raccontare che - Donna Moderna
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RIPRODUZIONE VIETATA “ALVARO SCOPRE NUOVI AMICI” ALVARO Di Carmela Nazzareno Sede di Mazara del Vallo A lvaro come tutti i bambini non è cattivo ma è vivacissimo, non sta un minuto fermo e si caccia in un mare di guai, spesso spinto dalla curiosità e dall’immaginazione. Così, quando è in campagna si arrampica sugli alberi per guardare il mondo dall’alto, si inoltra nel boschetti dietro casa per esplorarlo da cima a fondo, entra nelle grotte per cercare il tesoro di chissà quali pirati, corre col contachilometri in mano dietro alle farfalle per vedere quanta strada fanno ed altro ancora. Quando è in città, si allontana spesso dai genitori per diversi motivi: seguire un passante che gli sembra una spia mandata dagli extraterrestri, entrare nel grande magazzino per fare su e giù con le scale mobili, infilarsi nell’ufficio postale per vedere gli impiegati che mettono i timbri sui francobolli, salire le scale del grattacielo per arrivare a grattare il cielo. Insomma, che tutti lo chiamano “Alvaro, il terribile”! A volte qualche adulto, che proprio non ne può più, per intimorirlo gli dice: «Se non stai calmo, chiamo la polizia e ti faccio portare via!». Anche gli adulti a volte sbagliano! Infatti, a causa di quella minaccia, Alvaro mantiene le distanze da tutti coloro che portano l’uniforme e questo è sbagliato e pericoloso! Un giorno, nel boschetto ai margini della città, il ragazzo, alle prese con un’azione rocambolesca contro un’immaginaria squadra di disboscatori, finisce a gambe per aria nel laghetto. Ahimè! Non sa nuotare, grida, chiede aiuto ma va sempre più a fondo! E dire che la mamma voleva che imparasse a nuotare ma quelli della piscina l’hanno mandato via, dopo che, alla prima lezione, ha tolto il tappo e prosciugato la vasca! Magari anche nel laghetto ci fosse un tappo! Terrorizzato, Alvaro non ce la fa più a stare a galla e quando dispera di salvarsi sente due forti braccia che lo sollevano e a fatica lo trascinano a riva. Il bambino vuole ringraziare chi lo ha salvato e che ancora non ha visto in faccia. Si alza a guardarlo, pronto a trovarsi davanti un extraterrestre o uno gnomo o un folletto, perfino un disboscatore. Quello che non si aspetta è di trovarsi davanti un uomo in divisa da poliziotto. Il nemico reale!!! Tremando e piangendo supplica: «Signore la prego non mi porti via, non mi rinchiuda in un qualche posto buio. Non lo farò mai più. Basta boschi, basta scale mobili, basta uffici postali, basta grattacieli. Abbia pietà di uno scavezzacollo!». I l poliziotto, dispiaciuto, cerca di rassicurare Alvaro, dicendogli che non sarà punito ma accompagnato in ospedale per un controllo medico per assicurarsi che stia bene, poi con il cellulare fa due chiamate, dicendo ad Alvaro: «I numeri che sto chiamando ricordateli, perché potranno esserti utili: 113 e 118». Utili è poco, Alvaro avrebbe detto: “MAGICI”: in un battibaleno arrivano un’auto della polizia e un’ambulanza che,”più veloci della luce”, portano il bambino in ospedale. Per fortuna tutto finisce bene e il bambino ringrazia i poliziotti per averlo aiutato e non può fare a meno di dire loro: «Allora non è vero che arrestate i bambini». Il signor poliziotto gli risponde: «Noi?!? Ma se vogliamo il bene di tutti i bambini! Con il nostro lavoro cerchiamo di aiutare tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e tu l’hai provato. è vero che qualche volta arrestiamo le persone che fanno qualcosa di brutto, ma cerchiamo di aiutare pure loro a capire cosa hanno fatto di sbagliato e a ritornare dei buoni e onesti cittadini». Alvaro ascolta a testa bassa, gli spiace aver pensato male di quel poliziottone col faccione buono, che intanto continua a parlare: «Sai, vigilare e aiutare: questo è il compito delle Forze dell’Ordine: Polizia, Carabinieri, Polizia Municipale, Guardia di Finanza! Non sei convinto?» Alvaro faceva “sì sì” con la testa, ma senza grande entusiasmo: «Ho un’idea - disse il poliziottone-, chiediamo il permesso ai tuoi genitori e, se ti va, ti faccio da guida, così potrai vedere con i tuoi occhi come cerchiamo di aiutare la comunità». Così Alvaro, ottenuto il consenso dei genitori, comincia un bel giro turistico per la città sulla volante della polizia contrassegnata dal N.113, di colore blu e con le luci lampeggianti. Uaauh! Che forza, questa sì che è un’avventura! A un semaforo incontrano un vigile urbano che regola il traffico e aiuta un vecchietto ad attraversare la strada: «Ecco vedi, quello è il collega che si occupa della sicurezza nelle strade» dice il poliziotto, e fa ciao con la mano al vigile, che risponde sorridendo. Più avanti vedono dei finanzieri entrare in un bar. Alvaro chiede: «Perché se ne vanno al bar invece di aiutare la comunità?» «Stanno lavorando, Alvaro, devono controllare se viene emesso lo scontrino fiscale e se le bevande e gli alimenti serviti sono di buona qualità e non danneggiano la salute delle persone. Questo è aiutare la comunità, non trovi?». S ulla strada di periferia incontrano dei carabinieri che fermano dei ragazzi in motorino senza casco! Il poliziotto dal faccione buono, spiega: «è vero che faranno probabilmente la multa a quei due ragazzi ma cercheranno di far capire loro che è indispensabile l’uso del casco, se si vogliono evitare gravi rischi». Alvaro sa che questo è vero, perché suo cugino ha avuto un incidente con la moto e si è salvato proprio grazie al casco. Il poliziotto aggiunge: «Sai, noi poliziotti siamo spesso pure genitori e soffriamo nel vedere bambini o ragazzi gravemente feriti in incidenti perché non usano il casco o non allacciano la cintura di sicurezza!». Alvaro fa un’altra scoperta a proposito di quell’agente, ormai suo amico: si chiama Ronaldo, come il suo giocatore preferito! Ronaldo invita Alvaro a visitare la sala operativa del comando di Polizia e racconta che tutte le Forze dell’Ordine ne hanno una, per comunicare e per dirigere le operazioni, in caso di necessità. Alvaro entra così in una stanza piena di computers, telefoni e tante altre attrezzature, si siede in un angolo e ascolta tantissime chiamate, che spesso sono richieste di aiuto: un incidente in via Marconi, uno scippo ad una vecchietta vicino alla posta, un automobilista in panne in una strada di campagna, un bimbo smarrito al mercato...! Ricevute le richieste di aiuto, scattano immediate le operazioni di intervento e di salvataggio, tutte organizzate e dirette dalla sala operativa via telefono! Impressionato, Alvaro riflette: «Che lavoro impegnativo! E che valorosi questi servitori della comunità! Come possono certi adulti servirsi della polizia per far paura ai più piccoli? Le Forze dell’Ordine non arrestano i bambini ma li aiutano e aiutano tutte le persone che si trovano in difficoltà! Io d’ora in poi so che mi potrò rivolgere a loro con serenità perché ho capito che sono dei veri amici! Imparerò anche tutti i numeri preziosi, così saprò come rintracciarli: 112, 113, 117....» Con questi pensieri in mente, Alvaro si scambia una bella stretta di mano con il poliziottone che lo ha salvato dal laghetto. «Grazie Ronaldo -gli dice-, è stato un piacere conoscerti!». Così è nata una bella amicizia!