c ordinario 23 4/9/16

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c ordinario 23 4/9/16
Il primo posto a Gesù
(Luca 14,25-33)
Il Vangelo di oggi ci presenta uno dei brani più difficili da commentare. Nella traduzione
precedente, sembrava ci fossero addirittura parole assurde, in bocca a Gesù. Il guaio era
la traduzione strettamente letterale, che parlava di “odio” verso il padre, la madre … Ora,
molto opportunamente, il brano è stato tradotto in questo modo: “Se uno viene a me e
non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le
sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Questo è anche il
senso del brano corrispondente in Matteo (10,37) dove si parla non di odio, ma di “amore
preferenziale”: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o
figlia più di me, non è degno di me”.
Resta comunque il fatto che il discorso di Gesù è duro, netto: per diventare suoi discepoli
occorre mettere lui al “primo posto”. Questo ovviamente non comporta “odio” verso i propri
cari. Anzi, sappiamo bene che lui ci chiede di amare sempre: “Questo è il mio
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Giovanni 15,12).
L’invito a scegliere fra Lui e gli altri, si presenta quando c’è contrasto fra l’amore verso le
persone e l’amore verso di lui. La storia delle persecuzioni lo mette drammaticamente in
evidenza.
Può sembrare strano comunque, che Cristo ci chieda di avere il “primo posto”, proprio Lui
che, come dicevamo domenica scorsa, ci invita a scegliere invece “l’ultimo posto”, così
come ha fatto lui … che è venuto non per: “farsi servire, ma per servire e dare la
propria vita in riscatto per molti” (Marco 10,45). Gesù proprio perché si è messo
all’ultimo posto “nel servire per amore” è al primo posto “nell’amare e nell’essere amato”.
Le affermazioni di Gesù, sono anche una controprova della sua divinità: - Infatti chi può
chiedere di essere in assoluto al primo posto, se non Dio solo?
Ci sono stati, lungo i secoli, tanti uomini che hanno preteso questo, dai loro seguaci, ma
poi si è riscontrato amaramente che o erano pazzi o fanatici e che non agivano, certo, per
amore. L’unico, invece, che ci ha mostrato che poteva chiedere un amore così è Cristo,
proprio perché per primo “ha dato la sua vita” per amore nostro.
Mi hanno sempre colpito le parole del famoso “inno alla carità” (1 Cor. cap. 13) di San
Paolo. Ad un certo punto arriva a fare affermazioni che si inquadrano bene nel discorso
appena fatto. Afferma che si può anche arrivare a dare tutti i propri beni ai poveri, ma se
non lo si fa per amore, a nulla serve. E poi che si può anche arrivare ad immolare la
propria vita, ma se non lo si fa per amore, a nulla serve. Parole drammaticamente vere:
pensate a quanti falsi Messia ed a quanti terroristi di oggi e di tutti i tempi.
Solo Cristo, invece, può chiedere di applicare a se stesso quello che era il primo
comandamento nell’Antico Testamento: “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo
cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Marco
12,30); una vera controprova della sua divinità.
1 Corinzi cap. 13
1
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come
bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
2
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la
conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la
carità, non sarei nulla.
3
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma
non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
4
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia
d'orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene
conto del male ricevuto, 6non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa,
tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
8
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la
conoscenza svanirà. 9Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto
profetizziamo.10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto
scomparirà. 11Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo
da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
12
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo
faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,
come anch'io sono conosciuto. 13Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la
speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!