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WASTEMANDALA
© Valentino colombo
di Alessandro Bernard e Paolo Ceretto
Il cambiamento è appena iniziato
ScrItto e dIretto da: ALESSANDro BErNArD e PAoLo CErETTo | coN: AChuT GuruNG, LAMA TASi, JANAk BhATTA ALiAS MoNkEy
MAN, hAriShArAN LAMiChhANE, kirAN MAN ChiTrAkAr, DoGA BAhADur DAhAL, MikA TAkAGi, AAShiSh ADhiBAri, PArSu rAM
PANTA, SAfALA MAiyA rAJBhAMDANi, TASi SChooL of kATMANDu kiDS | Prodotto da: MASSiMo ArvAT, ALESSANDro BErNArD
LINe Producer: frANCESCA PorTALuPi | FotoGraFIa: PAoLo CErETTo | MoNtaGGIo: ALESSANDro BErNArD | SouNd deSIGN: viTo MArTiNELLi
coLor correctIoN, PoSt ProduzIoNe ed eFFettI: EMANuELE SEGrE – i CAMMELLi S.N.C. | GraFIca: CArLo ZuMMo – LAChiMiCA DESiGN
Foto dI SceNa: vALENTiNo CoLoMBo
una produzione
In collaborazione con
In associazione con
con il supporto di
Partner
www.wastemandala.com www.zenit.to.it
© zenit/docabout 2015
SINOSSI
Nell’immaginario comune il Nepal è un luogo di natura incontaminata, di templi e siti sacri. Pochi conoscono l’altro lato: un
paese devastato dalla plastica e dai rifiuti portati dal turismo di massa e dal rapido diffondersi dei consumi in una civiltà
ancora arcaica. A partire dal 2011, un gruppo di volontari ha iniziato a raccogliere l’immondizia abbandonata dal sulle cime
dell’Himalaya e nei luoghi sacri del Nepal: sono i Green Soldiers, l’esercito condotto da Achut Gurung, che, come in una
versione bollywoodiana del Don Quixote, combatte contro le montagne di plastica sotto alle quali si nasconde indifferenza,
derisione, ignoranza, e soprattutto una graduale ed inesorabile perdita di identità culturale.
Dopo anni di raccolte oggi i Green Soldiers vogliono lasciare un segno indelebile, riappropriarsi di un simbolo antico per
ricostruire armonia e bellezza partendo proprio da quello che tutti considerano solo uno scarto: il 3 maggio 2014 dopo
mille traversie, annunci radio televisivi, intoppi, autorizzazioni e benedizioni mai arrivate, al centro di una delle piazze
più sacre di Kathmandu, i Green Soldiers realizzano un enorme Mandala, non di sabbia, ma con la plastica proveniente
dai quattro angoli del Nepal. E’ l’inizio simbolico del cambiamento che neanche il terribile terremoto che si è abbattuto
nell’aprile 2015 potrà cancellare…
NOTA AUTORI
Abbiamo scoperto la storia di Achut e dei Green Soldiers quasi per caso.
Dopo aver realizzato documentari che guardavano al passato, eravamo alla ricerca di una storia che parlasse dei problemi
del nostro presente, ma che allo stesso tempo ci permettesse di parlarne con uno sguardo altro, distante dal nostro.
Dopo aver guardato alla conquista dello spazio e alla nascita dell’informatica, a quei miti che hanno permesso a intere
generazioni di guardare al futuro con occhi pieni di speranza e fiducia nel progresso abbiamo capito che la nostra
generazione è invece obbligata a crescere guardando all’avvenire con uno sguardo completamente nuovo: quello del
limite. Un limite che deve rimettere in discussione il nostro mondo ma non deve farci smettere di sognare e credere nel
progresso e nel domani, non deve diventare un ostacolo, ma un modo per cambiare. E che per riuscire a fare questo
bisogna non solo modificare i nostri usi e gesti quotidiani, ma trovare una strada altra che ci aiuti a cambiare a un livello
più profondo.
Quando abbiamo sentito da un amico appena tornato dal Nepal la storia dei Green Soldiers, abbiamo subito capito che
quella era la strada che cercavamo: un viaggio che ci permettesse di parlare di uno dei più gravi problemi del nostro
tempo, quello della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, da una prospettiva completamente nuova.
Non attraverso dati e studi scientifici, soluzioni pratiche e idee razionali, ma attraverso la scoperta di una cultura
completamente diversa dalla nostra che cerca di risolvere un problema che affligge anche il nostro mondo con un punto
di vista diverso e una diversa sensibilità.
Da questo incontro/scontro abbiamo capito che il nostro film non voleva semplicemente mostrare la nascita di un gruppo
di attivisti che lottano per salvaguardare la propria terra. Voleva parlare di uno scontro tra la cultura del consumo e del
progresso incontrollato, di cui noi eravamo i portatori, e un’altra legata a tradizioni, culti e usanze che stanno rischiando
di scomparire proprio a causa di questa influenza. Perché oggi il Nepal è apparso ai nostri occhi nel mezzo di una
transizione traumatica. In bilico tra un modello che era in grado di autogestirsi e uno che sta accogliendo gli agi ma anche
le incongruenze di un mondo fatto di nuovi miti e consumi.
Non abbiamo trovato una soluzione a questo problema, ma abbiamo documentato il tentativo delle persone che abbiamo
incontrato di trovare una terza via, simboleggiata idealmente dalla creazione di un enorme Mandala interamente fatto di
plastica. Un simbolo universale che parla a tutti, che unisce due mondi cosi distanti per suggerirci che il cambiamento,
qualsiasi sia, nasce non solo dalle azioni che facciamo tutti i giorni, ma anche da un percorso che avviene dentro di noi.
Un cambiamento che si ripercuote sul reale e che ridefinisce il mondo di simboli, di credenze e di emozioni che ognuno
di noi ha dentro di se. Per poter riguardare al senso del limite non come a un passo indietro, ma come un opportunità di
cambiare e migliorarsi.
CV AUTORI
Alessandro Bernard.
Dal 2005 produce, scrive e dirige film documentari e video nel settore culturale.
Lavora nella produzione audiovisiva di eventi culturali e in qualità di autore e project manager in progetti cross/trans mediali. E’
presidente e socio fondatore dell’Associazione culturale Docabout.
Documentari
[2006/2007]. Scrive e co-dirige il suo primo documentario internazionale, “Space Hackers, “I pirati dello spazio”, coprodotto da
Arte France, Studio International, Zenit Arti Audiovisive e con la partecipazione di diverse televisioni tra cui; Fox International
Channels Italia, RAI, DR TV, TSI, TSR, SBS, RTBF, VPRO, Planete, YLE TEEMA, e il contributo del Programma MEDIA dell’Unione
Europea e del Piemonte Doc Film Fund – Fondo Regionale per il documentario. Il documentario ha partecipato a numerosi
festival internazionale, vicendo il Golden Statue al 38ˆ Roshd International Film Festival, Teheran 2008.
[2011]. Scrive e co-dirige il documentario internazionale “Quando Olivetti inventò il PC” prodotto da Zenit Arti Audiovisive in
collaborazione con Docabout e Franti Nisi Masa con la partecipazione di Fox International Channels Italy, Yle Teema, Sbs
Australia, UR The Swedish Educational Broadcasting Company e il sostegno del Programma MEDIA dell’Unione Europea e del
Piemonte Doc Film Fund.
[2011]. Scrive e co-dirige la serie web “Con gli occhi di una trans”, primo progetto trans mediale (tv/web/radio) della Radio
Televisione Italiana (www.transiti.eu). Il sistema è tra i finalisti del PRIX EUROPA 2012 nella sezione “miglior progetto Online”.
2012. Scrive e co-dirige il documentario “EN CAS DE..” Brand History del marchio K-WAY coprodotto da Zenit Arti Audiovisive
e BASIC NET.
[2013]. Scrive e co-dirige il film Documentario “Appennino: un luogo per il futuro” per la Fondazione Edoardo Garrone.
[2014]. Autore e project manager della una campagna di sensibilizzazione contro la trasfobia “Si sono Trans” promossa dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Pari Opportunità) e prodotta da Docabout
[2015]. Produttore, autore, montatore e regista del film documentario Waste Mandala prodotto da Docabout e Zenit Arti
Audiovisive e con il contributo di Rai 3 (doc3) – www.wastemandala.com
[2015]. Produttore, co-autore e regista del film documentario “I colori di Kigali” di Irene Dorigotti
Cross media project
[2009/2010]. Autore, project manager e line producer della piattaforma cross mediale “May I ask you something personal”
propedeutica allo sviluppo del documentario “Quando Olivetti inventò il PC” (www.101project.eu).
[2011]. Co-autore, project manager e line producer di TRANSITI, il primo progetto trans mediale (tv/web/radio) della Radio
televisione italiana (www.transiti.eu). Il sistema è tra i finalisti del PRIX EUROPA 2012 nella se- zione “miglior progetto Online”.
[2015]. Co-autore e Produttore della versione Html5 del film documentario Luce – mia di Lucio Vioglierchio - www.lucemia.it
Eventi e Mostre
www.festivalscienzalive.it - www.homosapiens.net - www.mostrabrain.it - www.makerfairerome.eu - www.numeri- lamostra.it/ www.mostrafood.it
Paolo Ceretto.
Filmmaker indipendente, autore e regista di documentari, video aziendali, format tv.
[2006/2007]. Scrive e co-dirige il suo primo documentario internazionale, “Space Hackers, “I pirati dello spazio”, coprodotto da
Arte France, Studio International, Zenit Arti Audiovisive e con la partecipazione di diverse televisioni tra cui; Fox International
Channels Italia, RAI, DR TV, TSI, TSR, SBS, RTBF, VPRO, Planete, YLE TEEMA, e il contributo del Programma MEDIA dell’Unione
Europea e del Piemonte Doc Film Fund – Fondo Regionale per il documentario. Il documentario ha partecipato a numerosi festival
internazionale, vicendo il Golden Statue al 38ˆ Roshd International Film Festival, Teheran 2008.
[2010] Autore e Regista del documentario breve “La fabbrica di cioccolato” inserito all’interno del progetto “Sicurezza si può”
indetto dall’INAIL, documentario incentrato sul tema della sicurezza sul lavoro e finalista del 43’ Bolzano film festival e vincitore del
premio speciale al concorso Roberto Gavioli.
[2011]. Scrive e co-dirige il documentario internazionale “Quando Olivetti inventò il PC” prodotto da Zenit Arti Audiovisive in
collaborazione con Docabout e Franti Nisi Masa con la partecipazione di Fox International Channels Italy, Yle Teema, Sbs Australia,
UR The Swedish Educational Broadcasting Company e il sostegno del Programma MEDIA dell’Unione Europea e del Piemonte
Doc Film Fund. Il film ha vinto il festival vedere la Scienza, Roma Doc Scient, Imperia doc film festival.
[2011]. Scrive e co-dirige la serie web “Con gli occhi di una trans”, primo progetto trans mediale (tv/web/radio) della Radio
Televisione Italiana (www.transiti.eu). Il sistema è tra i finalisti del PRIX EUROPA 2012 nella sezione “miglior progetto Online”.
[2012]. Scrive e co-dirige il documentario “EN CAS DE..” Brand History del marchio K-WAY coprodotto da Zenit Arti Audiovisive
e BASIC NET.
[2012]. Co autore e regista e filmmaker della puntata pilota del documentario crossmediale Cultural Shock, prodotto da Zenit Arti
Audiovisive in associazione con Rai Scuola con il sostegno del programma Media EU e cofinanziato dal ministro dell’Interno. Il
docureality è stato premiato con il Japan Prize 2013, ha vinto una sezione del BANFF 2014 e del Premio Ondas 2014 ed è stato
finalista a diversi premi internazionali tra cui il Prix europa 2013, Prix jeunesse 2014, Input 2014, Impact 2014.
[2013]. Scrive e co-dirige il film Documentario “Appennino: un luogo per il futuro” per la Fondazione Edoardo Garrone.
DOCABOUT CV - www.docabout.eu
Docabout è un’ associazione culturale con sede a Torino. Riunisce giovani professionisti creativi sia in ambito cinematografico
che informatico con l’ambizione di supportare la diffusione della cultura del documentario e di raccontare storie che
possano andare oltre i limiti di un unico media.
Nel 2010 Docabout realizza 101project.eu, un sistema innovativo per la ricerca online di storie, funzionale alla produzione
del documentario “Quando Olivetti inventò il pc”, prodotto da Zenit e trasmesso da History Channel, UR, YLE, SBS.
Nel 2011 Docabout idea e realizza “Transiti” il primo progetto Transmediale della radio Televisione Italiana (composto
da un documentario televisivo per Rai 3, un sito, una webseries interattiva e una serie di radio documentari in onda su
RadioRai 3) finalista nel 2012 al Prix Europa.
Nel 2014 lavora alla realizzazione di una campagna di sensibilizzazione contro la Transfobia patrocinata dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri denominata “Be-TRANS”
Nel 2015 Docabout idea e realizza lo spinoff multimediale del documentario “LUCE-MIA” di Lucio Viglierchio
www.lucemia.it
ZENIT ARTI AUDIOVISIVE CV - www.zenit.to.it
Zenit Arti Audiovisive è un casa di produzione indipendente nata nel 1992. Produce documentari, programmi factual
e crossmedia per il mercato internazionale e italiano (Rai, Sky, Fox, Arte, ZDF, Ur, Yle, Dr, Canal Plus, History Channel,
Discovery Channel, SBS, RSI, VPRO, CBC...). I flm prodotti da Zenit hanno partecipato ai principali festival e premi
internazionali (Idfa, DokLeipzig, One World, Sheffeld DocFest, Torino Film Festival, Prix Europa, Fipa, Banff, JapanPrize...)
conseguendo importanti riconoscimenti.
Produzioni recenti
Luce Mia di L. Viglierchio (2015, 82’ e 52’), prodotto da Zenit in collaborazione con Rai Cinema, con il supporto di
Piemonte Doc Film Fund – Fondo Regionale per il documentario, Aipe, Fondazione Scientifica Mauriziana, Banca di
Credito Cooperatovo di Cherasco.
Waste Mandala , di A. Bernard e P. Ceretto (2015, 52 min), in associazione con Rai Tre, con il supporto di Piemonte Doc
Film Fund – Fondo Regionale per il documentario. Premio del pubblico a Innsbrick Nature Film festival.
Numero Zero, di E. Bisi, (2015, 90 min), prodotto da Withstand in associazione con Zenit, con il sostegno di Piemonte Doc
Film Fund. Premio del Pubblico e Premio Distribuzione a Biografilm festival 2015.
Ultima Chiamata , di E. Cerasuolo (2013, 90/54 min). Co-produzione Zenit/Skofteland Film /Arte-ZDF, in associazione con
NRK, RSI, UR, LCP Assemblée Nationale, con
il supporto di Media Programme EU, Piemonte Doc Film Fund. Miglior Documentario Scientifico al Rome Docscient Festival
2014, Best Documentary al European Science TV & New Media Awards 2014, Gran Jury Award al Festival Internacional e
Cinema Ambiental di Seia, premio “The House of tomorrow” Cinemabiente 2013...
Cultural Shock, di D. Tosco e M. Arvat (2013, crossplatform).
Una produzione Zenit in collaborazione con Rai Educational, con il supporto di Media Programme EU. Gran Jury Award al
Japan Prize 2013, Best Youth Nonfiction program al Banff - World Media Festival 2014, finalista al Prix Europa - Best on
line product.
Murge il Fronte della Guerra Fredda , di F. Galatea (2012, 52’), una produzione Zenit in collaborazione con Rai Educational
con il supporto di Media Programme EU, Piemonte Doc Film Fund. Premio Ina e premio Diffusione France Corse al Primed
2014.
Quando Olivetti Inventò il PC, di A. Bernard e P. Ceretto (2011, 52’), una produzione Zenit in associazione con FOX, UR,
History, con il supporto di Media Programme EU, Piemonte Doc Film Fund
IL PROBLEMA AMBIENTALE IN NEPAL
Aria irrespirabile nelle grandi città, fiumi ridotti a fogne a cielo aperto e tonnellate di spazzatura sul monte Everest, fanno
del Nepal uno dei Paesi più inquinati dell’Asia e del mondo. E’ quanto emerge dell’Environment Performance Index
(Epi), sviluppato dalla Yale University (Usa) in collaborazione con la Columbia University (Usa) e l’International Science
Information Network.
Il documento mette in rapporto il tasso di inquinamento con l’efficacia delle politiche statali a favore dell’ecologia e la
salvaguardia del territorio.
I risultati del 2012 sono stati pubblicati in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente. In esso, il Nepal è fra i paesi
dove l’inquinamento influisce di più sulla salute della popolazione insieme a Cina, Pakistan, India e Bangladesh.
Il principale pericolo per i nepalesi non sono le emissioni industriali (non esistono vere e proprie industrie o infrastrutture
tali per supportarle), ma la crescente urbanizzazione e la preoccupante deforestazione che ha reso le grandi città un luogo
impossibile per vivere.
Citando il rapporto, a Kathmandu circa il 70% della popolazione non ha accesso ad acqua potabile. Più del 50% delle
falde acquifere è contaminato da liquami e altri elementi inquinanti. L’aria è spesso irrespirabile per gli scarichi di auto e
motoveicoli. Nella capitale più del 50% della popolazione soffre di malattie respiratorie e allergie cutanee a causa di aria
e acqua contaminata. Cose se non bastasse, la mancanza cronica di infrastrutture per la raccolta, la differenziazione e
lo stoccaggio di rifiuti non biodegradabili ha innescato un circolo vizioso che vede ormai quasi il 70% della popolazione
riversare indiscriminatamente sul territorio ogni genere di rifiuto prodotto.
L’inquinamento ambientale non risparmia nemmeno l’Himalaya, la più importante attrazione turistica del Nepal. Ogni anno
migliaia di scalatori tentano l’ascesa al monte Everest. Per rendere più accessibile la montagna, il governo nepalese ha
abbassato il livello di preparazione tecnica e atletica necessario per l’ascesa, ma anche le regole di tutela ambientale, che
hanno trasformato in una discarica la via che conduce al tetto del mondo.
Per ripulire l’Everest, Dawa Steven Sherpa, direttore dell’Asian Trekking ha lanciato nel 2008 le “Eco-Everest Expeditions”.
L’iniziativa consiste in spedizioni annuali di raccolta dei rifiuti che coinvolgono decine fra alpinisti esperti e popolazione
locale. Dal 2008 al 2011 sono state trasportate a valle oltre 13 tonnellate di rifiuti non biodegradabili.
Fortunatamente, con lo stabilizzarsi della situazione politica cominciano ad intravedersi anche le prime iniziative governative.
Una recente disposizione del ministero dell’ambiente, obbliga trekker e alpinisti a ripulire la vetta dell’Everest, riportando
indietro dopo la scalata 8 kg di rifiuti a testa oltre ai propri, pena multe salatissime.
Gli scalatori verranno dunque impiegati come operatori ecologici della montagna. Gli alpinisti riceveranno l’autorizzazione
alla scalata soltanto dopo il rilascio di una cauzione di 4mila dollari.
La cauzione verrà restituita soltanto alla consegna della spazzatura raccolta in cima. Chi non consegnerà il carico di rifiuti
pattuito verrà non soltanto multato, ma anche perseguito penalmente. Le autorità nepalesi hanno inoltre ridotto il costo
dei permessi individuali per contrastare il fenomeno in crescita delle spedizioni “commerciali” di gruppo, più invasive dal
punto di vista dell’impatto ambientale soprattutto da quando il mercato si è aperto al turismo di provenienza cinese. E’
opportuno riportare che la percentuale del “turismo degli 8000” è irrisoria se rapportata alla crescita di un Turismo last
minute, fatto da non professionisti che gradualmente sta accerchiando altre importanti vette comme il Naga Parbat, il ChoOyo e l’Annapurna potenzialmente più dannoso in termini di impatto sull’ambiente.
L’ARCHETIPO DEL MANDALA
Mandala in sanscrito significa “cerchio-circonferenza - ciclo”
Si tratta di un simbolo universalmente diffuso e rappresentato in diverse varianti a seconda della sensibilità artistica e viene
sostanzialmente utilizzato come diagramma cosmologico atto a ricostituire o bilanciare l’ordine interno ed esterno delle
cose.
Nelle filosofie orientali viene spesso utilizzato come mezzo per la meditazione. Tramite la sua costruzione l’uomo libera lo
spirito, purifica l’anima, entra in comunione con tutte le forze positive presenti nel cosmo. In quelle occidentali è invece
uno dei cardini della tradizione alchemica, la chiave attraverso la quale ottenere una trasformazione o passaggio di livello.
Vista la sua trasversalità culturale è da molti considerato una delle più potenti immagini archetipiche che popolano il nostro
sub-conscio.
Secondo Jung, infatti, durante i periodi di tensione psichica individuale o collettiva, figure mandaliche possono apparire
spontaneamente nei sogni per indicare la possibilità di un ordine.
Il simbolo del mandala, agendo a ritroso, esercita un’azione sull’autore del disegno perché in questo simbolo si nasconde
un effetto magico molto antico: l’immagine ha lo scopo di tracciare un solco intorno al centro, un recinto sacro della
personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la “dispersione” e tiene lontane le interferenze dall’esterno.
Scomodando ancora quello che considero il più grande filosofo occidentale (Jung), la pratica del mandala persegue
universalmente tre scopi: centrare, guarire, crescere. Centrare significa cogliere l’essenziale, valutare lo scopo prioritario
dei valori della vita. Per guarire, si intende l’espellere i turbamenti, le forze perturbatrici, la malattia. Per crescere si intende
il proiettarsi verso una nuova dimensione, verso la meta della catarsi.
Info & Contatti
Francesca Portalupi: [email protected]
Alessandro Bernard: [email protected]
www.wastemandala.com