Monti Bianca

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Monti Bianca
Il pensiero di te è nato dal fatto che
di Bianca Monti
Il pensiero di te è nato dal fatto che
hai dimenticato un'ombra di profumo sul risvolto del mio cappotto
e alla tua non maniera mi hai tenuto compagnia per tutto il giorno.
Forse è la sovraeccitazione di un istante in un'ora di silenzio
o di pensieri che salgono dal tavolo della cucina perché
quello che dico ora non lo penso più
quello che scrivo mi ha abbandonato già da tempo.
Manca un quarto a giovedì e non so dove ti trovi
non rispondi ai miei messaggi che,
a quest'ora, mi paiono una preghiera.
Confesso la paura e il fallimento
dei tentativi di pronto soccorso
e forse, dico forse, è solo una questione di solitudine e di acqua che piove.
È tutta colpa di un mercoledì lunatico e di una luna non vista ma sperata.
Sono stata fredda e scostante e me ne dispiace
ma puoi biasimarmi? Riesci a capire i vestiti che indosso
tu, che dici di avere paura del buio?
Non so chi sei, so di chi parli quando mi parli di te ma non conosco chi tu dici di essere.
Sulle dita ho perso il conto delle sigarette e delle parole
malpensate e malscritte che riempiono pagine di lettere anonime.
Io, di solito, non faccio quello che sto facendo.
In verità io non faccio mai niente - dall'alto la vista è ottima
e non so perché sto facendo quel niente che faccio ora
non facendo in definitiva.
Dal tavolo della cucina sento il fischio del treno e tu non sei arrivato
al tuo posto è arrivato un altro inopportunamente
ma stasera non ci sono per qualcun altro, stasera.
Immagino dove vivi. Tu dicevi che
immagino male, ma io immagino come si deve immaginare.
Lo vedi? Ormai parlo al passato,
sei di un passato presente e il treno continua a fischiare
un altro treno, s'intende.
Da sempre il problema è stato capire come
di Bianca Monti
Da sempre il problema è stato capire come
e di cosa spogliarmi, mostrare un seno o le gambe
secondo alcuni.
A me le ginocchia sono sempre piaciute
schierate in prima fila, le avanguardie
condannate alla solitudine di chi precede,
sotto la gonna di lino estiva color bistro
quante sono le geometrie delle realtà sommerse?
Leggera, cantilenano
apri la finestra per sciogliere la condensa del vapore e libera gli specchi
ma il mio corpo ha un peso specifico con carico gravitazionale,
io soffro di gravità.
Davanti allo specchio, tolgo
la gonna la calza nera smagliata il bracciale di osso gli anelli, no!
quello messicano lo tengo.
Quale menzogna e quanta pena sotto i vestiti,
come spiegare che la pelle non mi contiene
incoerente e infedele alla carne.
Davanti allo specchio, metto
abbottono annullo stringo trattengo
il fiato
ché se perdo i vestiti mi sfrondo di infinite pagine.
Sono nata il tre dieci millenovecentottantanove
di Bianca Monti
Sono nata il tre dieci millenovecentottantanove, lo dico in lettere
perché temo l’indefettibilità della matematica perfino sulla carta,
si può dire che soffro la matematica come una condanna alla realtà delle cose
e anche per questo porto in giro la mia miopia senza ombre sul naso.
Sono nata di mercoledì se non ricordo male
oppure se ricordo bene quanto mi è stato riferito male.
Tra le due soluzioni scelgo la prima. Proprio ieri, nella borsa estiva
ho ritrovato l’acquisto di un’agenda giallo senape che mi ricordi gli appuntamenti mai dimenticati
perché se c’è una cosa che ho buona è proprio la memoria.
È il primo mercoledì del mese. Tempo? Nebbioso e bagnato
per la ragionevolezza dei mesi autunnali.
Nata sotto il segno della bilancia
il che dovrebbe fare di me un’esteta con un talento naturale per la diplomazia
un individuo detestabile quale ritengo di essere.
Ascendete sagittario, ma questo lo trascuro - come tutto il resto
perché determinato dai medici della sala parto a cui ho deciso di declinare ogni responsabilità
per l’avvenire, laddove prendessi il vizio della malasorte.