All`Europa non basta: ora adozioni gay
Transcript
All`Europa non basta: ora adozioni gay
Anno V - Numero 49 - Sabato 27 febbraio 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 I mali del Pd Esteri Orco su internet Verdini non vale un congresso Il nuovo Iran s’affaccia alle urne Adescava minori dai domiciliari a pag. 2 Fruch a pag. 10 a pag. 5 UNA CLASSE DIRIGENTE SENZA SPINA DORSALE CI STA COSTRINGENDO A SUBIRE NUOVI, PESANTISSIMI DISAGI di Francesco Storace Italia sta rischiando seriamente di diventare un nuovo punto di approdo per migliaia di migranti. Fino ad oggi, abbiamo vissuto gli sbarchi a Lampedusa, sulle coste siciliane e calabresi. Con il loro terribile e angosciante carico di morti, decine di migliaia di persone, provenienti dal Nord Africa, partono dai porti della Libia e della Tunisia e sbarcano sul nostro territorio. A queste persone, ora, stiamo rischiando che se ne aggiungano altrettante. Sono i migranti che provengono dal Medio Oriente e che, fino a ieri, per entrare in Europa, varcavano i confini greci per poi, transitando attraverso la Macedonia, dirigersi verso l’Austria, la Germania e il resto del Nord Europa. E che, addirittura, potrebbero arrivare da noi scortati dalla Nato: la missione Kfor, guidata dal generale di divisione Guglielmo Luigi Miglietta, avrebbe ricevuto l’ordine di procedere all'aiuto umanitario accompagnando gli immigrati in Italia e assistendoli anche con la fornitura di mezzi di trasporto militari. Ora, intorno alla Grecia, gli Stati confinanti, Croazia, Austria e Ungheria, stanno iniziando - alcuni li hanno anche completati - la costruzione di muri, recinti, nuovi confini. I varchi per passare dalla Grecia al Nord Europa si stanno chiudendo. Siamo in presenza dell’inizio di una nuova crisi umanitaria e con l’inevitabile ricerca di nuovi sbocchi da parte dei profughi: Bulgaria, Albania, Montenegro. E, ovviamente, l’Italia, specialmente la Puglia. Ricordiamo tutti le scene del 1994, di quei barconi, traghetti, navi di ogni genere, traboccanti di uomini. Allora erano Albanesi. Domani rischiamo di rivedere queste scene e a discendere da quelle navi saranno afghani, iracheni, curdi, siriani. La scorsa settimana, spiega la portavoce di Save The Children, Giovanna Di Benedetto, in Grecia sono approdate oltre 22mila persone. Si stima che fra Kosovo e Albania ci siano 150mila persone pronte per sbarcare in Italia. Questo è il flusso che rischiamo finisca sulle nostre coste. E, onestamente, che l’euroburocrate JeanClaude Juncker, presidente della Commissione Ue, venga da Renzi e omaggi l’Italia dicendo che il nostro Paese ha tenuto “una L’ RIFUGIO ITALIA Anche dalla Grecia arriva una nuova ondata migratoria: tutti indicano il nostro Paese per togliersi i problemi in casa condotta esemplare” nel gestire il problema migranti e che potremmo essere “da modello” per gli altri Paesi più esitanti, beh, ce ne sbattiamo. Questa Europa continua a lasciarci soli. Soli nel gestire il problema migranti: quando il caos si è presentato in Francia, Germania e Regno Unito, Bruxelles ha mosso il culo dalle sedie. Ma fino a quel momento, l’Italia doveva farcela da sola. Soli e ultimi: vengono qui, questi eurosignori, e ci impartiscono lezioni sul cioccolato, il parmigiano, la pizza cotta nel forno a legna, i migranti. Mentre i nostri uomini di Governo hanno il ginocchio sporco nel punto in cui si flette, specializzandosi sempre più in dorsopiroette e salamelecchi, i Signori dell’Europa sono tanto prodighi di elogi verbali quanto poveri di sostegni concreti. Di tutto questo dobbiamo ringraziare la pessima classe dirigente che sta guidando il Paese. SOLITO PISTOLOTTO DA BRUXELLES DOPO L’APPROVAZIONE DEL DDL SULLE UNIONI CIVILI FORZA ITALIA E FDI TEMONO I GAZEBO All’Europa non basta: ora adozioni gay mmancabile, dopo l’approvazione da parte del Senato sulle unioni civili (risicata, con i voti di un ex berlusconiano e almeno per ora senza quelle adozioni per i gay e l’utero in affitto che costituiscono il vero obiettivo del can can) è arrivato il pistolotto europeo nei confronti dell’Italia, subito richiamata agli ordini con la solita minaccia di ridurla per l’ennesima volta al ruolo di cagnolino al guinzaglio: per il Consiglio d'Europa l'approvazione delle legge sulle unioni civili da parte del Senato è sì un passo in avanti nella giusta direzione, perché risponde alla maggior parte delle richieste formulate all'Italia con le sentenze emesse della Corte dei diritti umani di Strasburgo, ma resta ancora carente proprio delle aspettative più pressanti sia da parte della stessa Europa che della lobby Lgbt. Secondo il commissario dei diritti umani dell'organizzazione paneuropea, Nils Muiznieks, l’Italia dovrà ora consentire anche le adozioni in I Roma merce di scambio Sarra a pag. 7 modo “da eliminare questa restante discriminazione e allineare pienamente le leggi italiane con la giurisprudenza della Corte” Si tratta dello stesso commissario che all’inizio del mese aveva definito scioccamente “emotivo” e “pretestuoso” il dibattito in corso sul fatto che magari i bambini dovessero avere una mamma e un papà (ma guarda un po’ questi retrogradi di italiani) e non andarsene chissà dove a comprare un bebè, a suon di dollari. Comunque sia, Muiznieks può star tranquillo, perché la sua Europa – che fa un po’ strano, visto che arriva dalla Lettonia, dopo aver studiato a lungo negli States – sta già attrezzandosi per non lasciare nulla al caso: la Commissione europea, assieme al Parlamento e al Consiglio dell’Unione Europea, sfilerà per la prima volta con una barca tutta sua al Gay Pride di Amsterdam, la parata europea dell’orgoglio omosessuale che si svolgerà dal 23 luglio al 7 agosto nella capitale olandese, e che avrà il suo momento clou nella sfilata lungo il canale Prinsengracht e il fiume Amstel che si terrà sabato 6 agosto. Con tanto di barca di quell’Europa che, poi non si dica, nel frattempo continua a fare acqua da tutte le parti. Igor Traboni (Altri servizi a pag. 2) 2 Sabato 27 febbraio 2016 ATTUALITA’ MINORANZA DEM DI NUOVO SUL PIEDE DI GUERRA DOPO IL SOSTEGNO DATO ALLE UNIONI CIVILI Verdini fa scatenare la rabbia Pd Richiesta di congresso subito respinta dal “giglio magico” di Renzi. Ma non finisce qui… GRANDE SCONFITTA, PERÒ NIENTE DIMISSIONI La Cirinnà non si arrende: “Le adozioni gay passeranno” a un punto vista ‘tecnico’ e politico, è lei la grande sconfitta: Monica Cirinnà. Tanto che pure i media al ddl sulle unioni civili hanno ormai tolto l’orpello del suo nome, visto che dell’originale che tanto piaceva al mondo Lgbt è rimasto poco o niente. La senatrice romana – 53 anni e cresciuta “in una famiglia di cattolica” come lei stessa tiene a far sapere dal suo sito internet – minacciava ‘addirittura’ di dimettersi in caso di stravolgimento del suo ddl. Cosa che è avvenuta, ma solo in riferimento allo stravolgimento. Monica nostra è ancora al suo posto al Senato, in realtà per tutta la giornata di ieri sostituito da una serie infinita di ospitate in trasmissioni della Rai renziana, dove una delle domande che più l’hanno messa in difficoltà deve essere stato un “Buongiorno, come sta?”. Attenzione, però, ché la Cirinnà mica si arrende. E torna subito alla carica con il vero obiettivo del suo disegno di legge: le adozioni per i gay, e tutto quello che ne consegue. "Un ddl sulle adozioni per le coppie omosessuali è quasi pronto. Verrà incardinato alla D di Igor Traboni arola d’ordine tra i renziani: negare che i voti del gruppo di Verdini (tanti, neppure un po’ maledetti, e subito) siamo serviti per far passare il ddl sulle unioni civili. Parola d’ordine tra la minoranza Pd, molto più sintetica e stringente: chiarimento. Che, tradotto da quel politichese che impernia tutti i gangli della vita dem, vuol dire congresso. "I voti di Verdini sono un fatto che tocca l'identità profonda del Partito Democratico – ha maramaldeggiato P per tutta la giornata di ieri il deputato Roberto Speranza - Il Pd è nato per essere cardine del centrosinistra , invece, giorno dopo giorno rischia di diventare altro e per me questo non è accettabile". Di farsi ridurre davvero a minoranza, e soprattutto al silenzio, la minoranza Pd non vuole neppure sentirne parlare: ."È il momento che si faccia una discussione vera sull'identità del Pd e l'identità di un partito si può decidere solo in un congresso". La prima a mettersi di traverso è stata la vicesegretaria del partito e governatrice del Friuli, Deborah Serracchiani, renziana di ferro e in perenne attesa che si liberi un posto al governo (e che dunque dovrebbe sentirsi ora oltremodo preoccupata dall’arrivo della trippa verdiniana che già ambisce quanto meno ad un posto da sottosegretario): "L'unico a tenere quotidianamente insieme il Pd e Verdini è proprio Speranza, che insegue i propri fantasmi o forse più semplicemente le dichiarazioni dei Cinque Stelle e di Forza Italia. Avete i voti?", chiede quindi minacciosa. Prova a smussare gli angoli anche Andrea Orlando, ministro della Giustizia con una voglia sempre più crescente di diventare protagonista anche nel partito: "I voti di Ala sono una cosa che, di per sé, certificano il loro passaggio nella maggioranza". E non sorprende neppure l’entrata politica a gamba tesa del presidente Giorgio Napolitano che, sempre a proposito dei voti di Verdini, li definisce “aggiuntivi e non sostitutivi", salvo aggiungere subito dopo, svelando il vero retropensiero suo e di tante anime della sinistra Pd che ,"il contribuito di Ala è determinante ed essenziale”. Per Andrea Marcucci quella che arriva dalla minoranza è “una po- Camera, dove i numeri sono sicuri, in modo che arriverà al Senato blindato", ha detto ad esempio ad Agorà. Su Rai Tre. Detto, fatto: a Montecitorio è subito arrivata la prima proposta di legge targata Pd che modifica la legge sulle adozioni. L'ha depositata Michela Marzano (deputata pure lei pronta a lasciare il Pd qualora non dovessero passare certi temi, ma che comunque è ancora saldamente lì) e reca il titolo ''Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozione di soggetti minori da parte di persone conviventi non coniugate, anche dello stesso sesso, o di persone singole''. lemica inutile. Speranza si organizzi in proprio per il congresso, senza usare strumentalmente Verdini ed il gruppo di Ala". Ma le tensioni nel Pd si estendono anche nei confronti del Nuovocentrodestra, pur sempre alleato principe del governo di Matteo Renzi, e del suo leader Alfano: "La vera rivoluzione contro natura è stato che il Pd facesse un governo insieme ad un partito di destra estrema come il Nuovo Centro Destra", ha detto il senatore Sergio Lo Giudice, tornando sulle affermazioni fatte proprio da Alfano in sede di dichiarazioni di voto. IL COMMENTO - UN INGANNO PERPETRATO AI DANNI DELL'ISTITUTO GIURIDICO DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA Unioni civili: la beffa del maxiemendamento condiviso a fiducia sul maxiemendamento sulle unioni civili, frutto del vergognoso accordo tra Pd e Ncd va chiamato col suo nome: un compromesso al ribasso, un inganno perpetrato ai danni dell'istituto giuridico del matrimonio e della famiglia costituzionalmente intesa e andava rispedito al mittente. La sua portata è di uno stravolgimento antropologico epocale. E pensare che, tra i parlamentari cattolici che hanno votato il provvedimento, c'è chi si rallegra e chi esulta, considerandolo (o facendo finta di considerarlo) persino una vittoria del buon senso... Quanto è accaduto può trovare riscontro in varie citazioni a seconda se riferita a scelta consapevole o inconsapevole. Nel primo caso, nella Genesi (XXV, 29-34) Esaù si vende la primogenitura per un piatto di lenticchie; nel secondo caso, è niente meno che Lenin che ne descrive il comportamento, coniando l’espressione L “utili idioti” (idiota in latino significava ‘incompetente, incolto’), riferita a coloro che per ingenuità finivano col fare gli interessi dei partiti di sinistra pur non militandovi. Matteo Renzi ha cinguettato subito dopo l’approvazione: “ha vinto l’amore”… Potremmo sdilinquirci al pensiero di avere un presidente del Consiglio così romantico, ma appena superato questo momento di estasi, molte domande dovrebbero sorgere spontanee: che c’entra l’amore? Si può forse normare per legge? Questo anelito all’amore universale, questa ‘nostalgia da figli dei fiori’ cosa ha a che vedere con il retto governo di una nazione? A parte queste amare amenità, è bene essere chiari su quanto è stato approvato: ad eccezione della ridicola eliminazione dell’obbligo di fedeltà per le coppie gay, il testo del maxiemendamento in sostanza trasferisce alle coppie omosessuali la stessa disciplina del matrimonio tradizionale. L’eliminazione della stepchild adoption per le coppie omosessuali non è un ‘addio’ ma un mero ‘arrivederci’. Il Pd, infatti, si è affrettato ad anticipare che l’istituto sarà inserito in un nuovo progetto di legge al quale verrà peraltro riservata addirittura una corsia preferenziale! Quanto poi al più volte criticato art. 3. comma 4, tale eliminazione non corrisponde a un reale superamento della sostanziale equiparazione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso al matrimonio. Fatta eccezione infatti della ridicola eliminazione, tra gli “obblighi” conseguenti all’unione, dell’obbligo di fedeltà, il testo del maxiemendamento ripete in sostanza -mediante richiami espliciti ed impliciti al codice civile- la disciplina del matrimonio, con riferimento ai requisiti per contrarre l’unione civile, effetti dell’unione, regime patrimoniale. Inoltre il comma 28 del maxiemendamento delega il Governo ad adottare, entro sei mesi, uno o più decreti legislativi che consentano tra l’altro “modificazioni ed integrazioni normative per il necessario coordinamento della presente legge con le disposizioni contenute nelle leggi, atti aventi forza di legge, nei regolamenti e nei decreti”. E’ chiaro che in questa manovra di coordinamento esaurito ormai il clamore mediatico sulle unioni civili e lontano quindi dai riflettori, il Governo potrà agevolmente “infilare” nuovamente la sostituzione/integrazione dei termini “matrimonio” e “coniuge” con quelli di unione civile e parte dell’unione nelle varie leggi ed atti aventi forza di legge. Senza tener conto della ‘giurisprudenza creativa’ e delle pressioni laiciste dell’Europa che, con un testo così, avranno mano libera per mettere in campo ogni ingerenza possibile. No, non c’è da rallegrarsi. Tanto meno da esultare. Olimpia Tarzia Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 27 febbraio 2016 ATTUALITA’ ALTRO CHE “SCONTRO”: IL PREMIER SVENTOLA BANDIERA BIANCA C’è Juncker, Renzi obbedisce Il commissario Ue a Roma rende omaggio a Napolitano e poi relega il premier a un incontro di circostanza Nel pomeriggio da Bruxelles arrivano gli schiaffi: “L’instabilità dell’Italia è pericolosa per gli altri membri” di Robert Vignola aci e abbracci. Pugni sul tavolo? No. Compromessi neppure, se non con se stessi. Alla fine JeanClaude Juncker è arrivato e se a un italiano distratto dovesse essere rimasto in auto il giornale di un paio di mesi fa non crederebbe, rileggendolo, i propri occhi. La montante indignazione reciproca a suon di dichiarazioni alla stampa internazionale ci ha messo poche settimane per trasformarsi in un idillio (col fuoriprogramma emblematico del commissario europeo che inciampa e del premier italiano che lo tiene in piedi): ma il distratto di cui sopra è autorizzato a chiedersi dove sia la fregatura. Basta allora guardare i retroscena e i dettagli della giornata romana del lussemburghese, per avere qualche indizio. Innanzitutto nella visita alle altre carche dello stato: Pietro Grasso, certo, Laura Boldrini, ovvio, Sergio Mattarella, obbligatorio. Ma Napolitano, che c’entra? Eppure a lui però Juncker dedica un tweet addirittura in italiano! “Con il mio caro amico Napolitano. Sempre vivo il suo grande spirito europeo”. Stessa cordialità non sarà utilizzare con Renzi: nel cinguettare di quest’in- B contro il commissario è tornato all’anodino inglese d’ordinanza. Dettagli? Il diavolo è in essi, dice il proverbio. E allora si possono anche mettere da parte i complimenti di circostanza per la “condotta esem- plare dell’Italia sui migranti” (citazione Juncker: chissà perché non ha il coraggio di ripeterlo davanti a frau Merkel) e la solita frase da venditore di pentole di Renzi, che ha sottolineato addirittura la riduzione delle procedure d’infrazione contro l’Italia, come se fosse chissà quale successo da presentare ai (non)elettori. Perché prima di partire per Roma il presidente della Commissione Europea ha svuotato le tasche degli schiaffi preparati per l’Italia, i quali sono comunque giunti nel pomeriggio attraverso il “Country report”. Ed è stato un tale concerto di sganassoni da poter essere riproposto pari pari come colonna sonora di un film con Bud Spencer e Terence Hill. Perché il nostro Paese è addirittura “fonte di potenziali squilibri per gli altri membri”, frase che evidentemente non farà bene al sistema bancario. Per non dire di altro:“resta pressante la sfida della sostenibilità del debito: sarà necessario un avanzo primario molto elevato, nell’ordine del 4%”, per non sforare il patto di stabilità. E se non fosse chiaro dove gli eurocrati di Bruxelles vogliono andare a parare, ecco un altro diktat: “attuare pienamente le riforme delle pensioni, specie quella del 2012, e procedere a una revisione sistemica della spesa a tutti i livelli di governo” e a deviare le tasse dalla produttività ai beni immobili. Come dire: il debito pubblico va coperto col risparmio privato (altri “salva-banche” in vista?), servono ancora tagli, le tasse sulla casa vanno riproposte e le riforme Fornero e affini siano la stella polare in materia di pensioni. Ci sarebbe da tifare per Renzi, insomma, in uno scontro con l’Europa. Ma lo scontro è ormai ipotetico e di un premier ostaggio del rating non c’è da fidarsi. LA GERMANIA DESTINA DIECI MILIONI AI RIMPATRI DI CHI È ARRIVATO. IN FRANCIA ANCORA TENSIONE A CALAIS Immigrazione, una tragedia (non solo) greca Stranieri bloccati ad Atene tentano il suicidio mentre continua il braccio di ferro con l’Austria Illuminanti parole di un funzionario russo: “Presto gli europei busseranno alle nostre porte” l sistema è al collasso. La frase è continuamente ripetuta in ogni angolo degli stessi palazzi europei, dove ormai non si fa più mistero della verità sul flusso dei migranti che assedia il vecchio continente: non è in alcuna maniera assimilabile e finirà per travolgere l’idea di Europa così come maturata negli ultimi trent’anni. In effetti, il paradigma si trova tutto nelle frizioni di questi giorni tra Austria e Grecia. Si parla di due nazioni importanti, basta pensare alle capitali, Atene e Vienna, e a quanto hanno dato alla storia non già europea, ma della stessa umanità. Eppure a nord delle Alpi ci si adopera per far sì che i migranti restino in Grecia e al di là dello Ionio si risponde richiamando l’ambasciatore e, notizia di ieri, rifiutando una richiesta di visita del ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, che voleva andare a spiegare agli ellenici le posizioni del proprio governo. Tuttavia è proprio la Grecia a pagare l’estrema rilassatezza con la quale si è fatta invadere dai profughi provenienti dalla Turchia. Tanto che alle scene di disperazione dei greci ridotti alla fame dall’austerity vanno ad aggiungersi, in pieno centro ad Atene, quelle degli stranieri: ieri due pakistani hanno cercato di impiccarsi ad un albero per protestate contro il blocco degli altri paesi, Ue e non (in particolare la Macedonia), mentre il numero dei richiedenti asilo per il solo 2016 è già salito oltre i centomila. Ma non va bene altrove: in Francia continua ad esempio il braccio di ferro sulla “giungla” di Calais, dalla quale i migranti (anche ora che lo sgombero della parte sud è stato sbloccato dalle autorità giudiziarie) non vogliono muoversi, preferendo restare accam- I pati in situazioni igieniche e sociali pericolose per poter continuare a dare l’assalto ai tir diretti in Gran Bretagna. La situazione è tale che comincia a preoccuparsi persino la Russia: secondo Konstantin Romodanovsky, capo del Servizio immigrazione, “potrebbe verificarsi un aumento nel numero dei rifugiati dai paesi del Nord Africa, Medio Oriente e Asia Centrale verso la Russia, sia come paese di destinazione sia come paese di transito verso l’Europa”, che “non sta gestendo la crisi dei migranti” a causa di “un sistema di generose prestazioni sociali ai rifugiati senza la loro integrazione nel mercato del lavoro e della pratica del ricongiungimento familiare, senza tener conto che anche queste persone pretendono la garanzia della realizzazione dei propri diritti”. Romodanovsky ha poi avvertito che a causa del flusso di profughi e del peggioramento della situazione socioeconomia nel Vecchio continente, gli stessi europei potrebbero iniziare ad emigrare. “Già ora questo processo è al culmine nei Paesi Bassi, in Germania e Francia – ha spiegato – Per ora vanno in Canada, Australia e Nuova Zelanda, in futuro non è escluso che arrivino anche in Russia”. Gli immigrati nuovi padroni di nazioni svuotate dei propri figli: un fenomeno che l’Italia conosce già, una realtà che ora comincia a far paura anche altrove, in Germania ad esempio, dove il governo ha rimpolpato con oltre dieci milioni di euro il fondo per il rimpatrio: sostanzialmente, trova un lavoro a casa sua a chi (afghano, iracheno o africano) voglia liberare il sistema sociale tedesco dal suo peso. La verità è che mancano dieci giorni al summit straordinario con la Turchia (i dieci giorni al collasso richiamati proprio dal commissario europeo all’immigrazione Avramopoulos, guarda caso un greco, l’altro ieri sera) e non c’è alcun piano concreto per far fronte all’emergenza. A meno che il piano sia proprio quello di fare un’area Schengen più stretta sfruttando la barriera delle Alpi. L’Italia è avvertita: la Grecia, non solo R.V. politicamente, dietro l’angolo… ALTRO ARRESTO CONNESSO AL TERRORISMO INTERNAZIONALE Triveneto crocevia per i foreign fighters al Triveneto all’Isis. Una storia che si ripete, fatta di immigranti islamici, originari dei Paesi balcanici, che nel Nord Est d’Italia avevano creato la loro base di odio. I carabinieri del Ros hanno fermato a Mestre, su disposizione della procura di Venezia, un cittadino macedone indagato per arruolamento con finalità di terrorismo, anche internazionale. Ajhan Veapi, secondo gli inquirenti che lo seguivano da tempo, avrebbe reclutato aspiranti mujaheddin che un imam bosniaco avrebbe successivamente radicalizzato, arruolato nell'Isis e avviato verso i teatri di guerra mediorientali. Il monitoraggio dello straniero D fermato ha consentito di verificare come questi fosse dedito alla selezione e al reclutamento, in Italia, di aspiranti terroristi, che venivano poi affidati all'imam bosniaco che si occupava del loro arruolamento tra le fila dell'Isis e del loro espatrio verso le aree di guerra. Veapi, che viveva a ad Azzano Decimo (provincia Pordenone), nella frazione di Tiezzo, è indagato per arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale. Dallo stesso contesto investigativo per il contrasto del radicalismo di matrice islamista, sono anche state raccolte le informazioni che avevano portato, tempo fa, all'espulsione per motivi di prevenzione del terrorismo, da parte del ministro dell'Interno, dei cittadini macedoni Arslan Osmanoski e Redjep Lijmani, mentre il decreto a carico del marocchino Jaffar Anass non è stato eseguito in quanto l'uomo si troverebbe in Marocco. I soliti introvabili… L'indagine dei carabinieri del Ros ha consentito di documentare la partenza dall'Italia verso la Siria di tre foreign fighters: si tratta di tre cittadini macedoni e bosniaci, due dei quali sarebbero stati uccisi combattendo tra il 2013 e il 2014 mentre il terzo si troverebbe tuttora nelle R.V. zone di guerra. 4 Sabato 27 febbraio 2016 ATTUALITA’ CAUSE CONTRO I MAGISTRATI AUMENTATE NOTEVOLMENTE A UN ANNO DALLA RIFORMA Responsabilità civile, inversione di tendenza nei numeri: e nei fatti? I ricorsi pendenti relativi al 2015 sono il triplo di quelli registrati durante gli anni della legge Vassalli Ma non è dato sapere quanti di questi verranno accolti - E qualche togato cambia idea… PASSIVO DI 8,82 MILIARDI, PESA IL CROLLO DEI PREZZI DEL PETROLIO Un 2015 in rosso per Eni er Eni è (s)profondo rosso: chiude il 2015 con un passivo pesantissimo di 8,82 miliardi di euro per il crollo dei prezzi del petrolio. Mentre il risultato netto adjusted “su base stand alone” è invece positivo per 0,34 mld (91%). Con il segno meno quasi interamente registrato negli ultimi tre mesi dello scorso anno proprio quando il calo delle quotazioni del petrolio s’è intensificato. Nel quarto e ultimo trimestre, il cane a sei zampe ha perso infatti 8,46 miliardi. Eppure, nonostante i conti in difficoltà, il consiglio d’amministrazione del gruppo petrolifero italiano ha con- P di Marco Zappa un anno dalla riforma sulla responsabilità civile dei magistrati (che ha abrogato il vecchio filtro di ammissibilità della domanda risarcita ria) approvata dalla Camera tra le polemiche dell’Anm, è tempo di bilanci. A tirarli, con un dossier inedito ed esclusivo, Il Foglio. Che è entrato in possesso di un documento riservato del dipartimento per gli Affari di giustizia che rivela, in parte, l’impatto avuto dal prov- A vedimento che ha riformato la legge Vassalli. Quella che, in teoria, avrebbe dovuto sintetizzare la normativa alla luce di quanto i cittadini avevano chiesto a gran voce nel 1987 attraverso la presentazione di tre referendum per ottenere la responsabilità civile dei magistrati. Ebbene, a distanza di 12 mesi il bilancio è positivo ma non ancora sufficiente. Con la Vassalli in vigore, dal 1988 al 2015, sono state proposte in tutto – sottolinea il quotidiano diretto da Claudio Cerasa – 410 cause nei confronti di togati ritenuti respon- sabili di qualche colpa grave da persone incorse in un procedimento giudiziario. Per una media di 16 azioni all’anno. Una miseria. Di queste richieste, quelle ammesse al vaglio di un tribunale sono state in tutto 35 in ben 27 anni. E soltanto sette sono state accolte dai giudici di primo grado. E oggi la situazione, a un anno di distanza dall’introduzione della riforma, la situazione è questa: i ricorsi pendenti relativi al 2015 sono il triplo di quelli registrati mediamente durante gli anni della Vassalli: 51 contro i 16 precedenti. E quelli intrapresi nel corso del 2016 sono già undici. I numeri sono aumentati a vista d’occhio e i ricorsi arrivano da tutta Italia. Ben 20, quelli annotati al Sud. Quattordici, quelli dal Centro (cinque da Roma). Mentre sono 17 quelli ravvisati al Nord (solo uno a Milano). Dati che evidenziano certamente una inversione di tendenza. Ma per trarre i bilanci definitivi bisognerà aspettare di capire quanti di queste cause verranno accolte dalle diverse procure italiane. Perché non bisogna dimenticarsi che alla fine sono sem- fermato il dividendo 2015 di 80 centesimi per azione, di cui 40 già distribuiti lo scorso settembre. Tant’è, a livello produttivo l’Eni ha registrato una crescita del 14% nel quarto trimestre 2015 con un plateau di 1,88 milioni di barili al giorno. Si tratta del risultato migliore negli ultimi cinque anni. Dopo la diffusione dei conti, i titoli del cane a sei zampe hanno evidenziato, a Piazza Affari, un avvio di seduta in forte rialzo: +2,56% a 12,40 euro. Soddisfatto, l’ad Descalzi, che entro la fine del 2016 vuole centrare l’obiettivo “di rendere il gruppo ancora più forte”. pre i magistrati a dover giudicare colleghi sospettati di aver commesso errori gravi. Tant’è, la notizia – lanciata sempre dal Foglio – è che qualche togato sembra aver cambiato idea sulla riforma approvata lo scorso anno dal governo. Ed è il caso del vicepresidente dell’Anm, Valerio Savio, numero due di Rodolfo Sabelli, che avrebbe scritto una mail indirizzata a qualche collega dell’organo di autogoverno delle toghe, esprimendo soddisfazione “per una legge che non è poi così male”. L’AGENZIA NAZIONALE DI RISCOSSIONE VUOLE SPIARE I NOSTRI CONTI CORRENTI, A RISCHIO PIGNORAMENTO Si scrive Equitalia si legge 007 La parola passa al Parlamento per una manovra che rappresenterebbe l’ennesima violazione della privacy essati e adesso (probabilmente) anche spiati da Equitalia. Che se verrà accolta la richiesta di accedere a tutte le informazioni finanziarie dei debitori formulata dall’amministratore delegato dell’agenzia nazionale di riscossione Ernesto Maria Ruffini, ascoltato in commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, potrà mettere al setaccio i nostri conti correnti per capire quali e quanti italiani nascondono danari che non vogliono versare al fisco. A niente sembra essere servita l’ultima terribile notizia – che purtroppo non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima – della morte di un ex paracadutista della Folgore, già artigiano veneto, Ivan Bolzanello, che s’è sparato solo pochi giorni fa davanti al monumento per i caduti di El Alamein a Cornuda, in provincia di Treviso, dopo la notifica di una cartella esattoriale di Equitalia in cui si chiedeva all’uomo di rientrare dal debito. A quanto pare l’intenzione dell’agenzia è quella di ren- V DIMINUISCONO DEL 10% A GENNAIO MA LA MINACCIA RESTA ALTISSIMA Calano gli attacchi informatici alano a gennaio gli attacchi informatici, diminuiti del 10% a gennaio rispetto alla fine del 2015. Ma, come spiegano gli esperti di Check Point Italia, si tratta solo di una tregua. Con gli hacker che continuano a trarre profitti enormi da questo business. Con il nostro Paese tra i più colpiti in Europa dietro solo a Montenegro, Polonia e Liechtenstein. Pure per via dell’aumento dei dispositivi connessi che aumentano le minacce. Con i malware che rappresentano un avversario difficile da sconfiggere. Per un software C dere ancora più efficace il sistema di riscossione, a partire dalla previsione di meccanismi sanzionatori deterrenti per incentivare l’uso della posta certificata, fino all’obbligo per gli enti di dialogare con Equitalia attraverso “flussi te- matici”. In modo da ridurre tempi e costi. E adesso la speranza è che deputati e senatori non accettino quella che rappresenta a tutti gli effetti una violazione assoluta della privacy. Con i correntisti bersagliati e tenuti completamente sotto d’occhio dal fisco. Che chiede di poter avere accessi “massivi e a cadenza ravvicinate” all’anagrafe dei conti per ricostruire la situazione finanziaria del debitore in tempo reale “magari” con il blocco o il pigno- creato per distruggere e danneggiare computer, tablet o smartphone. Ma non solo: pure per rubare dati sensibili. Mancano i “difensori” della si- curezza informatica che non riescono a prendere le contromisure, nonostante gli sforzi, per tamponare un fenomeno davvero pericoloso. In Italia i danni derivati da attacchi informatici sono stimati in 9 miliardi di euro. Pericolosissime, a quanto pare, le piattaforme dei social network, tra i principali vettori di manomissioni per la diffusione di malware e per effettuare frodi. Buone notizie nel mese di gennaio, ma il pericolo resta alto. Con il sistema operativo Android più vulnerabile rispetto a Ios. ramento del conto corrente. O probabilmente attraverso la sottrazione istantanea delle risorse dovute dai conti. Per un esproprio in piena regola non disposto e autorizzato. Ma non è tutto. Perché Equitalia vorrebbe avere a sua dispo- sizione pure i dati Inps per superare l’attuale sistema che permette solo di conoscere informazioni di sintesi. La parola passa al Parlamento, chiamato a fermare tutto e a impedire una ingiustizia, l’enneM.Z. sima, all’italiana. 5 Sabato 27 febbraio 2016 ESTERI IERI MILIONI DI PERSONE ALLE URNE, MA PER L’ESITO OCCORRERÀ ATTENDERE QUALCHE GIORNO Storico voto in Iran, attesa per i risultati In ballo la svolta impressa da Rohani dopo l’accordo sul nucleare e la riapertura all’Occidente AVREBBERO RIVELATO “SEGRETI DI STATO” Turchia: liberati due reporter fatti arrestare da Erdogan ue giornalisti turchi, arrestati tre mesi fa perché accusati di aver rivelato “segreti di Stato”, sono stati liberati per decisione della corte costituzionale. Can Dundar, direttore del giornale laico Cumhuriyet, e Erdem Gul, redattore capo dell’ufficio di Ankara, erano stati prima minacciati e pooi formalmente arrestati lo scorso novembre a causa di un reportage che dimostrava come il governo del presidente Erdogan commerciasse in armi con gli islamisti in Siria. I due cronisti erano stati quindi accusati di aver ottenuto e divulgato segreti di Stato “per ragioni spionistiche”, cercando anche una “violenta” caduta del governo turco e aiutando “organizzazioni terroriste armate”. La Corte costituzionale turca ha però ora cancellato le accuse, par- D ilioni di iraniani si sono recati ieri alle urne per il rinnovo del Parlamento e dell'Assemblea degli Esperti, un test basilare per ‘misurare’ la politica di aperture introdotta dal presidente Hassan Rohani. Si tratta anche del primo voto dopo lo storico accordo sul programma nucleare del luglio scorso, che ha riportato la Repubblica Islamica sulla scena internazionale. Una consultazione che ha interessato 55 milioni di iraniani (prevista un’af- M fluenza molto alta, con code ai seggi e comunque, a smentire i timori di astensionismo, la televisione iraniana ha mostrato fin dalle prime ore di ieri lunghe file ad alcuni seggi della capitale Teheran) per rinnovare i 290 seggi dell'Assemblea Consultiva islamica, il potere legislativo, e gli 88 dell'Assemblea degli Esperti, il plenum formato dagli ayatollah sciiti il cui compito principale è eleggere la Guida Suprema e controllarne la gestione. Molti candidati riformisti e moderati sono stati però esclusi dalla com- petizione elettorale dal Consiglio dei Guardiani, l'organismo composto da religiosi e giuristi islamici incaricato di controllare il Parlamento e la sua attività legislativa Le urne si sono chiuse ieri sera , ma non basterà di certo neppure la giornata di oggi per conoscere l’esito finale. La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, è stato tra i primi a votare e ha chiesto ai cittadini di andare anche loro alle urne in maniera massiccia per "sconfiggere il nemico" e difendere "la dignità e l'indipen- denza nazionale". In un incontro con la stampa a margine del voto, in una moschea situata nel complesso dove risiede a Teheran, la Guida Suprema, massima autorità politica e religiosa nel Paese, ha insistito sull'importanza della partecipazione dei cittadini al voto e che gli elettori "votino con gli occhi aperti e con perspicacia". lando di una violazione della libertà di stampa. Uscendo dalla prigione, Can Dundar ha messo in luce la difficile situazione della libertà di stampa nel Paese: “Noi veniamo liberati, ma vi sono più di 30 colleghi ancora in prigione. Spero che questa decisione apra la strada anche per la loro liberazione”. Il caso, come detto, coinvolge da vicino il presidente Erdogan, la cui firma appariva fra i querelanti dei due giornalisti. Lo stesso Erdogan aveva minacciato i due dicendo che avrebbero “pagato un caro prezzo” per gli articoli pubblicati. Ma la loro sorte e le violazioni contro la libertà di stampa avevano scatenato molte critiche internazionali contro Ankara. Secondo Reporters sans frontières, in una lista sulla libertà di stampa nel mondo, la Turchia è al 149mo posto su 180 Paesi. "Tutti devono votare, tutti quelli che amano l'Iran, la Repubblica Islamica, la grandezza e la gloria dell'Iran", ha detto. "Abbiamo nemici", ha aggiunto, pur senza nominare espressamente gli Stati Uniti che comunque restano il bersaglio consueto dei suoi strali. "Si deve votare con perspicacia e gli occhi aperti" per "sconfiggere il nemico". A CINQUE ANNI DALL’OMICIDIO DEL MINISTRO PAKISTANO, LA RICHIESTA È GIÀ ARRIVATA A ROMA Chiesta la canonizzazione per Shahbaz Bhatti Intanto il fratello sollecita il ripristino del ministero delle Minoranze, a tutela di tutte le religioni cinque anni dalla morte di Shahbaz Bhatti – il ministro pakistano ucciso mentre si recava al lavoro, senza neppure una scorta nonostante le continue minacce dopo che in particolare aveva avviato una lotta per la revisione della legge sulla blasfemia - i cristiani e la Chiesa del Pakistan chiedono a gran voce l’inizio della causa di canonizzazione. Una richiesta firmata all’unanimità dalla Conferenza episcopale pachistana e recapitata a Roma. La Santa Sede ha quindi autorizzato l’apertura di un’indagine che deve essere condotta dal vescovo della diocesi nella quale è accaduto il martirio, ovvero quella di Islamabad-Rawalpindi, dove però la sede è vacante da oltre due anni. Il vescovo in carica nel 2011, monsignor Rufin Anthony, è andato in pensione nel 2013 E’ comunque già emerso un documento a firma del padre spirituale di Shahbaz Bhatti, monsignor Anthony Lobo, vescovo emerito di Islamabad-Rawalpindi. “Il presule mi ha consegnato personalmente una sua lettera in cui afferma che un paio di anni prima della sua morte Shahbaz era divenuto un laico consacrato”. Una notizia sulla quale il ministro A PRESENTATO ALL’UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM Storie di italiani in Olanda diventa un libro di eccellenze pazzacamini, terrazzieri, figuristi e gelatai dell'Ottocento, minatori e operai, docenti e ricercatori universitari, scienziati, espatriati e ''transmigranti'' dell'epoca attuale - risalendo fino alla fine del Settecento - sono i tanti protagonisti del volume presentato nell'aula magna dell'Università di Amsterdam: ''1001 Italiani. Storia e storie di italiani nei Paesi Bassi''. Il volume è "il primo studio organico in lingua italiana sul con- S aveva mantenuto il riserbo, così come sulla scelta di rinunciare ad una famiglia per portare avanti la sua causa. Intanto Paul Bhatti, fratello del paladino dei diritti umani, alla viglia del quinto anniversario dell’omicidio, ha chiesto ufficialmente di ripristinare in Pakistan il Ministero delle Minoranze, un organismo che curi a livello federale la rappresentanza delle minoranze religiose. In un colloquio con l'Agenzia Fides, Paul Bhatti racconta che con la “Shahbaz Bhatti Trust Foundation” e con la Chiesa cattolica locale si stanno organizzando in Pakistan celebrazioni e manifestazioni per fare memoria dell'opera di suo fratello, in vista dell’anniversario del 2 marzo. Nella cattedrale di Islamabad sarà celebrata una Santa Messa la sera del 1° marzo, presieduta dal vescovo Rufin Anthony, mentre il 2 marzo si terrà una conferenza con una cerimonia di commemorazione cui prenderanno parte vescovi cattolici e di altre confessioni, leader musulmani, rappresentanti civili provenienti da tutto il Pakistan per onorare tributo dei nostri connazionali alla storia e allo sviluppo olandesi". Redatto da Daniela Tasca, è stato sponsorizzato dall'Ambasciata italiana in Olanda, con il contributo del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e della fondazione Stichting Culturissima/1001 Italianen. "Questo libro - ha osservato l'ambasciatore d'Italia a L'Aja, Francesco Azzarello - vuole essere un dono dell'Italia ai nostri connazionali in terra olandese, attori della storia ed eccellenze odierne in tutti i campi. Ma vuole anche essere uno strumento di conoscenza e riferimento fuori dai Paesi Bassi. E’ un''emozione vedere il prodotto finale di questo progetto e poterlo condividere", ha concluso. la memoria di Shahbaz. Paul Bhatti, che è anche presidente della “All Pakistan Minorities Alliance”, ha riferito che con l’Apma, organizzazione un tempo presieduta da suo fratello, si impegnerà a chiedere al governo di rimuovere gli elementi discriminatori esistenti nella Costituzione e nelle leggi pachistane. Sul delicato tasto della legge sulla blasfemia Bhatti ha aggiunto: “Oggi vi è maggiore sensibilità politica e alcuni partiti come il Partito Popolare del Pakistan hanno parlato della necessità di presentare delle modifiche alla legge, cercando consenso. Speriamo che tali proposte possano farci fare passi avanti, per evitare quegli abusi della legge che fanno soffrire molti innocenti”. 6 8 Sabato 27 febbraio 2016 STORIA SPUNTI DI ANALISI SU STRALCI DELLA RASSEGNA MENSILE DIRETTA DA ODDONE FANTINI L’officina di “Universalità fascista” “La Rivoluzione e lo Stato”: una pubblicazione per “far conoscere il Fascismo nella sua portata universale” di Emma Moriconi a rivista "Universalità fascista", diretta da Oddone Fantini, fu una pubblicazione che nel corso del Ventennio mussoliniano era possibile trovare in ogni Biblioteca. Oggi è un reperto storico di difficile reperimento, tuttavia, cercando nei mercatini di provincia, siamo riusciti a entrare in possesso di una copia che risale al bimestre settembre-ottobre 1933-XI, era l'anno V di questa esperienza editoriale che si proponeva di "far conoscere il Fascismo, al di fuori delle contraffazioni straniere, nella sua portata universale", come era stato scritto nell'Ordine del Giorno del Gran Consiglio del 2 ottobre 1931-X. In premessa troviamo scritto: "'Mussolini domina la situazione mondiale'; 'L'Italia dirige la politica contemporanea'; 'Roma è il faro della nuova civiltà': queste e tante altre frasi del genere sono diventate, ormai, comunissime nella letteratura giornalistica e politica di oggi. Per chi, come gli scrittori di questa rivista, ha creduto da anni alla fatale, logica, naturale espansione dell'idea fascista nel mondo la realtà odierna offre un motivo con tanto di orgoglio, quanto una ragione di più per intensificare l'azione di studio e di commento a questo colossale fe- L nomeno di trasformazione del mondo contemporaneo - azione cominciata all'indomani già dell'intervista Mussolini al Direttore del Berliner Tangeblatt, intervista nella quale (come ricorda il corsivista del Popolo d'Italia) era pienamente affermato il carattere universale del Fascismo. Che i tempi abbiano dato ragione al potente intuito di Mussolini è dimostrato dai fatti". Quindi passa a spiegare come la rivista inizia un percorso di analisi del fenomeno attraverso un confronto con i maggiori esponenti della politica e della cultura italiana e straniera. Si tratta, come spesso facciamo, di raccontare questa epoca della nostra storia attraverso fonti primarie, quelle che derivano proprio da quel periodo e da quel sentire, politico e culturale, ma anche spirituale. Un documento originale dell'epoca vale - mutatis mutandis - come un graffito preistorico, come una tavoletta d'argilla incisa migliaia di anni fa, come un geroglifico su papiro. Solo, è più recente. Ma sempre storia è. Ecco perché insistiamo spesso sulla necessità di abbattere una volta per sempre questo muro ideologico che impedisce di guardare ai fatti della storia con serenità e obbiettività, valutando i documenti soltanto. Le generazioni future non ci saranno certo grate se compiremo un'opera di distruzione, di oscurantismo, di oblio sui documenti che la storia ci ha lasciato. Cosa penseranno di questa epoca gli uomini di domani, di un domani lontano da noi, quando capiranno che c'è stato chi ha distrutto, dolosamente, i riferimenti storici e documentari su un pezzo della nostra storia che è durato oltre vent'anni? Quello che è successo nei decenni che ci se- parano da quel 1945 in cui calò il sipario sull'esperienza mussoliniana in Italia non fa onore al Paese, non fa onore alla storia. Recuperare, ricercare, spolverare ciò che la storia ci ha lasciato è un dovere morale e civico di ciascuno di noi. Per fare questo occorre bandire l'ideologia, la politica, la demagogia, e consegnare gli eventi del passato alla storia, collocarli al loro posto, incastonarli nella complessa vicenda della Patria. È un lavoro lungo, faticoso, ed è anche doloroso, certamente. Perché c'è di mezzo una guerra. Ma quante guerre hanno contrassegnato la storia dell'umanità? Sono tutte pezzi di storia, la seconda guerra mondiale non ha un valore diverso dalla prima, non ha un valore diverso rispetto alle guerre puniche, o a quelle di indipendenza. La Rivoluzione Francese è storia, la Grande Guerra è storia, ebbene anche la seconda guerra mondiale è storia. E non è più concepibile, a settant'anni dalla sua fine, che il Fascismo sia relegato ad essa. Sarebbe come ridurre la storia dell'antico Egitto alla battaglia di Pelusio, più o meno e facendo le dovute proporzioni. L'Italia entrò in guerra nel 1940. Fino a quel momento ci sono diciotto anni di Fascismo da raccontare, da esaminare, da ritrovare nei documenti che sono giunti fino a noi. IL RITORNO NELL'URBE DEI “FASCI GLORIOSI, ABBASSATI QUANDO L’IMPERO AVEVA DOVUTO SOGGIACERE ALLE ORDE DEI BARBARI” Lo spirito di romanità nell’Italia di Mussolini È naturale che i toni siano aulici. Sta nelle corde dell'epoca, la celebrazione. Una celebrazione che non è però sterile esaltazione del Capo e dell'orgoglio nazionale soffuso di profonda romanità, ma che presenta, dietro alla facciata aulica, concretezza e progresso vero. Perché l'Italia fascista fu, si, ricca di moti celebrativi, ma anche officina che produceva, e produceva sia in senso materiale che spirituale, quindi città e leggi, acquedotti e riforme, per esempio. Ma restiamo al tema e vediamo come Oddone Fantini approfondisce il tema della romanità. Comincia dicendosi "lieto di parlare a studiosi di tante Nazioni" e di esserlo tanto più "in questo momento, mentre i vostri cuori partecipano con i nostri all'esultanza per l'arrivo a Ostia della Squadra Atlantica, dopo che Italo Balbo e i suoi eroici Compagni d'impresa hanno fatto vibrare, con i motori delle ali italiane sui cieli dell'Atlantico e di due continenti, il nome glorioso dell'Italia fascista". Fantini quindi ripercorre i moti che portarono all'unità d'Italia, ponendo al centro la questione di Roma: "Una idea universale si diceva - allora esisteva, come tuttora esiste in Roma. Essa è la dottrina cattolica, che, nata dalla predicazione e dal sacrifizio di Gesù, al contatto di Roma, accrebbe e meglio affermò il suo carattere mondiale. Ora, chi avesse voluto subentrare ad essa o anche collocarsi accanto avrebbe dovuto portare a bandire un'altra idea egualmente universale. Ma che cosa si accingevano a portare in Roma gli Italiani di allora? Poco più del proposito di farne la capitale d'Italia. Essi infatti entrarono in Roma, come fieramente rampognò il Carducci, quasi di soppiatto e col timore di svegliare le oche capitoline. Con questo spirito rimasero per oltre un quarantennio e intanto accanto ad essi Roma intristiva, quasi grossa e malinconica città provinciale". Prosegue quindi spiegando il ruolo della Grande Guerra per la coscienza nazionale, rilevando come al conflitto seguì poi "un annebbiamento di coscienza, che degenerò in violenze e in eccessi e nel tentativo insano di accodare l'Italia ad una esperienza straniera antistorica e antisociale che avrebbe rinnegato la stessa nostra ragione di essere". E fu in quel momento, dice ancora, che "apparve in primo piano e grandeggiò la gigantesca figura del Duce, scaturita dalla profondità della nostra anima millenaria: figura veramente romana che non trova chi gli rassomigli nella moderna istoria, mentre, come tutti sentiamo, si trova al suo posto se la si colloca tra gli spiriti grandi di Roma immortale". E continua: "Poiché Egli sembra quasi il simbolo vivente di Roma che ritorna, tanta è la romanità che emana dalla sua voce e dalle sue azioni, dalla sua fierezza, dalla sua volontà e dalla sua decisione nell'agire [...] Rientravano con lui nell'Urbe, dopo i secoli della ignominia, i Fasci gloriosi, abbassati quando l'Impero aveva dovuto soggiacere alle orde dei barbari. Portava Egli i fasci e non le aquile, perché veniva non in veste di guerriero bramoso di guerra, ma con la augusta dignità del magistrato romano. Come per un misterioso destino, sembra che la gloria civile di Italia non possa svilupparsi se non all'ombra dei fasci. Li brandirono, sul nostro suolo, dapprima gli Etruschi enigmatici e sapienti e con essi fiorì una era rigogliosa. Estenuato dal grande sforzo creatore, quel popolo, prima di addormentarsi nelle sue tombe misteriose, portando con sé il segreto delle sue origini e del suo linguaggio, trasmise i fasci ai padri romani, perché li precedessero e li guidassero nella formazione e nella diffusione di una civiltà novella. Il nuovo popolo li raccolse e li portò per una larga parte del mondo, che, più che sottomettere, incivilì". Lo scritto di Fantini e quelli che seguono nella rivista di cui abbiamo cominciato a parlare sono elementi molto interessanti per un approfondimento di alcune tematiche: non solo quella, essenziale, della "romanità", che non è solo esteriorità ma profonda spiritualità soprattutto. Ne parleremo nei prossimi giorni. [email protected] 7 Sabato 27 febbraio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO ROMA SUL PIATTO: GASPARRI E RAMPELLI PROVANO A METTERE IN DISCUSSIONE LA BERGONZONI A BOLOGNA FI e FdI minacciano la Lega, che tira dritto Intanto ieri Salvini, Gelmini, Lupi e La Russa hanno presentato Stefano Parisi a Milano. E Storace, che alle 12 vota in piazza della Balduina, plaude il leader del Carroccio: “Può riaprire i giochi” di Giuseppe Sarra l centrodestra si presenterà molto probabilmente spezzettato alle prossime comunali di Roma. E se la candidatura di Guido Bertolaso non è più unitaria per la Lega Nord, a loro volta Forza Italia e Fratelli d’Italia-An stanno mettendo in discussione l’alleanza anche nel resto d’Italia. E’ stato Maurizio Gasparri, senatore azzurro, a mettere i puntini sulle ‘i’ bocciando i 41 gazebo in programma oggi e domani nei 15 municipi: “Credo che sia più importante fare le consultazioni a Bologna”. Perché, secondo Gasparri, la leghista Bergonzoni “non è un candidato adatto”. Un altolà non di poco conto: “Ce ne sono di migliori nel centrodestra. Nei prossimi giorni chiederò ai miei amici di organizzare una consulazione popolare a Bologna. Una candidatura a perdere nella città emiliana non ha senso”. Il fuoco amico è giunto anche da FdI per voce di Fabio Rampelli, uno dei candidati a sindaco di Roma proposti dalla Meloni ma che non convinceva né Berlusconi né Salvini. “Suona un po’ male organizzare i gazebo a Roma e non, ad esempio, a Bologna”, ha attaccato il capogruppo meloniano a Montecitorio, che ha rincarato: “Salvini riveda il suo ‘no’ alle primarie del centrodestra”. Non solo, Rampelli ha ribadito al I Carroccio di ritirare il suo nome dai cinque che saranno proposti dalla Lega durante le consultazioni, perché “ho già iniziato la campagna elettorale per Bertolaso sindaco”. Il monito FI-FdI è chiarissimo: la Lega torni sui suoi passi altrimenti siamo pronti a far saltare il banco in tutta Italia. Fatta eccezione di Milano, dove ieri Salvini, La Russa, Bergamini, Gelmini, Lupi e Siri hanno presentato la candidatura di Stefano Parisi. Di conseguenza la minaccia a macchia di leopardo, secondo i bene informati, non sembra intimidire i leghisti. “Spero che il centrodestra raggiunga, con la ragione, un accordo su un nome spendibile e onesto su Roma e andiamo tutti uniti”, è l’auspicio di Souad Sbai, esponente di Noi con Salvini, che nei giorni scorsi aveva espresso un giudizio positivo su Francesco Storace, candidato a sindaco di Roma e in testa in tutti i sondaggi con un centrodestra unito. Il quale ha fatto sapere che oggi si recherà alle 12 al gazebo di piazza della Balduina, dove è in programma uno dei banchetti di Noi con Salvini. Un’iniziativa, secondo Storace, che “è una mossa intelligente e può riaprire i giochi. I sondaggi su Roma sono molto chiari: il no alle primarie è dannoso”. Ospite di “L’aria che tira” su La 7, Storace ha continuato a pigiare l’acceleratore della sovranità: “Sal- vini ha fatto bene, almeno è uscito da palazzo Grazioli e ha chiamato in causa il suo popolo. È un fatto da apprezzare rispetto a una scelta rivelatasi sbagliata”. Oggi e domani Matteo Salvini ha chiamato a raccolta i romani per indicare il candidato del centrodestra. In ballo, oltre a Francesco Storace, ci sono Alfio Marchini, Guido Bertolaso, Irene Pivetti e Fa- bio Rampelli, che si è però defilato. Secondo Storace, “nella scheda gli elettori di Roma troveranno Raggi, Giachetti o Morassut, Fassina, Marchini, Bertolaso e Storace, l’unico che è stato nel centrodestra sono io. Ma perché gli elettori di centrodestra devono votare uno di sinistra? Dove sta scritto? E perché non glielo fai scegliere a quegli elettori?”. Storace sprigiona ottimismo, trasmesso, ha spiegato più volte, dalle tantissime persone, realtà e comitati che sta incontrando in lungo e largo la Capitale. Ieri è stata la volta di Montespaccato, ma la sua agenda è fitta di appuntamenti, in particolare nelle periferie. “La partita la facciamo per arrivare al ballottaggio - ha concluso Storace su La 7 - e poi vediamo”. LA DENUNCIA DEL COMITATO DI ACEA PER STORACE SINDACO Piramide Cestia, regna l’abusivismo La proposta: un presidio fisso della Polizia locale, gli sgomberi sono risultati del tutto inefficaci a Piramide Cestia, sita vicino a Porta San Paolo e al cimitero acattolico, è circondata dall’abusivismo commerciale che regna incotrastato nella zona da oltre un anno. Una situazione insostenibile tanto che i cittadini, i mezzi pubblici e gli automobilisti hanno a disposizione solo il centro della carreggiata di via delle Cave Ardeatine. La denuncia arriva dal comitato spontaneo dei dipendenti Acea per Storace a sindaco di Roma. “Anche ieri, come da un anno ormai a questa parte, ha aperto la qasba della Piramide Cestia”, si legge in una nota del comitato, che descrive la zona così: “Per terra c’è un tappeto ininterrotto di cianfrusaglie di dubbia provenienza, mentre intorno un brulicare di neocommercianti e clientela di ogni genere, razza e colore”. Eppure raramente ci sono controlli: “Ogni tanto arrivano la Polizia locale con Ama e l’esercito al seguito per sgomberare la mercanzia frutto di non si sa cosa”, prosegue il comitato. Un blitz di una mezz’oretta, poi i commercianti tornano a mettere in vendita la loro merce: “Non fanno altro che attraversare la strada aspettare 15/20 minuti, il tempo che oc- L corre all’Ama per raccattare tutto ciò che trova, riposare le terga sulle aiuole di fronte la stazione della metro e appena ristabilito l’ordine, il loro, ripartire con il floridissimo commercio”, è la denuncia. Il comitato dei dipendenti Acea per Storace sindaco ha posto una domanda provocatoria: “Ma se ogni giorno si fanno almeno 2/3 interventi di sgombero con massiccio spiegamento di forze, non sarebbe più economico e forse risolutivo lasciare una pattuglia fissa affinché non si formi proprio il mercatino ultrabusivo? Questo problema ormai va avanti con l’indifferenza dei più, nonostante ci siano stati almeno due esposti, il primo di Acea spa e il secondo dei dipendenti, oltre alla denuncia di una dipendente che è stata aggredita durante l’attraversamento della qasba”. 8 Sabato 27 febbraio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO SALE IL BILANCIO DEI SUPPORTER DENUNCIATI A PIEDE LIBERO NEL POSTPARTITA DI LAZIO-GALATASARAY Turchi padroni di Roma, la Ps limita i danni Gianni Tonelli (Sap), a digiuno da 38 giorni, denuncia la carenza di organico e la Digos indaga i sindacalisti di Giuseppe Sarra li scontri e le bombe carta hanno messo ancora una volta sotto attacco le bellezze di Roma: da piazza di Spagna a Villa Borghese fino a Ponte Milvio. In un attimo sono riaffiorate le immagini dei tifosi del Feyenoord, quando il 19 febbraio dello scorso anno misero a soqquadro il centro della città, devastando, in particolare, la fontana della Barcaccia (con Campidoglio e Viminale che non si sono nemmeno costituiti parte civile nel processo contro gli olandesi). Non sono mancati momenti di tensione quando i supporters hanno tentato di aggirare il cordone che li separava dalla zona in cui dovevano essere prelevati e trasportati all’Olimpico. Con tanto di petardi lanciati dai bus messi a disposizione da Atac, come avvenuto a bordo del 61, con l’autista che è stato soccorso da un’ambulanza del 118. I controlli degli uomini della Questura di Roma sono andati avanti per tutta la notte, nel corso della quale sono stati denunciati a piede libero e applicato il Daspo ad altri tre tifosi del Galatasaray, che si aggiungono ai cinque fermati nelle ore precedenti, perché in possesso di otto coltelli da cucina lunghi, tra manico e lama, di circa 60 centimetri. Sulle tifoserie violente è tornata forte la denuncia di Gianni Tonelli, segretario generale del Sindacato au- G tonomo di Polizia, a digiuno da 38 giorni a causa dei provvedimenti disciplinari del capo della Polizia, Alessandro Pansa, nei confronti di alcuni agenti, rei di aver denunciato le criticità del comparto in alcune trasmissioni tv. “Invece di reprimere chi denuncia la debilitazione dell’apparato della sicurezza, i nostri vertici si dovrebbero occupare delle questioni di ordine pubblico e di combattere la criminalità”. E’ il grido di rabbia del sindacalista, che ha fatto il punto sulle carenze di organico: “Nelle forze dell’ordine mancano 45.000 uomini, di cui 18mila nella Polizia. Mi si deve spiegare dove verranno tolti ulteriori uomini, in aggiunta a quelli che mancano, per poterli inviare a Bari”, è la prima stoccata contro Matteo Renzi, che ha promesso di inviare nel capoluogo pugliese dei rinforzi dopo i recenti agguati malavitosi. Poi è la volta dei problematiche di Roma e provincia: “E visto che a Roma ci sono alcune migliaia di uomini in meno nella provincia e nella Questura, mi devono spiegare perché invece di tenere sotto controllo le tifoserie violente, come quella turca di giovedì scorso, debbano essere distolti uomini dall’ufficio della Digos per indagare e inquisire colleghi che hanno avuto il coraggio di denunciare la debilitazione dell’apparato della sicurezza e degli equipaggiamenti in trasmissioni pubbliche. Questo è un atteggiamento repressivo, forse anche a fini politici, e contrario a ogni parametro di verità e contro i principi dello Stato di diritto”, è l’accusa rivolta dal sindacalista a Pansa e al questore di Roma D’Angelo, entrambi denunciati alla Procura della Repubblica di Roma dopo la sospensione del sindacalista Sap F.R., al quale è stato dimezzato lo stipendio. Ma Tonelli ne ha per tutti, anche per Angelino Alfano, ministro dell’Interno, indagato per abuso d’ufficio dalla procura capitolina, insieme al viceministro Filippo Bubbico e il suo segretario particolare Ugo Malagnino, l'ex senatore del Pd Vladimiro Crisafulli, il presidente dell’università Kore di Enna, Cataldo Salerno. L’accusa sostiene che il reato sarebbe stato commesso il 23 dicembre, giorno in cui il Cdm approvò il trasferimento ad Isernia dell’allora prefetto di Enna, Fernando Guida. A tal punto Tonelli, malgrado non conosca i dettagli della vicenda, ha chiesto “se al Viminale valgono due pesi e due misure. Siccome un mio dirigente è stato sospeso con false motivazioni, anche io vorrei considerare chiusa questa vicenda visto che è stata diffusa online la videoregistrazione della conferenza stampa, in cui è stata presentata la documentazione che dimostra che il materiale fatto vedere dal mio collega al giornalista di Ballarò era pienamente in uso”. In sostanza, Tonelli vuole sapere “perché il dirigente sindacale, accusato falsamente di aver prelevato materiale non più in uso alla Polizia, sia ancora sottoposto a provvedimento di sospensione con mezzo stipendio e una bambina di 6 anni da mantenere”. Domande che restano da oltre due mesi senza una risposta. Nonostante i riflettori quasi sempre accesi dei media, dal Quirinale, da Palazzo Chigi e dal Viminale sembrano snobbare un poliziotto che sta mettendo a rischio la propria incolumità. LA PROPOSTA DEL MUNICIPIO IX LA SENTENZA FORSE IL PROSSIMO 7 APRILE EUROPA LEAGUE, L’URNA SORRIDE AI BIANCOCELESTI C’è una soluzione per Chiara Insidioso Pdl, chiesti sei anni per Franco Fiorito Lazio, agli ottavi c’è lo Sparta Praga a petizione #unacasaperchiara su change.org ha forse raggiunto l’obiettivo. La storia di Chiara Insidioso Monda ha scosso l’opinione pubblica: la ragazza è sopravvissuta alla violenza del suo findanziato Maurizio Falcioni, condannato a 16 anni in appello per averla picchiata selvaggiamente fino a ridurla in stato vegetativo a causa delle gravi lesioni celebrali. Attualmente Chiara si trova presso l’ospedale Santa Lucia di Roma, ma “tra venti giorni - si legge nella petizione - sarà trasferita in una casa di cura per anziani terminali con un livello di coscienza minore rispetto al suo. La sua permanenza in un ambiente meno stimolante potrebbe compromettere il suo percorso riabilitativo”. Insomma una clinica di eccellenza per un ospizio. Nei giorni scorsi il padre ha incontrato Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, durante una visita alla Fondazione Santa Lucia, occasione in cui non ha nascosto la sua amarezza e rabbia: “Ci sentiamo abbandonati. Di storie come la nostra si parla solo in occasione dei convegni, poi ci dimenticano del tutto quando si tratta di aiutarci ad affrontare la quotidiana”, ha lamentato l’uomo, perché “avremmo aspettato un sostegno da parte di qualcuno L L’ex consigliere, al tempo presidente del gruppo Pdl in Regione, è accusato di peculato per poter portare Chiara a casa, dove secondo i medici potrebbe avere le cure migliori. Ma da noi non entra neanche la carrozzella in ascensore”, è l’accusa. Intanto il Municipio IX di Roma Capitale avrebbe trovato un appartamento di proprietà comunale che “potrebbe rappresentare un’ottima soluzione per Chiara e la sua famiglia: si trova a 15 minuti dalla Fondazione Santa Lucia, l’ospedale dove la ragazza sta seguendo il programma di riabilitazione, e a 8 minuti da Casal Bernocchi dove Chiara è cresciuta”, ha spiegato il presidente municipale, Andrea Santoro. “Dopo un primo contatto con i referenti del Campidoglio, che si sono dimostrati subito sensibili, promuoveremo un incontro con il padre di Chiara - ha spiegato ancora - per organizzare un sopralluogo e verificare ogni possibile adeguamento dell’appartamento che, ad una prima osservazione, sembra facilmente accessibile: dispone di tre locali a piano terra e di un grazioso giardino”. ei anni di reclusione. E’ richiesta del Procuratore generale, Pietro Catalani, chiudendo la requisitoria nel processo d’appello che vede imputato Franco Fiorito, ex presidente del gruppo consiliare Pdl alla Regione Lazio durante la giunta guidata da Renata Polverini, dal 2010 al 2013. L’ex consigliere regionale, accusato di peculato, aveva avuto quattro anni e dieci mesi in primo grado al termine di un processo con rito abbreviato. L’accusa contestata, com’è noto, riguarda l’appropriazione indebita di oltre 1 milione e 300mila euro prelevati dai fondi assegnati al Pdl alla Pisana. Secondo quanto accertato, la sottrazione dei fondi si riferisce al periodo tra maggio S 2010 e luglio 2012. Ieri, davanti alla Terza Corte di Appello, Fiorito è comparso con l’assistenza degli avvocati Carlo Taormina ed Enrico Pavia. Il procuratore generale Catalani, nel suo intervento, ha sostenuto che non è vero, come sostiene l’avvocato Taormina nei motivi d’appello, che quando si impossessò del denaro agiva da privato e quindi il reato da contestare era quello di peculato d’uso. Il processo è stato rinviato al 7 aprile, giorno in cui, se non sarà rinnovata parzialmente l’istruttoria dibattimentale, come richiesto durante l’udienza di ieri, i difensori prenderanno la parola e la Corte poi si ritirerà in camera di consiglio. orteggio fortunato per la Lazio, unica squadra italiana rimasta in Europa League. Sarà lo Sparta Praga l’avversario dei biancocelesti negli ottavi di finale. Questo, il verdetto dell’urna di Nyon. Andata il 10 marzo in Repubblica Ceca, ritorno sette giorni dopo all’Olimpico. Con la banda Pioli che sogna la finale di Basilea prevista per il 18 maggio per provare ad alzare un trofeo europeo che manca da 17 anni e quindi dallo storico trionfo in Coppa delle Coppe contro il Maiorca (l’ultima della storia) e dalla Supercoppa Europea del 1999 che a Montecarlo vide trionfare la truppa guidata da Eriksson grazie a una rete di Inzaghi (adesso tecnico della primavera). Ma anche per accedere direttamente alla prossima S Champions League. Sorride, dunque, la Lazio. Che affronterà una squadra comunque ostica, non certo imbattibile, che ha battuto i russi del Krasnodar e viene da nove vittorie consecutive tra campionato e coppa. Ed evita le autentiche corazzate, che si sfideranno in vere e proprie sfide da Champions. Da brividi il sorteggio che mette di fronte il Manchester United e il Liverpool in un fantastico derby inglese. Accattivante l’accoppiamento tra Borussia Dortmund-Tottenham, Villareal-Bayer Leverkusen e Athletic Bilbao-Valencia. Mentre il Basilea trova il Siviglia e lo Shakhtar Donestk pesca l’Anderlecht. Chiude la sfida tra FenherbaceBraga. Per una Europa League che assomiglia alla Coppa dei F.Co. Campioni. 9 Sabato 27 febbraio 2016 DALL’ITALIA L’EMILIA-ROMAGNA APPROVA UN BANDO PER FINANZIAMENTI AI CAMPI NOMADI Italiani in crisi, ma si pensa ai rom Mentre aumentano le famiglie povere la Regione, in nome della “solita” inclusione, destina un milione di euro ai sinti per la realizzazione di progetti abitativi e forme di sostegno sociale BRINDISI Tentano evasione dal Cie: arrestati due egiziani anno divelto una porta in acciaio, bloccando l’ingresso. Così hanno tentato di evadere dal Centro di identificazione ed espulsione di Restinco (Brindisi), due cittadini egiziani. Si tratta di Hasan Hamid, 27 anni, e Hassan Abu Elila Badr, 26 anni, entrambi in Italia senza fissa dimora e irregolari sul territorio in attesa di espulsione, che sono stato arrestati. L’episodio è avvenuto nella serata di giovedì. Al centro sono immediatamente intervenuti i carabinieri del XI Battaglione ‘Puglia’ di Bari, insieme col personale della questura di Brindisi e della compagnia dei carabinieri di Brindisi, che sono riusciti ad entrare forzando l’ingresso. I due immigrati sono stati bloccati dopo una colluttazione con il per- H di Barbara Fruch entre sempre più cittadini italiani, a causa della crisi, sono ridotti in povertà, costretti a vivere nelle roulotte o peggio nelle auto perché non possono permettersi un alloggio, c’è chi si preoccupa dei nomadi. La Regione Emilia Romagna ha destinato infatti un milione di euro per chiudere i grandi campi e passare alle microaree famigliari, soluzioni insediative durevoli e dignitose, pubbliche e private. Si tratta di un bando, approvato dalla giunta e rivolto ai Comuni e alle Unioni, per la realizzazione di progetti abitativi alternativi alle aree sosta di grandi dimensioni, a M rischio di degrado, insicurezza, tensione sociale e condizioni igienico-sanitarie non accettabili. Sul finanziamento, spiega il bando, complessivo di un milione di euro, 700mila sono per gli interventi in conto capitale, 300mila per gli interventi in spesa corrente. Saranno ammessi al contributo i progetti che prevedono, in conto capitale, l’acquisto nell’ambito del territorio comunale di appezzamenti da destinare alla realizzazione di microaree familiari pubbliche (o all’adeguamento di quelle già esistenti). Ogni progetto verrà finanziato per l’80% del costo complessivo dell’intervento ammesso al contributo, con un limite di 250mila euro per gli interventi in conto capitale e di 70mila euro per gli interventi di spesa corrente. Ma non è finita: i progetti potranno anche riguardare, per la parte d’interventi di spesa corrente, il supporto economico per l’accesso o la gestione di abitazioni tradizionali (alloggi sul mercato, oppure gli alloggi popolari, laddove ci siano i requisiti validi, previsti per tutti i cittadini), forme di sostegno sociale ed educativo (scolarizzazione, formazione professionale, inserimento lavorativo) per l’autonomia dei nuclei familiari, interventi di mediazione sociale e dei conflitti. Insomma, mentre agli italiani lo stato non pensa a far altro se non a negare o eventualmente togliere i soldi (ne sono un esempio i cittadini a cui le pensioni, quelle di invalidità, non vengono più elargite), le istitu- LE INDAGINI zioni si preoccupano dei nomadi. Già perché il bando, viene specificato, attua la legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti (16 luglio 2015, n. 11) che recepisce le norme europee di settore, fissando un nuovo patto tra diritti e doveri di queste comunità. Doveri? Si starà a vedere, intanto si pensa ai diritti. Anzi, i fondi destinati sono pochi, secondo Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare e alle Politiche abitative. “Come avevamo promesso – spiega – alla legge è seguita l’ap- sonale delle forze dell’ordine e trasferiti in carcere. Secondo quanto ricostruito i due avevano divelto una porta in acciaio, bloccando con essa l’ingresso del recinto di contenimento e con i pioli della stessa avevano creato degli oggetti contundenti, “col presumibile intento di riuscire a creare le condizioni per la fuga”, si legge nella nota stampa diffusa. Il tentativo di ribellione, ricorda il sito locale ‘Brindisi Report’, arriva cinque giorni dopo una manifestazione organizzata da un gruppo di anarchici davanti ai cancelli del Cara-Cie di Restinco, durante la quale i manifestanti hanno incitato gli immigrati trattenuti nel Centro di identificazione ed espulsione a ribellarsi alla loro condizione. provazione del bando, che uscirà in tempi brevissimi. Il finanziamento è limitato, un milione in tutto per la regione, e sarà devoluto a quei Comuni che sono maggiormente pronti e motivati a intraprendere percorsi di reale cambiamento”. E tanti saluti all’interesse della nazione, a quei cittadini che dovrebbero poter contare sullo stato sociale: il cosiddetto “welfare state” oggi pare impegnato solo ad assicurare l’inclusione di stranieri o nomadi, visti come persone emarginate. INSIEME A LUI UNO SPAGNOLO E UN PAKISTANO Caso Regeni: ucciso Un bergamasco sul Nanga Parbat, da “specialisti della tortura” è il primo a riuscirci d’inverno Secondo la Procura di Roma l’omicidio del giovane è maturato nel quadro delle sue attività di ricerca a il Cairo cciso per la sua attività di ricerca da professionisti della tortura. Ne sono sicuri i magistrati di Roma che indagano sulla morte di Giulio Regeni, il 28enne friulano torturato e ammazzato in Egitto. Dall’esame del computer del ricercatore non emergono legami con i servizi segreti, secondo quanto riferisce la Procura capitolina, e Giulio non avrebbe avuto contatti con persone equivoche. I pm escludono quindi che i dati raccolti dal giovane nell’ambito delle ricerche siano estranei all’Ambito universitario. L’unica certezza dunque è che si tratti di un delitto maturato nel quadro delle attività di ricerca ed eseguito da professionisti della tortura e delle sevizie. Non, quindi, un omicidio legato a droga, ad una rapina o ad un fatto passionale. Regeni, hanno accertato gli inquirenti di piazzale U Clodio, conduceva una vita ritirata, era molto legato alla fidanzata e non consumava droga. Dall’autopsia non è emersa alcuna traccia di sostanze stupefacenti. Inoltre non risultano schedature fatte in Egitto, anche se l’episodio di una foto scattata da uno sconosciuto durante l’assemblea di un sindacato indipendente aveva turbato il ricercatore universitario. Qualche elemento in più potrebbe arrivare dai risultati definitivi dell’autopsia, attesi per la prossima settimana. Sul corpo di Giulio, scomparso il 25 gennaio e ucciso tra il 30 e il 31, ci sarebbero circa 20 lesioni e non 7, come detto all’inizio delle indagini. Sarebbe inoltre stata esclusa la tortura attraverso scosse elettriche ai genitali. Per saperne di più i pm romani inoltre hanno avanzato una richiesta alle società che gestiscono i maggiori social network per ottenere le password utilizzate da Regeni in modo da poter ricostruire gli spostamenti effettuati dal ricercatore con la geolocalizzazione. Intanto le indagini de Il Cairo indicano continuano ad indicare che la morte del friulano potrebbe essere stata causata da molteplici cause, incluso un atto criminale B.F. o una vendetta. Simone Moro è anche l’unico ad aver conquistato quattro ottomila durante la stagione fredda opo Samantha Cristoforetti che si è guadagnata il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo (199 giorni), arriva un’altra impresa storica di un italiano. Non si tratta di astronomia, questa volta, bensì di alpinismo. E a conquistarsi il primato è Simone Moro, bergamasco, che ieri ha raggiunto in “invernale” la cima del Nanga Parbat a 8126 metri di altitudine. Con lui, a salire lungo la via Kinshofer, sul versante Diamir, lo spagnolo Alex Txikon e il pakistano Ali Sadpara. Lo conferma il team dello stesso alpinista italiano con un post sul suo profilo Facebook ufficiale corredato di foto. Un quarto componente della cordata, la bolzanina Tamara Lunger, si è invece arrestata qualche metro prima della vetta. “Urliamo al mondo che noi, team di Simone e Tamara, siamo felici e orgogliosi di tutti e D 4 gli atleti! E attendiamo con ansia un contatto diretto con loro quando arriveranno a campo 4″, scrive il team dei due atleti italiani. La cordata è partita l’altra notte da campo 4, a 7.200 metri, ed è arrivata in vetta alle 11.37 (ora italiana). Oggi è previsto il rientro al campo base. Con quest’impresa Moro ha realizzato la prima salita invernale della montagna pakistana che fa parte dell’Himalaya, la nona più alta della terra. Prima di lui ci avevano provato trenta spedizioni, senza successo. Il tentativo era stato provato anche dallo scalatore romano Daniele Nardi che, però, poi ha rinunciato. Non solo: con la scalata del Nanga Parbat Moro entra nella storia diventando il primo alpinista al mondo ad aver raggiunto quattro cime sopra gli ottomila metri durante la stagione invernale. La prima conquista invernale risale al 2005, sullo Shisha Pangma (Himalaya, 8013 metri) con Piotr Morawski; nel 2009 invece porta a termine la prima salita mondiale invernale del Makalu (Himalaya, 8462 metri) assieme a Denis Urubko, con il quale è giunto anche sulla vetta del Gasherbrum II (a 8.035 metri) nel 2011 in compagnia anche di Richard Cory. Adesso rimane soltanto il K2, sopra gli 8mila metri, a non essere mai stato conquistato nella stagione fredda. E chissà se Moro tenterà anche B.F. quell’impresa. 10 Sabato 27 febbraio 2016 DALL’ITALIA PISA - ERA GIÀ FINITO IN MANETTE TRE VOLTE, MA AI DOMICILIARI CONTINUAVA A INFASTIDIRE I RAGAZZINI Sesso con minori: arrestato un uomo Seppure agli arresti, adescava le vittime sui social e proponeva rapporti in cambio di denaro È accusato anche di aver sequestrato un giovane e di aver minacciato la ragazza di un altro di Barbara Fruch descava minori su internet convincendoli poi ad avere rapporti sessuali con lui. Con questa accusa un quarantenne pisano è stato arrestato dalla Polizia Postale locale, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Firenze e sotto la supervisione del Servizio Centrale e del Compartimento Polizia Postale Toscana, a seguito dell’emissione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura Distrettuale di Firenze che ha diretto le indagini. A far partire gli accertamenti era stata la denuncia della mamma di una dei ragazzini coinvolti che aveva scoperto alcuni messaggi Whatsapp tra il figlio e l’uomo, ex autista di scuolabus, adesso dipendente di una bottega artigiana di Pisa. L’attività investigativa, secondo l’accusa, avrebbe consentito di verificare che l’arrestato circuiva i minori allo scopo di abusarne sessualmente carpendo, allo stesso tempo, ogni utile notizia sui componenti delle comitive di ragazzini, nel tentativo di conquistarne la fiducia per poi approfittarne. Peraltro, non avendo problemi di natura economica, prometteva ed elargiva danaro e regali appetibili alle giovani vittime: telefoni, rica- A riche e, addirittura, motorini. Un pedofilo insomma “ad alta pericolosità sociale”, come è stato definito dalla polizia in una nota. Sarebbero 12 gli episodi che vengono contestati all’uomo, avvenuti in un arco temporale di circa un anno tra il marzo del 2015 e il febbraio del 2016, ma non è da escludere il coinvolgimento di altri soggetti. I minori hanno tutti un’età compresa tra i 13 e i 17 anni, e sarebbero residenti nelle province di Pisa e Firenze. L’adescamento avveniva anche tra- mite social network e internet, attraverso Facebook,Whatsapp e Ask, come acquisito dagli operatori di polizia postale e delle comunicazioni, che hanno lavorato direttamente nelle scuole riuscendo così a capire direttamente dai ragazzi come l’arrestato agiva. Una prima fase era di aggancio attraverso i profili social, in cui l’uomo studiava i gusti delle vittime per riuscire ad intercettarli. Dotato di una personalità definita “eclettica” dagli stessi investigatori, era in grado di proporsi in modo di- verso a seconda delle preferenze del giovane. Così si spacciava di volta in volta come appassionato di moto, o di calcio, o come esperto di musica. Spesso, conquistata la fiducia dei ragazzini, si faceva inviare immagini e video che li ritraevano in pose hard. Poi passava alle vie di fatto proponendo degli incontri e convincendoli ad avere rapporti sessuali con lui, sempre non protetti, in cambio di soldi: un tariffario che variava dai 30 ai 300 euro. Soldi con cui i giovani poi compra- Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio vano vestiti di marca e cellulari di ultima generazione. Secondo quanto appreso, alcuni si sarebbero tirati indietro all’ultimo momento, giudicando l’offerta economica troppo bassa. Gli incontri avvenivano in auto, in luoghi appartati come i parcheggi dei cimiteri o dei supermercati in orario di chiusura. In un caso l’uomo, incuriositosi eccessivamente per uno ragazzino 16enne, lo avrebbe costretto a salire sulla sua auto minacciandolo con una pistola. Nell’occasione però i due non avrebbero consumato un rapporto. Ma non è finita: l’uomo, riferiscono gli inquirenti, avrebbe minacciato la fidanzatina di un'altra vittima per farla allontanare. Il 40enne non è nuovo alle forze dell’ordine: è stato infatti arrestato tre volte, la prima volta nel 2008, per fatti analoghi, due in flagranza e una, nel 2013, su ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, da dove dunque avrebbe continuato ad adescare ragazzini utilizzando lo smartphone. In passato le giovani vittime venivano adescate anche con regali costosi, tra cui apparecchi elettronici e in un caso un motorino. Ora dovrà rispondere di prostituzione minorile, stalking, minacce continuate, adescamento di minorenne, violenza sessuale e sequestro di persona. 11 Sabato 27 febbraio 2016 SOCIETA’ UNO STUDIO DELLA UNIVERSITY OF SOUTH AUSTRIALIA: ASSUMERE CACAO MIGLIORA LE NOSTRE CAPACITÀ COGNITIVE Mangiare cioccolato fa bene Consumarne settimanalmente aiuta il cervello a renderlo più attivo e funzionante, grazie ai flavonoidi di Chantal Capasso golosi possono fare sonni tranquilli: il cioccolato fa bene, rende più intelligenti e rafforza il cervello e le arterie. La buona notizia arriva dagli ultimi studi effettuati da ricercatori australiano i quali confermano l’importanza del consumare il cioccolato settimanalmente e che a trarne i benefici sarebbe il nostro cervello e non solo. Lo studio della University of South Austrialia ci dimostra che mangiare almeno una volta alla settimana il cioccolato migliora la funzione cognitiva del cervello, ma tutto questo grazie ai flavonoidi che fanno parte della famiglia degli antiossidanti che scientificamente provato fanno bene al cervello umano. L’assunzione regolare di queste sostanze presenti nella pianta di cacao, come hanno sottolineato i ricercatori: “può rallentare il declino cognitivo legato all'età”. Gli studi dei ricercatori si sono svolti su un campione di 968 persone di età compresa tra i 23 e 89 anni. Le funzioni cerebrali delle persone I analizzate sono state messe alla prova grazie ad una serie di test che miravano a valutarne la memoria visiva, di lavoro e le capacità verbali. Si è potuto vedere così un effetto decisamente positivo del consumo di cioccolato in particolare in quelle persone che lo consumavano settimanalmente almeno una volta. Le funzioni che miglioravano era soprattutto quella della memoria spazio-visuale e organizzativa e del ra- gionamento astratto. Ma non solo il cioccolato fondente fa bene al nostro cervello, ma anche quello al latte. Questo dato è emerso da test effettuati, durati tre anni, per valutare l’efficienza a lungo termine, hanno dimostrato miglioramenti sulle capacità cognitive nei rapporti di vita quotidiana, lavorativa e non solo. Stando a quanto scoperto dai ricercatori australiani, pubblicato anche sulla rivista Appetite, si potrebbe risolvere il problema del deficit con il passare degli anni andando verso la vecchiaia. In questo modo, mangiando il cioccolato che sia fondente o al latte, migliorerebbe la funzione cognitiva del cervello, impedendo di invecchiare in fretta. Un altro studio precedente a questo per quanto riguarda il cioccolato fondente ha dimostrato che grazie ai polifenoli, il cioccolato può rendere migliore anche la funzione cardiocircolatoria e aiuta le persone colpite da malattie arteriose a camminare più veloci. Nonostante il cioccolato migliore e più salutare rimanga sempre quello fondente, in questo caso la ricerca non fa troppa distinzione con la tipologia di cioccolato al latte. Anche chi consumava questa variante, infatti, ha riscontrato benefici nelle sue funzioni cerebrali. La cosa importante, però, è non esagerare con la quantità. UNA GRANDE MOSTRA A TORINO, POMPEI E NAPOLI L’Egitto “italiano” si fa in tre Un progetto espositivo che parte dalle sponde del Nilo e arriva ai piedi del Vesuvio l progetto espositivo “Egitto Pompei” accomuna tre istituzioni: il Museo Egizio di Torino, l’area archeologica di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli saranno, in tempi diversi. Obiettivo della mostra è far cogliere gli esiti dell’incontro tra due culture tanto diverse, quanto intimamente e storicamente legate. Denominatore comune di que- I sto progetto espositivo è dunque l’Egitto. Lo scopo delle tre tappe sarà quello di raccontare e ripercorrere gli influssi sociali, politici, artistici, e spirituali che dalle sponde del Nilo hanno interessato anche altre culture e civiltà, in particolare quelle affacciate sul Mediterraneo. Il primo appuntamento è a Torino il 5 marzo al Museo Egizio, dove saranno allestiti oltre 300 reperti, provenienti dalla So- printendenza di Pompei e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e da altri musei italiani e stranieri. I pezzi comprenderanno fregi, pitture, vasellame e sculture attraverso i quali sarà possibile ricostruire le il legame tra arte egiziana e arte greco romana. Nove saranno le sezioni che ripercorreranno e approfondiranno gli influssi che portarono alla grecizzazione degli dei egiziani, come alla diffusione di alcuni culti egiziani in Italia, in particolare nei siti vesuviani. Saranno esposti per la prima volta gli affreschi dell'Iseo Pompeiano o della Casa del Bracciale d'Oro a Pompei, e inoltre, proveniente dal Museo Archeologico della Sibaritide, il Toro cozzante, bronzetto del IV secolo a.C., simbolo della città di Thurii. Il 16 aprile toccherà Pompei, precisamente nella Palestra Grande, allestito da Francesco Venezia, dove saranno riuniti alcuni pezzi di grande pregio, provenienti dalla collezione permanente del Museo Egizio di Torino, tra cui sette statue con testa di leone della dea Sekhmet e la statua seduta del faraone Tutmosi III. L’esposizione delle opere, alcune delle quali, usciranno per la prima volta fuori dal Museo torinese, sarà accompagnata da una in- stallazione di Studio Azzurro. Il 28 giungo infine inaugurerà l’ultima tappa di questo percorso, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un confronto con le collezioni permanenti, di recente inaugurate, consentirà di comprendere maggiormente l’attenzione riservata da questo territorio ai culti provenienti dall’oriente attraverso l’Egitto. Elvira Mami MANGA AMARCORD Mila e Shiro compiono trent’anni el 1986 un campo di pallavolo entra nei cartoni animati giapponesi e fa capolino in un mondo inventato ispirato alla realtà sportiva più amata dalle ragazzine. Era il 25 febbraio quando in Italia andò in onda la prima puntata di “Mila e Shiro”, due cuori nella pallavolo”. Una storia fatta di passione e amore, con Mila dotata di una dote naturale trasmessale dalla mamma ma per questo amata e odiata, e lui, il capitano della squadra maschile Shiro, tutto concentrato e innamorato solo della pallavolo. Non la vedeva, se non con lo sguardo di chi apprezza la simpatia e la genuinità di una ragazza solare. Compie trent’anni “Mila e Shiro”, manga giapponese destinato a rivoluzionare il concetto italiano di cartone. Inizialmente aveva N un titolo differente: “Attacker You!” che venne poi tramutato in quello più dolce e romantico con il quale è conosciuto. Ben presto le fatiche d’amore della brava giocatrice di pallavolo Mila Azuki con Shiro fecero immedesimare tutti i bambini italiani. Certo, si trattava di un manga “all’occidentale”, bastava notare i vestiti ed i tratti somatici dei protagonista; ma in ogni caso si tratta del cartone animato giapponese più amato (a parte il mi- tico Holly e Benji) dagli italiani. E non c’era solamente lo sport a legare i protagonisti e a rendere appassionanti gli episodi, bensì anche un fine educativo che passava attraverso la retorica del sacrificio come fatto necessario per ottenere qualsiasi obbiettivo. Qualcosa, insomma, di molto attuale. Il cartone in questi trent’anni ha contribuito a far crescere l’amore dei ragazzi per la pallavolo (sarà stato un caso il boom delle iscrizioni alla disciplina in quegli anni?) e anche a emozionare, far immedesimare, divertire e far sognare migliaia di bambini e bambine, e forse non solo loro. Ch.C. Sabato 27 febbraio 2016 12 SPETTACOLI ECCO UN’IDEA CONTROCORRENTE CHE POTREBBE FAR BENE A TANTI ARTISTI E A QUESTI LOCALI “ALLA MODA”… Le discoteche per la musica indipendente n maniera ciclica si ripropone l’annoso problema dell’orario d’apertura delle discoteche e di quali persone le frequentino. Poi, anche, se le discoteche siano luogo “di perdizione e sballo” per i nostri giovani. Viviamo in una società che al primo posto mette la connettività, non la comunicazione diretta, la condivisione via Facebook, non la partecipazione, l’isolamento individuale (io e il mio smart phone) anziché il dialogo faccia a faccia, i fake su internet anziché la propria immagine reale. La musica dal vivo non ha invece bisogno di filtri, perché in un’esibizione il pubblico lo hai davanti e intorno, ti guarda in faccia, sente le parole delle tue canzoni, vibra al suono delle chitarre, sussulta al ritmo della batteria o si emoziona al suono del violino. Le centinaia di musicisti, autori cantautori, che ogni giorno si dedicano all’arte della musica per diletto o per professione, ma di certo con passione, sbattono la faccia contro la dura realtà. Salvo che non siano già molto affermati, questi artisti devono fare i conti con dei locali che se li ospitano e li fanno suonare, non gli possono offrire un cachet degno. Il locale, spesso gestito da giovani o da musicisti anch’essi, deve fare i conti con le bollette, con il costo del personale, con la SIAE, con le tasse e mille altre gabelle. L’ingresso di norma è libero, quindi i locali campano sulle consumazioni e più gente c’è più si consuma. E’ sempre la storia del cane che si morde la coda. Va dato merito a chi ha il coraggio di gestire un locale di musica dal vivo e gli stessi artisti dovrebbero sentirsi un po’ “in condivisione” con i locali; però è pur vero che un compenso gli artisti debbanoo averlo, non possono suonare gratis perché il loro è un lavoro, complesso e faticoso. Allora, come aiutare chi ha scelto di fare della I sua arte una ragione di vita? Bisogna aumentare la visibilità e conoscenza di questo microuniverso sommerso e, poiché la televisione è off limits per i più, che le radio non si curano di artisti che non siano stranoti, non resta, oltre di certo a internet, che avere la possibilità di proporsi a una platea più ampia e qui, potrebbero correre in aiuto, le discoteche. Molti genitori sono preoccupati del fatto che i propri figli escano da casa non prima delle 23.30, perché andare in discoteca prima della mezzanotte non esiste e non è di tendenza e ti fa sentire fuori dal mondo. Gli stessi genitori, ma anche le autorità, si preoccupano del fatto che per restare svegli sino all’alba, visto che si entra dalle 24, i giovani bevano e assumano sostanze eccitanti che, unite al volume alto e al tipo di musica della discoteca, non di rado portano allo sballo. Esistono leggi che impongono ai locali di chiudere entro una certa ora, ma poi ordinanze locali modificano l’orario e spesso d’estate, in località balneari, non esistono regole. L’idea potrebbe essere di fare aprire le discoteche al massimo alle 22 e fare precedere la serata disco dalla esibizione dal vivo di un artista o di una band. Far pagare un biglietto ridotto a chi entra in anticipo, e un biglietto normale a chi entra dopo la mezzanotte. In un’ora e mezza di spettacolo il gruppo, l’artista, magari anche più di uno, avrebbero la possibilità di esibirsi dinanzi a un vero pubblico e forse, quel pubblico potrebbe conoscere e apprezzare anche un diverso tipo di musica, quindi sentire anche i testi delle canzoni, non solo “i volumi”, e iniziare la serata con uno spirito diverso, forse contagiato proprio da quei testi o da quelle melodie e, chissà, tornare a casa un po’ prima e meno stordito. Queste iniziative dovrebbero essere sponsorizzate dai Comuni ospitanti che potrebbero aiutare i locali o con incentivi o con agevolazioni e chissà, che prima o poi, si possa anche vivere le discoteche in orari più convenienti, con più sani bioritmi e far comprendere ai giovani che non è un “must” fare l’alba in discoteca, lasciando magari spazio alla SG possibilità di conoscersi meglio. [email protected]