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la Repubblica LUNEDÌ 21 GENNAIO 2013 ■ 26 Fondazione 1900 la Repubblica REPUBBLICA SPORT 4 Coppe dei 22 15 Coppe Campionati vinti @ LUNEDÌ 21 GENNAIO 2013 Campioni o Champions league di Germania 4 Supercoppe delle Coppe 1Coppa Coppa Uefa 1 intercont. 2 Coppe di Germania La cura dei giovani, uno stadio gioiello, l’attenzione al fair-play, non solo finanziario Viaggio nel nuovo mondo dell’allenatore di calcio più affascinante e vincente di oggi L’analisi D Casa Guardiola desca — è multietnico, aggregante e vario, non certo un cliché dell’antico e un po’ marmoreo “fussball”. Anche per questo, Guardiola l’ha preferito. Se in tre quarti d’Europa, il calcio agonizza tra debiti (gli spagnoli hanno un buco di 750 milioni col fisco), violenza, spettacoli mediocri, stadi semivuoti e costosi (in Inghilterra e Spagna si spendono, in media, 150 euro a biglietto, in Germania 70), il campionato tedesco ha 45 mila spettatori a partita, una pressione mediatica normale, niente oligarchi o sceicchi, nessun Mourinho a provocare e zero sclerate. Qui, nessun presidente darebbe della zitella isterica a un collega. E prima di ingaggiare una stella come Guardiola, i dirigenti del Bayern sono andati dal signor allenatore Jupp Heynckes, 67 anni, e gli hanno gentilmente chiesto cosa ne pensasse; lui ha confermato il suo addio alla panchina, così l’operazione è andata a segno con due passaggi e un tiro. Certo, adesso tocca al Pep arredare la casa, cominciando dal ritiro estivo a Riva del Garda (è dunque assai probabile che si svolga Coppa d’Africa Spagna Inghilterra Francia Germania Mali ok, Ghana pari in campo lo Zambia 20a giornata LA GUERRA in casa, la nazionale in campo a Port Elizabeth: il Mali vince al debutto in Coppa d’Africa, 1-0 sul Niger, grazie a una rete di Keita a sei minuti dalla fine, e va in testa al girone B. Nel pomeriggio, il Ghana, una delle favorite, si è fatto rimontare due reti dalla Repubblica Democratica del Congo. Non è bastato un super Asamoah: lo juventino prima ha mandato in gol l’udinese Badu, poi ha raddoppiato di testa. Oggi a Nelspruit in campo lo Zambia, campione in carica, contro l’Etiopia (ore 17). A seguire, sullo stesso campo, Nigeria-Burkina Faso (ore 20). Diretta su Eurosport. © RIPRODUZIONE RISERVATA Espanyol - Maiorca Granada - Rayo Vallecano Real Sociedad - Barcellona Getafe - Siviglia Malaga - Celta de Vigo Osasuna - Deportivo La Coruna Valladolid - Saragozza Atletico Madrid - Levante Valencia - Real Madrid Betis - Athletic Bilbao La classifica Barcellona Atletico Madrid Real Madrid Betis* Malaga Rayo Vallecano Levante Valencia Real Sociedad Valladolid 55 47 40 34 32 31 30 30 29 28 3-2 2-0 3-2 1-1 1-1 2-1 2-0 2-0 0-4 ore 21.30 * ogni asterisco una partita in meno Getafe Siviglia Saragozza Espanyol Athletic Bilbao* Granada Celta Vigo Maiorca Osasuna Deportivo 26 23 22 22 21 20 19 17 18 16 23a giornata 21a giornata Liverpool - Norwich Manchester City - Fulham Newcastle - Reading Swansea City - Stoke City West Ham - Qpr Wigan Athletic - Sunderland West Bromwich - Aston Villa Chelsea - Arsenal Tottenham - Manchester Utd Southampton - Everton Lione - Evian Sochaux - Reims Marsiglia - Montpellier Ajaccio - Valenciennes Brest - Saint-Etienne Lorient - Troyes Tolosa - Nency Bastia - Rennes Lilla - Nizza Bordeaux - Psg La classifica Manch. United Manch. City Chelsea Tottenham Everton* Liverpool Arsenal West Bromwich Swansea Stoke City 56 51 45 41 37 34 34 34 33 29 5-0 2-0 1-2 3-1 1-1 2-3 2-2 2-1 1-1 ore 21 * ogni asterisco una partita in meno Sunderland West Ham Norwich Fulham Southampton* Newcastle Aston Villa Wigan Reading Qpr 28 27 26 25 22 21 20 19 19 15 18a giornata 0-0 1-0 3-2 1-1 0-1 3-2 2-1 0-2 0-2 0-1 Schalke 04 - Hannover Bayern Monaco - Greuther Fuerth Bayer Leverkusen - Eintracht Francofort Wolfsburg - Stoccarda Hoffenheim - Borussia Moen Magonza - Friburgo Werder Brema - Borussia Dortmund Norimberga - Amburgo Fortuna Dusseldorf - Augsburg 30 29 25 24 22 21 20 19 13 12 Bayern Monaco Leverkusen Dortmund Francoforte Schalke 04 Friburgo Magonza M’Gladbach Amburgo La classifica Lione Psg Marsiglia Rennes Nizza Lorient Bordeaux St. Etienne Lilla Valenciennes 42 42 41 35 35 34 32 31 30 30 5-4 2-0 3-1 2-0 0-0 0-0 0-5 1-1 2-3 La classifica Tolosa Montpellier Bastia Brest Sochaux Ajaccio Evian Reims Troyes Nancy 45 36 33 30 28 27 27 26 25 Stoccarda Hannover Werder Brema Wolfsburg Norimberga Dusseldorf Hoffenheim Augsburg Greuther F. 25 23 22 22 21 21 12 12 9 630 partite 517 gol 332,2 1970 Gerd Muller '72 e '76 Beckenbauer '80 e '81 Rummenige 57,4 mln di euro mln di euro (+13,5 mln) Capienza Allianz Arena Abbonati allo stadio 69.000 39.500 persone Solo Cipro ha un’età media più alta del nostro campionato ROMA è un velo che copre il ritardo del calcio italiano dal resto d’Europa. I gol di El Shaarawy, i dribbling di Insigne, le discese di De Sciglio, le parate di Perin. Riempiono gli occhi e nascondono la verità. Danno l’illusione che la serie A sia cambiata, che abbia davvero trasformato in Grande Occasione la Grande Crisi. Era il ritornello intonato quest’estate di fronte alla fuga dei grossi nomi all’estero (Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, e mettiamoci pure Ramirez, Nastasic e Borini): che opportunità, si diceva, per i nostri giovani. Ma cinque mesi dopo, il divario con il calcio degli altri — Germania in testa — è ancora tutto qui. Se un’occasione era, l’Italia la sta sprecando. Lo dicono i ricercatori del Cies Football Osservatory presso l’Università di Neuchatel in Svizzera, che con il loro studio demografico sui campionati europei smantellano mattone per mattone convinzioni e illusioni. E se appena si azzardano paragoni con i parametri di quella Germania che ha stregato Guardiola, allora il confronto è crudele. Abbiamo limato di 6 mesi l’età media delle nostre squadre portandola a 27,07 anni, eppure siamo rimasti tra i più vecchi: solo Cipro sta peggio (28,29 anni). Guardando le rose non c’è un solo club italiano fra i 20 più giovani del continente, mentre la Germania ne ha quattro fra i primi 10: il Werder Brema è 2° (dietro gli olandesi dell’Ajax) con una media di 23,5 anni; l’Hoffenheim è 5° (23,9 anni), poi vengono il Leverkusen (6°, media di 24,2 anni) e il Borussia Dortmund (9°, media di 24,4 anni). Cioè le due grandi rivali del Bayern, le più vicine inseguitrici in classifica. Se- Noi e i tedeschi C’ Lo stadio del Bayern, inaugurato nel 2005: 69mila posti, già tutti esauriti in prevendita la scorsa estate Neuer, Robben e Schweinsteiger, e ora cercano Suarez (Liverpool), Falcao (Atletico Madrid), Extebarria (Betis Siviglia) e Vidal (Juventus). Senza per questo rinnegare un gusto e un intuito che nel tempo li hanno portati a scegliere giocatori turchi, polacchi, slavi, austriaci d’importazione o cittadinanza diretta, perché il Bayern — come la nazionale te- Record presenze Oliver Kahn Record di gol Gerd Muller L'economia Merchandising Fatturato 2011/12 2011/12 ANGELO CAROTENUTO LA ALLIANZ ARENA Bayern, més que una famiglia così la Germania ha rapito Pep Presidente Uli Hoeness Palloni d'Oro ■ 27 Ma quale cantera: la grande illusione della Giovine Italia MAURIZIO CROSETTI icono che nelle sere più limpide, la nuova casa di Pep Guardiola si scorga anche dalle Alpi bavaresi. Attraversando 75 chilometri d’aria di cristallo, lo “schlauchboot”, cioè il gommone, come viene affettuosamente chiamata l’Allianz Arena, rotola nelle pupille come un pallone in porta. Luogo di notevole valenza simbolica, lo stadio del Bayern è uno scrigno colmo d’ogni ricchezza, tutto esaurito già in estate, visione infuocata alla periferia nord di Monaco, distretto di Freimann (dal centro ci si arriva in 16 minuti di metropolitana), dove alle cinque esatte di ogni pomeriggio un dito pigia un interruttore e dà luce all’immane pneumatico: colore rossoBayern, ma la tinta può variare se gioca la nazionale, oppure se c’è da illuminare una notte di musica e non di pallone. Quel bravo ragazzo di Guardiola sembra fatto apposta per il club più serio, rigoroso e virtuoso d’Europa, e viceversa. Come il suo amato Barcellona, anche il Bayern è un opificio di talenti: Kroos, Schweinsteiger, Lahm, Badstuber, Mueller, Alaba. Molto più del Barcellona, il Bayern è un modello economico: ricavi per 368 milioni di euro, ma solo 30 dai diritti televisivi; il resto è merchandising (57 milioni) e sponsor (82); stipendi che incidono solo per il 45 per cento del fatturato; azionariato popolare di 171 mila soci che versano 60 euro all’anno, e sono i veri padroni del club (81,8 per cento), assai più dell’Adidas e dell’Audi che non arrivano al 10 per cento. L’ultimo utile d’esercizio, 11,1 milioni di euro, è stato il migliore in 113 anni di storia: dal 1979, il Bayern non conosce la parola deficit. Anche se poi in campo non vanno mica i commercialisti, e neppure i contabili di Säbenerstrasse, storica sede del club nato nel 1900, vent’anni prima che Hitler illustrasse nella birreria Hofbrauhaus di Monaco i venticinque punti del partito nazista, trentadue anni prima che il presidente e l’allenatore del Bayern, appena vincitori del loro primo campionato, venissero deportati: erano ebrei. Siccome Pep Guardiola è un tipo studioso, non gli saranno sfuggiti gli aspetti sociali, storici ed economici di un percorso che ha condotto il Bayern Monaco non solo a vincere 22 titoli nazionali, 15 Coppe di Germania, quattro Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, ma a diventare un riferimento assoluto di fair-play finanziario e stile. Come e più del Barcellona, i bavaresi vogliono incarnare un’idea, un sistema applicabile e una scuola. Hanno una squadra già fortissima e una rosa assai giovane (26,2 anni di media, meglio dei catalani), hanno fuoriclasse come Ribery e Mueller, Gomez e Le leggende PER SAPERNE DI PIÙ www.fcbayern.telekom.de www.football-observatory.com in Italia la prima amichevole della nuova epoca). Al Bayern è normale vincere, ma ora è più stimolante, viste la potenza e la bellezza del Borussia Dortmund, avversario di grande valore. Guardiola è l’unico fuoriclasse comprato a peso d’oro nella storia del calcio tedesco, universo autarchico e fiero ma non presbite. Settantamila bavaresi appassionati cantano l’inno nello stadio gommoso e scarlatto, pieni di birra e felicità, mentre il loro collega più illustre chiede sempre i risultati del Bayern, e talvolta guarda le partite in tivù, in una stanza affrescata in Vaticano. Chissà che dentro le pagine dell’Osservatore Romano, il tifoso Ratzinger non sbirci in segreto la Gazzetta dello Sport. © RIPRODUZIONE RISERVATA +2 L’ETÀ MEDIA In serie A è di 27,07: penultimi in Europa Solo a Cipro peggio In Germania 25 anni -7% IL VIVAIO In serie A solo il 7,8% dei calciatori viene dal vivaio del proprio club In Germania il 14,7% +5 IL MERCATO Ogni club di A compra in media 13 calciatori all’anno, in Germania soltanto otto Neuer e Hummels in Italia-Germania agli ultimi Europei gno che in Bundesliga ci si rinnova senza smettere di essere competitivi. La età media del torneo è di 25 anni, due in meno che da noi. Se il panorama è questo, i sei mesi di gioventù recuperati dalle squadre italiane sono una beffa, una foglia di fico. Non solo. Il modo in cui la serie A se li è tolti di dosso, dovrebbe un poco preoccupare. A leggere lo studio del Cies, il taglio d’età è arrivato più grazie all’ingaggio di nuovi stranieri ragazzini (i Pogba, Savic, Quintero, Juan Jesus, Marquinhos) che per l’investimento nei settori giovanili. Un’operazione di lifting, non una semina. Tanto che per la prima volta la percentuale di stranieri nel nostro campionato è salita sopra la soglia del 50%. Abbiamo imparato a pronunciare be- nissimo la parola cantera, ma l’Italia è ultima in Europa nella percentuale di calciatori promossi dal vivaio alla prima squadra: solo il 7,8% (—2% rispetto a tre anni fa). La Germania? Ne ha il doppio. L’Italia invece continua a preferire il mercato. Transazioni, movimenti, scambi. Agenti, procuratori, mediatori. Ogni squadra compra in media 13 giocatori all’anno, in Germania cinque di meno. Comprare, poi, ma cosa? Di certo non più i tedeschi. Arrivarono in 27 nei decenni d’oro del nostro calcio, soprattutto arrivarono i migliori: Rummenigge, Hansi Müller, Matthäus, Klinsmann, Brehme, Sammer, Völler, Effenberg. Oggi Klose (preso in scadenza di contratto) è un’eccezione. Quei campioni che parti- vano da Monaco negli anni ‘80 e cercavano la grande vetrina internazionale, ora restano a casa loro. La trovano lì. Dove gli stadi sono pieni e producono ricchezza per il Paese. «L’espansione economica del nostro calcio è al servizio del bene comune», si vanta giustamente Reinhard Rauball, presidente di Lega. Secondo il Report Bundesliga 2012, i club tedeschi s’indebitano per 40 euro ogni 100 incassati. In Italia ne incassano 100 e ne impegnano 156. Inoltre la Bundesliga garantisce 40mila posti di lavoro (110mila compreso l’indotto) e produce introiti fiscali allo Stato per 719 milioni di euro l’anno. Così i tedeschi restano a casa loro. E si prendono pure Guardiola. © RIPRODUZIONE RISERVATA