etiopia dancalia...dal tigray a djibouti ad harar

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etiopia dancalia...dal tigray a djibouti ad harar
ETIOPIA
DANCALIA...DAL TIGRAY A DJIBOUTI AD HARAR
1° giorno
Italia-Addis Abeba
In serata incontro dei partecipanti a Roma-Fiumicino (possibilità di partire da vari gli aeroporti
italiani, su richiesta) e imbarco sul volo notturno diretto ad Addis Abeba. Notte in volo.
2°, 3° giorno
Addis Abeba – Makallè
Arrivo nella capitale dell’Ethiopia ed imbarco sul volo diretto a Makallè, capoluogo del Tigray. Visita
di alcune delle meravigliose chiese costruite tra l'VIII e il XV secolo da mirabili artigiani, veri gioielli
architettonici nascosti fra le montagne, in un paesaggio arido e roccioso. Un’occasione ghiotta per
venire in contatto con l’universo copto, le popolazioni dell’altopiano ed un’arte di matrice naïf di
grande suggestione, dai colori vivaci in contrasto con un mondo dominato dai candidi “chamma”, gli
scialli da tutti usati. Un esempio per tutte: Abreha-We-Atsebeha, realizzata all'interno di una caverna
naturale: una particolare luce soffusa illumina gli straordinari dipinti che impreziosiscono le pareti e
crea in chi li osserva una sensazione di affascinata meraviglia. Sistemazione in hotel.
dal 4° al 6°giorno
La Piana del Sale e Dallol
Partenza con i fuoristrada per scendere nella depressione dancala: il “cammino verso l’inferno”, il
“deserto più caldo del mondo dove sopravvivono solo i sanguinari Afar”… nella letteratura non sono
mancati gli epiteti per descrivere questa bizzarra e stupefacente regione del nostro pianeta, dove la
vita oggi è semplicemente ridotta al simbolo della vita, il sale, prezioso alimento sufficiente solo a
giustificare la presenza delle carovane afar. Attenzione: gli Afar sono un popolo fiero, interessante
ed indipendente, per nulla sottomesso alle regole dell’autorità centrale. Quindi in tutta la Dancalia è
d’obbligo chiedere l’autorizzazione prima di scattare una foto ad un membro di questa entnìa, pena
grosse ed onerose complicazioni. Orgogliosi ed alteri, arrivano in tenuta tradizionale ai mercati
settimanali con cammelli, capre e sale da vendere per procurarsi le cose di prima necessità, gli
occhi profondi e vivissimi a sorvegliare le donne che si occupano delle transazioni. Alle donne
appartengono le capre e i montoni, mentre gli uomini si riservano il dromedario, animale nobile mai
cavalcato ma spesso pesantemente caricato. Tribù diverse, divise per lignaggio, occupano territori
ben delimitati con piccoli villaggi temporanei, i “burra”. Il potere centrale è lontano, non esiste, e la
giustizia tradizionale è amministrata dall’assemblea dei capi-clan. Come presso tutti i popoli
allevatori, la carne è consumata di rado, solo durante ricorrenze o riunioni importanti, mentre gallette
di mais cotte in un forno scavato nel suolo, accompagnate da latte o yogurt, rappresentano la base
dell’alimentazione. Gli uomini, asciutti e muscolosi, sono spesso a torso nudo, i fianchi avvolti in un
panno tinta écru tenuto da una larga cintura dai molteplici scomparti, dove sono alloggiate cose
indispensabili alla sopravvivenza come lamette e fiammiferi. Sul fianco, tenuto da un legaccio in
cuoio, riposa il “gilè”, il celebre coltello. Le donne prima del matrimonio vanno a seno scoperto,
drappeggiate dalla cinta ai piedi in tessuti colorati di cotone, mentre poi porteranno una leggera
garza di tulle nero sulla testa e sui seni. Fronte e gote a volte sono scarificati, polsi e caviglie sono
ornati di braccialetti, mentre intorno al collo file di perline multicolori si mischiano ad oggetti dagli
insospettabili poteri magici. La capigliatura è oggetto di una cura e di un gusto particolari e viene
suddivisa in finissime trecce raccolte ed elaborate con perline e vetruzzi. Lo sguardo è intensissimo,
le occhiate fulminanti. Convertiti all’Islam da lungo tempo, pare dall’ottavo secolo secondo le
tradizioni locali, gli Afar sono poligami e le fanciulle, sembra ancora oggi, sono sottoposte
all’infibulazione. Ma ecco Ahmed Ela, “il pozzo di Ahmed”, ultima sosta prima di entrare nel cuore
della Piana del Sale. Una manciata d’individui si dedicano qui all’estrazione del sale durante
l’inverno, mentre durante l’estate il villaggio viene quasi abbandonato a causa del caldo soffocante.
Una breve pista raggiunge un deserto bianco, sconfinato e abbagliante. Al centro della piana uno
sperone di roccia rossastro, una concrezione salina formata da solfato di magnesio, sorge come
una piccola isola dal mare di sale che la circonda. Qui intorno, una volta estratto, il sale viene
tagliato in blocchi, mentre i cammelli sostano nei pressi dell’immensa cava in attesa. Si torna nella
piana quando il sole comincia a calare: è il momento in cui le carovane si rimettono in cammino e
cominciano il viaggio verso l’altopiano. Il giorno successivo escursione ad uno dei luoghi più magici
dell’Africa: Dallol, “il luogo degli spiriti”. Un’incredibile e irreale collina alta una cinquantina di metri
nel cuore della Dancalia, un inselberg vulcanico cresciuto sulla crosta salina della depressione
dancala. A Dallol, i geyser sono in perenne attività e scolpiscono sculture multiformi: il paesaggio si
trasforma continuamente prendendo forme e colori irreali tra i fumi di piccoli coni vulcanici, una vera
malìa. Gli italiani negli anni Trenta costruirono qui un villaggio minerario per estrarre potassio. A sud
di Dallol, da un altro sperone di sale solidificato, esce acqua a temperature altissime che alimenta
un lago circolare di acqua ribollente. Partenza poi verso l’area meridionale della depressione
costeggiando la sponda orientale della spianata dancala: davanti a noi una linea di antichi vulcani (il
Chebril Ale, l’Aiu, il Gabull, il Borale). Ecco il villaggio afar di Vaideddu, un’oasi di palme dum,
conosciuta per la sua produzione di duma, una bevanda che si ricava facendo fermentare la linfa
della palma. Più oltre si stende la piana di Adogura, un vasto pascolo a ridosso delle grandi colate di
lava. Numerosi gli insediamenti Afar prima di sbucare nella piana desertica di Dodom battuta dal
vento. Arrivo infine a Ksrawat, dove si deve sostare per espletare le formalità e organizzare la salita
alla vetta del vulcano Erta Ale. Campi.
7° giorno
La salita all’Erta Ale (5 ore di cammino)
Comincia l’avvicinamento alla caldera del vulcano Erta Ale, “la montagna che fuma”. Raggiunto il
campo base, si aspettano i cammelli e si prepara il carico: sono necessarie quattro o cinque ore di
cammino per salire dalla depressione di meno 70 metri a una quota superiore ai 500 metri. Il campo
viene montato nelle vicinanze della caldera e ciò permetterà di proseguire fino ai bordi del cratere.
Lo spettacolo è impressionante: si scende fino allo strato più recente di lava, un vero palcoscenico
sulla maestosità e potenza del vulcano, mentre il magma esplode ipnotizzando gli sguardi.
Possibilità di forte vento. Campo.
8° giorno
Erta Ale – lago Afrera
All’alba torniamo in vetta per godere dello spettacolo della lava che, incessantemente, esplode sul
fondo del cratere. Poi si ridiscende al campo base. La Dancalia è ai nostri piedi: in lontananza le
montagne dell’altopiano etiopico disegnano l’orizzonte mentre verso oriente, le Alpi Dancale
segnano il confine con l’Eritrea. Attraverso un territorio sabbioso una faticosa pista tracciata nelle
colate di lava tra villaggi remoti permette di raggiungere il lago Afrera, specchio d’acqua salmastra
circondato da rocce basaltiche che una volta si chiamava Giulietti. Una misera oasi di palme dum è
sorta negli anni attorno alle saline ai bordi del lago pullulanti di lavoratori. Pernottamento in uno
spartano hotel o campo ai bordi delle saline.
9°, 10° e 11° giorno
Afrera-Serdo-lago Assal-Djibouti-lago Abbé
Si lascia la grande depressione e lungo un’interminabile pista sterrata a tratti bordata d’ossidiana si
raggiunge Serdo, luogo di transito lungo la strada che collega Addis Abeba al porto di Djibouti. La
repubblica di Djibouti riserva belle sorprese: la capitale è vivacissima, i mercati colorati e
scoppiettanti, il golfo di Tadjoura ed i rilievi che lo circondano sono uno splendore… ma lo spettacolo
del lago Assal, situato 150 metri sotto il livello del mare, è davvero indimenticabile. Una poderosa
colata di lava ha completamente isolato questo bacino dal mare, come una ciclopica diga,
favorendo così un’intensa evaporazione e la formazione di un paesaggio allucinante ed altamente
suggestivo: un immenso specchio d’acqua dal turchese al blu profondo bordato da una banchisa di
70 metri di sale abbacinante. E non è da meno l’altra estesissima depressione che contiene il lago
Abbè, proprio a cavallo della frontiera tra l’Ethiopia e Djibouti. Curiosi, giganteschi pinnacoli di
fango salato alti fino a 30 metri ed oltre costellano le rive dalle acque immobili, agitate solo dal volo
di migliaia di fenicotteri rosa. Qua e là pozze di acqua bollente fumano e borbottano contribuendo a
dare a questo spazio infinito un’aria davvero aliena, non è più il pianeta Terra! Campi. A Djibouti è
previsto un pernottamento in un ottimo albergo.
12° e 13°giorno
Dire Dawa e Harar
Ma è il momento di rientrare in Ethiopia, seguendo una grossa pista che porta direttamente a Dire
Dawa e quindi ad Harar, una cittadina davvero speciale. Racchiuso in una muraglia di pietre il
vecchio nucleo della cittadina è traversato da minuscoli viottoli che nascondono ben 93 moschee.
Nella quarta città dell’Islam la popolazione vive di commercio, d’artigianato e mastica qat.
Un’attività incessante anima e collega i vari mercati del borgo mischiando tutte le etnìe della
regione. Le case si sostengono addossate le une alle altre, la vita scorre pacifica nei cortili interni e
nel “salone”, luogo privilegiato dove la padrona di casa riceve gli ospiti. I muri sono addobbati con
panieri e preziose creazioni decorative in vimini, arte per cui le donne harari sono diventate famose
in tutta l’Ethiopia. Cuscini e tappeti accolgono gli invitati su dei ripiani più o meno alti secondo la
posizione gerarchica, dipinti di lacca rossa in ricordo degli eroi harari morti per l’indipendenza della
loro città di fronte alle armate di Menelik II. Magnifiche alcune case, molto elaborate e di uno stile
assolutamente insolito per queste terre, tra cui la casa di Ras Makonnen e quella recentemente
restaurata di Arthur Rimbaud, falsa o vera che sia, personaggio incredibile, poeta maledetto e
mercante d’armi e di schiavi. Possibilità la sera di assistere al pasto delle iene, situazione assai
particolare in cui un uomo nutre le fiere bocca a bocca. Pernottamenti in albergo.
14° giorno
Dire Dawa- Awash
La strada che porta da Harar alla valle del fiume Awash passa sui 1800 metri d’altitudine attraverso
villaggi vivacizzati dalle macchie coloratissime degli abiti delle donne Oromo e sovrasta panorami
dagli orizzonti infiniti e colline tappezzate di coltivazioni di caffè e qat. Sosta al celebre mercato del
qat ad Awadey. Campo in riva al fiume Awash, all’interno del parco omonimo. All’interno del suo
territorio si trova Hadar, dove vennero trovati i resti di Lucy, il più celebre ominide della storia
dell’umanità.
15° giorno
Awash-Addis Abeba
Rientro nella capitale attraverso la lussureggiante regione vulcanica dei laghi craterici sovrastata dal
possente cono del Zuqwale. Addis Abeba significa “il nuovo fiore" e fu inizialmente un piccolo
villaggio lungo le rotte carovaniere. La sua importanza crebbe nel 1887, quando Menelik decise di
farne la sua capitale. La tradizione diceva “la capitale è dove l’imperatore pone la sua tenda”, e
l’imperatore si spostava nel paese occupando i territori in cui la disponibilità di legna da ardere
permetteva una vita confortevole alla sua corte. Menelik, emulando la cultura europea, pose fine
all’usanza e scelse una sede stabile. La crescita da allora è continuata, ha portato al milione e
mezzo di abitanti attuale ed è in continua evoluzione. Da Entoto, il primo insediamento, si domina la
valle e la città, che sorge a 2400 metri d'altezza e gode di un ottimo clima. Il mercato, uno dei più
grandi dell’Africa, offre mercanzie di ogni genere ed è affiancato da negozi in cui si vendono ottimi
prodotti artigianali. Cena libera . In tarda serata trasferimento in aeroporto.
16°giorno
Arrivo in Italia
Arrivo in Italia di primo mattino.
Prezzo da Roma per persona in camera/tenda doppia – minimo 10
partecipanti con tour leader dall’Italia: € 3.400,00
La quota comprende:
I voli a/r da Roma con Ethiopian Airlines in classe economy
Il volo interno per Makallè come da programma
Sistemazione in camere doppie standard e in tende doppie tipo igloo, come da programma
Tutti i trasferimenti
Circuito a bordo di veicoli fuoristrada tipo Toyota Land Cruiser
Tutte le escursioni e le visite citate nel programma
La quota non comprende:
I visti d’ingresso
*alta stagione: € 320,00
**Tasse aeroportuali, security tax e fuel surcharge
L’assicurazione medico/bagaglio (€ 70,00)
Le cene ad Addis Abeba e Djibouti
Le bevande, le mance, gli extra di natura personale, quanto non espressamente citato
Eventuali permessi foto/video
Il facchinaggio
Supplementi:
Sistemazione in singola: € 200,00
Partenza da altre città italiane su richiesta
Assicurazione annullamento facoltativa
NOTA BENE:
**Data l’estrema, imprevedibile variabilità delle tasse aeroportuali, security tax e fuel surcharge il
loro importo definitivo sarà disponibile a 21 giorni dalla data di partenza. Le quote offerte si basano
sul rapporto di indicato in catalogo e sono suscettibili ad adeguamento valutario.
HARMATTAN Srl - via Marignana, 98 - 31021 Mogliano V.to
Tel. 041 8122956/041 5420641 Fax 041 8122938
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