Disfagia nella malattia di Parkinson
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Disfagia nella malattia di Parkinson
News Quadrimestrale - Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 www.ainv.it NEUROVEGETATIVO nel terzo numero di NVN 2007, come già anticipato, il Dottor Restivo ci parlerà della disfagia e delle sue specifiche problematiche nella Malattia di Parkinson dal un punto di vista epidemiologico e fisiopatologico. Infine, si soffermerà sul tratta- NEUROVEGETATIVO News Periodico quadrimestrale Direttore responsabile Pietro Cortelli Comitato Editoriale Il Consiglio Direttivo AINV Pietro Cortelli (Presidente) Rita Di Leo (Segretario tesoriere) Giuseppe Vita (Revisore dei conti) Alberto Albanese (Consigliere) Roberto de Giorgio (Consigliere) Simona Maule (Consigliere) Giuseppe Micieli (Consigliere) Angela Ribani (Consigliere) Marcello Romano (Consigliere) Vincenza Spallone (Consigliere) Ufficio redazionale, pubbicitario e amministrativo: c/o MCC via S. Stefano 57 - 40125 Bologna tel. 051263703 - fax 051238564 e-mail: [email protected] Garanzia di riservatezza: Si garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo all’ufficio redazionale (Legge 675/96 tutela dati personali). FOTOCOMPOSIZIONE E IMPIANTI: La.Ser. srl - Granarolo E. (BO) STAMPA: Tipografia Negri - Bologna Aut. n. 7106-05/04/2001 mento che costituisce un argomento di notevole importanza nel management del paziente parkinsoniano per lo specialista neurologo, per il fisioterapista e per i caregivers. La riunione congiunta AINVLICE su “La diagnosi differenziale delle perdite di coscienza transitorie”, che si è svolta nell’ambito del 30° Congresso Nazionale Lega Italiana Contro l’Epilessia a Reggio Calabria, ha destato notevole interesse: la diagnosi differenziale della perdita di coscienza transitoria, infatti, mette quotidianamente alla prova medici di pronto soccorso, neurologi, cardiologi, neuropsichiatri infantili. Vi ricordo, in Agenda, il Congresso Internazionale in collaborazione tra la “European Federation of Autonomic Societies (EFAS)” e la “American Autonomic Society (AAS)” che si svolgerà a Vienna dal 10 al 13 Ottobre 2007 (nella home page del nostro sito www.ainv.it troverete il link al congresso). Subito dopo si svolgerà a Firenze il XXXVIII Congresso della Società Italiana di Neurologia (dal 13 al 17 Ottobre 2007). Sempre a Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 Firenze dal 18 al 20 Novembre ci aspetta Sincope 2007. Vi anticipo, inoltre, che nei giorni 18-19 Gennaio 2008 si svolgerà a Rozzano (MI) un interessante congresso organizzato dal nostro Consigliere Giuseppe Micieli, neurologo ed esperto in malattie cerebrovascolari, su “Sistema nervoso vegetativo nelle malattie cardio-cerebro vascolari”, che affronterà le problematiche relative al Sistema Nervoso Vegetativo nelle malattie cardiovascolari, nell’ipertensione e nelle malattie cerebrovascolari: un congresso di interesse multidisciplinare rivolto a neurologici, cardiologi, internisti, diabetologi e medici in formazione. Tale manifestazione sostituirà il consueto corso teorico pratico di Bologna che riprenderà regolarmente dal 2009. Troverete ulteriori notizie prossimamente sul nostro sito: www.ainv.it al link congressi e corsi. Buona lettura! www.ainv.it Cari Soci, www.ainv.it Editoriale Rita Di Leo Segretario AINV 1 www.ainv.it Alla ribalta … La disfagia nella malattia di parkinson: Epidemiologia, fisiopatologia e trattamento DOMENICO A. RESTIVO U.O. di Neurologia, P.O. “Nuovo Garibaldi”, Catania www.ainv.it La disfagia è un problema ben conosciuto nei pazienti affetti da PD (1-5) essendo associata ad una considerevole morbidità in quanto è causa di polmonite ab ingestis e denutrizione (4, 6, 7). Anche se la reale prevalenza della disfagia nel PD non è certa, tuttavia, essa potrebbe essere ragionevolmente stimata intorno al 50% (8). L’importanza del problema disfagia è legata al fatto che le sue dirette conseguenze quali la denutrizione e soprattutto la polmonite ab ingestis sono a rischio di vita specialmente per i pazienti più anziani e defedati. La polmonite ab ingestis, in particolare, è infatti la più comune causa di morte nei pazienti con PD in fase avanzata. E’ stato, inoltre riportato che i soggetti affetti da PD hanno un peso corporeo ed un indice di massa corporea (BMI) più basso rispetto a soggetti di controllo sani di pari età. Non è chiaro se questo avvenga nella maggioranza dei pazienti in fase avanzata di malattia o soltanto in gruppo ristretto di soggetti affetti (9). I dati in letteratura sono piuttosto variabili (8, 10, 11, 14, 15, 17-19, 39). Anche se la reale prevalenza della disfagia nel PD non è certa, comunque essa potrebbe essere ragionevolmente stimata intorno al 50% (8, 10). La Tabella 1 riassume i principali studi di prevalenza effettuati mediante valutazioni cliniche e/o strumentali. Dagli studi riportati in tabella risulta che la disfagia è presente in più del 50% dei pazienti affetti da PD idiopatico, anche in stadi precoci di malattia ed anche in forma subclinica. Tuttavia, non risulta ancora del tutto chiaro se vi sia una correlazione tra disfagia e severità di malattia o tra disfagia e durata di malattia. Alcuni autori, suggeriscono che la disfagia diventa più frequente con la progressione della malattia (11) mentre gli studi effettuati utilizzando parametri oggettivi di valutazione quali la Videofluoroscopia, non rilevano necessariamente una chiara correlazione tra disfagia e durata o gravità di malattia. (2, 8). In uno studio su 83 casi di parkinsonismo confermati autopticamente, di cui 17 con PD idiopatico, Muller e coll hanno riportato una latenza me- diana di inizio di disfagia di 130 mesi nei pazienti affetti da PD. Tale latenza è considerevolmente più lunga di quella riportata nei pazienti con parkinsonismi di altra natura. Nei loro casi, un inizio di disfagia entro un anno dall’esordio clinico della malattia escludeva virtualmente una diagnosi di PD idiopatico; il tempo di sopravvivenza dall’esordio della disfagia era relativamente breve (tra 15 e 24 mesi) indipendentemente dal tipo di parkinsonismo (20). Per quel che concerne l’aspirazione, questa è la complicazione potenzialmente più seria della disfagia nel PD. In letteratura vi è una considerevole variabilità per ciò che riguarda la sua frequenza che varia tra il 15 ed il 56% (2, 8, 2126). In particolare, un’aspirazione completamente asintomatica (aspirazione silente) è stata riportata nel 15-33% dei pazienti (2, 14, 21). Inoltre, in uno studio su 16 pazienti senza segni clinici di disfagia, la presenza di residuo vallecolare che viene comunemente considerato un segno di aumentato rischio di aspirazione, è stata nota- www.ainv.it Tabella 1 Autore Anno V. bibliogr. Patologia n. pazienti Tipo di valutazione Prevalenza (%) Ali et al. 1996 8 PD idiopatico 19 VFMBS 50% Bird et al. 1994 14 PD idiopatico 16 VFS/esame clinico 100% Leopold e Kagel 1996 15 PD idiopatico 72 VFS 82% Coates C, Bakheit 1997 17 PD idiopatico 53 Esame clinico 83% Fuh et al. 1997 18 PD idiopatico 12 VFS 62.3% pre-L-dopa; 50% post-L-dopa Volonte et al. 2002 19 PD idiopatico 65 Esame clinico 70% Ertekin et al. 2002 39 PD idiopatico 58 EMG 53% VFS = Videofluroscopia; VFMBS = Videofluoroscopia + manometria faringo-esofagea; EMG = Elettromiografia 2 Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 Trattamento della disfagia I principali disturbi della deglutizione nel PD sono costituiti da un ridotto controllo linguale, alterazione dei movimenti soprattutto di retrazione della base della lingua, ritardato/assente riflesso faringeo, riduzione della contrazione a livello faringeo associata verosimilmente a bradicinesia, disfunzione del Sfintere Esofageo Superiore (UES), ridotta chiusura del laringe per riduzione dell’attività del complesso Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 www.ainv.it ed anche allucinazioni, soprattutto nei soggetti anziani. Questo ne limita notevolmente l’uso per via sistemica. Di recente è stato suggerito che la somministrazione per via sublinguale di gocce di atropina per uso oftalmico in soluzione al 1% due volte al giorno possa controllare l’eccesso di saliva senza causare gli importanti effetti tossici sistemici associati alla somministrazione orale del farmaco (47). Tuttavia non esistono studi in esteso a questo riguardo. Negli ultimi anni, alcuni autori hanno proposto il trattamento della scialorrea associata a PD, mediante inoculazione percutanea di tossina botulinica nelle ghiandole salivari maggiori (parotidi e sottomandibolari), riportando miglioramento della ipersalivazione (48, 49). Pal e coll. hanno trattato con inoculazione intraparotidea di tossina botulinica di tipo A, 9 pazienti affetti da PD, ottenendo una marcata riduzione della scialorrea in un terzo dei pazienti. Nessuno dei pazienti ha presentato effetti collaterali dovuti al trattamento (43). In uno studio in doppio cieco versus placebo, Mancini e coll. hanno trattato, sotto controllo ultrasonografico, le parotidi e le sottomandibolari di 20 pazienti affetti da parkinsonismo (PD idiopatico o MSA) e hanno riportato una significativa riduzione della scialorrea nel gruppo trattato con tossina botulinica rispetto a quello trattato con placebo (50). A tutt’oggi non esiste terapia farmacologica specifica per la disfagia associata al PD. La maggior parte dei farmaci utilizzati per il trattamento del PD si sono dimostrati quasi del tutto inefficaci nel migliorare la deglutizione. Gli studi effettuati a riguardo sui farmaci anticolinergici hanno riportato risultati contrastanti. Alcuni studi hanno riportato un miglioramento (51), mentre altri addirittura un peggioramento (52) dei sintomi disfagici. Anche la terapia con levodopa non sembra mostrare particolare utilità nel miglioramento della deglutizione. Hunter e coll. www.ainv.it Fisiopatologia Gli aspetti anatomici e fisiologici della deglutizione sono stati discussi nel precedente numero della presente rivista (numero di Maggio-Agosto Ô07) al quale si riporta. Per quel che concerne i meccanismi fisiopatologici alla base della disfagia nel PD, questi non sono stati ancora del tutto chiariti. Studi autoptici hanno rilevato come in questa malattia, il nucleo ambiguo (NA) sia risparmiato, ma i nuclei segmentali peduncolo-pontini ed il nucleo motore dorsale del vago (DMV) non lo siano (26). Pertanto, sembra probabile che la disfagia nel PD sia principalmente dovuta ad una coordinazione deficitaria della muscolatura orale, faringea ed esofagea, causata dalla combinazione di una disfunzione a carico dei centri di controllo tronco-encefalici (CPGs) e di un aumentato output inibitorio dal pallido al nucleo del tegmento peduncolo-pontino (27). Altri studi hanno riportato la presenza di corpi di Lewy all’interno del plesso mienterico esofageo (28). Questo farebbe pensare alla possibilità che almeno in parte la disfagia associata a PD potrebbe essere il risultato di un danno diretto da parte della malattia al sistema nervoso enterico (28). muscolare submentale/sopraioideo (SM). Questi disturbi potrebbero essere presenti isolatamente o in associazione tra loro. Terapia chirurgica: la miotomia chirurgica del muscolo crico-faringeo del UES ha dimostrato un drammatico miglioramento della disfagia oro-faringea associata a PD. Born e coll. hanno riportato un eccellente e duraturo miglioramento della sintomo disfagia in 4 pazienti con disfunzione del cricofaringeo. Gli autori hanno concluso che tale terapia dovrebbe essere considerata di elezione in casi selezionati in cui sia presente una disfunzione crico-faringea (41). Tale terapia, però potrebbe avere un uso limitato in quanto va eseguita in anestesia generale ed è rischiosa in pazienti molto defedati come spesso sono i pazienti con PD di grado severo. Inoltre essa è inefficace in circa il 25% dei pazienti (42). Terapia farmacologica: nei pazienti con PD associato a scialorrea severa è stata proposta una notevole varietà di approcci terapeutici. La scialorrea ed il ristagno di saliva, infatti, pur non essendo problemi tanto pericolosi da mettere a repentaglio la vita del paziente, tuttavia sono causa di considerevole imbarazzo e sicuramente limitano in maniera notevole la deglutizione soprattutto per quel che concerne la fase orale. Inoltre, la scialorrea potrebbe essere causa di aspirazione silente. È stato riportato che la scialorrea affligge il 7078% dei pazienti con PD (43). Il trattamento convenzionale di questi problemi include farmaci anticolinergici per via orale, trattamento chirurgico o irradiazione delle ghiandole salivari (44-46). Sfortunatamente questi trattamenti sono spesso poco o per nulla efficaci e possono indurre effetti collaterali severi. Gli anticolinergici in particolare, possono avere degli importanti effetti sistemici e tossici sul sistema nervoso centrale quali costipazione, ritenzione urinaria, disturbi della memoria, confusione www.ainv.it ta nel 88% dei soggetti (14). Tuttavia è stato osservato che nonostante l’allarmante presenza di residuo vallecolare, la comparsa di polmonite è piuttosto rara in pazienti ancora deambulanti con lieve disabilità (13). 3 www.ainv.it hanno studiato, mediante Videofluoroscopia, 15 pazienti con disfagia associata a PD e hanno notato un miglioramento soltanto parziale e non significativo unicamente a livello della fase preparatoria orale. Questi autori hanno concluso che la disfunzione alla base della disfagia associata a PD è dovuta non soltanto alla deficienza di dopamina nigrostriatale, ma anche ad un disturbo del “central program generator” (CPG), a livello del nucleo peduncolo-pontino o delle strutture ad esso connesse a livello del bulbo (27). Tuttavia alcuni studi riportano un miglioramento della sintomatologia disfagica del 33-50% dopo somministrazione di levodopa o di apomorfina (2, 18, 53). T e ra pi a co n t ossi n a bo t u li n ic a : come già riportato sopra, la miotomia chirurgica del muscolo cricofaringeo del UES ha dimostrato di essere efficace in pazienti con disfagia severa associata a PD. Negli ultimi anni, la miotomia chimica del UES per mezzo di infiltrazioni locali di tossina botulinica è stata proposta come alternativa meno invasiva e meno rischiosa alla miotomia chirurgica. Questa tecnica ha dimostrato di essere efficace e priva di effetti collaterali significativi nel trattamento della disfagia oro-faringea associata a diverse patologie neurologiche caratterizzate da iperattività o mancato/ridotto rilasciamento del UES (35, 54-58). Sulla base dei risultati confortanti notati su altre patologie, abbiamo trattato con infiltrazioni di tossina botulinica di tipo A (BoNT/A), sotto controllo EMG, il UES di 4 pazienti affetti da disfagia severa per solidi e liquidi associata a PD. Circa 48 ore più tardi, abbiamo notato un completo miglioramento clinico, elettromiografico e videofluoroscopico della disfagia rispetto a prima del trattamento in tutti e 4 i pazienti. Il miglioramento è perdurato per 20 settimane ed è scomparso in 3 pazienti 22 settimane dopo l’infiltrazione. Tutti i pazienti hanno guadagnato da 5 a 8 Kg di peso e non è stato osservato www.ainv.it www.ainv.it 4 nessun effetto collaterale significativo (38). Sulla base di questi risultati, abbiamo esteso il trattamento ad altri 12 pazienti con PD associato a disfagia severa (grado di severità: 3-4). La disfagia è stata valutata, oltre che clinicamente, mediante EMG contemporanea del IPC e del CP che ha evidenziato ridotto o assente rilasciamento di quest’ultimo muscolo durante il tentativo di deglutire volontariamente e mediante VFS che ha dimostrato riduzione della clearance faringea ed incompleto rilasciamento del UES. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad EMG e a VFS sia prima che 8, 16, 20 e 22 settimane dopo l’infiltrazione. In tutti i pazienti, è stata notata una completa scomparsa della disfagia a 8 settimane che si è mantenuta a 16 e a 20 settimane, scomparendo quasi del tutto a 22 settimane. Il miglioramento clinico andava di pari passo al miglioramento notato agli esami EMG e VFS. Tutti i pazienti hanno guadagnato da 4 a 9 kg di peso (37). Il vantaggio di questo trattamento è che è sicuro, ripetibile e può essere effettuato anche in pazienti marcatamente defedati in quanto non necessita di anestesia generale. Inoltre potrebbe essere utilizzato per predire l’efficacia di una eventuale successiva miotomia chirurgica che è inefficace in circa il 25% dei pazienti. Tale trattamento necessita per la sua esecuzione di un operatore esperto e il principale rischio deriva dalla possibile diffusione della tossina nei vicini muscoli laringei. T e r a pi a co m po r t a m e n t a le : l’approccio terapeutico comportamentale (tecniche di apprendimento della chiusura volontaria delle vie aeree o altri tipi di training della deglutizione) si sono dimostrati utili in casi isolati (2, 59) ma non vi sono studi controllati (60). Terapia funzionale: Le metodiche di terapia funzionale descritte sono indirizzate al trattamento dei sintomi disfagici. La terapia funzionale è suddivisa nei metodi di restituzione, compenso ed adattamento. Restituzione: è focalizzata ad una restituzione completa o parziale della deglutizione. La terapia è adatta soprattutto a quei pazienti con alterazioni della motricità della base linguale o deficit della propulsione faringea. La stimolazione dei pilastri anteriori delle fauci stimola il riflesso della deglutizione. L’utilizzo di stimoli di natura meccanica combinati a stimoli termici e gustatori sembra essere il più efficace (61). Compenso: Le tecniche di compenso comprendono cambiamenti posturali e manovre di deglutizione. Il paziente deve essere seduto confortevolmente su di una sedia mentre mangia o beve. Nei pazienti con difficoltà nell’iniziare l’atto deglutitorio, il portare il capo in avanti durante l’assunzione del cibo potrebbe evitare la dispersione del bolo e quindi l’aspirazione. Quando il deficit è a carico della motilità linguale con conseguente difficoltà nell’iniziare la deglutizione, con fase faringea intatta, lo spostare il capo indietro aiuta a guidare il bolo in faringe. La manovra di Mendelsohn è una manovra che aiuta ad aprire e a prolungare il tempo di apertura del UES. Il paziente deve mantenere il movimento di risalita del laringe durante la deglutizione per alcuni secondi. Questa tecnica è adatta per pazienti con residui faringei o con ridotta apertura del UES. Adattamento: con questo termine si intende l’apportare un miglioramento al tipo di cibo da assumere in modo da rendere la deglutizione più agevole. Alcune modifiche nella dieta potrebbero essere di aiuto nel prevenire l’eccessivo prolungamento del tempo del pasto, la fatica e la paura del pasto. Cibi soffici o puree possono in qualche modo controbilanciare una scarsa fase di preparazione orale e facilitare il trasporto orale e faringeo. L’utilizzo di addensanti liquidi ad es. acqua gelificata, che dovrebbero essere sostituiti a liquidi meno densi per il loro minor rischio di soffocamento, può essere di notevole utilità. Si può inoltre tentare di potenziare il riflesso della de- Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 Bibliografia 1. Blonsky ER, Logemann JA, Boshes B, Fisher HB. Comparison of speech and swallowing function in patients with tremor disorders and in normal geriatric patients: a cinefluorographic study. J Gerontol 1975;30: 299-303. 2. Bushmann M, Dobmeyer SM, Leeker L, Perlmutter JS. Swallowing abnormalities and their response to treatment in Parkinson’s disease. Neurology 1989;39: 1309-14. 3. Edwards LL, Pfeiffer RF, Quigley EMM, Hofman R, Balluff M. Gastrointestinal symptoms in Parkinson’s disease. Mov Disord 1991;6: 151-56. 4. Edwards LL, Eamonn BF, Quigley EMM, Pfeiffer RF. Gastrointestinal dysfunction in Parkinson’s disease: frequency and pathophysiology. Neurology 1992;42: 726-32. 5. 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Il SNG non è, quindi, adatto a pazienti affetti da patologie degenerative quali il PD in cui l’obiettivo è quello di alimentare il paziente per via entrale per tempi lunghi (mesi o anni), ma è indicato per patologie acute in cui si pensa che la risoluzione del problema disfagia possa risolversi nell’arco di settimane, come per esempio nello stroke. La PEG è di sicuro la metodica di nutrizione entrale più adatta per i pazienti con patologie degenerative quali il PD. Anche se essa non è senza rischi, la mortalità è inferiore al 1%. Le complicanze minori più comuni (circa il 20%) sono rappresentate da dolore locale o infezioni cutanee, mentre quelle più gravi (1-3%) comprendono la peritonite e la polmonite. Sulla base delle esperienze acquisite sulla sclerosi laterale amiotrofica, allo scopo di ridurre i rischi, tale procedura dovrebbe essere eseguita in pazienti con una capacità vitale superiore al 50%. Tracheotomia: in quei pazienti che non sono in grado di deglutire le loro stesse secrezioni in modo sicuro, bisogna valutare la tracheotomia. In realtà questa procedura è indicata solo raramente ed in casi molto severi. Essa dovrebbe essere considerata se il paziente è a rischio di soffocamento e se ha già sofferto di più di un episodio di polmonite da aspirazione a causa dell’eccessivo accumulo di saliva che non riesce a rimuovere in maniera fisiologica. Le conseguenze della tracheotomia dovrebbero essere discusse con il paziente e con i caregivers in modo molto chiaro, in quanto le secrezioni vanno aspirate in maniera regolare dal tracheostoma e le cannule devono essere sostituite. Anche se la tracheotomia in se stessa non è causa di problemi alla deglutizione in un soggetto non disfagico, tuttavia essa potrebbe esercitare un’influenza negativa su una disfagia pre-esistente; inoltre, la cannula crea impaccio nel parlare, in quanto, la cuffia deve essere bloccata. www.ainv.it glutizione accentuando il sapore o la temperatura dei cibi. I liquidi più freddi sono più facili da deglutirsi dei meno freddi. Comunque, recentemente una revisione Cochrane della letteratura ha messo in evidenza come nessuno studio sulle terapie non farmacologiche per la disfagia nel PD abbia mostrato una efficacia significativa (60). 5 www.ainv.it 26. Jellinger K. Overview of morphological changes in Parkinson’s disease. IN Yahr MD, Bergmann KJ editors. New York: Raven Press. Parkinson’s disease. Adv Neurol 1987;45: 1-18. 27. Hunter PC, Crameri J, Austin S, Woodward MC, Hughes AJ. Response of parkinsonian swallowing dysfunction to dopaminergic stimulation. 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Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 13-17 Ottobre 2007, Firenze 38° SIN Società Italiana di Neurologia Segreteria Organizzativa: SIN, Studio ConventurSiena, Via di Città, 56 - 53100 Siena Tel: 0577 285040-45333-270870, Fax: 0577 289334, Email: [email protected] “Disordini del Sistema Nervoso Vegetativo (SNV) nelle malattie internistiche” Moderatori: P. Cortelli (Bologna), G. Vita (Messina) • SNV e scompenso cardiaco A. Ribani (Bologna) • SNV e sindrome metabolica S. Frontoni (Roma) • SNV ed insufficienza renale cronica C. Zoccali (Reggio Calabria) • SNV ed amiloidosi G. Vita (Messina) 18-20 Novembre 2007, Firenze 3° Congresso Multidisciplinare sulla Sincope Segreteria Organizzativa: Adriacongrex, Via A. Tiarini, 22 40129 Bologna Tel: 051 7457070, Fax: 051 7457071, Email: [email protected] 29 Novembre - 01 Dicembre 2007, Palermo Incontro di aggiornamento Neurofisiologia Nuove Strategie - Montoraggi in terapia intensiva Segreteria Organizzativa: Raffaela Siragusa Travel Cafè, Via Giosuè Carducci 18 - 90141 Palermo Tel. 091 336900/ 338 5300506, Fax 091 336908, Email: [email protected], www.travelcafe.it Anno 7 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2007 www.ainv.it 10-13 Ottobre 2007, Vienna (Austria) 9th EFAS Meeting & 2nd Joint Meeting of EFAS and the American Autonomic Society (AAS) http://www.efasweb.com/2007/index.html www.ainv.it 13-14 Settembre 2007, Roma Convegno Nazionale Associazione Italiana Malattia di Parkinson e Disturbi del Movimento (DISMOV-SIN) Segreteria Organizzativa: Aristea, Via Lima, 31 00198 Roma Tel: 06 845431, Fax: 06 84543700, Email: [email protected], www.dismovsin.it www.ainv.it C O N GRESSI I N A GE NDA 7 ® quetiapina RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE SEROQUEL 25 mg compresse rivestite con film. SEROQUEL 100 mg compresse rivestite con film. SEROQUEL 200 mg compresse rivestite con film. SEROQUEL 300 mg compresse rivestite con film. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA SEROQUEL 25 mg compresse rivestite con film. Ogni compressa rivestita con film contiene: Principio attivo: quetiapina fumarato 28,78 mg equivalente a quetiapina base libera 25 mg. SEROQUEL 100 mg compresse rivestite con film. Ogni compressa rivestita con film contiene: Principio attivo: quetiapina fumarato 115,13 mg equivalente a quetiapina base libera 100 mg. SEROQUEL 200 mg compresse rivestite con film. Ogni compressa rivestita con film contiene: Principio attivo: quetiapina fumarato 230,26 mg equivalente a quetiapina base libera 200 mg SEROQUEL 300 mg compresse rivestite con film. Ogni compressa rivestita con film contiene: Principio attivo: quetiapina fumarato 345,39 mg equivalente a quetiapina base libera 300 mg. Per gli eccipienti vedere sezione 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Compresse rivestite con film. Seroquel 25 mg: compresse rivestite con film color pesca, rotonde, biconvesse Seroquel 100 mg: compresse rivestite con film, color giallo, rotonde, biconvesse Seroquel 200 mg: compresse rivestite con film, color bianco, rotonde, biconvesse Seroquel 300 mg: compresse rivestite con film, color bianco, di forma oblunga. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche. Seroquel è indicato per il trattamento delle psicosi acute e croniche, inclusa la schizofrenia e gli episodi di mania associati a disturbo bipolare. 4.2 Posologia e modo di somministrazione. Seroquel deve essere somministrato due volte al giorno, indipendentemente dai pasti. Adulti. Per il trattamento delle psicosi acute e croniche, inclusa la schizofrenia, la dose giornaliera per i primi quattro giorni di terapia è di 50 mg (1° giorno), 100 mg (2° giorno), 200 mg (3° giorno) e 300 mg (4° giorno). Dal 4° giorno in poi la dose giornaliera raccomandata è di 300 mg. Tuttavia tale dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente entro un range di 150-750 mg/die. Per il trattamento degli episodi di mania associati a disturbo bipolare, la dose giornaliera totale per i primi quattro giorni di terapia è di 100 mg (1° giorno), 200 mg (2° giorno), 300 mg (3° giorno) e 400 mg (4° giorno). Ulteriori adattamenti del dosaggio fino a 800 mg/die possono essere effettuati a partire dal 6° giorno con incrementi di dose non superiori a 200 mg/die. La dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilità individuale entro un range di 200-800 mg/die. La dose efficace usuale varia da 400 a 800 mg/die. Anziani. Come gli altri antipsicotici, Seroquel deve essere somministrato con cautela negli anziani, in particolare durante il periodo iniziale di somministrazione. Può essere necessario che l’incremento progressivo della dose debba avvenire più lentamente e che la dose terapeutica giornaliera debba essere più bassa rispetto al paziente giovane, in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente. Nell’anziano la clearance plasmatica media di quetiapina si riduce del 30% fino al 50% in confronto ai pazienti più giovani. Bambini e Adolescenti. Nei bambini e negli adolescenti non sono disponibili dati sull’efficacia e la sicurezza di Seroquel. Insufficienza renale. Non è necessario un aggiustamento del dosaggio. Insufficienza epatica. Quetiapina è ampiamente metabolizzata a livello epatico. Pertanto Seroquel deve essere impiegato con cautela in pazienti con insufficienza epatica nota, particolarmente durante il periodo iniziale. La dose iniziale di quetiapina nei pazienti con insufficienza epatica dovrebbe essere di 25 mg/die. L’aggiustamento della dose deve essere effettuato con incrementi giornalieri di 25 - 50 mg fino a raggiungere la dose efficace, in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente. 4.3 Controindicazioni. Seroquel è controindicato nei pazienti con ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Generalmente controindicato in gravidanza e allattamento (vedere 4.6). 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego. Malattie concomitanti. Seroquel deve essere impiegato con cautela in pazienti con patologie cardiovascolari note, patologie cerebrovascolari o con altre condizioni che predispongano all’ipotensione. Seroquel può indurre ipotensione ortostatica in particolare durante la fase di titolazione. Convulsioni. Gli studi clinici controllati non hanno evidenziato differenze nell’incidenza di convulsioni in pazienti trattati con Seroquel o placebo. Come per gli altri antipsicotici, si raccomanda cautela in caso di trattamento di pazienti con storia di convulsioni (vedere 4.8). Discinesia tardiva. Gli studi clinici controllati non hanno messo in evidenza nessuna differenza nell’incidenza di sintomi extrapiramidali tra Seroquel e placebo a tutti i dosaggi terapeutici raccomandati. In base a questi dati si prevede che Seroquel abbia un potenziale di induzione di discinesia tardiva ridotto rispetto ai farmaci antipsicotici di riferimento. Tuttavia, qualora si manifestassero segni e sintomi di discinesia tardiva, si deve prendere in considerazione una riduzione del dosaggio o l’interruzione della terapia con Seroquel. Sindrome neurolettica maligna. La sindrome neurolettica maligna è associata al trattamento con farmaci antipsicotici, incluso Seroquel (vedere 4.8). Le manifestazioni cliniche includono ipertermia, alterazione dello stato mentale, rigidità muscolare, instabilità del sistema nervoso autonomo e aumento della creatina fosfochinasi. In caso di comparsa di tali manifestazioni, il trattamento con Seroquel deve essere interrotto e deve essere instaurata un’adeguata terapia medica. Interazioni. Per le interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione vedere la sezione 4.5. Iperglicemia. In casi molto rari, durante il trattamento con quetiapina, sono stati segnalati iperglicemia o esacerbazione di diabete preesistente. Si ritiene necessario pertanto un appropriato monitoraggio clinico nei pazienti diabetici e nei pazienti con alti fattori di rischio per lo sviluppo di diabete mellito (vedere anche 4.8). l medicinale contiene lattosio non è quindi adatto per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio. Prolungamento QT. Negli studi clinici e quando utilizzata in accordo con il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto, quetiapina non ha causato incrementi persistenti dell’intervallo QT. Tuttavia, in caso di sovradosaggio (vedere sezione 4.9) è stato osservato prolungamento del QT. Come con altri antipsicotici occorre prestare cautela quando quetiapina è prescritta con farmaci noti per allungare l’intervallo QTc, soprattutto nei soggetti anziani, in pazienti con sindrome del QT lungo congenita, insufficienza cardiaca congestizia, ipertrofia cardiaca, ipokaliemia o ipomagnesemia. Usare con cautela nei pazienti con malattie cardiovascolari o con una storia famigliare di prolungamento QT. Evitare una terapia concomitante con altri neurolettici. Pazienti anziani con psicosi correlate alla demenza. Seroquel non è autorizzato per il trattamento dei pazienti con psicosi correlate alla demenza. In studi clinici randomizzati versus placebo condotti in una popolazione di pazienti con demenza trattati con alcuni antipsicotici atipici è stato osservato un aumento di circa tre volte del rischio di eventi cerebrovascolari. Il meccanismo di tale aumento del rischio non è noto. Non può essere escluso un aumento del rischio per altri antipsicotici o in altre popolazioni di pazienti. Seroquel deve essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per stroke. Da una metanalisi eseguita su tutti i farmaci antipsicotici atipici è stato riportato un incremento del rischio di morte rispetto a placebo nei pazienti anziani con psicosi correlata alla demenza. Tuttavia in due studi clinici controllati verso placebo, della durata di dieci settimane con Seroquel nella stessa popolazione di pazienti (n=710; età media 83 anni; range: 56-99 anni), l’incidenza di mortalità nei pazienti trattati con Seroquel è stata di 5,5% rispetto a 3,2% nel gruppo trattato con placebo. I pazienti in questi studi sono morti per varie cause in linea con quanto atteso per questa popolazione. Questi dati non hanno stabilito una relazione causale tra il trattamento con Seroquel e la morte in pazienti anziani con demenza. Interruzione del trattamento. Sono stati osservati, a seguito di interruzione brusca del trattamento con antipsicotici, compreso Seroquel, sintomi da sospensione acuta quali nausea, vomito e insonnia. Pertanto è consigliabile un’interruzione graduale del trattamento. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione. Dato che quetiapina esplica la sua attività principale sul sistema nervoso centrale, Seroquel deve essere somministrato con cautela in associazione con altri farmaci ad attività centrale e con alcol. La farmacocinetica del litio non viene alterata dalla contemporanea somministrazione di Seroquel. La somministrazione contemporanea di valproato di sodio e Seroquel non influenza in modo clinicamente rilevante le farmacocinetiche dei due prodotti. La contemporanea somministrazione degli antipsicotici risperidone o aloperidolo non altera il profilo farmacocinetico di quetiapina. La contemporanea somministrazione di tioridazina provoca un incremento della clearance di quetiapina. Quetiapina non induce il sistema enzimatico epatico implicato nel metabolismo dell’antipirina. Tuttavia durante uno studio in pazienti trattati con dosi multiple di Seroquel per la valutazione della farmacocinetica di quetiapina, somministrata prima e durante il trattamento con carbamazepina (noto induttore degli enzimi epatici), la co-somministrazione di carbamazepina ha prodotto un incremento significativo della clearance di quetiapina. Questo incremento della clearance ha ridotto i livelli sistemici di quetiapina (AUC) di un 13% in media rispetto alla somministrazione di sola quetiapina; con un effetto più marcato osservato in alcuni pazienti. Come conseguenza di tale interazione possono essere osservate concentrazioni plasmatiche ridotte di Seroquel e pertanto, in funzione della risposta clinica di ciascun paziente, si deve considerare un incremento della dose. Si deve sottolineare che la dose giornaliera massima raccomandata di Seroquel è di 750 mg/die per il trattamento delle psicosi acute e croniche, inclusa la schizofrenia e di 800 mg/die per il trattamento degli episodi di mania associati a disturbo bipolare. Un trattamento continuato a dosi più alte deve essere preso in considerazione unicamente dopo un’attenta analisi del profilo di rischio-beneficio per ogni singolo paziente. La contemporanea somministrazione di Seroquel con altri induttori del sistema enzimatico microsomiale, quali la fenitoina, provoca anch’essa un incremento della clearance di quetiapina. Un aumento della dose di Seroquel può essere necessario per ottenere il controllo dei sintomi psicotici in pazienti nei quali si somministri contemporaneamente Seroquel e fenitoina e altri induttori degli enzimi epatici (quali barbiturici, rifampicina, etc.). Nel caso in cui si interrompa il trattamento con fenitoina, carbamazepina o altri induttori degli enzimi epatici e si impieghi un farmaco non induttore (quale il valproato di sodio) può essere necessario ridurre la dose di Seroquel. Quando i neurolettici sono somministrati in concomitanza con farmaci che prolungano il QT il rischio di insorgenza di aritimie cardiache aumenta. Non somministrare in concomitanza con farmaci che determinano alterazioni degli elettroliti. CYP3A4 è il principale enzima del sistema del citocromo P450 coinvolto nel metabolismo di quetiapina. La contemporanea somministrazione di cimetidina, noto inibitore del sistema enzimatico P450 non altera il profilo farmacocinetico di quetiapina. La contemporanea somministrazione degli antidepressivi imipramina (noto inibitore del CYP2D6) o fluoxetina (noto inibitore del CYP3A4 e CYP2D6), non altera in modo significativo il profilo farmacocinetico di quetiapina. Tuttavia la contemporanea somministrazione di quetiapina e farmaci potenti inibitori del CYP3A4 (quali antimicotici azolici e antibiotici macrolidi) può causare un incremento significativo nella concentrazione plasmatica di quetiapina. Di conseguenza, in questo caso, dovrebbero essere utilizzate dosi ridotte di Seroquel. Particolare attenzione deve essere posta in caso di pazienti anziani o debilitati. Il rapporto rischio-beneficio deve essere valutato individualmente per ciascun paziente. 4.6 Gravidanza e allattamento. La sicurezza e l’efficacia di Seroquel non sono state valutate durante il periodo di gravidanza. Pertanto in caso di gravidanza Seroquel deve essere somministrato solamente se il beneficio giustifica i potenziali rischi. Non vi sono dati relativi alla quantità di quetiapina secreta nel latte materno. Pertanto le donne che allattano al seno dovrebbero evitare l’allattamento durante l’assunzione di Seroquel. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Quetiapina, data la sua principale attività sul sistema nervoso centrale, può interferire con le attività che richiedono vigilanza mentale. Pertanto i pazienti devono essere avvertiti di non guidare o utilizzare macchine fino a che non è nota la sensibilità individuale. 4.8 Effetti indesiderati. Le più comuni reazioni avverse osservate con Seroquel sono sonnolenza, vertigini, secchezza delle fauci, astenia lieve, stipsi, tachicardia, ipotensione ortostatica e dispepsia. Come gli altri antipsicotici Seroquel può essere associato ad incremento ponderale, sincope, sindrome neurolettica maligna, leucopenia, neutropenia ed edema periferico. L’incidenza delle reazioni avverse associate alla terapia con Seroquel, è di seguito tabulata in accordo al formato raccomandato dal Council for International Organizations of Medical Sciences (CIOMS III Working Group; 1995): La frequenza degli eventi avversi è ordinata come segue: molto comune (>1/10), comune (>1/100, <1/10), non comune (>1/1.000, <1/100), raro (>1/10.000, <1/1.000) e molto raro (<1/10.000) Alterazioni del sangue e sistema linfatico Comune: Leucopenia3 Non comune: Eosinofilia Molto raro: Neutropenia3 Alterazioni del sistema immunitario Non comune: Ipersensibilità Alterazioni del metabolismo e della nutrizione Molto raro: Iperglicemia1, 7, 8, diabete mellito1, 7, 8 Alterazioni del sistema nervoso Molto comune: Vertigini1, 6, sonnolenza2 Comune: Sincope1, 6 Non comune: Convulsioni1 Alterazioni cardiache Comune: Tachicardia1, 6 Alterazioni del sistema vascolare Comune: Ipotensione ortostatica1, 6 Alterazioni dell’apparato respiratorio, del torace e del mediastino Comune: Rinite Alterazioni dell’apparato gastrointestinale Comune: Secchezza delle fauci, stipsi, dispepsia Disordini del sistema riproduttivo e della mammella Raro: Priapismo Disordini generali e alterazioni del sito di somministrazione Comune: Astenia lieve, edema periferico Raro: Sindrome neurolettica maligna1 Indagini diagnostiche Comune: Incremento ponderale4, aumento delle transaminasi ALT e AST5, riduzione della conta dei neutrofili9 Non comune: Aumento γGT5, aumento dei trigliceridi, aumento del colesterolo totale (principalmente colesterolo LDL) (1) Vedere avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego 4.4. (2) Nelle prime due settimane di trattamento può manifestarsi sonnolenza che di solito si risolve con la prosecuzione della terapia. (3) Negli studi clinici controllati con Seroquel non sono stati riportati casi di grave e duratura neutropenia. L’esperienza post-marketing ha evidenziato che a seguito dell’interruzione del trattamento con Seroquel i casi di leucopenia e/o neutropenia si sono risolti. Preesistenti ridotti livelli di leucociti e storia di leucopenia e/o neutropenia indotte da farmaci possono essere predittivi di leucopenia e/o neutropenia. (4) Osservato principalmente durante le prime settimane di trattamento. (5) In alcuni pazienti trattati con Seroquel è stato osservato un incremento asintomatico dei livelli sierici delle transaminasi (ALT, AST) o delle γ-GT. Tale aumento si è di solito risolto con la prosecuzione della terapia con Seroquel. (6) Come gli altri antipsicotici con attività di blocco dei recettori α1 adrenergici, Seroquel può indurre ipotensione ortostatica con vertigini, tachicardia e, in alcuni casi, sincope, soprattutto durante il periodo di titolazione. (7) Sono stati riportati, in casi molto rari, iperglicemia o esacerbazione di diabete preesistente. (8) La frequenza di queste reazioni avverse è stata calcolata unicamente in base ai dati post-marketing. (9) In studi clinici in monoterapia controllati verso placebo, in pazienti con conta basale di neutrofili >1.5 x 109/L, l’incidenza di almeno un episodio di neutrofili <1.5 x 109/L è stata di 1.34 % con Seroquel e 0.65 % con placebo. Il trattamento con Seroquel è risultato associato ad una lieve riduzione dose-dipendente dei livelli degli ormoni tiroidei, in particolare del T4 totale e del T4 libero. La riduzione del T4 totale e del T4 libero è massima durante le prime 2-4 settimane di trattamento con Seroquel e le concentrazioni di ormoni tiroidei non si riducono ulteriormente nel corso della terapia a lungo termine. In quasi tutti i casi, gli effetti sul T4 totale e T4 libero si sono risolti con la sospensione del trattamento con Seroquel indipendentemente dalla durata del trattamento. Solamente alle dosi più elevate sono stati riscontrati decrementi più contenuti dei livelli di T3 totale e di T3 inversa. Non sono state rilevate variazioni dei livelli di TBG ed in genere aumenti associati dei livelli di TSH, ciò ad indicare che Seroquel non provoca un ipotiroidismo clinicamente rilevante. Sono stati osservati con Seroquel o altri farmaci della stessa classe casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco. Casi molto rari di morte improvvisa. 4.9 Sovradosaggio. Negli studi clinici, è stata descritta la sopravvivenza dei pazienti in casi di sovradosaggio fino a 30 g di quetiapina. La maggioranza dei pazienti con sovradosaggio non ha lamentato eventi avversi o, se presenti, vi è stata completa risoluzione. È stato descritto un solo caso letale in uno studio clinico a seguito di un sovradosaggio di 13,6 g della sola quetiapina. Nell’esperienza post-marketing ci sono stati casi molto rari di morte o coma o prolungamento dell’intervallo QT da sovradosaggio del solo Seroquel. I pazienti con preesistenti malattie cardiovascolari gravi possono presentare un rischio accresciuto degli effetti del sovadosaggio. (Vedere sezione 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego: malattie concomitanti). In generale, i segni e i sintomi riferiti erano imputabili ad un aumentato effetto delle proprietà farmacologiche note del farmaco, quali sonnolenza e sedazione, tachicardia e ipotensione. Non esiste un antidoto specifico per quetiapina. In caso di intossicazione grave deve essere presa in esame la possibilità di un coinvolgimento di più farmaci e si raccomanda una terapia intensiva, con instaurazione e mantenimento della pervietà delle vie aeree a supporto di un’adeguata ossigenazione e ventilazione, e monitoraggio della funzionalità cardiovascolare. Lo stretto controllo medico ed il monitoraggio devono continuare fino alla guarigione del paziente. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche. Categoria farmacoterapeutica: antipsicotici. Codice ATC: N05AH04. Meccanismo d’azione. Quetiapina è un farmaco antipsicotico atipico. Quetiapina e il metabolita attivo N-desalchil quetiapina presente nel plasma umano, interagiscono con un ampio spettro di recettori neurotrasmettitoriali. Quetiapina e N-desalchil quetiapina presentano affinità per i recettori cerebrali serotoninergici (5HT2) e dopaminergici D1 e D2. Si ritiene che la combinazione di un antagonismo recettoriale con maggiore selettività per i recettori 5HT2 rispetto ai recettori D2 contribuiscano alle proprietà antipsicotiche cliniche e alla ridotta predisposizione ad indurre reazioni extrapiramidali (EPS) di Seroquel. In aggiunta N-desalchil quetiapina ha un’elevata affinità per i recettori serotoninergici 5HT1. Quetiapina e N-desalchil quetiapina possiedono inoltre elevata affinità per i recettori istaminergici e α1 adrenergici e un’affinità ridotta per i recettori α2 adrenergici. Quetiapina non presenta un’apprezzabile affinità per i recettori colinergici muscarinici o per i recettori benzodiazepinici. Quetiapina è risultata attiva nei test di valutazione dell’attività antipsicotica, quale il test di evitamento attivo. Inoltre antagonizza l’azione degli agonisti dopaminergici, come valutato sia da un punto di vista comportamentale che elettrofisiologico, e aumenta la concentrazione dei metaboliti della dopamina considerati indicatori neurochimici dell’attività di blocco dei recettori D2. Il grado di contribuzione di N-desalchil quetiapina all’attività farmacologia di Seroquel nell’uomo non è noto. Effetti farmacodinamici. Nei test preclinici di predittività delle reazioni extrapiramidali, quetiapina si è dimostrata diversa dagli antipsicotici di riferimento dimostrando un profilo atipico. La somministrazione cronica di quetiapina non provoca una supersensibilità dei recettori dopaminergici D2. Quetiapina provoca solo una debole catalessia alle dosi efficaci per bloccare i recettori dopaminergici D2. Dopo somministrazione cronica quetiapina dimostra selettività per il sistema limbico attraverso un blocco della depolarizzazione dell’Area10 mesolimbica senza effetto sull’Area9 nigrostriatale in cui sono presenti i neuroni dopaminergici. Quetiapina, dopo somministrazione acuta e cronica, presenta una disposizione minima a indurre manifestazioni distoniche nelle scimmie Cebus sensibili ad aloperidolo o libere da trattamento farmacologico. I risultati di queste prove indicano che Seroquel possiede una disposizione minima ad indurre reazioni extrapiramidali e si è ipotizzato che farmaci con ridotta potenzialità ad indurre reazioni extrapiramidali abbiano anche una più bassa disposizione a provocare discinesia tardiva. Efficacia clinica. In tre studi clinici controllati verso placebo in cui Seroquel è stato somministrato in dosi variabili non vi è stata nessuna differenza nell’incidenza di reazioni extrapiramidali o nell’uso concomitante di farmaci anticolinergici tra il gruppo trattato con Seroquel e il gruppo placebo. In uno studio controllato verso placebo condotto per valutare dosi fisse di Seroquel comprese tra 75 e 750 mg/die non è stato rilevato aumento delle reazioni extrapiramidali o dell’uso concomitante di farmaci anticolinergici. In quattro studi controllati sono state valutate dosi di Seroquel fino a 800 mg/die per il trattamento della mania bipolare. Due dei quattro studi sono stati condotti in monoterapia e due con l’aggiunta di litio o valproato. Non sono state osservate differenze, nei gruppi di trattamento, tra Seroquel e placebo nell’incidenza degli effetti extrapiramidali o dell’uso concomitante di farmaci anticolinergici. La mancanza di induzione delle reazioni extrapiramidali è considerata una caratteristica degli antipsicotici atipici. In studi clinici controllati verso placebo, nei pazienti anziani con psicosi correlata alla demenza, l’incidenza di eventi cerebrovascolari per 100 pazienti/anno non è stata più alta nei pazienti trattati con quetiapina rispetto a quelli trattati con placebo. Diversamente da molti altri antipsicotici Seroquel non provoca un aumento prolungato dei livelli di prolattina, comportamento considerato caratteristico degli antipsicotici atipici. In uno studio clinico condotto con più dosi fisse non sono state rilevate differenze nei livelli di prolattina, valutati al termine dello studio, tra Seroquel somministrato alle dosi raccomandate, e placebo. Negli studi clinici Seroquel si è dimostrato attivo nel trattamento dei sintomi positivi e negativi della schizofrenia. Negli studi clinici di confronto, Seroquel ha dimostrato un profilo di efficacia sovrapponibile ai farmaci antipsicotici di riferimento quali clorpromazina e aloperidolo. Negli studi clinici Seroquel si è dimostrato efficace sia in monoterapia, sia come adiuvante nel ridurre i sintomi della mania nei pazienti con mania bipolare. La dose media di Seroquel nell’ultima settimana nei pazienti responder è stata di circa 600 mg/die e circa l’85% dei pazienti responder hanno assunto una dose variabile da 400 a 800 mg/die. Gli studi clinici hanno dimostrato che Seroquel è efficace in duplice somministrazione giornaliera, nonostante quetiapina abbia un’emivita farmacocinetica di circa 7 ore. Ciò è supportato dagli studi condotti con la tomografia ad emissione di positroni (PET) i cui dati dimostrano che il legame di quetiapina con i recettori 5HT2 e D2 si mantiene per 12 ore. Non sono state studiate efficacia e sicurezza di dosi superiori a 800 mg/die. 5.2 Proprietà farmacocinetiche. Dopo somministrazione orale quetiapina è ben assorbita ed ampiamente metabolizzata. La somministrazione con il cibo non modifica in maniera significativa la biodisponibilità di quetiapina. Il legame di quetiapina con le proteine plasmatiche è pari a circa l’83%. Le concentrazioni molari di picco allo steady-state del metabolita attivo N-desalchil quetiapina sono pari al 35% di quelle osservate con quetiapina. L’emivita di eliminazione di quetiapina e N-desalchil quetiapina sono circa di 7 e 12 ore rispettivamente. Il profilo farmacocinetico di quetiapina e N-desalchil quetiapina sono lineari entro il range di dosaggi autorizzati. Il profilo farmacocinetico di quetiapina non differisce tra i due sessi. Nell’anziano il valore medio di clearance di quetiapina è pari all’incirca al 30-50% del valore riscontrato in soggetti adulti di 18-65 anni. Il valore medio di clearance plasmatica di quetiapina si riduce di circa il 25% in soggetti con grave insufficienza renale (valore di clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min/1.73m2) ma i valori individuali di clearance si mantengono nel range di normalità dei soggetti sani. La frazione di dose molare media di quetiapina libera e del metabolita attivo N-desalchil quetiapina presente nel plasma umano è escreta nelle urine in misura <5%. Dopo somministrazione di quetiapina radiormarcata, il prodotto viene ampiamente metabolizzato a livello epatico e si ritrova immodificato nelle urine e nelle feci in quantità inferiore al 5% del prodotto originale. Circa il 73% della radioattività si ritrova nelle urine e il 21% nelle feci. Il valore medio di clearance plasmatica di quetiapina si riduce di circa il 25% in soggetti con insufficienza epatica (cirrosi alcolica stabile). Poichè quetiapina è ampiamente metabolizzata a livello epatico i pazienti con insufficienza epatica possono presentare livelli plasmatici del farmaco più elevati e necessitare di un aggiustamento della dose (vedere sezione 4.2). Studi condotti in vitro hanno dimostrato che CYP3A4 è l’enzima principale responsabile del metabolismo di quetiapina mediato dal citocromo P450. Ndesalchil quetiapina è principalmente prodotto ed eliminato dal CYP3A4. È stato dimostrato che quetiapina ed alcuni dei suoi metaboliti (incluso N-desalchil quetiapina) sono deboli inibitori in vitro delle attività 1A2, 2C9, 2C19, 2D6 e 3A4 del citocromo P450 dell’uomo. In vitro l’inibizione dei CYP è stata osservata solo a concentrazioni circa 5-50 volte più elevate di quelle riscontrabili nell’uomo a dosi comprese tra 300 e 800 mg/die. Sulla base di queste osservazioni in vitro è improbabile che l’associazione di quetiapina con altri farmaci provochi una inibizione clinicamente rilevabile del metabolismo degli altri farmaci mediato dal citocromo P450. 5.3 Dati preclinici di sicurezza. Studi di tossicità acuta. Quetiapina ha una bassa tossicità acuta. I risultati delle prove condotte nei topi e nei ratti dopo somministrazione orale (500 mg/kg) o intraperitoneale (100 mg/kg) sono in linea con il profilo di un farmaco neurolettico efficace e comprendono riduzione dell’attività motoria, ptosi, perdita dei riflessi di raddrizzamento, presenza di bava e convulsioni. Studi di tossicità per dose ripetuta. Gli studi con dose multipla di quetiapina condotti nei ratti, nei cani e nelle scimmie hanno rilevato la comparsa di effetti prevedibili a carico del sistema nervoso centrale tipici di un farmaco antipsicotico (quali sedazione a dosi più basse e tremore, convulsioni o perdita di forze dopo esposizione ai dosaggi più elevati). I livelli di iperprolattinemia, provocata dall’attività antagonistica dopaminergica sui recettori D2 di quetiapina o dei suoi metaboliti, sono risultati diversi a seconda della specie studiata ma più marcati nel ratto e le conseguenze di tale effetto sono risultate evidenti negli studi di 12 mesi con la comparsa di iperplasia della ghiandola mammaria, aumento del peso ipofisario, riduzione del peso uterino e aumento della crescita nelle femmine. Sono stati rilevati nel fegato di topo, ratto e scimmia effetti reversibili di tipo funzionale e morfologico ascrivibili ad un meccanismo di induzione enzimatica. Nel ratto e nella scimmia si è verificata una ipertrofia delle cellule follicolari tiroidee accompagnata da una variazione dei livelli plasmatici di ormone tiroideo. La pigmentazione presente in alcuni tessuti e in particolare nella tiroide non è stata associata ad effetti morfologici o funzionali. Nel cane si è avuto un transitorio incremento della frequenza cardiaca senza effetti conseguenti sulla pressione arteriosa. Dopo 6 mesi di trattamento in cani a 100 mg/kg/die si è sviluppata una cataratta triangolare posteriore dovuta ad una inibizione della sintesi endogena di colesterolo nella lente. Non si è notata la comparsa di cataratta nella scimmia cynomolgus trattata con dosi fino a 225 mg/kg/die e neanche nei roditori. Nel corso degli studi nell’uomo non sono stati segnalati casi di comparsa di opacità corneali correlate al farmaco. In nessuno degli studi di tossicità eseguiti sono stati rilevati casi di neutropenia o agranulocitosi. Studi di carcinogenesi. Negli studi condotti nel ratto femmina (dosi di 0, 20, 75 e 250 mg/kg/die) si è avuto un aumento dell’incidenza di adenocarcinoma mammario a tutte le dosi studiate, dovuto alla prolungata iperprolattinemia. Nei ratti maschi (250 mg/kg/die) e nei topi (250 e 750 mg/kg/die) è aumentata l’incidenza di adenoma benigno delle cellule follicolari tiroidee imputabile ad un incremento della clearance epatica di tiroxina, dovuto ad un meccanismo specifico della specie dei roditori. Studi sulla riproduzione. Sono stati visti nel ratto effetti collaterali all’aumento dei livelli di prolattina (diminuzione marginale della fertilità dei maschi e pseudogravidanza, periodi prolungati di diestro, aumento dell’intervallo precedente il coito e ridotta frequenza di gravidanza) sebbene tali effetti non siano direttamente riferibili all’uomo data la diversità del meccanismo ormonale di controllo della riproduzione tra le specie. Quetiapina non possiede effetti teratogeni. Studi di mutagenesi. Gli studi di tossicità hanno dimostrato che quetiapina non è mutagena né clastogena. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti. Nucleo della compressa: Povidone, calcio fosfato dibasico diidrato, cellulosa microcristallina, lattosio monoidrato, carbossimetilamido sodico A, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: Ipromellosa, macrogol, titanio diossido, ossido ferro giallo (solo nelle compresse da 25 mg e da 100 mg), ossido ferro rosso (solo nelle compresse da 25 mg). 6.2 Incompatibilità. Non note. 6.3 Periodo di validità. 3 anni a confezionamento integro. 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione. Non conservare al di sopra dei 30°C. 6.5 Natura e contenuto del contenitore. Le compresse sono confezionate in blister di PVC/alluminio. Seroquel 25 mg compresse rivestite con film: 6 e 30 compresse. Seroquel 100 mg compresse rivestite con film: 60 compresse. Seroquel 200 mg compresse rivestite con film: 60 compresse. Seroquel 300 mg compresse rivestite con film: 60 compresse. 6.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione. Nessuna. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO AstraZeneca S.p.A. Palazzo Volta Via F. Sforza - Basiglio (MI). 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO Seroquel 25 mg compresse rivestite con film: 6 compresse: A.I.C. 032944011. Seroquel 25 mg compresse rivestite con film: 30 compresse: A.I.C. 032944112. Seroquel 100 mg compresse rivestite con film: 60 compresse A.I.C. 032944035. Seroquel 200 mg compresse rivestite con film: 60 compresse: A.I.C. 032944050. Seroquel 300 mg compresse rivestite con film: 60 compresse: A.I.C. 032944100/N. 9. DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Marzo 2000. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Marzo 2007. PREZZO DI VENDITA AL PUBBLICO Seroquel 25 mg 6 compresse prezzo al pubblico € 4,56. Seroquel 25 mg 30 compresse prezzo al pubblico € 22,05 temporaneamente ridotto a € 19,92 come da Determinazione AIFA del 3/7/2006, suppl. ord. G.U. n°156 del 7 luglio 2006 e Determinazione AIFA del 9/2/07 G.U. n° 43 del 21 febbraio 2007. Seroquel 100 mg 60 compresse prezzo al pubblico € 88,16 temporaneamente ridotto a € 79,64 come da Determinazione AIFA del 3/7/2006, suppl. ord. G.U. n°156 del 7 luglio 2006 e Determinazione AIFA del 9/2/2007 G.U. n° 43 del 21 febbraio 2007. Seroquel 200 mg 60 compresse prezzo al pubblico € 132,24 temporaneamente ridotto a € 119,45 come da Determinazione AIFA del 3/7/2006, suppl. ord. G.U. n°156 del 7 luglio 2006 e Determinazione AIFA del 9/2/2007 G.U. n° 43 del 21 febbraio 2007. Seroquel 300 mg 60 compresse prezzo al pubblico € 198,75 temporaneamente ridotto a € 179,54 come da Determinazione AIFA del 3/7/2006, suppl. ord. G.U. n°156 del 7 luglio 2006 e Determinazione AIFA del 9/2/2007 G.U. n° 43 del 21 febbraio 2007. DISPENSAZIONE CON ONERE A CARICO DEL SSN Classe A con PT/DV. MEDICINALE SOGGETTO A PRESCRIZIONE MEDICA.