LA_ NOTA_ DEL_ MATTINO_09_GIUGNO
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LA_ NOTA_ DEL_ MATTINO_09_GIUGNO
La nota del mattino 9 giugno 2011 1. REFERENDUM, QUORUM IN VISTA ANCHE SE C’E’ L’OSCURAMENTO SUI TEMI DEL NUCLEARE E DEL LEGITTIMO IMPEDIMENTIO. SPINTA FINALE PER ANDARE SUBITO A VOTARE 4 SI’. IL PD IN TUTTE LE PIAZZE CON LE MANIFESTAZIONI A SOSTEGNO DEL VOTO. Quorum bene in vista anche se quotidiani e televisioni oscurano il tema del nucleare, nascondono le notizie su Fukushima, tacciono sul legittimo impedimento e parlano solo dell’acqua, facendo anche disinformazione sulle posizioni dei diversi soggetti in campo, a cominciare dal Pd. Ora bisogna fare la volata per vincere. Il governo ha confermato ieri che le schede per gli italiani all’estero non potranno essere ristampate. Sarà battaglia sul conteggio o non degli italiani all’estero nel quorum. Al via la spinta finale. Il Pd ha invitato militanti, simpatizzanti ed elettori a partecipare in tutte le piazze italiane, a cominciare da piazza del Popolo a Roma, dove si svolgeranno le manifestazioni organizzate a sostegno del voto ai referendum. Bisogna portare tutti subito al voto e poi non mollare fino all’ultimo minuto. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: “Voterò domenica mattina presto”. 2. PATOLOGIA&INCAPACITA’. IL GOVERNO VUOLE L’ANTICORRUZIONE IN MANO A BERLUSCONI E VA SOTTO AL SENATO. LA LEGA NON SA COME ARRIVARE A PONTIDA SENZA PRENDERE FISCHI E NON VOTA SULLA COSTITUZIONE. BERLUSCONI VAGHEGGIA UN TAGLIO DELLE TASSE ALLA VIGILIA DI UNA MANOVRA MONSTRE DA 45 MILIARDI DI EURO. Da Il Messaggero: “II primo colpo al governo arriva poco dopo la mezza. In Senato si vota l`emendamento della maggioranza che, a sorpresa, riscrive completamente l`articolo 1 dei disegno di legge anticorruzione sostituendo all`authority indipendente prevista dal` ddl originario, il potere di controllo assoluto di Palazzo Chigi. Il risultato della votazione è netto: 133 no, 129 si, cinque astenuti (che a Palazzo Madama valgono come i no). Grande sconcerto fra le fila della maggioranza, sorrisi e abbracci sui banchi del centrosinistra. Viene azzerata così l`idea di istituire un Comitato di coordinamento delle iniziative anticorruzione presieduto dallo stesso premier. Passano venti minuti e sull`esecutivo sì abbatte il secondo uppercut. Si vota un emendamento della senatrice Pdl Ada Spadoni Urbani, appoggiato dal governo, su una questione minore come la rotazione dei dirigenti pubblici. Nuova batosta: 131 no, 129 sì e quattro astenuti. L`aria che tira e chiarissima. I lavori vengono sospesi ma ormai per la maggioranza la frittata è fatta. Anche perché fra i due voti che hanno visto soccombere il governo si verifica un terzo episodio che mette in evidenza la debolezza dell`asse Pdl-Lega. I senatori leghisti - e solo loro - votano contro un emendamento bipartisan che obbliga «coloro che occupano cariche pubbliche o assumono pubblici impieghi» a giurare fedeltà alla Costituzione italiana al momento della firma del contratto. A far girare il vento in direzione delle vele dell`opposizione è stata l`assenza di ben 29 senatori del Pdl e di 6 della Lega. Fra gli assenti alcuni ministri come Maurizio Sacconi, Altero Matteoli e Roberto Calderoli, e anche nomi di spicco come Marcello Dell`Utri, Carlo Giovanardi, Alfredo Matita, Luigi Ramponi e Roberto Castelli. L`assist servito dal centro destra è stato raccolto al volo sia dagli esponenti del Pd che da quelli del Terzo Polo. La prima a sparare a zero è la capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro. «Abbiamo battuto il governo e la maggioranza su un punto qualificante - ha detto la Finocchiaro - Noi siamo contrari a generici comitati contro la corruzione mentre puntiamo su un`Authority indipendente che abbia poteri reali. Per dirlo chiaro a tutti: non vogliamo la volpe a guardia del pollaio»….. A chiudere il cerchio ci ha pensato Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: «Il governo tragga le conseguenze, questa maggioranza è senza più prospettive». L`analisi di Bersani è impietosa. «I senatori dell`opposizione - ha detto - hanno battuto il governo su un punto determinate che riguarda il senso stesso di una battaglia contro la corruzione. Il tentativo del governo di centrodestra di mettersi al riparo da una normativa seria è stato sconfitto. Questo ulteriore fatto certifica ancora una voltalo stato di una maggioranza che non solo insegue cause sbagliate, ma che non è più in grado di sostenerle»”. Alla ricerca di una proposta che sia in grado di far superare alla Lega la batosta subita al voto e che consenta di evitare i fischi della base al prossimo raduno di Pontida (19 giugno), Bossi e Calderoli stanno intanto facendo numeri da circo sul tema del trasferimento dei ministeri o di alcuni uffici pubblici al Nord. Il tentativo di salvare la faccia per Berlusconi passa invece per una qualsiasi proposta di ritocco delle tasse senza contropartita, cioè senza indicare come e dove prendere i soldi per farlo. L’importante è comunicarlo. Solo che Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, resiste: Berlusconi e Tremonti hanno firmato con l’Europa un accordo per arrivare al pareggio di bilancio entro il 2014. Per cercare di ottenere questo risultato Tremonti deve varare subito una manovra da 45 miliardi di euro. E sa che qualsiasi annuncio di riduzione fiscale fatta in questo contesto e senza riforme vere (che il governo di centrodestra non è proprio in grado di decidere) verrebbe accolto dai mercati come una sconfessione degli impegni italiani. Con la Grecia sull’orlo dell’abisso tutto ciò diventerebbe rischioso. La conseguenza è un vespaio impazzito in cui si discute (con tanto di paginate di approfondimento su tutti i quotidiani e di servizi tv) di cose che nulla hanno a che vedere con i problemi dell’Italia (le riforme per sostenere la crescita, le iniziative per dare lavoro, come lottare contro la precarietà, come combattere l’evasione fiscale, come e dove trovare le risorse per alleggerire il carico fiscale su lavoro e impresa….tutti temi al centro del Pnr alternativo presentato dal Pd). 3. PATOLOGIA&IRRESPONSABILITA’. MENTRE LA DESTRA SI GINGILLA CON I MINISTERI AL NORD E ALTRE AMENITA’, L’ITALIA ARRETRA, GLI USA SONO FERMI, LA CRISI DEL PETROLIO INCOMBE SULLA RIPRESA. Da Il Messaggero: “Ben tre agenzie di rating hanno mandato agli Usa un ammonimento: l`America rischia di perdere la tripla A. Ha cominciato Standard and Poor`s un mese fa, poi Moody`s la scorsa settimana, e infine ieri ci ha pensato Fitch. Le tre minacciano di tagliare il rating sul debito americano, nel caso in cui il Congresso non aumenti il tetto sul debito, arrivato a 14,3 triliardi di dollari, e non si operi per ridurre il deficit. Fitch ha fatto sapere che il declassamento potrebbe arrivare già ad agosto. Non solo: anche la Cina è intervenuta ieri: «Gli Stati Uniti stanno giocando con il fuoco», ha commentato il consigliere della Banca Centrale Cinese, Li Daokui”. Da La Repubblica: “Sul fronte della crescita economica, l`Italia si conferma il grande invalido d`Europa. La notizia, che non mancherà di influire sul dibattito incorso in seno alla maggioranza di governo, arriva da Bruxelles, dove Eurostat ha reso note le cifre definitive sull`andamento dell`economia nel primo trimestre 2011. Mentre l`Europa ha registrato una buona crescita, pari allo 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente e al 2,5 per cento su base annua, l`Italia risulta ancora praticamente in fase di stagnazione, con una modestissima crescita trimestrale dello 0,1 per cento che arriva appena all`uno per cento su base annua…..Il dato Eurostat è reso ancora più preoccupante dal fatto che la crescita in Europa non è soltanto molto più sostenuta, ma mostra anche un trend ascendente. L`aumento del Pil dello 0,8 rispetto all`ultimo trimestre del 2010, si colloca infatti ben al di sopra della crescita trimestrale dello 0,3 per cento che si era registrata a fine 2010 su base europea: una progressione quasi geometrica. Per l`Italia, invece, il modestissimo +0,1 per cento è esattamente uguale alla variazione che si era registrata nel quarto trimestre dell`anno scorso rispetto al precedente….A trainare la crescita è, come sempre, la Germania. L`economia tedesca registra un aumento del Pil su base trimestrale dell` 1,5 percento: quindici volte superiore a quello italiano. Su base annua la crescita resta comunque impressionante: più 4,8 per cento. Meglio della Germania fanno i Paesi baltici: l`Estonia registra un incremento trimestrale del 2,1 per cento; la Lituania addirittura del 3,5”. Sempre da La Repubblica: “«È stato il peggior vertice di sempre». Per una volta, i signori del petrolio mondiale non si nascondono dietro frasi di circostanza. Ieri, il ministro saudita dell`energia Ali al-Naimi non ha fatto mistero del suo disappunto nel commentare la sconfitta dei Paesi che hanno, inutilmente, proposto un aumento della produzione di greggio per calmierare i prezzi. A Vienna il vertice dell`Opec si è concluso con un nulla di fatto: nel senso che i barili estratti rimangono invariati a 25 milioni giornalieri. Se ne riparlerà fra tre mesi: allora si vedrà se Libia, Algeria, Angola, Ecuador, Venezuela, Iraq e Iran - che ieri hanno risposto picche alla proposta avanzata da Arabia saudita, Emirati arabi, Kuwait e Qatar avranno cambiato idea. Il mantenimento dello status quo ha avuto, come conseguenza, l`immediata reazione dei mercati. Il prezzo del greggio è schizzato verso l`alto: il Brent a Londra è salito a 118,42 dollari, mentre a NewYork il Wti ha recuperato quota 100 dollari. Delusione anche dall`Agenzia internazionale per l`energia: «Degli aumenti potenziali dei prezzi rischiano di minare la ripresa economica…»…. Lo ha ricordato, sempre ieri, Paolo Scaroni: per l`amministratore delegato di Eni, l`Italia potrebbe non essere in grado di affrontare una nuova crisi come quella che sta investendo al Libia. Il Paese africano fornisce all`Italia 10 miliardi di metri cubi all`anno di gas (pari al 13% del fabbisogno nazionale), ma in questo momento - a causa della guerra civile-il gasdotto Greenstream non è in attività. «Il nostro Paese - ha sottolineato Scaroni - è in grado di far fronte alla carenza del gas libico, ma non potremo far fronte ad altre difficoltà». 4. SIRIA, YEMEN, LIBIA. L’EMERGENZA NON E’ FINITA. L’emergenza non è finita. Il sistema dell’informazione lascia cadere in secondo piano dopo qualche giorno le notizie già note, anche se i fatti sono ancora in corso e sono eclatanti. Ma questo non significa che la realtà si sia fermata. In Libia la Nato bombarda Tripoli, ma le truppe di Gheddafi circondano Misurata. In Yemen, mentre proseguono le proteste, raid Usa con aerei e droni contro i gruppi di di militanti di Al Qaeda che hanno occupato alcuni villaggi. In Siria si muore ancora per le proteste di piazza per ottenere un ampliamento delle libertà.