NON ESISTE AL MONDO ALCUN IDOLO

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NON ESISTE AL MONDO ALCUN IDOLO
Cat1018
NON ESISTE AL MONDO ALCUN IDOLO
1Cor 8,1-13. 10,23-33
(Relazione)
1. La preghiera
L’Evangelo tocca il nostro cuore,
Signore Gesù, Figlio unigenito
e mobilita la nostra vita.
Ci dona la libertà dello Spirito.
Educa in noi il duplice sguardo
a te, ai fratelli.
Da ogni oscurità
liberaci, Signore.
Amen.
2. La questione
All’interno delle Chiese ci sono delle coscienze.
Ci chiediamo:
a) In base a che cosa si stabilisce ciò che è lecito e ciò che non lo è?
b) Chi decide?
c) Quale ruolo ha la coscienza? E la legge?
Ci risponde il capitolo 8 della 1 Cor.
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Riguardo alle carni sacrificate agli idoli, so che tutti ne abbiamo conoscenza. Ma la conoscenza
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riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica. Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha
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ancora imparato come bisogna conoscere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto. Riguardo
dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun
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idolo e che non c’è alcun dio, se non uno solo. In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel
cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori –,
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per noi c’è un solo Dio, il Padre,
dal quale tutto proviene e noi siamo per lui;
e un solo Signore, Gesù Cristo,
in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui.
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Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, fino ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come
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se fossero sacrificate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata. Non
sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio: se non ne mangiamo, non veniamo a mancare di
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qualcosa; se ne mangiamo, non ne abbiamo un vantaggio. Badate però che questa vostra libertà
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non divenga occasione di caduta per i deboli. Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza, stare a
tavola in un tempio di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le
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carni sacrificate agli idoli? Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per
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il quale Cristo è morto! Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi
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peccate contro Cristo. Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più
carne, per non dare scandalo al mio fratello. [1 Cor 8, 1-13]
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«Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto edifica. Nessuno
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cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri. Tutto ciò che è in vendita sul mercato mangiatelo
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pure, senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa
contiene.
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Se un non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti,
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senza fare questioni per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: «È carne immolata in
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sacrificio», non mangiatela, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza;
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della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro. Per quale motivo, infatti, questa mia libertà
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dovrebbe essere sottoposta al giudizio della coscienza altrui? Se io partecipo alla mensa
rendendo grazie, perché dovrei essere rimproverato per ciò di cui rendo grazie?
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Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la
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gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio;
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così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti,
perché giungano alla salvezza. [1 Cor 10, 23-33]
Non si tratta qui dell’idolatria, dei pasti sacri. Si tratta delle carni immolate agli idoli.
Il contesto è quello plurietnico e pagano. Le norme non sono più quelle di Israele.
Si va ai conviti di convenienza. Ci si reca al mercato. Vi possono essere carni avanzate ai pasti
sacri. Che fare? La paura prende gli ex pagani. Anche gli ex giudei erano legati ad un regime
alimentare: aiutava a far memoria, a distinguere dinamismi di morte o di vita.
La domanda è: È lecito? Non è lecito?
3. Il metodo
Paolo non prende la vita della casistica. Fa memoria della storia sacra (1Cor 10,1-13). Si interroga
su chi è Dio. Il principio: vi è un solo Dio Padre; vi è un solo Signore Gesù (1Cor 8,4-6). Ogni
realtà è dono, è positività. Tutto va accolto con azione di grazie.
Per Gesù ogni cosa esiste ed è in vista di lui (1Cor 8,6). Non siamo più sotto un regime alimentare.
Tutto è nostro. Noi siamo di Cristo. Cristo è di Dio(1Cor 3,23).
L’idolo è nulla. Non può santificare. È lecito mangiare di tutto. Il principio è liberante. È alla base
della fede.
Ma c’è un altro valore: è la carità. Ci sono i giudaizzanti; ci sono gli ex pagani. Dentro la comunità
ci sono forti e deboli. Ho da misurare l’esito di ciò che faccio. Sei seduto a mensa, qualcuno ti vede.
Metti in pericolo la fede di quel fratello per cui Cristo è morto e risorto (1Cor 8,11-12).
Conclusione: per evitare questo «Non mangerò carne in eterno» (1Cor 8,13).
4. I valori
La coscienza. È l’io profondo. È il soggetto. Ivi si prendono decisioni. Ognuno risponde alla
propria coscienza. Per noi essa è illuminata dalla fede. Essa decide (cf. 1Cor 10,23-29).
Può essere retta o erronea.
Non può valere il «Tutto mi è lecito» (l’autodecisione, l’autoreferenza); è l’assolutezza, è l’arbitrio.
La coscienza si confronta con i valori e la situazione.
La carità. Paolo ne parla in 1Ts 1,3 definendola «dura fatica». È lavoro, opera: non si riduce né a
pura conoscenza né a puro desiderio. Una conoscenza è incompleta senza la carità. Questa è la
condizione per sapere come si deve agire(cf. 1Cor 8,2). La carità trasforma il conoscere in
comprendere. Non c’è conoscenza senza simpatia. La conoscenza gonfia, la carità costruisce (1Cor
8,1), cioè edifica una comunità.
Nel conflitto tra verità e carità è la seconda che prevale. L’amore non si accontenta di portare
avanti le idee: vuole raggiungere gli uomini.
Il diritto di uno non può diventare inciampo per i fratelli (1Cor 8,9).
Sono quindi due i fondamenti dell’unità della Chiesa: la croce come unico evento salvifico e la
carità come principio-guida della coscienza.
Il primato della carità non è altro che il primato delle persone. Esso, a sua volta, rimanda alla croce.
Ogni uomo è un fratello per cui Cristo è morto (1Cor 8,11).
Non tutto è utile. Non tutto costruisce. Ciascuno cerchi non il proprio interesse ma quello degli altri
(1Cor 10,23-24). Il comportamento non può essere di ostacolo ai fratelli (1Cor 10,32).
5. Alcune attività Ezio Gazzotti
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