Notre Dame de Paris: Dal romanzo al balletto

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Notre Dame de Paris: Dal romanzo al balletto
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Notre Dame de Paris: Dal romanzo al balletto
«Attratto dal Medioevo e dal suo misticismo, avevo preso a meditare su Il monaco di Lewis . Avevo addirittura già architettato un
libretto e commissionato una partitura ... Ma poi, la cosa non è andata in porto. Un giorno, passando davanti a una libreria, vidi una
edizione di Notre-Dame de Paris. Da sempre interessato al Medioevo e ai suoi monaci, incuriosito la acquistai per rileggere un'opera
di cui avevo scordato i particolari. Rileggendo il romanzo, mi resi conto che Victor Hugo andava oltre Lewis. Subito ho rifatto il
libretto sulle tracce di Hugo ... ». Se Perrot e Petipa avevano conservato i personaggi secondari di Gringoire, il poeta innamorato di
Esmeralda, e di Fleur-de-Lys, la fidanzata di Phoebus, Roland Petit sfronda, sintetizza e accentra la sua azione sui quattro
protagonisti: Quasimodo, Esmeralda, Frollo, Phoebus. La bruttezza e la bellezza. La notte e il giorno. «Per me, lo spettacolo è una
creazione totale: danza, scene, costumi, partitura musicale ... Come librettista e coreografo, vedo i tre personaggi di questa passione
fatale come creature "a parte": Esmeralda - come l'amore - è zingara e quindi sospettata di essere un po' strega. Quasimodo non è un
mostro, è piuttosto un individuo complessato, perché ha subìto un infortunio. Creature che vengono respinte per la loro "differenza".
Frollo è un uomo tormentato fra i suoi desideri e la sua coscienza, fra la carne e lo spirito. - Potrebbe essere una storia di oggi.». «lI
mio balletto Notre-Dame de Paris racconta una bella e grande storia. Deliberatamente ne ho espunto l'aneddoto e la pantomima: mi
auguro che svanisca il Medioevo alla Violet-le-Duc e che, per lo spettatore, resti soltanto la tensione tragica del capolavoro di Victor
Hugo. René Allio nelle sue scene, Yves Saint-Laurent nei suoi costumi, hanno seguìto la medesima via della sobrietà».
Roland Petit
Notre Dame de Paris è un balletto importante per Roland Petit e per il pubblico, da sempre affezionato alle grandi storie. La cifra
originale e assolutamente inconfondibile di Petit si svela qui nella sua interezza: la narrazione c?è ma è moderna, con una mimica
molto diluita; la fonte letteraria c?è ma è filtrata attraverso quella leggerezza e quella eleganza che hanno contraddistinto tutti i lavori
del grande maestro recentemente scomparso. E soprattutto c?è tanta danza, per tutti. Notre Dame de Paris infatti è il primo balletto
che Petit crea (nel 1965) per l?Opéra di Parigi, dove si era formato e che aveva abbandonato dopo la guerra. Dopo balletti ispirati al
music-hall o di un colorato neoclassicismo, ora si dedica a un classico della letteratura francese, Notre dame de Paris (1831) di
Victor Hugo. Si è posto evidentemente il problema di impiegare le grandi risorse dell?Opéra, e cioè corpo di ballo, solisti, étoiles.
Così ci sono grandi sequenze per tutti, per le masse, i protagonisti e i comprimari. La grande variazione di Esmeralda ha fatto parte
per molti anni (e forse fa parte tuttora) dei pezzi danzati regolarmente nei passi d?addio delle ballerine. Il ?mostro? Quasimodo è
sagomato come un personaggio tenero, che nessun grande ballerino ha mai disdegnato di interpretare.
Il romanzo di Victor Hugo è uno dei capolavori della letteratura romantica, un romanzo estremamente cupo che Petit alleggerisce
anche vestendolo dei colori squillanti e raffinati dei costumi di Yves Saint-Laurent, ambientandolo in una scenografia stilizzata ma
di grande suggestione, delineando quattro personaggi-perno della vicenda drammatica e utilizzando il corpo di ballo in modo non
decorativo, ma fortemente espressivo.
Soggetto
Atto I
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La festa dei folli.
Nell'anno di grazia 1482 nella Parigi di Luigi XI che ha per confini Notre-Dame, il Louvre e lo Châtelet ? Dio, il re e la giustizia borghesi e contadini si riuniscono per celebrare la festa dei folli. Chi si dimostrerà più bravo a fare smorfie e buffonate vincerà il
titolo di "Papa dei folli".
Appare all'improvviso un essere mostruoso che eclissa tutti gli altri: gobbo, zoppo, è Quasimodo, il campanaro di Notre-Dame. Ma
la sua difformità non è finta, è reale. Alla sua vista la folla resta per un istante stupita, poi, crudelmente beffarda, lo proclama "Papa
dei folli" e trascina in un corteo grottesco il povero storpio confusamente felice del proprio titolo derisorio.
La preghiera.
Ma qualcuno rovina la festa. Claude Frollo, l'arcidiacono di Notre-Dame, ricorda al popolo che la vita non è fatta soltanto di piaceri
e si deve pregare e pentirsi. Vergognoso, Quasimodo, come un cane fedele, va ad accucciarsi ai suoi piedi. Perché è a questo prete,
dall'apparenza dura e austera, che egli deve la vita. Abbandonato subito dopo la nascita e destinato al rogo da qualche comare che
vedeva nella sua mostruosità un segno del diavolo, fu Frollo a raccoglierlo, crescerlo e a farne il campanaro della cattedrale.
Sotto la sua maschera di freddezza e di severità, Frollo nasconde un'anima in preda ai tormenti, da quando ha scorto una certa
zingara di nome Esmeralda, intenta a danzare sul sagrato di Notre-Dame. Invano tenta di pregare: il suono del tamburello,
intollerabile ossessione, rimbomba incessantemente alle sue orecchie.
Esmeralda.
Ed eccola che arriva, così bella che "Dio l'avrebbe preferita alla Vergine", danza con il suo corpo di fuoco. come un invito all'amore.
Folle di desiderio, Frollo ordina a Quasimodo di andare a rapire Esmeralda e di portargliela.
La Corte dei Miracoli.
Incomincia allora uno spaventoso inseguimento; Quasimodo cerca Esmeralda per Parigi, attraverso una folla dì ombre: mendicanti,
malati, pitocchi, tagliaborse, ladri, assassini, i dannati della Corte dei Miracoli il cui regno è la notte.
La gogna.
Esmeralda riesce a sfuggire a Quasimodo grazie all'intervento di una compagnia di arcieri guidata dal bel capitano Phoebus. La
zingara è immediatamente conquistata dal bell'ufficiale, mentre Quasimodo, catturato, è condotto alla gogna dagli arcieri che lo
coprono di botte sotto gli occhi divertiti dei perdigiorno. Soltanto Esmeralda, commossa dalla sofferenza di questo essere il cui
aspetto l'aveva a tutta prima spaventata, fende la folla per portargli da bere. Questo semplice gesto di pietà, il primo che qualcuno gli
abbia mai manifestato, e proveniente da una fanciulla che è tanto bella quanto lui è brutto, sconvolge l'anima del povero diavolo e
cambia per sempre il corso del suo destino.
I soldati.
Phoebus sfila alla testa dei suoi arcieri, quasi una parata d'amore rivolta a Esmeralda.
La taverna.
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Phoebus conduce la zingara in una taverna frequentata da soldataglia e prostitute. E ben presto Esmeralda si trova fra le braccia del
bel capitano. Ma gli amanti non sono soli. Nell'ombra Frollo assiste, ebbro di rabbia e di gelosia, ai loro giochi amorosi. Incapace di
vincere la gelosia, Frollo pugnala Phoehus e fugge, lasciando Esmeralda nel suo sconforto. I cavalieri di guardia conducono via la
zingara apparentemente colpevole.
Il processo.
Accusata dell'uccisione di Phoebus, Esmeralda è portata davanti ai giudici.
Il patibolo.
Accusata di dissolutezza, omicidio e stregoneria, la gitana Esmeralda è condotta all'impiccagione. È già fra le mani del boia, quando
all'improvviso compare Quasimodo che non ha dimenticato il gesto della zingara. Spazzando via i soldati di guardia, libera
Esmeralda e la porta all'interno della cattedrale dove la fuggitiva può godere del diritto d'asilo. Frollo, malgrado la propria rabbia,
non può che bloccare la folla che vuole entrare in chiesa. Delusa perché gli è stata sottratta la preda, la folla cambia presto di umore
e si accontenta di lanciare grida di gioia.
Atto II
Il campanile di Notre-Dame.]
Costantemente di guardia, Quasimodo compie un giro del suo regno per assicurarsi che nulla minacci la sua bella protetta. Lascia
esplodere la sua gioia appendendosi alle campane che fa suonare a distesa.
Esmeralda e Quasimodo.
Compare Esmeralda che, con tenerezza, testimonia la sua riconoscenza al campanaro. Questi, vergognoso del proprio corpo
difforme, si fa tuttavia coraggio sino a prendere la mano della fanciulla e, tutto felice, le fa conoscere il suo rifugio. Stanca,
Esmeralda, s'addormenta dolcemente, vegliata da Quasimodo. Credendola al sicuro, il gobbo si allontana.
Ma la cattedrale è anche il regno dell'arcidiacono Frollo. Approfittando dell'assenza di Quasimodo, questi incomincia a tormentare
Esmeralda che rifiuta i suoi abbracci con disgusto. In preda al delirio della passione, l'uomo colpisce, come per distruggerlo per
sempre, questo corpo che gli resiste.
L'incubo - L'attacco alla cattedrale.
Ma non si può sfidare a lungo la giustizia. Un editto del Parlamento revoca il diritto di asilo, i soldati assaltano la cattedrale e la folla
li segue. Quasimodo, impotente, vede scorrere davanti a sé, in un incubo, soldati e donne scarmigliate, come le Furie dell'antichità.
Tenta invano di fermarle gettando su di loro del piombo fuso ma, sommerso dall'impari lotta, deve arrendersi. Esmeralda è catturata.
La morte.
Un lungo corteo funebre conduce Esmeralda al patibolo. Nulla più questa volta potrà impedire al boia di compiere il suo dovere. La
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bella zingara non è ormai che un corpo senza vita. E svaniscono con Esmeralda i suoni del tamburello che tormentavano le notti
dell'arcidiacono. È lui, la causa di tutte le disgrazie. Quasimodo si rende finalmente conto del suo potere malefico, si getta su di lui e
lo strangola.
Il corpo del prete maledetto rotola sui gradini del patibolo, mentre Quasimodo si impadronisce lentamente delle spoglie di colei che
ha amato.
a cura di G.G.
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