La valorizzazione dei limiti.
Transcript
La valorizzazione dei limiti.
Introduzione La capacità a riconsiderare le risorse a propria disposizione, valorizzandone anche i limiti o addirittura trasformandoli in punti di forza, è uno dei prerequisiti fondamentali di un gruppo di lavoro. Al di là delle competenze tecniche specifiche, il confronto su questo tema può costituire un obiettivo che, nel breve o medio periodo, favorisca la collaborazione e la mission aziendale. La competenza tecnica, infatti, è intrinsecamente legata al maggiore o minor talento personale dei membri di un gruppo di lavoro. Il formatore può intervenire efficacemente sulla competenza organizzativa: ad esempio individuando obiettivi motivanti, favorendone la condivisione nel gruppo di lavoro, promuovendo così maggiore resilienza allo stress. A parità di competenza tecnica, una maggiore competenza organizzativa renderà inevitabilmente più competitivi. Proponiamo di rileggere in quest’ottica le biografie di tre grandi personaggi: François Vatel, eminente cuoco del XVII secolo; Carl Friedrich Gauss, matematico nato in Germania nel 1777; e Lionel Messi, celebre calciatore contemporaneo. Ripercorreremo occasioni emblematiche in cui hanno “capovolto” a proprio vantaggio una carenza di risorse, o proposto visioni innovative su specifici problemi, mai immaginate prima di loro. L’invenzione di Vatel Il nostro elaborato partirà da un aneddoto ambientato nella Francia del XVII secolo. Il tempo dei fasti delle corti dei prìncipi, del lusso ostentato dell’aristocrazia nobiliare, cui si affiancava la povertà disperante delle classi meno abbienti. Le cronache ci consegnano la storia dell’eminente cuoco Fritz Karl (detto François) Vatel; grande talento dell’arte culinaria, impiegato al servizio dei più potenti nobili francesi del tempo. Una delle sue principali invenzioni pare abbia avuto origine da una situazione di carenza di risorse; prima di parlarne, però, un accenno alla sua storia personale. Vatel nasce a Parigi da una famiglia di origini Svizzere, nel 1631. Come per ogni mestiere all’epoca, muove i primi passi da apprendista; per il suo talento tuttavia ben presto (a soli 22 anni) è assunto alla corte reale da Nicolas Fouquet, sovrintendente delle finanze del Regno di Francia. In questo periodo Vatel si specializza nell'organizzare feste e banchetti. Uno dei maggiori incarichi affidatigli fu l'inaugurazione del castello di Vaux-le-Vicomte, il 17 agosto 1661. In occasione della sontuosa cerimonia, seguita da spettacolari giochi pirotecnici, Vatel diede origine alla sua ricetta più celebre: quella della Crema Chantilly1, giunta fino ai giorni nostri come uno dei prodotti di pasticceria più apprezzati. La ricetta originale di Vatel, del 1661, prevede tre soli ingredienti: panna fresca da montare, zucchero a velo, vaniglia per aromatizzare. Una ricetta semplice, sia per la reperibilità degli ingredienti sia per la procedura di combinazione degli stessi. Si tenga però presente che venne realizzata da Vatel rinunciando a uno degli ingredienti fondamentali della Crema Pasticciera: le uova. La fantasia degli autori del film “Vatel”2, del 2000, attribuisce tale invenzione a una situazione di carenza di risorse. Gli autori del film si sono concessi una licenza artistica, situando l’invenzione della Crema Chantilly in un’altra occasione: la festa di tre giorni indetta dal principe Luigi II di Borbone3 nel suo castello di Chantilly nell’aprile del 1671, per riconquistare i favori del Re Sole4 (dopo varie cospirazioni tentate a suo danno e fallite). Vatel, già nominato da Luigi II contrôleur général de la Bouche al Castello di Chantilly (controllore generale dei pranzi della corte), fu incaricato dell’organizzazione. In soli 15 giorni ebbe modo di preparare menù complessi e presentazioni spettacolari, che stupirono e divertirono la corte di Luigi XIV (composta da circa 3.000 residenti alla reggia di Versailles e circa 600 servitori minori). Gli autori del film situano la creazione della Crema Chantilly in questo contesto: in una scena gli inservienti delle cucine del castello lamentano la mancanza di uova, necessarie alla realizzazione della crema pasticciera da servire ai banchetti (“Più della metà delle uova sono marce, come facciamo a fare la crema?”). Vatel (memorabilmente interpretato da Gerard Depardieu) non si perde d’animo, e nelle caotiche cucine di corte mescola in una ciotola panna montata e zucchero (“la panna monterà come albume d’uovo sbattuto: se vi chiedono cos’è, dite che è una ricetta segreta di Chantilly”). Non abbiamo prove certe che la Crema Chantilly sia nata per ovviare all’assenza di uova; ci piace tuttavia sottolineare come la ricostruzione possa essere verosimile. Gli autori connettono infatti la più famosa creazione di Vatel alla sua tragica fine. Vatel infatti pretendeva sempre ingredienti di altissima qualità, e per la cena di Venerdì Santo (24 aprile 1671, ultimo giorno di festa) ordinò del pesce freschissimo. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile, i corrieri viaggiarono (su carrozze trainate da cavalli) dal porto di Boulogne a Chantilly, con l’obbligo di colmare il prima possibile 230 km circa. La consegna però non avvenne entro i tempi previsti, e il pesce non risultò sufficiente per tutti gli invitati. Il perfezionista Vatel, personaggio più unico che raro a corte, favorito dei prìncipi per le sue competenze e non per le qualità da lacchè, non riuscì a perdonarsi tale inadempienza ai voleri dei suoi sovrani. Pose quel giorno fine alla sua esistenza, nell’assoluta solitudine della sua stanza, riuscendo a colmare il disonore da lui vissuto solo con tre colpi di spada. Il suicidio di Vatel, un perfezionista ritrovatosi nell’impossibilità a rispettare le consegne affidatigli, è storia vera. La genesi della “Crema Chantilly” narrata nel film è forse più verosimile che reale; ma può darsi che a quell’epoca, i contrattempi nei trasporti e i ritardi nelle consegne fossero all’ordine del giorno. Ad ogni modo questa ricostruzione sembra rifarsi proprio alla capacità di valorizzare dei limiti nelle risorse a disposizione. Nei contesti lavorativi, le risorse non sono mai nulle per definizione, così come è anche vero che non sono mai infinite. Valorizzarle, disponendosi a rimettere in gioco continuamente il proprio punto di vista, dipende dalla peculiare cultura organizzativa di ogni gruppo aziendale. Fig. 1 Fig. 2 Un’immagine del film “Vatel” (2000), di R.Joffè, in cui G. Depardieu (Fig 1) interpreta l’illustre cuoco francese, inventore della Crema Chantilly (Fig. 2). Secondo tale film l’invenzione sarebbe stata in qualche modo suggerita dalla carenza, al Castello di Chantilly, dell’ingrediente principale della Crema Pasticciera, le uova. Gauss e la “carica dei 101” Facciamo un balzo temporale in avanti: il 30 aprile del 1777 nasce a Braunschweig, in Germania, uno dei maggiori matematici di sempre, Carl Friedrich Gauss, che contribuirà in maniera decisiva allo sviluppo di varie discipline. Dalla statistica all’astronomia, dalla geofisica all'elettrostatica, le sue scoperte sono risultate spesso in netto anticipo sui tempi. Gauss è stato un grande maestro nella “ristrutturazione di campo”5, cioè nella capacità di risolvere un problema complesso e di difficile soluzione riformulando il problema stesso. Si narra infatti che quando Gauss aveva solo nove anni, durante una lezione di scuola elementare, il suo insegnante J. G. Büttner assegnò a lui e ai suoi compagni di classe il compito di addizionare tutti i numeri da 1 a 100. Probabile intento di Büttner era tenere gli alunni impegnati per buona parte della lezione. Pare tuttavia che il piccolo Gauss, in breve tempo, abbia dato la risposta esatta, grazie a un particolare procedimento. Infatti, sommando progressivamente la prima e l’ultima cifra della sequenza, e poi la seconda con la penultima, la terza con la terz’ultima, e così via, si ha sempre lo stesso risultato ( 1 + 100 = 101, 2 + 99 = 101, 3 + 98 = … = 50 + 51 = 101). Anziché applicarsi a una lunga e noiosa sequenza di addizioni (1+2 = 3, 3 + 3 = 6, 6 + 4 = 10…) pare che Gauss abbia notato che i numeri da 1 a 100 possono costituire 50 coppie; sommando i numeri di ogni coppia si ottiene lo stesso risultato. Con una semplice moltiplicazione per 50 di tale risultato, quindi, Gauss avrebbe risolto quel problema in brevissimo tempo. Il tramandarsi postumo di aneddoti non sempre veri, per personaggi del calibro di Gauss, è naturale conseguenza delle grandi scoperte compiute, che hanno conferito alle loro vite un alone di leggenda. Ma è senz’altro verosimile che già in tenera età Gauss abbia manifestato le sue straordinarie capacità. È infatti sicuro che derivi dal suo genio la grande scoperta della curva normale di distribuzione di frequenza (o gaussiana, per l’appunto). Le regolarità con essa formalizzate sono oggi ben note e fruibili a chiunque voglia analizzare dati statistici: per qualsiasi grandezza fisica, la misurazione di numerosi valori, tendenti all’infinito, tenderà ad attestarsi attorno ad un valore medio (la media “µ”). Un buon indice di dispersione dei valori attorno alla media sarà la varianza (“σ2”), media degli scarti elevati al quadrato. Anche la radice quadrata della varianza, la deviazione standard (“σ”), è un indice importante: infatti il 68% circa dei dati differirà dalla media al massimo di una deviazione standard (µ ± σ); il 95% dei dati differirà dalla media 1,96 deviazioni standard (µ ± 1,96 σ). Questo modello matematico ha una proprietà fondamentale: in presenza di dati a distribuzione normale, si può risalire ai caratteri della popolazione che li ha generati conoscendo soltanto media e deviazione standard. Gauss la riferì prettamente alle serie di errori in cui si può incorrere in una serie di misurazioni; ma la curva può descrivere in realtà qualsiasi popolazione di dati fisicamente misurabili6 (la circonferenza cranica o la statura dei membri di una particolare etnìa, l’apertura alare di una specie qualsiasi di uccelli, e così via). La gaussiana nasce da quella che può essere considerata una ristrutturazione cognitiva di campo; un insight, un’intuizione su dati e ricorrenze esistenti in natura, mai da nessuno formalizzate a livello matematico, prima di Gauss stesso. Un problema (ripensiamo anche all’invenzione di Vatel) può fungere da stimolo per creare qualcosa di nuovo; ma anche in situazioni non prettamente critiche, l’abilità a riformulare i dati a disposizione, aprendosi a prospettive diverse, può portare a risultati straordinari. Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5 C.F.Gauss, matematico tedesco del XIX secolo (Fig.3), è stato il primo a notare le proprietà statistiche della curva normale di distribuzione di frequenza (Fig. 4). Si narra che già da bambino si fosse distinto nel risolvere difficili problemi matematici, riformulandoli (Fig. 5). Messi e il gioco palla a terra La storia del calciatore Lionel Messi è probabilmente più nota rispetto a quelle di Vatèl e Gauss. Messi nasce a Rosario, in Argentina, il 24 giugno 1987. Soprannominato “Pulga” (la Pulce) a causa della bassa statura, muove i primissimi passi nella squadra allenata dal padre,passando a soli 8 anni, nel 1995, al club del Newell's Old Boys7. “Leo” si dimostra molto promettente e cattura ben presto l’interesse di grandi club. Tuttavia a 11 anni sembra dover dire addio ai suoi sogni di carriera: gli è diagnosticata infatti una forma di ipopituitarismo8. Le cure necessarie sono onerose, e molti club desistono dal tentativo di tesserarlo. Solo il Barçelona Football Club dimostra serio interesse per il giovane talentino. Il direttore sportivo Carles Rexach, dopo aver osservato Messi giocare in Argentina, se ne assicura le prestazioni sportive, proponendosi di pagargli le cure qualora si fosse trasferito in Spagna. È un impegno oneroso per il club catalano9,ma Rexach, con grande lungimiranza, coglie che agli oneri seguiranno gli onori: nell’urgenza di tesserare il campioncino prima di altri club, prepara un contratto su un tovagliolo di carta10. Messi firma quindi il primo contratto ufficiale a 14 anni, il 1 marzo 2001: trasferitosi in Spagna con la famiglia, viene aggregato al vivaio del Fc Barçelona (la famosa “cantera”). Gli investimenti su Messi sono stati ripagati: i numerosi successi conseguiti sul campo parlano da soli. Con la maglia “azulgrana” del club Messi ha conquistato finora: cinque Campionati Nazionali, cinque Supercoppe di Spagna, tre UEFA Champions League, due UEFA SuperCup e due Campionati Mondiali per club. Con la Nazionale argentina ha vinto la Medaglia d'Oro alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Come riconoscimenti personali, dal 2009 ha vinto per tre volte consecutive il Pallone d'Oro11; è, inoltre, l'unico ad aver segnato cinque gol in una partita di Champions League12. Lo stesso Messi collega la sua abilità nel gioco del calcio alle sue particolari caratteristiche fisiche, e alla malattia di cui ha sofferto: “Mi diagnosticarono un problema all’ormone della crescita, ma essendo più piccolo degli altri, riuscivo ad essere più agile: ho imparato a giocare palla a terra […]; la sfortuna, a volte, si trasforma in fortuna13”. In questo senso, fondamentale è stata la sua determinazione a non vivere come condizione totalmente disperante il suo handicap fisico. È stato proprio il suo “problema”, la sua bassissima statura, a fornirgli nuove possibilità. Il calcio di Messi nasce da un modo diverso di vedere le cose; proporlo è stato possibile solo sfruttando quello che poteva sembrare un punto di debolezza, cogliendone le potenzialità intrinseche. Fig. 6 Fig. 7 Il calciatore del Fc Barçelona Lionel Messi alza il Pallone d’Oro 2010 fra i suoi compagni di squadra Xavi e Iniesta (Fig.6). Messi attribuisce la sua abilità nel gioco “palla a terra” (Fig.7) proprio all’ipopituitarismo che, se non curato, lo avrebbe condannato a una forma di nanismo. Formazione e valorizzazione dei limiti L’intervento di formazione, nell’ottica da noi proposta, è sempre motivato da criticità antecedenti; in questo senso, si sviluppa sempre a partire da informazioni e risorse limitate. Un esempio: “Il responsabile del personale di un’azienda telefonica si rivolge a un professionista per un piano di formazione, rivolto a un centinaio di addetti alle chiamate intercontinentali […]. La modalità individualistica dell’attività, senza interdipendenza reciproca , ha consentito agli addetti di creare una propria socialità […]. I centralini intercontinentali sono aboliti e queste persone devono essere riutilizzate entro una software house. […] Il responsabile chiede che queste persone siano rese più docili”. 14 Il formatore ha sempre a disposizione informazioni limitate: sarebbe difficile, e probabilmente inutile, conoscere ogni dettaglio della storia di un gruppo aziendale. È comunque sempre possibile per il formatore fornire una risposta competente, proponendo ipotesi sugli eventi critici che hanno motivato il contatto. Questi eventi possono essere considerati analyseurs15, ossia eventi che svelino dinamiche organizzative non più produttive; dinamiche che possono riprodursi nella relazione col formatore. Sta al formatore prepararsi a riconoscere queste dinamiche, provando a proporre e ipotizzare nuovi assetti relazionali, laddove i precedenti sono andati in crisi. Nel caso citato, un formatore potrebbe ad esempio proporre di cogliere il senso della pretesa16 alla base del contatto: negare i cambiamenti in atto, forse coerentemente con una cultura aziendale pregressa scarsamente orientata al cliente. Come nel caso citato, ogni evento critico può diventare il momento migliore per ampliare le prospettive dell’azienda: questo sarà possibile quanto più si sarà disposti a rischiare nuove strade, usando anche i riscontri di realtà più critici come stimolo per mettersi in discussione e proporre prodotti innovativi. Note 1 D. Michel, Vatel ou la naissance de la gastronomie, Editions Fayard, 1999. ”Vatel” (2000), di R.Joffé. 3 Luigi XIV di Borbone (1638 - 1715), Re di Francia dal 14/5/1643 fino alla sua morte, anche detto Re Sole (in Francese Le Roi Soleil). 4 Luigi II di Borbone-Condé (1621 - 1686), quarto Principe di Condé; le sue abilità militari gli valsero l'epiteto di Gran Condé. 5 M. Wertheimer, Il pensiero produttivo, a cura di P.Bozzi, Giunti Editore, 1997. 6 M. Bulmer, Francis Galton: Pioneer of Heredity and Biometry, J. Hopkins University Press, 2003. 2 7 club calcistico di Rosario fondato nel 1903. deficienza di secrezione dell’ormone somatotropina, nei bambini può portare a nanismo ipofisario. 9 750 euro al mese; D. White, “F. Ribery the man to challenge L. Messi and Barcelona”, Daily Telegraph, 4/4/2009. 10 fifa.com, “The new messiah”, 5/3/2006, http://www.fifa.com/tournaments/archive/tournament=107/edition=248388/news/ newsid=103182.html 11 riconoscimento attribuito al miglior giocatore di club europei dalla rivista “France Football”, con votazioni compiute da una giuria di giornalisti di tutta Europa. 12 Barçelona 7 – B. Leverkusen 1, partita disputata al Camp Nou di Barcellona il 7/3/2012. 13 Spot Adidas® - http://www.youtube.com/watch?v=U3kTZbC3pX0. 14 R.Carli e R. M. Paniccia, Analisi della domanda, Ed. Il Mulino, 2002 (pag.204-5). 15 R.Carli e R. M. Paniccia, Casi clinici, Ed. Il Mulino, 2002 (pag.173). 16 Ipotizziamo che per un gruppo aziendale il ricorso a professionisti esterni sia legato a problematiche di rapporto col cliente, che portano a incistarsi su dinamiche interne, come il pretendere, il controllare, il diffidare e loro declinazioni (R.Carli e R. M. Paniccia, Casi clinici, Ed. Il Mulino 2002, pag.183-4). 8 Si ringrazia la d.ssa C. Iacobacci per la gentile collaborazione.