SOCIALE - Ambito Territoriale Sociale Pesaro

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SOCIALE - Ambito Territoriale Sociale Pesaro
INDICE PAROLE CHIAVE
Ambito territoriale sociale
Aree di intervento
Aree organizzative
Assistenza
Bisogno
Servizio
Livelli essenziali
Carta dei servizi
Welfare
Rete sociale
Sussidiarietà
Innovazione sociale
Terzo settore
Integrazione
Operatore sociale
Mediazione e Negoziazione
Formazione
Burn out
Empatia
Caffè
Progettazione sociale
Obiettivo
Valutazione
AMBITO
TERRITORIALE
SOCIALE
AMBITO TERRITORIALE SOCIALE - ATS
Un territorio che comprende più Comuni.
Strumento operativo delle politiche di welfare
per il coordinamento e l’integrazione.
In Regione Marche 23 ATS.
Non è un Ente Locale
È il luogo dell’integrazione tra
servizi sociali e sanitari,
pubblici e privati,
scolastici, della la formazione del Lavoro…
predispone il
PIANO SOCIALE TERRITORIALE D’ATS
AREE
DI
INTERVENTO
AREE DI INTERVENTO
Il SISTEMA del “sociale” compreso all’interno di aree omogenee.
Si distinguono:
AREE ORGANIZZATIVE (descrivono funzioni e modalità di
intervento)
da AREE DI INTERVENTO (descrivono gli utenti):
•AREA INTERVENTO FAMIGLIA
•AREA INTERVENTO MINORI, ADOLESCENTI E GIOVANI
•AREA INTERVENTO ANZIANI
•ARE INTERVENTO DISABILI
•AREA INTERVENTO DIPENDENZE
•AREA DI INTERVENTO SALUTE MENTALE
•AREA INTERVENTO IMMIGRATI.
AREE
ORGANIZZATIVE
AREE ORGANIZZATIVE
l’articolazione della rete di servizi e interventi sociali si configura
come un SISTEMA caratterizzato da un modello organizzativo.
Il Piano Sociale della Regione Marche prende in considerazione
5 aree organizzative:
•AREA DELLA PROMOZIONE SOCIALE E COMUNITARIA,
•AREA DEI SERVIZI A DOMICILIO,
•AREA DEI SERVIZI SEMI-RESIDENZIALI,
•AREA DEI SERVIZI RESIDENZIALI,
•AREA DEGLI INTERVENTI PER L’EMERGENZA.
ASSISTENZA
ASSISTENZA
• Una relazione con il cittadino in stato di bisogno
• Secondo “tradizione”: uno dà e l’altro riceve senza
possibilità di riscatto dalle reciproche condizioni di ruolo:
• l’assistito condannato a vita a farsi aiutare da qualcuno,
l’assistente erogatore perenne di contributi.
• Oggi: al diritto ad essere aiutati corrisponde il dovere di
aiutarsi, di assumere responsabilità.
• In questo contesto l’assistenza = AIUTO, SOSTEGNO,
ORIENTAMENTO, ACCOMPAGNAMENTO, per il
cambiamento, il miglioramento della propria condizione di
vita.
BISOGNO
BISOGNO
• stato di bisogno = quando è necessario un bene, un contributo
economico, una prestazione, un servizio...
• concetto difficilmente determinabile se non in rapporto a contesti
specifici, alla possibilità di individuare anche le RISORSE, i DESIDERI e
gli INTERESSI di una persona.
• Nell’ottica del WELFARE STATE lo Stato che si fa carico dei problemi
della collettività.
• Chi decide che cosa è essenziale per il cittadino? In questo caso lo Stato,
“misuratore” dei bisogni
• la categoria dei bisogni varia nel tempo e nello spazio geografico;
• Classificazioni: bisogni primari e secondari, suddivisioni: materiali e
spirituali, definizioni: naturali, universali, determinati da contesti storici
specifici…, scale di complessità: fisiologici, di sicurezza, di affiliazione,
di stima, di autorealizzazione.
• per dare soddisfazione alla complessità dei bisogni è necessario avere
certezza che il bisogno rilevato coincida con la DOMANDA, interpretata
correttamente.
• Questo è l’obiettivo delle politiche sociali.
SERVIZIO
SERVIZIO
Parliamo di “SERVIZIO PUBBLICO”: organizzazione di risorse,
relazioni, integrazione di professionalità, insieme di prestazioni, in
favore di cittadini, fornite, direttamente o concesse a privati tramite
“appalto”.
CARTA DI IDENTITÀ del “servizio”: un “luogo fisico” o sede attrezzata,
un “territorio” con “utenti” , “prestazioni”, “personale”.
ARTICOLAZIONE di un “servizio”: Servizio di Accesso, Servizio
Primario, Servizio Complementare.
IL MIGLIORE SERVIZIO? Qualcuno ha trovato risposta in due parole:
“inoffensività” e “miglioramento”, cioè il servizio deve recare il minor
danno possibile e il maggior aiuto possibile
REGIONE MARCHE, l’elenco dettagliato dei servizi:
ufficio di promozione sociale, segretariato sociale, assistenza
domiciliare integrata, servizio educativo territoriale, servizio di
inserimento lavorativo, servizio di assistenza scolastica,
servizi per la prima infanzia, servizi vacanza, servizio di
affidamento familiare, servizio adozioni, centri
educativi/ricreativi per bambini…>>>
centri educativi/ricreativi (o centri di
aggregazione) per adolescenti, centri di
aggregazione per i giovani, centri per le
famiglie, centri d’ascolto, centri sociali,
informagiovani, centri servizi immigrati, centri
diurni per anziani, centri diurni (socio-educativoriabilitativi…) per disabili, comunità alloggio (per
adolescenti, madri con figli, gestanti, disabili
psichici e fisici, ex tossicodipendenti, anziani…),
gruppi appartamento (per… vedi sopra),
comunità familiari,
alloggi sociali per adulti in difficoltà… >>>
centri di pronta accoglienza per adulti, comunità
socio-riabilitative per disabili, comunità
educative per minori, comunità familiari per
minori, comunità di prima accoglienza per
minori, centri di accoglienza per detenuti o ex
detenuti, case rifugio per donne vittime di
violenze e/o della tratta e sfruttamento
sessuale, case di riposo, case albergo,
residenze protette per anziani, residenze
protette per disabili…
Adesso divertitevi a individuare l’eventuale
servizio mancante.
LIVELLI ESSENZIALI
LIVELLI ESSENZIALI
UNA SOGLIA, quantitativa e qualitativa, di sostegno sociale e
assistenza sanitaria sotto la quale non si deve scendere.
La geografia del welfare potrà evidenziare variazioni tra
territori sul tema “che cosa è essenziale e che cosa non lo è”,
ma alla domanda: c’è un’efficace ASSISTENZA
DOMICILIARE, ci sono sufficienti SOSTEGNI ECONOMICI, ci
sono adeguati CENTRI DIURNI per disabili, ci sono CENTRI
D’ACCOGLIENZA PER MINORI…?
SI DEVE RISPONDERE SÌ!
N.B. per capire i livelli essenziali necessari ai bisogni di una
comunità è buona regola partire dalla domanda che viene dal
territorio e non dall’offerta, pre-confezionata, di servizi.
CARTA DEI SERVIZI
CARTA DEI SERVIZI
Un patto tra le istituzioni pubbliche e tutti i cittadini, tra ente,
organizzazione e utente. Gli enti che erogano servizi definiscono con
quali criteri i cittadini accedono ai servizi, modalità di funzionamento,
procedure… quindi trasparenza, chiarezza di ruolo, rispetto ecc.
L. R. n.20/00 es. scheda/carta dei servizi Centro diurno per Disabili:
•finalità e obiettivi generali;
•tipo di prestazioni offerte;
•articolazione organizzativa e figure professionali impegnate;
•processi principali del servizio (ammissione, progettazione, dimissione,
ecc);
•metodologia di intervento;
•organizzazione delle attività;
•modalità integraz. con la rete dei servizi e delle risorse del territorio;
•piano formazione operatori, programma di VALUTAZIONE e
miglioramento della qualità.
WELFARE
WELFARE
WELFARE: creare le condizioni per eliminare disuguaglianze sociali ed economiche
fornendo servizi e garantendo diritti. Gli inglesi usano il termine “welfare” per
benessere e prosperità. Negli U.S.A. la parola “welfare” = “social security”, previdenza,
assistenza sociale (il welfare worker è appunto l’assistente sociale).
welfare è... servizi sociali, servizi educativi e istruzione, politiche del lavoro e
formazione, previdenza e sanità (il tutto possibilmente ben connesso e intergrato).…
Alcune date essenziali nella storia del welfare:
1601, Inghilterra, leggi in favore dei poveri;
1832, Inghilterra, organizzazione “workhouse”, case di lavoro, accoglienza, assistenza;
1893, Germania, introdotta l’assicurazione sociale;
1929, Stati Uniti, “new deal”, un piano di riforme per contrastare la grande depressione
successiva al crollo della borsa di New York;
1942, Inghilterra, rapporto “Beveridge”, definì i concetti di sanità pubblica e pensione
sociale;
1948, Svezia, introduce la pensione popolare fondata sul diritto di nascita;
Anni ’80/’90 crisi dei sistemi di welfare tradizionali;
2000, Italia, legge di riforma del welfare n.328;
2011/12, nuovo attacco al welfare !
2999… tutti ricchi e felici!
RETE SOCIALE
RETE SOCIALE
strumento di lavoro dell’operatore sociale.
“La rete” suggerisce nodi e connessioni tra soggetti istituzionali e non,
pubblici e privati che si relazionano con pari dignità e responsabilità.
Fare rete significa costruire un “noi” sociale.
Le condizioni perché si attivino reti:
• un forte interesse per il perseguimento di obiettivi particolari, almeno
per uno dei protagonisti;
• obiettivo sufficientemente complesso da permettere la ragione di
essere e il coinvolgimento di più soggetti;
• se vengono coinvolte istituzioni o associazioni, l’impegno deve essere
formalizzato;
• chi promuove deve evidenziare un ruolo centrale nella gestione delle
risorse;
• i protagonisti della rete devono poter mettere in campo competenze;
• presenti linguaggi riconoscibili, non omogenei, ma compatibili;
• il modello di comunicazione dialogico e quindi interattivo.
SUSSIDIARIETÀ
SUSSIDIARIETÀ
Dal latino subsidiari, “portare aiuto” e se ne distinguono due tipologie:
1. “sussidiarietà orizzontale”, 2. “sussidiarietà verticale”.
• Es. trasferimenti da Stato a ENTI LOCALI = verticalità;
• Es. associazioni, volontari che affiancano l’ente locale con servizi o
prestazioni in favore di FASCE DEBOLI = orizzontalità.
Se associazionismo e volontariato sostituiscono, invece di affiancare ?
1. c’è chi sostiene il primato del “pubblico”, se non altro come azione
di regia e controllo,
2. chi l’annullamento del “pubblico” in favore dell’iniziativa privata.
Voi da che parte state?
Oggi si preferisce parlare di GOVERNANCE che riassume l’idea di un
governo allargato che, attraverso una regolazione pubblica, permette
a tutti i partners della comunità locale di concorrere a
progettare/gestire il welfare.
INNOVAZIONE
(SOCIALE)
INNOVAZIONE (SOCIALE)
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Le caratteristiche dell’innovazione:
partecipazione attiva dei cittadini/utenti,
integrazione degli interventi,
promozione dell’iniziativa di tutti i cittadini,
concertazione tra tutti i soggetti, pubblici e privati,
potenziamento informazione e possibilità di accesso,
deistituzionalizzazione degli interventi,
sviluppo dei servizi domiciliari,
favorire l’integrazione sociale, l’inclusione,
personalizzazione dei servizi e delle prestazioni sociali,
nuove modalità “acquisto”, da parte dei cittadini, dei
servizi.
TERZO SETTORE
TERZO SETTORE
Il primo l’agricoltura, il secondo l’industria, il terzo…
i SERVIZI.
Qualcuno lo chiama anche “soggetto no-profit”.
In generale il terzo settore comprende tutte quelle
istituzioni, distinte dal settore privato e pubblico,
non aventi scopo di lucro
Si differenzia la sua composizione distinguendo tra:
• COOPERAZIONE SOCIALE,
• VOLONTARIATO,
• ASSOCIAZIONISMO DI PROMOZIONE.
INTEGRAZIONE
INTEGRAZIONE
È’ l’incontro di responsabilità a vari livelli, è una prassi e un processo.
Presuppone che persone e risorse di diversa appartenenza si uniscano
per realizzare il bene comune.
•
C’è l’integrazione sociale e sanitaria che è la più gettonata e la più
complessa per gli OPERATORI sia del sociale che della sanità;
•
c’è l’integrazione di PUBBLICO e PRIVATO,
•
l’integrazione con la Scuola, con il territorio,
•
l’integrazione interna ad una specifica organizzazione o ente e
quella esterna ecc. ecc.
Il processo di integrazione, in un dato territorio, può essere
suddiviso e letto secondo tre livelli:
1. integrazione ISTITUZIONALE,
2. integrazione GESTIONALE,
3. integrazione PROFESSIONALE.
OPERATORE
SOCIALE
OPERATORE SOCIALE
Chi è l’operatore sociale? uno, nessuno e centomila.
Comunque sia, è lui il protagonista delle politiche
sociali.
• C’è una definizione estesa che comprende un
sacco di gente (dall’assistente sociale al dirigente
dei Servizi Sociali, dall’operatore privato, di strada,
all’operatore pubblico, passando per le associazioni
di volontariato al singolo cittadino “impegnato”…),
• c’è una definizione ristretta che limita la
definizione a pochi addetti ai lavori muniti di
specifiche qualifiche (es. assistenti sociali,
educatori professionali, psicologi, assistenti di
base…).
MEDIAZIONE
NEGOZIAZIONE
MEDIAZIONE NEGOZIAZIONE
• MEDIAZIONE: l’operatore sociale sa che le relazioni
umane non sono sempre finalizzate ad una situazione di
“pace”; il conflitto esiste ed è inevitabile; è importante
comprenderne le ragioni e adoperarsi per raggiungere
accordi, relazioni più positive tra le parti. La “mediazione”
serve per rendere di nuovo possibile una convivenza.
• NEGOZIARE: è una delle “virtù” principali del buon
operatore sociale che deve porsi costantemente la difficile
domanda del come “negoziare” la relazione con chi viene
aiutato. Cos’è dunque “negoziazione”? Un tentativo di
costruire un modo comune di vedere le cose con l’utente,
un punto di vista condiviso entro il quale è possibile
avanzare delle richieste, dei cambiamenti, l’assunzione di
responsabilità.
FORMAZIONE
FORMAZIONE
La “MANUTENZIONE” dell’operatore sociale.
Un percorso di formazione specialistica tiene conto:
• del bisogno formativo dell’operatore sociale, che deve essere in
grado di esprimere le sue esigenze formative;
• del bisogno formativo dell’Ente che intende utilizzare un particolare
PROFILO PROFESSIONALE nella sua organizzazione.
Il profilo professionale è caratterizzato da specifiche competenze
professionali, l’insieme, integrato, di conoscenze e capacità
richieste per svolgere l’attività di operatore sociale.
In sintesi queste competenze si riassumono nelle:
• conoscenze teoriche, riferite a normative, contesti istituzionali e
organizzativi;
• conoscenze tecniche, relative a metodologie, tecniche e modalità di
esercizio dell’attività di operatore sociale;
• capacità cognitive e relazionali, riferite a processi che consentono
di produrre quel comportamento professionale e quella relazione che
ci è richiesta.
BURN
OUT
BURN OUT
Quando l’operatore si “brucia” ( “to burn” = “bruciare”), cioè:
è travolto dall’impegno emotivo, non gestisce più adeguatamente le
sue risorse professionali, è stanco, demotivato, depresso…
…è ora che prenda una bella vacanza
ma, se la cosa si ripete di frequente forse è meglio che cambi lavoro !
• Il mestiere sociale è tra quei lavori a rischio perché contiene una
forte componente emozionale, coinvolge in situazioni empatiche
ed è centrato sull’altro, l’utente.
• Il “burn out” è il frutto di una lenta erosione; qualcuno la definisce una
sindrome strisciante che provoca uno stato di esaurimento fisico,
emotivo e mentale
C’è modo di prevenire il “burn out”?
• In teoria sì: innanzitutto convincersi che il disagio non nasce dalla
personale inadeguatezza, non è un problema dentro, ma è provocato
da cause esterne;
• poi è consigliato di mantenere un certo distacco dall’utente e dalla
situazione critica che si sta vivendo, pur manifestando interesse.
EMPATIA
EMPATIA
Dal greco “empatheia” = “affezione”.
• Termine strategico per l’operatore sociale che
chiama in causa la capacità di identificarsi con le
EMOZIONI, gli stati d’animo di una persona: sia
essa l’utente di un servizio sociale, come un collega
di lavoro, un marito, una moglie, un figlio, un amico.
• Dunque OK con l’empatia… ma senza esagerare,
perché mettersi nei panni dell’altro non significa
dismettere i propri.
CAFFÉ
CAFFÉ
Che sia la classica “pausa caffè” del dipendente comunale o
la sosta ristoratrice di un qualsiasi gruppo di operatori, il
caffè ha un suo ruolo determinante nella gestione delle
relazioni sociali.
Fatta eccezione per gli abusi, il momento in cui operatori di
uno stesso ente o di diversa provenienza spezzano il ritmo
di un’intensa operatività è importante, perchè smussa
contrasti, sdrammatizza conflitti, riavvia contatti.
Il caffè offerto può essere inoltre la giusta conclusione di un
incontro, il buon avvio di un processo di integrazione tra
rappresentanti di diverse istituzioni, l’occasione per
rimandare ciò che in quel momento proprio non si è in
grado di affrontare o risolvere… E allora buon caffè a tutti!
(P.S.: può essere accompagnato anche da una buona
brioche).
PROGETTAZIONE SOCIALE
PROGETTAZIONE SOCIALE
un percorso ormai praticamente standardizzato, fatta eccezione per la
terminologia che definisce in diversi modi le varie fasi.
La progettazione indica che il pensiero elaborato per risolvere un
determinato problema…:
• … prende in considerazione l’esistente (osservazione e analisi delle
caratteristiche, risorse, problematiche di un territorio),
• definisce finalità generali e ...obiettivi particolari,risultati attesi,
• individua i destinatari,
• predispone professionalità necessarie all’attivazione del progetto,
• determina le risorse economiche,
• dice quali sono i tempi di realizzazione ...
• e gli spazi dove operare,
• elenca strumenti, materiali ...
• e metodo di lavoro,
• predispone modalità di valutazione, verifica, documentazione.
OBIETTIVO
OBIETTIVO
In generale quello che voglio ottenere.
• In riferimento al sistema dei servizi sociali, gli OBIETTIVI
GENERALI sono riferiti alla complessità, gli OBIETTIVI
PARTICOLARI a singole componenti.
Conoscete la SMART? un acronimo che il solito intelligentone
ha proposto per ricordarci come devono essere gli obiettivi:
S = significativi,
M = misurabili,
A = “action oriented” cioè “orientati all’azione”,
R = realistici,
T = “time bounded” cioè “definiti in un determinato periodo di
tempo”.
VALUTAZIONE
Valutare… per migliorare:
raccolta di dati oggettivi
e soggettivi,
individuazione di “punti di forza” e
“punti di debolezza”,
ricerca basata sulla raccolta e
interpretazione di informazioni…