Schema relazione don Guido Benzi

Transcript

Schema relazione don Guido Benzi
SAN PAOLO EDUCATORE – Schema della relazione
Convegno Assistenti AC - Roma 27-1-2009
Don Guido Benzi
Introduzione
La dimensione “ampia” del valore educativo dell’apostolato Paolino: una vita spesa per
l’annuncio del vangelo, per suscitare la fede in Gesù Cristo, per sostenere il cammino delle comunità e
dei singoli.
Tre premesse metodologiche al discorso su Paolo come «educatore»:
• L’adulto in situazione come referente costante dell’annuncio e dell’apostolato paolino
(andragogia paolina).
• Paolo non fa mai riferimento esplicito ad una teoria educativa, però è il primissimo
testimone di un itinerario che il cristiano battezzato deve compiere perché il mistero
pasquale del Cristo nel quale è stato immerso possa rilucere in pienezza nella sua vita.1
• L’esigenza di capire in che modo Paolo disegni questo itinerario ci costringe a cercare un
riferimento antropologico e teologico ad una teoria dell’educazione e della formazione.
Un riferimento assai stimolante viene dal dinamismo coscienziale espresso nella teoria
della formazione del teologo B. Lonergan.2 Per Lonergan il dinamismo della coscienza
«si caratterizza come un insieme strutturato e dinamico di operazioni consce ed
intenzionali. Queste operazioni nel loro progressivo strutturarsi permettono al soggetto di
rapportarsi con la realtà e di essere presente a se stesso in modo qualitativamente diverso;
danno perciò vita a diversi livelli di coscienza».3 Dentro questo dinamismo giocano un
ruolo molto impartante sia la libertà della persona che permette il dinamismo della
coscienza, sia le varie risignificazioni (Lonergan le chiama conversioni) che il soggetto
sperimenta come passaggi radicali, suggeriti da dimensioni esterne e trascendenti il
soggetto stesso, non ultima la conversione religiosa.
Il linguaggio dell’educazione in Paolo
1. Educazione come correzione
Si tratta del livello più tradizionale in senso biblico del linguaggio educativo paolino (radice
ebraica iāsār nell’ottica della pedagogia antica), cui corrispondono i termini greci paideuō e
voutheteō:4 l’addestramento (a volte impartito anche con durezza). 1Cor 4,14-15 .
2. Educazione come imitazione e conformazione
Si tratta del livello più interessante ed innovativo, anche perché spesso questa dimensione è
indicata da Paolo come esperienza e dinamica dell’evangelizzazione e della vita cristiana. Tale livello
rimanda a 4 espressioni che delineano l’idea di modello, forma, imitazione: typos, skēma, mymētēs,
morphē.5 La molteplicità del lessico mostra come Paolo sia interessato a questa dinamica che parte da
una capacità attiva di suscitare emulazione (typos) come in 1Ts 1,7 / passa attraverso una dinamica
1
Si veda il commento di R. FABRIS, Prima Lettera ai Corinzi; San Paolo, Milano 1999, 61-62. Cf. anche G. BENZI, «Il
radicamento neotestamentario dell’Iniziazione Cristiana. Il discorso di Pietro a Pentecoste (Atti 2,14-41)», in G. Benzi –
T. Giungi (edd.), Diventare cristiani. L’iniziazione cristiana tra problemi e ricerca di nuove vie, LDC, Leumann 2004,
30-61.
2
Si veda P. TRIANI, Il dinamismo della coscienza e la formazione. Il contributo di Bernard Lonergan ad una ‘filosofia’
della formazione, Vita e Pensiero, Milano 1998; P. TRIANI. «Metodo e formazione in Bernard Lonergan», in P. Triani
(ed.), Sperimentare, conoscere, decidere. Riflessioni sull’educare a partire da Bernard Lonergan, Ed. Berti, Piacenza
2001, 143-167. Per la teologia e l’antropologia sottese alla ricerca di questo autore si veda G. ROTA, “Persona” e
“Natura” nell’itinerario speculativo di Bernard J.F. Lonergan, s.j. (1904-1984), Ed. Glossa, Pontificio Seminario
Lombardo – Roma 1998.
3
P. TRIANI. «Metodo e formazione», 156.
4
Paideuō, paidagōgos (Rm 2,20; 1Cor 4,15; 11,32; 2Cor 6,9; Gal 3,24; Ef 6,4; 1Tm 1,20; 2,25; Tt 2,12); voutheteō,
nouthesis (Rm 15,14; 1Cor 4,14; 10,11; Ef 6,4; Col 1,28; 3,16; 1Ts 5,12; 5,14; 2Ts 3,15; Tt 3,10).
5
Typos (Fil 3,17; 1Ts 1,7; 2Ts 3,9; 1Tm 1,16; 4,12; 2Tm 1,13; Tt 2,7), skēma (Rm 12,2; 1Cor 4,6; 2Cor 11,13-15; Fil
3,21), mymētēs (1Cor 4,16; 11,1; Ef 5,1; Fil 3,17; 1Ts 1,6; 2,14; 2Ts 3,7; 3,9), morphē (Rm 8,29; Gal 4,19; Fil 2,6; 2,7;
3,10; 3,21)
(skēma, una figura di danza) Rm 12,2 / genera una appropriazione del modello (mymētēs) 1Cor 4,16;
11,1; 1Ts 1,6; 2,14 / per diventare «forma» (morphē) cioè capacità di appropriazione del modello che è
Cristo, Rm 8,29.
3. La metafora paterna/materna nell’Apostolo
Un terzo ambito, molto studiato,6 con cui Paolo esprime il rapporto educativo con le comunità è
la metafora generativa, materna (1Ts 2,7-8; Gal 4,19-20) e paterna (1Ts 2,11-12; 1Cor 4,14-15).
Paolo «educatore»: la proposta alla libertà di ciascuno di un’esperienza «personale» di Salvezza
1. Conversione/vocazione: il «vangelo» di Paolo7
E' emblematica, sotto questo profilo, l’esclamazione che troviamo nella lettera ai Galati (3,1):
«O stolti Galati, chi vi ha incantati? Proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato (in greco
proègraphe) al vivo Gesù Cristo crocifisso?».8 Proègraphe significa «scrivere prima», ma anche
«rappresentare», o meglio «ri-presentare» davanti agli occhi. La Bibbia CEI ha voluto rafforzare
questo concetto aggiungendo le parole «al vivo». Nella stessa lettera ai Galati userà altre espressioni
così esistenzialmente intense: non vivo più io, ma Cristo vive in me (2,20) - Siate come me - ve ne
prego fratelli - poichè anch'io sono stato come voi. (4,12) - ...figli miei, che io di nuovo partorisco nel
dolore finchè Cristo non sia formato in voi! (4,19)». Padre F. Rossi de Gasperis afferma che, per
comprendere più in profondità la predicazione di Paolo ed il suo messaggio, occorre tener conto della
dimensione oggettiva del suo annuncio, cioè la dottrina della salvezza in Gesù Cristo, ma è anche
necessario in modo complementare considerare la dimensione soggettiva della sua testimonianza, che
si riflette nell’espressione «il mio vangelo» che Paolo ripetutamente usa.9 Si tratta cioè di sottolineare
come Paolo stesso, la sua persona, la sua cultura, il suo operare, fosse evangelo per gli uomini del suo
tempo, e da allora per tutta la Chiesa. Paolo stesso si pone come «modello» non tanto in quanto.
Anche papa Benedetto XVI, nelle sue catechesi su San Paolo ha affermato circa la conversione/
vocazione di Paolo: «Questa svolta della sua vita, questa trasformazione di tutto il suo essere non fu
frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne
dall’esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma dell’incontro con Cristo Gesù. In questo senso non fu
semplicemente una conversione, una maturazione del suo “io”, ma fu morte e risurrezione per lui
stesso: morì una sua esistenza e un’altra nuova ne nacque con il Cristo Risorto».10
2. Il contesto di forti legami umani e affettivi
Un altro tratto importante è che Paolo propone questa sua esperienza in un contesto di
relazioni. Egli in tal modo si presenta come «persona» che parla a «persone».
3. Consapevolezza del limite e la «parola della croce»
Tutto questo avviene nel contesto di una forte coscienza del «limite» che il soggetto stesso può
porre, nella sua libertà, a questa esperienza di grazia che viene dall’alto.
4. Configurati a Cristo
È questa meta, così alta ed insieme così vicina perché dal Signore è donata, che fa della
missione e della predicazione di Paolo un atto sommamente educativo. Questa dinamica di trasformazione è delineata da Paolo in un passo molto interessante e che va studiato attentamente: 11
Romani 12,1-2 «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo, gradito a Dio:questo è il vostro culto spirituale [logikos]. Non conformatevi
6
G. CIRIGNANO - F. MONTUSCHI, La personalità di Paolo. Un approccio psicologico alle lettere paoline, EDB, Bologna
1996; soprattutto per la lettera ai Galati cf. le pp. 178-183.
7
Abbiamo affrontato questo tema nella II parte del libro G. BENZI, Paolo e il suo vangelo, Queriniana, Brescia 2001.
8
Si veda anche 1Corinzi 1,23; 2,2. Cf. P. BEAUCHAMP, «Jésus-Christ n’est pas seul. L’accomplissement des Écritures dans
la Croix», in Le récit, la lettre et le corps, Cerf, Paris 1992, 87-89.
9
F. ROSSI DE GASPERIS , Paolo di Tarso evangelo di Gesù, Lipu, Roma 1998.
10
Udienza generale del 3 settembre 2008.
11
Cf G. BENZI, «Il nuovo culto del cristiano (Rm 12,1-2)», in Parole di Vita, 6 (2006) 4-9.
[sun-skēmatizesthe] a questo mondo ma lasciatevi trasformare [meta-morphousthe] rinnovando il
vostro modo di pensare per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, gradito e perfetto».