il primo re di
Grecia, realizzando così il sogno filellenico del padre, grande ammiratore dell’antichità.
Nel 1818, Luigi, all’epoca ancora principe ereditario, contribuisce in modo determinante a
fare della Baviera la prima monarchia costituzionale della nuova Federazione tedesca
(Deutscher Bund). Con la salita al trono nel 1825 può perseguire i suoi fini politici ma anche
realizzare ampiamente i suoi progetti artistici. Dopo cinque anni di un governo piuttosto
liberale, riaffiorano le sue tendenze autocratiche. Quando nel 1847 vuole concedere alla sua
amante, la ballerina Lola Montez, il diritto di indigenato ed elevarla al rango di contessa di
Landsfeld, si scontra con il Governo mentre la rivolta popolare viene rinfocolata nella
primavera del 1848 dalle notizie che giungono da Parigi sulla Rivoluzione di febbraio.
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A fronte delle ineludibili concessioni che ne avrebbero limitato il potere, il re nel marzo del
1848 abdica e lascia il trono al figlio Massimiliano. Dedica gli ultimi vent’anni di vita alla
realizzazione dei suoi progetti urbanistici e artistici.
Nel 1816 viene posata la prima pietra della Glyptotek costruita su progetto del suo architetto
preferito, Leo von Klenze, che avrebbe in seguito progettato anche l’Alte Pinakothek (18261836). La Neue Pinakothek, destinata all’arte del XIX secolo, è realizzata su progetto di
August von Voit (1846-1853), distrutta dalla Seconda guerra mondiale. L’edificio destinato
alle mostre d’arte, che oggi ospita le Staatliche Antikensammlungen (1838-1845), e i Propilei
(1854-1862) compongono il complesso architettonico della Königsplatz. La Ludwigstrasse,
progettata da Klenze a partire dal 1816 e costeggiata da palazzi e ministeri, la sala da
concerti dell’Odéon, la biblioteca, l’università trasferita a Monaco nel 1826 e infine la chiesa
di San Luigi, sviluppando il centro storico verso nord, è concepita come una vera e propria
via triumphalis il cui punto di partenza è la Feldherrnhalle (1841-1844) costruita sul modello
della Loggia dei Lanzi a Firenze, come pure il palazzo della Residenza che Luigi ingrandisce
con l’aggiunta di due immense ali. L’Arco di trionfo, eretto in ricordo della vittoria sulla
Francia napoleonica, costituisce il punto di arrivo. Il Walhalla, vicino a Ratisbona sul
Danubio, è una sorta di pantheon, destinato ad accogliere i busti dei “tedeschi che si sono
particolarmente distinti e coperti di gloria” (1830-1842). Sulla Theresienwiese, il Tempio alla
gloria della Baviera (Bayerische Ruhmeshalle) che incornicia la Bavaria, statua in bronzo alta
circa 20 metri (1843-1853), è dedicato alla storia della Baviera. Il Tempio della Liberazione
(Befreiungshalle) viene costruito nei pressi di Kelheim (1842-1863) per celebrare le grandi
gesta della guerra di liberazione dal 1813 al 1815.
Da appassionato direttore dei lavori, urbanista visionario e collezionista tenace qual è, Luigi I
raggiunge il proprio obiettivo di creare un “regno dell’arte”. Muore a Nizza il 29 febbraio 1868
ed è sepolto a Monaco di Baviera nell’abbazia benedettina di San Bonifacio.
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16- AUSTRIA
Elisabetta, imperatrice d’Austria, regina d’Ungheria (1837-1898)
Esterházy Privatstiftung, Schloss Eisenstadt; Fotografia: Gerhard Wasserbauer, Vienna
Figlia del duca Massimiliano in Baviera del ramo cadetto dei Wittelsbach e della principessa
reale Ludovica di Baviera del ramo primogenito, la futura imperatrice d’Austria, che non era
affatto preparata a tale destino, cresce tra Monaco e Possenhofen sulle rive del lago di
Starnberg, residenza di campagna dei genitori, fino al matrimonio con il cugino, l’imperatore
d’Austria, Francesco Giuseppe I, il 24 aprile 1854 nella chiesa degli Agostiniani a Vienna.
Basta pronunciare i loro nomi perché appaia l’immagine radiosa di “Franz” e “Sissi”,
quest’ultima immortalata con le sembianze di Romy Schneider. Poche sovrane sono state
oggetto di culto come l’imperatrice Elisabetta. La sua tragica morte trasformò in leggenda un
personaggio che i suoi contemporanei non hanno mai veramente capito.
Timida, innamorata della libertà, la giovane Elisabetta, nonostante formasse con il marito
una coppia molto unita, non riuscirà mai a superare le sue paure e il disagio che suscitava in
lei la corte di Vienna. Inizia ben presto a soffrire di insonnia, di inappetenza e di una tosse
cronica aggravate dalla morte della figlia primogenita Sofia, all’età di due anni. Nel 1860,
viene mandata a Madera per prevenire una malattia polmonare. Prolungherà l’assenza
soggiornando tra l’altro a Corfù, Venezia e Possenhofen, facendo ritorno a Vienna solo due
anni più tardi.
Al ritorno la giovane donna timida si è trasformata in una bellezza trionfante immortalata dal
pittore Winterhalter. Ma partecipa sempre meno alle cerimonie ufficiali e prova una crescente
passione per i viaggi e l’equitazione, uno sport in cui eccelle, distinguendosi per la sua abilità
a concorsi di altissimo livello.
Sentendosi vicina agli ungheresi per il proprio carattere orgoglioso e indipendente, ne impara
la lingua, si fa fervente portavoce dei loro interessi, e ha certamente un ruolo importante nel
compromesso che riconosce i diritti storici degli ungheresi e che decreta la nascita
dell’Impero austroungarico. Nel 1867, l’imperatore e l’imperatrice sono incoronati re e regina
di Ungheria nella chiesa di San Matteo a Budapest.
Le loro nozze d’argento nel 1879 forniscono il pretesto per ridare smalto all’immagine
pubblica della coppia imperiale. Per amore del marito, Elisabetta accetta di mostrarsi al suo
fianco, splendida nello sfoggiare, tra l’altro, la celebre parure di rubini. È l’ultima volta che
posa per un ritratto.
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Le tragiche morti della figlia primogenita Sofia, del cognato Massimiliano, primo imperatore
del Messico, fucilato, dell’altro cognato Massimiliano, principe di Thurn und Taxis, marito
della sorella Elena, del cugino Luigi II di Baviera, annegato, dei suoi genitori, dell’amico il
conte Andrassy, della sorella Sofia Carlotta, duchessa di Alençon, bruciata viva nel
tristemente noto incendio del Bazar de la Charité, la follia della cognata ma soprattutto quella
misteriosa del suo unico figlio, l’arciduca Rodolfo, concorrono a sconvolgere definitivamente
la personalità dell’imperatrice, tutta presa ormai solo dall’ossessione per la propria bellezza.
Sempre vestita di nero, viaggia per tutta Europa, trovando rifugio a Corfù, nel palazzo
dell’Achilleion, che fa costruire per soddisfare la propria passione per l’antichità e la poesia.
La notizia del suo assassinio a Ginevra, il 10 settembre 1898, riecheggia per l’Europa intera
e segna la fine di una vita movimentata, infelice e incompresa, facendola entrare nella
leggenda. Aveva appena compiuto sessant’anni.
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17-ESTERHÁZY
Il principe Nicola II Esterházy (1765-1833)
Nicola II, Martin Knoller, 1793, Eisenstadt – Fondazione Privata Esterházy
Esterházy Privatstiftung, Schloss Eisenstadt; Fotografia: Gerhard Wasserbauer, Vienna
Nicola II Esterházy appartiene a un’importante e nobile famiglia ungherese. Dal XVII secolo,
dispongono di impressionanti ricchezze e di un consistente tesoro. Se da un lato la nascita
del mito degli Esterházy si deve a Paolo Esterházy (I635-1713), dall’altro la fama di Nicola I
(1714-1790), detto il Magnifico, nonno di Nicola II, che aveva partecipato a numerose
battaglie, gli viene dal palazzo Esterháza, la Versailles ungherese. Con Haydn come
maestro di cappella, Esterháza diventa un centro di primaria importanza per la musica
europea.
Nicola II, sposando Maria Giuseppina Ermenegilda del Liechtenstein, entra a far parte della
migliore aristocrazia austriaca. Viaggia molto, soprattutto in Italia e stabilisce la residenza a
Eisenstadt dove riunisce le collezioni che aveva raccolto nel tempo, e per il suo tenore di vita
è una delle personalità più in vista dell’epoca. Grazie a lui, Eisenstadt diventa luogo
privilegiato di incontro dell’aristocrazia europea.
Il suo mecenatismo nell’arte è affascinante per l’ampiezza e la varietà dei suoi interessi. In
campo musicale, riunisce i grandi nomi della musica, quali Haydn, Hummel e Beethoven;
raccoglie una magnifica collezione di dipinti, disegni e incisioni. Grande costruttore, sebbene
non sempre i suoi ambiziosi progetti arrivino a buon fine, lascia a Eisenstadt il più bel
giardino all’inglese del regno di Ungheria e raccoglie una grande varietà di piante e una
collezione di sculture.
Sebbene non si sappia in verità molto sulla sua personalità, la vastità delle sue collezioni
parla da sé. Condivideva chiaramente lo scopo del Musée Napoleon che aveva tanto
ammirato a Parigi, ossia una raccolta di capolavori universali da mettere a disposizione del
pubblico. Il curatore della collezione, nel primo catalogo stampato tra il 1812 e il 1815,
esprimeva così questa ambizione: “Il fatto di rimettere insieme dei capolavori andati dispersi
e per così dire svaniti nelle collezioni private, di erigere uno splendido riparo per i musei
turbati dal fragore delle armi e di aprirlo a un vasto pubblico, è un’impresa degna dei grandi
ed è esattamente l’alto e nobile scopo al quale sua Eccellenza si è dedicato con generosità.”
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18-TORINO
Vittorio Amedeo II, re di Sicilia e Sardegna (1666-1732)
Diritti riservati © La Venaria Reale - Torino
Nato principe di Piemonte, duca di Savoia, re di Sicilia e poi di Sardegna, è figlio di Carlo
Emanuele II, duca di Savoia e principe di Piemonte e di Maria Giovanna Battista di SavoiaNemours.
Dal suo primo matrimonio celebrato nel 1684 con Anna Maria d’Orléans, nipote di Luigi XIV,
figlia del duca d’Orléans e di Enrichetta d’Inghilterra, nascono otto figli tra cui quel Carlo
Emanuele III che sarà a sua volta re e Maria Luisa, prima moglie di Filippo V, re di Spagna, e
Maria Adelaide, che sposerà il duca di Borgogna, nipote di Luigi XIV.
Rimasto vedovo nel 1728, sposa morganaticamente un’italiana con la quale non ha figli;
riconoscerà invece i due figli avuti da una lunga relazione con una francese.
Alleato della Francia per il matrimonio e i propri interessi all’inizio della guerra di
Successione di Spagna, cambia schieramento e si allea con l’Austria, sbaragliando l’esercito
francese all’assedio di Torino nel 1706, con l’aiuto del cugino, Eugenio di Savoia.
Re di Sicilia nel 1713 e di Sardegna nel 1720, Vittorio Amedeo ridarà l’indipendenza agli
antichi Stati di Savoia che acquisteranno così una posizione di primo piano tra gli stati
italiani. Tra le sue doti spiccano l’abilità di legislatore e l’immenso talento di militare. Grande
edificatore, si avvale del celebre architetto Filippo Juvarra per numerosi progetti, continuando
la tradizione sabauda delle residenze disposte ad anfiteatro attorno a Torino, il celebre
Theatrum Statuum Sabaudiae. Lasciando tutti stupefatti nel 1730 abdica a favore del figlio
Carlo Amedeo III. Ma quando Vittorio Amedeo, che non apprezza la politica del figlio, tenta di
ritornare sul trono, il re lo fa imprigionare nel castello di Rivoli dove muore nel 1732.
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19-NAPOLI
Carlo, re di Napoli (1717-1788)
Diritti riservati © Reggia di Caserta
Carlo di Borbone è figlio del re di Spagna Filippo V e della seconda moglie, Elisabetta
Farnese, che intende ripristinare il prestigio perduto dalla Spagna in Italia. Nel 1738, sposa
Maria Amalia di Sassonia, figlia di Augusto III di Polonia, nipote di Augusto il Forte. Un
matrimonio che consolida la pace con l’Austria e pone fine alla disputa diplomatica con la
Santa Sede che riconosce finalmente Carlo come re di Napoli.
Nel 1732 Carlo si reca a Firenze poiché Elisabetta intendeva ottenere il regno delle Due
Sicilie per il figlio. D’altronde i napoletani, che desideravano porre fine al governo della
potenza straniera, ossia dell’Austria, sono favorevoli a che Carlo, infante di Spagna, venga
designato re di Napoli e di Sicilia. Carlo entra trionfalmente a Napoli il 10 maggio 1734. Sarà
il primo re a risiedere a Napoli dopo oltre due secoli di vicereame. Nel 1735, giunge in Sicilia
e a Palermo viene incoronato re delle Due Sicilie.
Quando nel 1759 muore il fratellastro Ferdinando VI re di Spagna, Carlo, re di Napoli gli
succede con il nome di Carlo III. Prima di lasciare Napoli riesce ad assicurare la successione
del regno di Napoli al figlio terzogenito, il futuro Ferdinando IV, che all’epoca aveva nove
anni, smorzando le ambizioni che i Savoia, re di Sardegna e di Sicilia, nutrivano da sempre
sul sud Italia. Ferdinando IV sposerà Maria Carolina, sorella di Maria Antonietta, regina di
Francia e figlia di Maria Teresa d’Austria, per consolidare l’alleanza con l’Impero.
Carlo di Borbone, re filosofo e filantropo, despota illuminato, e molto amato dai napoletani,
riesce a soddisfare le loro aspettative creando una vera e propria nazione dopo secoli di
dominazione straniera. È inoltre l’artefice di una politica di profonde riforme amministrative,
sociali e religiose che il regno attendeva da tempo. Istituisce una compagnia di assicurazioni,
prende provvedimenti per la tutela del patrimonio forestale, cerca di avviare lo sfruttamento
delle risorse minerarie.
Tra le diverse opere compiute, Carlo provvede al restauro del Palazzo reale di Napoli, alla
costruzione della Reggia di Portici, del Teatro di San Carlo, costruito in soli 270 giorni, della
Reggia di Capodimonte e al ripristino di numerosi porti. Promuove la creazione della fabbrica
di porcellane di Capodimonte, costruisce il forte del Granatello e crea, partendo praticamente
da zero, un esercito nazionale e una flotta.
Inaugura le campagne di scavi a Ercolano, Pompei e Oplonti e durante gli scavi del 1752,
vengono scoperte le vestigia di Paestum.
Gli ultimi anni di Carlo III re di Spagna sono rattristati dai dissidi con il terzo figlio Ferdinando,
re di Napoli e con la nuora Maria Carolina.
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20-MONACO
Il principe Carlo III, padre fondatore di Monte-Carlo (1818-1889)
Archives du Palais princier de Monaco / Diritti riservati
Il principe Carlo III sale al trono nel 1856, si impegna a fare del Principato di Monaco uno
stato moderno, che goda del riconoscimento internazionale e dotato di tutti gli attributi della
sovranità. Attua pertanto la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione, instaura
rapporti diplomatici. Nel 1857, istituisce la Festa del sovrano e, nel 1858, un’onorificenza
nazionale, l’Ordine di san Carlo. È sempre lui a dare al paese, nel 1881, la bandiera
nazionale, a ricominciare a battere moneta, cosa che non si faceva più dal 1838, grazie a lui
il Principato ha i propri francobolli, l’autonomia religiosa con la creazione di un vescovato nel
1887, e promuove la partecipazione di Monaco alle grandi esposizioni internazionali.
Ma la figura di Carlo è associata soprattutto dagli amanti del turismo, alla creazione di una
nuova città, cui viene dato il nome di Monte-Carlo. Il nuovo quartiere, sorge nel 1866, sulla
spianata delle Spélugues, nei pressi del casinò e dell’hotel de Paris inaugurato nel 1864. In
brevissimo tempo si moltiplicano alberghi, ristoranti, bar, ville e palazzi. Viene edificato un
luogo di culto, la chiesa di San Carlo, consacrata nel 1883.
Il cuore pulsante del nuovo centro, che attira tutta l’aristocrazia europea, è il casinò che
viene ampliato a più riprese. Il Teatro dell’Opera, costruito su progetto di Charles Garnier, lo
stesso architetto dell’Opéra di Parigi, viene inaugurato nel 1879. I più acclamati artisti
dell’epoca vengono invitati a ornarne gli interni e i prospetti.
Con il principe Carlo III, Monaco e il mitico quartiere di Monte-Carlo sanciscono uno sviluppo
che non cesserà di crescere a livello internazionale. Alla sua morte nel 1889, il sovrano
monegasco non avrebbe mai immaginato quanto suggestiva sarebbe stata la sua atmosfera!
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INCONTRO CON I CURATORI
Catherine ARMINJON
Conservatore al patrimonio, presso la Direzione del Patrimonio – Ministero della Cultura.
Cavaliere delle arti e delle lettere.
Membro della commissione superiore dei monumenti storici
Membro del comitato delle acquisizioni dei monumenti storici
Segretario generale del comitato francese ICOM
Presidente del comitato internazionale delle arti decorative
Autrice e direttrice scientifica di pubblicazioni sugli Oggetti d’arte e le Arti decorative, ha
pubblicato: Dictionnaire des poinçons de l’orfèvrerie française per la direzione delle
pubblicazioni sull’oreficeria delle provincie francesi, Vocabulaire du Métal per l’Editions du
Patrimoine, Dictionnaire de l’ameublement et des objets mobiliers sempre per le Editions du
Patrimoine.
Ha organizzato numerosi congressi e collaborato alla realizzazione di cataloghi e mostre, ed
è professore incaricato all’università Paris IV e docente all’Institut national du Patrimoine.
È responsabile delle mostre promosse dalla Direction du Patrimoine al Musée du
Luxembourg a Parigi.
Direttrice scientifica del Centre des Monuments nationaux.
Curatrice di numerose mostre:
· 1789-1989 “Exposition des arts décoratifs”, New York, Cooper Hewitt Museum.
· Les tapisseries du XVII siècle dans les monuments historiques, Château de
Chambord.
· Tapisseries médiévales - Le Gothique en Normandie.
· Chef d’oeuvres d'art en le Limousin, Musée du Luxembourg.
· L’orfèvrerie de basse Bretagne, Musée du Luxembourg.
· L’orfèvrerie de haute Bretagne, Musée de Bretagne, Rennes.
· L’orfèvrerie nantaise, Nantes.
· L’orfèvrerie d’Anjou et du bas Maine, Angers.
· L’orfèvrerie de Savoie, Chambéry.
· L’orfèvrerie de Lyon et Trévoux, Lione.
· Versailles et les tables royales, Château de Versailles.
· Maximilien empereur du Mexique, Trieste, Castello di Miramare.
· Cathédrales de France, Reims, Palais du Tau.
· François I et l'Italie, château de Chambord.
· Prospère Mérimée le fondateur des monuments historiques, Conciergerie, Parigi.
· Quand Versailles était meublé d’argent, Château de Versailles.
· Androuet du Cerceau, Musée des Monuments français - Cité de l'architecture et du
patrimoine
· Sciences et curiosités à la cour de Versailles, Château de Versailles
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Tre domande a Catherine ARMINJON, curatrice della mostra
Secondo quali criteri sono stati scelti i personaggi storici di ciascuna corte?
Per una mostra di questa importanza, che prende naturalmente in considerazione tutte le
corti d’Europa, era necessario fare una scelta equilibrata e coerente nel tempo e nello spazio
e che fossero rappresentati tutti i paesi.
Era importante non parlare esclusivamente dei personaggi più noti e privilegiare piuttosto
alcuni diventati leggendari. Altri sono stati scelti perché il destino li ha portati a regnare su
nuovi stati, altri invece sono stati i primi sovrani in una nuova fase storica del proprio paese.
Altri infine hanno rappresentato una svolta epocale sia sul piano sociale sia politico, sia nel
campo delle innovazioni e della modernità. Per non parlare dei personaggi che hanno avuto
un ruolo di primo piano in determinati conflitti.
In ogni caso, la selezione è frutto di una stretta collaborazione con i responsabili delle
collezioni e con gli storici dei diversi paesi. Era interessante inoltre poter presentare e
scoprire alcuni personaggi anche nel XX secolo. I visitatori ripercorreranno questa storia
scoprendo dei protagonisti talvolta inaspettati, senza seguire l’ordine cronologico, ma
piuttosto come viaggiatori impegnati in un favoloso tour dell’Europa.
Secondo lei, quali sono le opere più importanti esposte alla mostra?
Le opere sono importanti non solo per il valore o per la loro bellezza ma in termini della loro
rilevanza storica. Si potranno ammirare i capolavori dell’oreficeria francese del XVIII secolo
nei tesori della corte del Portogallo; i pregevoli arazzi della stessa epoca creati dalle
manifatture madrilene; le parure dell’imperatrice Giuseppina; gli splendidi ritratti della regina
Vittoria e di Alberto; un meraviglioso ritratto di Gustavo III di Svezia e i costumi teatrali che
testimoniano la particolare passione per il teatro di questo sovrano; le meraviglie dei cabinets
de curiosité del re di Danimarca, Cristiano IV; la tenda presa ai turchi come bottino di guerra
dal re di Polonia, Giovanni Sobieski alla battaglia di Vienna; l’oro di Prussia e la magnifica
vetrina delle porcellane; i tesori di Augusto il Forte a Dresda; il plastico della Reggia di
Caserta che attesta un interesse peculiare del re di Napoli, Carlo di Borbone, che fu il primo
sovrano a promuovere le campagne di scavi di Ercolano e Pompei; un sontuoso ritratto e un
commovente abito di Elisabetta, imperatrice d’Austria, la celebre Sissi; il ritratto di Onorato,
principe di Monaco, della bottega di Philippe de Champaigne.
Con questa trama intessuta non solo dei destini ma anche delle passioni di questi
personaggi, il suo obiettivo non era forse quello di invitare i visitatori a sfogliare uno
splendido libro di storia, talvolta sconosciuta?
Si tratta effettivamente di un libro di storia che non mancherà di sorprendere, nel quale
ognuno potrà scegliere di interessarsi in modo più approfondito a uno o all’altro di questi
protagonisti della storia d’Europa. Potrà così scoprire il peso politico dei matrimoni e di altre
alleanze famigliari che hanno influito sugli eventi storici o che hanno portato nuove usanze e
nuovi interessi in campo sociale, artistico e scientifico.
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Patricia BOUCHENOT-DECHIN
Vice curatrice della mostra Sfarzi e grandezza delle corti in Europa, è scrittrice e storica,
ricercatrice associata al Centre de recherche du Château de Versailles.
Nata a Parigi ma in una famiglia cosmopolita disseminata in tutta Europa, era quasi scontato
che per le sue origini e i suoi gusti personali si occupasse della cosa pubblica e si
interessasse di storia e di Europa.
Terminati gli studi classici (filosofia, latino e greco) a Versailles, conseguito un Master in
diritto pubblico alla Facoltà di Legge dell’università Paris II Panthéon-Assas e presso l’Institut
d’études politiques de Paris (sezione amministrazione pubblica), Patricia Bouchenot-Déchin
per cinque anni (1985-1990) è stata assistente parlamentare del vice presidente della
commissione affari culturali, famigliari e sociali all’Assemblée Nationale.
Sposata con quattro figli, sceglie poi di dedicarsi alla ricerca e alla scrittura.
La sua passione e la famigliarità con gli archivi le consentono di reperire fonti inedite e di
pubblicare diversi libri. La sua prima biografia La Montansier, une femme d’affaires (Perrin,
1993; IV ed. 2007) è stata adattata per il teatro. I suoi studi sul XVIII secolo le hanno fornito il
materiale per pubblicare Plaisir de Versailles, histoire du théâtre et de la musique à
Versailles aux XVIIe et XVIIIe siècles (Fayard, 1996), un saggio scritto a quattro mani con
Philippe Beaussant dell’Académie Française, oltre a due romanzi Au nom de la Reine (Plon
et France Loisirs, 1998, III ed. 2006) e L’Absente (Plon, 2004). Henry Dupuis, jardinier de
Louis XIV (Perrin-Château de Versailles, Grand livre du mois, 2001, ripubblicato nel 2007) è
il primo volume di una collezione dedicata ai Mestieri di Versailles e i suoi studi si focalizzano
in particolare sul lavoro dei giardinieri nel XVII secolo.
Anche la sua ultima pubblicazione, Le roman de la Saxe (Editions du Rocher-Château de
Versailles, 2006), è un tuffo nelle sue radici e nella sua storia.
Sempre invitata a collaborare in occasione di varie esposizioni, Patricia Bouchenot-Déchin è
stata vice curatrice di varie mostre tra cui Splendeurs de la cour de Saxe, Dresde à
Versailles (Versailles, 2005-2006) e responsabile del materiale multimediale della mostra
Sciences et curiosités à la cour de Versailles (Versailles, 2010-2011).
È – e non solo – membro dell’Académie des Sciences morales, des arts et des lettres de
Versailles et d’Ile-de-France della quale è stata presidente dal 2006 al 2008.
Il parere di Patricia BOUCHENOT-DECHIN, vice curatrice della mostra
Secondo lei, che è una storica, qual era la vera difficoltà di questa mostra
straordinaria?
La vera difficoltà di questa mostra consisteva nel riuscire a rappresentare la più incredibile
apoteosi europea della storia. Provate a immaginare sullo stesso palcoscenico, con l’Europa
come sfondo, i principali attori di quattro secoli, riuniti per una rappresentazione storica
senza precedenti… Un quadro storico di un livello tale da entusiasmare un romanziere!
Qualsiasi opera, che si tratti di una biografia o di una mostra, è in prima istanza una sfida
non solamente storica, ma soprattutto pedagogica. Nel caso di questa straordinaria
esposizione, la sfida era di destreggiarsi in un unico spazio con il tempo – dal XVI al XX
secolo – e con la geografia che a quei tempi continuava a cambiare. Le difficoltà non erano
tanto dovute alla complessità della storia, quanto alla necessità di presentarla in modo chiaro
a dei visitatori che la conoscono poco o per nulla. La difficoltà stava quindi nello scegliere
delle opere – prestigiose o sorprendenti – o degli oggetti dal sapore più personale, che
raccontassero la storia. Bisognava quindi che i prestatori – castelli, palazzi, musei e
fondazioni – stessero al gioco. E l’hanno fatto con formidabile generosità consentendoci tra
l’altro di tessere oggi una trama di relazioni che sfida la storia del passato ed è benaugurante
per il futuro. Una sfida storica e divertente.
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Wilfried ZEISLER
Curatore aggiunto per la sezione Russia/zar Alessandro II.
Dottorato in attesa di conseguire la cattedra con mansioni sia di ricerca sia di didattica alla
Facoltà di Storia dell’Arte alla Sorbonne, Wilfried Zeisler ha concluso il III ciclo di studi presso
l’Ecole du Louvre dove è stato docente di arti decorative francesi per vari anni accademici.
Prosegue le ricerche sulle arti decorative francesi, attraverso lo studio dei doni diplomatici
franco-russi, le committenze e gli acquisti di oggetti d’arte francesi da parte della corte
imperiale russa nel XIX e all’inizio del XX secolo.
Ha partecipato a numerosi congressi e pubblicato diversi articoli in Francia e all’estero, con
particolare riferimento alla storia delle collezioni, la gioielleria, l’oreficeria, la ceramica e gli
arredi. Nel 2008, ha collaborato alla redazione del catalogo della mostra Artistic Luxury:
Fabergé, Tiffany, Lalique, organizzata da The Cleveland Museum of Art negli Stati Uniti.
È stato curatore aggiunto della sezione Joaillerie et commandes impériales, per la mostra
Moscou, Splendeurs des Romanov (Grimaldi Forum Monaco, 2009) e curatore della mostra
Cadeaux des Tsars. La diplomatie navale dans l’Alliance francorusse 1891-1914 (Musée
national de la Marine, Parigi, 2010).
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ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA
François PAYET
SCENOGRAFO DELLA MOSTRA
Architecte DPLG [ndt: la sigla significa letteralmente “Architetto diplomato dal governo”, corrispondente in Italia a un
laureato in architettura che ha superato l’Esame di Stato]
Scenografo, esperto di museologia, ha firmato gli allestimenti scenografici delle mostre:
Impérial Saint-Pétersbourg de Pierre Le Grand a Catherine II (2004), Reines d’Egypte
(2008), e Moscou : Splendeurs des Romanov (2009) del Grimaldi Forum Monaco.
Nato a Nancy nel 1962, François Payet frequenta la Facoltà di Architettura presso le
università di Lione e Parigi, approfondendo in particolare i temi della spazialità moderna,
della composizione degli spazi abitativi e della memoria del luogo, presso l’Ecole
d’Architecture Paris Belleville.
Dal luglio del 1987 a dicembre 1989, pur proseguendo gli studi, lavora nello studio di
architettura di Henri e Bruno Gaudin. In questo periodo segue il cantiere degli Archivi di
Parigi, si occupa della preparazione del progetto per il concorso della Très Grande
Bibliothèque e dei permessi edilizi per la La Maison du Sport Français dello stadio Charlety.
Nel 1991 si laurea all'École d'Architecture Paris Belleville UP8.
Nel luglio del 1990, conosce François Confino e scopre il mondo dell’allestimento
scenografico delle mostre.
Nel 1991 è Direttore di agenzia e responsabile di progetto per l’Agenzia Confino, e per oltre
cinque anni è il suo più stretto collaboratore. Sua è l’ideazione di diversi progetti: allestimento
scenografico del Padiglione delle Scoperte di Siviglia, la mostra Vue d’Avion a Montreal,
Cinéma Avenue in Giappone, il progetto Acqua e Utopie vincitore al concorso del Padiglione
dell’Esposizione Universale di Lisbona, il progetto di Cité Ciné 2 alla Défense nel maggio
1995.
Nel 1995, entra come associato nello studio Jean-François Bodin e Olivier Massart, Création
de A.M.I.S, Agence d’Architecture, Muséographie, Installation Scénographie. In questo
periodo realizzano quattordici esposizioni museali sia nei grandi musei parigini, dal Grand
Palais (Georges de La Tour) al Musée d’art Moderne de la ville de Paris (Soulages, Calder),
che nelle città di provincia e di Europa (Estuaire-Nantes, Les Champs de la SculptureLisbonne …).
Nel 1998 inizia l’attività di scenografo come libero professionista: Exposition Grande Halle de
la Villette, Petit Palais, BNF ...
2003 creazione di METHAPHORE{S.: atelier di scenografia.
Esposizione permanente del Musée de Bretagne Les Champs Libres.
Nel 2006 François Payet espone all’Arsenal in occasione della mostra Scénographies
d’Architectes insieme a Renzo Piano, Jean Nouvel, François Confino ...
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QUALCHE ANTICIPAZIONE
Portogallo
Francia
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Svezia
Baviera
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Austria
Esterhazy
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I must della mostra
Per andare da un capo all’altro dell’Europa: viaggiano portantine,
calessi, carrozze e slitte!
La slitta “tartaruga” delle collezioni reali francesi
1732, Francia. Cassone in legno dipinto e dorato supportato da una tartaruga scolpita; interni
in velluto verde stampato.
Versailles, Musée des châteaux de Versailles et de Trianon
© RMN (Château de Versailles) / Gérard Blot
La slitta, conservata ed esposta nella Grande Scuderia del castello di Versailles, faceva
parte delle antiche collezioni reali. La slitta, tirata da un cavallo ferrato con ramponi era
guidata da un cocchiere seduto sul retro del cassone. Le redini passano nell’estremità forata
delle stanghe anteriori. Sotto le stanghe laterali, i pattini consentivano di scivolare sulla neve
dei viali del parco di Versailles o sul Grand canal quand’era ghiacciato.
Alla fine del XVII secolo, alla corte di Versailles andavano di moda le corse in slitte venute
dalle corti del Nord. I cavalli erano bardati con eleganti pennacchi e sonagli che rendevano
ancor più suggestiva l’atmosfera della corsa. Le decorazioni si ispirano a soggetti invernali o
acquatici, come il delfino, le onde o la gondola, mentre altre, non prive di senso
dell’umorismo, simboleggiano la velocità con il leopardo o la lentezza con la tartaruga. Alla
corte di Francia, queste slitte fantasiose erano di competenza dell’amministrazione dei
Menus Plaisirs incaricata anche delle scenografie teatrali.
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Il servizio d’argento di gala per la tavola del re Giuseppe I di Portogallo
1756-1762. François-Thomas Germain (1726-1791), Parigi
Lisbona, Palazzo d’Ajuda
© Palácio Nacional da Ajuda, Antonio Homem Cardoso, Divisão de Documentação Fotográfica
INSTITUTO DOS MUSEUS E DA CONSERVAÇÃO, I.P
I capolavori di oreficeria di re Giuseppe I del Portogallo, costituiscono una delle committenze
più ragguardevoli a un orefice francese, mai commissionate da una corte straniera per un
servizio da tavola di gala. Dopo il terremoto e l’incendio che distrussero completamente
Lisbona nel 1755, il re Giuseppe I, dal 1756 in poi, commissionò circa 900 pezzi di oreficeria
a François-Thomas Germain (1726-1791), orefice di re Luigi XV che aveva bottega nelle
gallerie del Louvre. La decorazione del servizio è ispirata al repertorio marittimo e ai prodotti
esotici che provenivano dal Brasile. Giuseppe I aveva scelto ovviamente come orefice di
fiducia il figlio di Thomas Germain, che a suo tempo aveva realizzato per il padre Giovanni V
vari oggetti di pregio, tutti scomparsi nella catastrofe di Lisbona.
Il servizio fu consegnato nell’arco di diversi anni e le ultime consegne furono particolarmente
problematiche visto che nel frattempo nel 1765 l’orefice era fallito. La ricchezza del
Portogallo nel XVII secolo e ancora all’inizio del XVIII secolo, proveniva dalle miniere d’oro,
argento e diamanti del Brasile, ma il loro sfruttamento cominciava già a languire quando
Giuseppe I salì al trono.
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Il re di Spagna Filippo V ed Elisabetta Farnese, circondati dai membri della loro
famiglia
1737 circa, opera di Louis-Michel Van Loo (1707-1771). Olio su tela
Versailles, musée national des châteaux de Versailles et de Trianon
© RMN (Château de Versailles) / Gérard Blot
Soggetto dipinto durante il soggiorno dell’artista in Spagna: bozzetto del quadro di più
grande formato conservato al Prado di Madrid.
Acquistato da re Luigi Filippo per le gallerie storiche di Versailles.
Questo ritratto della famiglia reale spagnola attesta il successo di Elisabetta Farnese, erede
delle favolose collezioni Farnese. Regina dedita alla politica e autoritaria, nota per il suo
carattere e per la sua bellezza scultorea, difese non solo gli interessi spagnoli ma anche
quelli dei suoi figli in Italia. Seconda moglie di Filippo V, nipote di Luigi XIV, che regnò per
oltre trent’anni sulla Spagna e sul quale ebbe enorme influenza per tutta la durata del regno,
nel quadro troneggia in tutta la sua gloria, a fianco del re e insieme ai figli tra cui il
primogenito, Carlo, che regnerà sul nuovo regno dei Borboni di Napoli e poi sulla Spagna.
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Il Grande diadema della granduchessa del Lussemburgo
1829, argento, oro, diamanti tagliati a rosetta, a pera e taglio cushion
Cour Grand-Ducale de Luxembourg © imedia
Questo diadema in argento e oro presenta un disegno a ghirlande, con motivi di arabeschi e
palmette ed è incastonato con diamanti di varie forme, taglio a rosetta, a pera e taglio
cushion (un taglio misto di forma quadrata come un cuscino). La pietra più importante è
incastonata al centro della parure.
Il Grande diadema del Lussemburgo è stato creato nel 1829 e indossato successivamente
da tutte le granduchesse. È conservato in uno scrigno in cuoio rosso nelle collezioni
principesche.
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Le passioni di Gustavo III di Svezia
1. Gustavo III si veste da Espladiant per la messa in scena del carosello: la Prise de la Roche Galtare, Pehr
Hilleström il Vecchio, 1779
© Hans Thorwid / Nationalmuseum, Stoccolma
2. Costumi di scena di Gustavo III per Gustav Vasa e Armida, 1786 e 1787Stoccolma, Collezioni reali, HGK. © Diritti riservati
Gustavo III viaggiò per tutta Europa al servizio della Svezia per trasformare il proprio paese
in una potenza degna del rango europeo al quale ambiva, e successivamente al servizio
della Francia e fu uno dei più ferventi difensori della monarchia francese quando la
Rivoluzione cancellò mille anni di storia.
Il pubblico potrà ammirare una deliziosa scrivania da viaggio in cuoio che il re portava con sé
nei suoi spostamenti. La forma arrotondata consentiva di posarla sul sedile della carrozza
reale, pronta per essere montata sulle gambe semovibili quando serviva nelle numerose
soste.
Il suo soggiorno in Italia dal 1783 al 1784 e più in particolare la sua visita ai Musei Vaticani
dove lo ricevette papa Pio VI il giorno di Capodanno del 1783, suscitò in Gustavo III
un’enorme passione per l’antichità cambiando per sempre il suo gusto estetico.
Un magnifico bronzo composto dalle tre Grazie e una vasca in porfido, il tutto montato da
Giuseppe Valadier, ci ricordano di questa sua infatuazione.
I suoi soggiorni in Francia riecheggiano anche in alcuni pezzi del favoloso servizio da tavola
in porcellana di Sèvres blu-celeste, regalatogli da Luigi XV e ancora usato ai giorni nostri in
occasione dei banchetti ufficiali, e in una magnifica pendola dinastica donata da Luigi XVI e
Maria Antonietta durante il secondo e ultimo soggiorno in Francia nel 1784.
Gustavo III nutriva una grandissima passione per il teatro, ed è in teatro che si svolsero due
eventi cruciali della sua esistenza. In occasione del primo soggiorno a Parigi nel 1771, è in
teatro che lo raggiunse la notizia della morte del padre e diventa così re. E sempre a teatro a
Stoccolma fu assassinato una ventina d’anni più tardi, il 16 marzo 1792. Durante il suo regno
fece rappresentare diverse sue opere teatrali che faceva recitare dai cortigiani nei teatri dei
castelli di Drottningholm e di Gripsholm. Grazie ai prestiti non soltanto eccezionali ma anche
sbalorditivi, come i quadri che lo rappresentano mentre si cambia per entrare in scena o i
costumi teatrali da lui stesso indossati per le rappresentazioni di Armida e Gustav Vasa,
rivivrà la poliedrica personalità di questo sovrano unico nel suo genere.
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I mobili di lapislazzuli dell’imperatore Alessandro II a Tsarskoe Selo
© The State Museum Preserve “Tsarskoe Selo”, San Pietroburgo, 2011
Sotto il regno di Alessandro II, il sontuoso palazzo barocco di Tsarskoe Selo diventa una
delle residenze estive preferite dalla famiglia imperiale. L’imperatrice Maria Alexandrovna,
che aveva un gusto spiccato per gli oggetti di pietra dura, fa ripristinare nel suo
appartamento la Sala di Lione creata sotto il regno di Caterina II dall’architetto Charles
Cameron. Tappezzata di seta giallo oro, accoglie un arredo completo di mobili in bronzo
dorato e mosaici di lapislazzuli del Badakhshan e del Baikal, realizzato dal laboratorio
imperiale per il taglio delle pietre preziose di Peterhof. Realizzati nei primi anni sessanta
dell’Ottocento su disegno dell’architetto Ippolito Monighetti (1819-1878), questi incomparabili
arredi venivano forniti da un commerciante inglese, fornitore ufficiale della corte imperiale a
San Pietroburgo. È una delle sale di rappresentanza più lussuose di tutto il palazzo, come
attesta un acquerello realizzato da Luigi Premazzi nel 1878. I suoi arredi, in gran parte
sopravvissuti alle devastazioni della Seconda guerra mondiale, fanno parte dei tesori
conservati a Tsarskoe Selo.
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L’oro della Prussia
©The Danish Royal Collection, Rosenberg
Sfiftung Schoss Friedenstein Gotha
© droits
réservés
© Rüskammer, Staatliche Kunstsammlungen Dresden/ droits réservés
L’ambra si può veramente definire l’oro della Prussia, poiché era in sostanza l’unica
ricchezza che avessero da offrire i terreni sabbiosi della regione.
Non esiste materiale più adatto per un dono diplomatico. L’ambra non veniva acquistata dal
monarca con i proventi delle imposte, ma era giuridicamente di pertinenza della sua
sovranità e del suo possesso del territorio. Ai sensi di legge, l’ambra era assimilata a una
risorsa mineraria come qualsiasi altro tesoro rinvenuto a una profondità “superiore al vomero
di un aratro”. In quanto proprietà del monarca, era considerata, secondo il modo di pensare
dell’epoca “uno dei beni più nobili del regno di sua regale maestà”.
Ben presto i principi elettori di Brandeburgo, sebbene non fossero che duchi in Prussia fino
all’avvento di Federico I, adottarono l’usanza di regalare ambra come dono diplomatico. Doni
che non tardarono a diventare veri e propri simboli dinastici. Per la mostra, alcuni pezzi unici,
come uno stipo di ambra (Stiftung Schloss Friedenstein Gotha), dei piatti d’argento con il
cuore d’ambra e avorio (Castello di Rosenborg) o la spada donata da Federico Guglielmo I
ad Augusto il Forte (Staatliche Kunstsammlungen Dresden-Grüne Gewölbe), appartenenti
alle più importanti collezioni dei nostri giorni, faranno rivivere l’adorazione dei re in Prussia
per questo materiale lavorato in modo a volte stupefacente.
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I gioielli dei principi di Sassonia
Insegna dell’Ordine della Toson d’oro, parure di rubini, bottega di Johann Melchior Dinglinger, 1722.
© Grüne Gewölbe, Staatliche Kunstsammlungen Dresda. Fotografo: Jürgen Karpinski
Oggigiorno, come ai tempi di Augusto il Forte, l’ultima delle sette sale che compongono la
celebre Grüne Gewölbe o Camera del tesoro di Dresda è dedicata all’esposizione dei gioielli
della corona dei grandi elettori di Sassonia e re di Polonia. Esigenze di rappresentanza ma
anche gusto personale sono all’origine di queste impareggiabili committenze di Augusto il
Forte. Per un quarto di secolo il celebre orefice e gioielliere Johann Melchior Dinglinger di
Dresda creò e fece realizzare dalla sua bottega dei capolavori di inestimabile valore.
Ulteriormente ampliato dai discendenti e mai andato disperso nonostante le guerre, il tesoro
comprendeva e comprende tuttora dieci parure complete di gioielli ad uso esclusivo del
sovrano: due parure di diamanti con taglio a rosetta per l’una, e taglio a brillante per l’altra;
una parure di rubini, una di smeraldi, una di zaffiri, una di agata, una di corniola, una di
tartaruga, una d’oro e un’altra d’argento.
Compongono ciascuna parure una spada, una daga o un coltello da caccia, un bastone, una
aigrette da cappello, un orologio, una tabacchiera, bottoni da gilet e da cappotto, fibbie da
giarrettiere, da calze e da scarpe e, ovviamente, dei pezzi che per Augusto il Forte avevano
ancor più importanza, come la Toson d’Oro e l’Ordine dell’aquila bianca di Polonia di cui lui
stesso era stato il fondatore e il primo gran maestro.
In occasione dei festeggiamenti dei Sette pianeti, organizzati per il “matrimonio del secolo” in
cui suo figlio sposò la figlia dell’imperatore, Augusto il Forte si presentò a ogni festa con un
abito di colore diverso, ornato di una parure di gioielli intonati. L’effetto lasciò stupefatti i suoi
contemporanei sia in Sassonia sia nell’Europa intera.
Alcuni pezzi spettacolari di questo tesoro unico al mondo, saranno esposti con altri
capolavori non meno stupefacenti per rievocare questo sovrano amante dello sfarzo, che si
servì delle feste e della magnificenza della sua corte come di veri e propri strumenti al
servizio del suo potere.
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L’ultimo ritratto ufficiale di Elisabetta, imperatrice d’Austria e regina di
Ungheria, con la parure di rubini
Elisabetta d’Austria, imperatrice d’Austria, regina di Ungheria, Georg Raab, 1879 – Vienna, Hohmobiliendepot.
Hofburg Wien, Sisi-Museum © Bundesmobilienverwaltung. Fotografia: Tina King
In occasione delle nozze d’argento della coppia imperiale celebrate nel 1879, Georg Raab
che aveva già ritratto Elisabetta nel ruolo di regina d’Ungheria, la ritrasse qui nel ruolo di
imperatrice e regina, rappresentandola con la sua grande parure di rubini. Il ritratto, che
immortala per sempre la sua bellezza piena di fascino, è anche l’ultimo per il quale avrebbe
posato. Aveva quarantadue anni.
Per la serata all’Hofburg cui parteciparono cinquemila invitati, l’imperatrice indossava uno
splendido abito da corte grigio perla, orlato di pelliccia con un lungo strascico, l’abito e lo
strascico erano ricamati in oro. I testimoni raccontano che il suo corsetto, decorato di
diamanti e di rubini, brillava di mille fuochi.
Questa parure di rubini, costituita da un diadema, una collana, un corsetto e orecchini,
proveniente dall’eredità di Maria Antonietta, fu ereditata dalla figlia di lei, Madame Royale,
unica sopravvissuta alla prigionia nella torre del Tempio, e che soggiornò a Vienna dopo la
sua liberazione nel 1795. Dono di nozze dell’imperatore Francesco Giuseppe alla sua sposa,
la parure fu rimontata per Elisabetta proprio per il suo matrimonio nel 1854. Questa parure di
gioielli fa parte dei gioielli privati della famiglia Asburgo, di cui dopo il 1918 se ne è persa
ogni traccia.
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Il “favoloso regno degli Esterházy”
Pendola monumentale d’argento con l’aquila imperale bicefala, Elias I Kreyttmayr, Friedberg -Augsbourg,
1680/1690
© Esterházy Privatstiftung, Burg Forchtenstein – Esterházy-Schatzkammer; Fotografia: Manfred Horvath, Vienna
Erede della casata ungherese degli Esterházy appena salita all’apice della gloria e della
ricchezza, il conte Paolo (I635-1713) spese nel 1665 una somma astronomica per acquistare
dall’orafo più rinomato della corte di Vienna due preziosi tavoli d’argento. Questo gesto gli
avrebbe permesso di surclassare le acquisizioni di questo genere dell’imperatore, dando
così origine al mito degli Esterházy.
La creazione di una grandiosa collezione di opere d’arte effettivamente andava di pari passo
con i suoi successi diplomatici e militari in un’Ungheria ancora occupata dai Turchi e
attestava altresì l’antichità e il prestigio del suo lignaggio. Paolo Esterházy, collezionista,
erudito e gran signore amante dello sfarzo, fece sì che il suo regno fosse ricordato come
un’epoca mitica, tanto che Goethe la fece entrare molto tempo dopo nella storia letteraria,
evocando “il favoloso regno degli Esterházy”.
La fortezza di Forchtenstein, che oggi si trova in Austria, ospita dal XVII secolo buona parte
di questo tesoro raccolto durante la loro folgorante ascesa. Il tesoro degli Esterházy,
costituito tra l’altro da automi, cristalli di rocca, uova di struzzo o nautili montati, avorio
tornito, gigantesche pendole d’argento, stipi di ebano e rari mobili in argento, è distribuito in
diverse sale a volta, esposto in 105 armadi a muro neri e oro con le ante di vetro, e crea un
effetto d’insieme assolutamente stupefacente.
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I PRESTATORI
I Palazzi Reali
Danimarca: Castello di Rosenborg, Copenhagen
Svezia: Palazzo Reale di Stoccolma
Spagna: Palazzo Reale di Madrid
Norvegia: Palazzo Reale di Oslo
Lussemburgo: Palazzo Granducale
Belgio: Palazzo Reale di Bruxelles
Olanda: Palazzo Het Loo
Monaco: Palazzo Principesco
Le Collezioni Reali
Palazzo d’Ajuda, Lisbonna
Castello di Versailles e del Trianon
Castelli della Malmaison e del Bois-Préau
Palazzo Museo Gatchina, San Pietroburgo
Palazzo Museo di Tsarskoe-Selo
Palazzo di Wilanow, Varsavia
Castello Reale di Wawel, Cracovia
I Castelli di Prussia, Stiftung Preußische Schlösser und Gärten Berlino-Brandeburgo
Residenza di Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda
I Castelli della Baviera, Bayerische Verwaltung der staatlichen Schlösser, Garten und
Seen, Monaco
Bundesmobilienvervaltung-hofmobiliendepot, Hofburg, Vienna
Palazzo Reale, Torino
Venaria Reale, Torino
Palazzo di Capodimonte
Reggia di Caserta
I Musei
Deutsches Historisches Museum, Berlino
Kunstgewerbe Museum, Staatliche Museen zu Berlin, Berlino
Stiftung Schloss Friedenstadt, Gotha
Bayerisches Nationalmuseum, Monaco
Nationalmuseum, Stoccolma
Nordiska museet, Stoccolma
Museo Nazionale di Breslavia
Victoria and Albert Museum, Londra
Musée Royal de l'Armée, Bruxelles
Museo di Storia Nazionale al Castello di Frederiksborg, Hillerød
Museo di Arti Applicate di Oslo
Esterházy Privatstiftung, Eisenstadt
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Museo di Belle Arti di Budapest
Museo delle Arti Decorative, Madrid
Pinacoteca Stuard, Parma
Museo Archeologico di Napoli
Museo della Ceramica Duca di Martina, Napoli
Museo di San Martino, Napoli
Musée d'Art et d'Histoire, Palais Masséna, Nizza
Palais des Beaux-arts, Lille
Musée des Beaux-arts, Saint-Lô
Musée des Souvenirs napoléoniens, Monaco
Musée de l’Automobile, Monaco
Musée Océanographique, Monaco
Nouveau Musée National de Monaco
Bibliothèque Mazarine, Parigi
Cattedrale di Monaco
Cattedrale Russa di Nizza
Fondation Napoléon, Parigi,
Jagiellonian University Museum, Cracovia
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IL GRIMALDI FORUM MONACO
Luogo di tutte le culture
Un luogo, delle mostre:
Tra cielo e mare, il Grimaldi Forum Monaco è il palcoscenico d'eccezione di una
programmazione culturale articolata intorno a tre assi portanti: mostre, musica e danza.
Ogni estate, il Grimaldi Forum Monaco produce una grande mostra tematica, dedicata ad un
movimento artistico maggiore, ad un soggetto del patrimonio culturale o di civilizzazione, a
qualsiasi soggetto nel quale si esprima il rinnovamento della creazione. Un' occasione di
mettere in valore le se qualità e specificità : offrire uno spazio di 4000 m2 per creare in piena
libertà, mettere al servizio della scenografia gli strumenti tecnologici più efficaci, fare ricorso
ai migliori specialisti in ogni campo per garantire la qualità scientifica delle sue esposizioni.
Questa alchimia ha già dimostrato la sua efficacia mediante i lusinghieri successi ottenuti
presso la stampa ed il grande pubblico:
• « AIR-AIR » nel 2000,
• « Cina, il secolo del 1° Imperatore » nel 2001,
• « Giorni di Circo » nel 2002
• « SuperWarhol » nel 2003,
• « Imperiale San-Pietroburgo, da Pietro il Grande a Caterina II » attraverso le
collezioni del museo dell’Ermitage e dell’Accademia delle Belle-Arti nel 2004
• « Arts of Africa » dalle Arti Tradizionali alla Collezione Contemporanea di Jean
Pigozzi nel 2005,
• « New York, New York », 50 anni d’arte, architettura, cinema, performance, fotografia
e video nel 2006 ;
• “Gli anni Grace Kelly, Principessa di Monaco” nel 2007
• “Regine d’Egitto” nel 2008
• “Mosca : Splendori dei Romanov ” nel 2009
• “Kyoto-Tokyo, dai Samurai ai Manga” nel 2010
Il Grimaldi Forum Monaco collabora con le massime istituzioni culturali del mondo – musei,
fondazioni e gallerie – che riconoscono la sua riuscita prestando opere importanti.
Durante il periodo delle feste di fine anno, per il secondo anno consecutivo, il Grimaldi Forum
ha situato un appuntamento tematico « Place des Arts ». Mostra e conferenze sono proposte
al pubblico in accesso libero. Dopo la Manifattura di porcellana di Sèvres, il Grimaldi Forum
ha dedicato la sua « Place des Arts» a Baccarat.
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In primavera, tradizionalmente, viene reso omaggio alla fotografia.
Dopo Doisneau, Harcourt e Willy Rizzo, questo anno la mostra è stata dedicata all’architetto
Emilio Ambasz.
Il palcoscenico della Salle des Princes, il più grande auditorium del Principato con i suoi
1800 posti, ospita regolarmente delle cmmedie musicali come Grease, dei corpi di balli
internazionali come quelli del Kirov o il Bolscioi, degli artisti pop rock del livello di Norah
Jones, Mickey 3D, Rokia Traoré, Lou Reed, Black Eyed Peas. E' la cornice naturale per le
entità tradizionali della cultura monegasca: i Balletti di Monte Carlo, l’Orchestra Filarmonica e
l’Opera di Monte Carlo possono montare grandi produzioni sulla sua superficie scenica di
1000m², equivalente a quella dell’Opera Bastille di Parigi.
L’agenda del Grimaldi Forum Monaco riflette questa diversità e questa ambizione intatta di
superare le barriere per riunire tutte le forme di espressione artistica ed il mondo
dell'impresa, per invtare un pubblico sempre più largo ad aprirsi sul mondo attraverso il
« prisma » del Principato.
Il Grimaldi Forum Monaco, significa :
35 000 m² di spazi espositivi e di riunione : la Salle des Princes (1800 posti), la sala
Prince Pierre (800 posti), e la sala Camille Blanc (400 posti).
Di cui 10 000m² di spazi espositivi
• Lo spazio Ravel, 4180 m² di cui 2 500 m² senza pilastri
• Lo spazio Diaghilev, 3 970 m²
Co un fatturato di 14 milioni di euro, un budget di 4 milioni di euro per la cultura, 2,5 dei quali
per la « mostra d'estate ».
151 collaboratori permanenti, 46 mestieri.
Dall'ottobre 2008, il Grimaldi Forum ha ricevuto la certificazione ISO 14001 :2004
(gestione ambientale).
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I PARTNER
d’Amico
The d’Amico group is a world leader in maritime transport, its origins dating back to 1936
when the d’Amico family established a shipping company specialised in forest products.
Today the group operates in three major marine transportation sectors: tankers, bulk carriers
and container ships. D’Amico ships liquid and dry products on intercontinental routes linking
Asia, Europe and America. Cargoes of liquid products – petroleum by-products and
vegetable oils – are carried by the fleet of d’Amico International Shipping SA, a company
listed on the Italian stock exchange, via its subsidiaries, principally d’Amico Tankers; cargoes
of dry products (metals, construction timber, coal, grain etc) are carried by d’Amico Società di
Navigazione and d’Amico Dry.
By tradition a family business based in Rome, the group has built up an international
presence with offices in the most important shipping capitals such as London, Singapore,
Monaco, Dublin, Vancouver, Casablanca, Genoa and Stamford.
D’Amico's strategy is based on a modern, flexible, technically advanced fleet and focuses on
consistently developing new markets while dedicating special attention to human resources.
For further information: www.damicoship.com
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Novotel Monte-Carlo:
Unique location in the Principality
Ideally situated in the very heart of the Principality,
Novotel Monte Carlo was built on the historical Radio
Monte Carlo site.
Just steps away from the Place du Casino and the Grimaldi Forum, only 100 metres from
prestigious stores in Monaco's shopping area, and close to the railway station, the hotel
boasts a breathtaking view of the bay and the famous Rock.
The hotel provides you with its outside, temperature controlled swimming pool, hammam,
fitness room, its bar lounge NovotelCafé and restaurant “Les Grandes Ondes” proposes you
a kitchen in the southern accent, full of sun, flavours and scents, orchestrated by a Head
Chef.
Novotel Monte-Carlo
16 bld Princesse Charlotte - 98000 Monaco
+377 99 99 83 00 - fax: +377 99 99 83 10
www.novotel.com/5275
OFFRE EXCLUSIVE:
Package "Grimaldi Forum - Magnificence and Grandeur in Europe's Courts"
Exhibition at Grimaldi Forum from 11 July to 11 September 2011
Embarking on a veritable journey through the ages, visitors will for the first time enter 20
European courts and meet great imperial, royal and princely figures.
To illustrate this ambitious undertaking, the Grimaldi Forum Monaco is collecting together
some 700 sumptuous or moving exhibits that plunge visitors into the very heart of the lives,
roles and passions of these individuals and couples who marked the histories of their
dynasties and countries. The exhibition will thus focus on their eras but no less on their
accomplishments in the fields of the arts, history and science.
Portraits, sculptures, objects d’art, furniture, porcelain, silver and gold, costumes and
jewellery will breathe new life into four centuries of history for a rich and unique experience.
Historical films, both documentaries and fiction, complete this masterful exhibition bringing
back to life these great figures that have often fired our dreams.
from 177,50 €*
This rate includes your ticket to the exhibition, accommodation and breakfast.
Your tickets will be given to you at your check-in to the hotel.
*1 night in single or double room
Booking: www.novotel.com/5275
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