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IL RACCONTO FANTASY
Quelli che leggerete di seguito sono due racconti
ispirati al genere fantasy, scritti da due alunne molto
fantasiose della IIB.
E’ notte, mentre le nostre amiche dormono tranquille
nel loro letto, sentono dei rumori provenire
dall’armadio. Si alzano, aprono le ante, scostano i
vestiti e ….. scoprono un mondo misterioso.
Avventuriamoci con loro in questo strano mondo….
IL MONDO DELL’INNOCENZA
Era notte, avevo da poco preso sonno, quando improvvisamente mi svegliai perché
avevo sentito dei rumori strani.
Non riuscivo a capire di che rumori si trattasse, tesi l'orecchio e mi resi conto che
provenivano dall'armadio. Mi alzai timorosa e curiosa allo stesso tempo; lentamente
aprii le ante dell’armadio, scostai i vestiti e rimasi sbalordita: c'erano dei gradini.
Dove mai mi avrebbero portata?
Certamente in un mondo misterioso, un mondo che prima di quel momento non
sapevo esistesse.
Mi feci coraggio perché il primo pensiero, superata la paura, fu quello di scendere i
gradini e cosi feci. Sembravano non finire mai, fortunatamente erano illuminati da
una luce intensa e dai mille colori che si alternavano.
Giunsi infine in una grande sala e quando vidi quello che c'era cominciai a piangere
dalla gioia, non riuscivo a credere ai miei occhi: c'erano tutti i vecchi giochi della mia
infanzia che si erano rotti e che erano stati
gettati via dal papà o dalla mamma.
Ora erano davanti a me nuovi come usciti dal
negozio.
Erano animati, si muovevano da soli e capii che
il rumore che sentivo su dalla mia cameretta
proveniva da tutti quei giocattoli. Uno in
particolare colpì le mie attenzioni: una coccinella
rossa alla quale da piccola ero molto legata; un giorno il mio papà l'aveva gettata giù
dal balcone in preda alla rabbia perché stavo facendo i capricci; si ruppe in mille
pezzi e io piansi tanto, ancora oggi al pensiero mi vengono le lacrime agli occhi. Ora
era lì, davanti a me, nuova e splendente, la presi stringendola forte.
Dopo osservai tutti i giochi uno ad uno, molti dei quali non ricordavo neanche di
averli avuti, come i sonaglini e la giostrina della culla.
Poi mi si fecero tutti intorno, felici anche loro di rivedermi, iniziarono a parlare e mi
dissero che ogni volta che lo desideravo, potevo scendere giù da loro per giocare.
La mattina dopo mi svegliai nel mio letto ma non ricordavo di aver risalito i gradini
per tornare in cameretta. Ricordavo tutti i giochi visti e infine pensai che doveva
essere stato un sogno, sì, avevo fatto un bellissimo sogno. Sospirai, poi voltandomi
sul comodino scorsi un libricino che avevo perso quando avevo sei anni.
Forse non era stato un sogno o forse mettiamo da parte le nostre fantasie troppo
presto.
VALERIA RICCARDI IIB
NEL FAVOLOSO REGNO DELLA CITTA’ DI ESMERALDA
In una notte buia e tempestosa mentre ero nella mia cameretta, vidi le ante dell’
armadio aprirsi, mi avvicinai per spostare i vestiti ed improvvisamente venni
afferrata da una forza misteriosa. Precipitai in un tunnel di luce e sembrava che i
miei piedi non toccassero mia terra. Ad un certo punto però, la mia caduta si arrestò
e mi ritrovai in un buco scavato nel terreno. Gattonando riuscii ad uscire e alzandomi
mi accorsi di trovarmi in un mondo fantastico. Cominciai a camminare in un sentiero
dove gli alberi parlavano fra loro e i fiori
cantavano, ma la cosa più strana era in cielo,
dove il sole e la luna erano uno affianco all’
altra come se fossero a braccetto. Da lontano
vidi correre verso di me un fauno, una
creatura con le gambe di capra e il corpo di un
essere umano. Si avvicinò ed io capii subito
che voleva parlarmi, infatti mi disse: “Finalmente sei tornata”. Mi invitò poi a
nascondermi insieme a lui dietro una roccia. Dopo qualche secondo passò di lì un
terribile esercito: si trattava delle terribili truppe di Zolfher. Al solo vederlo mi sentii
percorsa da un brivido di paura. Eppure avevo l’impressione ni non vederlo per la
prima volta. Il fauno mi disse che ormai la città di Esmeralda, dove viveva, era
perduta. Zolfher e il suo esercito, infatti, volevano impadronirsi del regno di
Esmeralda ed avevano distrutto quasi tutto, i pochi sopravvissuti si erano nascosti
nel bosco, l’ unico posto rimasto dove Zolfher non era arrivato. Il fauno mi condusse
nel grande bosco dove venni accolta dai piccoli esseri che lo abitavano, come la
loro salvatrice. Io non ricordavo nulla di quel posto. Passai la sera con loro
festeggiando il mio ritorno e fui invitata a dormire nella casa degli elfi che
abitavano il bosco . La notte ebbi la rivelazione: sognai della prima volta che ero
venuta in questo regno e avevo combattuto contro una forza cattiva chiamata
Zolfher e la mia mano impugnava una spada sacra.
L’ indomani il fauno venne a cercarmi e mi consegnò un’ armatura e una spada
uguale a quella del sogno. All’ improvviso capii tutto e ogni cosa era chiara: dovevo
salvare di nuovo la città di Esmeralda. Indossai l’ armatura e impugnai la spada
sacra, sulla quale c’erano scritte le mie iniziali, V.B, e mi recai verso la città per
incontrare il temibile Zolfher. Non passò molto tempo quando Zolfher si presentò
davanti a me con la sua armatura nera, la testa di toro e i suoi occhi rosso fuoco.
Mi riconobbe e sbraitò : “ mi hai già sconfitto una volta , non ti permetterò di farlo
ancora!”. Iniziammo il duello e la cosa strana era che la mia spada guidava il mio
braccio ed era come se io non avessi fatto altro che allenarmi per questo duello. Alla
fine uccisi Zolfher e liberai il suo esercito il quale era vittima di un incantesimo.
Infatti i seguaci di Zolfher non erano altro che piccoli elfi e con la sua morte poterono
tornare tutti nel bosco.
Stremata dallo scontro mi addormentai. Al mio risveglio mi ritrovai nella mia
cameretta e mi accorsi di avere un segno sul braccio donatomi dagli abitanti di
Esmeralda. Questo segno, che raffigurava la pietra di Esmeralda, significava che
tutto il regno mi considerava sua regina.
Ancora oggi non sono sicura di aver vissuto veramente questa storia fantastica o di
averla solamente sognata, fatto sta che il segno è rimasto indelebile sul mio braccio.
VERONICA BIANCHI IIB