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Moda
Lo stileda bambola secondola stilista
Laura Biagiotti Dolls,
Ron Moss testimonial
...
Mercoledì 4 Settembre 2013
PAGINA30
Anche la stilista italiana
Laura Biagiotti si ispira allo stile bambola e, per festeggiare i
dieci anni della sua linea Laura Biagiotti Dolls, ha scelto come testimonial Ron Moss, praticamente il Big Jim delle soap
opera, da quasi vent’anni immagine plastificata di Ridge
Forrester, con la mascella
squadrata e i capelli corvini.
Nella collezione primave-
ra-estate 2014, presentata al
Pitti Bimbo, creazioni vaporose con tocchi di luce che interpretano gli anni '20 e il Charleston in una rivisitazione fiabesca del mondo del Grande Gatsby. Dettagli déco come i cerchietti con il fiocco, applicazioni di rose di seta e la veletta sono alternati alle sfumature metalliche dei fili di lurex oro su
organza. Mi. Av.
Lavinia Biagiotti Cigna e Ron Moss
La tendenza lanciata dall’indossatrice moldava Valeria Lukyanova, dall’aspetto simile a una Barbie. La cura del fisico diventa come una religione
Bambole ma in carne e ossa
Moda tra estetica e spiritualità
Ma gli esperti raccomandano di non eccedere nei ritocchi. Il chirurgo: «Ci sono alcune
cose di un corpo umano che non possono essere modificate fino a questo punto»
Milvia Averna
Palermo
S
i potrebbe anche cominciare a dire «pericolosa
come una modella» a
giudicare dalle performance «extra passerella» che queste signorine ben vestite riescono a portare alla ribalta
mondiale. Più bella è la modella,
più grande è la sua impresa. Heidi
Klum e Tyra Banks, sono oggi due
affermate produttrici televisive
negli States, Carla Bruni è passata
dalle sfilate milanesi all'Eliseo di
Parigi, come primiere dame in
Sarkozy. In Italia, Mara Carfagna,
dopo qualche scatto, è approdata
alla tv del mattino e poi, a stretto
giro, ad una poltrona di ministro
nei governi Berlusconi, ma a superarle tutte, almeno in fantasia, è la
modella moldava Valeria Lukyanova, che ha fatto il suo boom
mediatico nel 2012 come «Human Barbie», dando vita alla tendenza delle «bambole viventi», e
che oggi prova a fondare una sua
religione. Valeria, un mix tra chirurgia estetica, trucco e tanto atteggiamento proprio nei giorni
scorsi, attraverso la presentazione del lungometraggio «Space Barbie», ha svelato di essere Amatue,
un guru spirituale con la missione
di spingere gli uomini all’abbandono della dimensione fisica per
quella extracorporea, una sorta di
agente di viaggio-astrale. «La mia
perfezione estetica - ha precisato
– è solo un mezzo per farmi pubblicità e fare ascoltare il mio messaggio».
Eppure la cura del fisico, nella
sua filosofia, è un viatico per la divinità. Insomma tanta confusione di idee, in cui emerge solo o soprattutto il suo aspetto, perfetto e
identico a quello della nota bambolina prodotta da più di 50 anni
dalla Mattel. Una bellezza innaturale ed inespressiva ma ipnotica,
che affolla il web con migliaia di
scatti. Si parla di numerosi e costosi interventi di chirurgia estetica e
di costole rimosse per ottenere il
vitino da vespa, stretto 50 cm. Cosa che la stessa, tra un messaggio
all’umanità e l’altro, ha smentito
mostrando il piccolo busto nudo
privo di cicatrici. E c’è anche chi
attribuisce al fotoritocco i dettagli
più deliziosi della sua linea.
Tra gli scettici si schiera Fabrizio Castagnetta, chirurgo estetico
A destra l’attrice Miriam
Dalmazio in uno scatto
del fotografo palermitano
Dario Bruno e una foto
di Giorgio Di Fede della serie
«Un viaggio insolito»
Accanto al titolo la modella
moldava Valeria Lukyanova
palermitano: «Ci sono cose di un
corpo umano che non possono essere modificate fino a questo punto. Su una base di partenza ottima, la mano del chirurgo è evidente nei seni, in alcuni tratti del volto
e per qualche liposuzione localizzata, ma l’aspetto innaturale della
Lukyanova è attribuibile a trucco
e al fotoritocco. Mi trasmette tristezza e dai suoi occhi freddi vedo
la sua anima morta. Non sarei mai
disponibile a collaborare ad un
progetto di cambiamento estetico così drammatico ed artificiale».
Foto. La donna tra perfezione e inespressività nelle opere di Dario Bruno e Giorgio Di Fede
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...
Il chirurgo palermitano
Fabrizio Castagnetta
Perfezione o inespressività?
Le bambole, sono la dolce ossessione di molti artisti che le scelgono, umane o umanizzate, come
soggetto per le loro opere. Il fotografo palermitano Dario Bruno,
nel 2007, ha firmato «Toy Doll - storia di un abbandono» un foto rac-
conto con protagonista l’attrice palermitana Miriam Dalmazio. «Ho
trasformato una donna in una
bambola per raccontare metaforicamente la storia di un abbandono e della bellezza che sfiorisce
man mano che scema l’interesse
di chi ti ha amato, in questo caso,
la bambina, sua proprietaria, ormai cresciuta. Esteticamente mi
sono ispirato allo stile fantasioso e
noir di Tim Burton». Ci sono, invece, bambole vere e proprie, in posa da donne, negli scatti di Giorgio
Di Fede per la mostra «Bambole e
foto, un insolito tour a Palermo»
del 2012. «Meravigliose bambole
che, sebbene molto realistiche, spiega - erano comunque inespressive e renderle vive è stata
un’impresa ardua. Immutabili modelle con le quali ho cercato, in un
contesto sempre diverso, di non
far trasparire tutta la loro irrealtà».
make-up. Visi apparentemente inanimati: ecco i segreti dei professionisti. In aumento la vendita delle ciglia finte
Le gote rosate o la bocca a cuore: dove sta il trucco
...
Quella delle «Living doll» è
diventata una tendenza, con risvolti commerciali come l’aumento della vendita di ciglia finte e di «circle lens» che ingrandiscono l’iride. Il marchio Pupa ha
lanciato persino la linea di fard
«Like a doll», nelle tonalità bianco e rosa. Su Youtube i tutorial di
makeup in stile bambola sono
tanti e le insegnanti sono spesso
le icone della nuova mania. Con
sguardo spento e vitreo, Valeria
Lukyanova spiega come diventa-
re Barbie con spugne, rimmel e
pennelli, come Olga Oleynik,
sua fotocopia sexy ma meno perfetta. Almeno altri due i filoni delle human doll: lo stile «manga»
in cui si riconosce Anastasiya
Shpagina, un cartoon giapponese in carne e ossa, e quello «kawaii», carino, che si ispira alle bambole di porcellana e che influenza di più le anglosassoni.
Una icona in tal senso è Dakota Rose Ostrenga, in arte «Kota
Koti», vittima di una «santa inqui-
sizione» che avrebbe dimostrato
essere un prodotto di solo editing grafico su una adolescente
persino paffuta. Tra le regine del
web c’è Angel Venus, teen ager
che imita una bambola asiatica,
nell’aspetto, nelle movenze e nell’accento, pur essendo inglese.
Nel suo programma Sweet dolly
makeup spiega come diventare
una Ball Jointed Doll. «I passaggi
chiave – spiega Giusy Scandurra,
make-up artist palermitana - sono un incarnato omogeneo, con
strati di crema idratante e correttore chiaro, un contorno viso,
“contouring”, accentuato con
terra marrone, gote rosate, la
bocca a cuore definita con matita scura, ricoperta con matita
cherry ed esaltata con gloss lucido, gli occhi, fondamentali per
l’effetto bambola, resi grandissimi con matita bianca all’interno
e giochi di sfumature sulla palpebre e fin sotto le sopracciglia, insieme all’eyeliner. Le ciglia naturali sono trattate con mascara so-
pra e sotto e rinforzate al centro.
Si completa con l’aggiunta di ciglia finte e lenti da 15 mm per ingrandire l’iride». «La bambola ha
sempre fatto sognare – dice Matteo Ternullo consulente di immagine catanese – è un modello per
proporzioni e forme, con il suo
essere apparentemente inanimato e senza tempo ma sempre
pronto a reinterpretarsi di volta
in volta. Spesso mi sono ispirato
a Barbie per i miei set per dar vita
ad un sogno». Mi.Av.