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Aggiungere vita agli anni…attiva-mente:
un progetto di potenziamento cognitivo nella Terza Età
Adding life to years…mind-actively: a project of cognitive
empowerment for seniors
Vincenza Pecora, Annunziata Rizzi1
Riassunto
L’articolo racchiude in sé l’intento di descrivere l’immagine dell’anziano attraverso
uno sguardo volto a esaltare la dimensione della persona-soggetto a fronte dei
cambiamenti che l’invecchiamento impone. La riflessione prende avvio dall’analisi
della realtà dell’invecchiamento a livello nazionale per poi descrivere un progetto che
ha interessato un gruppo di 20 anziani, coinvolti in un ciclo di incontri di “Ginnastica
della mente”. Il presupposto generale di questi incontri è quello per cui ognuno di noi
possiede delle capacità che, per svilupparsi o mantenersi, devono essere stimolate e
incoraggiate a qualsiasi età.
Parole chiave
Persona, cambiamenti, invecchiamento, ginnastica della mente
Abstract
This study has the purpose to describe elderly conditions focusing on the people-subject
dimension across aging changes. Discussion starts analyzing the national aging reality
to introduce later a project that involved a group of 20 senior citizens who attended a
cycle of meeting about “Mental Gymnastics”. The general assumpition of these
meetings supports that everyone hold skills that need to be stimulated and encouraged
at any age to get developed or maintained.
Keywords
Person, changes, aging, mental gymnastic
La situazione della Terza Età
L’Italia è uno dei paesi in cui è stato possibile osservare un alto tasso di invecchiamento
della popolazione. Fra le varie fotografie demografiche sviluppate dagli istituti di
ricerca emerge un’immagine prospettica che vede rispetto al 2000 un incremento del
48% nel 2026 e del 77% nel 2051. Questo significa che le persone con più di 65 anni di
età, attualmente circa 11 milioni e mezzo, saranno quasi 15 milioni nel 2026 e poco
meno di 18 milioni nel 2051 (www.eurispes.it). Un ritratto che vede nel continuo
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aumento dell’invecchiamento il riflettersi di una forte affermazione che descrive
“l’Italia come il paese più vecchio al mondo” secondo l’analisi dell’Onu risalenti al
2002.
Le dinamiche demografiche del processo d’invecchiamento sono dovute a due
componenti:
 la dinamica naturale ricavata dal saldo fra i nati e i morti che in Italia è negativa,
in quanto il numero dei morti è superiore al numero dei nati in uno stesso anno a
causa di un basso tasso di natalità persistente e una costante crescita delle
aspettative di vita;
 la dinamica migratoria ricavata dal saldo fra i nuovi ingressi e le uscite
dall’Italia è positiva e nelle proiezioni rimane costante nel tempo con un tasso
positivo dell’1,9 per mille fra il 2000 al 2010.
Grazie a questi fattori la struttura demografica subisce continui cambiamenti che
contribuiscono alla crescita dell’indice di vecchiaia. L’indice passa in dieci anni da 125
a 146: ciò significa che si passa dalla presenza di 125 anziani su 100 giovani a 146
anziani su 100 giovani con un aumento della popolazione anziana al di sopra dei 75 anni
cospicuo dovuto alle maggiori aspettative di vita (www.istat.it).
Anche in Italia come in Europa il livello di invecchiamento si differenzia a livello
regionale. La prospettiva al 2010 del tasso di incremento medio annuo a livello
nazionale è di 1,4 per mille, valore positivo che racchiude però valori contrastanti che
oscillano dai più alti tassi positivi nel Trentino Alto Adige, della Valle d’Aosta, del
Veneto, delle Marche e della Lombardia, ai tassi negativi di una certa rilevanza quali
quelli della Liguria, del Molise, della Basilicata e della Calabria (www.istat.it).
L’invecchiamento è un processo che si sviluppa lungo l’intero arco di vita
dell’individuo, ma che inizia a manifestarsi dopo il raggiungimento della maturità.
Nell’uomo le modalità con cui esso si realizza sono il risultato dell’interazione di
diversi fattori: biologici, psicologici, ambientali, sociali ed economici.
Da un punto di vista biomedico, l’invecchiamento è un processo che induce molteplici
modificazioni a carico dei diversi organi, sistemi e apparati, in conseguenza delle quali
l’individuo perde sempre di più la capacità di adattarsi all’ambiente (omeostenosi) e,
conseguentemente, acquisisce una crescente probabilità di morire; esso causa, quindi,
una progressiva perdita dell’efficienza delle riserve funzionali e dei meccanismi che
l’organismo utilizza per mantenere il proprio equilibrio interno (omeostasi).
L’invecchiamento è un processo continuo e progressivo che si caratterizza per
un’estrema eterogeneità, sia interindividuale, nel senso che si sviluppa con velocità
diversa da soggetto a soggetto, che intraindividuale, non interessando in maniera
omogenea nello stesso soggetto i diversi organi e apparati e, all’interno di essi, le
diverse componenti (Franceschi C., 1993).
È possibile distinguere tre tipi di invecchiamento (Franceschi C., ibidem):
 invecchiamento di tipo 1: è quello che attualmente riguarda la maggior parte
delle persone anziane; si caratterizza per una progressiva riduzione dell’etàdipendente delle capacità psico-fisiche del soggetto in presenza di malattie;
 invecchiamento di tipo 2: riguarda la quasi totalità degli anziani sani; si realizza
con i segni classici della progressiva riduzione delle loro capacità psicofisiche,
in assenza di importanti malattie età correlate;
 invecchiamento di tipo 3: identifica anziani sani con prestazioni eccezionali per
la loro età; rappresenta il cosiddetto invecchiamento di successo.
Molti degli elementi che differenziano l’anziano dall’adulto sono espressione dei
cambiamenti subiti dal cervello nel corso della vita, al cui determinismo contribuiscono
non solo il processo della senescenza di per sé e numerosi fattori ambientali (dallo stile
di vita al ruolo familiare e sociale) ma, anche, malattie pregresse o persistenti che,
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direttamente od indirettamente, compromettono la funzionalità dell’organismo. In senso
stretto si definisce invecchiamento il cambiamento, nel tempo, delle caratteristiche
funzionali di un organismo; con il termine senescenza s’intende quel sottoinsieme di
cambiamenti che hanno un effetto negativo.
Anche se in misura diversa da soggetto a soggetto, tutte le funzioni cerebrali risultano
modificate in tarda età, da quelle cognitive, all’affettività, alla motricità, all’equilibrio,
al ritmo sogno-veglia, realizzando il peculiare modo di essere di ciascun anziano.
Le manifestazioni dell’invecchiamento dell’individuo si hanno quando la ridondanza e
la plasticità dei vari sistemi non sono in grado di compensare efficacemente la perdita di
struttura alla quale si va incontro con l’età. L’esatto momento in cui ciò si realizza
dipende dalla relazione fra fattori genetici e ambientali. I fattori genetici sono
responsabili di caratteristiche quali, ad esempio, la ricchezza nel patrimonio neuronale,
la diversa resistenza a diverse noxae patogene e l’efficienza dei meccanismi di
compenso. I fattori ambientali sono invece rappresentati da tutta quella serie di
condizioni, estremamente eterogenee, in grado di accelerare o contrastare
l’invecchiamento, come per esempio lo stile di vita, il tipo di attività lavorativa e
l’esposizione a sostanze tossiche. Definire quale sia il peso relativo dei fattori genetici e
di quelli ambientali sull’invecchiamento non è aspetto di poco conto. Che l’ambiente
svolga un ruolo primario nelle modalità d’invecchiamento del cervello è stato costatato
dall’esperienza clinica. Numerosi sono i casi descritti di grave compromissione dello
stato mentale in prigionieri costretti a vivere in ambienti angusti, al buio, senza alcuna
possibilità di interazione umana. Nei confronti di questi quadri da “deprivazione neurosensoriale”, l’anziano è soggetto particolarmente a rischio in rapporto alla maggiore
precarietà omeostatica del suo cervello (Mecocci P., Cherubini A., Senin U., 2002).
Garantire pertanto all’individuo una condizione di vita attiva, ricca sul piano psicoaffettivo e delle relazioni sociali, gratificante su quello professionale, stimolante da un
punto di vista culturale, significa metterlo nelle migliori condizioni per un
invecchiamento di successo (invecchiamento di tipo 3), quello cioè che lo vedrà, anche
in età molto avanzata, in condizioni psico-fisiche ottimali in piena autonomia di vita.
Questi principi mantengono la loro validità anche in chi è già anziano, come dimostrato,
fra l’altro, dalla possibilità di migliorare le sue capacità cognitive mediante opportuni
esercizi di stimolazione mentale.
Il Brain Training
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’Invecchiamento attivo come
“il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per
migliorare la qualità della vita della popolazione durante l’invecchiamento.
L’invecchiamento attivo consente alle persone di mettere a frutto il proprio potenziale
per il benessere fisico, sociale e mentale lungo l’intero arco dell’esistenza e partecipare
alla vita sociale offrendo loro al contempo un’adeguata protezione, sicurezza e
assistenza in caso di necessità”.
Le abilità cognitive di base, come la memoria, l'attenzione e la velocità di elaborazione
possono essere migliorate con un allenamento adeguato.
Uno studio sulle abilità cognitive degli anziani, chiamato ACTIVE (Advanced
Cognitive Training for Independent and Vital Elderly) e finanziato dal National Institute
of Health, ha dimostrato che gli adulti più anziani sono migliorati nelle loro capacità
cognitive con un allenamento appropriato mantenendo alcuni di questi benefici molti
anni dopo. In questo trial randomizzato (ACTIVE, 1999-2001), condotto da ricercatori
di diverse università statunitensi (University of Alabama, Hebrew Rehabilitation Center
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for the Aged in Boston, Indiana University, Johns Hopkins University, Pennsylvania
State University, University of Florida/Wayne State University di Detroit), oltre 2800
adulti di età compresa tra 65 e 94 anni hanno ricevuto un allenamento nel campo della
memoria, del ragionamento o della velocità di elaborazione. Dopo circa 10 ore di
allenamento, ogni gruppo è nettamente migliorato nel settore in cui è stato preparato e
cinque anni dopo, i soggetti hanno mantenuto molti dei loro progressi (Journal of the
American Geriatrics Society Volume 62, Issue 1, pages 16–24, January 2014).
Sono molti i fattori che influenzano la capacità cognitiva in età avanzata. Si ritiene che
grazie a uno stile di vita sano e ad un esercizio psicofisico costante, le persone anziane
possano rallentare il processo di deterioramento mentale. In generale, è possibile
asserire che l’attività costituisce il fattore di fondamentale importanza per il
mantenimento di una buona qualità della vita in età avanzata.
Il Progetto
Gli esercizi del programma di Ginnastica della Mente sono progettati per stimolare la
neuroplasticità e portare ad un miglioramento delle capacità cognitive.
Gli incontri di “Ginnastica della mente” svolti nel Progetto sono stati programmati con
l’obiettivo della stimolazione mentale delle capacità cognitive, quali memoria,
attenzione, linguaggio, ragionamento logico, orientamento, e di quelle affettive
riconducibili all’intelligenza emotiva. Il presupposto generale è quello per cui ognuno di
noi possiede delle capacità che, per svilupparsi o mantenersi, devono essere stimolate e
incoraggiate a qualsiasi età.
Gli incontri sono stati progettati da un’équipe costituita da una psicoterapeuta, una
psicologa e un’assistente sociale e, poi, condotti dalle ultime due figure professionali,
con la co-conduzione di una tirocinante in psicologia; sono stati svolti in un salone della
Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino di Reggio Calabria. Il corso si
è svolto in un arco temporale di tre mesi ed è stato articolato in incontri settimanali della
durata di un’ora ciascuno, per un totale di 10 ore. Il gruppo era costituito da 20 anziani,
di età media di 73 anni, autosufficienti e senza patologie cognitivo-relazionali.
Le attività sono state realizzate tramite l’utilizzo del gioco finalizzato. Attraverso il
gioco si possono fare nuove esperienze. Si è prevista, quindi, una metodologia di lavoro
attiva ed equilibrata per questa fascia d’età, nella quale l’anziano potesse lavorare con
tranquillità, distensione e rispetto dei propri tempi evitando qualsiasi atteggiamento non
supportivo per l’autostima e l’autoefficacia. Il lavoro dell’anziano è stato motivato
attraverso l’agevolazione della partecipazione e l’offerta di tutte le informazioni
necessarie per il corretto svolgimento degli esercizi proposti.
Le finalità proposte attivando il corso di Ginnastica della Mentale sono state le seguenti:
1. Potenziamento delle risorse cognitive, emozionali e comportamentali dell’anziano;
2. Prevenzione delle patologie degenerative cerebrali;
3. Attivazione di un clima di sostegno empatico all’interno del gruppo per sviluppare
al meglio le proprie capacità.
Gli obiettivi sono stati i seguenti:
1. Potenziamento dei canali dell’attenzione: attenzione selettiva, uditiva, ascolto,
attenzione selettiva visiva, attenzione divisa;
2. Potenziamento fase ingresso delle informazioni;
3. Potenziamento fase di elaborazione dell’informazione: attivazione pensiero laterale,
pensiero creativo, pensiero logico, pensiero critico, memoria;
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4. Potenziamento della fase di uscita delle informazioni: assertività, dare feedback
positivi, gestione dei conflitti, gestualità e tono di voce, gestione della tensione e
dello stress.
L'allenamento mentale è stato basato sia sull'esercizio individuale sia sulla
socializzazione e la condivisione tra i membri del gruppo. Si è scelto di usare anche il
metodo del lavoro di gruppo come proposta di cambiamento e arricchimento dal punto
di vista cognitivo, affettivo e relazionale nella prospettiva di raggiungere obiettivi
comuni. Lavorare in gruppo comporta molti benefici:
 lo scambio di esperienze, vissuti, idee e sentimenti;
 l'ascolto reciproco e il confronto costruttivo;
 la condivisione di scopi collettivi;
 l'appoggio emotivo e sociale;
 la crescita nella fiducia personale;
 il sentirsi valorizzati e affermati.
Ogni incontro è stato aperto con frasi di presentazione del tema centrale e di spiegazione
delle finalità dei singoli esercizi da svolgere. Si ritiene questo un buon avvio
dell’incontro stesso poiché, in tal modo, viene diminuita l’apprensione iniziale che
tormenta verosimilmente la maggior parte dei partecipanti. Codesta apertura
contribuisce a motivare la loro adesione attraverso la comprensione degli obiettivi che si
possono realizzare. La breve introduzione, inoltre, rafforza l’importanza di una
partecipazione attenta e consapevole agli esercizi.
Il modo in cui le esercitazioni sono presentate può e deve essere funzionale agli obiettivi
dell’esercizio stesso e alle esigenze dei partecipanti al gruppo. Le prove sono state
spiegate in maniera chiara e comprensibile. Prima di iniziare l’esercizio vero e proprio,
è stato verificato che tutti avessero capito correttamente le istruzioni; se ciò non
avvenisse, il conduttore è tenuto a ripetere, con parole diverse, i concetti e i punti non
chiari.
Durante gli esercizi è stato chiesto ai partecipanti di lavorare da soli, in coppia o di
dividersi in squadre.
Le squadre sviluppano competitività e possono dare risposte costruttive in termini di:
 aumento della motivazione alla partecipazione;
 aumento del coinvolgimento;
 cooperazione tra i membri;
 senso di unità all’interno della squadra;
 entusiasmo ed energia diretti al conseguimento di un obiettivo;
 senso di appartenenza a un gruppo definito.
Per quanto concerne la coppia, la stretta collaborazione tra due partecipanti durante un
esercizio consente di sperimentare i seguenti atteggiamenti e mettere in atto i seguenti
comportamenti:
 decisionalità congiunta;
 sostegno e solidarietà reciproche;
 comunanza di opinioni;
 cooperazione;
 comunicazione vicendevole di informazioni, esperienze, sensazioni.
L’individuo da solo, invece, può essere molto forte o molto vulnerabile. In un esercizio
in cui al partecipante è stato chiesto di impegnarsi individualmente, ciò è stato
finalizzato ad aiutarlo a scoprire le proprie potenzialità di soggetto posto in relazione
con gli altri. Il lavoro individuale in generale è finalizzato alla messa in atto dei seguenti
comportamenti:
 prendere decisioni;
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 assumersi responsabilità;
 osservare e valutare obiettivamente le proprie debolezze e i propri punti di forza;
 migliorare le capacità già acquisite;
 sperimentare la riuscita e il successo;
 accrescere la fiducia in se stessi.
Alla fine di ogni esercizio c’è stato un confronto. Quest’ultimo momento è stato molto
importante, poiché, ha costituito l’occasione per parlare di ciò che ha avuto luogo, per
tradurre in parole le difficoltà affrontate e iniziare ad individuare e consolidare strategie
funzionali di osservazione, memorizzazione e problem-solving.
In chiusura si è chiesto al gruppo di riassumere il tema del giorno e indicare i punti
chiave emersi nel corso dell’esercizio, invitando i partecipanti ad esprimere i propri
vissuti.
Ciascun incontro è stato chiuso con una nota positiva e, infine, con la descrizione breve
del tema dell’incontro successivo, ricordando a tutti i membri il giorno, l’ora e il luogo.
È stato utilizzato un questionario all'inizio e alla fine del percorso al fine di verificare i
miglioramenti conseguiti, sia nell'area specifica delle capacità cognitive sia nell'area più
generale dello stato di benessere soggettivamente percepito.
Di seguito sono riportati alcuni esempi di esercitazioni.
Il gioco dell’intruso
In questo gioco le abilità stimolate sono state: l’attenzione sostenuta e attenzione
selettiva, controllo e inibizione della risposta impulsiva e la memoria. È stato indicato ai
partecipanti un preciso luogo della casa (per esempio la cucina). Successivamente sono
stati elencati una serie di oggetti e i membri del gruppo hanno alzato la mano ogni volta
che hanno sentito il nome di un oggetto che non appartiene alla categoria semantica
scelta.
Occhio alla parola
In questo esercizio le abilità stimolate sono state: l’attenzione sostenuta e attenzione
selettiva, attenzione divisa, memoria di lavoro, linguaggio (comprensione). Il
riabilitatore ha letto una breve storia e i soggetti hanno dovuto contare mentalmente
quante volte è stata proposta una singola parola precedentemente stabilita. Tutti i
partecipanti hanno riferito il numero e infine è stata data loro la soluzione corretta.
I cambiamenti
Questo esercizio è servito a migliorare la capacità di una persona di percepire
correttamente gli altri e di essere inventiva. Si tratta di un gioco in cui sono state
formate due squadre che si sono disposte in modo tale che ogni giocatore si trovasse di
fronte a un giocatore dell’altra squadra. Una delle squadre si è girata verso il muro,
contemporaneamente ogni membro dell’altra ha cambiato tre elementi del proprio
aspetto. Ritornata alla posizione iniziale, la prima squadra ha cercato di individuare i
cambiamenti. In seguito si è proseguito il gioco aumentando il numero delle modifiche
effettuate.
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Quante più cose vengono in mente
In questo esercizio le abilità stimolate sono state: linguaggio, memoria semantica,
accesso al lessico, uso di strategie cognitive. Sono state mostrate ai partecipanti delle
tessere in cui è stata specificata una determinata categoria semantica. Per ciascuna di
quest’ultima ogni partecipante ha riferito tutte le parole che gli sono venute in mente
cercando di stare attento alla non ripetizione dei termini già espressi dai precedenti
partecipanti.
Indovinelli
In questo esercizio le abilità stimolate sono state: linguaggio, memoria, ragionamento
logico, comprensione. Sono stati letti degli indovinelli con risposta a scelta multipla e i
partecipanti agli incontri, divisi in due squadre, hanno provato, dopo essersi consultati, a
dare la risposta corretta. A ogni risposta corretta è stato assegnato un punto alla squadra.
Inoltre è stato richiesto alle squadre di ricordare più indovinelli possibili tra quelli
precedentemente letti.
Che strada devo fare?
In questo esercizio le abilità stimolate sono state: orientamento spaziale, memoria
autobiografica, memoria di lavoro, ragionamento logico. In questo esercizio è stato
chiesto a ogni membro del gruppo che strada possono compiere per arrivare dalla
parrocchia a casa loro. I partecipanti hanno dovuto descrivere le direzioni da prendere
per esempio: “uscito di casa giro a destra, proseguo dritto e arrivo in una piazza ecc.”.
La medesima cosa è stata fatta in riferimento ad altri luoghi. Tutti gli individui sono
stati coinvolti nell’esercitazione.
Conclusioni
Quello che è emerso in maniera univoca è che l’entità delle modificazioni delle funzioni
cognitive è fortemente influenzata, oltre che dall’invecchiamento, da una molteplicità di
fattori ambientali.
Le difficoltà nella memorizzazione sono state le più osservate negli anziani e sono state
anche quelle di cui essi si sono maggiormente lamentati. A differenza della memoria a
lungo termine, quella a breve termine è risultata particolarmente labile. Alcuni anziani
hanno presentato una ridotta capacità di codificazione, cioè di implementare strategie
finalizzate al mantenimento dell’informazione.
Grazie agli esercizi effettuati, con il suggerimento di tecniche di codifica, le
performance dei soggetti sono migliorate. Per quanto concerne, invece, la memoria
storica, sia quella che fa riferimento a fatti relativi alla vita del soggetto (memoria
episodica), che quella relativa a conoscenze comuni (memoria semantica), non sono
state osservate compromissioni rilevanti. È, probabilmente, il loro richiamo frequente e
la loro valenza affettiva a rendere la loro traccia così forte nella memoria da essere
difficilmente persa anche in età avanzata.
Le abilità visuo-spaziali e visuo-prassiche, quelle cioè relative alla capacità di percepire
e manipolare informazioni visive di tipo non verbale (ad esempio la disposizione di
figure geometriche nello spazio) sono apparse leggermente compromesse per la minore
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efficienza delle funzioni sensoriali. A quest’ultima è attribuito il rallentamento dei tempi
di reazione di alcuni soggetti negli esercizi proposti.
Per quanto riguarda il ragionamento logico, la maggior parte dei soggetti ha presentato
capacità inalterate anche in età avanzata; tuttavia nelle attività che necessitavano una
rapida elaborazione d’informazione, vi era un rallentamento nell’emissione della
risposta.
Quello che è stato riportato in maniera euforica e che ha gratificato moltissimo i
conduttori è il benessere generale dei partecipanti che hanno ringraziato per gli incontri
effettuati, chiedendo una riproposizione dell’esperienza.
I partecipanti si sono messi in gioco e sono stati protagonisti di un’avventura innovativa
grazie alla quale hanno costruito una diversa immagine della propria vecchiaia
accrescendo e rivalutando il bagaglio esperienziale.
Il corpo che decade allontana dagli anni trascorsi e dalle energie che si potevano avere
in gioventù ma il bagaglio di risorse dell’uomo, di competenze, di relazionalità non si
arresta e continua a evolversi (Deluigi R., 2008).
Questi anziani hanno continuato a vivere la loro quotidianità; come ha detto un membro
del gruppo “come se avessi ancora vent’anni”, memori di un tempo trascorso e
desiderosi di non arrendersi al vincolo del proprio corpo. Grazie a questi incontri tutto
ciò è stato possibile poiché è stato creato un ambiente aperto alla relazione, a favore di
un riconoscimento di sé e degli altri in quanto protagonisti dell’esistenza.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” (A. de Saint-Exupéry A., 1943), proprio per questo
non ci si può soffermare a uno sguardo esteriore e superficiale, limitato e limitante, ma
bisogna considerare l’anziano in una prospettiva evolutiva anziché involutiva.
Bibliografia
Deluigi, R. (2008). Divenire Anziani, Anziani in Divenire. Prospettive pedagogiche fra
costruzione di senso e promozione di azioni sociali concertate. Roma: Aracne Editrice.
De Saint-Exupéry, A. (1943). Il piccolo principe. Milano: Bompiani.
Franceschi, C. (1993). Basi biologiche dell’invecchiamento della longevità. Trattato di
Gerontologia e Geratria, UTET, 63-90.
Mecocci, P., Cherubini, A., Senin, U. (2002). Invecchiamento cerebrale, declino
cognitivo, demenza un continuum? Roma: Critical Medicine Publishing Editore.
Organizzazione Mondiale della Sanità (2002). Invecchiamento attivo: un quadro
strategico. OMS. Ginevra
Libri usati per le attività
Bergamaschi, S., Iannizzi, P., Mondini, S., Mapelli, D. (2010). Demenza 100 esercizi di
stimolazione cognitiva. Milano: Raffaele Cortina Editore.
Remocker, A.J., Stortch, E.T. (1983). Gesto come parola. Manuale di tecniche non
verbali per terapie di gruppo. Torino: Edizione Omega.
Sitografia
www.eurispes.it – comunicati stampa, 2004
www.istat.it – previsioni della popolazione residente
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Istituto per lo Studio delle Psicoterapie
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