Il Papa: “Abolire la pena di morte”

Transcript

Il Papa: “Abolire la pena di morte”
Anno IV - Numero 226 - Venerdì 25 settembre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Cronache
Sport
'Via Almirante'
ancora scomoda
'Niente soldi',
Comune chiuso
Calcio femminile
pronto allo sciopero
A pag 2
A pag 10
Colosimo a pag 12
INDICARE UNA TRACCIA PER IL FUTURO DI UNA COALIZIONE IN GRADO DI COMBATTERE CONTRO TASSE, IMMIGRAZIONE ED EUROPA ANTINAZIONALE
di Francesco Storace
erlusconi una domanda prima o
poi se la dovrà
porre. Anche banale, se si vuole,
ma deve guardarsi allo
specchio e rispondere.
Come può convincere gli
italiani che si deve ricandidare - se supererà gli ostacoli giudiziari - se i primi a
non crederci sono frotte di
parlamentari che lui ha portato alla Camera e al Senato
e che lo mollano senza pensarci troppo su?
Ecco, Forza Italia sta franando
in una misura imprevedibile
fino a poco tempo fa e quanti
ironizzavano sul destino dei
piccoli partiti adesso dovrebbero avere qualche preoccupazione in più. Fra tutti,
mi ha colpito, meravigliato,
sorpreso l’addio di Francesco Amoruso, che in gioventù
fu militante del Msi e poi di
Alleanza nazionale ed ora
finisce tra le braccia di Verdini. Fai politica per idee e
valori, strilli tutta la vita contro la sinistra, lo fai fino a
qualche settimana fa dal palco pugliese della festa dei
giovani azzurri in provincia
di Bari e nel pieno della
mezza età te ne vai ad applaudire Matteo Renzi fregandotene dell’epiteto di
traditore. È il trionfo del trasformismo, e’ la negazione di idee
che si giurava fossero la stella polare della propria vita.
Il Cavaliere sara’ domani ad Atreju,
il meeting promosso da Giorgia
B
Mi piacerebbe ascoltare da
Berlusconi una frase semplice semplice. “Anche se
si votasse nel 2018, noi dobbiamo prepararci da subito
all’alternativa a Renzi e vorrei che chi vuole essere protagonista di questa battaglia
partecipasse ad elezioni primarie da convocare entro
marzo col regolamento da
varare entro la fine dell’anno”. Anticipandone i tempi
se invece si dovesse precipitare al voto nella prossima
primavera.
Soggetti carismatici nel centrodestra sono facilmente
individuabili. Uno e’ Matteo
Salvini, l’altra - una sorpresa
nei sondaggi - si chiama
Giorgia Meloni. A me piacerebbe vederli assieme, in
ticket fresco ed entusiasta
a capo del fronte per la sovranità. Altrimenti sia il popolo a scegliere, ma guai
ad indugiare ancora alla ricerca di improbabili campioni della società civile
che all’orizzonte non si vedono proprio.
Trascurare l’occasione di
ricompattare un’area che
può avere i numeri per competere con Matteo Renzi sa
troppo di delitto. E neppure
Berlusconi se lo può permettere. Oggi non ci sono i
predellini a muovere gente
e apparati, perché le delusioni sono state troppe. Ci
vogliono coraggio e passione. Li
abbiamo in carne e ossa. Indugiare
ancora sarebbe terribile. Il nostro
popolo ha bisogno disperato di
punti di riferimento.
BADOGLIATE
Berlusconi tradito dai suoi parlamentari mostri la strada
delle primarie. Il popolo ha bisogno di riferimenti
Salvini e Meloni hanno il carisma per competere contro Renzi
Meloni, e risponderà alle domande
che gli saranno rivolte. In una situazione come questa, anche lui
ha però il dovere di indicare una
traccia per il futuro che prescinda
dalle proprie, legittime ma difficilmente soddisfabili, ambizioni.
Il centrodestra non può finire così,
badoglianamente.
Il nostro popolo ha diritto ad una
guida per contrastare la sinistra
tassaiola, il Pd dei clandestini a
caro prezzo, il governo della moneta
unica come dogma intoccabile.
Continuando così, si resta al palo.
PRIMO STORICO DISCORSO DI UN PONTEFICE DAVANTI AL CONGRESSO AMERICANO
IL GOVERNO NON FA NIENTE
Il Papa:“Abolire la pena di morte”
ADOZIONI, FERMI
ALTRI 150 BAMBINI
Traboni a pag 4
IN 700 UCCISI DALLA CALCA
CARNEFICINA
A LA MECCA
Di Giorgi a pag 5
ai agli altri ciò che vorresti
che gli altri facessero a
te. Queste parole, quelle
della ‘regole evangelica’, hanno
scosso il Congresso americano
che per la prima volta, nella
storica sede della capitale Washington, ha accolto ed ascoltato un pontefice. “Trattiamo
gli altri con la medesima passione e compassione con cui
vorremmo essere trattati. Cerchiamo per gli altri le stesse
possibilità che cerchiamo per
noi stessi. Aiutiamo gli altri a
crescere, come vorremmo essere aiutati noi stessi. In una
parola, se vogliamo sicurezza,
diamo sicurezza; se vogliamo
vita, diamo vita; se vogliamo
opportunità, provvediamo opportunità”. E’ andato giù pesante il pontefice argentino
(“Anch’io mi sento figlio di
questo grande continente” ha
detto ha proposito delle sue
origini) calcando più volte il
F
timbro della voce del suo discorso sui concetti di responsabilità e protezione della vita
umana “da difendere in ogni
fase del suo sviluppo”.
In maniera così perentoria –
visto che anche e soprattutto
queste parole hanno fatto subito
il giro dei media americani Papa Francesco ha poi sollecitato il pieno impegno per abolire
la pena di morte, come peraltro
chiesto anche dai vescovi Usa,
toccando quindi le corde di un
argomento che sta molto a
cuore agli statunitensi.
In realtà, interpellato qualche
ora dopo l’intervento del pontefice, il portavoce di Obama
ha detto che il presidente è rimasto ‘colpito’ dalle parole del
Papa, ma ha anche aggiunto
che, al momento, non sono
previsti cambiamenti.
Però i rapporti tra il numero
uno vaticano e quello americano
sono così cordiali che non è
neppure da escludere che Obama, magari nel saluto finale a
Bergoglio prima che questi riparta ala volta di Roma, possa
tornare sulle sue indicazioni.
Al Congresso americano Francesco ha parlato anche di ‘politica’, affermando che “se la
politica dev’essere veramente
al servizio della persona umana,
ne consegue che non può essere sottomessa al servizio
dell’economia e della finanza.
Politica è, invece, espressione
del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in
unità, per poter costruire uniti
il più grande bene comune:
quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari
per poter condividere, nella
giustizia e nella pace, i suoi
benefici, i suoi interessi, la sua
vita sociale”.
2
Venerdì 25 settembre 2015
ATTUALITA’
FISSATA AL 13 OTTOBRE, SU PRESSING DI GRASSO, LA DATA PER IL VOTO FINALE – SCAMBIO DI INSULTI TRA PD E GRILLINI
Riforme, è una corsa contro il tempo
i terrà il 13 ottobre il voto finale
sul ddl riforme. Lo ha deciso la
riunione dei capigruppo del Senato, dopo che il presidente
Grasso aveva proposto di fissare
la votazione entro il 15 ottobre. L'aula
in precedenza aveva bocciato la richiesta
delle opposizioni di non passare all'esame del ddl e tornare invece in
commissione. Sel ha intanto ritirato
62mila emendamenti, lasciando solo
quelli di merito (circa 1.200). La Lega
ha fatto altrettanto per le sue proposte
di modifica agli articoli 1 e 2.
Ma sono volati gli insulti al Senato al
termine della conferenza dei capigruppo,
con scambi di accuse tra gruppi di maggioranza ed opposizione. Dopo l'intervento
del capogruppo Pd Luigi Zanda, infatti,
che ha accusato i 5 stelle di strumentalizzare il tema delle unioni civili, Alberto Airola, ha replicato: "L'altra sera abbiamo
fatto un comunicato insieme al Gruppo
Misto perché non partecipavamo alla buffonata che state portando avanti con Ncd
in Commissione, e questi pagliacci di
Ncd non sono venuti a votare. Ieri, per
l'ennesima volta, avete chiuso la seduta
in fretta e furia per andare a vedere la Juventus e questo è indecente! Siete vergognosi! Noi non accettiamo più questo
genere di insulti alle opposizioni, che si
stanno comportando in maniera collaborativa. Noi stiamo cercando di collaborare,
ma il signor Zanda evidentemente è il
vero Presidente del Senato, dal momento
che io stesso l''ho visto decidere e dettare
ATTACCO NEANCHE TANTO VELATO A RENZI E C.
S
Prodi: “Sui profughi abbiamo fatto
la figura di chi non conta nulla”
ltro che la (assai)
presunta ritrovata
intesa con Matteo
Renzi: l’ex presidente del
Consiglio Romano Prodi
ieri sera, intervistato per
la pima puntata nella nuova serie di Piazza pulita
su la 7, ha preso di mira
questo governo sul tema
del momento, quello dell’immigrazione. Partendo
dal dato che in Italia il
fronte del no all'immigrazione cresca a causa
della "paura degli estranei", ma anche dell'isolamento subìto in Europa: "(Oggettivamente siamo stati lasciati
soli. Finché il problema era italiano non se n'è curato nessuno.
Abbiamo fatto la figura del
paese che non conta nulla", ha
detto senza mezzi termini il
professore bolognese, che ha
poi confermato i propri timori
sulla salute dell'Europa, che
aveva già dichiarato 'terribile':
"Come faccio a dire diversamente? – ha detto Prodi - C'è
stato un momento in cui la
A
le regole. Lei è vergognoso! Voi dovete
andare a zappare la terra".
Gli stessi grillini, sempre nella giornata
di ieri, hanno formalizzato la presentazione di un esposto sulla presunta compravendita di senatori che sarebbe stata
attuata in questi ultimi giorni dalla maggioranza riconducibile al Pd.
E a proposito del Pd, l’ex segretario
Pier Luigi Bersani su Facebook ha commentato così l'intesa sulle riforme: "Sulla
vicenda del Senato c'è chi fa circolare
retroscena totalmente inventati. Volevamo
un Senato elettivo e non costruito a tavolino. Il Senato sarà elettivo e già con
alcune funzioni di garanzia rafforzate.
C'è ancora del lavoro da fare, ma fin qui
questi sono i fatti, nudi e crudi. Chi parla
di un cedimento di chi dissentiva ribalta
semplicemente la realtà. Chi parla di
trattative laterali per questo o quel posto,
semplicemente diffama". Certo, aggiunge, "non si lavora per bloccare le riforme.
Chi ha sperato o spera in questo si sbaglia. Si lavora con determinazione e
senza cedimenti perché, in ogni campo,
le riforme corrispondano ai valori di un
partito ulivista e di centrosinistra".
Secondo il ministro Maria Elena Boschi,
che ieri è intervenuta ad inizio di seduta,
il ddl sulle riforme costituzionali "non è
il frutto di un tentativo estemporaneo ne
è di un'approssimazione, ma è frutto di
70 anni di dibattito sulla revisione della
Carta costituzionale per il superamento
del bicameralismo perfetto”.
Merkel ha mandato un messaggio nuovo, poi si è un po’
ritirata perché i profughi erano
troppi. Ora c'è questo scoppio
di follie delle barriere fra paesi
europei. Noi concepiamo
un'unione fra i paesi e poi costruiamo i muri fra i paesi stessi.
E' una crisi profonda, non una
crisi su un problemino, è una
crisi sul fatto di lasciar libera
la circolazione delle persone,
sui fatti fondamentali dell'Unione
europea".
L’XI MUNICIPIO DI ROMA RESPINGE LA MOZIONE MA IL PD SI SPACCA (2 ASTENUTI E 1 FAVOREVOLE)
Ancora un no a ‘Via Almirante’
Valerio Garipoli, capogruppo FdI: “Si sono arrampicati sugli specchi per non votarla”
A
ncora niente da fare
per una strada di
Roma intitolata a
Giorgio Almirante, fondatore
e leader missino: la relativa
mozione è stata respinta ieri
dal Municipio Roma XI, con
9 voti contrari (tutti del partito democratico) 4 astensioni (2 tra lo stesso Pd e 2
del Movimento cinque stelle) e 4 favorevoli (il consigliere di Fratelli d’Italia, i
due di Forza Italia e 1 del
partito democratico).
La mozione era stata presen-
tata da Valerio Garipoli, di
Fratelli d’Italia, a pochi giorni
dalla chiusura dell'Anno Almirantiano, avvenuta giovedì
scorso alla Camera dei Deputati con l'omaggio ed il saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma l’auspicio di Garipoli ("Ci
auguriamo che tutti i consiglieri di maggioranza ed opposizione sappiano apprezzare il gesto d'apertura dell'atto, accogliendo tale richiesta ed opportunità”) è
andato deluso. E deluso è
ovviamente lo stesso capogruppo di Fratelli d’Italia per
il mancato accoglimento della richiesta, anche se lo stesso Garipoli raccoglie un motivo di soddisfazione in quanto avvenuto ieri all’XI Municipio, come racconta al Giornale d’Italia: “Il partito democratico su questa vicenda
comunque si è spaccato, con
due astensioni e addirittura
il voto favorevole di un loro
consigliere, già nel Pdl. Diciamo che sono stati meno
compatti di quello che sono
solitamente. Cosa hanno detto per ‘giustificare’ il voto
contrario? In realtà nel dibattito non sono neppure intervenuti, mentre in sede di
dichiarazione di foto si sono
arrampicati sugli specchi,
facendo riferimento alla solita storia della firma al manifesto delle leggi razziali e
a presunti fatti di una vecchia
indagine che avrebbe riguardato Giorgio Almirante
dopo alcuni scontri in anni
lontanissimi, con non so quale diffida che avrebbe rice-
vuto a suo tempo dalla Prefettura. Senza invece sforzarsi
di riconoscere la levatura
morale e la grande opera di
costruzione della destra italiana fatta a Almirante. E dire
che neppure due mesi fa in
Consiglio avevamo votato
all’unanimità una mozione
pressoché identica, presentata per onorare la figura di
Aldo Moro. Ci tenevo a chiudere in maniera degna l’Anno Almirantiano, con l’intitolazione di una strada, o comunque dando il benestare
IERI È INIZIATO L’ITER NELLE COMMISSIONI
Omicidio stradale: entro fine ottobre l’approvazione
elle Commissioni congiunte Trasporti e Giustizia della Camera è
iniziato ieri l’esame della legge
sull''omicidio stradale “ormai prossima
al via libera definitivo: con l''impegno
di tutti, confidiamo che il testo ricevuto
dal Senato possa essere approvato entro
fine ottobre". Così hanno detto Michele
Meta e Donatella Ferranti, presidenti
delle Commissioni Trasporti e Giustizia
nel commentare la riapertura dell’iter
di un provvedimento già prospettato da
La Destra nel 2011.
"Il provvedimento – hanno aggiunto i
due presidenti- interviene sia sul Codice
penale che su quello della strada, pre-
N
vedendo l''introduzione di un nuovo
reato e l'applicazione di alcune pene
accessorie, come il divieto di conseguire una nuova patente di guida per
un certo numero di anni dalla revoca.
Il testo va perciò esaminato in maniera
congiunta dalle nostre Commissioni,
unite dal desiderio di varare il prima
possibile un provvedimento atteso da
molti cittadini e associazioni: senza negare il tempo necessario alla discussione e all''approfondimento, dunque,
consideriamo l'approvazione della legge tra le priorità dei nostri calendari e
ci impegniamo a licenziarla nel giro di
poche settimane".
al Comune di Roma, che ha
la diretta competenza per la
toponomastica, per intitolare
ad Almirante una strada o
una piazzetta del nostro territorio. Magari con gli altri
colleghi del centrodestra ci
riproveremo quanto prima”,
conclude Garipoli. Ig. Tr.
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Capo Redattore
Igor Traboni
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità
Responsabile Marketing
Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
mail: [email protected]
-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Venerdì 25 settembre 2015
ATTUALITA’
IN VISTA DEL CONVEGNO DI ROMA DEL 3 OTTOBRE, PARLA L’ECONOMISTA NINO GALLONI
“Un Piano B tecnico per uscire dall’euro”
“In una prima fase di doppia circolazione si potrebbe affiancare una moneta fiduciaria”
LA FINANZA INDAGA SU 27MILA NOMINATIVI
di Cristina Di Giorgi
ino Galloni, economista tra i
più quotati non solo a livello
italiano, già direttore generale
del Ministero del Lavoro e
docente universitario, sarà
tra i relatori del convegno del 3 ottobre
a Roma sull’euro e un ‘Piano B per
l’Italia’, organizzato da Scenari Economici.
Il Giornale d’Italia lo ha avvicinato per
alcune anticipazioni di quello che sarà
il nocciolo dell’incontro romano.
“Vorrei chiarire un equivoco – argomenta
subito Galloni – e cioè che deve esistere
un ‘Piano B’ tecnico, dalla stampa delle
monete ai bancomat, e quindi bisogna
essere attrezzati con i mezzi di pagamento. E’ una cosa che aveva previsto,
ad esempio, l’ex ministro greco Varoufakis. Altro concetto di ‘Piano B’ è la fuoriuscita non traumatica dall’euro, e questa
fase si può realizzare attraverso le cosiddette monete fiduciarie. Questa categoria non rientra nei vari trattati economici internazionali che abbiamo fin
qui siglato e in cui ci siamo impegnati a
non battere euro, ma senza prendere
impegni su altri aspetti”.
Ecco dunque che Galloni, per entrare
ancor più concretamente nella dinamica
del ragionamento, si rifà ad un esempio:
“Mi rifaccio ancora alla Grecia e a quello
che avveniva lì qualche anno fa: le amministrazioni locali che non avevano più
euro battevano altra moneta e con questa
pagavano i disoccupati che riparavano
le strade; poi chiediamo ai genitori dei
bambini di un nuovo asilo di pagare la
retta in questa nuova valuta. E così i Comuni ottenevano lo scopo di pagare i
disoccupati, vedersi riparate le strade e
N
Tesoro italiano a San Marino:
22 miliardi non dichiarati
portare comunque avanti il servizio degli
asili. E la Grecia, in effetti, stava uscendo
dall’euro, anche se poi le cose non sono
andate più chiaramente avanti in questa
direzione”.
A questo punto chiediamo al professor
Galloni di spostare l’attenzione dalla
Grecia all’Italia, sempre però mantenendo come prospettiva quella di un’uscita dalla moneta unica. “Credo sia necessario prestare il massimo dell’attenzione: al momento non sappiamo se c’è
un Piano B tecnico, perché c’è troppa
gente impreparata ai vertici delle nostre
istituzioni. E in tal senso, per discutere
attorno a soluzioni praticabili, si muove
il convegno del prossimo 3 ottobre a
Roma. L’uscita dall’euro converrebbe
all’Italia solo se ciò significasse il ritorno
ad una vera, autentica sovranità monetaria, almeno com’era prima del 1981.
In caso contrario, ci ritroveremmo esposti
maggiormente, e in maniera forse irreversibile, al rischio speculativo. Esiste
quindi, ed è questo il secondo punto
del mio ragionamento, la possibilità dell’uscita che potremmo definire “soft”:
in una prima fase di doppia circolazione
monetaria si potrebbe affiancare all’euro
una moneta fiduciaria, per abituarsi quindi all’uscita dalla moneta unica europea
attraverso un percorso di passaggi graduali e concreti in quella direzione.
L’emissione di una moneta senza riserva
di valore servirebbe solo ad agevolare
gli scambi e la produzione interna; con
gli introiti derivanti dalle esportazioni si
pagherebbero invece le importazioni
necessarie. Ma c’è un terzo e ultimo
punto - conclude il professor Galloni che pure ritengo fondamentale: in questa
fase, bisogna evitare ogni confusione di
sorta, perché i potentati internazionali
sono perfettamente consapevoli delle
potenzialità di quanti spingono per uscire
dall’euro, mentre la loro intenzione è
quella di tenere ancora ancorati i popoli
a monete che non diano respiro”.
irca 27 mila nominativi
sotto la lente di Guardia di Finanza e Procura di Forlì per un complessivi 22 miliardi non dichiarati, trasferiti dall'Italia
alle banche della Repubblica di San Marino. Un
elenco di evasori, tutti italiani, che supera di tre volte
le dimensioni della ormai
nota "lista Falciani". L'inchiesta di Paolo Biondani,
dal titolo "Colpo grosso a
San Marino contro i furbetti
del fisco", viene pubblicata
nel numero in edicola da
oggi dell’Espresso. Le anticipazioni spiegano che gli
inquirenti, con un nuovo
metodo d''indagine, sono
riusciti a schedare tutti gli
italiani che, tra il 2006 e il
2014, hanno avuto rapporti
bancari di qualsiasi tipo
C
con le casseforti sammarinesi. Il risultato dell'indagine è stato un registro informatico con i dati di circa
27 mila soggetti che in questi anni di crisi hanno esportato sul monte Titano più
di 22 miliardi di euro. Ora
le indagini proseguono per
accertare anche altri reati,
come la bancarotta fraudolenta o il riciclaggio di denaro mafioso.
Intanto c’è da aggiungere
che, nell'ultima sessione
parlamentare conclusasi
l’altro ieri, è stato sospeso
all'ultimo momento il dibattito previsto sul prestito
che il Titano si appresta a
chiedere a Bankitalia proprio per sostenere la liquidità delle proprie banche,
in vista della fuoriuscita dei
capitali italiani.
FONDI TAGLIATI DRASTICAMENTE E 120 ISTITUZIONI CON DIECIMILA ALUNNI NON CE LA FANNO A SOPRAVVIVERE
La Regione Sicilia chiude le scuole paritarie
L’arcivescovo Pennisi: “Come fossimo in un altro Stato” - I buoni per le famiglie fermi al 2008
ESPLODE IL CASO NELLA TERRA DI RENZI
E la Toscana è alle prese
con ben ottomila supplenze
roblemi a non finire
nella scuola, con l’ennesimo caso che
esplode proprio nella Toscana del premier Renzi:
"Dovevano essere fatte
6.775 stabilizzazioni in Toscana, tra posti comuni e
di sostegno. Ma almeno
metà di questi andranno a
supplenza annuale, per effetto dell''applicazione dei
criteri delle graduatorie
nazionali", è la denuncia
che arriva dalla Cgil regionale. E sui posti di sostegno
la situazione è ancora più
grave: "Mancano oltre 2.000
insegnanti specializzati. E
i posti del potenziamento
per le scuole andranno
all'80% a supplenza annuale ed arriveranno solo a dicembre. In tutto, ci sarà il
doppio di supplenze, oltre
8.000, rispetto agli anni pas-
P
sati". Dramma anche per il
personale Ata (-84% rispetto all’anno scorso) e tutto
questo mentre la popolazione studentesca in Toscana è cresciuta di quasi 4.000
unità (287 classi in più) e
di 321 alunni disabili
“La supplentite non è sconfitta ma anzi si allarga – dichiarano i rappresentanti
della Flc - e le scuole sono
nel caos per chiamare i
supplenti. Ci sono tanti posti
da occupare ma le graduatorie non sono a posto.
Chiediamo al Governo di
aprire il confronto sui temi
del precariato; rinnovare il
Contratto nazionale; far slittare di fatto di un anno l'applicazione della riforma
della Buona Scuola”. E il
24 ottobre la scuola toscana
si fermerà per una manifestazione.
ono ben 120 le scuole convenzionate
paritarie che in Sicilia rischiano di chiudere i battenti, con immaginabili ripercussioni occupazionali ma anche sul tessuto
educativo e sociale del territorio, a causa dei
drastici tagli al finanziamenti decisi dall’Ente
Regionale presieduto da Rosario Crocetta.
Una manovra ‘a forbice’ che va avanti da
tempo, ma che con l’ultima finanziaria 205
ha toccato livelli molto alti. Si tratta di scuole
dell’infanzia e primarie, gestite soprattutto –
ma non solo – da congregazioni religiose
La secca denuncia arriva dal Coordinamento
regionale associazioni, familiari e gestori
delle scuole paritarie cattoliche o d’ispirazione
cristiana. Insieme a Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e delegato della Conferenza
episcopale siciliana per l’educazione cattolica
e la scuola, il Coordimamento ha chiesto
una convocazione per la riunione della prossima commissione Bilancio del Parlamento
regionale, già fissata per l’8 ottobre.
In Sicilia, come detto, la situazione è già
drammatica: basti pensare che le scuole paritarie fino a ieri ricevevano appena 7 mila
euro per classe (la media nazionale è di
19mila), mentre con i nuovi tagli il plafond
scenderebbe a soli 2mila euro. In pratica,
nel bilancio regionale triennale approvato di
recente, il capitolo relativo alle scuole paritarie
si è ridotto da 4 a 1 milione di euro, in
pratica con una riduzione del 75%. E per i
prossimi due anni scolastici, il fondo dovrebbe
S
addirittura azzerarsi. Difficoltà crescenti per
gli istituti, quindi, ma anche per le famiglie,
con i buoni scuola destinati a quelle che
iscrivono i ragazzi alle primarie fermi addirittura
al 2008/2009.
E così ogni anno in Sicilia chiudono in media
dieci scuole, ma di questo passo molte altre
non potrebbero sopravvivere. “E viene meno
– ha riferito Nicola Iemmola, a nome del Coordinamento, al quotidiano Avvenire - una
possibilità formativa per almeno 10mila alunni
siciliani”. Monsignor Pennisi è altrettanto
preoccupato: “Guardando al resto d’Italia, la
situazione siciliana sembra ancor più assurda,
come fossimo in un altro Stato”.
Dalla Regione si cerca di buttare acqua sul
fuoco: “Abbiamo delle risorse in più, l’unico
vincolo è il patto di stabilità. In sede di assestamento di bilancio aggiungeremo le somme
mancanti per ripristinare i capitoli riguardanti
i finanziamenti alle paritarie come lo scorso
anno”, promette l’assessore Lo Bello. Ma il
vicepresidente della Commissione Bilancio,
Vinciullo, è di parere opposto: “I capitoli
sono stati decurtati e risorse aggiuntive non
ce ne sono. Potremo provare ad aggiungere
qualcosa in sede di assestamento di bilancio,
ma non ci sono garanzie”.
Ig. Tr.
4
Venerdì 25 settembre 2015
ATTUALITA’
LA BIELORUSSIA CHIEDE SOLO UNA ‘LETTERA DI GARANZIA’ ALL’ITALIA. CHE PERÒ ANCORA NESSUNO FIRMA
La burocrazia stoppa oltre 150 adozioni
Le famiglie, in attesa da mesi dei bambini, si sono rivolte a Mattarella perché sblocchi l’assurdo inghippo
di Igor Traboni
S
ono oltre 150 le famiglie italiane in
attesa di adottare 172 bambini della
Bielorussia. Hano tutte le carte in
regola, ma non possono ancora accogliere quei piccoli, non ci riescono. Per un inghippo burocratico, perché
“le istituzioni”, quando si tratta di un tema
così particolare come quello delle adozioni,
spesso si voltano dall’altra parte e tardano
molto, moltissimo, a trovare soluzioni. Se e
quando ne trovano… Ora esplode quest’altro
caso dei piccoli bielorussi, che vivono in
orfanotrofi e che sono nati e cresciuti nelle
zone interessate dal famoso disastro nucleare
di Chernobyl. Molti di loro in Italia ci sono
già stati, per alcuni dei soggiorni estivi organizzati da nord a sud; hanno conosciuto
quei genitori che vorrebbero adottarli, che
hanno iniziato e completato la relativa
pratica, spesso lunga, tortuosa e costosa.
Quei 172 bambini ora vorrebbero andare
nella ‘nuova casa’ per sempre, ma ancora
non possono. Perché il nostro Governo - in
questo come in altri casi sulle adozioni internazionali che ora prenderemo a seguire
con regolarità – non muove dito.
Adesso queste famiglie hanno scritto al
presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sollecitando un intervento: "Signor
Presidente – si legge nell’accorata missiva
- non riteniamo giusto che i minori bielorussi e le famiglie italiane che vogliono
adottarli, continuino a soffrire ancora per
lungo tempo, solo per la latitanza del Governo italiano e le rivolgiamo un caloroso
appello affinché si concluda la procedura
istituzionale, che renderebbe immediatamente esecutivo l'elenco e permetterebbe
così alle famiglie italiane di portare a termine l''iter adottivo di minori della Repubblica di Bielorussia". Nella lettera viene
sintetizzata la vicenda: “Il 29 maggio 2015
la CAI (Commissione Adozioni Internazionali, ndr) attraverso l'Ambasciata bielorussa
in Italia ha trasmesso un elenco riguardante
OGGI ASSEMBLEA AL MINISTERO
‘No’ alla cancellazione
del Corpo Forestale
S
alviamo la Forestale
per il Paese. Per impedire il passaggio del
Corpo Forestale dello Stato
in quello dei Carabinieri,
per dire sì alla riorganizzazione, ma no alla militarizzazione del corpo, Fp
Cgil Fns Cisl e Uil Pa promuovono per oggi venerdì
25 settembre un'assemblea
unitaria nazionale a Roma
presso la sala Cavour del
Ministero delle politiche
agricole di via XX Settembre 20, dalle ore 10 alle
ore 13. Al centro dell'assemblea la misura contenuta nella riforma di riassetto delle Forze dell'ordine
e, nello specifico, l'assorbimento del Corpo forestale (verosimilmente) in
quello dei Carabinieri. Un
passaggio, denunciano i
sindacati, che determinerebbe "la militarizzazione
di un corpo nato col pieno
riconoscimento per i suoi
dipendenti di diritti civili
e prerogative sindacali propri di una forza di Polizia
ad ordinamento civile", così
come forte è il timore per
"lo svilimento delle funzioni
di un Corpo che rappresenta un insostituibile presidio di legalità, il corpo
forestale deve poter espletare i propri compiti di polizia ambientale e agroalimentare in un corpo di polizia civile e non militare".
I sindacati sollecitano piuttosto "una vera riorganizzazione della Forestale, contro il tentativo di destrutturare il corpo, mentre la strada presa dal governo va in
altra direzione: l'Europa
chiede ai paesi membri di
istituire un corpo analogo
alla nostra Forestale, noi
pensiamo di abolirlo".
172 minori residenti in orfanatrofi, case famiglia e famiglie affidatarie. Signor Presidente, certi della Sua sensibilità e della
Sua autorevolezza, la preghiamo di far sentire la Sua autorità, presso la CAI, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e presso
le Presidenze di Camera e Senato competenti in materia di adozione, affinché costituiscano immediatamente una delegazione
istituzionale permanente che si rechi ora
e ogni anno in Bielorussia, a firmare il protocollo d'intesa e sottoscrivere l'elenco
delle coppie che possono adottare i minori
abbandonati, già da loro accolti, nel pieno
rispetto degli accordi previsti dalla Convenzione de l'Aja del 29 maggio 1993".
E per questo, scrivono ancora i genitori
adottivi, serve “predisporre la lettera di
garanzia per l'impegno a garantire le relazioni post adozioni, al fine di superare l'immobilismo che si è creato intorno alle adozioni e che costringe tanti minori, che hanno
una famiglia pronta ad adottarli, a marcire
all'interno degli orfanotrofi". Ma di questa
lettera di garanzia non c’è traccia alcuna. E
dire che la Bielorussia dal 2007 autorizza
le adozioni internazionali solo all’Italia,
come gesto di amicizia per l’accoglienza
data ai minori fin dai tempi del disastro di
Chernobyl; in ‘cambio’ chiede solo questa
lettera di garanzia: un impegno formale
ma al tempo stesso burocratico. Che però
si è perso nei meandri della burocrazia –
questa sì terribile – del nostro Paese.
RIDOTTI MOLTI DEI TEMPI NECESSARI
La Romania velocizza
le procedure adottive
l governo di Bucarest nei giorni scorsi ha approvato
un progetto di legge che rende più rapide e flessibili
le procedure adottive, sia nazionali che internazionali.
In particolare per queste ultime la novità più rilevante
riguarda la riduzione del periodo di tempo che può
trascorrere dall’apertura della verifica dello status giuridico del minore alla dichiarazione di adottabilità: dai
due anni previsti finora i tempi si dimezzano a uno.
Per l’entrata in vigore di queste modifiche bisognerà
aspettare solo l’inizio del nuovo anno. Ma c’è altro che
aiuta a velocizzare le pratiche in Romania: sono stati
infatti tagliati i termini per il ricorso in istanza giudiziaria
che vanno da 30 a 10 giorni, mentre la prima seduta
giudiziaria dovrà essere fissata entro 15 giorni dalla
data di registrazione della richiesta, come riporta nel
dettaglio il sito dell’Aibi, Amici dei bambini. Ridotto
poi da 60 a 30 giorni il termine entro il quale il genitore
che abbia dato il consenso all’adozione di suo figlio,
affermando di non voler prendersi cura di lui, può
ritirare tale dichiarazione. Dopo la riapertura delle
adozioni internazionali in Romania, le coppie residenti
in Italia sono tornate ad sempre più numerose. Bisogna
ricordare altresì che la legge sulle adozioni internazionali
in Romania prevede che possano adottare bambini rumeni solo coppie composte da entrambi i coniugi
rumeni oppure coppie miste, in cui almeno uno dei
due coniugi sia rumeno.
Rita Di Rosa
I
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
Il quotidiano è sempre straordinario.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso
funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre
un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale.
Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione,
altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti
al numero 800 087 087.
RE AWARDS
Premio Speciale
Smart Green Building
UFFICIO VENDITE
Roma EUR
Viale Oceano Pacifico
(ang. viale Avignone)
Numero Verde 800 087 087
www.euroskyroma.it
5
Venerdì 25 settembre 2015
ESTERI
ARABIA SAUDITA
Pellegrinaggio di sangue a La Mecca
Ressa mortale in occasione della cerimonia della “lapidazione del diavolo”: oltre settecento le vittime
di Stella Spada
a assunto i contorni di
una strage la tragedia
consumatasi nel primo
giorno di Eid al Adha
(la Festa del Sacrificio)
in occasione della quale, ogni anno,
tantissimi fedeli si recano alla Mecca
per celebrare i riti prescritti. Ieri
mattina, a dare vita alla fase finale
della più importante ricorrenza religiosa islamica, c’erano infatti oltre
due milioni di persone. Ed altre ne
sono attese nei prossimi giorni.
Tra i vari momenti dell’haji (il pellegrinaggio che ogni musulmano che
ne ha le possibilità deve effettuare
almeno una volta nella vita nei luoghi
sacri della sua religione) c’è la cosiddetta “lapidazione del diavolo”
in cui i fedeli, con addosso la tradizionale veste bianca (Ihram), lanciano simbolicamente pietre contro
tre Steli che rappresentano il demonio. Come fece Maometto oltre
1400 anni fa. “Il rituale – si legge
nelle agenzie – ricorda la lapidazione
del diavolo da parte di Abramo, nei
tre punti dove si dice che Satana
apparve per cercare di dissuadere
il patriarca dal sacrificare suo figlio
su ordine di Dio. Le pietre vengono
raccolte nella notte, dopo la salita
al monte Arafat e le preghiere e
meditazioni a Muzdalifa”. E’ questo
il momento più pericoloso dell’haji,
come confermato anche dalla tra-
H
gedia di quest’anno.
Il luogo in cui si compie questa
parte della celebrazione è nei pressi
del santuario di Mina (in Arabia
Saudita), situato a circa 10 chilometri
dalla città santa dell’Islam. Ed è pro-
E’ salito a venticinque il numero
delle vittime dell’attacco contro la
moschea Balili di Sanaa, nello Yemen.
Almeno una trentina i feriti, alcuni
in gravi condizioni. Lo a riferito il
network televisivo panarabo AL Jazeera, che quanto ai dettagli ha precisato che l’esplosione, provocata
da un doppio attentato suicida, è
avvenuta durante le preghiere del
mattino, nel primo giorno dell’importante ricorrenza islamica di Eid
al Adha, la Festa del Sacrificio. La
moschea presa di mira, situata nei
pressi di un’accademia di polizia, è
frequentata da sciiti sostenitori dei
ribelli houthi, che controllano la capitale yemenita.
Burkina Faso:
reinsediato il presiente
Michel Kafando
Una settimana fa la guardia presidenziale del Burkina Faso (ex colonia francese e oggi uno dei dieci
paesi meno industrializzati del
mondo) guidata dal generale Gilbert
Deidéré, aveva dato vita ad un
colpo di stato militare per riportare
al potere l’ex presidente Blaise
Compaoré, destituito lo scorso
anno da una serie di rivolte popolari
dovute al fatto che aveva provato
a farsi rieleggere dopo 27 anni di
governo ininterrotto. “L’azione dei
golpisti – si legge su L’Internazionale – sembrava aver segnato la
rivincita del vecchio regime quando
il presidente e il primo ministro
dalla calca “impazzita”: oltre 700 i
morti e più di 800 i feriti. E il bilancio
sembra purtroppo non essere ancora definitivo. La maggior parte
delle vittime – riferisce la tv panaraba Al Arabiya citando fonti della
AMERICA LATINA
DAL MONDO
Yemen: attentato
moschea, sale il numero
delle vittime
prio qui che, poco dopo le 7 di
mattina (mentre i fedeli si spostavano
dai campi dove avevano trascorso
la notte per raggiungere il sito in
cui si svolge il rito) centinaia di persone sono state travolte e schiacciate
locale protezione civile – è morta
soffocata. E quanto alle cause della
ressa, l’emittente ipotizza sia stata
provocata da “una fuga improvvisa”.
Più di 200 ambulanze e quattromila
uomini dei soccorsi sono impegnati
nel prestare aiuto ai feriti.
Secondo il ministro della Salute Khaled al-Faleh la tragedia si è verificata
perché i pellegrini tendono ad ignorare le istruzioni fornite dai responsabili dell’organizzazione: “Molte
persone – ha dichiarato - si mettono
in movimento senza rispettare gli
orari fissati da chi gestisce i riti".
Sono 100 mila gli agenti di polizia
mobilitati in occasione del pellegrinaggio. Lungo il percorso dei fedeli, il personale militare, assistito
dai volontari, si occupa anche della
distribuzione di acqua e cibo.
Durante le concitate fasi della cerimonia, episodi di questo genere
sono purtroppo accaduti più volte:
tra i precedenti più gravi c’è quello
del 2006, in cui le vittime furono
364. In totale gli incidenti analoghi
a quello di ieri, per lo più causati
dalla ressa, negli ultimi 25 anni
hanno provocato circa 2800 vittime.
E soltanto pochi giorni fa (l’11 settembre) un’altra tragedia aveva colpito La Mecca: oltre cento persone
avevano infatti perso la vita (e più
del doppio erano rimaste ferite) a
causa del crollo di una gru, caduta
sulla Grande Moschea della città a
causa di una violenta tempesta.
del governo di transizione, incaricati
di condurre il paese ad elezioni libere (previste per il prossimo 11
ottobre), erano stati arrestati”.
Oggi, dopo l’accordo tra l’esercito
regolare e i golpisti per evitare
scontri nella capitale Ouagadougou,
il presidente Michel Kafando si è
reinsediato, riprendendo il cammino
del Paese verso una democrazia
ancora incerta ma apparentemente
possibile.
Cina: Gao Zhisheng
denuncia le torture subite
L’avvocato cristiano e attivista per
i diritti umani Gao Zhinsheng, più
volte arrestato dal regime cinese
in quanto dissidente, nella prima
intervista pubblica dopo cinque di
silenzio ha denunciato di aver subito torture con scariche elettriche
e di essere stato tenuto per tre
anni in totale isolamento. Parlando
all’Associated Press, Gao – riferiscono le agenzie – ha detto di aver
sofferto soprattutto per le “torture
psicologiche”, da lui stesso definite
“inimmaginabili”. La sua odissea
è cominciata nel 2005, quando
inviò una lettera aperta alle istituzioni cinesi in cui denunciava irregolarità in alcuni processi e chiedeva di “ricostruire la Cina sulle
fondamenta della democrazia, della
legge e del rispetto della costituzione”. Denunciato e condannato,
nel 2006, a tre anni di carcere per
incitamento alla sovversione, ne
2010 Gao è stato nuovamente imprigionato e dall’anno scorso è in
libertà vigilata.
Colombia: è l’ora della pace
Sottoscritta dal presidente Santos e dal capo dei ribelli
un’intesa che prevede la pace definitiva entro marzo 2016
l governo colombiano
e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) firmeranno
un accordo che porrà fine
ad uno dei più lunghi conflitti dell’America Latina.
Dopo tre anni di interruzioni e ripartenze dunque,
i negoziati sono arrivati
ad uno snodo cruciale:
preannunciandolo con
messaggi diffusi on line
sui social network, sia il
presidente Juan Manuel
Santos sia i ribelli, guidati da Rodrigo Londono Echeverri “Timochenko” hanno infatti parlato di
“pace in arrivo”.
I due leader, per la prima volta
dall’inizio della guerra (che dura
da oltre cinquant’anni ed ha provocato oltre 200 mila vittime, centinaia di sequestri e milioni di
sfollati) si sono incontrati a L’Avana.
E nel corso di una solenne cerimonia, alla quale ha presenziato
anche il presidente cubano Raul
Castro, hanno siglato un’intesa in
cui è prevista la firma di un vero e
proprio trattato di pace entro il
23 marzo 2016.
Quanto al contenuto del documen-
I
to, che dovrà essere ratificato con
un referendum, i punti principali
riguardano la delicata questione
delle conseguenze giudiziarie del
conflitto (il tema più difficile del
negoziato): i ribelli saranno obbligati al disarmo e il governo concederà loro in cambio l’amnistia
per i reati politici. E’ prevista inoltre
la creazione di una “giurisdizione
speciale per la pace” composta
da magistrati colombiani assistiti
da giuristi stranieri, che si occuperà
di celebrare i processi relativi agli
altri crimini. L’intesa sottoscritta in
queste ore va ad aggiungersi agli
altri accordi già raggiunti nel corso
delle complesse trattative su que-
stioni come la riforma rurale, la partecipazione alla
vita politica degli ex guerriglieri e la produzione e
vendita di droga.
Timochenko (che in Colombia risulta ancora ricercato per terrorismo,
omicidio aggravato e rapimento), ha sottolineato
che “il sistema giudiziario
creato per garantire che
non vi sia impunità al termine di un conflitto nato
nel lontano 1964 dovrà
occuparsi non solo delle attività
della guerriglia, ma anche degli
altri protagonisti degli scontri violenti, come le forze di sicurezza e
le organizzazioni paramilitari”. A
sua volta il presidente Santos, dopo
aver ricordato che il Papa, nel corso della sua recente visita a Cuba,
ha chiesto una “definitiva riconciliazione” per la Colombia (“Non
intendiamo fallire. E’ arrivata l’ora
della pace” ha dichiarato il capo
di Stato), ha sottolineato che “è la
prima volta nella storia che un
governo e un gruppo armato illegale creano un sistema di questo
tipo, dentro al proprio sistema giudiziario nazionale”.
CdG
6
Venerdì 25 settembre 2015
ESTERI
Lo Zar e il Baronetto
DOPO LO SCHERZO, LA VERA TELEFONATA
Vladimir Putin chiama a Elton John: presto un incontro di persona, “per discutere di qualunque argomento”
di Cristina Di Giorgi
o zar e il baronetto. Ovvero Vladimir Putin ed Elton John, che in questi
giorni sono stati al centro
di una discussione in tema
di diritti degli omosessuali.
Il noto cantante britannico aveva
criticato il leader del Cremlino per
il suo atteggiamento verso i gay ed
aveva espresso pubblicamente, parlando ai microfoni della Bbc, il suo
desiderio di avere un colloquio con
lui sull’argomento, magari davanti
ad una tazza di tè. La richiesta non
era passata sotto silenzio e qualche
settimana fa due presentatori televisivi russi avevano organizzato uno
scherzo – che aveva poi fatto il giro
del mondo - ai danni dell’ignara
popstar: imitando le voci di Putin e
del suo portavoce, avevano telefonato a Elton
Jhon, invitandolo a partecipare al Gay pride
di Mosca. “E’ stato un momento meraviglioso
della mia vita” aveva poi scritto sui social
l’ignara vittima descrivendo la chiacchierata.
Inevitabile lo scontento quando ha scoperto
che si trattava di una bufala. “Se questo infelice
L
incidente – ha dichiarato tempo dopo il cantante
– è servito a riportare sotto i riflettori questa
tematica, allora sono felice di essere stato
preso in giro. Amo la Russia e la mia offerta di
parlare con il presidente Putin dei diritti LGBT
è ancora valida” aveva poi concluso.
Questo desiderio ieri si è realmente avverato.
Vladimir Putin ha infatti effettivamente telefonato
– questa volta era davvero lui – ad Elton John:
oltre ad avergli detto di essere disposto ad incontrarlo di persona “per discutere di qualsiasi
argomento”, lo ha anche invitato a non prendersela troppo per lo scherzo telefonico di cui
è stato vittima. La notizia del colloquio ha avuto
conferme ufficiali: è stata infatti resa
nota dal portavoce del Cremlino Dimitry Peskov, che ha precisato che
la data dell’incontro verrà fissata in
base ai rispettivi impegni.
La telefonata dunque c’è stata per
davvero, così come l’invito ad un
colloquio di persona. Sembra però
comunque decisamente difficile (se
non addirittura impossibile) che tutto
questo possa essere foriero di
un’apertura di Mosca nei confronti
dei diritti dei gay. Appena alcuni
giorni fa lo stesso Putin ha infatti
consegnato un’onorificenza a Vitali
Milonov, l’autore della discussa legge
introdotta nel 2013 che vieta la propaganda dell'omosessualità in presenza di minori. La stessa legge
per cui adesso la Apple è finito
sotto indagine a causa delle nuove
emoticon con famiglie non tradizionali: la denuncia – riferiscono le agenzie – è
partita da un avvocato, che ha accusato il colosso statunitense di aver violato la legge in
questione. Il rischio, in caso di condanna, è
una multa che potrebbe arrivare a un milione
di rubli (circa 13 mila euro), oltre alla sospensione dell’attività in tutto il territorio russo.
BANDI EUROPEI E IDIOMI NAZIONALI
Limitare la scelta della seconda lingua è discriminazione
Il Tribunale dell’Ue ha accolto il ricorso presentato da Italia e Spagna
iscriminazione linguistica. E’ questa
la motivazione in base alla quale
il Tribunale dell’Unione europea
ha annullato ieri tre bandi di concorso
che obbligavano i candidati a scegliere
il francese, l’inglese o il tedesco come
seconda lingua e come idioma di comunicazione con l’Ufficio europeo di
selezione del personale (Epso).
Il ricorso alla magistratura sovranazionale
era stato presentato da Italia e Spagna,
che avevano chiesto che le procedure
di selezione – pubblicate tra il 2012 e il
2013 – fossero annullate in quanto discriminatorie e contrarie sia al regime
linguistico dell’Unione sia al principio
di proporzionalità. In particolare i due
Paesi latini avevano “contestato l’obbligo
D
imposto ai candidati di scegliere il francese, l'inglese o il tedesco non soltanto
come lingua di comunicazione con l'Epso, ma anche come seconda lingua per
i concorsi”.
Il Tribunale ha chiarito nella sua decisione
che il candidato ha il diritto di scegliere
la lingua di redazione della sua domanda
tra tutte quelle ufficiali dell’Unione europea (che all’epoca dei concorsi in
questione erano 23, mentre oggi sono
24) e che le comunicazioni inviate dall’Ufficio di selezione del personale devono
essere effettuate in quella lingua. Quanto
all'obbligo per i candidati di scegliere il
francese, l'inglese o il tedesco come
seconda lingua per i concorsi, il Tribunale
ricorda che "una limitazione della scelta
ad un numero ristretto di lingue costituisce una discriminazione", perché consente di avvantaggiare alcuni candidati
potenziali. E aggiunge che l’affermazione
della Commissione europea (controparte
di Italia e Spagna nella causa) secondo
cui il francese, l’inglese e il tedesco
sono le lingue più diffuse e utilizzate, è
“vaga e non supportata da alcun elemento concreto”. In conclusione dunque,
a giudizio del giudice, l’obbligo dei candidati di scegliere il francese, l’inglese
o il tedesco come seconda lingua non
risulta “né oggettivamente giustificato
né proporzionato all’obiettivo perseguito
dalla Commissione, ossia assumere funzionari e agenti immediatamente operativi”.
CdG
REGNO UNITO
E’ boom delle energie rinnovabili
L’insieme degli impianti eolici, idroelettrici e solari ha prodotto il 25,3% dell’elettricità totale
l dati ufficiali sul secondo trimestre del
2015 in tema di energia diffusi in queste
ore rivelano che nel Regno Unito un
quarto dell’energia elettrica proviene da
fonti rinnovabili. L’insieme degli impianti
eolici, idroelettrici e solari ha prodotto
infatti il 25,3% della quantità totale di elettricità nazionale (rispetto al 16% dello
stesso periodo dell’anno precedente) e si
pongono come la seconda fonte energetica
britannica dopo le centrali a gas (30%) e
prima di nucleare (21,5%) e carbone, sceso
al 20,5%. L’impennata è guidata dall’energia
solare, più che raddoppiata. Quella eolica è
cresciuta del 65% e quella biologica ha registrato un aumento del 26%.
E’ la prima volta che l’energia pulita supera
I
quella fornita quelle più inquinanti. Il dato
– sottolinea il Guardian – è stato reso
noto in un periodo in cui il governo britannico è stato pesantemente criticato dai
sostenitori delle rinnovabili, secondo i quali
non stava facendo abbastanza per migliorare
la tendenza all’uso dell’energia pulita. Senza
contare che i ministri conservatori avevano
dichiarato la loro intenzione di tagliare le
sovvenzioni concesse al settore.
“Queste statistiche dimostrano che il supporto del governo ha fatto scendere il
costo delle energie rinnovabili e ha permesso loro di competere con altre tecnologie” ha dichiarato un portavoce del Dipartimento Energia e cambiamenti climatici.
“La nostra priorità – ha aggiunto – è ora
quella di muoverci verso un’economia basata sulla riduzione più ampia possibile
delle emissioni di carbonio”. Non mancano
comunque le voci contrarie a tale interpretazione delle politiche governative: tra
esse quella dell’ex vicepresidente Usa Al
Gore, che ha elencato una lunga serie di
contraddizioni sulle politiche “verdi” del
Regno Unito. La risposta del governo arriva
dal ministro dell’energia Anrea Leadsom:
“Abbiamo bisogno di soddisfare la domanda
crescente del Regno Unito per l'energia –
ha dichiarato - utilizzando fonti di energia
pulita e a basso carbonio, se vogliamo
continuare a combattere i cambiamenti
climatici e far crescere l'economia”.
Rita Di Rosa
7
Venerdì 25 settembre 2015
STORIA
IL CONCORSO NAZIONALE E LA PROPAGANDA AGRARIA DELL'OPERA NAZIONALE PER I COMBATTENTI
La Battaglia del Grano nei documenti ufficiali/3
I cineambulanti per l’educazione agraria, le proiezioni quotidiane nel territorio e le riunioni
di Emma Moriconi
I documenti in nostro possesso sul
tema "Battaglia del Grano" provengono
ancora una volta dall'Archivio di Forlì.
Il Prefetto comunica in un telegramma
quanto segue: "Il concorso nazionale
per la vittoria del grano bandito da S.E. Capo
Governo con sede in Roma piazza Montecitorio
115 ha predisposto per il concorso nazionale
Vittoria grano manifesto di propaganda da inviarsi in parecchi esemplari ai podestà tutti i
comuni regno stop Per assicurare regolarità
distribuzione nonché affissione manifesti a
cura podestà ufficio predetto ha chiesto di effettuare spedizione inviando alla EE.LL. plichi
da rimettersi in franchigia a tutti i comuni rispettivi provincia stop date finalità qui tende
concorso che est appoggiato anche da ministro
economia nazionale prego assecondare suaccennata richiesta provvedendo trasmissione
plichi che detto ufficio farà pervenire et inviando
podestà a far affiggere manifesti ed a dare
maggiore possibile pubblicità al concorso
valendosi se del caso anche della collaborazione dei parroci stop Attendo assicurazione,
pel Ministro Bianchi". Abbiamo rinvenuto una
delle risposte: "Mi è gradito assicurare la E.V.
che oggi stesso mi sono pervenuti i manifesti
concernenti la gara nazionale per la Vittoria
del Grano. Ho provveduto alla loro immediata
affissione nei luoghi più frequentati". È ciò che
scrive il Podestà di Civitella di Romagna al
Prefetto di Forlì. Si riferisce al Concorso Nazionale per la Vittoria del Grano, che vide impegnata anche l'Opera Nazionale per i Combattenti".
Un altro documento molto interessante è la relazione che l'Opera Nazionale per i Combattenti,
che porta la data del 21 agosto 1929 - Anno
VII E.F., invia al Prefetto: "Ho il pregio di comunicare alla E.V. che quest'Opera invierà in codesta provincia una dei suoi cineambulanti
per compiervi un giro di propaganda e d'istruzione agraria. Le pellicole che saranno proiettate
illustreranno oltre che soggetti di carattere
agrario propriamente detto, anche l'attività che
il Governo Nazionale, provvido ed instancabile,
svolge in ogni campo per assicurare al Paese,
con rinnovate energie, un più intenso fervore
di opere. Il cineambulante inizierà il giorno 28
corrente il giro di propaganda nei centri indicati
nell'accluso elenco-itinerario. Poiché il successo
della iniziativa, che ha riscosso l'alta parola di
plauso e di incitamento del Duce, è strettamente
connesso alla preziosa ed autorevole collabo-
I
razione di codesta On. Prefettura, mi permetto
rivolgere vivissima preghiera alla E.V. perché
voglia preventivamente interessare i Sigg. Podestà dei comuni di cui all'unito elenco itinerario
invitandoli a concorrere alla migliore riuscita
della iniziativa medesima con ogni mezzo a
loro disposizione". Il documento è firmato dal
Direttore Generale dott. Parolari.
Sempre per quanto riguarda il territorio di
Forlì, il giro di propaganda agraria cinematografica che va dal 28 agosto al 7 ottobre 1929
prevede una proiezione per ciascuna zona,
con cadenza giornaliera: Villafranca, Pievequinta,
S. Maria Nuova, Villagrappa, Teodorano, Cu-
sercoli, Collinello, Selbagnone, Predappio, Borghi, Gambettola, Mercato Saraceno, Longiano,
Roncofreddom Sarsina, Coriano, Misano, Mondaino, Monte Fiore Conca, Montescuro, Marciano, S. Giovanni in Marignano, Verucchio,
Rocca S. Casciano, Bagno di Romagna, Dovadola, Portico S. Benedetto, Premilcuore, S. Sofia
e Mortano, Tredozio.
Un'agenzia Stefani del 6 settembre 1929 riferisce che "Si è riunito oggi il comitato permanente del grano sotto la presidenza del Capo
del Governo. Erano presenti S.E. Martelli Ministro dell'Economia Nazionale, i Senatori De
Cillis Poggi Novelli e Marotti, i deputati Angelini
Cacciari e Razza, il professor Filenk il professor
Brizzi in professor Mariani il segretario professor Ferraguti. Il comitato ha approvato il
seguente ordine del giorno presentato dal
Senatore Poggi. Iol comitato mentre riafferma
che la moderna tecnica granaria (rotazione,
appropriate lavorazioni diligente e accurata,
sistemazione del terreno, coltivazione intensiva,
razze elette, semine [...] sarchiatura e rincalzatura) ha dato modo di raggiungere la più
alta produzione e maggiori ne affida, riconosce
dopo i risultati constatati in molte zone italiane
del Metodo Gibertini (grani precoci e nitritazione invernali) una delle applicazioni più razionali della tecnica stessa e le consiglia con
le dovute modalità dovunque si avverino le
condizioni ad essa adatte. In seguito il comitato,
ha ampiamente discussa la questione del
prezzo del grano e, in conclusione, ha approvato
il seguente ordine del giorno: (il comitato
prese in esame le condizioni attuali del mercato
del grano ha riconosciuto la necessità di concretare le proposte discusse e approvate in
seno al comitato affinché il nuovo raccolto il
prezzo di vendita del grano si mantenga in
limiti remunerativi) il comitato ha poi accolto
la proposta presentata da S.E. Martelli di dare
un contributo di lire duecentomila all'Istituto
Internazionale di Agricoltura, per la seconda
conferenza internazionale del grano che si
terrà nella primavera del 1931 a Roma. La
prima conferenza internazionale ebbe luogo
nel 1927 a Roma in seguito ad iniziativa di
Sua Eccellenza Mussolini. Il Comitato ha pure
deliberato di dare un contributo alla (luce)
che si è impegnata di intensificare la propaganda per la Battaglia del Grano per il progresso tecnico della agricoltura e la ruralizzazione ha inoltre deciso di aumentare il contributo dato al sindacato nazionale dei tecnici
agricoli portandolo da lire 25mila a lire 50mila
di erogare lire 25mila all'Istituto fascista di
Tecnica e Propaganda Agraria. E altrettanto
alla Federazione fra le Associazioni del Clero
che compiano opera molto proficua per la
propaganda agricola e granaria; S. E. Martelli
ha fatto al comitato un'ampia illustrazione delle
necessità di orientare sempre più la Battaglia
del Grano verso il binomio [...], fornendo la
precisa situazione statistica del patrimonio
zootecnico e della importazione e della esportazione dei prodotti che si ritraggono dagli allevamenti del bestiame". Il documento, come
è facile immaginare, è molto usurato e alcuni
termini risultano di difficile decifrazione. In
ogni caso il senso è molto chiaro.
NUMEROSE E SEVERE LE NORME DI SICUREZZA PER CONSENTIRE UN REGOLARE SVOLGIMENTO DELL'EVENTO
Il Duce riunisce il Comitato a Forlì
La Questura si occupa di organizzare al meglio la tutela delle personalità, prima di tutto di Mussolini
documenti abbondano di Stefani che
relazionano di volta in volta le numerose
riunioni sul tema, sono relazioni molto
tecniche delle quali abbiamo fornito un
esemplare, più che sufficiente per ora ai
fini del nostro lavoro. Piuttosto è utile
conoscere i contenuti di un altro documento, questa volta della Questura di
Forlì, che dice: "Domani 5 corrente [settembre 1929, Ndr], alle ore 17, presieduto
da S. E. il Capo del Governo si adunerà
nel salone della Provincia il Comitato
Centrale permanente per la battaglia del
grano. Interverranno anche S.E. Martelli
e S.E. Mosconi. Gli illustri ospiti accederanno dall'ingresso principale di via
Cesare Battisti. La notizia già diffusa in
città farà certamente affluire gran folla.
Occorre adottare severe misure perché
l'adunanza trovi all'esterno un ambiente
I
di perfetto ordine e sopratutto perché
siano con ogni impegno e rigore tutelate
la persona di S.E. il Capo del Governo
nonché quelle delle altre personalità. Ho
già disposto perché sia effettuato un rigoroso controllo alloggiate negli alberghi
e nelle camere ammobiliate eccetera.
Munendo gli agenti incaricati della rubrica
di tutte le persone comunque ricercate
per fatto politico. Ho pure richiesto alle
questure del Regno e all'Arma dei carabinieri della provincia che mi siano segnalati gli individui sospetti che dovessero
dirigersi verso questa volta. Siffatte
misure di indole generale devono essere
integrate da quelle contingenti, secondo
i criteri di massima che vale appena ricordare e cioè: con ola vigilanza sugli
itinerari che presumibilmente saranno
percorsi da S.E. il Capo del Governo,
con particolare attenzione agli stabili a
doppia uscita, agli sbocchi delle strade,
alle retrovie; con la ispezione accurata
di tutte le località ove possano nascondersi insidie; con la pronta risoluzione
di contrasti per evitare che questi assumano clamorose proporzioni; con la vigilanza accurata e continua sulla folla in
sosta al fine di togliere dalla circolazione
politicamente pregiudicate e qualunque
altra che desti comunque sospetto; con
la verifica di ogni involucro comprese le
macchine fotografiche". Il testo prosegue
per altre due lunghe pagine su questi
toni, con un particolareggiatissimo sistema di sicurezza che vede impegnate
le forze dell'ordine naturalmente a tutela
dell'ordine pubblico e delle personalità
che intervengono, su tutti Mussolini.
[email protected]
8
Venerdì 25 settembre 2015
DA ROMA E DAL LAzIO
LA MARATONA RIPRENDE QUESTA MATTINA ALLE ORE 10. LA DELIBERA DOVRÀ ESSERE APPROVATA ENTRO IL 27 SETTEMBRE
Ama: avanti tra petardi e proteste
“Marino dimettiti”, è il coro dei lavoratori che contestano l’esternalizzazione di alcuni servizi. La maggioranza perde altri pezzi
iprende questa mattina alle 10 la
maratona in Assemblea capitolina
per approvare (entro il 27 settembre) la delibera sull’affidamento
del servizio di gestione dei rifiuti
e igiene urbana ad Ama, partecipata al 100%
dal Comune di Roma. Un affidamento di 15
anni, con la possibilità - nell’eventualità che
l’esito del monitoraggio risultasse negativo di “esternalizzare a decorrere dal 31 luglio
2016, in via sperimentale, per la durata di
due anni il servizio di spazzamento, limitatamente ad alcune aree del territorio della città di
Roma, garantendo comunque la salvaguardia dei
livelli occupazionali”.
Sono questi i punti principali della delibera di affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti e di
igiene urbana ad Ama, fortemente contestati sia
dall’opposizione che dalle organizzazioni sindacali.
Ieri è stata infatti un’altra giornata di protesta, nel
corso della quale sono stati fatti esplodere anche
alcuni petardi, il cui scoppio è stato distintamente
avvertito anche in Aula Giulio Cesare. La piazza
del Campidoglio è stata “assediata” da centinaia
R
di lavoratori e operatori della municipalizzata, che
non ne vogliono sapere dell’ipotesi di esternalizzazione di alcuni servizi, in particolare lo spazzamento, connessi al nuovo contratto di servizio tra
Roma Capitale e Ama.
I dipendenti, dal canto loro, hanno chiesto a gran
voce una marcia indietro sulla delibera, altrimenti,
assicurano, uno sciopero generale. Cori contro il
sindaco di Roma, impegnato negli Stati Uniti.
“Marino vai in pensione” e “Marino dimettiti”,
hanno gridato i manifestanti. Nel 2014 il numero
dei dipendenti destinato ai servizi di pulizia è
calato drasticamente a 2100 unità, con l’avanzare della diffusione della raccolta differenziata.
“Oggi questo numero di è ulteriormente
ridotto, raggiungendo al 30 luglio del 2015
quota 1600 unità”, hanno spiegato i sindacati,
che non hanno dubbi: “Per investire nella
differenziata si è distratto personale dal resto
dei servizi, quasi 1800 lavoratori”. Oggi “più
di 2400 operai di zona si occupano di raccolta,
contro gli appena 600 di due anni fa”.
Un dato su tutti, per i sindacati, è indice della
situazione attuale nella Capitale: “Ogni singolo
operatore di Ama serve una superficie di intervento
quasi doppia rispetto a quella di mercato”. Intanto
la maggioranza continua a perdere pezzi. Sel ha
annunciato che voterà contro la delibera e peserà
anche il “no” di Riccardo Magi, consigliere radicale,
eletto nella lista Marino. Fedele al sindaco Marino,
al momento, il gruppo del Pd, nonostante i mal di
pancia di alcuni consiglieri. Secondo l’ex vicesindaco
Sveva Belviso (Altra destra) si rischia di violare le
norme comunitarie. L’Ugl ha invece invitato il prefetto Franco Gabrielli a convocare le parti: “Timori
per l’occupazione dopo il Giubileo”.
LA DECISIONE
“Parentopoli”, via tutti
uori tutti. Il consiglio di amministrazione
Ama, su proposta del presidente Daniele
Fortini, ha deliberato di procedere al licenziamento dei dipendenti assunti nel 2008 a chiamata diretta tuttora in organico (37 su 41),
insieme ai 23 autisti. La vicenda, è nota, arriva
alla luce di un’approfondita lettura delle motivazioni relative alla sentenza penale di condanna
di primo grado del Tribunale di Roma dell’ex
amministratore delegato e di alcuni ex dirigenti
dell’azienda per la cosiddetta “Parentopoli”. “Le
motivazioni addotte nella sentenza, ritenute all’unanimità dall’attuale Cda Ama rigorose e inappuntabili, hanno infatti appurato - si legge in
una nota - che le assunzioni in questione sono
da considerarsi illegittime, facendo conseguire
un ingiusto vantaggio patrimoniale ai soggetti
assunti”. E’ stato inoltre confermato al direttore
generale il mandato per l’esercizio delle azioni
civili nei confronti dei soggetti condannati.
F
L’IMPIANTO VA REALIZZATO PER L’ARTICOLO 35 DEL DECRETO SBLOCCA ITALIA DEL GOVERNO RENZI
Malagrotta: è scontro sul gassificatore
Ma l’assessore Civita dà la colpa alla giunta Storace, e il consigliere de La Destra
replica: “Parla del passato per non rispondere sulla marchetta proAcea”
polemica tra Michele Civita e Francesco Storace. Intervenendo ieri in
audizione alla commissione Ambiente sul gassificatore di Malagrotta,
che secondo l’articolo 35 dello Sblocca
Italia del governo Renzi va realizzato in
quanto già autorizzato, l’assessore re-
È
gionale ai Rifiuti ha spiegato che c’è una
verifica per una sua riduzione a 90mila
tonnellate l’anno, sottolineando che “noi
non apriamo il gassificatore perché questo
impianto ha un’autorizzazione in essere
rilasciata dall’allora governo Storace”. Ribadendo: “Di 180mila tonnellate sicura-
mente non c’è bisogno. Era il massimo
che potevamo far nelle condizioni date”.
Non si è fatta attendere la replica dell’ex
governatore del Lazio, attuale capogruppo
de La Destra alla Pisana.
“Civita ha bisogno di sparare balle sul
passato per non rispondere - ha spiegato
il vicepresidente del Consiglio regionale
del Lazio - sulla enorme marchetta proAcea
che sta preparando con Lazio ambiente(società della Regione Lazio, ndr). Non a
caso tace sulle interrogazioni in materia.
Ha un buon Avvocato”.
Anche Pietro Di Paolo si è schierato al
fianco di Storace, affermando: “L’assessore
Civita mistifica la storia accollando alla
giunta Storace scelte e responsabilità ascrivibili invece a giunte di centrosinistra”, ha
spiegato il consigliere regionale del centrodestra, che ha bocciato poi la presenza
dell'assessore in commissione Ambiente:
“Un’audizione deludente quella di Civita in
cui non è stato in grado di spiegare attraverso elementi e particolari convincenti
come, e se davvero, l’amministrazione
Zingaretti intenda revocare l’autorizzazione
per la costruzione dell'impianto di termovalorizzazione di Albano”.
Infine, sulla falsariga di quanto detto
dal collega Storace, Di Paolo ha continuato ad attaccare l’assessore: “Soprattutto non ha fugato i rumors relativi
alla svendita, senza passare attraverso
una gara, di Lazio ambiente e dei suoi
asset ad Acea”.
TRASPORTI KO
E’ ALLARMANTE IL RAPPORTO DI “MAMMA MAFIA”
Mobilità,
altri disagi
Azzardo, Roma è la “capitale”
on c’è pace per i
pendolari
della
Roma-Lido. Come se
non bastassero i disservizi
e le corse soppresse, ieri
i viaggiatori hanno dovuto
fare i conti con altri disagi,
causati dal furto di cavi
di rame e conseguente
isolamento della sottostazione elettrica di Acilia.
La ciliegina sulla torta è
stata la rottura di un treno
alla stazione Ostia centro.
Si sono registrati così forti
rallentamenti sulla tratta.
Nulla di nuovo. “Si tratta
del 24esimo furto di rame
su questa linea”, ha spiegato l’assessore alla Mobilità Stefano Esposito,
che ha annunciato addirittura la possibilità di un
rimborso agli utenti. Una
prospettiva difficilmente
immaginabile anche alla
luce delle condizioni finanziarie dell’azienda. La
situazione non migliorerà.
Lo ha confermato pure il
delegato ai Trasporti: “E’
un’infrastruttura vecchia
e ingestibile. Per ristrutturarla servono 150 milioni di euro e finché non
li troveremo questo è il
quadro”.
n’altra piaga sociale
per la Città eterna:
Roma “capitale” del
gioco d’azzardo. E’ quanto
emerge dall’allarmante
rapporto di “Mamma mafia” realizzato dalle associazioni “Terrelibere” e
“daSud”, presentato questa
mattina presso l’Istituto
Ambrosoli di Roma alla
presenza dell’assessore a
Roma Produttiva, Marta
Leonori.
Roma si conferma così capitale del gioco con 718
sale slot censite dagli Open
data del Comune a giugno
2013, per un totale di oltre
50mila tra videopoker e
slot-machine, comprese le
900 postazioni di gioco della sala di Re di Roma, una
delle più grandi d’Europa.
La capitale, purtroppo, affascina i clan che “hanno
anche sviluppato - si legge
nella relazione 2013 della
Direzione nazionale antimafia (Dna) - adeguate professionalità specializzando,
per così dire, alcuni affiliati” e stretto alleanze con
imprenditori che hanno fiutato le potenzialità del business.
N
U
IL 1 OTTOBRE
VERTICE AL MISE
Alitalia: in 240
a rischio, sit-in
a Montecitorio
on c’è pace per i 240 lavoratori di Alitalia Maintenance Systems, che oggi
manifesteranno la loro impotenza
e rabbia in piazza di Montecitorio,
a partire dalle ore 10. Ieri a Fiumicino si è svolto anche un sit
in nell’aera tecnica dell’aeroporto
Leonardo Da Vinci.
Sono oramai scadute le ore concesse dal giudice fallimentare
prima della dichiarazione d’insolvenza.
“Questa proroga ultimativa ha
il sapore della sconfitta per il sistema industriale del trasporto
aereo, che sta bruciando una
delle ultime eccellenze italiane
nel comparto altamente specializzato della manutenzione tecnica
aeronautica”, fa notare l’Usb.
Intanto il Ministro dello Sviluppo
economico ha convocato per
giovedì 1 ottobre le parti interessate e il presidente della società Atitech, Gianni Lettieri.
“Occorre fare tutto il possibile
affinché - è l’auspicio dell’Ugl
Trasporti - siano garantite tre
condizioni: il legame fra Ams e
Alitalia; la continuità e il mantenimento delle attività; l’individuazione di un soggetto industriale che abbia la volontà di
rilanciare l’azienda”.
N
Rilevante poi il dato che
riguarda la spesa pro-capite per il gioco nella Capitale, passata dai 500 euro
del 2004 ai 1.200 euro nel
2011. Ben 700 euro in appena sette anni.
Per avere un’idea della dimensione del fenomeno,
rileva il rapporto, “è sufficiente considerare che a
Roma vi sono più di mille
circoli e ogni macchina di
video-poker incassa circa
2-3mila euro al giorno”.
Numeri impressionanti che
fanno riempire i portafogli
dei gestori delle sale.
Per contrastare questo fenomeno, “c’è una delibera
a firma del consigliere
Claudio Nanni, ora al vaglio
delle commissioni, che prevede delle limitazioni geografiche sul posizionamento delle slot-machine e vi-
deopoker” che secondo
quanto è previsto nel testo
“devono trovarsi ad una
certa distanza dalle scuole”, ha spiegato l’assessore.
Inoltre, è l’obbligo per i
gestori di affiggere all’interno del locale messaggi
ed insegne che dissuadano
dal gioco. Vietata anche
ogni tipo di pubblicità
dell’attività all’esterno del
locale. Basterà?
9
Venerdì 25 settembre 2015
ECONOMIA
DOPO IL CASO WOLKSWAGEN, LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE DI ALLARGARE I CONTROLLI
Emissioni truccate, nel mirino anche Bmw
La posizione di Elkann (Fiat): “E’ un fatto specifico di una società”
i infittisce il caso delle emissioni truccate sulle auto del gruppo Volfswagen.
Il sistema utilizzato per ingannare i
test interessa anche i veicoli commercializzati nel Vecchio continente. A riferirlo è stato Alexander Dobrindt, ministro
dei Trasporti tedesco, a poche ore dalle dimissioni dell’ad del gruppo Martin Winterkorn
sostituito probabilmente da Matthias Mueller,
numero uno di Porsche ed ex Audi e Lamborghini. Lo scandalo, come è noto, è scoppiato
negli Stati Uniti ma le indagini si estendono a
macchia di leopardo.
Mentre l’ad di Volkswagen Italia Carlo Nordio
ha scritto che “la nostra casa madre sta lavorando a pieno ritmo per comprendere se le
anomalie riscontrate all’estero - rispondendo
in una lettera al ministro dell’Ambiente, Gian
Luca Galletti - possano riguardare tecnologie
utilizzate anche su autoveicoli in vendita o circolanti sul territorio nazionale”, il pm Raffaele
Guariniello della procura di Torino ha aperto
un’inchiesta sul caso.
Così le verifiche disposte dal magistrato saranno
estese anche alle vetture di altre case automobilistiche. Nel fascicolo, al momento senza indagati, si ipotizzano la frode in commercio e
altri reati. Se ne occuperanno i carabinieri del
Nas a svolgere gli accertamenti.
In Germania, come nel resto del mondo, non
S
si parla d’altro. E le prime indiscrezioni sono
arrivate dalla stampa tedesca, in particolare
da Auto Bild, secondo cui “anche Bmw potrebbe essere coinvolta nello scandalo delle
emissioni che colpisce Volkswagen”.
Il giornale tedesco punta l’indice sulla Bmw
X3 xDrive con motore diesel 20d, il quale
supererebbe di oltre l’11% i limiti imposti
dalle norme europee.
Almeno stando, riporta Auto Bild, alle rilevazioni
del Consiglio Internazionale sui Trasporti
(ICCT), la stessa organizzazione che ha effettuato le rilevazioni di Volkswagen negli States.
E l’Ue adotta la linea dura: “Il nostro messaggio
è chiaro: tolleranza zero contro le frodi e rispetto
rigoroso delle norme comunitarie. Abbiamo
bisogno di informative complete e test solidi
sulle emissioni inquinanti in atto”. E’ il monito
del commissario europeo per il mercato Interno
e l’Industria.
La Commissione europea ha chiesto dunque
alle “autorità nazionali di verificare le implicazione sulle auto vendute in Europa e assicurare
che gli standard sulle emissioni di Co2 siano
scrupolosamente rispettati”.
Il presidente di Fiat Chrysler Automobiles,
John Elkann, ha ribadito la posizione dell’Associazione dei costruttori europea di automobili:
“Ciò che è accaduto a Volskswagen non è
legato ai problemi dell’industria automobilistica,
ma un fatto specifico che riguarda la società in
questione”.
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria,
ha invece liquidato con una battuta lo scandalo:
“Quando si prendono scorciatoie si rischia di
andare fuori strada”. Si è detto comunque
“preoccupato per l’impatto che potrebbe avere
la vicenda su aziende italiane”.
CATANIA: INAUGURATO L’IMPIANTO DI STORAGE, IN GRADO DI ACCUMULARE L’ENERGIA PRODOTTA DAI PANNELLI FOTOVOLTAICI
Enel, svolta sulle rinnovabili
In fase avanzata di realizzazione, in Basilicata, anche il primo parco eolico nella Penisola
nel Green Power ha inaugurato
ieri a Catania il primo impianto
italiano di storage integrato con
le fonti rinnovabili. Il sistema di accumulo di taglia 1MW/2MWh è stato
collegato all'impianto fotovoltaico da
10 MWp di EGP, Catania 1.
Lo storage, che è parte integrante di
Catania1, permette di aumentare la
flessibilità di gestione e l’uniformità
dei flussi energetici, riducendo l’intermittenza che caratterizza spesso alcune rinnovabili non programmabili,
e fornendo al contempo servizi ancillari
alla rete elettrica.
L’impianto di accumulo di Catania utilizza la tecnologia Durathon “sodiummetal halide” sviluppata da General
Electric, con cui EGP ha siglato un accordo di partenariato tecnologico che
prevede attività sperimentali per au-
E
mentare l’integrazione degli impianti
di generazione alimentati da rinnovabili
non programmabili.
“Siamo entusiasti di aver conseguito
anche questo primato – ha dichiarato
Francesco Venturini, Amministratore
Delegato di Enel Green Power. "Per la
nostra Società, l’integrazione attiva
delle rinnovabili è un tema fondamentale
ai fini dello sviluppo del settore. I
sistemi di accumulo tecnologicamente
avanzati come questo consentiranno
di limitare l'intermittenza e gestire in
maniera ottimale la non programmabilità
di alcune fonti, contribuendo a garantire
la stabilità e la gestione della rete”.
L’impianto di storage di Catania, in
fase di sperimentazione da maggio
2015, ha permesso di testare per la
prima volta sul campo l’utilizzo della
batteria per ridurre gli sbilanciamenti
tra previsione e reale produzione.
Oltre all'impianto di Catania, è in fase
avanzata di realizzazione Potenza Pietragalla, un parco eolico da 18 MW
equipaggiato con batterie Samsung
agli ioni di Litio, da 2MW/2MWh. Si
tratta del primo impianto eolico in
Italia integrato con un sistema storage
e connesso alla rete di alta tensione.
L’obiettivo di EGP è quello di trasferire
il know-how acquisito in Italia anche
ad altri suoi impianti all’estero, declinandone le applicazioni secondo i contesti e le possibilità di business specifiche. Sono allo studio possibili introduzioni di sistemi storage sia in Europa
(Romania, Spagna) che in America
Latina (Cile, Messico, Perù) e Nord
America, nonché in altre aree del
mondo in cui EGP è già presente o ha
in corso attività di business development (Sud Africa, Kenya).
A Catania Enel Green Power è presente
con 3SUN, la più grande fabbrica italiana di moduli fotovoltaici e con un
centro di ricerca dove si testano le
soluzioni più avanzate nel settore del
solare.
PERSI CENTINAIA DI MILIONI DI EURO GRAZIE ALLE SANZIONI UE CONTRO MOSCA, VOLUTE ANCHE DAL PREMIER RENZI
Export in Russia: l’Italia piange
e esportazioni italiane in Russia sono scese ad agosto del
16,1% su base annua e a luglio del 34,7%. Tradotto in euro,
gli imprenditori italiani avrebbero
potuto incassare - se Renzi non
avesse accettato le sanzione Ue
contro Mosca - rispettivamente
109 e 396 mln. Non è andata meglio
a giugno, quando il calo era risultato del 25,4%.
Una scelta, quella del governo,
che sin qui non ha pagato né in
termini di politiche a favore del
made in Italy (l’Ue ha diffidato Palazzo Chigi per il mancato divieto
L
della legge 138 del ’74, che tutela
la qualità dei prodotti. In ultimo,
la Commissione europea ha spalancato le porte all’olio tunisino)
né economicamente.
E’ quanto emerge dai dati provvisori forniti dall’Istat sul commercio extra Ue ad agosto, mese
che si caratterizza nell’anno per
i più bassi volumi di interscambio. Entrambi i flussi commerciali con i Paesi presentano una
diminuzione congiunturale, più
marcata per le esportazioni (8,1%) che per le importazioni
(-3,2%).
Facendo un breve calcolo, tra gennaio e agosto il calo in Russia è
stato del 28,6% rispetto allo stesso
periodo del 2014, sottolinea l’istituto di statistica.
A luglio e agosto le esportazioni
verso Mosca valevano rispettivamente 744 e 570 milioni di euro,
contro i 1.140 e i 679 milioni registrati negli stessi mesi un anno
prima. L’Italia continua a pagare
un prezzo altissimo per le sanzioni
(estese fino al 31 gennaio 2016)
che la comunità internazionale ha
inflitto al Cremino per il ruolo
svolto nella crisi Ucraina.
10
Venerdì 25 settembre 2015
DALL’ITALIA
INTERVISTA A GIANFILIPPO MIGNOGNA, SINDACO DI BICCARI, NEL FOGGIANO
“Non vogliamo essere gli esattori del governo”
Il primo cittadino e la sua protesta contro i tagli agli enti locali: “Sciopereremo chiudendo gli uffici del Comune”
li enti locali, soprattutto i piccoli comuni,
si trovano a dover gestire scenari che, a
causa della politica di tagli imposta dal
governo Renzi, si fanno ogni giorno più
difficili. Ne parliamo con Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari (Foggia), che ha annunciato oggi una singolare forma di protesta per
sollevare la questione di fronte all’opinione pubblica
e non solo.
G
Signor sindaco, qual è la condizione economica
e finanziaria del suo Comune e quanto ha inciso
su di essa la politica del governo di tagli agli
enti locali?
La situazione di Biccari è serissima. Dai circa 800
mila euro che avevamo a disposizione per gestire
quanto di nostra competenza siamo passati alla
cifra irrisoria di 15 mila euro. E’ vero che una parte
dei tagli possono essere compensati con le entrate
derivati dalla tassazione locale, ma questo sicuramente non risolve il problema. Oltretutto con
questo sistema noi sindaci siamo costretti a imporre
nuove tasse, il che si traduce paradossalmente nel
fatto che i cittadini pagano di più ma ci sono comunque meno risorse a disposizione e quindi
meno servizi. E poi noi non vogliamo essere gli
esattori del governo.
Cosa avete intenzione di fare, come amministratori, per protestare contro questa difficile situazione?
Sicuramente manifesteremo il nostro dissenso in
ogni modo possibile. Ed alcuni sindaci lo hanno
già fatto, come per esempio Luigi Lucchi, primo
cittadino di Berceto, che
si è presentato in mutande
a chiedere l’elemosina per
il suo comune davanti al
duomo di Parma. Il suo
è stato un gesto sicuramente molto plateale, ma
ci hanno costretto a comportarci così. Quello che
sta succedendo per quanto riguarda gli enti locali
è l’imposizione di un pensiero unico, che ha lo
scopo di zittire tutto e
tutti. Ma noi non abbiamo
intenzione di tacere e
sono in molti, sia nella
mia regione che nel resto d’Italia, i comuni che
stanno manifestando la loro adesione a quella che
è sicuramente una protesta più che sacrosanta.
Per quanto riguarda Biccari quali iniziative prenderete?
Ovviamente protesteremo anche qui. Come ho annunciato in queste ore, venerdì 2 ottobre gli uffici
comunali resteranno chiusi Metteremo in atto una
specie di sciopero civico insomma: io e i miei assessori sosteremo davanti alla sede del Municipio
e parleremo con i cittadini per spiegare le condizioni
sempre più drammatiche nelle quali, quanto al bilancio, siamo costretti a lavorare.
Avete avuto qualche risposta dalle istituzioni e
dai cittadini?
Per quanto riguarda la cittadinanza, sono stati
molti quelli che ci hanno espresso la loro solidarietà
e il loro appoggio. La mia amministrazione dura
da sette anni (sono al secondo mandato), quindi la
gente di qui ci ha già valutato e apprezza come lavoriamo. Dalle istituzioni invece, nessuna risposta.
Tranne quella della Prefettura di Foggia, che ci ha
avvisato che in caso di chiusura degli uffici rischiamo
di andare incontro ad una denuncia, perché si
configurerebbe il reato di interruzione di pubblico
servizio. Una situazione che però, a ben vedere, di
fatto c’è già, perché con i fondi che abbiamo a disposizione non possiamo per esempio riparare le
strade o provvedere con efficienza all’illuminazione.
Se verremo denunciati, andremo in tribunale. Ma
valuteremo anche l’ipotesi di chiamare in causa,
come corresponsabili, coloro che ci hanno messo
in questa condizione.
Secondo lei c’è qualcosa che, istituzionalmente,
si potrebbe fare per risolvere il problema del
suo comune e di tutti gli enti locali che si trovano
nella stessa situazione?
Sicuramente si. Ci sono almeno due strade che lo
Stato potrebbe percorrere già da subito: la prima è
l’eliminazione del patto di stabilità per quanto
riguarda i piccoli comuni. Pensi che nel bilancio di
Biccari ci sono 180 mila euro di avanzo bloccati,
che non possiamo utilizzare a causa di un vincolo
che lo stesso Renzi una volta definiva “patto di
stupidità”. Evidentemente però l’ha dimenticato.
La seconda cosa che potrebbe essere fatta è il
ripristino dei trasferimenti statali: oggi i comuni
sono costretti a contribuire al fondo di solidarietà
con una parte delle loro finanze, per poi ricevere in
cambio una quota proporzionale del fondo stesso.
Sulla base di questo schema a Biccari la differenza
tra uscite ed entrate è pari, come dicevo all’inizio,
a 15 mila euro. Ed è evidente che con tale somma
si può fare poco o nulla, né nell’immediato, né
quanto alla programmazione: i bilanci dei comuni
in questo modo non hanno alcuna affidabilità,
anche se i conti sono in ordine.
Cristina Di Giorgi
TARANTO
Arsenale d’amianto: risarcita
la famiglia di un operaio morto
Il giudice del lavoro ha condannato il ministero della Difesa:
dovrà versare 400 mila euro agli eredi di un lavoratore deceduto
I
l giudice del lavoro di Taranto
ha disposto un risarcimento
di 400 mila euro agli eredi di
un operaio dell’Arsenale della Marina militare, dipendente civile
della Difesa, che per aver lavorato
a contatto con l’amianto si ammalò
di mesotelioma pleurico, tumore
che in seguito lo avrebbe portato
alla morte. L’uomo, deceduto all’età
di 57 anni, era stato impiegato pri-
ma come coibentatore sulle navi
militari e poi come magazziniere:
in questo secondo ruolo, il suo
compito era distribuire manufatti
d’amianto alle Officine dello stabilimento militare tarantino.
La notizia è stata resa nota da Luca
Carleo, presidente dell’associazione Contamianto onlus (che ha sostenuto le richieste di tutela sanitaria e previdenziale del lavoratore
quando era invita e le istanze legali
della famiglia successivamente al
decesso), secondo cui con l’odierno pronunciamento la magistratura
ha “accertato la responsabilità” di
quanto accaduto. “Trent’anni dopo
le disgraziate inalazioni di fibre
cancerogene – ha detto ancora
Carleo ripercorrendo la vicenda
– c’è stata la terribile scoperta di
avere un tumore provocato dall’amianto, che in pochi mesi lo
avrebbe portato alla morte”.
Ed oggi, a distanza di due anni
dall’inizio del processo, è stata
emessa una sentenza che riconosce “alla famiglia, per quella morte,
il danno biologico iure ereditario
e il danno morale. Un verdetto che
non riporterà in vita il lavoratore
– conclude Carleo – ma che accerta
la responsabilità del ministero della Difesa in relazione alla malattia
professionale causa di decesso
per mesotelioma”.
CdG
PALERMO: OPERAZIONE ANTI MAFIA DI FINANZIERI E CARABINIERI
Sequestrato il tesoretto del clan di Borgo Vecchio
Le forze dell’ordine hanno confiscato beni mobili e immobili per un valore di oltre 850 mila euro
axi operazione antimafia
congiunta di carabinieri e
guardia di finanza di Palermo, che hanno sequestrato beni
per un valore di oltre 850 mila
euro. Il nucleo investigativo dell’Arma e il Gico delle fiamme
gialle del capoluogo siciliano hanno eseguito nelle scorse ore un
provvedimento emesso dai magistrati della Sezione Misure di
prevenzione del locale Tribunale
su richiesta della Procura della
Repubblica.
Il sequestro, finalizzato alla suc-
M
cessiva confisca, riguarda una serie di proprietà intestate a Maurizio Pecoraro, 51 anni. “Il provvedimento – si legge in una nota
congiunta di carabinieri e finanza
– evidenzia la figura di Pecoraro
quale custode della cassa della
famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
La complessa attività investigativa,
svolta attraverso minuziosi accertamenti patrimoniali sui beni sospettati di essere nella effettiva
disponibilità del predetto, ha consentito di individuare un ingente
patrimonio illecitamente accumu-
lato in diversi anni di malaffare”.
Un patrimonio composto da attività
commerciali, immobili e conti correnti, che gli investigatori hanno
passato al setaccio e “alla luce
della evidente sproporzione tra
il loro valore e i redditi dichiarati
è scattato il provvedimento”. Che
ha interessato in particolare una
ditta individuale di somministrazione di alimenti e bevande con
relativo complesso di beni aziendali, tre appartamenti ed un magazzino, quattro veicoli e dodici
rapporti bancari.
CdG
11
Venerdì 25 settembre 2015
DALL’ITALIA
DOPO IL RICORSO DI PROCURA E PARTI CIVILI, ANCHE L'EX COMANDANTE - PER RAGIONI OPPOSTE - CONTESTA IL PRIMO GRADO
La difesa di Schettino: “Chiediamo l’assoluzione”
Il processo in secondo grado sarà celebrato davanti alla Corte d'Appello di Firenze
avvocato Saverio Senese, legale di Francesco Schettino, ha depositato presso il palazzo di Giustizia di Napoli i motivi di appello contro la
sentenza di primo grado: 280 pagine
di memorie all'ufficio per le impugnazioni fuori sede. Secondo lui l'ex
comandante della Costa Concordia
"va assolto". Schettino era stato condannato a 16 anni di reclusione dal
Tribunale di Grosseto lo scorso febbraio. "Nonostante il grande impegno
profuso dai primi giudici, che hanno
svolto un lavoro eccellente - ha detto
l'avvocato all'Adnkronos - sono por
tato a pensare
che
essi siano incorsi
in gravi errori e in valutazioni molto
discutibili. Sono convinto che la sentenza sia sbagliata e che quindi
possa trovare ampia riforma. Pertanto
chiedo l'assoluzione". Secondo il legale i giudici non avrebbero valutato
"in maniera adeguata le prove obiettive e testimoniali a favore dell'imputato". Parla di "una serie di errori"
che "i primi giudici" avrebbero commesso e sostiene che "la sentenza
va riformata con l'assoluzione". E
aggiunge: "Riteniamo che Schettino
sia stato condannato ingiustamente,
non c'è alcun dubbio. Chiediamo
l'assoluzione piena. Crediamo di
avere degli argomenti per dimostrare
che la sentenza di condanna è sbagliata". E ancora: "In una sentenza
che mi permetto di considerare sbagliata, valuto la pena inflitta a Schet-
L’
tino come profondamente esagerata,
e chiedo che il comandante sia assolto. Bisogna smettere di considerare Schettino in base a un pregiudizio negativo che si è affermato
contro di lui facendolo diventare capro espiatorio di inefficienze ed errori ascrivibili ad altri".
Dall'altra parte, la Procura di Grosseto
non è ugualmente soddisfatta della
sentenza di primo grado, per ragioni
evidentemente opposte: la condanna
a 16 anni di reclusione non è congrua
per la Procura, così Maria Navarro,
Stefano Pizza e Alessandro Leopizzi,
titolari dell'inchiesta, avevano chiesto
una condanna a 26 anni: "Alla responsabilità titanica di Schettino,
deve corrispondere una pena esemplare", dicono. Per questo hanno
presentato ricorso. Tra l'altro, dei sedici anni della sua condanna - cinque
per disastro colposo, dieci per omicidi plurimi colposi e uno per abbandono di persone minori o incapaci - Schettino non ha scontato
neppure un giorno: secondo i giudici
non c'era pericolo di fuga e questo
era sufficiente a lasciarlo in libertà.
Lo scorso 21 settembre la Procura
della Repubblica di Grosseto ha
così presentato ricorso in appello:
32 persone morte nel naufragio e
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
193 feriti sono troppi per una pena
di sedici anni.
A ricorrere in tal senso anche alcune
parti civili, tra cui il Codacons e il
pool legale "Giustizia per la Concordia" che evidenziano come le responsabilità della Compagnia siano,
secondo loro, maggiori quanto a
soccorso ai naufraghi e organizzazione della nave.
Il processo in secondo grado sarà
celebrato davanti alla Corte d'Appello di Firenze e si attende di conoscere la data della prima udienza.
I giudici di primo grado avevano
fornito le motivazioni della sentenza
precisando che "Nel momento in
cui l’imputato lasciava definitivamente
la Concordia», la situazione era tale
al punto da "rendere impossibile, o
comunque difficile", per i passeggeri
rimasti a bordo, di "trovare la salvezza". L'opinione pubblica è divisa:
c'è chi difende a spada tratta l'ex
comandante, che ha al suo seguito
una scia di "fans" che qualche mese
fa facevano la fila per farsi autografare
il suo libro. C'è, dall'altra parte, chi
si indigna sia per la pena - che
valuta non congrua -, sia per la celebrazione che è stata fatta del comandante improvvisatosi scrittore
che invece di stare in galera firma
autografi su un libro che racconta
una tragedia scritto da colui che
quella tragedia, a loro modo di vedere, l'ha provocata o comunque
non l'ha impedita.
Emma Moriconi
12
Venerdì 25 settembre 2015
SPORT
MENTALITÀ VINCENTE E CONCRETEZZA, IL TECNICO DI JESI HA PLASMATO L’INTER A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA
Il capolavoro di Roberto Mancini,
l’uomo della rinascita nerazzurra
Ruolo di manager all’inglese e carta bianca, i segreti di un inizio di stagione che si annuncia trionfale
di Federico Colosimo
ioca male e ha pure tanta fortuna,
dicono. Ha avuto un calendario semplice, non riesce a segnare e a produrre un calcio scintillante, sostengono. Vive sulle iniziative dei singoli,
aggiungono. Tant’è, dopo cinque giornate di
campionato l’Inter è in vetta alla classifica, a
punteggio pieno. Non sottometterà gli avversari,
ma gli annienta. Forse non incanta, ma non
subisce. Copre il campo solo come le grandi
squadre sanno fare e ha un allenatore che ha
trasmesso loro la sua mentalità vincente.
Aveva ragione Moratti quando, lo scorso anno,
disse che Mancini era l’uomo giusto per la rinascita dei nerazzurri. Complimenti a Thohir
che ha avuto pazienza e ha lasciato al tecnico
di Jesi il tempo per lavorare e mettere in atto
le sue idee. Lo ha difeso, quando quest’estate
dopo un precampionato deludente tutti gli
davano addosso. Puntando su un cavallo di
razza. Dandogli carta bianca e accontentandolo
sul mercato.
Fondamentale, per i risultati stupefacenti di
questo inizio di stagione, la figura del Mancio.
Un vero e proprio manager all’inglese, che ha
condotto le trattative praticamente in prima
persona telefonando ai calciatori per convincerli
a venire all’Inter. Lo ha fatto con Kondogbia,
poi con Jovetic, Perisic, Felipe Melo e Telles.
Giocatori scelti personalmente dall’ex numero
dieci, che ha fornito ai dirigenti gli identikit
precisi degli uomini da ingaggiare. Facendo
G
nomi e cognomi inequivocabili, con gli uomini
di mercato che non hanno dovuto fare altro
che eseguire le direttive. Grazie al via libera
del tycoon indonesiano, a cui vanno riconosciuti
i grandi sforzi economici per risollevare una
squadra che sembrava allo sbando.
L’impresa che a Manchester, sponda City, gli
aveva permesso di ottenere successi signifi-
cativi, a Mancini sta riuscendo anche all’Inter.
Con i colleghi di Juve (Allegri), Roma (Garcia)
e Milan (Mihajlovic) che non possono fare
altro che invidiare il ruolo assunto dal trainer
dei nerazzurri. Perché se lui ha chiesto e ottenuto, il tecnico dei bianconeri s’è dovuto adeguare alla politica di rinnovamento messa in
atto da Agnelli e Marotta. Che hanno deciso
di puntare sul futuro, rinunciando a fuoriclasse
del calibro di Pirlo, Vidal e Tevez. Puntando su
giocatori di qualità, non ancora così affermati.
E forse poco affamati.
Discorso forse un po’ diverso per il francese
alla guida dei giallorossi. Al quale è stato ingaggiato Dzeko, sogno di mercato di molti
top club. E ancora: il pupillo Digne e la stella
Salah. Potendo quindi disporre di una squadra
eccellente, ma di uno staff composto da tutti
tranne che da suoi fedelissimi, messi alla porta
dopo una stagione piena di infortuni e priva
di risultati soddisfacenti.
Mentre Sinisa ha dovuto fare di necessità virtù.
Voleva Soriano, ma costava troppo. E s’è dovuto
“accontentare” di Romagnoli che ha praticamente prosciugato il budget dei rossoneri.
Dopo l’investimento Bacca, il colpo Luiz Adriano,
il sebo ha chiesto e ottenuto Balotelli, una
scommessa per il momento vincente. Ma al
Milan serviva altro. Due terzini, un centrale e
un play a centrocampo. Occorreva una rifondazione stile Inter per tornare al vertice del
calcio italiano. Tant’è, per il momento è andata
così. E i risultati parlano chiaro. L’Inter del
Mancio guida la classifica e le altre guardano
dal basso. Con i rossoneri dietro sei punti, la
Roma a meno sette e la Juve costretta a recuperare dieci lunghezze dopo appena cinque
giornate.
Manca ancora tanto, troppo. E non è tempo di
tirare le somme. Ma i risultati per ora danno
ragione ai nerazzurri. E a Mancini: l’uomo
della rinascita.
CONSIDERATE E CHIAMATE NEI PEGGIORI DEI MODI, ADESSO LE NOSTRE CALCIATRICI MINACCIANO LO SCIOPERO
Calcio femminile nel pallone
Interviene l’Aic: “Il campionato non partirà se prima non verranno risolti i soliti problemi”
Professioniste viste come delle dilettanti, fuoriclasse che lottano contro l’anonimato
er il calcio femminile nessun
futuro rosa… Perché evidentemente “figlio di un Dio minore”.
E così l’inizio del campionato di Serie
A, previsto per il 17 ottobre, rischia di
non partire. nL’Associazione italiana
calciatori ha preso posizione sui soliti
problemi del settore e adesso minaccia
la linea dura. O cambia qualcosa in
fretta, oppure non si scende in campo.
Si va verso lo sciopero, una soluzione
forzata anche per fare aprire gli occhi
a chi continua a fare finta di non vedere.
Ragazze nel pallone, dunque. Con l’Italia
che non sembra essere un paese per
donne. Che giocano a football.
Pochissima attenzione da parte dei media che dedicano alla disciplina minuscoli
trafiletti con i risultati (a volte pure
sbagliati) sui quotidiani sportivi. A
niente sono serviti i mondiali del 2015,
che hanno riscosso successo in tutto
l’Universo. Non nel nostro Paese. Per
colpa pure di quei vertici sportivi che
reputano le nostre calciatrici come delle
“handicappate”. Oppure, per non farci
mancare niente, delle “lesbiche che
chiedono sempre soldi”. Dal presidente
della Federazione Tavecchio a quello
dell’ex dominus della Lega Nazionale
Dilettanti Belloli, poi sfiduciato all’una-
P
nimità dal Consiglio. Questo, l’orrendo
copyright che ha levato la già poca dignità a uno sport snobbato, che dista
anni di ritardo sugli uomini. Prigioniero
dei suoi stereotipi e strangolato dalle
sue contraddizioni (le ragazze ricadono
sotto l’egida della LND, quindi non
hanno lo status di professioniste), il
soccer rosa in Italia continua a essere
surclassato dalle schiacciate delle pallavoliste, dagli smash delle tenniste,
affogato dalle bracciate delle nuotatrici,
infilzato dalle schermitrici e trafitto
dalle reti delle pallanuotiste.
Solo un cambio di mentalità, un’inversione
decisa di rotta, potrebbe fare uscire
queste ragazze dal Medioevo in cui si
dibattono. Sarebbe stato fantastico se la
vetrina del mondiale avesse innescato
un circolo virtuoso. Tant’è, s’è trattato
solo dell’ennesima occasione persa. Per
una disciplina che non ha nulla a che
fare con il doping, le scommesse sportive
e le polemiche. Ma si distingue per gli
assist al bacio e le reti segnate. Un’orchestra troppo lenta per chi adora le
malefatte e il “tintinnio di manette”.
Siamo arrivati a un punto di non ritorno.
Con le protagoniste che non intendono
iniziare la stagione se prima non verranno risolte le problematiche legate
al vincolo sportivo, agli accordi economici pluriennali e al fondo di garanzia.
Lo chiamano sport minore. E hanno
ragione. Il calcio femminile è nel pallone.
Cresce in tutto il mondo, ma non da
noi. Con le nostre fuoriclasse che
lottano contro l’anonimato e i pregiudizi,
nel silenzio generale. Trattante come
delle dilettanti. Loro che sognano di
essere riconosciute finalmente come
delle professioniste.
F.Col.