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SALUD, PROSIT AMOR!
di ROVENA BOCCI
“Ciao!”
Un solo ciao mi dici e si illumina la via all’improvviso di te e di me torna il sereno.
“Ho fame”
Mi dici nella luce di me e di te, ed il sereno dopo la tempesta torna.
“Direi di mangiare presto”
Rido:
“Presto che è tardi!”
Dico, e poi:
“Io so cucinare, che credi?”
Sorridi. Ti guardo appena solo un’occhiata furtiva e immagino i pensieri.
“Si ma io ho fame ora, e di certo chi prepara cibo lo fa per tutti anche per noi.”
Così è che pensi all’uovo in tegamino, solo soletto, che occhieggia e ti fa “smack!”
Già.
Sorrido anche io, che dico sempre: “Bella invenzione le galline che fanno le uova, per la colazione
all’inglese quant’altro e di più.”
Ti prendo per mano intanto, ragazzina, attaccata a quell’aquilone teso al vento, come se volessi
assicurarmi che in pace mi voli vicino e sei sereno.
“Mmmm... che profumo!”
“Bene, baicoli?” Ti dico guardandoti. Si sono baicoli affondati nel cioccolato caldo.
Mi vedi appiccicata alla vetrina di quel caffè, due sono seduti uno di fronte all’atra e rispettive tazze
fumanti, e con un biscotto in mano, evidente stanno scrivendo la storia del loro stomaco felice!
Ed io sensi accendo solo col profumo, e gusto ad occhi chiusi e immagino, quello che loro ad occhi
aperti possono solo sentire in concreto, col gusto anche amaro delle parole a volte stridenti.
“Ehi!”
Mi guardi, ridi come sempre, che ho fatto ora? Passo le dita sulle labbra penso di avere il bordo della
bocca sporco di cioccolato, oh cielo: beccata! Arrossisco ragazzina, di fronte all’adolescente che diventi.
“Che ho fatto? Che ho?”
“Nulla nulla!”
Mi dici, immagino che pensi di me, che sono sempre a pensare alla nutella, al cioccolato al mangiare, al
cibo, ma no ma no… che dici…. Che vai a pensare… A me basta l’odore per capire, un vento leggero che
mi porta i profumi e le case serene che raccontano del lavoro, delle persone che abitano in pace, e che
dal profumo del cibo, so che nutrono loro e i propri cari, dell’Amore che mettono nel preparare il cibo.
Un canto giunge da lontano, lo sento, insieme all’odore del sugo al basilico che ci avvolge mentre
cammino, te e me, un brivido lungo la schiena…
“Ho fame”
Ti dico
“Uno stufato di carne alla vicentina, e quell’ Amarone corposo, di cui mi parlavi che ne dici? E poi,
amore, se vuoi, che vuoi, tutti ‘sti profumi, è ora di pranzo!”
A fianco in silenzio mi lasci parlare, come se le parole fossero acqua fresca che giunge a bagnare la terra
arsa, ti piace ascoltare la voce, ed io che racconto, vado da palo in frasca parlo parlo parlo…
Cammino ovunque, in ogni dove amore, e con te mi sembra di stare a un passo dalla luna.
“Amarone corposo, si, con lo stufato ci sta bene no? A me piace, smorzo i sapori più forti, con il tocco
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di polenta che viene servita con la carne, un ciuffo giallo morbido che, in bocca si scioglie al pari di una
crema gentile, come gentile è ogni cosa che qui concerne di tutto e per tutti in ogni dove…
…La scena cambia, il pasto consumato uno di fronte all’altro seduti, come i due in quel caffè è altrove,
idem se c’è amore è senza tempo indietro torna.
Allungo un piede, per sentire il tuo, te lo chiedo ti chiedo se posso se me lo permetti e tu, si che me lo
permetti, ed io, ringrazio, di esserci – cip cip - ringrazio di esistere, la mamma che ti ha fatto – e così via
Cibo e parole - cip cip - tu che ascolti, io che ascolto che tu parli io parlo, si intrecciano i suoni della
voce, un vortice lieve che ci avvolge - mi gira la testa - ubriaca di te e tu di me, l’ebbrezza data dal vino,
evidenziare amore, l’evidente che tra noi c’è, l’amore che c’è balla con noi, e le parole, amore, le
parole!
“Dice che noi siamo quello che mangiamo”
Ti dico tu divertito mi rispondi prontamente:
“E quello che beviamo no?!?”
Rido con te a crepapelle, la testa può girare quanto le pare -non so per quanto- sono ancora seduta!
Alzo il bicchiere in alto invitata da te in un brindisi alla vita, di tutti e la felicità la nostra, complice quel
buon bicchiere di Amarone corposo!
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