Cartella Stampa Gomorra_La Serie

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Cartella Stampa Gomorra_La Serie
Presenta
IL KOLOSSAL TV IN 12 EPISODI
Oltre 30 settimane di riprese, un cast di attori legati
al territorio, 3 registi per una grande produzione
internazionale venduta in 40 paesi nel mondo
Da un’idea di Roberto Saviano
Regia di Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini
Supervisione artistica di Stefano Sollima
Una produzione Sky Atlantic, Cattleya e Fandango
in collaborazione con La7 e in associazione con Beta Film
Dal 6 maggio alle 21.10 su Sky Atlantic HD
Roma, 29 aprile 2014. E’ atteso per il 6 maggio su Sky Atlantic HD il debutto di GOMORRA LA SERIE, kolossal tv in 12 episodi da un’ora, che Sky ha realizzato con due tra le maggiori
società italiane di produzione televisiva e cinematografica, Cattleya e Fandango, in
collaborazione con La7 e in associazione con Beta Film.
Il primo ciak di GOMORRA – LA SERIE è stato battuto nel marzo 2013, per la regia di Stefano
Sollima - regista della serie cult Romanzo Criminale - che cura anche la supervisione artistica.
Dietro la macchina da presa anche Francesca Comencini (Lo spazio bianco; Un giorno
speciale) e Claudio Cupellini (Lezioni di cioccolato; Una vita tranquilla). Un cast di attori legati
al territorio,
con
esordienti che
si mischiano
ad
attori professionisti:
Marco
D’Amore, Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone, Salvatore Esposito, Marco Palvetti,
Domenico Balsamo e tanti altri.
Prima ancora del suo debutto televisivo Gomorra – La Serie ha destato l’interesse dei principali
mercati televisivi internazionali e, ad oggi, è già stata venduta in quasi 40 paesi, tra cui gli
Stati Uniti.
Il progetto televisivo parte da una storia del tutto originale, un monumentale arco narrativo
che racconta il destino di due grandi famiglie. L’affresco di una realtà nella quale i valori
seguono spesso logiche perverse, dettate dall’istinto di sopravvivenza. Non solo logiche
criminali, nella serie trovano spazio anche le dinamiche e i legami familiari tipici della grande
saga televisiva. Una struttura narrativa da lunga serialità, che iscrive idealmente Gomorra – La
Serie nel novero dei grandi racconti contemporanei.
Da un lato, un potente clan e i complessi meccanismi che regolano la gestione e il
mantenimento di un impero camorristico, partendo dall'ordinario esercizio del potere,
passando per l'ideazione di nuove strategie di ampliamento, fino ad arrivare alla guerra
armata, strumento ultimo di affermazione. Dall’altro figure grandi e piccole che la Camorra la
combattono e che, con gesti che vanno dall’eroismo quotidiano all’affermazione della legalità,
lavorano incessantemente per contrastare e smontare un “Sistema” che è solo foriero di
morte.
La scrittura di GOMORRA – LA SERIE è stata affidata a Stefano Bises - che ha curato anche il
coordinamento editoriale - Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi, a cui si
sono aggiunti in fase di sceneggiatura Filippo Gravino e Maddalena Ravagli. Roberto Saviano
ha partecipato all'elaborazione del soggetto di serie.
Alla base della scrittura c’è la profonda e accurata ricerca che Saviano porta avanti da anni,
indagando ancora oggi, senza sosta, le dinamiche criminali di un mondo complesso e
stratificato. Un’analisi incessante delle ragioni storiche, delle ricadute sociali, economiche e
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politiche delle mafie, delle forze che quel male lo combattono spesso a rischio della propria
vita, di come si è evoluto lo scenario criminale in questi ultimi anni. E di quali enormi sforzi
abbia fatto lo Stato per non consegnare un intero territorio nelle mani dei clan.
I NUMERI DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE
Oltre 30 settimane di riprese per 216 giorni complessivi, 92 dei quali utilizzando effetti
speciali e circa 100 giorni di lavoro con il supporto di maestri d'armi e stuntmen. GOMORRA –
LA SERIE non è stata girata solo in loco, le riprese hanno fatto tappa anche in altre città
italiane come Milano, Ferrara, Roma e Ventimiglia con, inoltre, alcune giornate di set all’estero,
tra cui Barcellona. Ben 156 le location utilizzate per le scene in interni. Le riprese sono state
realizzate grazie al supporto della Film Commission Regione Campania.
Un caso letterario da oltre 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, che il film di Matteo
Garrone ha messo in scena con straordinaria intensità, diventa un kolossal televisivo
realizzato in collaborazione con partner internazionali e con le potenzialità per varcare i
confini del mercato italiano. Tanto che la serie, prima ancora del debutto televisivo, è stata già
venduta dal distributore internazionale Beta Film in oltre 40 paesi, tra cui Regno Unito (Sky
Atlantic), Francia (Canal+), Germania (Sky Atlantic), Paesi Scandinavi (HBO), America Latina
(HBO) e tutto il Nord America. E grazie a un importante accordo siglato con The Weinstein
Company (TWC), Gomorra sbarcherà anche negli Stati Uniti, caso unico per una serie italiana
non ancora trasmessa e con un cast di attori non conosciuti all’estero. Un precedente di serie
“da esportazione” è stato Romanzo Criminale, produzione Sky interamente italiana distribuita
all'estero in oltre 60 paesi, e il cui cast tecnico è in gran parte coinvolto anche nella
realizzazione di Gomorra – La Serie.
SINOSSI
Il clan dei Savastano è una delle organizzazioni più potenti e influenti di tutto il Napoletano. A
capo del clan c’è Pietro, un boss vecchio stampo, temuto e rispettato da tutti. Al suo fianco c’è
Ciro Di Marzio, uno dei suoi soldati più fedeli e ambiziosi.
Pietro ha un erede designato, suo figlio Genny, un ragazzo di vent'anni che si porta addosso
centoventi chili e il peso di una vita che non ha scelto. Genny sa di non essere all'altezza del
padre, ma sa anche che, quando Pietro deciderà di ritirarsi dagli affari, toccherà proprio a lui
guidare l’impero dei Savastano, un impero fatto di ogni genere di affari illeciti, dallo spaccio,
agli appalti truccati, al business dei rifiuti.
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Ma un clan rivale insidia il predominio dei Savastano, quello guidato da Salvatore Conte,
pronto a tutto pur di strappare il controllo del territorio al boss. All’indomani di una serie di
sanguinosi scontri tra le due organizzazioni criminali, Pietro sembra avere la meglio, ma le
forze della legalità lo portano dritto in carcere. Per i Savastano si apre una nuova era: Pietro
finisce nel strette maglie del 41 bis, grazie all’intervento di un direttore di carcere che non si
piega alle logiche della corruzione. Sarà Imma, la moglie di Pietro, a prendere inizialmente le
redini del clan e a gestire gli affari di famiglia, dopo aver neutralizzato Ciro – che vorrebbe
approfittare del vuoto di potere per la scalata che sogna da tempo – e suo stesso figlio
Genny, considerato ancora inadeguato per l’incarico.
Dopo un lungo periodo in Honduras, però, Genny si è fatto le ossa e, tornato a Napoli, è pronto
per prendere il comando. E mentre uno dei suoi giovanissimi soldati vive una storia di
redenzione e tradisce il sistema, un alleato di sempre trama nell’ombra per scalzarlo, e per
farlo riaccende la guerra con il clan Conte. La guerra per conquistare i vertici del Sistema è
appena cominciata…
“Gomorra – La Serie” debutta in prima tv il 6 maggio alle 21.10 con doppio episodio su
Sky Atlantic HD (in contemporanea su Sky Cinema 1 HD) e prosegue con un episodio
tutti i martedì alle 21.10 su Sky Atlantic HD. La serie è disponibile anche su Sky On
Demand e su Sky Go.
“Speciale Gomorra - La Serie” martedì 29 aprile alle 22.05 Sky Atlantic HD propone
l’intervista esclusiva a Roberto Saviano in versione integrale e il backstage sulla
realizzazione della serie con interviste ai protagonisti
Sito web: skyatlantic.it
Pagina Facebook: facebook.com/SkyAtlanticHd
Profilo Twitter: twitter.com/SkyAtlanticHD
#SkyAtlanticHD
#Gomorra
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Note di Stefano Sollima, Supervisione Artistica
Sono sempre stato convinto che la pellicola assorba non soltanto la luce, i costumi, le scene, i
personaggi che le metti davanti, ma anche le vibrazioni dei luoghi, le emozioni delle persone
che sono dietro alla macchina da presa, la tensione del momento. Tutto resterà impresso nel
fotogramma aggiungendo un tocco di imprevedibile magia al risultato finale. Questa certezza
mi ha confortato anche nei momenti più delicati e incerti della lunghissima lavorazione di
Gomorra - La Serie, nel complesso due anni di lavoro. Tutti i nostri sforzi, tutte le nostre
esperienze, sarebbero rimaste fissate nei fotogrammi.
L’ambizione di noi registi, Francesca Comencini, Claudio Cupellini ed io, di Sky, della produzione
Cattleya, di Fandango è stata fin dall’inizio quella di realizzare una serie che per contenuti e
confezione potesse competere con i prodotti internazionali di nuova serialità, mantenendo
però una cifra di stile propriamente italiana: l’attenzione al vero. L’estremo realismo delle
storie e delle ambientazioni sarebbero state esaltate da una messa in scena rigorosa e
spettacolare, come in un avvincente racconto di genere con, però, un’attenzione maniacale
alla verità e all’approfondimento psicologico dei personaggi.
Il racconto realistico, brutale e sconvolgente di un Sistema di narcotrafficanti, ovvero dell’altra
faccia del capitalismo, perché lo stato di illegalità di una merce non la rende più sgradita o
meno legittima, solo più remunerativa. Quindi la droga, il suo approvvigionamento, la sua
distribuzione e il denaro ricavatone dalla vendita che viene riciclato e rimesso in circolo nel
tessuto economico legale.
Il punto di vista del racconto non poteva che essere interno all’organizzazione criminale, il
Sistema del narcotraffico sarebbe stato svelato dai suoi stessi affiliati, dai suoi stessi
meccanismi di funzionamento. L’approccio etico al racconto, però, è stato estremamente
rigoroso e deciso. Se i meccanismi di narrazione appassioneranno lo spettatore e lo
inchioderanno, la verità sottostante gli consentirà di mantenere una visione non
contaminata. Nessuno vedrà nei personaggi della serie altro da quello che sono. Nessuna
identificazione e meno che mai emulazione. Semmai conoscenza e consapevolezza.
L’affresco, che cominciava a prendere forma con la scrittura, non poteva che essere realizzato
proprio in quei quartieri dove le nostre storie erano ambientate e ovviamente il compito non
si presentava di certo facile, poiché avremmo dovuto gestire le riprese di un vero e proprio
kolossal in un quartiere che si presentava difficile, nel quale avremmo dovuto far breccia nella
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naturale e giustificata diffidenza degli abitanti. L’essenziale componente realistica del
progetto però richiedeva una vera e propria immersione proprio in quei luoghi, e, così,
abbiamo cominciato il viaggio, con entusiasmo, curiosità e anche un pizzico di timore.
Il primo incontro con il territorio di Scampia non è stato certo semplice, però è stato
estremamente istintivo e naturale il metodo di approccio. Ovviamente non saremmo mai scesi
a patti con il Sistema, ne avremmo usato la prepotenza, facendoci scortare dalla Polizia, molto
semplicemente avremmo parlato alla gente, agli abitanti dei luoghi dove avevamo deciso di
svolgere il nostro racconto. Avremmo provato a vincere la loro iniziale e comprensibile
diffidenza cercando di raccontargli il nostro progetto, chiedendogli di aiutarci a renderlo
ancora più aderente alla realtà, più rispettoso della verità.
Abbiamo così cominciato un rapporto di collaborazione con il territorio che ha naturalmente
implicato difficoltà e complicazioni produttive impreviste, ma enormemente arricchito il
progetto, sfrondandolo di tutte le imprecisioni e semplificazioni in cui eravamo
prevedibilmente incorsi, arricchendolo di quell’imprevedibile originalità che spesso solo la
realtà riesce a suggerire.
Molte persone, molte associazioni locali, hanno sposato il progetto, hanno partecipato
attivamente alle riprese, ci hanno difeso e protetto, ci hanno fatto sentire a casa, alcune sono
rimaste ancora diffidenti, altre apertamente ostili. Forse meglio così, in fondo, io per primo
diffido dei progetti, delle idee, delle parole che mettono d’accordo tutti.
L’unica certezza è che tutto di questo complesso e meraviglioso viaggio che abbiamo
affrontato è rimasto impresso nei fotogrammi di Gomorra - La serie. Nulla è andato perso.
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Note di Stefano Bises, Story Editor
La scrittura di Gomorra - La Serie, ha avuto bisogno di più di due anni di lavoro per arrivare alla
stesura definitiva dei copioni dei dodici episodi che la compongono. Il primo passo è stato
selezionare il materiale narrativo dall’enorme patrimonio di storie e personaggi contenuti nel
libro di Roberto Saviano.
L’universo su cui ci siamo concentrati maggiormente Stefano Sollima, Leonardo Fasoli,
Ludovica Rampoldi, Giovanni Bianconi e naturalmente Roberto Saviano, con i quali ho
condiviso tutti i passaggi di costruzione della serie, è stato l’universo criminale che opera, tra
le altre, nelle zone di Scampia-Secondigliano. Universo che tecnicamente non si potrebbe
definire camorristico, perché più che di camorra, a differenza dei casalesi o dei clan cittadini di
Napoli, si tratta di imprenditoria criminale legata quasi esclusivamente al traffico e al
commercio di droga.
Ci ha colpiti la struttura di potere, l’organizzazione meticolosa, efficiente, di quella che è stata
definita per lungo tempo la più grande piazza di spaccio d’Europa, un supermarket della droga
dove è possibile reperire qualsiasi tipo di stupefacente e in qualsiasi quantità, dalla singola
dose al “pacco” da un chilo. Così come ci ha colpiti il territorio, l’architettura dei caseggiati,
perfettamente funzionali all’impianto e allo sviluppo del commercio di stupefacenti,
difficilmente penetrabili sia per le forze dell’ordine che per la concorrenza criminale. Tanto che
la decisione di ambientare a Scampia-Secondigliano la nostra storia l’abbiamo presa dopo un
lungo sopralluogo.
La storia ricalca sostanzialmente, attualizzata, la prima faida di Scampia raccontata da
Saviano in Gomorra. Vicenda che noi abbiamo ricostruito sviluppando la parabola di un clan
egemone che perde l’equilibrio, diventa più fragile e subisce l’attacco degli avversari.
La costruzione classica in tre atti si ritrova non solo all’interno dei singoli episodi, ma si
distende su tutto l’arco della serie che si sviluppa in tre fasi di racconto seguendo il passaggio
di mano del comando del clan: dal boss alla moglie e da questa al figlio. La guerra e il destino
del clan è la nostra linea orizzontale, quella che corre lungo tutta la serie, le tappe che la
scandiscono costituiscono la trama di ogni singolo episodio.
Al di là di alcune licenze narrative, ci siamo ispirati a fatti e personaggi reali e abbiamo voluto
riprodurre fedelmente le dinamiche e le tecniche autentiche di tutto ciò che è raccontato,
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cercando di conservare nel farlo l’ispirazione e lo sguardo di Saviano su un mondo complesso,
violento, di un’umanità dolorosa, evitando al tempo stesso moralismi e mitizzazioni.
Autentico è il racconto di come si allestisce una piazza di spaccio, di come si organizza e si
compie un omicidio, di come sia la vita di un boss in carcere o il funerale di un affiliato, di quali
siano i meccanismi di riciclaggio. Tanto che la scrittura si è perfezionata progressivamente
durante la lavorazione della serie attraverso lo scambio con la regia, direttamente impegnata
sul campo, per cercare di correggere approssimazioni o imprecisioni del racconto.
Il realismo ci ha vincolato anche nell’uso del linguaggio: non un italiano napoletanizzato, ma il
dialetto, appunto, autentico. Scelta che ci ha costretti a usare sostanzialmente un’altra
lingua, un’altra costruzione delle frasi e a trovare al tempo stesso delle chiavi, delle parole
chiaramente leggibili, alle quali ancorare la comprensibilità dei dialoghi. Sappiamo di chiedere
un “sacrificio” allo spettatore, ma la lingua, come i costumi, i luoghi, i personaggi, è uno degli
ingredienti fondamentali di credibilità del racconto che, oltre al talento di chi ci ha lavorato, fa
di Gomorra - La Serie, crediamo, un prodotto fuori dall’ordinario.
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Intervista a Roberto Saviano
Dal libro, al film, alla serie: la terza vita di Gomorra. Quanto c’è di realtà e quanto di fiction? Perché
un racconto seriale?
Perché mi sono reso conto che erano rimaste fuori tantissime storie, e che una serie avrebbe
potuto raccontarle. L’impero delle organizzazioni criminali, la conflittualità, le contraddizioni,
c’erano tantissime storie che non potevano essere compresse nell’ora e mezzo di un film, ma
non semplicemente per mancanza di tempo, perché dovevano sedimentare anche nello
spettatore. Devi entrare in un mondo “altro” e riconoscere che poi è il tuo mondo. La serie ti
porta la curiosità e la voglia di tornare a quelle storie, quel tempo di compensazione inizia a
farti entrare in quel contesto. All’inizio, lo senti strano, lontano, soprattutto se non sei nato lì.
Poi, nelle varie puntate, riconosci che quella grammatica è anche nella tua vita, che quel modo
di ragionare non è di una belva criminale, ma quello è il modo di ragionare di un
amministratore delegato. Non è così tanto un altro mondo. La grandezza della serie è anche
questa, ti dà il tempo e la possibilità di interagire con lo spazio cinematografico e televisivo.
Nulla di quello che si racconta è costruito dalla fantasia. E’ assemblato, montato dalla
fantasia. Ma è tutto preso da fatti reali. I personaggi sono ispirati a persone reali, ma non
sono costruiti nel rapporto uno a uno, in scala. Ognuno di loro è l’insieme di diversi personaggi,
così come ogni storia è mischiata ad altre storie, magari di clan avversi o clan di altri territori. E’
come se avessimo costruito una sorta di summa: ogni personaggio è la somma delle vite di
tanti affiliati.
Qual è l’aspetto di questo adattamento a cui tenevi maggiormente? Che “garanzie” hai chiesto in
fase di sviluppo del progetto?
La garanzia che ho chiesto agli sceneggiatori, allo stesso Sollima, è stata soltanto una, che
hanno condiviso tutti: noi raccontiamo i meccanismi della realtà, non la semplifichiamo, non la
traduciamo neanche. Non indichiamo soluzioni. Noi dobbiamo raccontare. La garanzia che ho
chiesto è stata soltanto questa.
Dal momento in cui si è deciso di stare dentro questo metodo – ovvero raccontare la ferocia
ma allo stesso tempo la stupidità, non rendendo nulla epico, ma neanche temendo di
mostrare qualcosa che in qualche modo attrae – dal momento in cui ho capito che questa era
anche la volontà dei produttori, degli sceneggiatori, del regista, ho immediatamente
riconosciuto il mio progetto.
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Raccontare questo tipo di realtà, anche se all’interno di una fiction, può provocare meccanismi
emulativi?
Credo che guardare Gomorra e poi emulare le gesta dei personaggi sia profondamente
improbabile. Ma per una ragione: quei fatti già avvengono. Guardare alle serie televisive come
ad un “ufficio stampa del male” è uno sguardo un po’ superficiale. Possono al massimo dare
spunti a chi ha già scelto di essere un criminale. Si torna sempre al punto di partenza: alla
realtà che ha fatto fare una scelta del genere. Il film non può mai essere un’educazione al
crimine. La realtà è già oltre, non è la fiction che può indurre qualcuno a intraprendere la
strada del crimine nella vita. La materia su cui intervenire è quella realtà, non il film che la
racconta. In Gomorra – La Serie , noi raccontiamo la realtà così com’è. E’ la nostra finzione,
perché ovviamente la serie è una finzione, fatta da attori, non è un documentario.
L’elemento di prudenza è semplicemente nel descrivere con rigore quella realtà. Non nel
togliere cose, perché altrimenti un ragazzo potrebbe imitare quel gesto. Questo è l’unico
modo per evitare maschere epiche, esaltazioni. Quelle avvengono quando i personaggi non
riesci a descriverli e hai bisogno di “doparli”, renderli carismatici, affascinanti. Il carisma e il
fascino ci sono, perché sono uomini di potere, ma sono descritti dai loro gesti. La realtà non la
voglio spiegare, non voglio dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. E’ ovvio che poi ne emerge un
giudizio.
Ho la sensazione che non si possano amare questi personaggi, perché sono raccontati così
come sono, quindi con tutto l’apporto violento delle loro contraddizioni. Non sono uomini visti
semplicemente nel loro momento trionfante o quando vengono ammazzati – perché in genere
il cinema tende a vedere solo questi due momenti - ma sono visti nella miseria quotidiana,
nell’inferno delle loro vite. Io mi sono immaginato uno spettatore, che guardando tutto questo
non sente di vivere solo un’esperienza di intrattenimento, di appassionarsi a dei personaggi,
ma che senta di più, che senta di conoscere qualcosa in più. Magari quelle storie lo hanno
incuriosito, attratto, affascinato. E proprio perché ne è rimasto affascinato, ora che le conosce
può avere una posizione su quelle storie, può capire quali sono gli strumenti per combattere,
per valutare meglio i discorsi di un politico su questi temi, può farsi una sua idea su un
processo, su che cos’è questa nuova ricchezza che sta arrivando, che non è figlia di un’attività
imprenditoriale…
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Pensi che raccontare questi personaggi anche nel loro quotidiano possa renderli meno negativi,
meno distanti?
Il fatto che anche i criminali che raccontiamo abbiano un lato “umano” non è che Ii renda
uomini “giusti”. O che giustifichi quello che fanno. Abbiamo voluto mostrare anche questo
nella serie. E’ giusto che allo spettatore venga il pensiero che magari un uomo così, non poteva
che agire così, essendo nato in quel territorio. Ma allo stesso tempo, ti rende anche chiaro che
si è trovato davanti a una possibilità, a una scelta.
Perché girare proprio a Scampia? Quanto importante è stato girare qui e non in altri luoghi?
Girare a Scampia era fondamentale, perché Scampia è protagonista, è un attore, non è una
quinta che puoi ricostruire. È l’elemento documentaristico, scenico, è il DNA della serie. Quei
palazzi, quelle scale, quel cielo, sono protagonisti. Non era possibile ricostruirli, perché è come
prendere un sosia invece dell’attore. Quel territorio ti entra dentro. Quel cemento è una scelta
politica, è una descrizione geopolitica del paese, non è solo ghetto, è anche la dimostrazione
di una resistenza. In quelle case c’è vita, ci sono ancora sorrisi, bambini, tanti bambini. C’è
gioco. E’ la dimostrazione che quella è una miniera, da cui si estraggono soldi, una miniera in
cui si muore. È vita. Quindi la sfida era stare lì, raccontare quello.
Avresti voluto andare sul set?
Avrei voluto, ma è stato impossibile per varie ragioni. Non ultima, che la mia presenza in quei
territori è un problema. Ho preferito lasciare serena la troupe, di poter lavorare senza di me.
Anzi, quasi garantendo che non sarei andato sul set.
Alcuni ti hanno accusato di aver diffamato quei territori, di aver diffuso un’immagine negativa di
Scampia. Cosa ne pensi?
Centinaia di morti ammazzati per via della faida. Un’organizzazione violentissima e con
capacità internazionali. Voti comprati. La più grande piazza di spaccio del mondo occidentale.
E io sarei colui che diffama quel territorio? Quindi diffama quel territorio non chi fa quel tipo di
azioni, ma chi le racconta? Perché in fondo se non le raccontassimo, non sarebbero percepite
e quindi sarebbe più facile affrontarle? Mi sembra un’aberrazione. Però, va detta una cosa: c’è
una parte per bene di Scampia, che soffre nel vedere raccontare il proprio territorio solo con le
pistole. A quella parte, io dico che queste storie, in realtà, portando attenzione su queste
contraddizioni, portano risorse per affrontarle. E’ con questa parte con cui io mi voglio
confrontare, perché è la parte per bene, è sana. E’ a loro che dico che non è pensabile credere
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che raccontare tutto ciò sia speculazione. Raccontare tutto ciò è una scelta. Può piacerti o no
quello che si scrive, o quello che si gira, ma non è la scelta di raccontare il crimine che difende il
crimine, anzi. Per quanto riguarda l’altra parte, invece, che mi accusa con compiacenza
rispetto a certi poteri, da quella parte mi tengo lontano perché la accuso di omertà. Come si
può affrontare tutto questo facendo finta che non esista? Non raccontiamo dei cartelli in
Messico e quindi il narcotraffico non esiste?
Raccontare il male è scegliere di non tacere. Tu stesso ne hai parlato spesso in tv. Guardando
indietro rifaresti questa scelta?
Non rinnego questa scelta. Tornando indietro farei le cose in maniera diversa, cercherei di
proteggermi di più. L’Italia è un paese feroce. Una volta, anni fa, Enzo Biagi me lo disse: “Te la
faranno pagare. Questo è un paese che non sopporta che siano raccontate delle cose arrivando a
molti”. L’ho fatto perché è il mio lavoro. Sono orgoglioso di poter vivere del mio lavoro,
orgoglioso di aver portato queste storie molto lontano. Di averle potute rendere accessibili.
Anni importanti della mia vita sono stati devastati da questa situazione. Avrei dovuto provare
a preservarmi. Ho molti rimpianti in questo senso, ma non rinnego nulla. Forse avrei potuto
scegliere la via della fiction, forse avrei dovuto preservare la mia vita, non giocarla tutta sulla
sfida. Invece mi sono bruciato la possibilità di vivere il mio quotidiano.
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CREDITS
Una produzione Sky Atlantic, Cattleya, Fandango,
in collaborazione con La 7, in associazione con Beta Film
Roberto Saviano, tratta dal romanzo “Gomorra” di Roberto Saviano edito
da Arnoldo Mondadori Editore
Supervisione artistica Stefano Sollima
Soggetto di serie
Giovanni Bianconi, Stefano Bises, Leonardo Fasoli ,
Ludovica Rampoldi , Roberto Saviano
Coordinamento editoriale
Stefano Bises
Regia
Stefano Sollima (ep. 1, 2, 3, 4, 6, 11, 12), Francesca Comencini (ep. 5, 7),
Claudio Cupellini (ep. 8, 9, 10)
Sceneggiatura
Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi,
Filippo Gravino, Maddalena Ravagli
Casting
Laura Muccino
Direttore della fotografia
Paolo Carnera, Michele D’Attanasio
Scenografia
Paki Meduri
Montaggio
Patrizio Marone
Collaborazione al Montaggio
Andrea Prosperi
Aiuto regia
Enrico Rosati, Lorenzo Grasso, Emanuela Annecchino
Costumi
Veronica Fragola
Suono
Maricetta Lombardo, Fabio Santesarti
Musiche
Mokadelic
Produttore Esecutivo
Matteo De Laurentiis
Produttore Associato
Maurizio Tini
Produttori Delegati Fandango
Laura Paolucci, Andrea Salerno
Prodotto da
Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz, Gina Gardini
Distributore internazionale
Beta Film
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CAST ARTISTICO
Ciro Di Marzio
Pietro Savastano
Imma Savastano
Genny Savastano
Salvatore Conte
Massimo
Franco Musi
Zecchinetta
Attilio
Noemi
Malamore
Pino
Carmaniello O’Cardillo
Capaebomba
O’ Trak
Tonino Spiderman
Enzo O’ Pop
O’ Zingaro
O’ Baroncino
O’ Pisciavindola
O’ Fringuello
Marco D'Amore
Fortunato Cerlino
Maria Pia Calzone
Salvatore Esposito
Marco Palvetti
Domenico Balsamo
Antonio Zavatteri
Massimiliano Rossi
Antonio Milo
Elena Starace
Fabio De Caro
Carmine Battaglia
Christian Giroso
Giovanni Buselli
Carmine Monaco
Alessio Gallo
Emanuele Vicorito
Giovanni Allocca
Gaetano Di Vaio
Walter Lippa
Alfonso Postiglione
In collaborazione con
In associazione con
Ufficio Stampa Sky: Isabella Ferilli - 02 30801 7526/346 7207561 [email protected] - Elena Basso
02 30801 5837/ 348 5707783 [email protected]
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