CINEMA : CIBO PER

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CINEMA : CIBO PER
ASSOCIAZIONE COLORI E SAPORI
c/o Casa del Popolo via Risorgimento 18 – Brescia
RASSEGNA CINEMATOGRAFICA
“CINEMA : CIBO PER L’ANIMA”
Vatel
Regia: Roland Joffé
Soggetto: Jeanne Labrune
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Fotografia: Robert Fraisse
Scenografia: Jean Patrick Godry
Costumi: Eric Perron e Suen Mounicq
Musica: Ennio Morricone
Montaggio: Nöelle Boisson
Prodotto da: Alain Goldman con Canal +, Legènde Entreprise
(GB, FR, 2000)
Durata: 117'
Distribuzione cinematografica: 20th Century Fox
PERSONAGGI E INTERPRETI: Francoise Vatel: Gerard Dépardieu, Anne de Montausier: Uma Thurman
Il Marchese di Lauzun: Tim Roth, Il Pricipe di Condé: Julian Glover
Il principe di Condé vive in una precaria situazione economica e politica. L’occasione per riconquistare la
fiducia di Re Luigi XIV è farsi dare il comando di una nuova campagna bellica, approfittando della reale
presenza, ospite per tre notti nel suo Castello di Chantilly. I banchetti offerti al re e alla sua corte devono
apparire sulle tavole come sculture variopinte e i cibi assolvono il compito di narcotizzare i palati dei
numerosi commensali. Il Principe di Condé ripone la festa nelle mani di Vatel (Gerard Dépardieu), cuoco e
maestro di cerimonia. Le tre giornate corrono sfrenate, fra banchetti e coreografie che stupiscono il Re in
persona, e Vatel lavora senza sosta. Al contempo Anne de Montassieur (Uma Thurman), ancella della
regina e favorita di re Luigi (Julian Sands) intuisce nella personalità appassionata del cuoco un'anima
candida, ancora non infangata dalle bassezze di corte. Vatel compie un moto emotivo complementare:
quando Anne salva dalle grinfie del fratello del re un giovane apprendista cuoco, scopre un mondo nuovo e
si inchina ad uno scintillio di grazia che, per una volta, non è una sua creazione. Tuttavia il mefitico
Marchese di Lauzun, consigliere del Re, ama Anne e comincia ad odiare il cuoco, che intanto si dispera,
apparentemente per i ritardi con cui arrivano le vivande, in realtà perché ormai consapevole che Anne
rappresenta per lui l’unico bagliore in un mondo di statuine truccate.
Vatel investe soprattutto sulla capacità di ricreare la magnificenza debordante e incontrollata del
gusto barocco-rococò del Seicento francese, improntato all’esaltazione estrema dell’effetto illusionistico e
quindi al trionfo dell’apparenza sulla realtà. Ne esce così un film dove le scenografie e i costumi acquistano
un’assoluta centralità, perché è soprattutto su di essi che si misura l’alto tasso di spettacolarità e di
magniloquenza visiva e decorativa cui questa coproduzione franco-britannica è improntata. Più che
raccontare, quindi, la pellicola si concentra sul mostrare, sulla sottolineatura dell’assoluta eccezionalità
di ciò che lo spettatore sta guardando. Il montaggio frenetico e l’inesausto movimento della macchina da
presa risultano funzionali a questa strategia di privilegiamento delle cose sugli attori e le loro vicende. Gli
intrighi di corte, le psicologie dei personaggi e pure il dramma esistenziale del protagonista Vatel finiscono
per essere oscurati dalla fastosa evocazione d’epoca che gronda da ogni inquadratura. “La cornice soffoca
il quadro” (Morando Morandini).
Film barocco fino all'eccesso, dalla regia - davvero ottima per direzione d'attori, visionarietà, narrazione,
equilibrature drammatiche - alla recitazione (Uma Thurman vale da sola il prezzo del biglietto), alle
scenografie impressionanti, ai costumi fastosi, alla sceneggiatura sardonica - cosa che si rivela soprattutto
nel personaggio interpretato da Tim Roth - alla fotografia pomposamente virtuosistica. Joffè crea così un
effetto di concordia importante per la sottolineatura del personaggio che dà il nome al titolo: "... armonia e
contrasto, la bellezza nasce sempre da queste due cose." dice Vatel. Ecco quindi simmetrie, giochi di
specchi, lunghi movimenti di macchina, inquadrature che emanano un sapore e una soddisfazione del tutto
speciale nella visione di un film. Un grande, grandissimo spettacolo, del quale anche la morte fa parte, in
senso quasi latente, per come viene mascherata, occultata, da ciò che l'ha provocata. Una grande
riflessione sull'arte del buon gusto e sul piacere della bellezza, anche quando l'emozione diventa realtà
tragica e irresponsabile. Impeccabile sotto molti punti di vista. Imperdibile soprattutto al cinema.(A. D’Emilio)
È degna del miglior Morricone la colonna sonora di Vatel (Virgin). Il compositore romano ha
ritrovato nelle musiche per il film con Uma Thurman la ricchezza inventiva delle sue opere migliori.
Perfettamente a suo agio nel riprodurre la sontuosità orchestrale o la complessità formale della
musica barocca, Morricone costruisce una partitura elegante e grandiosa, che regge con efficacia
il confronto con i brani d’epoca scelti per integrare lo score originale. (Daniela Zucconi)
"Vatel è uno di quei colossal all'inglese che passano come l'acqua fresca: i costumi e le
scenografie sono sfarzosi, lo sfondo culinario offre una sponda ai gusti attuali, gli attori,
imparruccati e incipriati, fanno quello che possono, ma manca uno sguarso forte, uno stile
insinuante, sicchè alla fine ci si appassiona solo alle traversie del protagonista che Depardieu
incarna col solito carisma"
(Michele Anselmi, L’Unità 11 maggio 2000)
Vatel di Roland Joffé racconta la storia appunto di Vatel, sovrintendente alle feste e ai pranzi del
principe di Condé, impegnato a rendere meravigliosi i tre giorni del 1671 in cui il re è ospite del suo
signore (e la riuscita dei divertimenti può avere conseguenze politico-militari). Un compito così
importante che quando un incidente rischia di rovinare l'ultimo banchetto, Vatel, mortificato e
umiliato anche nell'amore, si uccide crudelmente gettandosi più volte sulla lama della spada. Ma,
prima della dolorosa conclusione, che lusso regale, quale magnificenza: fuochi d'artificio, teatri
nella verzura, finti laghi e ghiacci, fiori, giardini ricchissimi, tappeti sull'erba, il piccolo Cupido con la
sua amorosa freccia d'oro, musiche, fontane, sorbetti, cibi squisiti quanto belli da guardare, vini
prelibati, piccole carrozze per passeggiare sui prati senza stancarsi, il massimo di sfarzo, d'artificio
e di bellezza. Il film aspira alla perfezione estetica così come il suo protagonista Vatel, da artista,
desidera creare, incantare, appagare l'ambizione verso l'assoluto e il sublime.
Da La Stampa, 25 Agosto 2000
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