Il Papa: “Abolire la pena di morte”
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Il Papa: “Abolire la pena di morte”
Anno IV - Numero 226 - Venerdì 25 settembre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Cronache Sport 'Via Almirante' ancora scomoda 'Niente soldi', Comune chiuso Calcio femminile pronto allo sciopero A pag 2 A pag 10 Colosimo a pag 12 INDICARE UNA TRACCIA PER IL FUTURO DI UNA COALIZIONE IN GRADO DI COMBATTERE CONTRO TASSE, IMMIGRAZIONE ED EUROPA ANTINAZIONALE di Francesco Storace erlusconi una domanda prima o poi se la dovrà porre. Anche banale, se si vuole, ma deve guardarsi allo specchio e rispondere. Come può convincere gli italiani che si deve ricandidare - se supererà gli ostacoli giudiziari - se i primi a non crederci sono frotte di parlamentari che lui ha portato alla Camera e al Senato e che lo mollano senza pensarci troppo su? Ecco, Forza Italia sta franando in una misura imprevedibile fino a poco tempo fa e quanti ironizzavano sul destino dei piccoli partiti adesso dovrebbero avere qualche preoccupazione in più. Fra tutti, mi ha colpito, meravigliato, sorpreso l’addio di Francesco Amoruso, che in gioventù fu militante del Msi e poi di Alleanza nazionale ed ora finisce tra le braccia di Verdini. Fai politica per idee e valori, strilli tutta la vita contro la sinistra, lo fai fino a qualche settimana fa dal palco pugliese della festa dei giovani azzurri in provincia di Bari e nel pieno della mezza età te ne vai ad applaudire Matteo Renzi fregandotene dell’epiteto di traditore. È il trionfo del trasformismo, e’ la negazione di idee che si giurava fossero la stella polare della propria vita. Il Cavaliere sara’ domani ad Atreju, il meeting promosso da Giorgia B Mi piacerebbe ascoltare da Berlusconi una frase semplice semplice. “Anche se si votasse nel 2018, noi dobbiamo prepararci da subito all’alternativa a Renzi e vorrei che chi vuole essere protagonista di questa battaglia partecipasse ad elezioni primarie da convocare entro marzo col regolamento da varare entro la fine dell’anno”. Anticipandone i tempi se invece si dovesse precipitare al voto nella prossima primavera. Soggetti carismatici nel centrodestra sono facilmente individuabili. Uno e’ Matteo Salvini, l’altra - una sorpresa nei sondaggi - si chiama Giorgia Meloni. A me piacerebbe vederli assieme, in ticket fresco ed entusiasta a capo del fronte per la sovranità. Altrimenti sia il popolo a scegliere, ma guai ad indugiare ancora alla ricerca di improbabili campioni della società civile che all’orizzonte non si vedono proprio. Trascurare l’occasione di ricompattare un’area che può avere i numeri per competere con Matteo Renzi sa troppo di delitto. E neppure Berlusconi se lo può permettere. Oggi non ci sono i predellini a muovere gente e apparati, perché le delusioni sono state troppe. Ci vogliono coraggio e passione. Li abbiamo in carne e ossa. Indugiare ancora sarebbe terribile. Il nostro popolo ha bisogno disperato di punti di riferimento. BADOGLIATE Berlusconi tradito dai suoi parlamentari mostri la strada delle primarie. Il popolo ha bisogno di riferimenti Salvini e Meloni hanno il carisma per competere contro Renzi Meloni, e risponderà alle domande che gli saranno rivolte. In una situazione come questa, anche lui ha però il dovere di indicare una traccia per il futuro che prescinda dalle proprie, legittime ma difficilmente soddisfabili, ambizioni. Il centrodestra non può finire così, badoglianamente. Il nostro popolo ha diritto ad una guida per contrastare la sinistra tassaiola, il Pd dei clandestini a caro prezzo, il governo della moneta unica come dogma intoccabile. Continuando così, si resta al palo. PRIMO STORICO DISCORSO DI UN PONTEFICE DAVANTI AL CONGRESSO AMERICANO IL GOVERNO NON FA NIENTE Il Papa:“Abolire la pena di morte” ADOZIONI, FERMI ALTRI 150 BAMBINI Traboni a pag 4 IN 700 UCCISI DALLA CALCA CARNEFICINA A LA MECCA Di Giorgi a pag 5 ai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te. Queste parole, quelle della ‘regole evangelica’, hanno scosso il Congresso americano che per la prima volta, nella storica sede della capitale Washington, ha accolto ed ascoltato un pontefice. “Trattiamo gli altri con la medesima passione e compassione con cui vorremmo essere trattati. Cerchiamo per gli altri le stesse possibilità che cerchiamo per noi stessi. Aiutiamo gli altri a crescere, come vorremmo essere aiutati noi stessi. In una parola, se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo vita, diamo vita; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità”. E’ andato giù pesante il pontefice argentino (“Anch’io mi sento figlio di questo grande continente” ha detto ha proposito delle sue origini) calcando più volte il F timbro della voce del suo discorso sui concetti di responsabilità e protezione della vita umana “da difendere in ogni fase del suo sviluppo”. In maniera così perentoria – visto che anche e soprattutto queste parole hanno fatto subito il giro dei media americani Papa Francesco ha poi sollecitato il pieno impegno per abolire la pena di morte, come peraltro chiesto anche dai vescovi Usa, toccando quindi le corde di un argomento che sta molto a cuore agli statunitensi. In realtà, interpellato qualche ora dopo l’intervento del pontefice, il portavoce di Obama ha detto che il presidente è rimasto ‘colpito’ dalle parole del Papa, ma ha anche aggiunto che, al momento, non sono previsti cambiamenti. Però i rapporti tra il numero uno vaticano e quello americano sono così cordiali che non è neppure da escludere che Obama, magari nel saluto finale a Bergoglio prima che questi riparta ala volta di Roma, possa tornare sulle sue indicazioni. Al Congresso americano Francesco ha parlato anche di ‘politica’, affermando che “se la politica dev’essere veramente al servizio della persona umana, ne consegue che non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza. Politica è, invece, espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comunità che sacrifichi gli interessi particolari per poter condividere, nella giustizia e nella pace, i suoi benefici, i suoi interessi, la sua vita sociale”. 2 Venerdì 25 settembre 2015 ATTUALITA’ FISSATA AL 13 OTTOBRE, SU PRESSING DI GRASSO, LA DATA PER IL VOTO FINALE – SCAMBIO DI INSULTI TRA PD E GRILLINI Riforme, è una corsa contro il tempo i terrà il 13 ottobre il voto finale sul ddl riforme. Lo ha deciso la riunione dei capigruppo del Senato, dopo che il presidente Grasso aveva proposto di fissare la votazione entro il 15 ottobre. L'aula in precedenza aveva bocciato la richiesta delle opposizioni di non passare all'esame del ddl e tornare invece in commissione. Sel ha intanto ritirato 62mila emendamenti, lasciando solo quelli di merito (circa 1.200). La Lega ha fatto altrettanto per le sue proposte di modifica agli articoli 1 e 2. Ma sono volati gli insulti al Senato al termine della conferenza dei capigruppo, con scambi di accuse tra gruppi di maggioranza ed opposizione. Dopo l'intervento del capogruppo Pd Luigi Zanda, infatti, che ha accusato i 5 stelle di strumentalizzare il tema delle unioni civili, Alberto Airola, ha replicato: "L'altra sera abbiamo fatto un comunicato insieme al Gruppo Misto perché non partecipavamo alla buffonata che state portando avanti con Ncd in Commissione, e questi pagliacci di Ncd non sono venuti a votare. Ieri, per l'ennesima volta, avete chiuso la seduta in fretta e furia per andare a vedere la Juventus e questo è indecente! Siete vergognosi! Noi non accettiamo più questo genere di insulti alle opposizioni, che si stanno comportando in maniera collaborativa. Noi stiamo cercando di collaborare, ma il signor Zanda evidentemente è il vero Presidente del Senato, dal momento che io stesso l''ho visto decidere e dettare ATTACCO NEANCHE TANTO VELATO A RENZI E C. S Prodi: “Sui profughi abbiamo fatto la figura di chi non conta nulla” ltro che la (assai) presunta ritrovata intesa con Matteo Renzi: l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ieri sera, intervistato per la pima puntata nella nuova serie di Piazza pulita su la 7, ha preso di mira questo governo sul tema del momento, quello dell’immigrazione. Partendo dal dato che in Italia il fronte del no all'immigrazione cresca a causa della "paura degli estranei", ma anche dell'isolamento subìto in Europa: "(Oggettivamente siamo stati lasciati soli. Finché il problema era italiano non se n'è curato nessuno. Abbiamo fatto la figura del paese che non conta nulla", ha detto senza mezzi termini il professore bolognese, che ha poi confermato i propri timori sulla salute dell'Europa, che aveva già dichiarato 'terribile': "Come faccio a dire diversamente? – ha detto Prodi - C'è stato un momento in cui la A le regole. Lei è vergognoso! Voi dovete andare a zappare la terra". Gli stessi grillini, sempre nella giornata di ieri, hanno formalizzato la presentazione di un esposto sulla presunta compravendita di senatori che sarebbe stata attuata in questi ultimi giorni dalla maggioranza riconducibile al Pd. E a proposito del Pd, l’ex segretario Pier Luigi Bersani su Facebook ha commentato così l'intesa sulle riforme: "Sulla vicenda del Senato c'è chi fa circolare retroscena totalmente inventati. Volevamo un Senato elettivo e non costruito a tavolino. Il Senato sarà elettivo e già con alcune funzioni di garanzia rafforzate. C'è ancora del lavoro da fare, ma fin qui questi sono i fatti, nudi e crudi. Chi parla di un cedimento di chi dissentiva ribalta semplicemente la realtà. Chi parla di trattative laterali per questo o quel posto, semplicemente diffama". Certo, aggiunge, "non si lavora per bloccare le riforme. Chi ha sperato o spera in questo si sbaglia. Si lavora con determinazione e senza cedimenti perché, in ogni campo, le riforme corrispondano ai valori di un partito ulivista e di centrosinistra". Secondo il ministro Maria Elena Boschi, che ieri è intervenuta ad inizio di seduta, il ddl sulle riforme costituzionali "non è il frutto di un tentativo estemporaneo ne è di un'approssimazione, ma è frutto di 70 anni di dibattito sulla revisione della Carta costituzionale per il superamento del bicameralismo perfetto”. Merkel ha mandato un messaggio nuovo, poi si è un po’ ritirata perché i profughi erano troppi. Ora c'è questo scoppio di follie delle barriere fra paesi europei. Noi concepiamo un'unione fra i paesi e poi costruiamo i muri fra i paesi stessi. E' una crisi profonda, non una crisi su un problemino, è una crisi sul fatto di lasciar libera la circolazione delle persone, sui fatti fondamentali dell'Unione europea". L’XI MUNICIPIO DI ROMA RESPINGE LA MOZIONE MA IL PD SI SPACCA (2 ASTENUTI E 1 FAVOREVOLE) Ancora un no a ‘Via Almirante’ Valerio Garipoli, capogruppo FdI: “Si sono arrampicati sugli specchi per non votarla” A ncora niente da fare per una strada di Roma intitolata a Giorgio Almirante, fondatore e leader missino: la relativa mozione è stata respinta ieri dal Municipio Roma XI, con 9 voti contrari (tutti del partito democratico) 4 astensioni (2 tra lo stesso Pd e 2 del Movimento cinque stelle) e 4 favorevoli (il consigliere di Fratelli d’Italia, i due di Forza Italia e 1 del partito democratico). La mozione era stata presen- tata da Valerio Garipoli, di Fratelli d’Italia, a pochi giorni dalla chiusura dell'Anno Almirantiano, avvenuta giovedì scorso alla Camera dei Deputati con l'omaggio ed il saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma l’auspicio di Garipoli ("Ci auguriamo che tutti i consiglieri di maggioranza ed opposizione sappiano apprezzare il gesto d'apertura dell'atto, accogliendo tale richiesta ed opportunità”) è andato deluso. E deluso è ovviamente lo stesso capogruppo di Fratelli d’Italia per il mancato accoglimento della richiesta, anche se lo stesso Garipoli raccoglie un motivo di soddisfazione in quanto avvenuto ieri all’XI Municipio, come racconta al Giornale d’Italia: “Il partito democratico su questa vicenda comunque si è spaccato, con due astensioni e addirittura il voto favorevole di un loro consigliere, già nel Pdl. Diciamo che sono stati meno compatti di quello che sono solitamente. Cosa hanno detto per ‘giustificare’ il voto contrario? In realtà nel dibattito non sono neppure intervenuti, mentre in sede di dichiarazione di foto si sono arrampicati sugli specchi, facendo riferimento alla solita storia della firma al manifesto delle leggi razziali e a presunti fatti di una vecchia indagine che avrebbe riguardato Giorgio Almirante dopo alcuni scontri in anni lontanissimi, con non so quale diffida che avrebbe rice- vuto a suo tempo dalla Prefettura. Senza invece sforzarsi di riconoscere la levatura morale e la grande opera di costruzione della destra italiana fatta a Almirante. E dire che neppure due mesi fa in Consiglio avevamo votato all’unanimità una mozione pressoché identica, presentata per onorare la figura di Aldo Moro. Ci tenevo a chiudere in maniera degna l’Anno Almirantiano, con l’intitolazione di una strada, o comunque dando il benestare IERI È INIZIATO L’ITER NELLE COMMISSIONI Omicidio stradale: entro fine ottobre l’approvazione elle Commissioni congiunte Trasporti e Giustizia della Camera è iniziato ieri l’esame della legge sull''omicidio stradale “ormai prossima al via libera definitivo: con l''impegno di tutti, confidiamo che il testo ricevuto dal Senato possa essere approvato entro fine ottobre". Così hanno detto Michele Meta e Donatella Ferranti, presidenti delle Commissioni Trasporti e Giustizia nel commentare la riapertura dell’iter di un provvedimento già prospettato da La Destra nel 2011. "Il provvedimento – hanno aggiunto i due presidenti- interviene sia sul Codice penale che su quello della strada, pre- N vedendo l''introduzione di un nuovo reato e l'applicazione di alcune pene accessorie, come il divieto di conseguire una nuova patente di guida per un certo numero di anni dalla revoca. Il testo va perciò esaminato in maniera congiunta dalle nostre Commissioni, unite dal desiderio di varare il prima possibile un provvedimento atteso da molti cittadini e associazioni: senza negare il tempo necessario alla discussione e all''approfondimento, dunque, consideriamo l'approvazione della legge tra le priorità dei nostri calendari e ci impegniamo a licenziarla nel giro di poche settimane". al Comune di Roma, che ha la diretta competenza per la toponomastica, per intitolare ad Almirante una strada o una piazzetta del nostro territorio. Magari con gli altri colleghi del centrodestra ci riproveremo quanto prima”, conclude Garipoli. Ig. Tr. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 25 settembre 2015 ATTUALITA’ IN VISTA DEL CONVEGNO DI ROMA DEL 3 OTTOBRE, PARLA L’ECONOMISTA NINO GALLONI “Un Piano B tecnico per uscire dall’euro” “In una prima fase di doppia circolazione si potrebbe affiancare una moneta fiduciaria” LA FINANZA INDAGA SU 27MILA NOMINATIVI di Cristina Di Giorgi ino Galloni, economista tra i più quotati non solo a livello italiano, già direttore generale del Ministero del Lavoro e docente universitario, sarà tra i relatori del convegno del 3 ottobre a Roma sull’euro e un ‘Piano B per l’Italia’, organizzato da Scenari Economici. Il Giornale d’Italia lo ha avvicinato per alcune anticipazioni di quello che sarà il nocciolo dell’incontro romano. “Vorrei chiarire un equivoco – argomenta subito Galloni – e cioè che deve esistere un ‘Piano B’ tecnico, dalla stampa delle monete ai bancomat, e quindi bisogna essere attrezzati con i mezzi di pagamento. E’ una cosa che aveva previsto, ad esempio, l’ex ministro greco Varoufakis. Altro concetto di ‘Piano B’ è la fuoriuscita non traumatica dall’euro, e questa fase si può realizzare attraverso le cosiddette monete fiduciarie. Questa categoria non rientra nei vari trattati economici internazionali che abbiamo fin qui siglato e in cui ci siamo impegnati a non battere euro, ma senza prendere impegni su altri aspetti”. Ecco dunque che Galloni, per entrare ancor più concretamente nella dinamica del ragionamento, si rifà ad un esempio: “Mi rifaccio ancora alla Grecia e a quello che avveniva lì qualche anno fa: le amministrazioni locali che non avevano più euro battevano altra moneta e con questa pagavano i disoccupati che riparavano le strade; poi chiediamo ai genitori dei bambini di un nuovo asilo di pagare la retta in questa nuova valuta. E così i Comuni ottenevano lo scopo di pagare i disoccupati, vedersi riparate le strade e N Tesoro italiano a San Marino: 22 miliardi non dichiarati portare comunque avanti il servizio degli asili. E la Grecia, in effetti, stava uscendo dall’euro, anche se poi le cose non sono andate più chiaramente avanti in questa direzione”. A questo punto chiediamo al professor Galloni di spostare l’attenzione dalla Grecia all’Italia, sempre però mantenendo come prospettiva quella di un’uscita dalla moneta unica. “Credo sia necessario prestare il massimo dell’attenzione: al momento non sappiamo se c’è un Piano B tecnico, perché c’è troppa gente impreparata ai vertici delle nostre istituzioni. E in tal senso, per discutere attorno a soluzioni praticabili, si muove il convegno del prossimo 3 ottobre a Roma. L’uscita dall’euro converrebbe all’Italia solo se ciò significasse il ritorno ad una vera, autentica sovranità monetaria, almeno com’era prima del 1981. In caso contrario, ci ritroveremmo esposti maggiormente, e in maniera forse irreversibile, al rischio speculativo. Esiste quindi, ed è questo il secondo punto del mio ragionamento, la possibilità dell’uscita che potremmo definire “soft”: in una prima fase di doppia circolazione monetaria si potrebbe affiancare all’euro una moneta fiduciaria, per abituarsi quindi all’uscita dalla moneta unica europea attraverso un percorso di passaggi graduali e concreti in quella direzione. L’emissione di una moneta senza riserva di valore servirebbe solo ad agevolare gli scambi e la produzione interna; con gli introiti derivanti dalle esportazioni si pagherebbero invece le importazioni necessarie. Ma c’è un terzo e ultimo punto - conclude il professor Galloni che pure ritengo fondamentale: in questa fase, bisogna evitare ogni confusione di sorta, perché i potentati internazionali sono perfettamente consapevoli delle potenzialità di quanti spingono per uscire dall’euro, mentre la loro intenzione è quella di tenere ancora ancorati i popoli a monete che non diano respiro”. irca 27 mila nominativi sotto la lente di Guardia di Finanza e Procura di Forlì per un complessivi 22 miliardi non dichiarati, trasferiti dall'Italia alle banche della Repubblica di San Marino. Un elenco di evasori, tutti italiani, che supera di tre volte le dimensioni della ormai nota "lista Falciani". L'inchiesta di Paolo Biondani, dal titolo "Colpo grosso a San Marino contro i furbetti del fisco", viene pubblicata nel numero in edicola da oggi dell’Espresso. Le anticipazioni spiegano che gli inquirenti, con un nuovo metodo d''indagine, sono riusciti a schedare tutti gli italiani che, tra il 2006 e il 2014, hanno avuto rapporti bancari di qualsiasi tipo C con le casseforti sammarinesi. Il risultato dell'indagine è stato un registro informatico con i dati di circa 27 mila soggetti che in questi anni di crisi hanno esportato sul monte Titano più di 22 miliardi di euro. Ora le indagini proseguono per accertare anche altri reati, come la bancarotta fraudolenta o il riciclaggio di denaro mafioso. Intanto c’è da aggiungere che, nell'ultima sessione parlamentare conclusasi l’altro ieri, è stato sospeso all'ultimo momento il dibattito previsto sul prestito che il Titano si appresta a chiedere a Bankitalia proprio per sostenere la liquidità delle proprie banche, in vista della fuoriuscita dei capitali italiani. FONDI TAGLIATI DRASTICAMENTE E 120 ISTITUZIONI CON DIECIMILA ALUNNI NON CE LA FANNO A SOPRAVVIVERE La Regione Sicilia chiude le scuole paritarie L’arcivescovo Pennisi: “Come fossimo in un altro Stato” - I buoni per le famiglie fermi al 2008 ESPLODE IL CASO NELLA TERRA DI RENZI E la Toscana è alle prese con ben ottomila supplenze roblemi a non finire nella scuola, con l’ennesimo caso che esplode proprio nella Toscana del premier Renzi: "Dovevano essere fatte 6.775 stabilizzazioni in Toscana, tra posti comuni e di sostegno. Ma almeno metà di questi andranno a supplenza annuale, per effetto dell''applicazione dei criteri delle graduatorie nazionali", è la denuncia che arriva dalla Cgil regionale. E sui posti di sostegno la situazione è ancora più grave: "Mancano oltre 2.000 insegnanti specializzati. E i posti del potenziamento per le scuole andranno all'80% a supplenza annuale ed arriveranno solo a dicembre. In tutto, ci sarà il doppio di supplenze, oltre 8.000, rispetto agli anni pas- P sati". Dramma anche per il personale Ata (-84% rispetto all’anno scorso) e tutto questo mentre la popolazione studentesca in Toscana è cresciuta di quasi 4.000 unità (287 classi in più) e di 321 alunni disabili “La supplentite non è sconfitta ma anzi si allarga – dichiarano i rappresentanti della Flc - e le scuole sono nel caos per chiamare i supplenti. Ci sono tanti posti da occupare ma le graduatorie non sono a posto. Chiediamo al Governo di aprire il confronto sui temi del precariato; rinnovare il Contratto nazionale; far slittare di fatto di un anno l'applicazione della riforma della Buona Scuola”. E il 24 ottobre la scuola toscana si fermerà per una manifestazione. ono ben 120 le scuole convenzionate paritarie che in Sicilia rischiano di chiudere i battenti, con immaginabili ripercussioni occupazionali ma anche sul tessuto educativo e sociale del territorio, a causa dei drastici tagli al finanziamenti decisi dall’Ente Regionale presieduto da Rosario Crocetta. Una manovra ‘a forbice’ che va avanti da tempo, ma che con l’ultima finanziaria 205 ha toccato livelli molto alti. Si tratta di scuole dell’infanzia e primarie, gestite soprattutto – ma non solo – da congregazioni religiose La secca denuncia arriva dal Coordinamento regionale associazioni, familiari e gestori delle scuole paritarie cattoliche o d’ispirazione cristiana. Insieme a Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e delegato della Conferenza episcopale siciliana per l’educazione cattolica e la scuola, il Coordimamento ha chiesto una convocazione per la riunione della prossima commissione Bilancio del Parlamento regionale, già fissata per l’8 ottobre. In Sicilia, come detto, la situazione è già drammatica: basti pensare che le scuole paritarie fino a ieri ricevevano appena 7 mila euro per classe (la media nazionale è di 19mila), mentre con i nuovi tagli il plafond scenderebbe a soli 2mila euro. In pratica, nel bilancio regionale triennale approvato di recente, il capitolo relativo alle scuole paritarie si è ridotto da 4 a 1 milione di euro, in pratica con una riduzione del 75%. E per i prossimi due anni scolastici, il fondo dovrebbe S addirittura azzerarsi. Difficoltà crescenti per gli istituti, quindi, ma anche per le famiglie, con i buoni scuola destinati a quelle che iscrivono i ragazzi alle primarie fermi addirittura al 2008/2009. E così ogni anno in Sicilia chiudono in media dieci scuole, ma di questo passo molte altre non potrebbero sopravvivere. “E viene meno – ha riferito Nicola Iemmola, a nome del Coordinamento, al quotidiano Avvenire - una possibilità formativa per almeno 10mila alunni siciliani”. Monsignor Pennisi è altrettanto preoccupato: “Guardando al resto d’Italia, la situazione siciliana sembra ancor più assurda, come fossimo in un altro Stato”. Dalla Regione si cerca di buttare acqua sul fuoco: “Abbiamo delle risorse in più, l’unico vincolo è il patto di stabilità. In sede di assestamento di bilancio aggiungeremo le somme mancanti per ripristinare i capitoli riguardanti i finanziamenti alle paritarie come lo scorso anno”, promette l’assessore Lo Bello. Ma il vicepresidente della Commissione Bilancio, Vinciullo, è di parere opposto: “I capitoli sono stati decurtati e risorse aggiuntive non ce ne sono. Potremo provare ad aggiungere qualcosa in sede di assestamento di bilancio, ma non ci sono garanzie”. Ig. Tr. 4 Venerdì 25 settembre 2015 ATTUALITA’ LA BIELORUSSIA CHIEDE SOLO UNA ‘LETTERA DI GARANZIA’ ALL’ITALIA. CHE PERÒ ANCORA NESSUNO FIRMA La burocrazia stoppa oltre 150 adozioni Le famiglie, in attesa da mesi dei bambini, si sono rivolte a Mattarella perché sblocchi l’assurdo inghippo di Igor Traboni S ono oltre 150 le famiglie italiane in attesa di adottare 172 bambini della Bielorussia. Hano tutte le carte in regola, ma non possono ancora accogliere quei piccoli, non ci riescono. Per un inghippo burocratico, perché “le istituzioni”, quando si tratta di un tema così particolare come quello delle adozioni, spesso si voltano dall’altra parte e tardano molto, moltissimo, a trovare soluzioni. Se e quando ne trovano… Ora esplode quest’altro caso dei piccoli bielorussi, che vivono in orfanotrofi e che sono nati e cresciuti nelle zone interessate dal famoso disastro nucleare di Chernobyl. Molti di loro in Italia ci sono già stati, per alcuni dei soggiorni estivi organizzati da nord a sud; hanno conosciuto quei genitori che vorrebbero adottarli, che hanno iniziato e completato la relativa pratica, spesso lunga, tortuosa e costosa. Quei 172 bambini ora vorrebbero andare nella ‘nuova casa’ per sempre, ma ancora non possono. Perché il nostro Governo - in questo come in altri casi sulle adozioni internazionali che ora prenderemo a seguire con regolarità – non muove dito. Adesso queste famiglie hanno scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sollecitando un intervento: "Signor Presidente – si legge nell’accorata missiva - non riteniamo giusto che i minori bielorussi e le famiglie italiane che vogliono adottarli, continuino a soffrire ancora per lungo tempo, solo per la latitanza del Governo italiano e le rivolgiamo un caloroso appello affinché si concluda la procedura istituzionale, che renderebbe immediatamente esecutivo l'elenco e permetterebbe così alle famiglie italiane di portare a termine l''iter adottivo di minori della Repubblica di Bielorussia". Nella lettera viene sintetizzata la vicenda: “Il 29 maggio 2015 la CAI (Commissione Adozioni Internazionali, ndr) attraverso l'Ambasciata bielorussa in Italia ha trasmesso un elenco riguardante OGGI ASSEMBLEA AL MINISTERO ‘No’ alla cancellazione del Corpo Forestale S alviamo la Forestale per il Paese. Per impedire il passaggio del Corpo Forestale dello Stato in quello dei Carabinieri, per dire sì alla riorganizzazione, ma no alla militarizzazione del corpo, Fp Cgil Fns Cisl e Uil Pa promuovono per oggi venerdì 25 settembre un'assemblea unitaria nazionale a Roma presso la sala Cavour del Ministero delle politiche agricole di via XX Settembre 20, dalle ore 10 alle ore 13. Al centro dell'assemblea la misura contenuta nella riforma di riassetto delle Forze dell'ordine e, nello specifico, l'assorbimento del Corpo forestale (verosimilmente) in quello dei Carabinieri. Un passaggio, denunciano i sindacati, che determinerebbe "la militarizzazione di un corpo nato col pieno riconoscimento per i suoi dipendenti di diritti civili e prerogative sindacali propri di una forza di Polizia ad ordinamento civile", così come forte è il timore per "lo svilimento delle funzioni di un Corpo che rappresenta un insostituibile presidio di legalità, il corpo forestale deve poter espletare i propri compiti di polizia ambientale e agroalimentare in un corpo di polizia civile e non militare". I sindacati sollecitano piuttosto "una vera riorganizzazione della Forestale, contro il tentativo di destrutturare il corpo, mentre la strada presa dal governo va in altra direzione: l'Europa chiede ai paesi membri di istituire un corpo analogo alla nostra Forestale, noi pensiamo di abolirlo". 172 minori residenti in orfanatrofi, case famiglia e famiglie affidatarie. Signor Presidente, certi della Sua sensibilità e della Sua autorevolezza, la preghiamo di far sentire la Sua autorità, presso la CAI, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e presso le Presidenze di Camera e Senato competenti in materia di adozione, affinché costituiscano immediatamente una delegazione istituzionale permanente che si rechi ora e ogni anno in Bielorussia, a firmare il protocollo d'intesa e sottoscrivere l'elenco delle coppie che possono adottare i minori abbandonati, già da loro accolti, nel pieno rispetto degli accordi previsti dalla Convenzione de l'Aja del 29 maggio 1993". E per questo, scrivono ancora i genitori adottivi, serve “predisporre la lettera di garanzia per l'impegno a garantire le relazioni post adozioni, al fine di superare l'immobilismo che si è creato intorno alle adozioni e che costringe tanti minori, che hanno una famiglia pronta ad adottarli, a marcire all'interno degli orfanotrofi". Ma di questa lettera di garanzia non c’è traccia alcuna. E dire che la Bielorussia dal 2007 autorizza le adozioni internazionali solo all’Italia, come gesto di amicizia per l’accoglienza data ai minori fin dai tempi del disastro di Chernobyl; in ‘cambio’ chiede solo questa lettera di garanzia: un impegno formale ma al tempo stesso burocratico. Che però si è perso nei meandri della burocrazia – questa sì terribile – del nostro Paese. RIDOTTI MOLTI DEI TEMPI NECESSARI La Romania velocizza le procedure adottive l governo di Bucarest nei giorni scorsi ha approvato un progetto di legge che rende più rapide e flessibili le procedure adottive, sia nazionali che internazionali. In particolare per queste ultime la novità più rilevante riguarda la riduzione del periodo di tempo che può trascorrere dall’apertura della verifica dello status giuridico del minore alla dichiarazione di adottabilità: dai due anni previsti finora i tempi si dimezzano a uno. Per l’entrata in vigore di queste modifiche bisognerà aspettare solo l’inizio del nuovo anno. Ma c’è altro che aiuta a velocizzare le pratiche in Romania: sono stati infatti tagliati i termini per il ricorso in istanza giudiziaria che vanno da 30 a 10 giorni, mentre la prima seduta giudiziaria dovrà essere fissata entro 15 giorni dalla data di registrazione della richiesta, come riporta nel dettaglio il sito dell’Aibi, Amici dei bambini. Ridotto poi da 60 a 30 giorni il termine entro il quale il genitore che abbia dato il consenso all’adozione di suo figlio, affermando di non voler prendersi cura di lui, può ritirare tale dichiarazione. Dopo la riapertura delle adozioni internazionali in Romania, le coppie residenti in Italia sono tornate ad sempre più numerose. Bisogna ricordare altresì che la legge sulle adozioni internazionali in Romania prevede che possano adottare bambini rumeni solo coppie composte da entrambi i coniugi rumeni oppure coppie miste, in cui almeno uno dei due coniugi sia rumeno. Rita Di Rosa I Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. 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Tra i vari momenti dell’haji (il pellegrinaggio che ogni musulmano che ne ha le possibilità deve effettuare almeno una volta nella vita nei luoghi sacri della sua religione) c’è la cosiddetta “lapidazione del diavolo” in cui i fedeli, con addosso la tradizionale veste bianca (Ihram), lanciano simbolicamente pietre contro tre Steli che rappresentano il demonio. Come fece Maometto oltre 1400 anni fa. “Il rituale – si legge nelle agenzie – ricorda la lapidazione del diavolo da parte di Abramo, nei tre punti dove si dice che Satana apparve per cercare di dissuadere il patriarca dal sacrificare suo figlio su ordine di Dio. Le pietre vengono raccolte nella notte, dopo la salita al monte Arafat e le preghiere e meditazioni a Muzdalifa”. E’ questo il momento più pericoloso dell’haji, come confermato anche dalla tra- H gedia di quest’anno. Il luogo in cui si compie questa parte della celebrazione è nei pressi del santuario di Mina (in Arabia Saudita), situato a circa 10 chilometri dalla città santa dell’Islam. Ed è pro- E’ salito a venticinque il numero delle vittime dell’attacco contro la moschea Balili di Sanaa, nello Yemen. Almeno una trentina i feriti, alcuni in gravi condizioni. Lo a riferito il network televisivo panarabo AL Jazeera, che quanto ai dettagli ha precisato che l’esplosione, provocata da un doppio attentato suicida, è avvenuta durante le preghiere del mattino, nel primo giorno dell’importante ricorrenza islamica di Eid al Adha, la Festa del Sacrificio. La moschea presa di mira, situata nei pressi di un’accademia di polizia, è frequentata da sciiti sostenitori dei ribelli houthi, che controllano la capitale yemenita. Burkina Faso: reinsediato il presiente Michel Kafando Una settimana fa la guardia presidenziale del Burkina Faso (ex colonia francese e oggi uno dei dieci paesi meno industrializzati del mondo) guidata dal generale Gilbert Deidéré, aveva dato vita ad un colpo di stato militare per riportare al potere l’ex presidente Blaise Compaoré, destituito lo scorso anno da una serie di rivolte popolari dovute al fatto che aveva provato a farsi rieleggere dopo 27 anni di governo ininterrotto. “L’azione dei golpisti – si legge su L’Internazionale – sembrava aver segnato la rivincita del vecchio regime quando il presidente e il primo ministro dalla calca “impazzita”: oltre 700 i morti e più di 800 i feriti. E il bilancio sembra purtroppo non essere ancora definitivo. La maggior parte delle vittime – riferisce la tv panaraba Al Arabiya citando fonti della AMERICA LATINA DAL MONDO Yemen: attentato moschea, sale il numero delle vittime prio qui che, poco dopo le 7 di mattina (mentre i fedeli si spostavano dai campi dove avevano trascorso la notte per raggiungere il sito in cui si svolge il rito) centinaia di persone sono state travolte e schiacciate locale protezione civile – è morta soffocata. E quanto alle cause della ressa, l’emittente ipotizza sia stata provocata da “una fuga improvvisa”. Più di 200 ambulanze e quattromila uomini dei soccorsi sono impegnati nel prestare aiuto ai feriti. Secondo il ministro della Salute Khaled al-Faleh la tragedia si è verificata perché i pellegrini tendono ad ignorare le istruzioni fornite dai responsabili dell’organizzazione: “Molte persone – ha dichiarato - si mettono in movimento senza rispettare gli orari fissati da chi gestisce i riti". Sono 100 mila gli agenti di polizia mobilitati in occasione del pellegrinaggio. Lungo il percorso dei fedeli, il personale militare, assistito dai volontari, si occupa anche della distribuzione di acqua e cibo. Durante le concitate fasi della cerimonia, episodi di questo genere sono purtroppo accaduti più volte: tra i precedenti più gravi c’è quello del 2006, in cui le vittime furono 364. In totale gli incidenti analoghi a quello di ieri, per lo più causati dalla ressa, negli ultimi 25 anni hanno provocato circa 2800 vittime. E soltanto pochi giorni fa (l’11 settembre) un’altra tragedia aveva colpito La Mecca: oltre cento persone avevano infatti perso la vita (e più del doppio erano rimaste ferite) a causa del crollo di una gru, caduta sulla Grande Moschea della città a causa di una violenta tempesta. del governo di transizione, incaricati di condurre il paese ad elezioni libere (previste per il prossimo 11 ottobre), erano stati arrestati”. Oggi, dopo l’accordo tra l’esercito regolare e i golpisti per evitare scontri nella capitale Ouagadougou, il presidente Michel Kafando si è reinsediato, riprendendo il cammino del Paese verso una democrazia ancora incerta ma apparentemente possibile. Cina: Gao Zhisheng denuncia le torture subite L’avvocato cristiano e attivista per i diritti umani Gao Zhinsheng, più volte arrestato dal regime cinese in quanto dissidente, nella prima intervista pubblica dopo cinque di silenzio ha denunciato di aver subito torture con scariche elettriche e di essere stato tenuto per tre anni in totale isolamento. Parlando all’Associated Press, Gao – riferiscono le agenzie – ha detto di aver sofferto soprattutto per le “torture psicologiche”, da lui stesso definite “inimmaginabili”. La sua odissea è cominciata nel 2005, quando inviò una lettera aperta alle istituzioni cinesi in cui denunciava irregolarità in alcuni processi e chiedeva di “ricostruire la Cina sulle fondamenta della democrazia, della legge e del rispetto della costituzione”. Denunciato e condannato, nel 2006, a tre anni di carcere per incitamento alla sovversione, ne 2010 Gao è stato nuovamente imprigionato e dall’anno scorso è in libertà vigilata. Colombia: è l’ora della pace Sottoscritta dal presidente Santos e dal capo dei ribelli un’intesa che prevede la pace definitiva entro marzo 2016 l governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) firmeranno un accordo che porrà fine ad uno dei più lunghi conflitti dell’America Latina. Dopo tre anni di interruzioni e ripartenze dunque, i negoziati sono arrivati ad uno snodo cruciale: preannunciandolo con messaggi diffusi on line sui social network, sia il presidente Juan Manuel Santos sia i ribelli, guidati da Rodrigo Londono Echeverri “Timochenko” hanno infatti parlato di “pace in arrivo”. I due leader, per la prima volta dall’inizio della guerra (che dura da oltre cinquant’anni ed ha provocato oltre 200 mila vittime, centinaia di sequestri e milioni di sfollati) si sono incontrati a L’Avana. E nel corso di una solenne cerimonia, alla quale ha presenziato anche il presidente cubano Raul Castro, hanno siglato un’intesa in cui è prevista la firma di un vero e proprio trattato di pace entro il 23 marzo 2016. Quanto al contenuto del documen- I to, che dovrà essere ratificato con un referendum, i punti principali riguardano la delicata questione delle conseguenze giudiziarie del conflitto (il tema più difficile del negoziato): i ribelli saranno obbligati al disarmo e il governo concederà loro in cambio l’amnistia per i reati politici. E’ prevista inoltre la creazione di una “giurisdizione speciale per la pace” composta da magistrati colombiani assistiti da giuristi stranieri, che si occuperà di celebrare i processi relativi agli altri crimini. L’intesa sottoscritta in queste ore va ad aggiungersi agli altri accordi già raggiunti nel corso delle complesse trattative su que- stioni come la riforma rurale, la partecipazione alla vita politica degli ex guerriglieri e la produzione e vendita di droga. Timochenko (che in Colombia risulta ancora ricercato per terrorismo, omicidio aggravato e rapimento), ha sottolineato che “il sistema giudiziario creato per garantire che non vi sia impunità al termine di un conflitto nato nel lontano 1964 dovrà occuparsi non solo delle attività della guerriglia, ma anche degli altri protagonisti degli scontri violenti, come le forze di sicurezza e le organizzazioni paramilitari”. A sua volta il presidente Santos, dopo aver ricordato che il Papa, nel corso della sua recente visita a Cuba, ha chiesto una “definitiva riconciliazione” per la Colombia (“Non intendiamo fallire. E’ arrivata l’ora della pace” ha dichiarato il capo di Stato), ha sottolineato che “è la prima volta nella storia che un governo e un gruppo armato illegale creano un sistema di questo tipo, dentro al proprio sistema giudiziario nazionale”. CdG 6 Venerdì 25 settembre 2015 ESTERI Lo Zar e il Baronetto DOPO LO SCHERZO, LA VERA TELEFONATA Vladimir Putin chiama a Elton John: presto un incontro di persona, “per discutere di qualunque argomento” di Cristina Di Giorgi o zar e il baronetto. Ovvero Vladimir Putin ed Elton John, che in questi giorni sono stati al centro di una discussione in tema di diritti degli omosessuali. Il noto cantante britannico aveva criticato il leader del Cremlino per il suo atteggiamento verso i gay ed aveva espresso pubblicamente, parlando ai microfoni della Bbc, il suo desiderio di avere un colloquio con lui sull’argomento, magari davanti ad una tazza di tè. La richiesta non era passata sotto silenzio e qualche settimana fa due presentatori televisivi russi avevano organizzato uno scherzo – che aveva poi fatto il giro del mondo - ai danni dell’ignara popstar: imitando le voci di Putin e del suo portavoce, avevano telefonato a Elton Jhon, invitandolo a partecipare al Gay pride di Mosca. “E’ stato un momento meraviglioso della mia vita” aveva poi scritto sui social l’ignara vittima descrivendo la chiacchierata. Inevitabile lo scontento quando ha scoperto che si trattava di una bufala. “Se questo infelice L incidente – ha dichiarato tempo dopo il cantante – è servito a riportare sotto i riflettori questa tematica, allora sono felice di essere stato preso in giro. Amo la Russia e la mia offerta di parlare con il presidente Putin dei diritti LGBT è ancora valida” aveva poi concluso. Questo desiderio ieri si è realmente avverato. Vladimir Putin ha infatti effettivamente telefonato – questa volta era davvero lui – ad Elton John: oltre ad avergli detto di essere disposto ad incontrarlo di persona “per discutere di qualsiasi argomento”, lo ha anche invitato a non prendersela troppo per lo scherzo telefonico di cui è stato vittima. La notizia del colloquio ha avuto conferme ufficiali: è stata infatti resa nota dal portavoce del Cremlino Dimitry Peskov, che ha precisato che la data dell’incontro verrà fissata in base ai rispettivi impegni. La telefonata dunque c’è stata per davvero, così come l’invito ad un colloquio di persona. Sembra però comunque decisamente difficile (se non addirittura impossibile) che tutto questo possa essere foriero di un’apertura di Mosca nei confronti dei diritti dei gay. Appena alcuni giorni fa lo stesso Putin ha infatti consegnato un’onorificenza a Vitali Milonov, l’autore della discussa legge introdotta nel 2013 che vieta la propaganda dell'omosessualità in presenza di minori. La stessa legge per cui adesso la Apple è finito sotto indagine a causa delle nuove emoticon con famiglie non tradizionali: la denuncia – riferiscono le agenzie – è partita da un avvocato, che ha accusato il colosso statunitense di aver violato la legge in questione. Il rischio, in caso di condanna, è una multa che potrebbe arrivare a un milione di rubli (circa 13 mila euro), oltre alla sospensione dell’attività in tutto il territorio russo. BANDI EUROPEI E IDIOMI NAZIONALI Limitare la scelta della seconda lingua è discriminazione Il Tribunale dell’Ue ha accolto il ricorso presentato da Italia e Spagna iscriminazione linguistica. E’ questa la motivazione in base alla quale il Tribunale dell’Unione europea ha annullato ieri tre bandi di concorso che obbligavano i candidati a scegliere il francese, l’inglese o il tedesco come seconda lingua e come idioma di comunicazione con l’Ufficio europeo di selezione del personale (Epso). Il ricorso alla magistratura sovranazionale era stato presentato da Italia e Spagna, che avevano chiesto che le procedure di selezione – pubblicate tra il 2012 e il 2013 – fossero annullate in quanto discriminatorie e contrarie sia al regime linguistico dell’Unione sia al principio di proporzionalità. In particolare i due Paesi latini avevano “contestato l’obbligo D imposto ai candidati di scegliere il francese, l'inglese o il tedesco non soltanto come lingua di comunicazione con l'Epso, ma anche come seconda lingua per i concorsi”. Il Tribunale ha chiarito nella sua decisione che il candidato ha il diritto di scegliere la lingua di redazione della sua domanda tra tutte quelle ufficiali dell’Unione europea (che all’epoca dei concorsi in questione erano 23, mentre oggi sono 24) e che le comunicazioni inviate dall’Ufficio di selezione del personale devono essere effettuate in quella lingua. Quanto all'obbligo per i candidati di scegliere il francese, l'inglese o il tedesco come seconda lingua per i concorsi, il Tribunale ricorda che "una limitazione della scelta ad un numero ristretto di lingue costituisce una discriminazione", perché consente di avvantaggiare alcuni candidati potenziali. E aggiunge che l’affermazione della Commissione europea (controparte di Italia e Spagna nella causa) secondo cui il francese, l’inglese e il tedesco sono le lingue più diffuse e utilizzate, è “vaga e non supportata da alcun elemento concreto”. In conclusione dunque, a giudizio del giudice, l’obbligo dei candidati di scegliere il francese, l’inglese o il tedesco come seconda lingua non risulta “né oggettivamente giustificato né proporzionato all’obiettivo perseguito dalla Commissione, ossia assumere funzionari e agenti immediatamente operativi”. CdG REGNO UNITO E’ boom delle energie rinnovabili L’insieme degli impianti eolici, idroelettrici e solari ha prodotto il 25,3% dell’elettricità totale l dati ufficiali sul secondo trimestre del 2015 in tema di energia diffusi in queste ore rivelano che nel Regno Unito un quarto dell’energia elettrica proviene da fonti rinnovabili. L’insieme degli impianti eolici, idroelettrici e solari ha prodotto infatti il 25,3% della quantità totale di elettricità nazionale (rispetto al 16% dello stesso periodo dell’anno precedente) e si pongono come la seconda fonte energetica britannica dopo le centrali a gas (30%) e prima di nucleare (21,5%) e carbone, sceso al 20,5%. L’impennata è guidata dall’energia solare, più che raddoppiata. Quella eolica è cresciuta del 65% e quella biologica ha registrato un aumento del 26%. E’ la prima volta che l’energia pulita supera I quella fornita quelle più inquinanti. Il dato – sottolinea il Guardian – è stato reso noto in un periodo in cui il governo britannico è stato pesantemente criticato dai sostenitori delle rinnovabili, secondo i quali non stava facendo abbastanza per migliorare la tendenza all’uso dell’energia pulita. Senza contare che i ministri conservatori avevano dichiarato la loro intenzione di tagliare le sovvenzioni concesse al settore. “Queste statistiche dimostrano che il supporto del governo ha fatto scendere il costo delle energie rinnovabili e ha permesso loro di competere con altre tecnologie” ha dichiarato un portavoce del Dipartimento Energia e cambiamenti climatici. “La nostra priorità – ha aggiunto – è ora quella di muoverci verso un’economia basata sulla riduzione più ampia possibile delle emissioni di carbonio”. Non mancano comunque le voci contrarie a tale interpretazione delle politiche governative: tra esse quella dell’ex vicepresidente Usa Al Gore, che ha elencato una lunga serie di contraddizioni sulle politiche “verdi” del Regno Unito. La risposta del governo arriva dal ministro dell’energia Anrea Leadsom: “Abbiamo bisogno di soddisfare la domanda crescente del Regno Unito per l'energia – ha dichiarato - utilizzando fonti di energia pulita e a basso carbonio, se vogliamo continuare a combattere i cambiamenti climatici e far crescere l'economia”. Rita Di Rosa 7 Venerdì 25 settembre 2015 STORIA IL CONCORSO NAZIONALE E LA PROPAGANDA AGRARIA DELL'OPERA NAZIONALE PER I COMBATTENTI La Battaglia del Grano nei documenti ufficiali/3 I cineambulanti per l’educazione agraria, le proiezioni quotidiane nel territorio e le riunioni di Emma Moriconi I documenti in nostro possesso sul tema "Battaglia del Grano" provengono ancora una volta dall'Archivio di Forlì. Il Prefetto comunica in un telegramma quanto segue: "Il concorso nazionale per la vittoria del grano bandito da S.E. Capo Governo con sede in Roma piazza Montecitorio 115 ha predisposto per il concorso nazionale Vittoria grano manifesto di propaganda da inviarsi in parecchi esemplari ai podestà tutti i comuni regno stop Per assicurare regolarità distribuzione nonché affissione manifesti a cura podestà ufficio predetto ha chiesto di effettuare spedizione inviando alla EE.LL. plichi da rimettersi in franchigia a tutti i comuni rispettivi provincia stop date finalità qui tende concorso che est appoggiato anche da ministro economia nazionale prego assecondare suaccennata richiesta provvedendo trasmissione plichi che detto ufficio farà pervenire et inviando podestà a far affiggere manifesti ed a dare maggiore possibile pubblicità al concorso valendosi se del caso anche della collaborazione dei parroci stop Attendo assicurazione, pel Ministro Bianchi". Abbiamo rinvenuto una delle risposte: "Mi è gradito assicurare la E.V. che oggi stesso mi sono pervenuti i manifesti concernenti la gara nazionale per la Vittoria del Grano. Ho provveduto alla loro immediata affissione nei luoghi più frequentati". È ciò che scrive il Podestà di Civitella di Romagna al Prefetto di Forlì. Si riferisce al Concorso Nazionale per la Vittoria del Grano, che vide impegnata anche l'Opera Nazionale per i Combattenti". Un altro documento molto interessante è la relazione che l'Opera Nazionale per i Combattenti, che porta la data del 21 agosto 1929 - Anno VII E.F., invia al Prefetto: "Ho il pregio di comunicare alla E.V. che quest'Opera invierà in codesta provincia una dei suoi cineambulanti per compiervi un giro di propaganda e d'istruzione agraria. Le pellicole che saranno proiettate illustreranno oltre che soggetti di carattere agrario propriamente detto, anche l'attività che il Governo Nazionale, provvido ed instancabile, svolge in ogni campo per assicurare al Paese, con rinnovate energie, un più intenso fervore di opere. Il cineambulante inizierà il giorno 28 corrente il giro di propaganda nei centri indicati nell'accluso elenco-itinerario. Poiché il successo della iniziativa, che ha riscosso l'alta parola di plauso e di incitamento del Duce, è strettamente connesso alla preziosa ed autorevole collabo- I razione di codesta On. Prefettura, mi permetto rivolgere vivissima preghiera alla E.V. perché voglia preventivamente interessare i Sigg. Podestà dei comuni di cui all'unito elenco itinerario invitandoli a concorrere alla migliore riuscita della iniziativa medesima con ogni mezzo a loro disposizione". Il documento è firmato dal Direttore Generale dott. Parolari. Sempre per quanto riguarda il territorio di Forlì, il giro di propaganda agraria cinematografica che va dal 28 agosto al 7 ottobre 1929 prevede una proiezione per ciascuna zona, con cadenza giornaliera: Villafranca, Pievequinta, S. Maria Nuova, Villagrappa, Teodorano, Cu- sercoli, Collinello, Selbagnone, Predappio, Borghi, Gambettola, Mercato Saraceno, Longiano, Roncofreddom Sarsina, Coriano, Misano, Mondaino, Monte Fiore Conca, Montescuro, Marciano, S. Giovanni in Marignano, Verucchio, Rocca S. Casciano, Bagno di Romagna, Dovadola, Portico S. Benedetto, Premilcuore, S. Sofia e Mortano, Tredozio. Un'agenzia Stefani del 6 settembre 1929 riferisce che "Si è riunito oggi il comitato permanente del grano sotto la presidenza del Capo del Governo. Erano presenti S.E. Martelli Ministro dell'Economia Nazionale, i Senatori De Cillis Poggi Novelli e Marotti, i deputati Angelini Cacciari e Razza, il professor Filenk il professor Brizzi in professor Mariani il segretario professor Ferraguti. Il comitato ha approvato il seguente ordine del giorno presentato dal Senatore Poggi. Iol comitato mentre riafferma che la moderna tecnica granaria (rotazione, appropriate lavorazioni diligente e accurata, sistemazione del terreno, coltivazione intensiva, razze elette, semine [...] sarchiatura e rincalzatura) ha dato modo di raggiungere la più alta produzione e maggiori ne affida, riconosce dopo i risultati constatati in molte zone italiane del Metodo Gibertini (grani precoci e nitritazione invernali) una delle applicazioni più razionali della tecnica stessa e le consiglia con le dovute modalità dovunque si avverino le condizioni ad essa adatte. In seguito il comitato, ha ampiamente discussa la questione del prezzo del grano e, in conclusione, ha approvato il seguente ordine del giorno: (il comitato prese in esame le condizioni attuali del mercato del grano ha riconosciuto la necessità di concretare le proposte discusse e approvate in seno al comitato affinché il nuovo raccolto il prezzo di vendita del grano si mantenga in limiti remunerativi) il comitato ha poi accolto la proposta presentata da S.E. Martelli di dare un contributo di lire duecentomila all'Istituto Internazionale di Agricoltura, per la seconda conferenza internazionale del grano che si terrà nella primavera del 1931 a Roma. La prima conferenza internazionale ebbe luogo nel 1927 a Roma in seguito ad iniziativa di Sua Eccellenza Mussolini. Il Comitato ha pure deliberato di dare un contributo alla (luce) che si è impegnata di intensificare la propaganda per la Battaglia del Grano per il progresso tecnico della agricoltura e la ruralizzazione ha inoltre deciso di aumentare il contributo dato al sindacato nazionale dei tecnici agricoli portandolo da lire 25mila a lire 50mila di erogare lire 25mila all'Istituto fascista di Tecnica e Propaganda Agraria. E altrettanto alla Federazione fra le Associazioni del Clero che compiano opera molto proficua per la propaganda agricola e granaria; S. E. Martelli ha fatto al comitato un'ampia illustrazione delle necessità di orientare sempre più la Battaglia del Grano verso il binomio [...], fornendo la precisa situazione statistica del patrimonio zootecnico e della importazione e della esportazione dei prodotti che si ritraggono dagli allevamenti del bestiame". Il documento, come è facile immaginare, è molto usurato e alcuni termini risultano di difficile decifrazione. In ogni caso il senso è molto chiaro. NUMEROSE E SEVERE LE NORME DI SICUREZZA PER CONSENTIRE UN REGOLARE SVOLGIMENTO DELL'EVENTO Il Duce riunisce il Comitato a Forlì La Questura si occupa di organizzare al meglio la tutela delle personalità, prima di tutto di Mussolini documenti abbondano di Stefani che relazionano di volta in volta le numerose riunioni sul tema, sono relazioni molto tecniche delle quali abbiamo fornito un esemplare, più che sufficiente per ora ai fini del nostro lavoro. Piuttosto è utile conoscere i contenuti di un altro documento, questa volta della Questura di Forlì, che dice: "Domani 5 corrente [settembre 1929, Ndr], alle ore 17, presieduto da S. E. il Capo del Governo si adunerà nel salone della Provincia il Comitato Centrale permanente per la battaglia del grano. Interverranno anche S.E. Martelli e S.E. Mosconi. Gli illustri ospiti accederanno dall'ingresso principale di via Cesare Battisti. La notizia già diffusa in città farà certamente affluire gran folla. Occorre adottare severe misure perché l'adunanza trovi all'esterno un ambiente I di perfetto ordine e sopratutto perché siano con ogni impegno e rigore tutelate la persona di S.E. il Capo del Governo nonché quelle delle altre personalità. Ho già disposto perché sia effettuato un rigoroso controllo alloggiate negli alberghi e nelle camere ammobiliate eccetera. Munendo gli agenti incaricati della rubrica di tutte le persone comunque ricercate per fatto politico. Ho pure richiesto alle questure del Regno e all'Arma dei carabinieri della provincia che mi siano segnalati gli individui sospetti che dovessero dirigersi verso questa volta. Siffatte misure di indole generale devono essere integrate da quelle contingenti, secondo i criteri di massima che vale appena ricordare e cioè: con ola vigilanza sugli itinerari che presumibilmente saranno percorsi da S.E. il Capo del Governo, con particolare attenzione agli stabili a doppia uscita, agli sbocchi delle strade, alle retrovie; con la ispezione accurata di tutte le località ove possano nascondersi insidie; con la pronta risoluzione di contrasti per evitare che questi assumano clamorose proporzioni; con la vigilanza accurata e continua sulla folla in sosta al fine di togliere dalla circolazione politicamente pregiudicate e qualunque altra che desti comunque sospetto; con la verifica di ogni involucro comprese le macchine fotografiche". Il testo prosegue per altre due lunghe pagine su questi toni, con un particolareggiatissimo sistema di sicurezza che vede impegnate le forze dell'ordine naturalmente a tutela dell'ordine pubblico e delle personalità che intervengono, su tutti Mussolini. [email protected] 8 Venerdì 25 settembre 2015 DA ROMA E DAL LAzIO LA MARATONA RIPRENDE QUESTA MATTINA ALLE ORE 10. LA DELIBERA DOVRÀ ESSERE APPROVATA ENTRO IL 27 SETTEMBRE Ama: avanti tra petardi e proteste “Marino dimettiti”, è il coro dei lavoratori che contestano l’esternalizzazione di alcuni servizi. La maggioranza perde altri pezzi iprende questa mattina alle 10 la maratona in Assemblea capitolina per approvare (entro il 27 settembre) la delibera sull’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti e igiene urbana ad Ama, partecipata al 100% dal Comune di Roma. Un affidamento di 15 anni, con la possibilità - nell’eventualità che l’esito del monitoraggio risultasse negativo di “esternalizzare a decorrere dal 31 luglio 2016, in via sperimentale, per la durata di due anni il servizio di spazzamento, limitatamente ad alcune aree del territorio della città di Roma, garantendo comunque la salvaguardia dei livelli occupazionali”. Sono questi i punti principali della delibera di affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti e di igiene urbana ad Ama, fortemente contestati sia dall’opposizione che dalle organizzazioni sindacali. Ieri è stata infatti un’altra giornata di protesta, nel corso della quale sono stati fatti esplodere anche alcuni petardi, il cui scoppio è stato distintamente avvertito anche in Aula Giulio Cesare. La piazza del Campidoglio è stata “assediata” da centinaia R di lavoratori e operatori della municipalizzata, che non ne vogliono sapere dell’ipotesi di esternalizzazione di alcuni servizi, in particolare lo spazzamento, connessi al nuovo contratto di servizio tra Roma Capitale e Ama. I dipendenti, dal canto loro, hanno chiesto a gran voce una marcia indietro sulla delibera, altrimenti, assicurano, uno sciopero generale. Cori contro il sindaco di Roma, impegnato negli Stati Uniti. “Marino vai in pensione” e “Marino dimettiti”, hanno gridato i manifestanti. Nel 2014 il numero dei dipendenti destinato ai servizi di pulizia è calato drasticamente a 2100 unità, con l’avanzare della diffusione della raccolta differenziata. “Oggi questo numero di è ulteriormente ridotto, raggiungendo al 30 luglio del 2015 quota 1600 unità”, hanno spiegato i sindacati, che non hanno dubbi: “Per investire nella differenziata si è distratto personale dal resto dei servizi, quasi 1800 lavoratori”. Oggi “più di 2400 operai di zona si occupano di raccolta, contro gli appena 600 di due anni fa”. Un dato su tutti, per i sindacati, è indice della situazione attuale nella Capitale: “Ogni singolo operatore di Ama serve una superficie di intervento quasi doppia rispetto a quella di mercato”. Intanto la maggioranza continua a perdere pezzi. Sel ha annunciato che voterà contro la delibera e peserà anche il “no” di Riccardo Magi, consigliere radicale, eletto nella lista Marino. Fedele al sindaco Marino, al momento, il gruppo del Pd, nonostante i mal di pancia di alcuni consiglieri. Secondo l’ex vicesindaco Sveva Belviso (Altra destra) si rischia di violare le norme comunitarie. L’Ugl ha invece invitato il prefetto Franco Gabrielli a convocare le parti: “Timori per l’occupazione dopo il Giubileo”. LA DECISIONE “Parentopoli”, via tutti uori tutti. Il consiglio di amministrazione Ama, su proposta del presidente Daniele Fortini, ha deliberato di procedere al licenziamento dei dipendenti assunti nel 2008 a chiamata diretta tuttora in organico (37 su 41), insieme ai 23 autisti. La vicenda, è nota, arriva alla luce di un’approfondita lettura delle motivazioni relative alla sentenza penale di condanna di primo grado del Tribunale di Roma dell’ex amministratore delegato e di alcuni ex dirigenti dell’azienda per la cosiddetta “Parentopoli”. “Le motivazioni addotte nella sentenza, ritenute all’unanimità dall’attuale Cda Ama rigorose e inappuntabili, hanno infatti appurato - si legge in una nota - che le assunzioni in questione sono da considerarsi illegittime, facendo conseguire un ingiusto vantaggio patrimoniale ai soggetti assunti”. E’ stato inoltre confermato al direttore generale il mandato per l’esercizio delle azioni civili nei confronti dei soggetti condannati. F L’IMPIANTO VA REALIZZATO PER L’ARTICOLO 35 DEL DECRETO SBLOCCA ITALIA DEL GOVERNO RENZI Malagrotta: è scontro sul gassificatore Ma l’assessore Civita dà la colpa alla giunta Storace, e il consigliere de La Destra replica: “Parla del passato per non rispondere sulla marchetta proAcea” polemica tra Michele Civita e Francesco Storace. Intervenendo ieri in audizione alla commissione Ambiente sul gassificatore di Malagrotta, che secondo l’articolo 35 dello Sblocca Italia del governo Renzi va realizzato in quanto già autorizzato, l’assessore re- È gionale ai Rifiuti ha spiegato che c’è una verifica per una sua riduzione a 90mila tonnellate l’anno, sottolineando che “noi non apriamo il gassificatore perché questo impianto ha un’autorizzazione in essere rilasciata dall’allora governo Storace”. Ribadendo: “Di 180mila tonnellate sicura- mente non c’è bisogno. Era il massimo che potevamo far nelle condizioni date”. Non si è fatta attendere la replica dell’ex governatore del Lazio, attuale capogruppo de La Destra alla Pisana. “Civita ha bisogno di sparare balle sul passato per non rispondere - ha spiegato il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio - sulla enorme marchetta proAcea che sta preparando con Lazio ambiente(società della Regione Lazio, ndr). Non a caso tace sulle interrogazioni in materia. Ha un buon Avvocato”. Anche Pietro Di Paolo si è schierato al fianco di Storace, affermando: “L’assessore Civita mistifica la storia accollando alla giunta Storace scelte e responsabilità ascrivibili invece a giunte di centrosinistra”, ha spiegato il consigliere regionale del centrodestra, che ha bocciato poi la presenza dell'assessore in commissione Ambiente: “Un’audizione deludente quella di Civita in cui non è stato in grado di spiegare attraverso elementi e particolari convincenti come, e se davvero, l’amministrazione Zingaretti intenda revocare l’autorizzazione per la costruzione dell'impianto di termovalorizzazione di Albano”. Infine, sulla falsariga di quanto detto dal collega Storace, Di Paolo ha continuato ad attaccare l’assessore: “Soprattutto non ha fugato i rumors relativi alla svendita, senza passare attraverso una gara, di Lazio ambiente e dei suoi asset ad Acea”. TRASPORTI KO E’ ALLARMANTE IL RAPPORTO DI “MAMMA MAFIA” Mobilità, altri disagi Azzardo, Roma è la “capitale” on c’è pace per i pendolari della Roma-Lido. Come se non bastassero i disservizi e le corse soppresse, ieri i viaggiatori hanno dovuto fare i conti con altri disagi, causati dal furto di cavi di rame e conseguente isolamento della sottostazione elettrica di Acilia. La ciliegina sulla torta è stata la rottura di un treno alla stazione Ostia centro. Si sono registrati così forti rallentamenti sulla tratta. Nulla di nuovo. “Si tratta del 24esimo furto di rame su questa linea”, ha spiegato l’assessore alla Mobilità Stefano Esposito, che ha annunciato addirittura la possibilità di un rimborso agli utenti. Una prospettiva difficilmente immaginabile anche alla luce delle condizioni finanziarie dell’azienda. La situazione non migliorerà. Lo ha confermato pure il delegato ai Trasporti: “E’ un’infrastruttura vecchia e ingestibile. Per ristrutturarla servono 150 milioni di euro e finché non li troveremo questo è il quadro”. n’altra piaga sociale per la Città eterna: Roma “capitale” del gioco d’azzardo. E’ quanto emerge dall’allarmante rapporto di “Mamma mafia” realizzato dalle associazioni “Terrelibere” e “daSud”, presentato questa mattina presso l’Istituto Ambrosoli di Roma alla presenza dell’assessore a Roma Produttiva, Marta Leonori. Roma si conferma così capitale del gioco con 718 sale slot censite dagli Open data del Comune a giugno 2013, per un totale di oltre 50mila tra videopoker e slot-machine, comprese le 900 postazioni di gioco della sala di Re di Roma, una delle più grandi d’Europa. La capitale, purtroppo, affascina i clan che “hanno anche sviluppato - si legge nella relazione 2013 della Direzione nazionale antimafia (Dna) - adeguate professionalità specializzando, per così dire, alcuni affiliati” e stretto alleanze con imprenditori che hanno fiutato le potenzialità del business. N U IL 1 OTTOBRE VERTICE AL MISE Alitalia: in 240 a rischio, sit-in a Montecitorio on c’è pace per i 240 lavoratori di Alitalia Maintenance Systems, che oggi manifesteranno la loro impotenza e rabbia in piazza di Montecitorio, a partire dalle ore 10. Ieri a Fiumicino si è svolto anche un sit in nell’aera tecnica dell’aeroporto Leonardo Da Vinci. Sono oramai scadute le ore concesse dal giudice fallimentare prima della dichiarazione d’insolvenza. “Questa proroga ultimativa ha il sapore della sconfitta per il sistema industriale del trasporto aereo, che sta bruciando una delle ultime eccellenze italiane nel comparto altamente specializzato della manutenzione tecnica aeronautica”, fa notare l’Usb. Intanto il Ministro dello Sviluppo economico ha convocato per giovedì 1 ottobre le parti interessate e il presidente della società Atitech, Gianni Lettieri. “Occorre fare tutto il possibile affinché - è l’auspicio dell’Ugl Trasporti - siano garantite tre condizioni: il legame fra Ams e Alitalia; la continuità e il mantenimento delle attività; l’individuazione di un soggetto industriale che abbia la volontà di rilanciare l’azienda”. N Rilevante poi il dato che riguarda la spesa pro-capite per il gioco nella Capitale, passata dai 500 euro del 2004 ai 1.200 euro nel 2011. Ben 700 euro in appena sette anni. Per avere un’idea della dimensione del fenomeno, rileva il rapporto, “è sufficiente considerare che a Roma vi sono più di mille circoli e ogni macchina di video-poker incassa circa 2-3mila euro al giorno”. Numeri impressionanti che fanno riempire i portafogli dei gestori delle sale. Per contrastare questo fenomeno, “c’è una delibera a firma del consigliere Claudio Nanni, ora al vaglio delle commissioni, che prevede delle limitazioni geografiche sul posizionamento delle slot-machine e vi- deopoker” che secondo quanto è previsto nel testo “devono trovarsi ad una certa distanza dalle scuole”, ha spiegato l’assessore. Inoltre, è l’obbligo per i gestori di affiggere all’interno del locale messaggi ed insegne che dissuadano dal gioco. Vietata anche ogni tipo di pubblicità dell’attività all’esterno del locale. Basterà? 9 Venerdì 25 settembre 2015 ECONOMIA DOPO IL CASO WOLKSWAGEN, LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE DI ALLARGARE I CONTROLLI Emissioni truccate, nel mirino anche Bmw La posizione di Elkann (Fiat): “E’ un fatto specifico di una società” i infittisce il caso delle emissioni truccate sulle auto del gruppo Volfswagen. Il sistema utilizzato per ingannare i test interessa anche i veicoli commercializzati nel Vecchio continente. A riferirlo è stato Alexander Dobrindt, ministro dei Trasporti tedesco, a poche ore dalle dimissioni dell’ad del gruppo Martin Winterkorn sostituito probabilmente da Matthias Mueller, numero uno di Porsche ed ex Audi e Lamborghini. Lo scandalo, come è noto, è scoppiato negli Stati Uniti ma le indagini si estendono a macchia di leopardo. Mentre l’ad di Volkswagen Italia Carlo Nordio ha scritto che “la nostra casa madre sta lavorando a pieno ritmo per comprendere se le anomalie riscontrate all’estero - rispondendo in una lettera al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti - possano riguardare tecnologie utilizzate anche su autoveicoli in vendita o circolanti sul territorio nazionale”, il pm Raffaele Guariniello della procura di Torino ha aperto un’inchiesta sul caso. Così le verifiche disposte dal magistrato saranno estese anche alle vetture di altre case automobilistiche. Nel fascicolo, al momento senza indagati, si ipotizzano la frode in commercio e altri reati. Se ne occuperanno i carabinieri del Nas a svolgere gli accertamenti. In Germania, come nel resto del mondo, non S si parla d’altro. E le prime indiscrezioni sono arrivate dalla stampa tedesca, in particolare da Auto Bild, secondo cui “anche Bmw potrebbe essere coinvolta nello scandalo delle emissioni che colpisce Volkswagen”. Il giornale tedesco punta l’indice sulla Bmw X3 xDrive con motore diesel 20d, il quale supererebbe di oltre l’11% i limiti imposti dalle norme europee. Almeno stando, riporta Auto Bild, alle rilevazioni del Consiglio Internazionale sui Trasporti (ICCT), la stessa organizzazione che ha effettuato le rilevazioni di Volkswagen negli States. E l’Ue adotta la linea dura: “Il nostro messaggio è chiaro: tolleranza zero contro le frodi e rispetto rigoroso delle norme comunitarie. Abbiamo bisogno di informative complete e test solidi sulle emissioni inquinanti in atto”. E’ il monito del commissario europeo per il mercato Interno e l’Industria. La Commissione europea ha chiesto dunque alle “autorità nazionali di verificare le implicazione sulle auto vendute in Europa e assicurare che gli standard sulle emissioni di Co2 siano scrupolosamente rispettati”. Il presidente di Fiat Chrysler Automobiles, John Elkann, ha ribadito la posizione dell’Associazione dei costruttori europea di automobili: “Ciò che è accaduto a Volskswagen non è legato ai problemi dell’industria automobilistica, ma un fatto specifico che riguarda la società in questione”. Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha invece liquidato con una battuta lo scandalo: “Quando si prendono scorciatoie si rischia di andare fuori strada”. Si è detto comunque “preoccupato per l’impatto che potrebbe avere la vicenda su aziende italiane”. CATANIA: INAUGURATO L’IMPIANTO DI STORAGE, IN GRADO DI ACCUMULARE L’ENERGIA PRODOTTA DAI PANNELLI FOTOVOLTAICI Enel, svolta sulle rinnovabili In fase avanzata di realizzazione, in Basilicata, anche il primo parco eolico nella Penisola nel Green Power ha inaugurato ieri a Catania il primo impianto italiano di storage integrato con le fonti rinnovabili. Il sistema di accumulo di taglia 1MW/2MWh è stato collegato all'impianto fotovoltaico da 10 MWp di EGP, Catania 1. Lo storage, che è parte integrante di Catania1, permette di aumentare la flessibilità di gestione e l’uniformità dei flussi energetici, riducendo l’intermittenza che caratterizza spesso alcune rinnovabili non programmabili, e fornendo al contempo servizi ancillari alla rete elettrica. L’impianto di accumulo di Catania utilizza la tecnologia Durathon “sodiummetal halide” sviluppata da General Electric, con cui EGP ha siglato un accordo di partenariato tecnologico che prevede attività sperimentali per au- E mentare l’integrazione degli impianti di generazione alimentati da rinnovabili non programmabili. “Siamo entusiasti di aver conseguito anche questo primato – ha dichiarato Francesco Venturini, Amministratore Delegato di Enel Green Power. "Per la nostra Società, l’integrazione attiva delle rinnovabili è un tema fondamentale ai fini dello sviluppo del settore. I sistemi di accumulo tecnologicamente avanzati come questo consentiranno di limitare l'intermittenza e gestire in maniera ottimale la non programmabilità di alcune fonti, contribuendo a garantire la stabilità e la gestione della rete”. L’impianto di storage di Catania, in fase di sperimentazione da maggio 2015, ha permesso di testare per la prima volta sul campo l’utilizzo della batteria per ridurre gli sbilanciamenti tra previsione e reale produzione. Oltre all'impianto di Catania, è in fase avanzata di realizzazione Potenza Pietragalla, un parco eolico da 18 MW equipaggiato con batterie Samsung agli ioni di Litio, da 2MW/2MWh. Si tratta del primo impianto eolico in Italia integrato con un sistema storage e connesso alla rete di alta tensione. L’obiettivo di EGP è quello di trasferire il know-how acquisito in Italia anche ad altri suoi impianti all’estero, declinandone le applicazioni secondo i contesti e le possibilità di business specifiche. Sono allo studio possibili introduzioni di sistemi storage sia in Europa (Romania, Spagna) che in America Latina (Cile, Messico, Perù) e Nord America, nonché in altre aree del mondo in cui EGP è già presente o ha in corso attività di business development (Sud Africa, Kenya). A Catania Enel Green Power è presente con 3SUN, la più grande fabbrica italiana di moduli fotovoltaici e con un centro di ricerca dove si testano le soluzioni più avanzate nel settore del solare. PERSI CENTINAIA DI MILIONI DI EURO GRAZIE ALLE SANZIONI UE CONTRO MOSCA, VOLUTE ANCHE DAL PREMIER RENZI Export in Russia: l’Italia piange e esportazioni italiane in Russia sono scese ad agosto del 16,1% su base annua e a luglio del 34,7%. Tradotto in euro, gli imprenditori italiani avrebbero potuto incassare - se Renzi non avesse accettato le sanzione Ue contro Mosca - rispettivamente 109 e 396 mln. Non è andata meglio a giugno, quando il calo era risultato del 25,4%. Una scelta, quella del governo, che sin qui non ha pagato né in termini di politiche a favore del made in Italy (l’Ue ha diffidato Palazzo Chigi per il mancato divieto L della legge 138 del ’74, che tutela la qualità dei prodotti. In ultimo, la Commissione europea ha spalancato le porte all’olio tunisino) né economicamente. E’ quanto emerge dai dati provvisori forniti dall’Istat sul commercio extra Ue ad agosto, mese che si caratterizza nell’anno per i più bassi volumi di interscambio. Entrambi i flussi commerciali con i Paesi presentano una diminuzione congiunturale, più marcata per le esportazioni (8,1%) che per le importazioni (-3,2%). Facendo un breve calcolo, tra gennaio e agosto il calo in Russia è stato del 28,6% rispetto allo stesso periodo del 2014, sottolinea l’istituto di statistica. A luglio e agosto le esportazioni verso Mosca valevano rispettivamente 744 e 570 milioni di euro, contro i 1.140 e i 679 milioni registrati negli stessi mesi un anno prima. L’Italia continua a pagare un prezzo altissimo per le sanzioni (estese fino al 31 gennaio 2016) che la comunità internazionale ha inflitto al Cremino per il ruolo svolto nella crisi Ucraina. 10 Venerdì 25 settembre 2015 DALL’ITALIA INTERVISTA A GIANFILIPPO MIGNOGNA, SINDACO DI BICCARI, NEL FOGGIANO “Non vogliamo essere gli esattori del governo” Il primo cittadino e la sua protesta contro i tagli agli enti locali: “Sciopereremo chiudendo gli uffici del Comune” li enti locali, soprattutto i piccoli comuni, si trovano a dover gestire scenari che, a causa della politica di tagli imposta dal governo Renzi, si fanno ogni giorno più difficili. Ne parliamo con Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari (Foggia), che ha annunciato oggi una singolare forma di protesta per sollevare la questione di fronte all’opinione pubblica e non solo. G Signor sindaco, qual è la condizione economica e finanziaria del suo Comune e quanto ha inciso su di essa la politica del governo di tagli agli enti locali? La situazione di Biccari è serissima. Dai circa 800 mila euro che avevamo a disposizione per gestire quanto di nostra competenza siamo passati alla cifra irrisoria di 15 mila euro. E’ vero che una parte dei tagli possono essere compensati con le entrate derivati dalla tassazione locale, ma questo sicuramente non risolve il problema. Oltretutto con questo sistema noi sindaci siamo costretti a imporre nuove tasse, il che si traduce paradossalmente nel fatto che i cittadini pagano di più ma ci sono comunque meno risorse a disposizione e quindi meno servizi. E poi noi non vogliamo essere gli esattori del governo. Cosa avete intenzione di fare, come amministratori, per protestare contro questa difficile situazione? Sicuramente manifesteremo il nostro dissenso in ogni modo possibile. Ed alcuni sindaci lo hanno già fatto, come per esempio Luigi Lucchi, primo cittadino di Berceto, che si è presentato in mutande a chiedere l’elemosina per il suo comune davanti al duomo di Parma. Il suo è stato un gesto sicuramente molto plateale, ma ci hanno costretto a comportarci così. Quello che sta succedendo per quanto riguarda gli enti locali è l’imposizione di un pensiero unico, che ha lo scopo di zittire tutto e tutti. Ma noi non abbiamo intenzione di tacere e sono in molti, sia nella mia regione che nel resto d’Italia, i comuni che stanno manifestando la loro adesione a quella che è sicuramente una protesta più che sacrosanta. Per quanto riguarda Biccari quali iniziative prenderete? Ovviamente protesteremo anche qui. Come ho annunciato in queste ore, venerdì 2 ottobre gli uffici comunali resteranno chiusi Metteremo in atto una specie di sciopero civico insomma: io e i miei assessori sosteremo davanti alla sede del Municipio e parleremo con i cittadini per spiegare le condizioni sempre più drammatiche nelle quali, quanto al bilancio, siamo costretti a lavorare. Avete avuto qualche risposta dalle istituzioni e dai cittadini? Per quanto riguarda la cittadinanza, sono stati molti quelli che ci hanno espresso la loro solidarietà e il loro appoggio. La mia amministrazione dura da sette anni (sono al secondo mandato), quindi la gente di qui ci ha già valutato e apprezza come lavoriamo. Dalle istituzioni invece, nessuna risposta. Tranne quella della Prefettura di Foggia, che ci ha avvisato che in caso di chiusura degli uffici rischiamo di andare incontro ad una denuncia, perché si configurerebbe il reato di interruzione di pubblico servizio. Una situazione che però, a ben vedere, di fatto c’è già, perché con i fondi che abbiamo a disposizione non possiamo per esempio riparare le strade o provvedere con efficienza all’illuminazione. Se verremo denunciati, andremo in tribunale. Ma valuteremo anche l’ipotesi di chiamare in causa, come corresponsabili, coloro che ci hanno messo in questa condizione. Secondo lei c’è qualcosa che, istituzionalmente, si potrebbe fare per risolvere il problema del suo comune e di tutti gli enti locali che si trovano nella stessa situazione? Sicuramente si. Ci sono almeno due strade che lo Stato potrebbe percorrere già da subito: la prima è l’eliminazione del patto di stabilità per quanto riguarda i piccoli comuni. Pensi che nel bilancio di Biccari ci sono 180 mila euro di avanzo bloccati, che non possiamo utilizzare a causa di un vincolo che lo stesso Renzi una volta definiva “patto di stupidità”. Evidentemente però l’ha dimenticato. La seconda cosa che potrebbe essere fatta è il ripristino dei trasferimenti statali: oggi i comuni sono costretti a contribuire al fondo di solidarietà con una parte delle loro finanze, per poi ricevere in cambio una quota proporzionale del fondo stesso. Sulla base di questo schema a Biccari la differenza tra uscite ed entrate è pari, come dicevo all’inizio, a 15 mila euro. Ed è evidente che con tale somma si può fare poco o nulla, né nell’immediato, né quanto alla programmazione: i bilanci dei comuni in questo modo non hanno alcuna affidabilità, anche se i conti sono in ordine. Cristina Di Giorgi TARANTO Arsenale d’amianto: risarcita la famiglia di un operaio morto Il giudice del lavoro ha condannato il ministero della Difesa: dovrà versare 400 mila euro agli eredi di un lavoratore deceduto I l giudice del lavoro di Taranto ha disposto un risarcimento di 400 mila euro agli eredi di un operaio dell’Arsenale della Marina militare, dipendente civile della Difesa, che per aver lavorato a contatto con l’amianto si ammalò di mesotelioma pleurico, tumore che in seguito lo avrebbe portato alla morte. L’uomo, deceduto all’età di 57 anni, era stato impiegato pri- ma come coibentatore sulle navi militari e poi come magazziniere: in questo secondo ruolo, il suo compito era distribuire manufatti d’amianto alle Officine dello stabilimento militare tarantino. La notizia è stata resa nota da Luca Carleo, presidente dell’associazione Contamianto onlus (che ha sostenuto le richieste di tutela sanitaria e previdenziale del lavoratore quando era invita e le istanze legali della famiglia successivamente al decesso), secondo cui con l’odierno pronunciamento la magistratura ha “accertato la responsabilità” di quanto accaduto. “Trent’anni dopo le disgraziate inalazioni di fibre cancerogene – ha detto ancora Carleo ripercorrendo la vicenda – c’è stata la terribile scoperta di avere un tumore provocato dall’amianto, che in pochi mesi lo avrebbe portato alla morte”. Ed oggi, a distanza di due anni dall’inizio del processo, è stata emessa una sentenza che riconosce “alla famiglia, per quella morte, il danno biologico iure ereditario e il danno morale. Un verdetto che non riporterà in vita il lavoratore – conclude Carleo – ma che accerta la responsabilità del ministero della Difesa in relazione alla malattia professionale causa di decesso per mesotelioma”. CdG PALERMO: OPERAZIONE ANTI MAFIA DI FINANZIERI E CARABINIERI Sequestrato il tesoretto del clan di Borgo Vecchio Le forze dell’ordine hanno confiscato beni mobili e immobili per un valore di oltre 850 mila euro axi operazione antimafia congiunta di carabinieri e guardia di finanza di Palermo, che hanno sequestrato beni per un valore di oltre 850 mila euro. Il nucleo investigativo dell’Arma e il Gico delle fiamme gialle del capoluogo siciliano hanno eseguito nelle scorse ore un provvedimento emesso dai magistrati della Sezione Misure di prevenzione del locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica. Il sequestro, finalizzato alla suc- M cessiva confisca, riguarda una serie di proprietà intestate a Maurizio Pecoraro, 51 anni. “Il provvedimento – si legge in una nota congiunta di carabinieri e finanza – evidenzia la figura di Pecoraro quale custode della cassa della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. La complessa attività investigativa, svolta attraverso minuziosi accertamenti patrimoniali sui beni sospettati di essere nella effettiva disponibilità del predetto, ha consentito di individuare un ingente patrimonio illecitamente accumu- lato in diversi anni di malaffare”. Un patrimonio composto da attività commerciali, immobili e conti correnti, che gli investigatori hanno passato al setaccio e “alla luce della evidente sproporzione tra il loro valore e i redditi dichiarati è scattato il provvedimento”. Che ha interessato in particolare una ditta individuale di somministrazione di alimenti e bevande con relativo complesso di beni aziendali, tre appartamenti ed un magazzino, quattro veicoli e dodici rapporti bancari. CdG 11 Venerdì 25 settembre 2015 DALL’ITALIA DOPO IL RICORSO DI PROCURA E PARTI CIVILI, ANCHE L'EX COMANDANTE - PER RAGIONI OPPOSTE - CONTESTA IL PRIMO GRADO La difesa di Schettino: “Chiediamo l’assoluzione” Il processo in secondo grado sarà celebrato davanti alla Corte d'Appello di Firenze avvocato Saverio Senese, legale di Francesco Schettino, ha depositato presso il palazzo di Giustizia di Napoli i motivi di appello contro la sentenza di primo grado: 280 pagine di memorie all'ufficio per le impugnazioni fuori sede. Secondo lui l'ex comandante della Costa Concordia "va assolto". Schettino era stato condannato a 16 anni di reclusione dal Tribunale di Grosseto lo scorso febbraio. "Nonostante il grande impegno profuso dai primi giudici, che hanno svolto un lavoro eccellente - ha detto l'avvocato all'Adnkronos - sono por tato a pensare che essi siano incorsi in gravi errori e in valutazioni molto discutibili. Sono convinto che la sentenza sia sbagliata e che quindi possa trovare ampia riforma. Pertanto chiedo l'assoluzione". Secondo il legale i giudici non avrebbero valutato "in maniera adeguata le prove obiettive e testimoniali a favore dell'imputato". Parla di "una serie di errori" che "i primi giudici" avrebbero commesso e sostiene che "la sentenza va riformata con l'assoluzione". E aggiunge: "Riteniamo che Schettino sia stato condannato ingiustamente, non c'è alcun dubbio. Chiediamo l'assoluzione piena. Crediamo di avere degli argomenti per dimostrare che la sentenza di condanna è sbagliata". E ancora: "In una sentenza che mi permetto di considerare sbagliata, valuto la pena inflitta a Schet- L’ tino come profondamente esagerata, e chiedo che il comandante sia assolto. Bisogna smettere di considerare Schettino in base a un pregiudizio negativo che si è affermato contro di lui facendolo diventare capro espiatorio di inefficienze ed errori ascrivibili ad altri". Dall'altra parte, la Procura di Grosseto non è ugualmente soddisfatta della sentenza di primo grado, per ragioni evidentemente opposte: la condanna a 16 anni di reclusione non è congrua per la Procura, così Maria Navarro, Stefano Pizza e Alessandro Leopizzi, titolari dell'inchiesta, avevano chiesto una condanna a 26 anni: "Alla responsabilità titanica di Schettino, deve corrispondere una pena esemplare", dicono. Per questo hanno presentato ricorso. Tra l'altro, dei sedici anni della sua condanna - cinque per disastro colposo, dieci per omicidi plurimi colposi e uno per abbandono di persone minori o incapaci - Schettino non ha scontato neppure un giorno: secondo i giudici non c'era pericolo di fuga e questo era sufficiente a lasciarlo in libertà. Lo scorso 21 settembre la Procura della Repubblica di Grosseto ha così presentato ricorso in appello: 32 persone morte nel naufragio e Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio 193 feriti sono troppi per una pena di sedici anni. A ricorrere in tal senso anche alcune parti civili, tra cui il Codacons e il pool legale "Giustizia per la Concordia" che evidenziano come le responsabilità della Compagnia siano, secondo loro, maggiori quanto a soccorso ai naufraghi e organizzazione della nave. Il processo in secondo grado sarà celebrato davanti alla Corte d'Appello di Firenze e si attende di conoscere la data della prima udienza. I giudici di primo grado avevano fornito le motivazioni della sentenza precisando che "Nel momento in cui l’imputato lasciava definitivamente la Concordia», la situazione era tale al punto da "rendere impossibile, o comunque difficile", per i passeggeri rimasti a bordo, di "trovare la salvezza". L'opinione pubblica è divisa: c'è chi difende a spada tratta l'ex comandante, che ha al suo seguito una scia di "fans" che qualche mese fa facevano la fila per farsi autografare il suo libro. C'è, dall'altra parte, chi si indigna sia per la pena - che valuta non congrua -, sia per la celebrazione che è stata fatta del comandante improvvisatosi scrittore che invece di stare in galera firma autografi su un libro che racconta una tragedia scritto da colui che quella tragedia, a loro modo di vedere, l'ha provocata o comunque non l'ha impedita. Emma Moriconi 12 Venerdì 25 settembre 2015 SPORT MENTALITÀ VINCENTE E CONCRETEZZA, IL TECNICO DI JESI HA PLASMATO L’INTER A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA Il capolavoro di Roberto Mancini, l’uomo della rinascita nerazzurra Ruolo di manager all’inglese e carta bianca, i segreti di un inizio di stagione che si annuncia trionfale di Federico Colosimo ioca male e ha pure tanta fortuna, dicono. Ha avuto un calendario semplice, non riesce a segnare e a produrre un calcio scintillante, sostengono. Vive sulle iniziative dei singoli, aggiungono. Tant’è, dopo cinque giornate di campionato l’Inter è in vetta alla classifica, a punteggio pieno. Non sottometterà gli avversari, ma gli annienta. Forse non incanta, ma non subisce. Copre il campo solo come le grandi squadre sanno fare e ha un allenatore che ha trasmesso loro la sua mentalità vincente. Aveva ragione Moratti quando, lo scorso anno, disse che Mancini era l’uomo giusto per la rinascita dei nerazzurri. Complimenti a Thohir che ha avuto pazienza e ha lasciato al tecnico di Jesi il tempo per lavorare e mettere in atto le sue idee. Lo ha difeso, quando quest’estate dopo un precampionato deludente tutti gli davano addosso. Puntando su un cavallo di razza. Dandogli carta bianca e accontentandolo sul mercato. Fondamentale, per i risultati stupefacenti di questo inizio di stagione, la figura del Mancio. Un vero e proprio manager all’inglese, che ha condotto le trattative praticamente in prima persona telefonando ai calciatori per convincerli a venire all’Inter. Lo ha fatto con Kondogbia, poi con Jovetic, Perisic, Felipe Melo e Telles. Giocatori scelti personalmente dall’ex numero dieci, che ha fornito ai dirigenti gli identikit precisi degli uomini da ingaggiare. Facendo G nomi e cognomi inequivocabili, con gli uomini di mercato che non hanno dovuto fare altro che eseguire le direttive. Grazie al via libera del tycoon indonesiano, a cui vanno riconosciuti i grandi sforzi economici per risollevare una squadra che sembrava allo sbando. L’impresa che a Manchester, sponda City, gli aveva permesso di ottenere successi signifi- cativi, a Mancini sta riuscendo anche all’Inter. Con i colleghi di Juve (Allegri), Roma (Garcia) e Milan (Mihajlovic) che non possono fare altro che invidiare il ruolo assunto dal trainer dei nerazzurri. Perché se lui ha chiesto e ottenuto, il tecnico dei bianconeri s’è dovuto adeguare alla politica di rinnovamento messa in atto da Agnelli e Marotta. Che hanno deciso di puntare sul futuro, rinunciando a fuoriclasse del calibro di Pirlo, Vidal e Tevez. Puntando su giocatori di qualità, non ancora così affermati. E forse poco affamati. Discorso forse un po’ diverso per il francese alla guida dei giallorossi. Al quale è stato ingaggiato Dzeko, sogno di mercato di molti top club. E ancora: il pupillo Digne e la stella Salah. Potendo quindi disporre di una squadra eccellente, ma di uno staff composto da tutti tranne che da suoi fedelissimi, messi alla porta dopo una stagione piena di infortuni e priva di risultati soddisfacenti. Mentre Sinisa ha dovuto fare di necessità virtù. Voleva Soriano, ma costava troppo. E s’è dovuto “accontentare” di Romagnoli che ha praticamente prosciugato il budget dei rossoneri. Dopo l’investimento Bacca, il colpo Luiz Adriano, il sebo ha chiesto e ottenuto Balotelli, una scommessa per il momento vincente. Ma al Milan serviva altro. Due terzini, un centrale e un play a centrocampo. Occorreva una rifondazione stile Inter per tornare al vertice del calcio italiano. Tant’è, per il momento è andata così. E i risultati parlano chiaro. L’Inter del Mancio guida la classifica e le altre guardano dal basso. Con i rossoneri dietro sei punti, la Roma a meno sette e la Juve costretta a recuperare dieci lunghezze dopo appena cinque giornate. Manca ancora tanto, troppo. E non è tempo di tirare le somme. Ma i risultati per ora danno ragione ai nerazzurri. E a Mancini: l’uomo della rinascita. CONSIDERATE E CHIAMATE NEI PEGGIORI DEI MODI, ADESSO LE NOSTRE CALCIATRICI MINACCIANO LO SCIOPERO Calcio femminile nel pallone Interviene l’Aic: “Il campionato non partirà se prima non verranno risolti i soliti problemi” Professioniste viste come delle dilettanti, fuoriclasse che lottano contro l’anonimato er il calcio femminile nessun futuro rosa… Perché evidentemente “figlio di un Dio minore”. E così l’inizio del campionato di Serie A, previsto per il 17 ottobre, rischia di non partire. nL’Associazione italiana calciatori ha preso posizione sui soliti problemi del settore e adesso minaccia la linea dura. O cambia qualcosa in fretta, oppure non si scende in campo. Si va verso lo sciopero, una soluzione forzata anche per fare aprire gli occhi a chi continua a fare finta di non vedere. Ragazze nel pallone, dunque. Con l’Italia che non sembra essere un paese per donne. Che giocano a football. Pochissima attenzione da parte dei media che dedicano alla disciplina minuscoli trafiletti con i risultati (a volte pure sbagliati) sui quotidiani sportivi. A niente sono serviti i mondiali del 2015, che hanno riscosso successo in tutto l’Universo. Non nel nostro Paese. Per colpa pure di quei vertici sportivi che reputano le nostre calciatrici come delle “handicappate”. Oppure, per non farci mancare niente, delle “lesbiche che chiedono sempre soldi”. Dal presidente della Federazione Tavecchio a quello dell’ex dominus della Lega Nazionale Dilettanti Belloli, poi sfiduciato all’una- P nimità dal Consiglio. Questo, l’orrendo copyright che ha levato la già poca dignità a uno sport snobbato, che dista anni di ritardo sugli uomini. Prigioniero dei suoi stereotipi e strangolato dalle sue contraddizioni (le ragazze ricadono sotto l’egida della LND, quindi non hanno lo status di professioniste), il soccer rosa in Italia continua a essere surclassato dalle schiacciate delle pallavoliste, dagli smash delle tenniste, affogato dalle bracciate delle nuotatrici, infilzato dalle schermitrici e trafitto dalle reti delle pallanuotiste. Solo un cambio di mentalità, un’inversione decisa di rotta, potrebbe fare uscire queste ragazze dal Medioevo in cui si dibattono. Sarebbe stato fantastico se la vetrina del mondiale avesse innescato un circolo virtuoso. Tant’è, s’è trattato solo dell’ennesima occasione persa. Per una disciplina che non ha nulla a che fare con il doping, le scommesse sportive e le polemiche. Ma si distingue per gli assist al bacio e le reti segnate. Un’orchestra troppo lenta per chi adora le malefatte e il “tintinnio di manette”. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Con le protagoniste che non intendono iniziare la stagione se prima non verranno risolte le problematiche legate al vincolo sportivo, agli accordi economici pluriennali e al fondo di garanzia. Lo chiamano sport minore. E hanno ragione. Il calcio femminile è nel pallone. Cresce in tutto il mondo, ma non da noi. Con le nostre fuoriclasse che lottano contro l’anonimato e i pregiudizi, nel silenzio generale. Trattante come delle dilettanti. Loro che sognano di essere riconosciute finalmente come delle professioniste. F.Col.