All`Europa non basta: ora adozioni gay

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All`Europa non basta: ora adozioni gay
Anno V - Numero 49 - Sabato 27 febbraio 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
I mali del Pd
Esteri
Orco su internet
Verdini non vale
un congresso
Il nuovo Iran
s’affaccia alle urne
Adescava minori
dai domiciliari
a pag. 2
Fruch a pag. 10
a pag. 5
UNA CLASSE DIRIGENTE SENZA SPINA DORSALE CI STA COSTRINGENDO A SUBIRE NUOVI, PESANTISSIMI DISAGI
di Francesco Storace
Italia sta rischiando seriamente di
diventare un nuovo punto di approdo per migliaia di migranti.
Fino ad oggi, abbiamo vissuto gli
sbarchi a Lampedusa, sulle coste siciliane e
calabresi. Con il loro terribile e angosciante
carico di morti, decine di migliaia di persone,
provenienti dal Nord Africa, partono dai porti
della Libia e della Tunisia e sbarcano sul
nostro territorio.
A queste persone, ora, stiamo rischiando che
se ne aggiungano altrettante. Sono i migranti
che provengono dal Medio Oriente e che,
fino a ieri, per entrare in Europa, varcavano i
confini greci per poi, transitando attraverso
la Macedonia, dirigersi verso l’Austria, la
Germania e il resto del Nord Europa. E che,
addirittura, potrebbero arrivare da noi scortati
dalla Nato: la missione Kfor, guidata dal generale di divisione Guglielmo Luigi Miglietta,
avrebbe ricevuto l’ordine di procedere all'aiuto
umanitario accompagnando gli immigrati in
Italia e assistendoli anche con la fornitura di
mezzi di trasporto militari.
Ora, intorno alla Grecia, gli Stati confinanti,
Croazia, Austria e Ungheria, stanno iniziando
- alcuni li hanno anche completati - la costruzione di muri, recinti, nuovi confini. I
varchi per passare dalla Grecia al Nord Europa si stanno chiudendo.
Siamo in presenza dell’inizio di una nuova
crisi umanitaria e con l’inevitabile ricerca di
nuovi sbocchi da parte dei profughi: Bulgaria,
Albania, Montenegro. E, ovviamente, l’Italia,
specialmente la Puglia.
Ricordiamo tutti le scene del 1994, di quei
barconi, traghetti, navi di ogni genere, traboccanti di uomini. Allora erano Albanesi.
Domani rischiamo di rivedere queste scene
e a discendere da quelle navi saranno afghani,
iracheni, curdi, siriani. La scorsa settimana,
spiega la portavoce di Save The Children,
Giovanna Di Benedetto, in Grecia sono approdate oltre 22mila persone. Si stima che
fra Kosovo e Albania ci siano 150mila persone
pronte per sbarcare in Italia.
Questo è il flusso che rischiamo finisca sulle
nostre coste.
E, onestamente, che l’euroburocrate JeanClaude Juncker, presidente della Commissione Ue, venga da Renzi e omaggi l’Italia
dicendo che il nostro Paese ha tenuto “una
L’
RIFUGIO ITALIA
Anche dalla Grecia arriva una nuova ondata migratoria: tutti
indicano il nostro Paese per togliersi i problemi in casa
condotta esemplare” nel gestire il problema
migranti e che potremmo essere “da modello”
per gli altri Paesi più esitanti, beh, ce ne
sbattiamo.
Questa Europa continua a lasciarci soli. Soli
nel gestire il problema migranti: quando il
caos si è presentato in Francia, Germania e
Regno Unito, Bruxelles ha mosso il culo dalle
sedie. Ma fino a quel momento, l’Italia doveva
farcela da sola. Soli e ultimi: vengono qui,
questi eurosignori, e ci impartiscono lezioni
sul cioccolato, il parmigiano, la pizza cotta
nel forno a legna, i migranti.
Mentre i nostri uomini di Governo hanno il
ginocchio sporco nel punto in cui si flette,
specializzandosi sempre più in dorsopiroette
e salamelecchi, i Signori dell’Europa sono
tanto prodighi di elogi verbali quanto poveri
di sostegni concreti. Di tutto questo dobbiamo
ringraziare la pessima classe dirigente che
sta guidando il Paese.
SOLITO PISTOLOTTO DA BRUXELLES DOPO L’APPROVAZIONE DEL DDL SULLE UNIONI CIVILI
FORZA ITALIA E FDI TEMONO I GAZEBO
All’Europa non basta: ora adozioni gay
mmancabile, dopo l’approvazione da
parte del Senato sulle unioni civili (risicata, con i voti di un ex berlusconiano
e almeno per ora senza quelle adozioni
per i gay e l’utero in affitto che costituiscono
il vero obiettivo del can can) è arrivato il
pistolotto europeo nei confronti dell’Italia,
subito richiamata agli ordini con la solita
minaccia di ridurla per l’ennesima volta
al ruolo di cagnolino al guinzaglio: per il
Consiglio d'Europa l'approvazione delle
legge sulle unioni civili da parte del Senato
è sì un passo in avanti nella giusta
direzione, perché risponde alla maggior parte
delle richieste formulate all'Italia con le sentenze
emesse della Corte dei diritti umani di Strasburgo,
ma resta ancora carente proprio delle aspettative
più pressanti sia da parte della stessa Europa
che della lobby Lgbt.
Secondo il commissario dei diritti umani dell'organizzazione paneuropea, Nils Muiznieks,
l’Italia dovrà ora consentire anche le adozioni in
I
Roma merce
di scambio
Sarra a pag. 7
modo “da eliminare questa restante discriminazione e allineare pienamente le leggi italiane
con la giurisprudenza della Corte”
Si tratta dello stesso commissario che all’inizio
del mese aveva definito scioccamente “emotivo”
e “pretestuoso” il dibattito in corso sul fatto
che magari i bambini dovessero avere una
mamma e un papà (ma guarda un po’ questi
retrogradi di italiani) e non andarsene chissà
dove a comprare un bebè, a suon di
dollari.
Comunque sia, Muiznieks può star tranquillo, perché la sua Europa – che fa un
po’ strano, visto che arriva dalla Lettonia,
dopo aver studiato a lungo negli States
– sta già attrezzandosi per non lasciare
nulla al caso: la Commissione europea,
assieme al Parlamento e al Consiglio
dell’Unione Europea, sfilerà per la prima
volta con una barca tutta sua al Gay
Pride di Amsterdam, la parata europea
dell’orgoglio omosessuale che si svolgerà
dal 23 luglio al 7 agosto nella capitale olandese,
e che avrà il suo momento clou nella sfilata
lungo il canale Prinsengracht e il fiume Amstel
che si terrà sabato 6 agosto. Con tanto di barca
di quell’Europa che, poi non si dica, nel frattempo
continua a fare acqua da tutte le parti.
Igor Traboni
(Altri servizi a pag. 2)
2
Sabato 27 febbraio 2016
ATTUALITA’
MINORANZA DEM DI NUOVO SUL PIEDE DI GUERRA DOPO IL SOSTEGNO DATO ALLE UNIONI CIVILI
Verdini fa scatenare la rabbia Pd
Richiesta di congresso subito respinta dal “giglio magico” di Renzi. Ma non finisce qui…
GRANDE SCONFITTA, PERÒ NIENTE DIMISSIONI
La Cirinnà non si arrende:
“Le adozioni gay passeranno”
a un punto vista ‘tecnico’ e politico, è lei la grande sconfitta:
Monica Cirinnà. Tanto che pure
i media al ddl sulle unioni civili hanno
ormai tolto l’orpello del suo nome,
visto che dell’originale che tanto piaceva
al mondo Lgbt è rimasto poco o niente.
La senatrice romana – 53 anni e cresciuta “in una famiglia di cattolica”
come lei stessa tiene a far sapere dal
suo sito internet – minacciava ‘addirittura’ di dimettersi in caso di stravolgimento del suo ddl. Cosa che è avvenuta,
ma solo in riferimento allo stravolgimento. Monica nostra è ancora al suo
posto al Senato, in realtà per tutta la
giornata di ieri sostituito da una serie
infinita di ospitate in trasmissioni della
Rai renziana, dove una delle domande
che più l’hanno messa in difficoltà deve
essere stato un “Buongiorno, come
sta?”.
Attenzione, però, ché la Cirinnà mica
si arrende. E torna subito alla carica
con il vero obiettivo del suo disegno di
legge: le adozioni per i gay, e tutto
quello che ne consegue. "Un ddl sulle
adozioni per le coppie omosessuali è
quasi pronto. Verrà incardinato alla
D
di Igor Traboni
arola d’ordine tra i renziani: negare che i voti
del gruppo di Verdini
(tanti, neppure un po’ maledetti, e subito) siamo
serviti per far passare il ddl sulle
unioni civili. Parola d’ordine tra la
minoranza Pd, molto più sintetica
e stringente: chiarimento. Che, tradotto da quel politichese che impernia tutti i gangli della vita dem,
vuol dire congresso.
"I voti di Verdini sono un fatto che
tocca l'identità profonda del Partito
Democratico – ha maramaldeggiato
P
per tutta la giornata di ieri il deputato Roberto Speranza - Il Pd è
nato per essere cardine del centrosinistra , invece, giorno dopo
giorno rischia di diventare altro e
per me questo non è accettabile".
Di farsi ridurre davvero a minoranza, e soprattutto al silenzio, la
minoranza Pd non vuole neppure
sentirne parlare: ."È il momento
che si faccia una discussione vera
sull'identità del Pd e l'identità di
un partito si può decidere solo in
un congresso".
La prima a mettersi di traverso è
stata la vicesegretaria del partito
e governatrice del Friuli, Deborah
Serracchiani, renziana di ferro e
in perenne attesa che si liberi un
posto al governo (e che dunque
dovrebbe sentirsi ora oltremodo
preoccupata dall’arrivo della trippa
verdiniana che già ambisce quanto
meno ad un posto da sottosegretario): "L'unico a tenere quotidianamente insieme il Pd e Verdini è
proprio Speranza, che insegue i
propri fantasmi o forse più semplicemente le dichiarazioni dei
Cinque Stelle e di Forza Italia. Avete
i voti?", chiede quindi minacciosa.
Prova a smussare gli angoli anche
Andrea Orlando, ministro della
Giustizia con una voglia sempre
più crescente di diventare protagonista anche nel partito: "I voti
di Ala sono una cosa che, di per
sé, certificano il loro passaggio
nella maggioranza".
E non sorprende neppure l’entrata
politica a gamba tesa del presidente Giorgio Napolitano che, sempre a proposito dei voti di Verdini,
li definisce “aggiuntivi e non sostitutivi", salvo aggiungere subito
dopo, svelando il vero retropensiero
suo e di tante anime della sinistra
Pd che ,"il contribuito di Ala è determinante ed essenziale”.
Per Andrea Marcucci quella che
arriva dalla minoranza è “una po-
Camera, dove i numeri sono sicuri, in
modo che arriverà al Senato blindato",
ha detto ad esempio ad Agorà. Su Rai
Tre. Detto, fatto: a Montecitorio è subito
arrivata la prima proposta di legge targata Pd che modifica la legge sulle
adozioni. L'ha depositata Michela Marzano (deputata pure lei pronta a lasciare
il Pd qualora non dovessero passare
certi temi, ma che comunque è ancora
saldamente lì) e reca il titolo ''Modifiche
alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in
materia di adozione di soggetti minori
da parte di persone conviventi non coniugate, anche dello stesso sesso, o di
persone singole''.
lemica inutile. Speranza si organizzi
in proprio per il congresso, senza
usare strumentalmente Verdini ed
il gruppo di Ala".
Ma le tensioni nel Pd si estendono
anche nei confronti del Nuovocentrodestra, pur sempre alleato principe del governo di Matteo Renzi,
e del suo leader Alfano: "La vera
rivoluzione contro natura è stato
che il Pd facesse un governo insieme ad un partito di destra estrema come il Nuovo Centro Destra",
ha detto il senatore Sergio Lo Giudice, tornando sulle affermazioni
fatte proprio da Alfano in sede di
dichiarazioni di voto.
IL COMMENTO - UN INGANNO PERPETRATO AI DANNI DELL'ISTITUTO GIURIDICO DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA
Unioni civili: la beffa del maxiemendamento condiviso
a fiducia sul maxiemendamento
sulle unioni civili, frutto del vergognoso accordo tra Pd e Ncd va
chiamato col suo nome: un compromesso
al ribasso, un inganno perpetrato ai danni
dell'istituto giuridico del matrimonio e
della famiglia costituzionalmente intesa
e andava rispedito al mittente. La sua
portata è di uno stravolgimento antropologico epocale. E pensare che, tra i
parlamentari cattolici che hanno votato
il provvedimento, c'è chi si rallegra e chi
esulta, considerandolo (o facendo finta
di considerarlo) persino una vittoria del
buon senso...
Quanto è accaduto può trovare riscontro
in varie citazioni a seconda se riferita a
scelta consapevole o inconsapevole. Nel
primo caso, nella Genesi (XXV, 29-34)
Esaù si vende la primogenitura per un
piatto di lenticchie; nel secondo caso, è
niente meno che Lenin che ne descrive
il comportamento, coniando l’espressione
L
“utili idioti” (idiota in latino significava
‘incompetente, incolto’), riferita a coloro
che per ingenuità finivano col fare gli interessi dei partiti di sinistra pur non militandovi. Matteo Renzi ha cinguettato
subito dopo l’approvazione: “ha vinto
l’amore”… Potremmo sdilinquirci al
pensiero di avere un presidente del Consiglio così romantico, ma appena superato
questo momento di estasi, molte domande dovrebbero sorgere spontanee:
che c’entra l’amore? Si può forse normare
per legge? Questo anelito all’amore universale, questa ‘nostalgia da figli dei fiori’
cosa ha a che vedere con il retto governo
di una nazione? A parte queste amare
amenità, è bene essere chiari su quanto
è stato approvato: ad eccezione della ridicola eliminazione dell’obbligo di fedeltà
per le coppie gay, il testo del maxiemendamento in sostanza trasferisce alle
coppie omosessuali la stessa disciplina
del matrimonio tradizionale. L’eliminazione
della stepchild adoption per le coppie
omosessuali non è un ‘addio’ ma un
mero ‘arrivederci’.
Il Pd, infatti, si è affrettato ad anticipare
che l’istituto sarà inserito in un nuovo
progetto di legge al quale verrà peraltro
riservata addirittura una corsia preferenziale! Quanto poi al più volte criticato
art. 3. comma 4, tale eliminazione non
corrisponde a un reale superamento
della sostanziale equiparazione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso
al matrimonio. Fatta eccezione infatti
della ridicola eliminazione, tra gli “obblighi” conseguenti all’unione, dell’obbligo di fedeltà, il testo del maxiemendamento ripete in sostanza -mediante
richiami espliciti ed impliciti al codice
civile- la disciplina del matrimonio, con
riferimento ai requisiti per contrarre
l’unione civile, effetti dell’unione, regime
patrimoniale. Inoltre il comma 28 del
maxiemendamento delega il Governo
ad adottare, entro sei mesi, uno o più
decreti legislativi che consentano tra
l’altro “modificazioni ed integrazioni normative per il necessario coordinamento
della presente legge con le disposizioni
contenute nelle leggi, atti aventi forza di
legge, nei regolamenti e nei decreti”. E’
chiaro che in questa manovra di coordinamento esaurito ormai il clamore mediatico sulle unioni civili e lontano quindi
dai riflettori, il Governo potrà agevolmente
“infilare” nuovamente la sostituzione/integrazione dei termini “matrimonio” e
“coniuge” con quelli di unione civile e
parte dell’unione nelle varie leggi ed
atti aventi forza di legge. Senza tener
conto della ‘giurisprudenza creativa’ e
delle pressioni laiciste dell’Europa che,
con un testo così, avranno mano libera
per mettere in campo ogni ingerenza
possibile. No, non c’è da rallegrarsi.
Tanto meno da esultare.
Olimpia Tarzia
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Sabato 27 febbraio 2016
ATTUALITA’
ALTRO CHE “SCONTRO”: IL PREMIER SVENTOLA BANDIERA BIANCA
C’è Juncker, Renzi obbedisce
Il commissario Ue a Roma rende omaggio a Napolitano e poi relega il premier a un incontro di circostanza
Nel pomeriggio da Bruxelles arrivano gli schiaffi: “L’instabilità dell’Italia è pericolosa per gli altri membri”
di Robert Vignola
aci e abbracci. Pugni sul
tavolo? No. Compromessi
neppure, se non con se
stessi. Alla fine JeanClaude Juncker è arrivato e se a un italiano distratto
dovesse essere rimasto in auto il
giornale di un paio di mesi fa non
crederebbe, rileggendolo, i propri
occhi. La montante indignazione
reciproca a suon di dichiarazioni
alla stampa internazionale ci ha
messo poche settimane per trasformarsi in un idillio (col fuoriprogramma emblematico del commissario europeo che inciampa e
del premier italiano che lo tiene
in piedi): ma il distratto di cui
sopra è autorizzato a chiedersi
dove sia la fregatura. Basta allora
guardare i retroscena e i dettagli
della giornata romana del lussemburghese, per avere qualche indizio. Innanzitutto nella visita alle
altre carche dello stato: Pietro Grasso, certo, Laura Boldrini, ovvio, Sergio Mattarella, obbligatorio.
Ma Napolitano, che c’entra? Eppure
a lui però Juncker dedica un tweet
addirittura in italiano! “Con il mio
caro amico Napolitano. Sempre vivo
il suo grande spirito europeo”. Stessa
cordialità non sarà utilizzare con
Renzi: nel cinguettare di quest’in-
B
contro il commissario è tornato all’anodino inglese d’ordinanza.
Dettagli? Il diavolo è in essi, dice il
proverbio. E allora si possono anche
mettere da parte i complimenti di
circostanza per la “condotta esem-
plare dell’Italia sui migranti” (citazione Juncker: chissà perché non ha
il coraggio di ripeterlo davanti a
frau Merkel) e la solita frase da venditore di pentole di Renzi, che ha
sottolineato addirittura la riduzione
delle procedure d’infrazione contro
l’Italia, come se fosse chissà quale
successo da presentare ai (non)elettori. Perché prima di partire per
Roma il presidente della Commissione Europea ha svuotato le tasche
degli schiaffi preparati per l’Italia, i
quali sono comunque giunti nel pomeriggio attraverso il “Country report”. Ed è stato un tale concerto di
sganassoni da poter essere riproposto pari pari come colonna sonora
di un film con Bud Spencer e Terence
Hill. Perché il nostro Paese è addirittura “fonte di potenziali squilibri
per gli altri membri”, frase che evidentemente non farà bene al sistema
bancario. Per non dire di altro:“resta
pressante la sfida della sostenibilità
del debito: sarà necessario un avanzo
primario molto elevato, nell’ordine
del 4%”, per non sforare il patto di
stabilità. E se non fosse chiaro dove
gli eurocrati di Bruxelles vogliono
andare a parare, ecco un altro diktat:
“attuare pienamente le riforme delle
pensioni, specie quella del 2012, e
procedere a una revisione sistemica
della spesa a tutti i livelli di governo”
e a deviare le tasse dalla produttività
ai beni immobili. Come dire: il debito
pubblico va coperto col risparmio
privato (altri “salva-banche” in vista?), servono ancora tagli, le tasse
sulla casa vanno riproposte e le riforme Fornero e affini siano la stella
polare in materia di pensioni.
Ci sarebbe da tifare per Renzi, insomma, in uno scontro con l’Europa.
Ma lo scontro è ormai ipotetico e di
un premier ostaggio del rating non
c’è da fidarsi.
LA GERMANIA DESTINA DIECI MILIONI AI RIMPATRI DI CHI È ARRIVATO. IN FRANCIA ANCORA TENSIONE A CALAIS
Immigrazione, una tragedia (non solo) greca
Stranieri bloccati ad Atene tentano il suicidio mentre continua il braccio di ferro con l’Austria
Illuminanti parole di un funzionario russo: “Presto gli europei busseranno alle nostre porte”
l sistema è al collasso. La frase è continuamente ripetuta in ogni angolo degli stessi
palazzi europei, dove ormai non si fa più
mistero della verità sul flusso dei migranti che
assedia il vecchio continente: non è in alcuna
maniera assimilabile e finirà per travolgere
l’idea di Europa così come maturata negli
ultimi trent’anni. In effetti, il paradigma si trova
tutto nelle frizioni di questi giorni tra Austria e
Grecia. Si parla di due nazioni importanti,
basta pensare alle capitali, Atene e Vienna, e
a quanto hanno dato alla storia non già europea,
ma della stessa umanità. Eppure a nord delle
Alpi ci si adopera per far sì che i migranti
restino in Grecia e al di là dello Ionio si
risponde richiamando l’ambasciatore e, notizia
di ieri, rifiutando una richiesta di visita del ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, che voleva andare a spiegare agli ellenici
le posizioni del proprio governo.
Tuttavia è proprio la Grecia a pagare l’estrema
rilassatezza con la quale si è fatta invadere
dai profughi provenienti dalla Turchia. Tanto
che alle scene di disperazione dei greci ridotti
alla fame dall’austerity vanno ad aggiungersi,
in pieno centro ad Atene, quelle degli stranieri:
ieri due pakistani hanno cercato di impiccarsi
ad un albero per protestate contro il blocco
degli altri paesi, Ue e non (in particolare la
Macedonia), mentre il numero dei richiedenti
asilo per il solo 2016 è già salito oltre i
centomila. Ma non va bene altrove: in Francia
continua ad esempio il braccio di ferro sulla
“giungla” di Calais, dalla quale i migranti
(anche ora che lo sgombero della parte sud è
stato sbloccato dalle autorità giudiziarie) non
vogliono muoversi, preferendo restare accam-
I
pati in situazioni igieniche e sociali pericolose
per poter continuare a dare l’assalto ai tir
diretti in Gran Bretagna.
La situazione è tale che comincia a preoccuparsi
persino la Russia: secondo Konstantin Romodanovsky, capo del Servizio immigrazione,
“potrebbe verificarsi un aumento nel numero
dei rifugiati dai paesi del Nord Africa, Medio
Oriente e Asia Centrale verso la Russia, sia
come paese di destinazione sia come paese
di transito verso l’Europa”, che “non sta gestendo la crisi dei migranti” a causa di “un sistema di generose prestazioni sociali ai rifugiati
senza la loro integrazione nel mercato del
lavoro e della pratica del ricongiungimento
familiare, senza tener conto che anche queste
persone pretendono la garanzia della realizzazione dei propri diritti”. Romodanovsky ha
poi avvertito che a causa del flusso di profughi
e del peggioramento della situazione socioeconomia nel Vecchio continente, gli stessi
europei potrebbero iniziare ad emigrare. “Già
ora questo processo è al culmine nei Paesi
Bassi, in Germania e Francia – ha spiegato –
Per ora vanno in Canada, Australia e Nuova
Zelanda, in futuro non è escluso che arrivino
anche in Russia”. Gli immigrati nuovi padroni
di nazioni svuotate dei propri figli: un fenomeno
che l’Italia conosce già, una realtà che ora comincia a far paura anche altrove, in Germania
ad esempio, dove il governo ha rimpolpato
con oltre dieci milioni di euro il fondo per il
rimpatrio: sostanzialmente, trova un lavoro a
casa sua a chi (afghano, iracheno o africano)
voglia liberare il sistema sociale tedesco dal
suo peso.
La verità è che mancano dieci giorni al summit
straordinario con la Turchia (i dieci giorni al
collasso richiamati proprio dal commissario
europeo all’immigrazione Avramopoulos, guarda
caso un greco, l’altro ieri sera) e non c’è alcun
piano concreto per far fronte all’emergenza. A
meno che il piano sia proprio quello di fare
un’area Schengen più stretta sfruttando la barriera
delle Alpi. L’Italia è avvertita: la Grecia, non solo
R.V.
politicamente, dietro l’angolo…
ALTRO ARRESTO CONNESSO AL TERRORISMO INTERNAZIONALE
Triveneto crocevia per i foreign fighters
al Triveneto all’Isis. Una
storia che si ripete, fatta
di immigranti islamici, originari dei Paesi balcanici, che
nel Nord Est d’Italia avevano
creato la loro base di odio. I carabinieri del Ros hanno fermato
a Mestre, su disposizione della
procura di Venezia, un cittadino
macedone indagato per arruolamento con finalità di terrorismo,
anche internazionale. Ajhan Veapi,
secondo gli inquirenti che lo seguivano da tempo, avrebbe reclutato aspiranti mujaheddin che
un imam bosniaco avrebbe successivamente radicalizzato, arruolato nell'Isis e avviato verso
i teatri di guerra mediorientali.
Il monitoraggio dello straniero
D
fermato ha consentito di verificare
come questi fosse dedito alla
selezione e al reclutamento, in
Italia, di aspiranti terroristi, che
venivano poi affidati all'imam
bosniaco che si occupava del
loro arruolamento tra le fila dell'Isis e del loro espatrio verso le
aree di guerra.
Veapi, che viveva a ad Azzano
Decimo (provincia Pordenone),
nella frazione di Tiezzo, è indagato per arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale.
Dallo stesso contesto investigativo per il contrasto del radicalismo di matrice islamista,
sono anche state raccolte le informazioni che avevano portato,
tempo fa, all'espulsione per motivi di prevenzione del terrorismo,
da parte del ministro dell'Interno,
dei cittadini macedoni Arslan
Osmanoski e Redjep Lijmani,
mentre il decreto a carico del
marocchino Jaffar Anass non è
stato eseguito in quanto l'uomo
si troverebbe in Marocco. I soliti
introvabili…
L'indagine dei carabinieri del
Ros ha consentito di documentare la partenza dall'Italia verso
la Siria di tre foreign fighters: si
tratta di tre cittadini macedoni
e bosniaci, due dei quali sarebbero stati uccisi combattendo
tra il 2013 e il 2014 mentre il
terzo si troverebbe tuttora nelle
R.V.
zone di guerra.
4
Sabato 27 febbraio 2016
ATTUALITA’
CAUSE CONTRO I MAGISTRATI AUMENTATE NOTEVOLMENTE A UN ANNO DALLA RIFORMA
Responsabilità civile, inversione
di tendenza nei numeri: e nei fatti?
I ricorsi pendenti relativi al 2015 sono il triplo di quelli registrati durante gli anni della legge Vassalli
Ma non è dato sapere quanti di questi verranno accolti - E qualche togato cambia idea…
PASSIVO DI 8,82 MILIARDI, PESA IL CROLLO DEI PREZZI DEL PETROLIO
Un 2015 in rosso per Eni
er Eni è (s)profondo rosso: chiude
il 2015 con un passivo pesantissimo di 8,82 miliardi di euro per il
crollo dei prezzi del petrolio. Mentre il
risultato netto adjusted “su base stand
alone” è invece positivo per 0,34 mld (91%). Con il segno meno quasi interamente registrato negli ultimi tre mesi
dello scorso anno proprio quando il
calo delle quotazioni del petrolio s’è intensificato. Nel quarto e ultimo trimestre,
il cane a sei zampe ha perso infatti 8,46
miliardi. Eppure, nonostante i conti in
difficoltà, il consiglio d’amministrazione
del gruppo petrolifero italiano ha con-
P
di Marco Zappa
un anno dalla riforma sulla responsabilità civile
dei magistrati (che ha
abrogato il vecchio filtro
di ammissibilità della domanda risarcita ria) approvata dalla
Camera tra le polemiche dell’Anm,
è tempo di bilanci. A tirarli, con un
dossier inedito ed esclusivo, Il Foglio.
Che è entrato in possesso di un documento riservato del dipartimento
per gli Affari di giustizia che rivela,
in parte, l’impatto avuto dal prov-
A
vedimento che ha riformato la legge
Vassalli. Quella che, in teoria, avrebbe dovuto sintetizzare la normativa
alla luce di quanto i cittadini avevano
chiesto a gran voce nel 1987 attraverso la presentazione di tre referendum per ottenere la responsabilità civile dei magistrati. Ebbene,
a distanza di 12 mesi il bilancio è
positivo ma non ancora sufficiente.
Con la Vassalli in vigore, dal 1988 al
2015, sono state proposte in tutto –
sottolinea il quotidiano diretto da
Claudio Cerasa – 410 cause nei
confronti di togati ritenuti respon-
sabili di qualche colpa grave da
persone incorse in un procedimento
giudiziario. Per una media di 16
azioni all’anno. Una miseria. Di queste richieste, quelle ammesse al vaglio di un tribunale sono state in
tutto 35 in ben 27 anni. E soltanto
sette sono state accolte dai giudici
di primo grado. E oggi la situazione,
a un anno di distanza dall’introduzione della riforma, la situazione è
questa: i ricorsi pendenti relativi al
2015 sono il triplo di quelli registrati
mediamente durante gli anni della
Vassalli: 51 contro i 16 precedenti.
E quelli intrapresi nel corso del
2016 sono già undici.
I numeri sono aumentati a vista
d’occhio e i ricorsi arrivano da tutta
Italia. Ben 20, quelli annotati al Sud.
Quattordici, quelli dal Centro (cinque
da Roma). Mentre sono 17 quelli
ravvisati al Nord (solo uno a Milano).
Dati che evidenziano certamente
una inversione di tendenza. Ma per
trarre i bilanci definitivi bisognerà
aspettare di capire quanti di queste
cause verranno accolte dalle diverse
procure italiane. Perché non bisogna
dimenticarsi che alla fine sono sem-
fermato il dividendo 2015 di 80 centesimi
per azione, di cui 40 già distribuiti lo
scorso settembre. Tant’è, a livello produttivo l’Eni ha registrato una crescita
del 14% nel quarto trimestre 2015 con
un plateau di 1,88 milioni di barili al
giorno. Si tratta del risultato migliore
negli ultimi cinque anni.
Dopo la diffusione dei conti, i titoli del
cane a sei zampe hanno evidenziato, a
Piazza Affari, un avvio di seduta in forte
rialzo: +2,56% a 12,40 euro. Soddisfatto,
l’ad Descalzi, che entro la fine del 2016
vuole centrare l’obiettivo “di rendere il
gruppo ancora più forte”.
pre i magistrati a dover giudicare
colleghi sospettati di aver commesso
errori gravi.
Tant’è, la notizia – lanciata sempre
dal Foglio – è che qualche togato
sembra aver cambiato idea sulla
riforma approvata lo scorso anno
dal governo. Ed è il caso del vicepresidente dell’Anm, Valerio Savio,
numero due di Rodolfo Sabelli, che
avrebbe scritto una mail indirizzata
a qualche collega dell’organo di
autogoverno delle toghe, esprimendo soddisfazione “per una legge
che non è poi così male”.
L’AGENZIA NAZIONALE DI RISCOSSIONE VUOLE SPIARE I NOSTRI CONTI CORRENTI, A RISCHIO PIGNORAMENTO
Si scrive Equitalia si legge 007
La parola passa al Parlamento per una manovra che rappresenterebbe l’ennesima violazione della privacy
essati e adesso (probabilmente) anche spiati
da Equitalia. Che se verrà accolta la richiesta di accedere a tutte le informazioni finanziarie dei debitori formulata
dall’amministratore delegato
dell’agenzia nazionale di riscossione Ernesto Maria Ruffini,
ascoltato in commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, potrà mettere
al setaccio i nostri conti correnti
per capire quali e quanti italiani
nascondono danari che non
vogliono versare al fisco.
A niente sembra essere servita
l’ultima terribile notizia – che
purtroppo non è la prima e
non sarà nemmeno l’ultima –
della morte di un ex paracadutista della Folgore, già artigiano veneto, Ivan Bolzanello,
che s’è sparato solo pochi
giorni fa davanti al monumento
per i caduti di El Alamein a
Cornuda, in provincia di Treviso, dopo la notifica di una
cartella esattoriale di Equitalia
in cui si chiedeva all’uomo di
rientrare dal debito.
A quanto pare l’intenzione
dell’agenzia è quella di ren-
V
DIMINUISCONO DEL 10% A GENNAIO MA LA MINACCIA RESTA ALTISSIMA
Calano gli attacchi informatici
alano a gennaio gli attacchi
informatici, diminuiti del
10% a gennaio rispetto
alla fine del 2015. Ma, come
spiegano gli esperti di Check
Point Italia, si tratta solo di una
tregua. Con gli hacker che continuano a trarre profitti enormi
da questo business. Con il nostro
Paese tra i più colpiti in Europa
dietro solo a Montenegro, Polonia e Liechtenstein. Pure per
via dell’aumento dei dispositivi
connessi che aumentano le minacce. Con i malware che rappresentano un avversario difficile
da sconfiggere. Per un software
C
dere ancora più efficace il sistema di riscossione, a partire
dalla previsione di meccanismi sanzionatori deterrenti
per incentivare l’uso della posta certificata, fino all’obbligo
per gli enti di dialogare con
Equitalia attraverso “flussi te-
matici”. In modo da ridurre
tempi e costi.
E adesso la speranza è che
deputati e senatori non accettino quella che rappresenta
a tutti gli effetti una violazione
assoluta della privacy. Con i
correntisti bersagliati e tenuti
completamente sotto d’occhio
dal fisco. Che chiede di poter
avere accessi “massivi e a
cadenza ravvicinate” all’anagrafe dei conti per ricostruire
la situazione finanziaria del
debitore in tempo reale “magari” con il blocco o il pigno-
creato per distruggere e danneggiare computer, tablet o
smartphone. Ma non solo: pure
per rubare dati sensibili.
Mancano i “difensori” della si-
curezza informatica che non
riescono a prendere le contromisure, nonostante gli sforzi,
per tamponare un fenomeno
davvero pericoloso. In Italia i
danni derivati da attacchi informatici sono stimati in 9 miliardi di euro. Pericolosissime,
a quanto pare, le piattaforme
dei social network, tra i principali
vettori di manomissioni per la
diffusione di malware e per effettuare frodi.
Buone notizie nel mese di gennaio, ma il pericolo resta alto.
Con il sistema operativo Android
più vulnerabile rispetto a Ios.
ramento del conto corrente.
O probabilmente attraverso
la sottrazione istantanea delle
risorse dovute dai conti. Per
un esproprio in piena regola
non disposto e autorizzato.
Ma non è tutto. Perché Equitalia
vorrebbe avere a sua dispo-
sizione pure i dati Inps per
superare l’attuale sistema che
permette solo di conoscere
informazioni di sintesi. La parola passa al Parlamento, chiamato a fermare tutto e a impedire una ingiustizia, l’enneM.Z.
sima, all’italiana.
5
Sabato 27 febbraio 2016
ESTERI
IERI MILIONI DI PERSONE ALLE URNE, MA PER L’ESITO OCCORRERÀ ATTENDERE QUALCHE GIORNO
Storico voto in Iran, attesa per i risultati
In ballo la svolta impressa da Rohani dopo l’accordo sul nucleare e la riapertura all’Occidente
AVREBBERO RIVELATO “SEGRETI DI STATO”
Turchia: liberati due reporter
fatti arrestare da Erdogan
ue giornalisti turchi, arrestati tre
mesi fa perché accusati di aver
rivelato “segreti di Stato”, sono
stati liberati per decisione della corte
costituzionale.
Can Dundar, direttore del giornale laico
Cumhuriyet, e Erdem Gul, redattore
capo dell’ufficio di Ankara, erano stati
prima minacciati e pooi formalmente
arrestati lo scorso novembre a causa
di un reportage che dimostrava come il
governo del presidente Erdogan commerciasse in armi con gli islamisti in
Siria.
I due cronisti erano stati quindi accusati
di aver ottenuto e divulgato segreti di
Stato “per ragioni spionistiche”, cercando
anche una “violenta” caduta del governo
turco e aiutando “organizzazioni terroriste
armate”. La Corte costituzionale turca
ha però ora cancellato le accuse, par-
D
ilioni di iraniani si
sono recati ieri alle
urne per il rinnovo
del Parlamento e dell'Assemblea degli
Esperti, un test basilare per ‘misurare’ la politica di aperture introdotta
dal presidente Hassan Rohani. Si
tratta anche del primo voto dopo lo
storico accordo sul programma nucleare del luglio scorso, che ha riportato la Repubblica Islamica sulla
scena internazionale.
Una consultazione che ha interessato
55 milioni di iraniani (prevista un’af-
M
fluenza molto alta, con code ai seggi
e comunque, a smentire i timori di
astensionismo, la televisione iraniana
ha mostrato fin dalle prime ore di
ieri lunghe file ad alcuni seggi della
capitale Teheran) per rinnovare i
290 seggi dell'Assemblea Consultiva
islamica, il potere legislativo, e gli
88 dell'Assemblea degli Esperti, il
plenum formato dagli ayatollah sciiti
il cui compito principale è eleggere
la Guida Suprema e controllarne la
gestione.
Molti candidati riformisti e moderati
sono stati però esclusi dalla com-
petizione elettorale dal Consiglio
dei Guardiani, l'organismo composto
da religiosi e giuristi islamici incaricato di controllare il Parlamento e
la sua attività legislativa
Le urne si sono chiuse ieri sera , ma
non basterà di certo neppure la
giornata di oggi per conoscere l’esito finale.
La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, è stato tra i primi a votare e
ha chiesto ai cittadini di andare anche loro alle urne in maniera massiccia per "sconfiggere il nemico"
e difendere "la dignità e l'indipen-
denza nazionale". In un incontro con
la stampa a margine del voto, in
una moschea situata nel complesso
dove risiede a Teheran, la Guida
Suprema, massima autorità politica
e religiosa nel Paese, ha insistito
sull'importanza della partecipazione
dei cittadini al voto e che gli elettori
"votino con gli occhi aperti e con
perspicacia".
lando di una violazione della libertà di
stampa. Uscendo dalla prigione, Can
Dundar ha messo in luce la difficile situazione della libertà di stampa nel
Paese: “Noi veniamo liberati, ma vi sono
più di 30 colleghi ancora in prigione.
Spero che questa decisione apra la
strada anche per la loro liberazione”.
Il caso, come detto, coinvolge da vicino
il presidente Erdogan, la cui firma
appariva fra i querelanti dei due giornalisti.
Lo stesso Erdogan aveva minacciato i
due dicendo che avrebbero “pagato un
caro prezzo” per gli articoli pubblicati.
Ma la loro sorte e le violazioni contro la
libertà di stampa avevano scatenato
molte critiche internazionali contro Ankara. Secondo Reporters sans frontières,
in una lista sulla libertà di stampa nel
mondo, la Turchia è al 149mo posto su
180 Paesi.
"Tutti devono votare, tutti quelli che
amano l'Iran, la Repubblica Islamica,
la grandezza e la gloria dell'Iran",
ha detto. "Abbiamo nemici", ha aggiunto, pur senza nominare espressamente gli Stati Uniti che comunque
restano il bersaglio consueto dei
suoi strali. "Si deve votare con perspicacia e gli occhi aperti" per
"sconfiggere il nemico".
A CINQUE ANNI DALL’OMICIDIO DEL MINISTRO PAKISTANO, LA RICHIESTA È GIÀ ARRIVATA A ROMA
Chiesta la canonizzazione per Shahbaz Bhatti
Intanto il fratello sollecita il ripristino del ministero delle Minoranze, a tutela di tutte le religioni
cinque anni dalla morte di
Shahbaz Bhatti – il ministro
pakistano ucciso mentre
si recava al lavoro, senza neppure
una scorta nonostante le continue
minacce dopo che in particolare
aveva avviato una lotta per la revisione della legge sulla blasfemia
- i cristiani e la Chiesa del Pakistan
chiedono a gran voce l’inizio della
causa di canonizzazione. Una richiesta firmata all’unanimità dalla
Conferenza episcopale pachistana
e recapitata a Roma. La Santa
Sede ha quindi autorizzato l’apertura di un’indagine che deve essere condotta dal vescovo della
diocesi nella quale è accaduto il
martirio, ovvero quella di Islamabad-Rawalpindi, dove però la
sede è vacante da oltre due anni.
Il vescovo in carica nel 2011,
monsignor Rufin Anthony, è andato in pensione nel 2013 E’ comunque già emerso un documento a firma del padre spirituale
di Shahbaz Bhatti, monsignor
Anthony Lobo, vescovo emerito
di Islamabad-Rawalpindi. “Il presule mi ha consegnato personalmente una sua lettera in cui
afferma che un paio di anni prima
della sua morte Shahbaz era divenuto un laico consacrato”. Una
notizia sulla quale il ministro
A
PRESENTATO ALL’UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM
Storie di italiani in Olanda
diventa un libro di eccellenze
pazzacamini, terrazzieri, figuristi e gelatai dell'Ottocento, minatori e operai,
docenti e ricercatori universitari,
scienziati, espatriati e ''transmigranti'' dell'epoca attuale - risalendo fino alla fine del Settecento
- sono i tanti protagonisti del
volume presentato nell'aula magna dell'Università di Amsterdam:
''1001 Italiani. Storia e storie di
italiani nei Paesi Bassi''.
Il volume è "il primo studio organico in lingua italiana sul con-
S
aveva mantenuto il riserbo, così
come sulla scelta di rinunciare
ad una famiglia per portare avanti
la sua causa.
Intanto Paul Bhatti, fratello del
paladino dei diritti umani, alla
viglia del quinto anniversario dell’omicidio, ha chiesto ufficialmente
di ripristinare in Pakistan il Ministero delle Minoranze, un organismo che curi a livello federale
la rappresentanza delle minoranze
religiose.
In un colloquio con l'Agenzia Fides, Paul Bhatti racconta che
con la “Shahbaz Bhatti Trust
Foundation” e con la Chiesa cattolica locale si stanno organizzando in Pakistan celebrazioni e
manifestazioni per fare memoria
dell'opera di suo fratello, in vista
dell’anniversario del 2 marzo.
Nella cattedrale di Islamabad sarà
celebrata una Santa Messa la
sera del 1° marzo, presieduta
dal vescovo Rufin Anthony, mentre il 2 marzo si terrà una conferenza con una cerimonia di commemorazione cui prenderanno
parte vescovi cattolici e di altre
confessioni, leader musulmani,
rappresentanti civili provenienti
da tutto il Pakistan per onorare
tributo dei nostri connazionali
alla storia e allo sviluppo olandesi". Redatto da Daniela Tasca,
è stato sponsorizzato dall'Ambasciata italiana in Olanda, con
il contributo del ministero degli
Affari esteri e della cooperazione
internazionale e della fondazione
Stichting Culturissima/1001 Italianen.
"Questo libro - ha osservato
l'ambasciatore d'Italia a L'Aja,
Francesco Azzarello - vuole essere un dono dell'Italia ai nostri
connazionali in terra olandese,
attori della storia ed eccellenze
odierne in tutti i campi. Ma vuole
anche essere uno strumento di
conoscenza e riferimento fuori
dai Paesi Bassi. E’ un''emozione
vedere il prodotto finale di questo
progetto e poterlo condividere",
ha concluso.
la memoria di Shahbaz.
Paul Bhatti, che è anche presidente della “All Pakistan Minorities
Alliance”, ha riferito che con l’Apma, organizzazione un tempo
presieduta da suo fratello, si impegnerà a chiedere al governo di
rimuovere gli elementi discriminatori esistenti nella Costituzione
e nelle leggi pachistane.
Sul delicato tasto della legge sulla
blasfemia Bhatti ha aggiunto:
“Oggi vi è maggiore sensibilità
politica e alcuni partiti come il
Partito Popolare del Pakistan hanno parlato della necessità di presentare delle modifiche alla legge,
cercando consenso. Speriamo
che tali proposte possano farci
fare passi avanti, per evitare quegli
abusi della legge che fanno soffrire
molti innocenti”.
6
8
Sabato 27 febbraio 2016
STORIA
SPUNTI DI ANALISI SU STRALCI DELLA RASSEGNA MENSILE DIRETTA DA ODDONE FANTINI
L’officina di “Universalità fascista”
“La Rivoluzione e lo Stato”: una pubblicazione per “far conoscere il Fascismo nella sua portata universale”
di Emma Moriconi
a rivista "Universalità fascista", diretta da Oddone
Fantini, fu una pubblicazione che nel corso del
Ventennio mussoliniano
era possibile trovare in ogni Biblioteca. Oggi è un reperto storico di
difficile reperimento, tuttavia, cercando nei mercatini di provincia,
siamo riusciti a entrare in possesso
di una copia che risale al bimestre
settembre-ottobre 1933-XI, era l'anno V di questa esperienza editoriale
che si proponeva di "far conoscere
il Fascismo, al di fuori delle contraffazioni straniere, nella sua portata
universale", come era stato scritto
nell'Ordine del Giorno del Gran
Consiglio del 2 ottobre 1931-X. In
premessa troviamo scritto: "'Mussolini domina la situazione mondiale'; 'L'Italia dirige la politica contemporanea'; 'Roma è il faro della
nuova civiltà': queste e tante altre
frasi del genere sono diventate, ormai, comunissime nella letteratura
giornalistica e politica di oggi. Per
chi, come gli scrittori di questa rivista, ha creduto da anni alla fatale,
logica, naturale espansione dell'idea
fascista nel mondo la realtà odierna
offre un motivo con tanto di orgoglio,
quanto una ragione di più per intensificare l'azione di studio e di
commento a questo colossale fe-
L
nomeno di trasformazione del mondo contemporaneo - azione cominciata all'indomani già dell'intervista
Mussolini al Direttore del Berliner
Tangeblatt, intervista nella quale
(come ricorda il corsivista del Popolo d'Italia) era pienamente affermato il carattere universale del Fascismo. Che i tempi abbiano dato
ragione al potente intuito di Mussolini è dimostrato dai fatti". Quindi
passa a spiegare come la rivista
inizia un percorso di analisi del fenomeno attraverso un confronto con
i maggiori esponenti della politica
e della cultura italiana e straniera.
Si tratta, come spesso facciamo, di
raccontare questa epoca della nostra
storia attraverso fonti primarie, quelle che derivano proprio da quel
periodo e da quel sentire, politico
e culturale, ma anche spirituale. Un
documento originale dell'epoca
vale - mutatis mutandis - come un
graffito preistorico, come una tavoletta d'argilla incisa migliaia di anni
fa, come un geroglifico su papiro.
Solo, è più recente. Ma sempre
storia è. Ecco perché insistiamo
spesso sulla necessità di abbattere
una volta per sempre questo muro
ideologico che impedisce di guardare ai fatti della storia con serenità
e obbiettività, valutando i documenti
soltanto. Le generazioni future non
ci saranno certo grate se compiremo
un'opera di distruzione, di oscurantismo, di oblio sui documenti che
la storia ci ha lasciato. Cosa penseranno di questa epoca gli uomini
di domani, di un domani lontano
da noi, quando capiranno che c'è
stato chi ha distrutto, dolosamente,
i riferimenti storici e documentari
su un pezzo della nostra storia che
è durato oltre vent'anni? Quello che
è successo nei decenni che ci se-
parano da quel 1945 in cui calò il
sipario sull'esperienza mussoliniana
in Italia non fa onore al Paese, non
fa onore alla storia. Recuperare, ricercare, spolverare ciò che la storia
ci ha lasciato è un dovere morale e
civico di ciascuno di noi. Per fare
questo occorre bandire l'ideologia,
la politica, la demagogia, e consegnare gli eventi del passato alla
storia, collocarli al loro posto, incastonarli nella complessa vicenda
della Patria.
È un lavoro lungo, faticoso, ed è anche doloroso, certamente. Perché
c'è di mezzo una guerra. Ma quante
guerre hanno contrassegnato la storia dell'umanità? Sono tutte pezzi
di storia, la seconda guerra mondiale non ha un valore diverso dalla
prima, non ha un valore diverso rispetto alle guerre puniche, o a quelle di indipendenza. La Rivoluzione
Francese è storia, la Grande Guerra
è storia, ebbene anche la seconda
guerra mondiale è storia. E non è
più concepibile, a settant'anni dalla
sua fine, che il Fascismo sia relegato
ad essa. Sarebbe come ridurre la
storia dell'antico Egitto alla battaglia
di Pelusio, più o meno e facendo le
dovute proporzioni. L'Italia entrò in
guerra nel 1940. Fino a quel momento ci sono diciotto anni di Fascismo da raccontare, da esaminare,
da ritrovare nei documenti che sono
giunti fino a noi.
IL RITORNO NELL'URBE DEI “FASCI GLORIOSI, ABBASSATI QUANDO L’IMPERO AVEVA DOVUTO SOGGIACERE ALLE ORDE DEI BARBARI”
Lo spirito di romanità nell’Italia di Mussolini
È
naturale che i toni siano
aulici. Sta nelle corde dell'epoca, la celebrazione.
Una celebrazione che non è però
sterile esaltazione del Capo e dell'orgoglio nazionale soffuso di
profonda romanità, ma che presenta, dietro alla facciata aulica,
concretezza e progresso vero.
Perché l'Italia fascista fu, si, ricca
di moti celebrativi, ma anche officina che produceva, e produceva
sia in senso materiale che spirituale, quindi città e leggi, acquedotti e riforme, per esempio. Ma
restiamo al tema e vediamo come
Oddone Fantini approfondisce il
tema della romanità.
Comincia dicendosi "lieto di parlare a studiosi di tante Nazioni" e
di esserlo tanto più "in questo
momento, mentre i vostri cuori
partecipano con i nostri all'esultanza per l'arrivo a Ostia della
Squadra Atlantica, dopo che Italo
Balbo e i suoi eroici Compagni
d'impresa hanno fatto vibrare,
con i motori delle ali italiane sui
cieli dell'Atlantico e di due continenti, il nome glorioso dell'Italia
fascista".
Fantini quindi ripercorre i moti
che portarono all'unità d'Italia,
ponendo al centro la questione
di Roma: "Una idea universale si diceva - allora esisteva, come
tuttora esiste in Roma. Essa è la
dottrina cattolica, che, nata dalla
predicazione e dal sacrifizio di
Gesù, al contatto di Roma, accrebbe e meglio affermò il suo
carattere mondiale. Ora, chi avesse voluto subentrare ad essa o
anche collocarsi accanto avrebbe
dovuto portare a bandire un'altra
idea egualmente universale. Ma
che cosa si accingevano a portare
in Roma gli Italiani di allora?
Poco più del proposito di farne
la capitale d'Italia. Essi infatti entrarono in Roma, come fieramente
rampognò il Carducci, quasi di
soppiatto e col timore di svegliare
le oche capitoline. Con questo
spirito rimasero per oltre un quarantennio e intanto accanto ad
essi Roma intristiva, quasi grossa
e malinconica città provinciale".
Prosegue quindi spiegando il
ruolo della Grande Guerra per la
coscienza nazionale, rilevando
come al conflitto seguì poi "un
annebbiamento di coscienza, che
degenerò in violenze e in eccessi
e nel tentativo insano di accodare
l'Italia ad una esperienza straniera
antistorica e antisociale che avrebbe rinnegato la stessa nostra ragione di essere". E fu in quel
momento, dice ancora, che "apparve in primo piano e grandeggiò
la gigantesca figura del Duce,
scaturita dalla profondità della
nostra anima millenaria: figura
veramente romana che non trova
chi gli rassomigli nella moderna
istoria, mentre, come tutti sentiamo, si trova al suo posto se la
si colloca tra gli spiriti grandi di
Roma immortale".
E continua: "Poiché Egli sembra
quasi il simbolo vivente di Roma
che ritorna, tanta è la romanità
che emana dalla sua voce e dalle
sue azioni, dalla sua fierezza, dalla
sua volontà e dalla sua decisione
nell'agire [...] Rientravano con lui
nell'Urbe, dopo i secoli della ignominia, i Fasci gloriosi, abbassati
quando l'Impero aveva dovuto
soggiacere alle orde dei barbari.
Portava Egli i fasci e non le aquile,
perché veniva non in veste di
guerriero bramoso di guerra, ma
con la augusta dignità del magistrato romano. Come per un misterioso destino, sembra che la
gloria civile di Italia non possa
svilupparsi se non all'ombra dei
fasci. Li brandirono, sul nostro
suolo, dapprima gli Etruschi enigmatici e sapienti e con essi fiorì
una era rigogliosa. Estenuato dal
grande sforzo creatore, quel popolo, prima di addormentarsi nelle
sue tombe misteriose, portando
con sé il segreto delle sue origini
e del suo linguaggio, trasmise i
fasci ai padri romani, perché li
precedessero e li guidassero nella
formazione e nella diffusione di
una civiltà novella. Il nuovo popolo
li raccolse e li portò per una larga
parte del mondo, che, più che
sottomettere, incivilì".
Lo scritto di Fantini e quelli che
seguono nella rivista di cui abbiamo cominciato a parlare sono
elementi molto interessanti per
un approfondimento di alcune
tematiche: non solo quella, essenziale, della "romanità", che
non è solo esteriorità ma profonda
spiritualità soprattutto. Ne parleremo nei prossimi giorni.
[email protected]
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Sabato 27 febbraio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
ROMA SUL PIATTO: GASPARRI E RAMPELLI PROVANO A METTERE IN DISCUSSIONE LA BERGONZONI A BOLOGNA
FI e FdI minacciano la Lega, che tira dritto
Intanto ieri Salvini, Gelmini, Lupi e La Russa hanno presentato Stefano Parisi a Milano. E Storace,
che alle 12 vota in piazza della Balduina, plaude il leader del Carroccio: “Può riaprire i giochi”
di Giuseppe Sarra
l centrodestra si presenterà
molto probabilmente spezzettato alle prossime comunali di Roma. E se la candidatura di Guido Bertolaso
non è più unitaria per la Lega
Nord, a loro volta Forza Italia e
Fratelli d’Italia-An stanno mettendo
in discussione l’alleanza anche nel
resto d’Italia.
E’ stato Maurizio Gasparri, senatore
azzurro, a mettere i puntini sulle ‘i’
bocciando i 41 gazebo in programma oggi e domani nei 15 municipi: “Credo che sia più importante fare le consultazioni a Bologna”. Perché, secondo Gasparri,
la leghista Bergonzoni “non è un
candidato adatto”. Un altolà non
di poco conto: “Ce ne sono di migliori nel centrodestra. Nei prossimi giorni chiederò ai miei amici
di organizzare una consulazione
popolare a Bologna. Una candidatura a perdere nella città emiliana non ha senso”.
Il fuoco amico è giunto anche da
FdI per voce di Fabio Rampelli,
uno dei candidati a sindaco di
Roma proposti dalla Meloni ma
che non convinceva né Berlusconi
né Salvini.
“Suona un po’ male organizzare i
gazebo a Roma e non, ad esempio,
a Bologna”, ha attaccato il capogruppo meloniano a Montecitorio,
che ha rincarato: “Salvini riveda il
suo ‘no’ alle primarie del centrodestra”.
Non solo, Rampelli ha ribadito al
I
Carroccio di ritirare il suo nome
dai cinque che saranno proposti
dalla Lega durante le consultazioni,
perché “ho già iniziato la campagna elettorale per Bertolaso sindaco”.
Il monito FI-FdI è chiarissimo: la
Lega torni sui suoi passi altrimenti
siamo pronti a far saltare il banco
in tutta Italia. Fatta eccezione di
Milano, dove ieri Salvini, La Russa,
Bergamini, Gelmini, Lupi e Siri
hanno presentato la candidatura
di Stefano Parisi.
Di conseguenza la minaccia a macchia di leopardo, secondo i bene
informati, non sembra intimidire i
leghisti.
“Spero che il centrodestra raggiunga, con la ragione, un accordo
su un nome spendibile e onesto
su Roma e andiamo tutti uniti”, è
l’auspicio di Souad Sbai, esponente
di Noi con Salvini, che nei giorni
scorsi aveva espresso un giudizio
positivo su Francesco Storace, candidato a sindaco di Roma e in testa
in tutti i sondaggi con un centrodestra unito.
Il quale ha fatto sapere che oggi
si recherà alle 12 al gazebo di
piazza della Balduina, dove è in
programma uno dei banchetti di
Noi con Salvini. Un’iniziativa, secondo Storace, che “è una mossa
intelligente e può riaprire i giochi.
I sondaggi su Roma sono molto
chiari: il no alle primarie è dannoso”.
Ospite di “L’aria che tira” su La 7,
Storace ha continuato a pigiare
l’acceleratore della sovranità: “Sal-
vini ha fatto bene, almeno è uscito
da palazzo Grazioli e ha chiamato
in causa il suo popolo. È un fatto
da apprezzare rispetto a una scelta
rivelatasi sbagliata”.
Oggi e domani Matteo Salvini ha
chiamato a raccolta i romani per
indicare il candidato del centrodestra. In ballo, oltre a Francesco
Storace, ci sono Alfio Marchini,
Guido Bertolaso, Irene Pivetti e Fa-
bio Rampelli, che si è però defilato.
Secondo Storace, “nella scheda
gli elettori di Roma troveranno
Raggi, Giachetti o Morassut, Fassina, Marchini, Bertolaso e Storace,
l’unico che è stato nel centrodestra
sono io. Ma perché gli elettori di
centrodestra devono votare uno
di sinistra? Dove sta scritto? E perché non glielo fai scegliere a quegli
elettori?”.
Storace sprigiona ottimismo, trasmesso, ha spiegato più volte, dalle
tantissime persone, realtà e comitati che sta incontrando in lungo e
largo la Capitale. Ieri è stata la
volta di Montespaccato, ma la sua
agenda è fitta di appuntamenti, in
particolare nelle periferie.
“La partita la facciamo per arrivare
al ballottaggio - ha concluso Storace su La 7 - e poi vediamo”.
LA DENUNCIA DEL COMITATO DI ACEA PER STORACE SINDACO
Piramide Cestia,
regna l’abusivismo
La proposta: un presidio fisso della Polizia locale,
gli sgomberi sono risultati del tutto inefficaci
a Piramide Cestia, sita vicino a
Porta San Paolo e al cimitero acattolico, è circondata dall’abusivismo
commerciale che regna incotrastato nella
zona da oltre un anno. Una situazione
insostenibile tanto che i cittadini, i mezzi
pubblici e gli automobilisti hanno a disposizione solo il centro della carreggiata
di via delle Cave Ardeatine. La denuncia
arriva dal comitato spontaneo dei dipendenti Acea per Storace a sindaco di Roma.
“Anche ieri, come da un anno ormai a
questa parte, ha aperto la qasba della Piramide Cestia”, si legge in una nota del
comitato, che descrive la zona così: “Per
terra c’è un tappeto ininterrotto di cianfrusaglie di dubbia provenienza, mentre
intorno un brulicare di neocommercianti
e clientela di ogni genere, razza e colore”.
Eppure raramente ci sono controlli: “Ogni
tanto arrivano la Polizia locale con Ama e
l’esercito al seguito per sgomberare la
mercanzia frutto di non si sa cosa”, prosegue il comitato. Un blitz di una mezz’oretta, poi i commercianti tornano a
mettere in vendita la loro merce: “Non
fanno altro che attraversare la strada
aspettare 15/20 minuti, il tempo che oc-
L
corre all’Ama per raccattare tutto ciò che
trova, riposare le terga sulle aiuole di
fronte la stazione della metro e appena
ristabilito l’ordine, il loro, ripartire con il
floridissimo commercio”, è la denuncia.
Il comitato dei dipendenti Acea per Storace
sindaco ha posto una domanda provocatoria: “Ma se ogni giorno si fanno almeno
2/3 interventi di sgombero con massiccio
spiegamento di forze, non sarebbe più
economico e forse risolutivo lasciare una
pattuglia fissa affinché non si formi proprio
il mercatino ultrabusivo? Questo problema
ormai va avanti con l’indifferenza dei più,
nonostante ci siano stati almeno due
esposti, il primo di Acea spa e il secondo
dei dipendenti, oltre alla denuncia di una
dipendente che è stata aggredita durante
l’attraversamento della qasba”.
8
Sabato 27 febbraio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
SALE IL BILANCIO DEI SUPPORTER DENUNCIATI A PIEDE LIBERO NEL POSTPARTITA DI LAZIO-GALATASARAY
Turchi padroni di Roma, la Ps limita i danni
Gianni Tonelli (Sap), a digiuno da 38 giorni, denuncia la carenza di organico e la Digos indaga i sindacalisti
di Giuseppe Sarra
li scontri e le bombe carta
hanno messo ancora una
volta sotto attacco le bellezze di Roma: da piazza
di Spagna a Villa Borghese fino a Ponte Milvio. In un attimo
sono riaffiorate le immagini dei tifosi
del Feyenoord, quando il 19 febbraio
dello scorso anno misero a soqquadro il centro della città, devastando,
in particolare, la fontana della Barcaccia (con Campidoglio e Viminale
che non si sono nemmeno costituiti
parte civile nel processo contro gli
olandesi).
Non sono mancati momenti di tensione quando i supporters hanno
tentato di aggirare il cordone che li
separava dalla zona in cui dovevano
essere prelevati e trasportati all’Olimpico. Con tanto di petardi lanciati dai bus messi a disposizione
da Atac, come avvenuto a bordo del
61, con l’autista che è stato soccorso
da un’ambulanza del 118.
I controlli degli uomini della Questura
di Roma sono andati avanti per tutta
la notte, nel corso della quale sono
stati denunciati a piede libero e applicato il Daspo ad altri tre tifosi del
Galatasaray, che si aggiungono ai
cinque fermati nelle ore precedenti,
perché in possesso di otto coltelli
da cucina lunghi, tra manico e lama,
di circa 60 centimetri.
Sulle tifoserie violente è tornata forte
la denuncia di Gianni Tonelli, segretario generale del Sindacato au-
G
tonomo di Polizia, a digiuno da 38
giorni a causa dei provvedimenti
disciplinari del capo della Polizia,
Alessandro Pansa, nei confronti di
alcuni agenti, rei di aver denunciato
le criticità del comparto in alcune
trasmissioni tv.
“Invece di reprimere chi denuncia
la debilitazione dell’apparato della
sicurezza, i nostri vertici si dovrebbero occupare delle questioni di ordine pubblico e di combattere la
criminalità”. E’ il grido di rabbia del
sindacalista, che ha fatto il punto
sulle carenze di organico: “Nelle
forze dell’ordine mancano 45.000
uomini, di cui 18mila nella Polizia.
Mi si deve spiegare dove verranno
tolti ulteriori uomini, in aggiunta a
quelli che mancano, per poterli inviare a Bari”, è la prima stoccata
contro Matteo Renzi, che ha promesso di inviare nel capoluogo pugliese dei rinforzi dopo i recenti agguati malavitosi.
Poi è la volta dei problematiche di
Roma e provincia: “E visto che a
Roma ci sono alcune migliaia di
uomini in meno nella provincia e
nella Questura, mi devono spiegare
perché invece di tenere sotto controllo le tifoserie violente, come
quella turca di giovedì scorso, debbano essere distolti uomini dall’ufficio della Digos per indagare e
inquisire colleghi che hanno avuto
il coraggio di denunciare la debilitazione dell’apparato della sicurezza e degli equipaggiamenti in
trasmissioni pubbliche. Questo è
un atteggiamento repressivo, forse
anche a fini politici, e contrario a
ogni parametro di verità e contro i
principi dello Stato di diritto”, è
l’accusa rivolta dal sindacalista a
Pansa e al questore di Roma D’Angelo, entrambi denunciati alla Procura della Repubblica di Roma
dopo la sospensione del sindacalista Sap F.R., al quale è stato dimezzato lo stipendio.
Ma Tonelli ne ha per tutti, anche per
Angelino Alfano, ministro dell’Interno, indagato per abuso d’ufficio dalla
procura capitolina, insieme al viceministro Filippo Bubbico e il suo
segretario particolare Ugo Malagnino, l'ex senatore del Pd Vladimiro
Crisafulli, il presidente dell’università
Kore di Enna, Cataldo Salerno.
L’accusa sostiene che il reato sarebbe
stato commesso il 23 dicembre, giorno in cui il Cdm approvò il trasferimento ad Isernia dell’allora prefetto
di Enna, Fernando Guida.
A tal punto Tonelli, malgrado non
conosca i dettagli della vicenda, ha
chiesto “se al Viminale valgono due
pesi e due misure. Siccome un mio
dirigente è stato sospeso con false
motivazioni, anche io vorrei considerare chiusa questa vicenda visto
che è stata diffusa online la videoregistrazione della conferenza stampa, in cui è stata presentata la documentazione che dimostra che il materiale fatto vedere dal mio collega
al giornalista di Ballarò era pienamente in uso”.
In sostanza, Tonelli vuole sapere
“perché il dirigente sindacale, accusato falsamente di aver prelevato
materiale non più in uso alla Polizia,
sia ancora sottoposto a provvedimento di sospensione con mezzo
stipendio e una bambina di 6 anni
da mantenere”.
Domande che restano da oltre due
mesi senza una risposta. Nonostante
i riflettori quasi sempre accesi dei
media, dal Quirinale, da Palazzo Chigi e dal Viminale sembrano snobbare
un poliziotto che sta mettendo a rischio la propria incolumità.
LA PROPOSTA DEL MUNICIPIO IX
LA SENTENZA FORSE IL PROSSIMO 7 APRILE
EUROPA LEAGUE, L’URNA SORRIDE AI BIANCOCELESTI
C’è una soluzione
per Chiara Insidioso
Pdl, chiesti sei anni
per Franco Fiorito
Lazio, agli ottavi
c’è lo Sparta Praga
a petizione #unacasaperchiara su change.org ha forse raggiunto l’obiettivo. La
storia di Chiara Insidioso Monda
ha scosso l’opinione pubblica: la
ragazza è sopravvissuta alla violenza del suo findanziato Maurizio
Falcioni, condannato a 16 anni in
appello per averla picchiata selvaggiamente fino a ridurla in stato
vegetativo a causa delle gravi lesioni celebrali.
Attualmente Chiara si trova presso
l’ospedale Santa Lucia di Roma,
ma “tra venti giorni - si legge
nella petizione - sarà trasferita in
una casa di cura per anziani terminali con un livello di coscienza
minore rispetto al suo. La sua
permanenza in un ambiente meno
stimolante potrebbe compromettere il suo percorso riabilitativo”.
Insomma una clinica di eccellenza
per un ospizio.
Nei giorni scorsi il padre ha incontrato Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, durante una
visita alla Fondazione Santa Lucia,
occasione in cui non ha nascosto
la sua amarezza e rabbia:
“Ci sentiamo abbandonati. Di storie come la nostra si parla solo
in occasione dei convegni, poi ci
dimenticano del tutto quando si
tratta di aiutarci ad affrontare la
quotidiana”, ha lamentato l’uomo,
perché “avremmo aspettato un
sostegno da parte di qualcuno
L
L’ex consigliere, al tempo presidente del
gruppo Pdl in Regione, è accusato di peculato
per poter portare Chiara a casa,
dove secondo i medici potrebbe
avere le cure migliori. Ma da noi
non entra neanche la carrozzella
in ascensore”, è l’accusa.
Intanto il Municipio IX di Roma
Capitale avrebbe trovato un appartamento di proprietà comunale
che “potrebbe rappresentare un’ottima soluzione per Chiara e la
sua famiglia: si trova a 15 minuti
dalla Fondazione Santa Lucia,
l’ospedale dove la ragazza sta
seguendo il programma di riabilitazione, e a 8 minuti da Casal
Bernocchi dove Chiara è cresciuta”, ha spiegato il presidente municipale, Andrea Santoro. “Dopo
un primo contatto con i referenti
del Campidoglio, che si sono dimostrati subito sensibili, promuoveremo un incontro con il
padre di Chiara - ha spiegato ancora - per organizzare un sopralluogo e verificare ogni possibile
adeguamento dell’appartamento
che, ad una prima osservazione,
sembra facilmente accessibile:
dispone di tre locali a piano terra
e di un grazioso giardino”.
ei anni di reclusione. E’
richiesta del Procuratore
generale, Pietro Catalani,
chiudendo la requisitoria nel
processo d’appello che vede imputato Franco Fiorito, ex presidente del gruppo consiliare Pdl
alla Regione Lazio durante la
giunta guidata da Renata Polverini, dal 2010 al 2013.
L’ex consigliere regionale, accusato di peculato, aveva avuto
quattro anni e dieci mesi in
primo grado al termine di un
processo con rito abbreviato.
L’accusa contestata, com’è noto,
riguarda l’appropriazione indebita
di oltre 1 milione e 300mila euro
prelevati dai fondi assegnati al
Pdl alla Pisana. Secondo quanto
accertato, la sottrazione dei fondi
si riferisce al periodo tra maggio
S
2010 e luglio 2012.
Ieri, davanti alla Terza Corte di
Appello, Fiorito è comparso con
l’assistenza degli avvocati Carlo
Taormina ed Enrico Pavia. Il
procuratore generale Catalani,
nel suo intervento, ha sostenuto
che non è vero, come sostiene
l’avvocato Taormina nei motivi
d’appello, che quando si impossessò del denaro agiva da
privato e quindi il reato da contestare era quello di peculato
d’uso.
Il processo è stato rinviato al 7
aprile, giorno in cui, se non sarà
rinnovata parzialmente l’istruttoria dibattimentale, come richiesto durante l’udienza di ieri,
i difensori prenderanno la parola
e la Corte poi si ritirerà in camera
di consiglio.
orteggio fortunato per la
Lazio, unica squadra italiana rimasta in Europa
League. Sarà lo Sparta Praga
l’avversario dei biancocelesti negli ottavi di finale. Questo, il
verdetto dell’urna di Nyon. Andata il 10 marzo in Repubblica
Ceca, ritorno sette giorni dopo
all’Olimpico. Con la banda Pioli
che sogna la finale di Basilea
prevista per il 18 maggio per
provare ad alzare un trofeo europeo che manca da 17 anni e
quindi dallo storico trionfo in
Coppa delle Coppe contro il Maiorca (l’ultima della storia) e
dalla Supercoppa Europea del
1999 che a Montecarlo vide
trionfare la truppa guidata da
Eriksson grazie a una rete di Inzaghi (adesso tecnico della primavera). Ma anche per accedere
direttamente alla prossima
S
Champions League.
Sorride, dunque, la Lazio. Che
affronterà una squadra comunque ostica, non certo imbattibile,
che ha battuto i russi del Krasnodar e viene da nove vittorie
consecutive tra campionato e
coppa. Ed evita le autentiche
corazzate, che si sfideranno in
vere e proprie sfide da Champions. Da brividi il sorteggio
che mette di fronte il Manchester
United e il Liverpool in un fantastico derby inglese. Accattivante l’accoppiamento tra Borussia Dortmund-Tottenham, Villareal-Bayer Leverkusen e Athletic
Bilbao-Valencia. Mentre il Basilea
trova il Siviglia e lo Shakhtar
Donestk pesca l’Anderlecht.
Chiude la sfida tra FenherbaceBraga. Per una Europa League
che assomiglia alla Coppa dei
F.Co.
Campioni.
9
Sabato 27 febbraio 2016
DALL’ITALIA
L’EMILIA-ROMAGNA APPROVA UN BANDO PER FINANZIAMENTI AI CAMPI NOMADI
Italiani in crisi, ma si pensa ai rom
Mentre aumentano le famiglie povere la Regione, in nome della “solita” inclusione, destina
un milione di euro ai sinti per la realizzazione di progetti abitativi e forme di sostegno sociale
BRINDISI
Tentano evasione dal Cie:
arrestati due egiziani
anno divelto una porta in acciaio,
bloccando l’ingresso. Così hanno
tentato di evadere dal Centro di
identificazione ed espulsione di Restinco
(Brindisi), due cittadini egiziani. Si tratta
di Hasan Hamid, 27 anni, e Hassan
Abu Elila Badr, 26 anni, entrambi in
Italia senza fissa dimora e irregolari sul
territorio in attesa di espulsione, che
sono stato arrestati.
L’episodio è avvenuto nella serata di
giovedì. Al centro sono immediatamente
intervenuti i carabinieri del XI Battaglione
‘Puglia’ di Bari, insieme col personale
della questura di Brindisi e della compagnia dei carabinieri di Brindisi, che
sono riusciti ad entrare forzando l’ingresso. I due immigrati sono stati bloccati dopo una colluttazione con il per-
H
di Barbara Fruch
entre sempre più cittadini italiani, a causa
della crisi, sono ridotti
in povertà, costretti a
vivere nelle roulotte
o peggio nelle auto perché non
possono permettersi un alloggio,
c’è chi si preoccupa dei nomadi.
La Regione Emilia Romagna ha destinato infatti un milione di euro
per chiudere i grandi campi e passare alle microaree famigliari, soluzioni insediative durevoli e dignitose, pubbliche e private.
Si tratta di un bando, approvato
dalla giunta e rivolto ai Comuni e
alle Unioni, per la realizzazione di
progetti abitativi alternativi alle
aree sosta di grandi dimensioni, a
M
rischio di degrado, insicurezza, tensione sociale e condizioni igienico-sanitarie non accettabili.
Sul finanziamento, spiega il bando,
complessivo di un milione di euro,
700mila sono per gli interventi in
conto capitale, 300mila per gli interventi in spesa corrente. Saranno
ammessi al contributo i progetti
che prevedono, in conto capitale,
l’acquisto nell’ambito del territorio
comunale di appezzamenti da destinare alla realizzazione di microaree familiari pubbliche (o all’adeguamento di quelle già esistenti).
Ogni progetto verrà finanziato per
l’80% del costo complessivo dell’intervento ammesso al contributo,
con un limite di 250mila euro per
gli interventi in conto capitale e
di 70mila euro per gli interventi
di spesa corrente.
Ma non è finita: i progetti potranno
anche riguardare, per la parte d’interventi di spesa corrente, il supporto economico per l’accesso o
la gestione di abitazioni tradizionali
(alloggi sul mercato, oppure gli alloggi popolari, laddove ci siano i
requisiti validi, previsti per tutti i
cittadini), forme di sostegno sociale
ed educativo (scolarizzazione, formazione professionale, inserimento
lavorativo) per l’autonomia dei nuclei familiari, interventi di mediazione sociale e dei conflitti.
Insomma, mentre agli italiani lo
stato non pensa a far altro se non a
negare o eventualmente togliere i
soldi (ne sono un esempio i cittadini
a cui le pensioni, quelle di invalidità,
non vengono più elargite), le istitu-
LE INDAGINI
zioni si preoccupano dei nomadi.
Già perché il bando, viene specificato, attua la legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti
(16 luglio 2015, n. 11) che recepisce
le norme europee di settore, fissando un nuovo patto tra diritti e
doveri di queste comunità.
Doveri? Si starà a vedere, intanto si
pensa ai diritti. Anzi, i fondi destinati
sono pochi, secondo Elisabetta
Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare e alle Politiche abitative. “Come avevamo promesso
– spiega – alla legge è seguita l’ap-
sonale delle forze dell’ordine e trasferiti
in carcere.
Secondo quanto ricostruito i due avevano
divelto una porta in acciaio, bloccando
con essa l’ingresso del recinto di contenimento e con i pioli della stessa avevano creato degli oggetti contundenti,
“col presumibile intento di riuscire a
creare le condizioni per la fuga”, si legge
nella nota stampa diffusa.
Il tentativo di ribellione, ricorda il sito
locale ‘Brindisi Report’, arriva cinque
giorni dopo una manifestazione organizzata da un gruppo di anarchici davanti
ai cancelli del Cara-Cie di Restinco, durante la quale i manifestanti hanno
incitato gli immigrati trattenuti nel Centro
di identificazione ed espulsione a ribellarsi
alla loro condizione.
provazione del bando, che uscirà
in tempi brevissimi. Il finanziamento
è limitato, un milione in tutto per la
regione, e sarà devoluto a quei Comuni che sono maggiormente pronti
e motivati a intraprendere percorsi
di reale cambiamento”.
E tanti saluti all’interesse della nazione, a quei cittadini che dovrebbero poter contare sullo stato sociale: il cosiddetto “welfare state”
oggi pare impegnato solo ad assicurare l’inclusione di stranieri o
nomadi, visti come persone emarginate.
INSIEME A LUI UNO SPAGNOLO E UN PAKISTANO
Caso Regeni: ucciso
Un bergamasco sul Nanga Parbat,
da “specialisti della tortura”
è il primo a riuscirci d’inverno
Secondo la Procura di Roma l’omicidio del giovane
è maturato nel quadro delle sue attività di ricerca a il Cairo
cciso per la sua attività di
ricerca da professionisti
della tortura. Ne sono sicuri i magistrati di Roma che
indagano sulla morte di Giulio
Regeni, il 28enne friulano torturato e ammazzato in Egitto.
Dall’esame del computer del ricercatore non emergono legami
con i servizi segreti, secondo
quanto riferisce la Procura capitolina, e Giulio non avrebbe
avuto contatti con persone equivoche. I pm escludono quindi
che i dati raccolti dal giovane
nell’ambito delle ricerche siano
estranei all’Ambito universitario.
L’unica certezza dunque è che
si tratti di un delitto maturato
nel quadro delle attività di ricerca
ed eseguito da professionisti
della tortura e delle sevizie. Non,
quindi, un omicidio legato a droga, ad una rapina o ad un fatto
passionale. Regeni, hanno accertato gli inquirenti di piazzale
U
Clodio, conduceva una vita ritirata, era molto legato alla fidanzata e non consumava droga.
Dall’autopsia non è emersa alcuna traccia di sostanze stupefacenti.
Inoltre non risultano schedature
fatte in Egitto, anche se l’episodio
di una foto scattata da uno sconosciuto durante l’assemblea di
un sindacato indipendente aveva
turbato il ricercatore universitario.
Qualche elemento in più potrebbe
arrivare dai risultati definitivi dell’autopsia, attesi per la prossima
settimana.
Sul corpo di Giulio, scomparso
il 25 gennaio e ucciso tra il 30 e
il 31, ci sarebbero circa 20 lesioni
e non 7, come detto all’inizio
delle indagini. Sarebbe inoltre
stata esclusa la tortura attraverso
scosse elettriche ai genitali.
Per saperne di più i pm romani
inoltre hanno avanzato una richiesta alle società che gestiscono i maggiori social network
per ottenere le password utilizzate
da Regeni in modo da poter ricostruire gli spostamenti effettuati dal ricercatore con la geolocalizzazione.
Intanto le indagini de Il Cairo
indicano continuano ad indicare
che la morte del friulano potrebbe
essere stata causata da molteplici
cause, incluso un atto criminale
B.F.
o una vendetta.
Simone Moro è anche l’unico ad aver conquistato
quattro ottomila durante la stagione fredda
opo Samantha Cristoforetti
che si è guadagnata il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo
volo (199 giorni), arriva un’altra
impresa storica di un italiano.
Non si tratta di astronomia, questa
volta, bensì di alpinismo. E a conquistarsi il primato è Simone
Moro, bergamasco, che ieri ha
raggiunto in “invernale” la cima
del Nanga Parbat a 8126 metri di
altitudine. Con lui, a salire lungo
la via Kinshofer, sul versante Diamir, lo spagnolo Alex Txikon e il
pakistano Ali Sadpara.
Lo conferma il team dello stesso
alpinista italiano con un post sul
suo profilo Facebook ufficiale corredato di foto. Un quarto componente della cordata, la bolzanina
Tamara Lunger, si è invece arrestata qualche metro prima della
vetta. “Urliamo al mondo che
noi, team di Simone e Tamara,
siamo felici e orgogliosi di tutti e
D
4 gli atleti! E attendiamo con
ansia un contatto diretto con loro
quando arriveranno a campo 4″,
scrive il team dei due atleti italiani.
La cordata è partita l’altra notte
da campo 4, a 7.200 metri, ed è
arrivata in vetta alle 11.37 (ora
italiana). Oggi è previsto il rientro
al campo base.
Con quest’impresa Moro ha realizzato la prima salita invernale
della montagna pakistana che fa
parte dell’Himalaya, la nona più
alta della terra. Prima di lui ci
avevano provato trenta spedizioni,
senza successo. Il tentativo era
stato provato anche dallo scalatore
romano Daniele Nardi che, però,
poi ha rinunciato. Non solo: con
la scalata del Nanga Parbat Moro
entra nella storia diventando il
primo alpinista al mondo ad aver
raggiunto quattro cime sopra gli
ottomila metri durante la stagione
invernale. La prima conquista invernale risale al 2005, sullo Shisha
Pangma (Himalaya, 8013 metri)
con Piotr Morawski; nel 2009 invece porta a termine la prima
salita mondiale invernale del Makalu (Himalaya, 8462 metri) assieme a Denis Urubko, con il
quale è giunto anche sulla vetta
del Gasherbrum II (a 8.035 metri)
nel 2011 in compagnia anche di
Richard Cory. Adesso rimane soltanto il K2, sopra gli 8mila metri,
a non essere mai stato conquistato
nella stagione fredda.
E chissà se Moro tenterà anche
B.F.
quell’impresa.
10
Sabato 27 febbraio 2016
DALL’ITALIA
PISA - ERA GIÀ FINITO IN MANETTE TRE VOLTE, MA AI DOMICILIARI CONTINUAVA A INFASTIDIRE I RAGAZZINI
Sesso con minori: arrestato un uomo
Seppure agli arresti, adescava le vittime sui social e proponeva rapporti in cambio di denaro
È accusato anche di aver sequestrato un giovane e di aver minacciato la ragazza di un altro
di Barbara Fruch
descava minori su internet convincendoli poi ad
avere rapporti sessuali
con lui. Con questa accusa un quarantenne pisano è stato arrestato dalla Polizia
Postale locale, con il coordinamento
della Procura della Repubblica di
Firenze e sotto la supervisione del
Servizio Centrale e del Compartimento Polizia Postale Toscana, a seguito dell’emissione di ordinanza
di custodia cautelare in carcere
emessa dal gip su richiesta della
Procura Distrettuale di Firenze che
ha diretto le indagini.
A far partire gli accertamenti era
stata la denuncia della mamma di
una dei ragazzini coinvolti che aveva
scoperto alcuni messaggi Whatsapp
tra il figlio e l’uomo, ex autista di
scuolabus, adesso dipendente di
una bottega artigiana di Pisa.
L’attività investigativa, secondo l’accusa, avrebbe consentito di verificare
che l’arrestato circuiva i minori allo
scopo di abusarne sessualmente
carpendo, allo stesso tempo, ogni
utile notizia sui componenti delle
comitive di ragazzini, nel tentativo
di conquistarne la fiducia per poi
approfittarne.
Peraltro, non avendo problemi di
natura economica, prometteva ed
elargiva danaro e regali appetibili
alle giovani vittime: telefoni, rica-
A
riche e, addirittura, motorini.
Un pedofilo insomma “ad alta pericolosità sociale”, come è stato definito dalla polizia in una nota.
Sarebbero 12 gli episodi che vengono contestati all’uomo, avvenuti
in un arco temporale di circa un
anno tra il marzo del 2015 e il febbraio del 2016, ma non è da escludere il coinvolgimento di altri soggetti. I minori hanno tutti un’età
compresa tra i 13 e i 17 anni, e sarebbero residenti nelle province di
Pisa e Firenze.
L’adescamento avveniva anche tra-
mite social network e internet, attraverso Facebook,Whatsapp e Ask,
come acquisito dagli operatori di
polizia postale e delle comunicazioni, che hanno lavorato direttamente nelle scuole riuscendo così
a capire direttamente dai ragazzi
come l’arrestato agiva.
Una prima fase era di aggancio
attraverso i profili social, in cui
l’uomo studiava i gusti delle vittime
per riuscire ad intercettarli. Dotato
di una personalità definita “eclettica” dagli stessi investigatori, era
in grado di proporsi in modo di-
verso a seconda delle preferenze
del giovane. Così si spacciava di
volta in volta come appassionato
di moto, o di calcio, o come esperto
di musica. Spesso, conquistata la
fiducia dei ragazzini, si faceva inviare immagini e video che li ritraevano in pose hard. Poi passava
alle vie di fatto proponendo degli
incontri e convincendoli ad avere
rapporti sessuali con lui, sempre
non protetti, in cambio di soldi:
un tariffario che variava dai 30 ai
300 euro.
Soldi con cui i giovani poi compra-
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
vano vestiti di marca e cellulari di
ultima generazione. Secondo quanto
appreso, alcuni si sarebbero tirati
indietro all’ultimo momento, giudicando l’offerta economica troppo
bassa.
Gli incontri avvenivano in auto, in
luoghi appartati come i parcheggi
dei cimiteri o dei supermercati in
orario di chiusura.
In un caso l’uomo, incuriositosi eccessivamente per uno ragazzino
16enne, lo avrebbe costretto a salire
sulla sua auto minacciandolo con
una pistola. Nell’occasione però i
due non avrebbero consumato un
rapporto.
Ma non è finita: l’uomo, riferiscono
gli inquirenti, avrebbe minacciato
la fidanzatina di un'altra vittima per
farla allontanare.
Il 40enne non è nuovo alle forze
dell’ordine: è stato infatti arrestato
tre volte, la prima volta nel 2008,
per fatti analoghi, due in flagranza
e una, nel 2013, su ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, da
dove dunque avrebbe continuato
ad adescare ragazzini utilizzando
lo smartphone. In passato le giovani
vittime venivano adescate anche
con regali costosi, tra cui apparecchi
elettronici e in un caso un motorino.
Ora dovrà rispondere di prostituzione minorile, stalking, minacce
continuate, adescamento di minorenne, violenza sessuale e sequestro
di persona.
11
Sabato 27 febbraio 2016
SOCIETA’
UNO STUDIO DELLA UNIVERSITY OF SOUTH AUSTRIALIA: ASSUMERE CACAO MIGLIORA LE NOSTRE CAPACITÀ COGNITIVE
Mangiare cioccolato fa bene
Consumarne settimanalmente aiuta il cervello a renderlo più attivo e funzionante, grazie ai flavonoidi
di Chantal Capasso
golosi possono fare sonni
tranquilli: il cioccolato fa
bene, rende più intelligenti
e rafforza il cervello e le arterie. La buona notizia arriva
dagli ultimi studi effettuati da ricercatori australiano i quali confermano
l’importanza del consumare il cioccolato settimanalmente e che a trarne
i benefici sarebbe il nostro cervello
e non solo.
Lo studio della University of South
Austrialia ci dimostra che mangiare
almeno una volta alla settimana il
cioccolato migliora la funzione cognitiva del cervello, ma tutto questo
grazie ai flavonoidi che fanno parte
della famiglia degli antiossidanti
che scientificamente provato fanno
bene al cervello umano. L’assunzione
regolare di queste sostanze presenti
nella pianta di cacao, come hanno
sottolineato i ricercatori: “può rallentare il declino cognitivo legato
all'età”. Gli studi dei ricercatori si
sono svolti su un campione di 968
persone di età compresa tra i 23 e
89 anni.
Le funzioni cerebrali delle persone
I
analizzate sono state messe alla
prova grazie ad una serie di test
che miravano a valutarne la memoria
visiva, di lavoro e le capacità verbali.
Si è potuto vedere così un effetto
decisamente positivo del consumo
di cioccolato in particolare in quelle
persone che lo consumavano settimanalmente almeno una volta. Le
funzioni che miglioravano era soprattutto quella della memoria spazio-visuale e organizzativa e del ra-
gionamento astratto. Ma non solo il
cioccolato fondente fa bene al nostro
cervello, ma anche quello al latte.
Questo dato è emerso da test effettuati, durati tre anni, per valutare
l’efficienza a lungo termine, hanno
dimostrato miglioramenti sulle capacità cognitive nei rapporti di vita
quotidiana, lavorativa e non solo.
Stando a quanto scoperto dai ricercatori australiani, pubblicato anche
sulla rivista Appetite, si potrebbe
risolvere il problema del deficit con
il passare degli anni andando verso
la vecchiaia. In questo modo, mangiando il cioccolato che sia fondente
o al latte, migliorerebbe la funzione
cognitiva del cervello, impedendo
di invecchiare in fretta.
Un altro studio precedente a questo
per quanto riguarda il cioccolato
fondente ha dimostrato che grazie
ai polifenoli, il cioccolato può rendere migliore anche la funzione
cardiocircolatoria e aiuta le persone
colpite da malattie arteriose a camminare più veloci.
Nonostante il cioccolato migliore e
più salutare rimanga sempre quello
fondente, in questo caso la ricerca
non fa troppa distinzione con la tipologia di cioccolato al latte. Anche
chi consumava questa variante, infatti, ha riscontrato benefici nelle
sue funzioni cerebrali. La cosa importante, però, è non esagerare con
la quantità.
UNA GRANDE MOSTRA A TORINO, POMPEI E NAPOLI
L’Egitto “italiano” si fa in tre
Un progetto espositivo che parte dalle sponde del Nilo e arriva ai piedi del Vesuvio
l progetto espositivo “Egitto Pompei” accomuna tre
istituzioni: il Museo Egizio
di Torino, l’area archeologica
di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli saranno, in tempi diversi. Obiettivo della mostra è far cogliere
gli esiti dell’incontro tra due
culture tanto diverse, quanto
intimamente e storicamente
legate.
Denominatore comune di que-
I
sto progetto espositivo è dunque l’Egitto. Lo scopo delle tre
tappe sarà quello di raccontare
e ripercorrere gli influssi sociali,
politici, artistici, e spirituali che
dalle sponde del Nilo hanno
interessato anche altre culture
e civiltà, in particolare quelle
affacciate sul Mediterraneo.
Il primo appuntamento è a Torino il 5 marzo al Museo Egizio,
dove saranno allestiti oltre 300
reperti, provenienti dalla So-
printendenza di Pompei e dal
Museo Archeologico Nazionale
di Napoli e da altri musei italiani
e stranieri. I pezzi comprenderanno fregi, pitture, vasellame
e sculture attraverso i quali
sarà possibile ricostruire le il
legame tra arte egiziana e arte
greco romana. Nove saranno
le sezioni che ripercorreranno
e approfondiranno gli influssi
che portarono alla grecizzazione degli dei egiziani, come
alla diffusione di alcuni culti
egiziani in Italia, in particolare
nei siti vesuviani. Saranno esposti per la prima volta gli affreschi
dell'Iseo Pompeiano o della
Casa del Bracciale d'Oro a
Pompei, e inoltre, proveniente
dal Museo Archeologico della
Sibaritide, il Toro cozzante,
bronzetto del IV secolo a.C.,
simbolo della città di Thurii.
Il 16 aprile toccherà Pompei,
precisamente nella Palestra
Grande, allestito da Francesco
Venezia, dove saranno riuniti
alcuni pezzi di grande pregio,
provenienti dalla collezione
permanente del Museo Egizio
di Torino, tra cui sette statue
con testa di leone della dea
Sekhmet e la statua seduta del
faraone Tutmosi III. L’esposizione delle opere, alcune delle
quali, usciranno per la prima
volta fuori dal Museo torinese,
sarà accompagnata da una in-
stallazione di Studio Azzurro.
Il 28 giungo infine inaugurerà
l’ultima tappa di questo percorso, al Museo Archeologico
Nazionale di Napoli. Un confronto con le collezioni permanenti, di recente inaugurate,
consentirà di comprendere
maggiormente l’attenzione riservata da questo territorio ai
culti provenienti dall’oriente attraverso l’Egitto.
Elvira Mami
MANGA AMARCORD
Mila e Shiro compiono trent’anni
el 1986 un campo di pallavolo entra nei cartoni
animati giapponesi e fa
capolino in un mondo inventato
ispirato alla realtà sportiva più
amata dalle ragazzine.
Era il 25 febbraio quando in Italia
andò in onda la prima puntata di
“Mila e Shiro”, due cuori nella
pallavolo”. Una storia fatta di
passione e amore, con Mila
dotata di una dote naturale trasmessale dalla mamma ma per
questo amata e odiata, e lui, il
capitano della squadra maschile
Shiro, tutto concentrato e innamorato solo della pallavolo. Non
la vedeva, se non con lo sguardo
di chi apprezza la simpatia e la
genuinità di una ragazza solare.
Compie trent’anni “Mila e Shiro”,
manga giapponese destinato a
rivoluzionare il concetto italiano
di cartone. Inizialmente aveva
N
un titolo differente: “Attacker
You!” che venne poi tramutato
in quello più dolce e romantico
con il quale è conosciuto.
Ben presto le fatiche d’amore
della brava giocatrice di pallavolo
Mila Azuki con Shiro fecero immedesimare tutti i bambini italiani.
Certo, si trattava di un manga
“all’occidentale”, bastava notare
i vestiti ed i tratti somatici dei
protagonista; ma in ogni caso si
tratta del cartone animato giapponese più amato (a parte il mi-
tico Holly e
Benji) dagli italiani. E non
c’era solamente
lo sport a legare
i protagonisti e
a rendere appassionanti gli
episodi, bensì
anche un fine
educativo che passava attraverso
la retorica del sacrificio come
fatto necessario per ottenere
qualsiasi obbiettivo. Qualcosa,
insomma, di molto attuale.
Il cartone in questi trent’anni ha
contribuito a far crescere l’amore
dei ragazzi per la pallavolo (sarà
stato un caso il boom delle iscrizioni alla disciplina in quegli anni?)
e anche a emozionare, far immedesimare, divertire e far sognare migliaia di bambini e bambine, e forse non solo loro. Ch.C.
Sabato 27 febbraio 2016
12
SPETTACOLI
ECCO UN’IDEA CONTROCORRENTE CHE POTREBBE FAR BENE A TANTI ARTISTI E A QUESTI LOCALI “ALLA MODA”…
Le discoteche per la musica indipendente
n maniera ciclica si ripropone l’annoso
problema dell’orario d’apertura delle discoteche e di quali persone le frequentino.
Poi, anche, se le discoteche siano luogo
“di perdizione e sballo” per i nostri
giovani. Viviamo in una società che al primo
posto mette la connettività, non la comunicazione
diretta, la condivisione via Facebook, non la partecipazione, l’isolamento individuale (io e il mio
smart phone) anziché il dialogo faccia a faccia, i
fake su internet anziché la propria immagine
reale. La musica dal vivo non ha invece bisogno
di filtri, perché in un’esibizione il pubblico lo hai
davanti e intorno, ti guarda in faccia, sente le
parole delle tue canzoni, vibra al suono delle
chitarre, sussulta al ritmo della batteria o si emoziona al suono del violino.
Le centinaia di musicisti, autori cantautori, che
ogni giorno si dedicano all’arte della musica
per diletto o per professione, ma di certo con
passione, sbattono la faccia contro la dura realtà.
Salvo che non siano già molto affermati, questi
artisti devono fare i conti con dei locali che se li
ospitano e li fanno suonare, non gli possono
offrire un cachet degno. Il locale, spesso gestito
da giovani o da musicisti anch’essi, deve fare i
conti con le bollette, con il costo del personale,
con la SIAE, con le tasse e mille altre gabelle.
L’ingresso di norma è libero, quindi i locali campano sulle consumazioni e più gente c’è più si
consuma. E’ sempre la storia del cane che si
morde la coda.
Va dato merito a chi ha il coraggio di gestire un
locale di musica dal vivo e gli stessi artisti dovrebbero sentirsi un po’ “in condivisione” con i
locali; però è pur vero che un compenso gli
artisti debbanoo averlo, non possono suonare
gratis perché il loro è un lavoro, complesso e faticoso.
Allora, come aiutare chi ha scelto di fare della
I
sua arte una ragione di vita? Bisogna aumentare
la visibilità e conoscenza di questo microuniverso
sommerso e, poiché la televisione è off limits
per i più, che le radio non si curano di artisti che
non siano stranoti, non resta, oltre di certo a
internet, che avere la possibilità di proporsi a
una platea più ampia e qui, potrebbero correre
in aiuto, le discoteche.
Molti genitori sono preoccupati del fatto che i
propri figli escano da casa non prima delle
23.30, perché andare in discoteca prima della
mezzanotte non esiste e non è di tendenza e ti fa
sentire fuori dal mondo. Gli stessi genitori, ma
anche le autorità, si preoccupano del fatto che
per restare svegli sino all’alba, visto che si entra
dalle 24, i giovani bevano e assumano sostanze
eccitanti che, unite al volume alto e al tipo di
musica della discoteca, non di rado portano allo
sballo. Esistono leggi che impongono ai locali di chiudere
entro una certa ora, ma poi ordinanze locali modificano l’orario
e spesso d’estate, in località balneari, non esistono regole.
L’idea potrebbe essere di fare
aprire le discoteche al massimo
alle 22 e fare precedere la serata
disco dalla esibizione dal vivo
di un artista o di una band. Far
pagare un biglietto ridotto a chi
entra in anticipo, e un biglietto
normale a chi entra dopo la mezzanotte.
In un’ora e mezza di spettacolo
il gruppo, l’artista, magari anche
più di uno, avrebbero la possibilità
di esibirsi dinanzi a un vero pubblico e forse, quel pubblico potrebbe conoscere e apprezzare
anche un diverso tipo di musica,
quindi sentire anche i testi delle
canzoni, non solo “i volumi”, e
iniziare la serata con uno spirito
diverso, forse contagiato proprio
da quei testi o da quelle melodie
e, chissà, tornare a casa un po’
prima e meno stordito.
Queste iniziative dovrebbero essere sponsorizzate dai Comuni
ospitanti che potrebbero aiutare i locali o con incentivi o con agevolazioni e chissà, che prima o
poi, si possa anche vivere le discoteche in orari
più convenienti, con più sani bioritmi e far comprendere ai giovani che non è un “must” fare
l’alba in discoteca, lasciando magari spazio alla
SG
possibilità di conoscersi meglio.
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