Brindisi 13 maggio 2013 - VIII Congresso Nazionale Fiba

Transcript

Brindisi 13 maggio 2013 - VIII Congresso Nazionale Fiba
VIII Congresso Fiba Cisl Nazionale
Carovigno (Brindisi) 13 maggio 2013
IL FUTURO E’ GIA’ QUI
Relazione di Giuseppe Gallo
1
I ricambi dei gruppi dirigenti in tutte le Organizzazioni sono momenti importanti e delicati.
Anche nella nostra. Ho sempre nutrito una spiccata idiosincrasia per una visione ancestrale, tribale
e gerarchica delle organizzazioni sociali e politiche nel nome di un'idea di organizzazione come
intelligenza collettiva militante alla quale tutti partecipano, nelle differenze de ruoli, come " primi
Inter pares" con la consapevolezza di essere, al pari di ognuno, preziosi ed essenziali. Non c'ė
dubbio, tuttavia, che spetti alla Segreteria Nazionale ed, in particolare, al Segretario Generale il
compito preminente di interpretare quell'intelligenza e quell'esperienza collettiva in una sintesi
identitaria che di un'organizzazione diventa il tratto distintivo.
È una dinamica simile a quella di una grande orchestra. La partitura è uguale per tutti, ma il
direttore d'orchestra ha margini di interpretazione e di varianza sinfonici sufficientemente ampi.
In questo spazio di interpretazione soggettiva gioca la sua creatività.
Anche noi lavoriamo su partiture complesse. Sono i valori e le coordinate strategiche della CISL e
della Fiba che li traducono storicamente in azione. Ma le turbolenze del contesto storico
richiedono sforzi interpretativi, di adattamento o di revisione di notevole impegno.
Per questo il ricambio dei gruppi dirigenti è, sempre, operazione tanto vitale quanto delicata.
Nel mio saluto alla Fiba del 17 aprile u.s. ho ricordato che il lavoro di rinnovamento della
Segreteria nazionale iniziò per tempo ed operò in profondità. Oggi abbiamo una Segreteria quasi
esclusivamente di quarantenni, che per 1/3 ha un'anzianità nel ruolo di due mandati, per 1/3 di un
mandato, per 1/3 di nessun mandato perché sarà eletta a questo Congresso.
Il rinnovamento della Squadra nazionale completa il rinnovamento, non meno profondo, delle
strutture decentrate: sette congressi regionali hanno cambiato il Segretario generale, due hanno
condiviso un percorso programmato di ricambio.
Osservo, soltanto, che i cambiamenti dei nostri gruppi dirigenti si sono realizzati in forme festose
e commoventi al riparo da messe in scena grottesche di padri che negano il futuro ai figli nel nome
dell' "usato sicuro" e di figli che vogliono "rottamare" i padri dei quali respingono l'eredità; o di
padri sterili che non hanno figli perché il partito è una loro protesi politica proprietaria e finirà con
loro; o di padri assenti che si vestono come i figli e rimuovono lo scarto generazionale ma
impongono ai figli il mito autoritario della purezza incontaminata controllandone, ogni giorno
attraverso il"panopticon" della rete , il grado di contaminazione e di devianza.
Le bellezza del ricambio generazionale sta tutta nell'orgoglio del lascito e nella certezza che sarà
accolto con gioia, perché costruito insieme, e custodito, innovato, arricchito, offrendo a chi ha
concluso il suo ciclo una breccia di futuro che va oltre il suo tempo.
Per queste ragioni voglio dedicare al Congresso una breve riflessione sul lascito identitario, il
punto di approdo, oggi, della nostra sintesi strategica ed organizzativa che, doverosamente ,
continuerete ad approfondire, arricchire, innovare.
L'identità è questione complessa e decisiva per gli individui, per i soggetti collettivi, per le
comunità, per le nazioni. È ciò che pensiamo di essere, che sentiamo di essere, che vogliamo
testimoniare di essere, che intendiamo comunicare al mondo di essere.
Ecco i quattro temi nei quali vorrei tentare, in estrema sintesi, di compendiare la nostra identità.
2
LA LUNGIMIRANZA STRATEGICA
Or chi tu se' che vuo' sedere a scranna
Per giudicar di lungi mille miglia
Con la veduta corta di una spanna ?
(Dante, Paradiso 79/81)
3
La lungimiranza strategica è la capacità di anticipazione previsionale, la conoscenza delle tendenze
e degli approdi immanenti alle dinamiche del sistema bancario ed assicurativo, la modulazione
storica del progetto di rappresentanza del lavoro.
Ne deriva, con stringente consequenzialità, la capacità di discernere tra interessi di breve e di
lungo periodo della categoria e di pensarne l'insieme degli interessi, delle attese, delle speranze
come unità solidale dei distinti.
Sono, a ben vedere, le coordinate strategiche che hanno ispirato la politica contrattuale e
governato la contrattazione e le conquiste contrattuali del nostro settore nell'ultimo quarto di
secolo, realizzando una convergenza crescente tra contrattazione al tavolo ANIA ed al tavolo ABI
ed una contaminazione feconda e virtuosa tra i due comparti.
Da Consicurezza, la società alla quale BNL, alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, voleva
conferire le funzioni ausiliarie abbandonando il CCNL del credito, il primo segnale perentorio del
pericolo che incombeva sul suo ambito applicativo; alla definizione rigorosa dei confini dell'Area di
vigenza contrattuale nel CCNL dell'aprile 1990; al Fondo di solidarietà bancario (Accordo Quadro
28 febbraio 1998 e CCNL 11 luglio 1999) ed assicurativo (9 ottobre 2009); al Fondo per la creazione
di nuova occupazione dell'ultimo rinnovo contrattuale ABI del 19 gennaio 2012 ed al CCNL ANIA
del 7 marzo 2012.
Nei tre momenti, a diverso titolo, cruciali della sua storia recente, 1988-1990, 1997-1999, 20112012, tre linee di faglia in grado, potenzialmente, di sconvolgere il patrimonio storico di tutele e di
diritti faticosamente conquistato, la categoria ha attinto alla sua lungimiranza di visione strategica
ed alla sua sapienza negoziale. In quei momenti abbiamo modulato, in contesti diversi, la
mediazione tra interessi di breve e di lungo periodo e l'unità solidale dei distinti:
 nel CCNL 1990 quando abbiamo tenuto solidalmente uniti lavoratrici e lavoratori del "core
business " e delle attività complementari ed accessorie che le banche volevano
esternalizzare assegnandole alla regolazione di altri CCNL, comprendendo che a questo
interesse di lungo periodo era sospesa la stabilità della forza contrattuale della categoria e
la sua capacità di difendersi nel breve termine;
 nel periodo 1997-1999, compreso tra il Protocollo di Palazzo Chigi del 4 giugno 1997 ed il
CCNL del 11 luglio 1999, quando tenemmo solidalmente uniti le lavoratrici ed i lavoratori
attivi e quelli in uscita grazie al Fondo di solidarietà, innalzando una barriera invalicabile
all'entrata dei licenziamenti collettivi nel settore che avrebbero minato il potenziale
contrattuale della categoria;
 nell'ultimo rinnovo contrattuale del 19 gennaio 2012, quando abbiamo portato a
compimento le due coordinate strategiche, come mai nella nostra storia, tenendo
solidalmente unite tutte le componenti sociali della nostra categoria: le lavoratrici ed i
lavoratori attivi; le lavoratrici ed i lavoratori in uscita col Fondo di Solidarietà; le lavoratrici
ed i lavoratori potenziali, i giovani, i precari, i disoccupati, i portatori di diverse abilità, gli
svantaggiati, le donne e i giovani delle aree territoriali marginali ai quali il nuovo Fondo per
la creazione occupazionale offre un'opportunità di lavoro e di futuro.
Unità solidale dei distinti piena. Strenua difesa della tenuta occupazionale come condizione per
offrire orizzonte di lungo periodo alla tutela degli interessi immediati.
Qui, in queste scarne considerazioni, è contenuto un tesoro di lungimiranza strategica, di sagacia
politica, di sapere negoziale.
Spiace che componenti massimaliste, ottusamente massimaliste, non abbiano compreso che
l'ultimo rinnovo contrattuale nazionale esprime integralmente il valore etico ed il principio
politico della solidarietà, la pietra angolare del movimento operaio e dei lavoratori cattolico,
4
liberale, socialista, comunista, sulla quale una massa dispersa e diseredata ha costruito la
coscienza della sua unità sociale e la forza del suo protagonismo politico a partire dalle rivoluzioni
del 1848 e nel corso delle lotte sociali e delle rivoluzioni del novecento.
A ben vedere quel CCNL esprime la forza che scaturisce dalla volontà di essere noi, da soli,
autonomamente, gli attori di un patto generazionale tutto interno al lavoro, tra le sue
componenti sociali più tutelate ed una generazione esclusa dal perimetro delle opportunità che
col lavoro è privata dei diritti elementari che schiudono l'accesso alla cittadinanza ed aprono gli
orizzonti del futuro.
Un patto generazionale attraverso il quale aprendo, oggi, ai giovani uno spazio reale e solidale di
speranza li impegniamo a fare altrettanto, domani, per le aree deboli del lavoro in categoria e
oltre la categoria.
È la stessa bussola politica che ci ha guidato, dopo il rinnovo del CCNL, da maggio a dicembre, nella
sottoscrizione dei 10 accordi sulle ricadute sociali dei piani industriali nei principali gruppi bancari
del Paese, completati dall'Accordo interconfederale sulla produttività e dal rinnovo del CCNL BCC.
Laddove la perversione, contro natura, della riforma previdenziale Fornero ha imposto la
permanenza nel Fondo di solidarietà sino a 62 anni, per godere dei diritti previgenti, costringendo
le aziende a scaricare gli oneri sui CIA disdettandoli, abbiamo fatto solidarietà difensiva con le sole
risorse del nostro Fondo, salvando le lavoratrici ed i lavoratori dal rischio drammatico di restare
senza assegno di prepensionamento e senza pensione e salvando i CIA.
Laddove situazioni di crisi aziendale, particolarmente acute, non consentivano alle banche di
accogliere le domande di prepensionamento su base volontaria, siamo ricorsi alla medesima
strumentazione di solidarietà difensiva creando le condizioni finanziarie per gestirle.
Qui, nel rigore e nell'orgoglio della nostra responsabilità sociale, risiede la coerenza della richiesta
perentoria di giustizia e di equità nella distribuzione del reddito prodotto. Già a partire dal
contributo del Top Management al Fondo per la creazione occupazionale ed articolata, nei nostri
intenti, sino alla definizione di una correlazione quantitativa condivisa tra remunerazione media
del Top Management e retribuzione media del restante personale che abbiamo quantificato nel
rapporto20 :1.
Su questo punto mi sia consentita una veloce citazione. Partecipai, nel mese di marzo 2009 su
delega di Bonanni agli incontri tra Parti Sociali e Governo per la definizione dei Tremonti Bond. In
quell'occasione consegnai al Ministro dell'economia la posizione della CISL sulla materia, l'unica
proposta sindacale agli atti. In essa si legge testualmente "si propone un tetto retributivo annuo
per il top management pari ad un multiplo di 15 volte la retribuzione media del restante
personale".
Quando elaborammo la piattaforma per il rinnovo del CCNL, nell'aprile 2011, enunciammo una tesi
politica di assoluta pertinenza e di grande coraggio: contribuire, attraverso il CCNL, ad uscire dalla
crisi con un modello di banca diverso da quello che l'aveva generata.
A un anno di distanza, all'interno di una crisi senza fine, con i bilanci bancari che, non potendo
contare sull'attività tipica si reggono sul trading, sulle plusvalenze dei titoli di stato, sulle poste
straordinarie, siano esse di natura fiscale o riconducibili a cessioni di asset e sul taglio dei costi,
credo di poter affermare che la categoria non solo caparbiamente resiste, ma, nell'intensa
stagione contrattuale, ha aperto brecce importanti che prefigurano il modello di banca che
vogliamo: una banca più solidale; una banca con un indice più elevato di responsabilità sociale
vocata ad essere leva di sviluppo per le sue economie di riferimento; una banca capace di
migliorare costantemente la produttività e la qualità dei sevizi e, a un tempo, più giusta nella
distribuzione dei risultati, in grado di abbattere le diseguaglianze tra azionisti e top management,
da un lato e lavoratori, dall'altro; aperta alla democrazia economica ed alla partecipazione alla
governance dei rappresentanti dei lavoratori.
5
Tutte le grandi transizioni sono percorse da ambivalenze strategiche. Anche quella che scuote il
nostro tempo. Abbiamo innestato, tuttavia, con forza, nel crogiolo della crisi, brecce di un
modello di banca alternativa, brecce di un futuro possibile.
In questo senso il futuro è già qui!
6
IL RIFORMISMO DELLA CISL:
RIGORE, PRAGMATISMO, RADICALITÀ
" Tutti costoro vanno dunque combattuti
perché non sono uomini politici, ma dei faziosi;
e poiché si fan guida di grandissimi vuoti fantasmi,
tali sono essi medesimi,
e poiché sono a un tempo insigni mimi e ciarlatani,
divengono tra i sofisti i più grandi"
( Platone, Politico, 303c)
7
La posizione che la CISL "prende dinanzi ai problemi dell'organizzazione economica e sociale
mirano a realizzare la solidarietà e la giustizia sociale, mediante le quali si consegue il trionfo di un
ideale di pace. Essa ritiene che le condizioni dell'economia debbano permettere lo sviluppo della
personalità umana attraverso la soddisfazione dei suoi bisogni materiali, intellettuali e morali,
nell'ordine individuale, familiare e sociale.
Essa constata che le condizioni del sistema economico non permettono la realizzazione di questo
fine e pertanto ritiene necessaria la loro trasformazione, in modo da assicurare un miglior impiego
delle forze produttrici ed una ripartizione più equa dei frutti della produzione fra i diversi elementi
che vi concorrono:
Sul piano interno mediante:
A. La partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'unità produttiva e la loro immissione nella
proprietà dei mezzi di produzione;
B. La partecipazione dei lavoratori alla programmazione ed al controllo dell'attività economica;
C. L'attuazione di radicali riforme atte all'utilizzazione, nell'interesse della collettività, di tutte le
risorse del Paese;
Sul piano internazionale, mediante:
A. La solidarietà internazionale dei sindacati liberi e democratici:
B. L'unificazione economica dei mercati come premessa della unificazione politica degli stati."
( CISL, Statuto Confederale, art.2)
La crisi: la mappa del labirinto di Cnosso
La CISL è un sindacato riformista rigoroso e radicale. All'interno di queste coordinate etiche e
politiche costitutive, abbiamo offerto il nostro contributo alla costruzione della strategia della CISL.
Soprattutto nell'ultimo quinquennio, quando la crisi finanziaria, esplosa nell'agosto 2007 e la
recessione iterativa che ne è seguita, ci hanno costretto a ripensare radicalmente le familiarità
teoriche e politiche del cinquantennio precedente.
La Fiba ha realizzato uno sforzo di ricerca straordinario: quattro libri di Alberto Berrini, il
consulente macroeconomico della Segreteria nazionale; decine di convegni; Manifesti con le
Associazioni e le organizzazioni della società civile; approfondimenti e seminari con S.E. Monsignor
Toso, Segretario del Pontificio consiglio Iustitia et Pax; numerosi articoli e saggi anche da parte
mia.
Citerò, in estrema sintesi, le variabili teoriche del nostro modello per dedicare una breve
riflessione alle sue implicazioni strategiche e politiche.
La fine dell' "Età dell'oro" (il trentennio compreso tra la fine del secondo conflitto mondiale e la
metà degli anni settanta) ha inaugurato l'Età del capitalismo finanziario che ha radicalmente
mutato le relazioni strutturali, economiche, sociali, politiche costitutive del periodo storico
precedente, tra i più felici della storia del capitalismo perché riuscì a combinare, in una sintesi
dinamica straordinaria, crescita economica, coesione sociale, democrazia.
Il capitalismo finanziario ha cambiato radicalmente gli assetti fondamentali:
1. il rapporto tra capitale industriale e capitale finanziario subordinando il primo al secondo, il
profitto alla rendita finanziaria, il lavoro al consumo;
2. il rapporto tra capitale e lavoro, attraverso le de localizzazioni e la liberalizzazione del mercato
del lavoro globale;
8
3. il rapporto tra Paesi avanzati e Paesi emergenti riallocando i baricentri dell'economia
mondiale;
4. il rapporto tra capitale e democrazia, subordinando i governi ai mercati.
La nostra analisi della crisi lavora all'interno delle variabili macroscopiche definite .
Ne abbiamo definito con cura la matrice strutturale, ovvero il codice genetico:
A. cattiva distribuzione del reddito ed aumento esponenziale delle diseguaglianze ;
B. cambiamento del modello di intermediazione e della gestione del rischio trasformando i
crediti, attraverso le cartolarizzazioni, in titoli derivati ;
C. deregolazione e smontaggio della normativa bancaria, finanziaria e valutaria creata a partire
dalla grande depressione degli anni trenta, dal New Deal a Bretton Woods;
D. politica monetaria costantemente espansiva;
E. squilibri macroeconomici globali.
La crisi segna la fine di un'alchimia, durata un quarto di secolo, in grado di risolvere un problema
apparentemente insolubile: come può essere possibile la crescita con redditi del ceto medio e del
lavoro dipendente costantemente calanti e con gli inevitabili effetti depressivi sulla domanda
aggregata ?
La soluzione fu affidata alla finanza che compensò, con amplissima disponibilità di credito, la
caduta dei redditi delle fasce sociali medio-basse consentendo una crescita a debito dissennata,
poiché il debito non era gestito ma disperso, attraverso le cartolarizzazioni, nei mercati finanziari
globali. La finanza ha giocato un ruolo politico decisivo nel ciclo di crescita neoliberista, compreso
tra l'inizio degli anni ottanta e l'estate del 2007, ammortizzando le enormi diseguaglianze di
reddito e di ricchezza in crescita esponenziale, garantendo stabilità e consenso. Non casualmente
la crisi è esplosa negli Stati Uniti, il cuore del capitalismo, e nei mutui sub prime, nel segmento
famiglie.
Marc Bloch, il grande storico francese, sostiene che il capitalismo è l'unico sistema economico nel
quale i debiti si rinnovano sempre e non si pagano mai.
Totò, come ha argutamente ricordato G.Ruffolo nel bel libro recente " Il film della crisi " lo aveva
già capito nel famoso dialogo col cameriere :
Cameriere: Avete promesso di pagarmi domani.
Totò:
E te lo confermo. Ti pagherò domani.
Cameriere: Ma domani è oggi.
Totò:
Non scherziamo giovanotto: oggi è oggi e domani è domani!
Nell'agosto 2007 l'intera architettura, enfatizzata dai corifei come il segreto disvelato della
crescita illimitata, addirittura senza fluttuazioni cicliche, è crollata trascinando nel crollo
l'impostura dell'ideologia liberista che ha dominato la scena teorica e la politica economica
nell'ultimo trentennio.
Il 6 agosto fallisce l'American Home Mortgage, istituto finanziario specializzato in mutui; il 9 agosto
BNP-Paribas annuncia di non essere in grado di rimborsare tre Fondi di investimento concentrati
sui derivati subprime. Nel momento in cui esplode la crisi finanziaria il valore dei derivati "over the
counter" è pari a 12 volte il PIL mondiale. La leva finanziaria ( il rapporto tra attivo e patrimonio )
anche per le banche commerciali raggiunge valori di 70, 90, sino a sfiorare il 100. La dimensione
dei titoli tossici ed illiquidi è enorme, le perdite imponenti, il credit crunch conseguente, la
recessione inevitabile.
Il sistema bancario italiano, sotto questo profilo, rappresenta una felice anomalia, insieme a quello
canadese, nello scenario mondiale. Nel periodo 1992-2008 i prestiti industriali e commerciali delle
prime 18 banche degli Stati Uniti scendono dal 20,6% al 10,9% degli impieghi totali. Il reddito delle
attività fuori bilancio sale dal 7% del 1980 al 44% del 2007.
9
Nello stesso periodo le banche italiane mantengono gli impieghi verso la clientela al 65% degli
impieghi totali.
All'inizio degli anni 2000 il Governatore della FED di allora, Alan Greenspan, tentò di lanciare
segnali di allarme mettendo in guardia dall' "euforia irrazionale dei mercati". Wall Street crollò
immediatamente. Gli oracoli della finanza canaglia formularono vaticini funesti per il mondo. Il
Governatore, difronte al Sinedrio della finanza globale, dovette ritrattare. Ebbe l'imprudenza di
confessare che quell'idea insana gli era venuta in bagno ( le migliori folgorazioni intellettuali si
manifestano inaspettate, com'è noto, tra un borborigmo intestinale e un altro). La cosiddetta
comunità finanziaria gli consigliò, caldamente, di ridurre al minimo quella fattispecie di bisogni
fisiologici!
L'esplosione della bolla immobiliare e dei mutui subprime non ha determinato l'implosione del
sistema bancario e finanziario internazionale ed il collasso del capitalismo grazie all'intervento
degli stati attraverso processi dì ricapitalizzazione, di finanziamento, di erogazione di garanzie.
Lo stato, il problema e non la soluzione secondo la dogmatica liberista, ha svolto, con ogni
evidenza, il ruolo del solutore universale.
Con tre limiti fondamentali che lo hanno relegato nel ruolo del solutore subalterno alla finanza
predatoria: nessuno dei fattori scatenanti della crisi, che ne hanno composto la matrice, è stato
disinnescato con interventi di riformismo rigoroso; le operazioni di ricapitalizzazione o di
nazionalizzazione non hanno scalfito minimamente il modello di intermediazione che ha
contribuito, in alto grado, a determinare la crisi; le politiche perverse di remunerazione del top
management, fonte di gestione dissennata del rischio, hanno continuato la loro folle corsa anche
in condizioni di perdite di esercizio o di dissesto aziendale.
La finanza predatoria salvata, ma non riformata, non ha esitato ad assumere i debiti sovrani come
obiettivi delle sue strategie speculative. Il rischio default dei Paesi dell'Europa del sud, il pericolo di
fallimento dell'euro, la possibilità di dissoluzione della stessa costruzione europea ne sono le,
inevitabili, conseguenze.
Ad esse i governi europei hanno risposto con politiche di severità fiscale, aumenti di imposte e
drastici ridimensionamenti del Welfare.
Sulla recessione scatenata dalla crisi finanziaria si sono abbattuti nuovi effetti recessivi associati
alle politiche di austerità fiscale tali da innescare dinamiche circolari e cumulative con effetti
moltiplicatori.
I costi sociali della crisi sono stati enormi, in termini di disoccupazione, caduta dei redditi,
indebitamento, crollo del risparmio, condanna delle nuove generazioni, rimozione della idea
stessa di futuro, come alternativa possibile, alla drammaticità del presente.
Sin qui la sintesi, a tratto estremamente generale, della nostra lettura della crisi, affidata, per chi
volesse approfondirla, ad un imponente produzione di analisi ed interpretazioni.
Poche, scarne, parziali, essenziali conclusioni.
Nella nostra definizione la crisi è entropica (Zamagni), segnala il fallimento, senza appello, del
modello di crescita neoliberista dominato dal capitalismo finanziario, l'esaurimento di un ciclo che
giunge al capolinea della sua traiettoria storica.
La crisi entropica chiama in causa la visione antropologica sulla quale il modello liberista ha
fondato la sua legittimazione: il diritto dell'Io a ricercare la piena realizzazione di sé cogliendo le
infinite opportunità di cambiamento, di innovazione e di consumo offerte dallo sviluppo illimitato
del capitalismo e promosse come stile di vita dall'onnipervasività della tecnica e dalla dimensione
mediatica planetaria. Rimuovendo ogni domanda sul senso e sui fini ed allentando sino alla
rescissione i legami sociali e comunitari. Mauro Magatti lo ha definito "Capitalismo tecnonichilista".
10
La crisi ha fatto esplodere la sintonia tra i due infiniti tendenziali, l'Io ed il capitalismo. L'Io
demiurgico si è ritrovato impoverito, disoccupato, privo di futuro. Il capitalismo finanziario è finito
nella camicia di Nesso delle sue insolubili antinomie economiche e sociali.
La deduzione è aristotelica: è necessario un cambiamento di paradigma, il capovolgimento di
tutte le variabili della matrice strutturale, della sua struttura a dominante, delle sue interazioni.
E dell'antropologia che lo ha fondato.
Sotto questo profilo la "Caritas in Veritate" resta un contributo imprescindibile. Ormai
completamente negletto, esauriti gli echi degli osanna genuflessi e farisaici immediatamente
successivi alla sua pubblicazione.
La fraternità, la reciprocità, la misericordia, la traccia dell'Amore divino, dell'Agape, della Caritas
nell'ambiguità ontologica dell'umano fondano la disposizione al dono e all'economia del dono, il
No Profit, l'Ecomomia di comunità, le Banche e le Finanziarie etiche, attivando una dialettica tra
economia del dono ed economia di mercato in grado di incalzarla e di contaminarla attraverso
l'incorporazione di enzimi crescenti di responsabilità etica e sociale.
Dalla nostra lettura della crisi discende un riformismo rigoroso e radicale, coerente con la lezione
della CISL.
Perché? E come ?
Perché cinque anni e mezzo di inettitudine politica asservita alla finanza canaglia hanno
dimostrato, in forme incontrovertibili, che l'anarchia finanziaria globale, lasciata al suo libero
gioco, scatena, con gradi di rischio estremi, crisi finanziarie, recessioni, depressioni tendenziali,
devastazioni sociali, instabilità politiche e rotture politiche. Non solo in Occidente. Anche le
rivoluzioni della primavera nordafricana del 2010 hanno a che fare con il bioetanolo che sottrae
quote crescenti di cereali alla destinazione alimentare e con i futures sui cereali destinati alla
produzione di bio carburanti, la moderna tassa globale sul macinato, che ne hanno determinato
l'aumento dei prezzi e l'affamamento di milioni di persone, intervenendo come fattore non
secondario nella miscela sociale e politica esplosiva delle rivoluzioni.
C'è' tuttavia, una ragione dirompente che riguarda l'Occidente e, più precisamente, il canone
identitario sul quale si è venuta a costruire l'idea stessa di Occidente e la storia dell'Occidente
nell'età moderna.
" Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono stati creati
uguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita,
la Libertà e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini
governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogniqualvolta una qualsiasi
forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire
un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzare i poteri nella forma che sembri al popolo
meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità".
É l'apertura della "Dichiarazione di Indipendenza" delle tredici colonie ribelli del Nordamerica con
la quale esse, il 4 luglio 1776, sancirono la loro secessione dalla Gran Bretagna di Giorgio III.
Gli storici stabiliscono in questa Dichiarazione l'inizio dell'età moderna, della nostra modernità. La
sua logica assiomatica è stringente ed incalzante, nella sua splendida linearità deduttiva. Tutti gli
uomini sono stati creati uguali. Ognuno nasce con un patrimonio di diritti inalienabili. I governi
hanno il fine esclusivo di garantire questi diritti. Qualora qualsiasi forma di governo neghi il suo
fine il popolo ha il diritto di cambiarla o di abolirla e di istituirne una nuova e coerente con il suo
fine.
Nel merito, per la prima volta nella storia, l'eguaglianza diventa principio universale. Non lo fu
nella democrazia greca di Pericle.
È da questa evidente verità, che tutti gli uomini sono stati creati eguali, che derivano i diritti
inalienabili : la Vita, la Libertà, la Felicità.
11
Quindici anni dopo, la Rivoluzione francese nella " Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
cittadino", inserita come preambolo alla Costituzione del 1791 all'articolo 1 riprenderà la
medesima ispirazione: " Gli uomini nascono e rimangono liberi ed uguali nei diritti. Le distinzioni
sociali non possono che essere fondate sull'utilità comune."
Tutta la storia moderna è segnata da questi principi che compendiano l'ispirazione e gli scopi delle
Rivoluzioni americana e francese, dai rapporti tra Europa e Stati Uniti, al novecento inteso come
"Secolo americano" . Alla vicenda della modernità ha dedicato un libro recente, di grande
interesse, V.E. Parsi dal titolo "La fine dell'eguaglianza" al quale rinvio.
In questa sede mi limito ad osservare che l'Eguaglianza fonda, a un tempo, da un lato la Libertà, la
Sovranità popolare, la Democrazia, dall'altro il diritto a relazioni economiche che consentano la
ricerca della Felicità, ovvero il libero mercato.
Sul principio universale dell'eguaglianza nasce, quindi, il canone occidentale: la declinazione del
rapporto tra economia e politica nella forma della dialettica tra capitalismo e democrazia.
Un quarto di secolo di capitalismo finanziario trionfante ha fatto esplodere l'eguaglianza nella
estrema polarizzazione dei redditi e delle ricchezze, ovvero nella crescita esponenziale delle
diseguaglianze, e stravolto la dialettica tra capitalismo e democrazia, subordinando la democrazia
ai mercati finanziari o meglio, alla finanza predatoria che domina i mercati finanziari.
La crisi ha estremizzato il fenomeno. Il canone occidentale si sta inabissando.
Questa è, a parer mio, la lezione perentoria e drammatica della crisi.
Qualche elemento dimostrativo.
Nel 1976 nei 15 Paesi più ricchi dell'OCSE l'incidenza dei redditi da lavoro (salari e redditi da lavoro
autonomo) sul PIL era pari al 68%; nel 2006 era scesa al 58%.
Nel 1980 negli USA il reddito del 10% più ricco era pari al 33% del PIL (stabile dalla fine della
seconda guerra mondiale); nel 2005 aveva raggiunto il 50%. 1/10 della popolazione percepiva
metà del reddito nazionale.
In Italia la situazione non è diversa. Su una ricchezza patrimoniale, stimata dalla Banca d'Italia in
circa 9.000 miliardi di €, il 10% più ricco della popolazione ne detiene il 45%.
L'indice di Gini, che misura il grado di diseguaglianza del reddito, su 30 Paesi industrializzati vede
l'Italia al 35%, ai livelli massimi di diseguaglianza, superata solo dalla Polonia (37%), dagli USA
(38%), dal Portogallo (42%), dalla Turchia (43%) e dal Messico (47%).
L'eclissi dell'eguaglianza e l'enorme polarizzazione dei redditi e delle ricchezze patrimoniali è la
conseguenza del radicale cambiamento degli assetti di potere tra capitale finanziario e capitale
industriale, da un lato, e tra capitale e lavoro, dall'altro, tipico del dominio del capitalismo
finanziario deregolato e globale. La tendenza è stata aggravata dalle politiche di severità fiscale e
dal drastico ridimensionamento del welfare.
Il tramonto dell'eguaglianza trascina con sé sia il declino della cittadinanza del lavoro, le
opportunità di accesso ad un lavoro dignitoso ed al reddito, sia il declino della cittadinanza
politica, poiché al di fuori delle relazioni sociali vitali che solo il lavoro garantisce la stessa
partecipazione politica è un guscio vuoto. Il tramonto dell'eguaglianza, in un solo movimento,
taglia le ali al diritto di ricercare la propria Felicità e svuota la stessa Libertà politica.
Su questi temi decisivi nella nostra storia e ineludibili per il nostro futuro, la ricerca della felicità e
la democrazia rappresentativa, la relazione di Giulio Romani svilupperà la traiettoria della sua
riflessione strategica e programmatica per il quadriennio.
Sulla Libertà politica grava un ulteriore, dirompente, fattore di crisi: il sovvertimento dei rapporti
di potere tra capitalismo finanziario e democrazia.
I mercati finanziari sono centri di potere concentrati nei grandi intermediari bancari e finanziari,
soprattutto nel "sistema bancario ombra", capaci di determinare l'evoluzione dell'economia
12
globale ma, altresì, con le loro decisioni di investimento o di disinvestimento di condizionare,
sfiduciare, sostituire i governi democraticamente eletti.
I mercati finanziari sono centri di potere globale coordinati: sono note le riunioni periodiche dei
grandi fondi di investimento, Investment Banks, Hedge Funds per concordare le strategie
finanziarie. Essi hanno realizzato il coordinamento strategico globale che Marx auspicava, nel
Manifesto del partito comunista del 1848, per la classe operaia (Proletari di tutto il mondo
unitevi!) ed organizzato una vera e propria Internazionale dei capitalisti finanziari.
Per queste semplici, e sommariamente accennate ragioni, il canone occidentale, nato con le
Rivoluzioni americana e francese oggi è in fase avanzata di dissoluzione.
Con l'eguaglianza sono venute meno le condizioni economiche per la libera ricerca della felicità
definite e garantite dalla politica come espressione di quei diritti inalienabili.
L'impostura liberista, per oltre un trentennio, ha mascherato sia il fenomeno, sia la sua
drammaticità.
Ha rinverdito la visione neoclassica, che la rivoluzione keynesiana aveva relegato negli archivi
allucinatori dell'economia politica, un mondo fittizio di produttori senza alcun potere di mercato
che operano in condizioni di concorrenza perfetta, consentendo al consumatore di essere il
dominus incontrastato del governo del mercato con le sue preferenze e le sue scelte e
trasformando l'egoismo economico individuale nell'unico motore dello sviluppo e del benessere
collettivo.
Sino alla mistica dei mercati finanziari, pensati alla stregua dell'UNO di Plotino, la Prima Realtà
sussistente, ineffabile, se ne può predicare l'essere ma non l'essenza (i mercati finanziari sono i
mercati finanziari) approssimandosi al mistero per via apofatica (dicendo che cosa non sono) come
nella teologia negativa, nel buddismo, nell'induismo, nel taoismo.
La teologia dei mercati finanziari è, come ognun sa, un'ideologia, invero assai rozza, asservita alla
finanza predatoria, con le sue vestali, i suoi officianti, i suoi corifei, i suoi mistagoghi.
La crisi entropica e l'implosione in atto del canone occidentale hanno certificato senza appello il
fallimento storico del modello neoliberista. Ma l'assenza di riforme rigorose e radicali che ne
smontino con metodo paziente e spietato tutti i dispositivi strutturali continua a lasciare ai mercati
finanziari ed al loro ciarpame ideologico-teologico la libertà incondizionata dello spazio planetario.
L'ultimo atto dell'epopea ideologico-teologica del liberismo è accaduto lo scorso mese di aprile ed
ha investito uno dei cardini dottrinali fondamentali di quella tribù: la ponderosa ricerca di due
venerati economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, "Growt in a time of debt"
pubblicato nel 2010 e diventato la summa teologica delle politiche pubbliche di austerità fiscale e
di bilancio adottata dai G20, dalla Germania e dall'Europa come fondamento scientifico di quelle
politiche.
La tesi dell'opera, formulata con il supporto dimostrativo di un imponente apparato storicoempirico e con il rigore dimostrativo di un diagramma cartesiano, è la seguente: quando, in un
Paese, il rapporto tra debito e PIL supera il 90% quel Paese entra in recessione.
La tesi è falsa. Lo ha dimostrato, precipitando nella costernazione la setta liberista, un giovane
dottorando in economia dell'Università del Massachussetts-Amherst, Thomas Herndon.
Sono stati esclusi dalle serie storiche, sembra per un errore di Excel, Paesi importanti quali
Australia, Austria, Canada, Belgio, Danimarca. Nel periodo 1946-1951 alcuni Paesi vengono
considerati solo per alcuni anni e non per altri (la Nuova Zelanda viene considerata soltanto per il
1951 quando ha un rapporto debito/PIL superiore al 90% ed il PIL è in recessione del 7,6%.
Nell'intero periodo registra una crescita media del PIL pari al 2,6%). Gli errori (è arduo considerarli
effetto di semplici approssimazioni grossolane) sono stati amplificati dal sistema di ponderazione
adottato dagli Autori.
13
Il giovane Herndon, rifatti puntigliosamente i calcoli, è giunto alla seguente conclusione: i Paesi
con un rapporto debito/PIL superiore al 90%, per tutto il lungo periodo considerato dagli Autori,
non vanno in recessione ma crescono mediamente del 2,2%!
Gli Autori hanno risposto, con molto imbarazzo, che, comunque "la crescita ad alti livelli di debito
è la metà del tasso di espansione che si registra ai livelli più bassi di debito". Che è tesi molto
diversa da quella originaria che correla debito a recessione e non a minor crescita!
Valga il commento satirico di Stephen Colbert : " E ora chi glielo dice agli europei? Sono così
contenti dell'austerity che ogni tanto per festeggiarla scendono in piazza e accendono dei fuochi!".
La crisi: il filo di Arianna
Le Considerazioni che precedono soddisfano, in estrema sintesi, la domanda sul perché
dell'esigenza indifferibile di un riformismo rigoroso e radicale. Occorre passare, brevemente, al
come.
Anche su questo punto la documentazione è copiosa. La Fiba; la CISL; l'ampio schieramento di
Associazioni ed Organizzazioni della società civile con le quali abbiamo condiviso analisi, ricerche,
impegno, battaglie; il Ponticio Consiglio Iustitia et Pax con il quale abbiamo intensamente
collaborato e continuiamo a collaborare.
Ecco in sintesi la nostra Piattaforma riformista:
1. regolazione complessiva del settore bancario e finanziario per abbattere la dittatura della
finanza predatoria sui mercati finanziari e restituire ai Governi l'autonomia, oggi sequestrata,
delle politiche macroeconomiche. Riforma di “Basilea 3” e dei suoi effetti prociclici;
2. vigilanza sovranazionale sui mercati finanziari compresi i mercati dei derivati over the counter;
3. limitazione del fenomeno delle cartolarizzazioni dei crediti;
4. divieto di emettere o negoziare titoli derivati in assenza di possesso del sottostante;
5. divieto, per gli intermediari, di detenere attivi fuori bilancio;
6. separazione giuridica e normativa tra banche di investimento e banche commerciali (Volker
Rule);
7. tassa sulle transazioni finanziarie;
8. istituzione di Agenzie pubbliche internazionali di Rating;
9. messa al bando dei paradisi fiscali e bancari con divieto di costituire società off shore nei Paesi
che resistessero al divieto;
10. progressivo coordinamento politico ed istituzionale internazionale nella prospettiva di un'
"Autorità Pubblica a competenza universale".
A questa Piattaforma i governi, a partire da quello italiano, e soprattutto l'Europa, devono offrire il
loro contributo creando le condizioni della sua realizzazione.
All'Europa compete, in particolare :
1. La gestione del debito pubblico europeo (almeno nella parte eccedente il 60% del PIL)
attraverso l'emissione di Eurobond, ovvero scegliendo di federalizzare il debito dei Paesi
dell'Unione monetaria. Barbara Spinelli, che dal grande padre ha ereditato lungimiranza e
rigore, ha definito l'attuale situazione europea "momento Hamilton", riportando l'attenzione
alla fine del secolo XVIII, quando il primo Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Alexander
Hamilton decise di federalizzare il debito pubblico generato dalla guerra contro la Gran
Bretagna, salvando gli stati più deboli dalla speculazione e dal default e, ciò che più conta,
salvando la giovane federazione dall'implosione. Si tratterebbe della vera, risolutiva risposta
all'andamento erratico degli spreads che vanificano la possibilità stessa di una politica
monetaria da parte della BCE, differenziano in forme insostenibili il costo di accesso al credito
14
nei Paesi dell'Unione ed alterano, strutturalmente, le condizioni della competizione economica
all'interno del mercato europeo.
Si tratterebbe, altresì, dell'alternativa vincente al pareggio di bilancio ed al fiscal
compact perché raggiungerebbe lo stesso obiettivo senza l'esasperazione della pressione
fiscale e la drastica riduzione delle coperture del welfare;
2. il pieno sviluppo dello European Stability Mechanism (ESM) con compiti di intervento
sui mercati primari dei titoli sovrani e di ricapitalizzazione diretta della banche in
difficoltà rescindendo il rapporto tra crisi bancarie ed aggravamento dei debiti pubblici;
3. la riforma dello statuto della BCE per consentirle di diventare il creditore di ultima
istanza del sistema bancario dei Paesi dell'Unione monetaria e di finanziare gli stati
dell'Unione;
4. la costruzione dell'Unione bancaria europea e l'assegnazione alla BCE della funzione
di vigilanza sul sistema bancario europeo con contestuale riforma dell’E.B.A.
5. la realizzazione degli obiettivi definiti nell'ambito di un processo di trasferimento
di poteri all'Europa in materia di politica economica, di politica monetaria, di vigilanza
sugli intermediari e sui mercati finanziari nella prospettiva dell'Unione politica, ovvero di
una Federazione Internazionale di Stati in una comunità cosmopolita di cittadini
del mondo.
Abbiamo analizzato con cura, nel corso dei nostri Consigli Generali e dei nostri Esecutivi Nazionali,
lo sviluppo recente della vicenda europea, dalle delibere del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno
u.s.; alle decisioni del Consiglio della BCE del 6 settembre u.s.; alla sentenza della Suprema Corte
tedesca di Karlsruhe sulla compatibilità costituzionale dello European Stability Mechanism; al
controverso Consiglio Europeo del 18 e 19 ottobre u.s..
Tutti gli obiettivi strategici citati sono stati affrontati, dibattuti e, in diverse misure e scadenze
temporali, accolti nel programma attuativo.
Pesa, tuttavia, sulla vicenda europea un conflitto irrisolto tra interessi nazionali ed integrazione
politica europea che ne rende il percorso non solo tendenziale e tortuoso ma, soprattutto,
asimmetrico in rapporto alla drammaticità ed all'urgenza del momento storico.
Il conflitto tra Europa e nazionalismi percorre, trasversalmente, tutte le questioni, sulla base di un
principio, dominante in Germania e nei Paesi del Nordeuropa, secondo il quale i Paesi
contabilmente virtuosi non ammetteranno trasferimenti fiscali a favore dei Paesi dissipatori di
risorse pubbliche. Da questo assunto moraleggiante, di grande presa sulle pubbliche opinioni di
quei Paesi, deriva l'opposizione agli Eurobond ( più costosi per la Germania rispetto ai tassi attuali
di rifinanziamento del debito pubblico); il tetto massimo (190 miliardi di €) fissato dalla Suprema
Corte all'impegno finanziario della Germania nello European Stability Mechanism; la possibilità per
la BCE di intervenire sui mercati secondari dei titoli di stato per sostenere, con acquisti, i Paesi in
difficoltà solo a condizione di un accordo di severità fiscale tra il Paese che richiede l'intervento e
lo stesso ESM.
L'esempio più eloquente è rappresentato dal passaggio alla BCE della Vigilanza bancaria. Le
competenze sono state limitate alle sole banche sistemiche (pur con possibilità di interventi
eccezionali al di fuori di quel perimetro) per non interferire con il sistema di Vigilanza bancaria
tedesco (in capo ad un'Authority nominata dal Ministro delle finanze e non alla Bundesbank) e con
la gestione politica dei crediti alle piccole e medie imprese delle Landesbanks, elemento vitale
della competitività dell'industria tedesca e del l'equilibrio di consenso e di potere politico che ne
deriva.
Anche il tempo non è variabile neutrale. La vigilanza BCE, così definita, decorrerà dal 1 gennaio
2014, dopo le elezioni in Germania del settembre 2013.
15
Per la CISL, ferma sostenitrice dalla nascita della necessità dell'unità politica in un'Europa federale,
non ci sono dubbi: oggi la profetica lungimiranza di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene
del 1941, decisi passi avanti verso gli Stati Uniti d'Europa, sono la condizione politica assoluta e
preliminare per evitare la catastrofe e riprendere il faticoso cammino dell'uscita dalla crisi.
L'Italia senza l'Europa è perduta. Ma anche la Germania ed i Paesi "virtuosi" lo sarebbero.
Il 26 maggio 2012 Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri nel Governo di Gerhard Schröder,
rilasciava al Corriere della Sera un'intervista di grande, inquietante, interesse.
" Per due volte, nel ventesimo secolo, la Germania, con mezzi militari ha distrutto se stessa e
l'ordine europeo. Poi ha convinto l'Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando
pienamente l'integrazione d'Europa abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione.
Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e con le migliori intenzioni,
causasse la distruzione dell'ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è questo".
L'Euro, una moneta senza stato, rischia di implodere per effetto dei nazionalismi ottusi e regressivi
di Stati senza moneta!
La vicenda del Sistema Monetario Europeo (SME), gestito con gli stessi criteri politici e caduto
nell'autunno 1992 sotto i colpi di maglio della speculazione valutaria, si staglia come un muto,
eloquente monito storico rivolto alle ricorrenti tendenze auto dissolutive dell'Europa.
Uno studio riservato del Ministero delle Finanze tedesco, citato da Der Spiegel nel giugno 2012,
prevede, nell'ipotesi di dissoluzione dell'Euro, il crollo del PIL tedesco del 9,2% (il 60% delle
esportazioni tedesche sono collocate nel mercato europeo ) e la crescita della disoccupazione al
9,3%, ben oltre i 5 milioni, il doppio del livello attuale.
L'alternativa è perentoria: o Europa o catastrofe!
L'Europa è la condizione necessaria, ma non sufficiente. L'irreversibilità dell'opzione europea
dev'essere integrata da un programma rigoroso e radicale di riforme interne.
Le cito, brevemente.
1. Imposta sui grandi patrimoni. Secondo l'indagine della Banca d'Italia la ricchezza patrimoniale
del nostro Paese è quantificabile in circa 9.000 miliardi di €. Il 10%
più ricco ne detiene il 45%. Su questa fascia di ricchezza è necessario ed equo
intervenire, ridisegnando l'IMU, patrimoniale indiscriminata priva di selettività
patrimoniale o reddituale, sgravando le fasce sociali medie e basse, realizzando un
gettito significativo da portare a politiche di investimento anticicliche;
2. Riforma fiscale che, a parità di entrate fiscali, ridisegni la progressività della
imposizione creando reddito significativo per il ceto medio, il lavoro dipendente,
i pensionati, ovvero rilanciando la domanda interna e gli investimenti nell'impossibilità,
ormai verificata, di uscire dalla recessione con il solo trascinamento delle esportazioni.
Gli obiettivi definiti ai punti 1 e 2, perseguiti con la dirompenza che la drammaticità
della crisi esige, sono i grado di rilanciare la domanda aggregata (investimenti
+ consumi);
3. Politica industriale. Il dramma dell'Ilva di Taranto, la scelta, senza alternative, della
quale quelle lavoratrici e quei lavoratori sono prigionieri, tra la perdita del lavoro e
la sua conservazione in condizioni ambientali, potenzialmente esiziali nel medio
e lungo periodo, sono la rappresentazione, tragicamente esemplare, dell'assenza di
politica industriale, di politica ambientale, di qualsivoglia strategia industriale di
sviluppo sostenibile.
La condizione preliminare assoluta per impostare una politica industriale vincente
risiede nel rapporto di cooperazione tra banca ed industria. Decisivi risultano, a
questo proposito, un modello di intermediazione che pensi e gestisca la banca come
leva di sviluppo per le sue economie e comunità di riferimento, ed una politica fiscale
16
selettiva che disincentivi, da un lato, attraverso regolazioni stringenti, vincoli patrimoniali,
tasse sulle transazioni finanziarie, l'intermediazione a baricentro finanziario ed incentivi,
dall’altro, l'intermediazione creditizia attraverso fiscalità di vantaggio sul margine di interesse;
piena ed immediata deducibilità fiscale delle perdite su crediti ; revisione di "Basilea 3 " in
riferimento alla squilibrata ponderazione dei rischi dell'attivo favorevole al trading finanziario
ed assolutamente penalizzante per i crediti;
semplificazione normativa.
Sul fondamento della sinergia cooperativa banca-industria si può impostare una
politica industriale finalizzata al riposizionamento competitivo del secondo Paese manifatturiero
d'Europa attraverso:
1. Processi di concentrazione delle imprese manifatturiere;
2. Operazioni di ricapitalizzazione diffusa;
3. Riposizionamento su segmenti produttivi a più elevato valore aggiunto e contenuto di
intelligenza .
Ecco, in estrema sintesi, l'illustrazione degli indici del Programma di riforme della CISL, al quale la
Fiba ha offerto il suo significativo contributo, ovvero di ciò che noi intendiamo per riformismo
rigoroso e radicale.
All'interno di un dibattito politico che oscilla tra dichiarazioni di fede riformista prive di analisi e,
ancor più di progetto, e schemi strategici (rigore, equità, crescita) assai più enunciati che tradotti
in programma politico integrato e coerente, la nostra proposta ha, perlomeno, il merito della
visione chiara, integrata, realistica, sistemica.
Essa esprime un'ispirazione, un metodo, una scuola, la grande lezione di Pastore e di Romani, ed
una concezione della rappresentanza sindacale, autonoma, perché capace di offrire agli interessi
che rappresenta la specificità di una propria strategia, sulla scorta della quale incalzare e giudicare
la rappresentanza politica ed i Governi, offrire voce e propulsione al protagonismo della società
civile, mantenendo fermi i confini invalicabili tra ruolo del sindacato, da un lato, e ruolo dei partiti
politici, dei movimenti politici, delle liste politiche, dall'altro.
Ecco, in sintesi, il secondo lascito: contribuire, insieme alla CISL, ad una visione del nostro tempo
dal punto di vista del lavoro; offrirla al dibattito ed all'iniziativa sociale organizzata; integrarla,
attraverso le grandi rappresentanze sociali (i "corpi sociali intermedi") nella politica del nostro
Paese e dell'Europa, realizzando quella pienezza della legittimazione della politica che completa la
democrazia rappresentativa in democrazia partecipativa.
Anche in questo senso, per la nostra capacità di offrire e sviluppare, nel travaglio della crisi, gli
enzimi del cambiamento radicale di cui il nostro tempo abbisogna, il futuro è già qui!
17
APRIRE L'ORIZZONTE :
LA RAPPRESENTANZA SINDACALE
COME IMPEGNO CIVILE
"L'idea era quella di non imporre più una miriade di imprese
per i lavori collegati alle grandi opere pubbliche, ma di acquisire direttamente il
controllo mafioso di un'azienda per poter entrare dalla porta principale nel mercato
delle grandi commesse: su tutte l'Expò e la ricostruzione de L'Aquila. Protagonista
del tentativo di scalata è Salvatore Strangio, boss dell'omonima famiglia calabrese
che, acquisito il controllo della Perego Strade, poi Perego General Contractor, leader
del movimento terra in Lombardia, puntava ad impossessarsi della Cosbau di Nalles
(Bolzano) e del suo portafoglio di commesse." (Pietro Grasso: Soldi sporchi pp. 290291,Dalai Editore).
18
La nostra sintesi strategica è diventata parte integrante del dibattito, del patrimonio, delle
iniziative di un vasto movimento di Associazioni, Istituti ed Organizzazioni sociali laiche e cattoliche
- ACLI, ARCI, Lega Ambiente, Azione Cattolica, Libera, Banca Etica, Fondazione Responsabilità
Etica, GOEL, Altro Mercato, Mani Tese, MASCI, ZOES, CVX, Valori, TMS - che, a partire dal nucleo
che tenne a battesimo Terra Futura, si è via via arricchito.
Oltre alle dodici edizioni di Terra Futura, organizzate dal 2000, ricordo i due Manifesti "Da l'Aquila
a Pittsburgh: riformiamo la finanza per un'economia civile e solidale" (maggio 2009) e " Una crisi
senza fine: tra brecce alternative ed offensive restauratrici" (maggio 2011).
Il successo più rilevante è stato rappresentato dalla decisione, ad ampia maggioranza del
Parlamento Europeo, di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie recepita, nell'autunno
2012, da nove Paesi dell'Unione. La CISL e la Fiba sono state attrici, importanti e riconosciute, del
vasto movimento sociale internazionale che ha contribuito al successo dell'iniziativa dal basso
coinvolgendo i Governi, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea.
Sì tratta di un'esperienza esemplare, di un vero e proprio paradigma di protagonismo della società
civile organizzata in contesti internazionali, sul quale è necessario continuare l'approfondimento
per offrire ad esso stabilità e continuità.
La riflessione sulla " Caritas in Veritate"; sui fondamenti antropologici dell'economia; sulla
dialettica tra economia di mercato ed economia del dono e sulla rigorosa e coerente traduzione
che ne ha offerto il Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, in riferimento ai mercati
finanziari, ci ha accompagnato nell'ultimo biennio.
I numerosi convegni, organizzati in diverse regioni, sulla proposta del Pontificio Consiglio "Per una
riforma dei mercati monetari e finanziari nella prospettiva di un'Autorità pubblica a competenza
universale", pubblicata nell'ottobre 2011; la collaborazione con S.E. Monsignor Mario Toso,
l'esperienza della Sua statura etica, del Suo rigore intellettuale, della Sua ispirazione profetica sono
stati occasioni laiche di grande fecondità nel nostro rapporto con la Dottrina Sociale della Chiesa.
Il Progetto San Francesco avviato nel 2010, centrato sulla difesa e sulla diffusione della cultura
della legalità e sul contrasto intransigente alle mafie e ad ogni forma di criminalità economica
organizzata, promosso dalla FILCA, dalla FIBA, dal SIULP, ci ha visto e ci vede impegnati su una
frontiera decisiva per il nostro Paese: la crisi finanziaria, la recessione, le crisi aziendali
conseguenti, i bisogni vitali di finanziamenti e di liquidità delle imprese hanno offerto ai capitali
illegali ed all'economia criminale straordinarie opportunità di integrarsi nell'economia legale,
attraverso partecipazioni o controlli di aziende in crisi, soprattutto nelle aree economiche più
avanzate del nostro Paese, ben oltre le regioni meridionali di storico insediamento.
A questa emergenza abbiamo dedicato un programma costante di convegni nei territori
maggiormente colpiti dalla criminalità economica organizzata, sia al Nord, sia al Sud; coltivato
rapporti, quantomai fecondi, con le amministrazioni locali; stabilito una collaborazione, per noi
straordinaria, con la Procura di Reggio Calabria nelle persone del Procuratore Generale Giuseppe
Pignatone (oggi Procuratore Generale di Roma) e dei suoi Vice Procuratori Prestipino e Gratteri,
esempi stupendi di servizio delle Istituzioni con spirito di eroismo civile!
Abbiamo voluto dare al nostro impegno per il presidio e la diffusione della cultura della legalità un
luogo fisico visibile. In un immobile sequestrato ad un esponente della ‘Ndrangheta, nella cittadina
di Cermenate nei pressi di Como, che ci è stato consegnato dal Ministro degli Interni, abbiamo
costituito un Centro studi per la tutela e la diffusione della legalità contro tutte le mafie, un vero e
proprio contrappasso infernale per la barbarie mafiosa.
Da ultimo, quasi a compendio simbolico di quest'area ricchissima di iniziative inedite, le oltre 250
assemblee fuori orario, sull'intero territorio nazionale, con un indice di partecipazione altissimo
sino alle 23 o, anche a mezzanotte, organizzate dalle Fiba territoriali e, mirabilmente gestite da
19
Mario Capocci e da Mimmo Iodice, sui temi dei rischi professionali e delle relative tutele, con
particolare attenzione alla normativa anti riciclaggio.
I risultati sono stati straordinari, segno evidente di una domanda profonda di tutela professionale,
soprattutto in riferimento alle segnalazioni di operazioni sospette cresciute, fatto 100 il 2007, del
400% nelle provincie interessate dalle nostre iniziative e, ciò che più conta, ritenute fondate al
90%, come ha riconosciuto ed apprezzato la stessa Direzione dell'Ufficio di informazione
finanziaria presso la Banca d'Italia (UIF).
Quest'area di attività testimonia, in forme simboliche ed esemplari, l'incorporazione del l'impegno
civile nella rappresentanza della categoria.
La tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, sotto il profilo dei rischi professionali, contribuisce,
infatti, ad innalzare barriere di contrasto efficace contro i tentativi di riciclaggio e di integrazione
nell'economia legale dei capitali criminali.
Analoghe considerazioni valgono per il presidio della normativa MIFID, sul fronte del rapporto con
la clientela, della trasparenza, della corretta lettura della propensione al rischio e della produzione
di anticorpi in grado di mettere il rapporto di clientela al riparo dalla finanza di rapina.
Il principio di immanenza dell'impegno civile alla nostra attività di rappresentanza sindacale ha
operato, altresì, in forme dirompenti sul tavolo dei rinnovi dei CCNL ABI, ANIA, BCC e delle
contrattazioni di gruppo e di azienda che hanno fatto seguito ai rinnovi nazionali.
Tutta la contrattazione è stata dominata da fattori strutturali impersonali sovra ordinati che hanno
limitato, pesantemente, l'autonomia di manovra degli attori negoziali.
Anche nel cuore della nostra missione, la contrattazione, difendere al meglio gli interessi, le
attese, le speranze della categoria, implica, necessariamente, l'impegno civile a sovvertire la
matrice strutturale che ha generato la crisi e le, conseguenti, ricadute perverse sul sistema
bancario ed assicurativo, ovvero andare oltre i confini strettamente categoriali, insieme alla CISL
ed alla società civile.
Per queste ragioni abbiamo pensato e vissuto la nostra attività di tutela della categoria nell'unità
sostanziale con l'impegno civile al punto di farne il vessillo differenziale della nostra idea, della
nostra pratica, del nostro modello di rappresentanza sindacale.
È, a ben vedere, una sintesi ben riuscita tra interessi del lavoro e bene comune, non una semplice
giustapposizione: per noi interessi del lavoro e bene comune sono, infatti, articolazioni della
medesima idea di società giusta.
Ecco il terzo tratto distintivo, certamente non meno rilevante dei precedenti, della nostra identità
collettiva!
Anche per le ragioni, in estrema sintesi rammentate, per la nostra generosa seminagione e per la
sua capacità di prefigurare l'orizzonte di civiltà che intendiamo contribuire a costruire, il futuro è
già qui!
20
UNA FIBA MILITANTE
" Ho capito quanto poco servano le idee
senza un gesto che le trasformi ".
(Massaniè, Leader della rivolta
dei braccianti africani, Rosarno gennaio 2010)
21
Abbiamo pensato la profonda riforma organizzativa della Fiba all'incrocio di due coordinate: la
democrazia interna e l'efficacia della macchina organizzativa.
Nel corso del precedente mandato abbiamo realizzato la mono composizione tra bancari ed
assicurativi, consegnando agli archivi della nostra storia un modello organizzativo transitorio,
durato troppo a lungo, barocco nella sua struttura, articolata in Consiglio generale, Comitato
esecutivo, Comitato di settore bancario, Comitato di settore assicurativo; confuso, sovrapposto e
duplicato nella distribuzione delle competenze e dei poteri; pesante, dispendioso e inefficace nel
suo funzionamento.
Abbiamo ricomposto nel Consiglio generale la titolarità dell'indirizzo strategico in materia di
politiche settoriali, politiche contrattuali e politiche organizzative e nel Comitato esecutivo tutti i
compiti della gestione.
Alla semplificazione, linearità e razionalità delle sedi decisionali e gestionali è stata associata una
profonda revisione dei criteri di partecipazione ad esse.
Ne è derivata una radicale innovazione nella composizione degli organi istituzionali della
Federazione nazionale.
La tradizionale dominanza delle strutture cosiddette orizzontali, i Regionali in particolare, è stata
riequilibrata con la presenza diffusa dei Coordinamenti aziendali e di gruppo.
Abbiamo introdotto i Congressi di gruppo per consentire anche a queste strutture legittimazione
democratica ed autonomia nell'espressione dei loro rappresentanti negli Organi istituzionali della
Federazione nazionale.
L'equilibrio tra le strutture convive con un'attenzione, non minore, alla distribuzione delle
presenze per categorie professionali (bancari, assicurativi, esattoriali, credito cooperativo) e per
aree territoriali, con particolare attenzione al Meridione del Paese.
La presenza femminile, sollecitata dalle quote, ha consentito alle donne della Fiba di assumere la
responsabilità delle segreterie generali dei primi gruppi bancari e delle segreterie generali di
importanti regioni.
La Fiba generata da questo profondo riassetto della partecipazione alle decisioni ed alla gestione
è, certamente, una Fiba che ha conferito capillarità alla sua democrazia interna; che ha ampliato lo
spettro delle esperienze, del dibattito e dei contributi arricchendo, conseguentemente, la sua
sintesi politica; che ha migliorato la sua capacità di operare in presa diretta sulle domande di
tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.
L'attenzione all'efficacia della macchina organizzativa ed al proselitismo ė stata una costante.
Il monitoraggio del rapporto tra dinamica della popolazione bancaria ed andamento degli iscritti,
l'indice di densità associativa; l'auto diagnosi nelle semestrali organizzative, divenuta prassi
consolidata; il censimento di tutte le risorse della Fiba, centrali e periferiche, sia in termini
finanziari che di libertà sindacali grazie ad un gruppo di lavoro esperto in sviluppo organizzativo;
l'incorporazione dei bilanci dei Coordinamenti aziendali e di gruppo finanziati nel bilancio della
Federazione nazionale ed il trasferimento ad essi di quote crescenti di risorse; la distribuzione di
risorse aggiuntive in base alla crescita associativa; l'intervento sistematico della funzione di
auditing a tutti i livelli unitamente ai controlli di correttezza formale e sostanziale del Collegio
Sindacale hanno tradotto, concretamente, la nostra concezione dell'efficacia, della trasparenza,
della correttezza di funzionamento della macchina organizzativa.
Tutta la riforma organizzativa esprime un'ispirazione circolare: si parte dall'iscritto e dal
lavoratore, dai suoi bisogni e dalle sue attese; si ascolta, si interpreta, si dibatte, si elabora la
domanda di tutela in proposta, in piattaforma, in politica sindacale, in vertenza, in negoziato, in
offerta di servizi; si torna all'iscritto ed al lavoratore per verificare, valutare, condividere i risultati
dell'azione, giudicare le tutele, i diritti, gli scambi, i servizi, i nuovi equilibri sociali.
22
La partecipazione diffusa alle decisioni ed alla gestione sono finalizzate alla fecondità ed
all'efficacia di questa dialettica circolare della rappresentanza sindacale.
Un bell'esempio sul campo di democrazia militante!
23
RINGRAZIAMENTI
La mia lunga storia con la Fiba, la ricchezza delle esperienze, degli incontri, delle amicizie, degli
affetti, non mi consentono di valutare pienamente Il mio debito né di riconoscerlo a tutti coloro,
davvero troppi, che lo meriterebbero.
Lo farò con molta parzialità e per categorie simboliche.
Ringrazio la mia famiglia, mia moglie Giovanna, eroica nel sopportarmi; mia figlia Elisa
testimonianza vivente di un enigma irrisolto: se faccia più danni alla crescita dei figli un padre
presente o un padre semi latitante. Sostengo strenuamente, nel dibattito familiare, la tesi secondo
la quale Elisa è diventata la splendida donna che è anche per l'amore di suo padre, nonostante la
sua lunga semi latitanza. La madre, professoressa arguta e pungente, cambia l'avverbio: grazie alla
lunga latitanza del padre!
Ringrazio un gruppo di amici che, al di là del ruolo sindacale, mi hanno costantemente sostenuto e
consigliato con disponibilità ed affetto illimitati : Giovanni Gagna, Pasquale De Rosa, Roberto
Ovidi, Peppino Pirro, Mario Capocci, Silvano Franchini, Walter Meazza, Stefano Mezzanotte.
Ringrazio i Segretari Generali della Fiba che mi hanno preceduto, con i quali e grazie ai quali ho
vissuto il mio apprendistato e la mia crescita.
Ho ammirato in loro quella dote politica rara che si traduce nell'impavida sicurezza di tocco
strategico e negoziale.
Sergio Ammannati. Senza la sua leadership elitaria e lungimirante una presenza, sufficientemente
atipica come la mia, non avrebbe trovato le condizioni per maturare ed esprimersi pienamente.
Nei lunghi anni del mio impegno tener fede alla sua lezione strategica ed alla sua concezione alta
della rappresentanza è stato per me assillo e stimolo costante! Con Sergio ringrazio tutta quella
splendida squadra di Segreteria!
Eligio Boni. Forse gli anni più belli dopo un difficile avvio. Eligio, come pochi altri, ha avuto il dono
della sapienza e della creatività negoziale. Io seguivo la ricerca a supporto delle politiche
contrattuali, l'attività che prediligo. L'intesa e l'integrazione delle vocazioni e delle competenze fu
fisiologica e gratificante per entrambi.
L'ho studiato attentamente sul campo e, quantunque la classe sia innata, quella classe negoziale, o
meglio ciò che di quella classe sono riuscito a far mio, mi ha assistito nel rinnovo di tre Contratti
nazionali difficili e di innumerevoli trattative di azienda e di gruppo!
Ringrazio con Eligio tutti gli amici di quella bella Segreteria, in particolare Marco Tesi, il rigorismo
etico e politico del decano, Fausto Nucci, il virtuosismo dell'arte affabulatoria, Gigi Ramponi, il
miglior pragmatismo lombardo dopo Carlo Cattaneo.
Non ho lavorato, per ragioni anagrafiche con il primo ed il secondo Segretario Generale della Fiba,
Giuseppe Perinelli e Franco Tegoni. La loro riconosciuta statura ed il loro decisivo contributo
appartengono, stabilmente, alla memoria ed agli annali della nostra Organizzazione.
Un pensiero commosso a chi ci ha lasciato: Pino Settimi, l'eclettico Segretario al quale subentrai
nel lontano 1992, Gianni Carocci, l'indimenticabile "er Sola", l’infaticabile Marina Zanobini e il
24
vulcanico Eros Pizzi. Antonio Maranella e Gianni Romoli, due amici che, rispettivamente, nelle BCC
e in Banca d’Italia, sono stati per noi vere e proprie istituzioni.
Ringrazio Piero Raiteri. Fu mia guida preziosa e pedagogica alla mia prima assemblea bancaria al
Banco di Roma di Tortona nel lontano 1981.
Ringrazio Francesco Micheli che assumo come rappresentante simbolico delle nostre Controparti:
i Responsabili del personale, i Responsabili delle Relazioni sindacali. La sua competenza, serietà,
affidabilità, creatività ha consentito di gestire con successo anni inediti e turbolenti per le banche
e le assicurazioni italiane. La sua autentica vocazione negoziale, talora aspra, ne ha fatto per noi
la quintessenza della Controparte.
Ringrazio Matteo Arpe, per me il rappresentante simbolico dei banchieri in senso proprio. Di
quella categoria Arpe, oltre al "genere prossimo", il metodo manageriale generale, può vantare
la "differenza specifica", la specialistica competenza bancaria. La primavera di Capitalia, la
ristrutturazione ed il risanamento profondo di quel gruppo, resta un capitolo di alta scuola nella
storia delle banche italiane. La qualità delle relazioni sindacali e dell'equilibrio sociale costruiti in
quella stagione continuano a testimoniare la natura vincente delle strategie programmaticamente
orientate alla sintesi tra vincoli competitivi e coesione sociale. Per queste ragioni Arpe fu con noi,
con Fiba e Fabi, quando si trattò di offrire alla BPM, nell'ottobre 2011, la possibilità di una svolta
manageriale rispettosa della sua identità storica e coerente con la primavera di Capitalia.
Ringrazio i Segretari Generali delle OO.SS. con le quali abbiamo condiviso tutte le vicende del
settore.
Lando Sileoni. Il leader che la Fabi attendeva da tempo, da molto tempo. Sintesi rara di
lungimiranza strategica, accortezza tattica, determinazione instancabile, risonanza mediatica,
serietà ed affidabilità. Il leader che ha superato la storica asimmetria della Fabi (un gigante
organizzativo ed un nano politico) offrendole la guida che quella grande organizzazione merita. Lo
ringrazio, in particolare per la lealtà, l'amicizia, l'affetto dei quali ha voluto, generosamente,
gratificarmi.
Massimo Masi. Ci conoscemmo in occasione della fusione Rolo-Carimonte nel 1996. Nacque una
stima ed un sodalizio autentici che durano tutt'oggi, arricchiti dall'amicizia di compagni
indimenticabili: Ugo Fadani ed Elio Porino, un'istituzione per la Uilca e per il settore, del quale
Massimo sta continuando con successo l'opera alla Segreteria generale della UILCA.
Agostino Megale. L'innesto di una qualificata esperienza confederale nella Fisac-CGIL e nelle
relazioni sindacali del nostro settore. La sua lezione riformista si è scontrata col tardivo e
regressivo "revirement" massimalista del vecchio gruppo dirigente della Fisac nazionale. Sappiamo
che la doppia anima della Fisac è un problema irrisolto ed una fonte di instabilità ad alto rischio,
nelle relazioni sindacali del settore. Sappiamo, altresì, che Agostino Megale è l'unico che può
risolverla positivamente nell'alveo di un riformismo sindacale avanzato.
Piero Pisani. È il decano delle OO.SS.. Custodisce, più di chiunque, la storia sindacale del sistema
bancario nell'ultimo trentennio. Con raffinata competenza giuridica, la sua cifra distintiva. La sua
visione complessiva dell'unità della categoria, il suo rifiuto del corporativismo, il suo contributo
puntiglioso e la sua convinta condivisione, nelle fasi finali delle trattative nazionali, sono garanzia
della sostenibilità giuridica e politica degli Accordi.
Maurizio Arena. Segretario Generale di Dircredito, la prima Organizzazione nell'area quadri e
dirigenti. Ha il merito politico rilevante, come Piero Pisani, di aver sempre pensato gli interessi e le
attese delle componenti a più elevato contenuto professionale nell'unità solidale di tutta la
categoria. Senza la responsabile disponibilità sua e di Pisani a ritoccare la scala parametrale dei
Quadri Direttivi il CCNL 19 gennaio 2012 non sarebbe stato stipulato.
25
Fabio Verelli. Ci incontrammo nel 2006, per la prima volta, dopo decenni di scontri e di limbo
della sua Organizzazione al secondo tavolo negoziale, in occasione del tentativo della Fiba, poi
coronato da successo, di ristabilire rapporti unitari sia con la Fabi, dopo la rottura del 2003, sia
con le altre OO.SS. del secondo tavolo per realizzare l'inedita unità universale sindacale nel
settore. Da allora il suo contributo determinato e combattivo alla sintesi unitaria non è mai
mancato. Non meno della barra dritta che ha sempre tenuto sulla bussola unitaria, anche in
momenti, recenti, molto tormentati della nostra storia.
Ringrazio tutti gli staff della Fiba, in particolare Cesare Sandulli, la sapienza tecnica ed
organizzativa di cui “il vorrei sapere” è l’emblema per lo straordinario supporto che ha offerto in
tutti questi anni alla segreteria nazionale. Ringrazio la formazione, il Legale, la ricerca, gli Avvocati
Gianni Arrigo, Giovanni Patrizi, Luigi Verde, Maurilio D'Angelo; il Responsabile della Ricerca Andrea
Scaglioni, il responsabile del Dipartimento Organizzazione Cesare Bottegal, la Responsabile
dell'informazione Angela Cappuccini, il responsabile del Dipartimento Comunicazione, Formazione
e Ricerca Pier Luigi Ledda. Ringrazio Alessandro Delfino per l’alta qualità di rappresentanza e di
proposta che ha garantito al comparto Equitalia, Luciano Malvolti per il grande lavoro nel
Dipartimento Internazionale, Giusi Esposito per la passione inesauribile con cui ha seguito il
coordinamento femminile, Luigi Caciotti per la cura puntigliosa dedicata alla complessa e
drammatica vicenda degli esodati
Ringrazio i professori Leonardo Becchetti ed Alberto Berrini. Le loro consulenze ed i loro
approfondimenti ci hanno, sistematicamente, consentito di integrare nella nostra visione e nella
nostra azione profili di eccellenza professionale.
Ringrazio, anche in questa sede, tutto il Personale della Fiba. La sua competenza è riconosciuta e
la sua dedizione e spirito di appartenenza sono andati ben oltre i doveri del rapporto di lavoro.
Un ringraziamento particolare a Giovanna che ha organizzato per 10 anni, con cartesiana,
impeccabile programmazione, le mie convulse giornate.
Ringrazio Sua Eccellenza Mons. Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e
per la Pace. Lo scambio intellettuale e la consuetudine personale, nati dal nostro incontro, mi ha
consentito di comprendere la profondità antropologica della Dottrina Sociale della Chiesa e di
trovare straordinario conforto nel coraggio profetico del Pontificio Consiglio in materia di riforma
dei mercati finanziari.
Ringrazio Piero Schiavazzi ed Angelo Pangallo grazie ai quali l'amicizia con Mons.Toso e la
collaborazione col Pontificio Consiglio hanno potuto nascere e crescere.
Ringrazio la squadra di Segreteria Nazionale. La sua intelligenza, la sua lealtà, il suo impegno, il suo
equilibrio hanno consentito una gestione collegiale e feconda della Federazione Nazionale anche
nelle fasi più difficili.
Un ringraziamento particolare alla responsabilità dimostrata dagli amici assicurativi Gianni Casiroli
e Roberto Garibotti nell'accompagnare il processo di monocomposizione e a Fiorella Morelli che
in una fase assai critica non ha esitato a tornare in Fiba, lasciando la Segreteria della CISL
Lombardia e la responsabilità del mercato del lavoro, per offrire alla Segreteria Nazionale il
contributo della sua straordinaria esperienza.
Ed un ringraziamento, conseguente, a Gigi Petteni, il Segretario Generale della CISL Lombardia che
non esitò ad accogliere la nostra richiesta privandosi con Fiorella di un quadro sindacale prezioso.
26
Gli sono, inoltre, personalmente grato per la sua sensibilità alla relazione cruciale tra ricerca e
strategia sindacale e per la bellissima e vincente collaborazione, di questi ultimi mesi, tra CISL
Lombardia e Fiba Nazionale sui temi del rapporto tra credito e territorio con particolare attenzione
alle Banche popolari radicate in Lombardia ed alla BPM. Il Professor Giulio Sapelli ha offerto a
questa collaborazione la straordinaria disponibilità della sua competenza e del suo impegno.
Ringrazio, a questo proposito, anche il prof. Carlo Dell’Aringa. La sua presenza nel Consiglio di
sorveglianza di BPM ha rappresentato per noi una preziosa garanzia di competenza, di equilibrio e
di intelligenza politica e gestionale.
Ringrazio i Segretari Generali della FISASCAT, della FLP e della FELSA Pierangelo Raineri, Mario
Petitto e Ivan Guizzardi con i quali abbiamo avviato un percorso importante di collaborazione e
sinergie.
Ringrazio Ugo Biggeri Presidente di Banca Popolare Etica. Una banca alternativa che nel corso della
crisi ha aumentato i crediti quasi del 50%, aperto nuove filiali, creato nuova e stabile occupazione.
Lo ringrazio altresì per il mio apprendistato nel Consiglio di Amministrazione e nel Comitato
Esecutivo.
Ringrazio il Presidente e il Direttore del Fondo Banche e Assicurazioni Giancarlo Durante e
Antonio Fraccaroli per il gran lavoro rigoroso e appassionato che insieme stiamo svolgendo in
questo importante ente bilaterale.
Ringrazio Raffaele Bonanni. Per la visione, il coraggio e l'orgoglio identitario che ha fatto valere
negli anni più duri della crisi. La lealtà, la trasparenza, la sincerità sono il tratto che hanno
conferito al nostro rapporto le virtù di una collaborazione autentica, vissuta con grande stima ed
amicizia.
Ringrazio Annamaria Furlan, titolare della delega confederale sulle banche e sulle assicurazioni.
Dieci anni di splendida collaborazione e di strategie avanzate che hanno posizionato la CISL
all'avanguardia sul fronte della riforma della finanza anarchica ed irresponsabile. Annamaria ha
tradotto e rimodulato, in forme eccellenti nella turbolenza della nostra modernità, la lezione di
rigore e di pragmatismo di Pastore e di Romani. Con quella passione trascinante, tipica delle
leadership naturali, che ne fanno la candidata ideale a continuare il grande lavoro politico ed
organizzativo della Segreteria Bonanni. È il mio augurio e la mia fondata speranza!
Ringrazio tutte le amiche e tutti gli amici della Fiba. Per dieci anni avete resistito, con infinita
pazienza, alle mie ubbie intellettuali ed alle mie pedanterie teoriche. Conquistando sul campo
l'alloro dell'eroismo stoico!
Porto con me la ricchezza dei nostri dibattiti, la lealtà ed il rispetto del confronto, talora acceso, la
costruzione di quelle sintesi politiche ben riuscite nelle quali trova compimento la nostra autentica
agorà democratica.
Lascio una grande Fiba. Un solido ancoraggio ai valori. Un'intelligenza collettiva strategica e
negoziale. Una cultura del rigore e della responsabilità. Un'ampia apertura alla società civile. Un
gusto ed uno stile che caratterizzano la nostra democrazia associativa. Una cultura organizzativa
capace di autodiagnosi severe e di riforme innovative.
La lascio a Tutti Voi, perché nella Fiba tutti siamo "primi inter pares".
27
Simbolicamente la lascio a Giulio Romani che la capillare consultazione delle strutture ha
unanimemente condiviso di candidare, in questo congresso, alla Segreteria Generale della Fiba.
L'affido alle sue doti, già dimostrate, di visione strategica, abilità negoziale, perizia organizzativa
ed alle rilevanti potenzialità inespresse che l'esercizio del ruolo, ne sono certo, stimolerà e farà
emergere.
Per queste ragioni questo congresso, il congresso del ricambio generazionale e del futuro, è per
me e per la Fiba una grande occasione di festa!
Per queste ragioni Vi dico: è ancora mattino per la Fiba, un mattino d'aurora che già annuncia nei
suoi bagliori la bellezza e la pienezza del giorno!
28
VIII Congresso Fiba Cisl Nazionale
Carovigno (Brindisi) 13 maggio 2013
UN PATTO PER LA DEMOCRAZIA
E PER LA FELICITA'
Relazione di Giulio Romani
29
30