Storia di un rito alimentare e di una figura biblica
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Storia di un rito alimentare e di una figura biblica
I banchetti nuziali nel Medioevo Storia di un rito alimentare e di una figura biblica Riguardo al matrimonio medievale, gli storici si sono concentrati su tematiche quali il divorzio, le seconde nozze, l’adulterio e il concubinato. Oltre a ciò, essi hanno aperto un dibattito sull’evoluzione dei vari rituali che rendevano effettivamente valide le nozze fino al Concilio di Trento, e soprattutto sulla necessità di una benedizione sacerdotale a suggellare il vincolo tra gli sposi. Scarso rilievo è stato dato al convivio nuziale, l’unico rito ad aver da sempre giocato un ruolo centrale, tanto che il matrimonio medievale si identificava talvolta nel banchetto stesso, senza bisogno di altre formalità. Quello del convito come protagonista delle nozze è un lungo Medioevo, lungo almeno fino al XVI secolo, che nella presente ricerca verrà ripercorso attraverso fonti letterarie, atti di processi matrimoniali, libri di ricordanze e quant’altro. A differenza della storiografia precedente, ci interesseremo al mondo dei fatti, più che a quello delle parole; a ciò che il matrimonio medievale era, piuttosto che a ciò che doveva essere. Già prima del Medioevo, la celebrazione nuziale era essenzialmente costituita da un momento pubblico, il banchetto, e da uno semi-privato, la consumazione carnale. Ciò significa che le nozze erano un rito prettamente domestico, formalizzato per lo più all’interno della casa, dove il primo passo assolveva a una funzione di estrema importanza per la società medievale: rendere pubblico l’evento. Nel Centone Nuziale, Ausonio (IV sec.) rappresenta già il matrimonio nel binomio tavola-talamo, formula che resterà invariata fino al pieno XII secolo. La benedizione sacerdotale, quando presente, sembra solo una mera formalità, richiesta eventualmente solo a sposi d’alto rango. Nel Nibelungenlied (prima metà del XIII sec.), per esempio, il matrimonio tra Sigfrido e Crimilde è celebrato ancora per mezzo di un banchetto e della consumazione nel talamo nuziale, mentre la benedizione sacerdotale del giorno successivo sembra un gesto accessorio, giustificabile solamente perché si tratta di nozze regali. Formalità non necessaria per altre nozze regali, quelle tra Parsival e la regina Condwiramurs, di cui ci narra Wolfram von Eschenbach (XIIX I I I s e c . ) . L e fo n t i s t e s s e s i contraddicono. Per la cultura cristiana, il banchetto nuziale non è un semplice evento fine a se stesso: la parabola delle nozze raccontata da Gesù (in cui il messaggio ebraico-cristiano della salvezza viene appunto fatto coincidere simbolicamente con un banchetto di nozze) e l’episodio giovanneo del banchetto di Cana ne sono chiari esempi. Il Medioevo riprende con insistenza questa figura biblica, dimostrando di aver recepito l’efficacia comunicativa del lessico alimentare nella trasmissione di un messaggio complesso ad un pubblico che non poteva avere gli strumenti intellettuali per coglierlo. Alcune fonti sono piuttosto esplicite nell’identificare il rito nuziale con il banchetto stesso. Nella Saga di Ragnarr (XII sec.), ad esempio, si racconta che il guerriero «chiese la mano di Thòra, figlia dello jarl, e questi acconsentì ben volentieri. Il fidanzamento avvenne immediatamente e venne in seguito celebrato un banchetto sontuoso con le migliori vivande che si potessero trovare nel regno. Appunto nel corso di questo banchetto Ragnarr prese Thòra in moglie». Le carte di un processo matrimoniale padovano della metà del XV secolo ci mostrano un quadro per nulla differente. Secondo la testimonianza dello sposo, Giorgio Zaccarotto, si erano verificate ben due celebrazioni nuziali: la prima in casa del padre della sposa Maddalena, davanti a numerosi testimoni, a seguito della quale il matrimonio era poi stato consumato nel talamo; una seconda volta in casa del padrino di lei, festeggiata proprio con un pranzo; ritiratisi, quindi, gli ospiti, Giorgio e la sua moglie dodicenne avrebbero nuovamente consumato le nozze. Nel suo libro di ricordanze, Bartolomeo Masi racconta del matrimonio tra Lorenzo di Piero de’ Medici e Maddalena (1518), svoltosi nel castello di Amboise. Non si fa menzione né di sacerdoti né di benedizioni, ma di un sontuoso banchetto nuziale durato tre giorni e della consumazione carnale degli sposi. Andrea Maraschi Dottorato di Ricerca in Storia Alma Mater Studiorum Dipartimento di Paleografia e Medievistica XXVI ciclo