Bab el maghreb N1 giugno 2011.pub

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Bab el maghreb N1 giugno 2011.pub
Editoriale
Bab el Maghreb. La Porta del Marocco. O anche la porta del
Ponente e, per trasposizione, dell’Occidente. Nell’ambiguità della
traduzione del nome arabo sta tutto il senso della nostra iniziativa.
Un bollettino dal Marocco. Una porta al confine tra due mondi, una
finestra che mette in comunicazione due universi così vicini e così
lontani. Il Marocco, un paese che molti credono di conoscere, ma
sul quale prevalgono i luoghi comuni e pregiudizi. Un mondo così
diverso, ma in realtà così simile. In cui le differenze culturali e
religiose macroscopiche nascondono un similitudine di base, una
sintonia da ricercare, piccoli gesti comuni sulle due sponde del
Mediterraneo.
Sommario:
Il Cefa in Marocco........ 1
Un caso particolare ..... 3
Notizie dai progetti....... 6
Notizie Flash................ 7
Il Marocco in tavola...... 8
Purtroppo, le informazioni che arrivano in Europa sul Marocco e
i suoi vicini sono spesso deformate, parziali e piene di pregiudizi e
contribuiscono a creare una profonda incomprensione. Noi
crediamo invece che valga la pena di conoscere meglio questo
posto così ricco di cultura, così contraddittorio, così affascinante e
nello stesso tempo difficile e snervante.
Crediamo sia importante far conoscere in quali problemi si
dibatta, quali limiti culturali ed economici debba superare, ma
anche quanto sia attiva la sua società civile, quali siano i dibattiti
che appassionano la sua opinione pubblica, quali mode seguano i
suoi giovani, di cosa si discuta nei caffè e cosa si trovi sulle tavole
imbandite.
Cercheremo di mettervi in contatto con questo affascinante
paese attraverso gli occhi dei suoi blogger, dei suoi giornalisti, ma
anche attraverso lo sguardo privilegiato che è tipicamente il nostro,
di cooperanti che lavorano sul terreno, che incontrano le persone
umili e le alte autorità statali. Vi proporremo temi trattati dalla
stampa nazionale, problematiche affrontate dai numerosi blog
attivi nel paese, ma anche argomenti più legati alla nostra
esperienza lavorativa.
E nel frattempo vi terremo informati sugli sviluppi dei nostri
progetti, sulle nostre attività, i nostri piccoli successi e i nostri
problemi quotidiani.
Speriamo potrete scoprire un Marocco nuovo e diverso, lontano
dalle immagini stereotipate del turismo di massa e degli infiniti
articoli sulle “orde” di migranti. E ci auguriamo che questa
scoperta potrà contribuire ad una maggiore comprensione,
tolleranza ed apertura verso questi nostri lontani cugini.
Paola Chianca
Responsabile Paese
Anno I—Numero I - Giugno 2011
IL CEFA IN MAROCCO
Gli inizi nella regione “Beni Meskine”
Il CEFA ha iniziato le sue attività nel
1998 dietro la spinta di un gruppo di
migranti residenti nella provincia di
Bologna, che hanno sollecitato una
missione dell’allora Presidente Bersani per
identificare possibili interventi nella loro
regione d’origine, il Beni Meskine
(letteralmente, figlio del povero). E
veramente di una regione povera e difficile
si tratta, un terra sassosa ed arida a
rischio di desertificazione, che dà poco e in
modo irregolare ai suoi abitanti, dediti
soprattutto alla coltivazione di cereali e
all’allevamento. Una terra toccata in modo
endemico dalla fluorosi, una malattia
causata dall’eccesso di fluoro nelle sue
falde acquifere e che crea danni
permanenti alla struttura ossea e ai denti
di uomini ed animali. Infine, una terra di
villaggi isolati, di scuole lontane, di donne
per lo più analfabete e di bambini che
lavorano invece che studiare.
L’intervento del CEFA ha cercato di
rispondere a tutti questi problemi
attraverso un progetto integrato che
comprendesse azioni agricole e azioni a
carattere sociale legate
al
settore
dell’educazione.
Le azioni sono state realizzate su un
arco di tempo molto ampio, dal lontano
1998, appunto, fino all’ottobre 2010,
attraverso progetti finanziati da diversi
donatori, tra i quali i principali sono stati il
Ministero degli Affari Esteri italiano,
l’Unione Europea, la Regione Emilia
Romagna e la Regione Lombardia.
Attività integrate agricole e sociali
Le attività di tipo agricolo si sono
concentrate nella creazione di un Centro
Servizi che fornisse assistenza tecnica e
materiali agli agricoltori della zona, per
migliorare le produzioni e adottare
tecniche più moderne e più performanti. Il
Centro ha anche organizzato formazioni e
promosso sperimentazioni, tra cui un
sistema di lotta contro la fluorosi
realizzata con l’aiuto di università e servizi
agricoli statali.
Per
la
componente
sociale,
l’alfabetizzazione
femminile
è
stata
l’attività principale e che ha dato i frutti
migliori, con un impatto sulla vita delle
beneficiarie veramente straordinario. Le
donne che hanno seguito i corsi ci hanno
raccontato dei grandi cambiamenti che ci
sono stati nelle loro vite, da una ritrovata
autonomia e libertà ad una maggiore
sicurezza di sé. I corsi di alfa sono stati
affiancati ad attività extra scolastiche
presso le scuole del territorio, azioni di
lotta contro l’abbandono scolastico e
animazioni culturali come la biblioteca e il
cinema itinerante.
Il passaggio del testimone: L’ABMDH
Nel corso degli anni si è instaurata una
collaborazione molto ricca con una
associazione locale, l’ABMDH (Association
Beni Meskine pour le Developpement
Humain), associazione costituita da
professionisti (prevalentemente veterinari)
originari della zona che hanno deciso di
mettere le loro competenze e le loro risorse
al servizio della
loro
regione
d’origine. E’ stato
quindi
con
grande
fiducia
che a fine ottobre
il
CEFA
ha
passato loro il
testimone
delle
attività, certo che
le azioni verranno
continuate
per
cercare di rispondere ai bisogni delle
popolazioni locali.
Il Cefa nella regione Tadla Azilal
A partire dal 2007 il CEFA ha deciso di
intervenire in un’altra regione fortemente
toccata dalla migrazione, soprattutto verso
l’Italia, la regione di Tadla Azilal e in
particolare le province di Beni Mellal e
Fkih Ben Salah. Si tratta questa volta di
un territorio dalle grandi potenzialità,
soprattutto nel campo agricolo, grazie ad
un sistema di irrigazione sviluppato dai
francesi e tuttora funzionante. Purtroppo
però questa potenziale ricchezza non si
traduce in occupazione per la numerosa
popolazione rurale, soprattutto in termini
di lavori che offrano salari e condizioni
dignitosi. Si è inoltre diffuso il mito del
migrante di successo: ogni estate città e
campagne sono invase da migranti
residenti in Europa che si presentano con
macchine costose, vestiti alla moda e
spendono fortune cercando di attirare al
massimo l’attenzione. Per questa ragione i
giovani non fanno neanche lo sforzo di
completare la scuola o di cercarsi un
lavoro. Sono convinti che la risposta alle
lunghe giornate d’ozio sia sull’altra
sponda del mare e che gli innumerevoli
racconti di naufragi e insuccessi non
riguarderanno mai loro stessi. Ognuno
1
pensa di essere più furbo, più coraggioso,
o forse semplicemente più fortunato di chi
ha tentato il viaggio prima di lui ed ha
fallito.
Oltre
alla
questione
dell’occupazione , la zona presenta anche
efficace, rispetto a questa componente del
progetto è stata l’accompagnamento delle
associazioni nella realizzazione di piccoli
progetti. Ciò ha dato loro la possibilità di
misurarsi con le difficoltà di gestione di
un piccolo finanziamento, dalla redazione
della proposta progettuale, alla gestione
della contabilità e delle attività. Tramite
questo
intervento
queste
piccole
associazioni hanno potuto crescere e
acquisire credibilità nel proprio territorio.
L’alfabetizzazione
altri problemi classici del Marocco:
l’onnipresente alto tasso di analfabetismo
femminile, la mancanza di infrastrutture
sociali,
l’assenza
dello
stato
nel
rispondere ai bisogni della popolazione
rurale come la costruzione di piste, di
ambulatori, di condotte dell’acqua, di
asili. A questa assenza tentano di fare
fronte le mille associazioni di villaggio o
regionali. La presenza di un tessuto
associativo vivo e ricco è straordinaria,
ma queste associazioni sono totalmente
impreparate a rispondere alle sfide
imposte dalla situazione.
E’ nato così il progetto « Renforcer le
capital social dans la zone située entre
Fkih Ben Salah, Beni Mellal et Souk Sebt
et la campagne sise dans ces localités »
cofinanziato dall’Unione Europea, il
Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) e
Enelcuore.
Fedele alla peculiarità del CEFA di
realizzare progetti che agiscano tanto nel
settore agricolo come in quello sociale,
anche questo progetto ha presentato varie
componenti.
Il lavoro con le associazioni
Per quanto riguarda il settore sociale si
è scelto un intervento proprio sul tessuto
associativo attraverso delle attività di
rafforzamento
con
formazioni
e
accompagnamento nella realizzazione di
microprogetti, con la collaborazione
dell’associazione
Espace
Associatif,
un’associazione attiva a livello nazionale
e dedita alla promozione del movimento
associativo. La nostra idea comune è
stata di dare alle associazioni degli
strumenti concreti e delle competenze che
permettessero loro di leggere meglio il
proprio territorio e diventare delle forze di
sviluppo. L’azione che si è rivelata più
Memori del grande impatto ottenuto nel
Beni
Meskine
con
l’attività
di
alfabetizzazione
femminile,
abbiamo
deciso di riproporre anche nel nuovo
progetto questa attività. I corsi sono stati
realizzati in collaborazione con due
partner locali, l’associazione AIDECA e
l’associazione ATD, partner che hanno
arricchito la nostra esperienza con nuovi
approcci e nuove visioni. Abbiamo per
esempio introdotto altre due annualità di
corso per tutte le beneficiarie e l’utilizzo di
un nuovo manuale sviluppato per noi, ad
hoc, da un esperto di alfabetizzazione a
livello nazionale. Anche questa volta i
risultati sono stati notevoli e siamo fieri
dei grandi progressi ottenuti dalle nostre
beneficiarie.
Per quanto riguarda l’agricoltura si è
deciso di lavorare in armonia con i piani
di sviluppo predisposti dal Ministero
dell’Agricoltura
che
prevedono
la
valorizzazione del settore dell’oleicoltura.
Questo settore ha un grande potenziale
nella zona grazie al clima e alla qualità
dei
terreni,
ma che
non
viene
adeguatamente sfruttato. Qui gli olivi, alti
e maestosi, vengono utilizzati per dividere
le parcelle dei campi e l’olio prodotto è
destinato solo al consumo familiare. Il
CEFA, in collaborazione con 5 cooperative
agricole, ha lavorato per rendere la
produzione d’olio di qualità un volano per
l’economia della zona, per creare posti di
lavoro e migliorare le condizioni
economiche locali. Un grande oleificio
dotato di tecnologia moderna (un
macchinario capace di triturare 20
tonnellate di olive al giorno) è stato
realizzato ed affidato alla gestione della
cooperativa
Ben
Youssef.
Contemporaneamente
sono
state
organizzate delle formazioni per il
miglioramento della coltura degli olivi, in
modo da migliorare la qualità delle olive e
conseguentemente l’olio. Ora si apre la
grande sfida di agire su tutta la filiera,
dalla
coltura
degli
alberi
alla
2
commercializzazione dell’olio.
Il progetto « Renforcer le capital social
dans la zone située entre Fkih Ben Salah,
Beni Mellal et Souk Sebt et la campagne
sise dans ces localités » si è concluso nel
maggio 2010 con una grande giornata di
festa presso l’oleificio in cui sono state
radunati tutti i beneficiari delle varie
componenti
e rappresentanti
delle
istituzioni e dei donatori.
Ma l’intervento del CEFA nella regione
non si è concluso. Si è cercato al contrario
di capitalizzare su ciò che si è appreso
dalla
realizzazione
del
progetto
precedente e si è studiato un progetto che
riprende alcune linee e tipologie
d’intervento su due comuni vicini. Dal
marzo 2010 è stato quindi lanciato
« Renforcement institutionnel et développement agricole intégré dans les communes rurales d’Afourer et Timoulilt
(Province de Azilal) ». Vedi “Notizie dai
progetti”.
Paola Chianca
Responsabile Paese
oltre che una fedeltà ed un consenso
diffuso e sincero. A questo proposito
occorre ricordare che nella comunicazione
politica delle proteste attuali si ravvisano
rivendicazioni rivolte al Re, e non contro
di lui. Gli obiettivi principali delle
contestazioni sono da individuare in
specifici elementi governativi. Altro fattore
fondamentale
di
differenza
è
l’analfabetismo
generalizzato
intorno al 40% quello
maschile, ed al 67%
quello femminile insieme
alla
distribuzione
geografica
della
popolazione,
largamente
concentrata nelle zone rurali isolate anni
luce dai centri urbani; tale fattore è
fondamentale per la mancata diffusione
dell’informazione. Proprio un ampio
accesso all’informazione è stato centrale
per la diffusione massiva delle proteste in
Libia, dove l’88% della popolazione
risiede in centri urbani della fascia
costiera.
I giovani attivisti del Movimento
del 20 Febbraio..
UN CASO PARTICOLARE...
C’è chi li chiama “sconvolgimenti”. C’è
chi le chiama “rivoluzioni”. C’è chi, invece,
li chiama “tumulti”. Di certo c’è che i
fruitori occidentali dei mass-media a
stampa, radio-televisivi e on-line sono
poco abituati ad una copertura completa e
differenziata delle dinamiche sociali e
politiche che caratterizzano ogni singolo
paese arabo i cui i moti popolari stanno
creando la storia. Il Marocco è un esempio
particolarmente
esplicativo
di
tale
“mancanza” mediatica. L’attrazione per lo
“spettacolo”
ha
necessariamente
offuscato,
agli
occhi
del
mondo
occidentale, l’andamento apparentemente
pacifico con il quale una parte del popolo
marocchino ha espresso la sua voglia di
cambiamento. In Marocco il dissenso
popolare ha percorso binari diversi
rispetto agli altri paesi arabi; binari che,
per il momento, non hanno condotto ad un
ribaltamento radicale del sistema politico.
La prima fondamentale differenza del
Marocco rispetto ai suoi vicini maghreibini
riguarda la diffusa sacralità della
Monarchia; la dinastia Alawita del Re
Mohamed
VI
vanta
infatti
una
discendenza diretta dal Profeta Maometto
Poco
si
è
parlato,
dunque,
dell’importanza del Movimento del 20
Febbraio, animatore delle manifestazioni
che, a partire appunto dal 20 Febbraio
2011, hanno percorso tutto il Marocco.
Composto principalmente da giovani
attivisti il Movimento del 20 Febbraio ha
cercato di canalizzare la protesta su una
ampia varietà di problematiche. La
disoccupazione in primo luogo; alto tasso
di disoccupati, orari di lavoro eccessivi,
salari bassi e mancanza del sussidio di
disoccupazione.
La
sanità
con
il
proliferare di cliniche private non
accessibili alla popolazione. La corruzione
ed il clientilismo, tara storica del Marocco.
La svendita ai privati di 3500 km di
costa, di terreni agricoli fertili e delle
risorse
d’acqua
senza
previa
consultazione della popolazione. La
questione abitativa con l’aumento alle
stelle dei prezzi degli appartamenti. La
limitata libertà di dissenso e la
repressione delle autorità verso chi chiede
il rispetto dei diritti del cittadino. La
riforma dei partiti e delle elite politiche di
governo.
3
Una cronologia delle manifestazioni
A partire dunque dal 20 Febbraio 2010
una serie di manifestazioni hanno
coinvolto l’intero Marocco in maniera
capillare e senza discriminazioni tra
centro e periferia.
Da Casablanca a
Rabat, da Al Hoceima a Beni Mellal
passando per Tangeri e Fez. La
partecipazione del popolo è stata ingente,
con la solita “recita delle cifre” tra fonti
governative (120.000) e fonti degli
organizzatori (300.000) per la sola
giornata
del
20
Febbraio.
La
partecipazione è stata dunque crescente
fino ad arrivare al suo culmine con la
manifestazione del 20 Marzo dove si sono
registrate
50.000 persone solo
a
Casablanca. In precedenza si è parlato
del Marocco come di un “caso particolare”
e di un clima “apparentemente” pacifico.
In
realtà
sono
stati
registrati,
principalmente da blog e giornali online
indipendenti (corredati di video amatoriali
ed immagini), diversi atti di repressione
violenta da parte della polizia. Cinque
morti ad Al Hoceima ed una violenta
repressione da parte della polizia, il 13
Marzo, durante un sit-in di protesta in
Piazza Mohamed V a Casablanca.
Quindici feriti ed un morto il 25 e 26
febbraio durante il Festival del mare e del
deserto
a
Dakla
quando
giovani
provenienti
da
differenti
quartieri
(marocchini e Saharaoui separatisti
secondo le autorità) hanno dato vita ad
una guerrigilia urbana. Un morto a
Khouribga il 15 marzo 2011 in seguito ai
violenti scontri tra forze dell'ordine e
gruppi di minatori in pensione; i minatori
chiedevano l’assunzione diretta dei propri
figli presso “l’Office Cherifien des
Phospates”. Il 27 Marzo, a Rabat, violenta
aggressione (documentata con un video)
della polizia contro Abdessalam Labyad,
militante del movimento del 20 febbraio. A
questo proposito è importante citare le
parole di Philip Luther, vice-direttore per il
Medio-Oriente e l’Africa del Nord di
Amnesty International: "Ho recensito 120
interpellazioni a Casablanca domenica
scorsa (20 Marzo, ndt) ed ho raccolto le
testimonianze di numerosi feriti. Le
autorità marocchine devono garantire il
diritto dei manifestanti ad esprimere
pacificamente i loro punti di vista e e le
loro rivendicazioni e ordinare alle forze
dell'ordine di non adottare un uso
improprio o sproporzionato della forza
per
disperdere
i
manifestanti,
conformemente
agli
ingaggi
internazionali del Marocco in materia di
diritti dell'uomo e delle promesse fatte
Il
movimento
popolare
dal
Re".
marocchino si è distinto anche per le
pratiche innovative di protesta messe in
atto durante le manifestazioni tanto da
essere fonte d’ispirazione per il neonato
movimento del 15 Maggio spagnolo.
Domenica 6 Marzo davanti alla sede del
Parlamento,
a
Rabat, 60 giovani si
sono
immobilizzati
per 5 minuti in
seguito ad un acuto
fischio
collettivo,
azione
conosciuta
come tecnica del
“congelamento”.
Inoltre un concerto
rap
è
stato
organizzato, questa
volta a Casablanca, dai giovani del
movimento insieme a letture di poesie.
Inoltre i militanti del partito islamista di
estrema sinistra Al Adl Wal Ihsan hanno
organizzato il cosiddetto “waqafat al
masjidiya”, una sorta di sit-in, dopo la
preghiera del Venerdì di fronte tutte le
moschee del Paese.
Un discorso inaspettato..
Il Re Mohamed VI non è rimasto
indifferente
alla
movimentazione
popolare, confermando che il Marocco è
un caso particolare. Il 9 Marzo 2010,
quindi solo 2 settimane dall’inizio delle
manifestazioni, annuncia un discorso alla
Nazione che da molti viene considerato
“storico”.
Ricapitolando,
il
Sovrano
promette di rafforzare lo statuto del primo
ministro titolare di un potere esecutivo
pronunciando,
inoltre,
la
frase:
“rivoluzione profonda della costituzione”,
ampliando
il
campo
delle
libertà
individuali e pubbliche, stabilendo la
supremazia
e
l'indipendenza
della
magistratura oltre alla separazione e
l'equilibrio dei poteri. Il discorso del Re è
stato sicuramente storico ma ha suscitato
opinioni profondamente contrastanti. Molti
considerano
quest’evento
come
fondamentale per il cammino del Marocco
verso la democrazia. Molti opinionisti, non
pochi, considerano le parole del Re
“ambigue” facendo una attenta analisi
testuale del discorso. In particolare si
riflette sul valore dell’articolo “un” riferito
al potere esecutivo dato al Primo Ministro
che non escluderebbe dunque un altro
potere esecutivo pertinente al Re.
4
Le reazioni del Makhzen..
Le reazioni governative però, oltre al
già citato discorso Reale, non si fermano.
Il 14 Aprile 2011 il Re Mohamed V firma
un ordine di grazia per 190 detenuti
politici e di opinione (risalenti alla dura
repressione post-attentato di Casablanca
nel 2003) tra cui attivisti saharawi e
amazigh. La loro liberazione, come
l’abolizione della legge anti-terrorismo, il
progressivo dismembramento della polizia
politica e la chiusura del centro di
detenzione e tortura di Temara, era tra le
principali richieste del movimento del 20
Febbraio. La contestazione, comunque,
non si placa. Viene indetta una terza
giornata di protesta nazionale per il 24
Aprile 2011. Le cifre, ancora una volta,
sono
discordanti.
Gli
organizzatori
parlano di 800.000 persone in tutto il
paese (a Casablanca, Rabat, Tangeri,
Tetouan, Al Hoceima, Errachidia le
manifestazioni maggiori). Interessante
citare, nella giornata del 24 Aprile, la
protesta di 5.000 laureati marocchini di
fronte il Palazzo Reale di Rabat. I
manifestanti sono stati dispersi con
violenza dalla polizia provocando almeno
10 feriti. Il 28 Aprile 2011 una forte
esplosione in un Caffè di Marrakech
sposta bruscamente l’attenzione dai
movimenti di protesta verso il terrorismo
di matrice islamica. Sono 17 i morti di cui
13 stranieri. La popolazione marocchina
non nasconde i propri dubbi in merito alla
natura dell’attentato e teme la ripetizione
dello scenario seguito agli attentai del
2003 a Casablanca: arresti di massa,
processi
farsa,
intensificazione
del
controllo verso ogni forma di dissenso,
torture. Nonostante ciò la protesta non si
ferma ma anzi sembra fortificarsi
nell’esprimere la propria indignazione nei
confronti dell’attentato. L’8 Maggio 2011,
infatti, 7.000 persone (2.000 secondo il
Ministero dell’Interno) manifestano a
Marrakech al grido di: “No al terrorismo!”,
“Un re che regna ma non governa”, “Per
una
nuova
Costituzione”.
Altre
manifestazioni hanno percorso l’intero
Marocco il 15 Maggio 2011 ed in
particolare a Marrakech dove sono stati
registrati 6.000 partecipanti. Lo stesso
giorno a Rabat, 10 persone sono state
ferite dalla polizia durante un sit-in di
protesta di fronte al centro di detenzione
di Temara. Repressione verificatasi anche
il 22 Maggio 2011 a Rabat e Casablanca
con migliaia di manifestanti dispersi dalla
polizia. Il Makhzen (l’apparato di
governo), però, mostra i primi segnali di
insofferenza. Decide, infatti, di vietare
ufficialmente le manifestazioni previste
per il 28 e 29 Maggio. I giovani del
movimento del 20 Febbraio organizzano
dunque su Facebook e Twitter nuove
manifestazioni in tutto il paese. Anche
questa volta la polizia disperde i
manifestanti con getti
d’acqua e manganelli
non
solo
a
Casablanca e Rabat
ma anche a Tanger ed
Agadir; questa volta,
però, con un tragico
finale. Ovvero la morte
di Kamal ammari,
giovane militante del
20 Febbraio. Picchiato
a
sangue
nella
giornata di domenica Kamal, dopo essere
stato ricoverato in ospedale, muore per
una crisi cardiaca il 2 Giugno 2011. Solo
tre giorni prima l’Unione Europea, nella
figura di Natasha Butler (portavoce del
Commissario alle Politiche di vicinato
Stefan Fule), aveva condannato l’uso
della
violenza
per
reprimere
le
manifestazioni auspicando il rispetto delle
libertà fondamentali da parte del governo
di Rabat.
Aldilà delle opinioni divergenti sulla
reale volontà di cambiamento della
Monarchia anche il Marocco si inserisce
con pieno diritto nel momento storico del
mondo arabo e della sua voglia di
rinnovamento. Solo la storia, però, potrà
giudicare
se
questo
cambiamento
restituirà o meno i diritti a lungo negati
delle popolazioni arabe.
Andrea Belfiore
Volontario servizio civile
5
Notizie dai progetti
Il progetto « Renforcement institutionnel et développement agricole intégré dans les
communes rurales d’Afourer et Timoulilt (Province de Azilal) » cofinanziato dall’Unione
Europea, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Regione Sicilia, ha avuto ufficialmente
inizio nel marzo 2010. La zone d’intervento sono
due comuni rurali, Afourer e Timoulilt, che si trovano
a circa 20 chilometri da Beni Mellal, nella zona
pedemontana. Le condizioni di vita degli abitanti
sono ancora più dure degli abitanti della pianura,
ma le problematiche molto simili. Ancora un volta si
è scelto di intervenire sulla società civile, lavorando
al rafforzamento delle associazioni locali, con la
collaborazione di un nuovo partner nazionale,
l’AMSED. Inoltre l’intervento è stato arricchito con
un’azione
anche
presso
le
istituzioni
per
sensibilizzarle al lavoro in collaborazione con le
associazioni e dare loro gli strumenti per rispondere
meglio ai bisogni della popolazione. Si è anche scelto
di continuare a lavorare nel campo dell’oleicoltura. Il
prodotto è diverso, le olive da tavola, e la scala di
intervento più ridotta, attraverso l’appoggio a due piccole cooperative, di cui una creata
ad hoc dal progetto stesso. L’intervento prevede ancora una volta formazioni per gli
agricoltori, per migliorare la qualità del prodotto da trasformare, formazioni per la
trasformazione stessa del prodotto e la realizzazione di locali per la produzione
equipaggiati di tutto il necessario.
Il contributo della Regione Emilia Romagna ha anche consentito di proseguire i corsi
di alfabetizzazione per le beneficiarie del progetto precedente. Ciò ha permesso di
completare il ciclo e di lanciare una valutazione dell’impatto del nuovo manuale
sull’insegnamento. Inoltre, sempre tramite la Regione Emilia Romagna, il progetto è
associato ad altre attività realizzate da associazioni marocchine attive nel Sud del
paese e in particolare presso l’oasi di
Tata e ad Essaouira. Questa componente
di progetto è stata promossa da Sopra i
Ponti,
un’associazione
di
migranti
marocchini di Bologna che da anni
realizza attività tra l’Italia e il Marocco, e
da Mani, associazione di Parma.
Nell’ambito del contributo della Regione
Emilia
Romagna,
le
due
realtà
associative del centro e del sud del
paese, così diverse e variegate, avranno
la possibilità di incontrarsi , di scambiare
esperienze e arricchirsi delle conoscenze
dell’altro. L’idea è di creare una rete che
le possa legare in modo stabile.
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Notizie Flash
Mawazine – Ritmi del Mondo
Dal 20 al 28 maggio si è tenuto a Rabat il festival Mawazine, Ritmi del mondo,
ormai arrivato alla sua 10° edizione. Si tratta di un festival di musica con artisti
provenienti da tutto il mondo e che per una decina di giorni trasforma completamente
il volto della capitale. Ci sono palcoscenici in tutti i luoghi più suggestivi della città e
migliaia di persone ogni anno convergono per godere del ricco programma. Il Festival è
stato fortemente voluto dal Sovrano ed è sponsorizzato da imprese di Stato e grandi
gruppi privati vicini alla Corte. Quest’anno il Festival è stato particolarmente criticato e
ha fatto l’oggetto di campagne di boicottaggi di militanti vicini al Movimento del 20
febbraio. L’idea è di protestare contro le enormi spese che comporta in un paese
colpito dalla povertà endemica, dalla disoccupazione, dalla mancanza di servizi
pubblici.
Il Marocco diventa « partner per la democrazia » del Consiglio d’Europa
L'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha concesso, il 21
giugno, al Marocco lo statuto di « Partner per la Democrazia », augurando che altri
paesi della regione possano presto unirsi a lui.
La soluzione adottata impegna il Marocco a promuovere la partecipazione
equilibrata delle donne e degli uomini alla vita pubblica e alla politica, la libertà di
religione, la democrazia locale e regionale. Richiede inoltre a Rabat di abolire la pena
di morte dal codice penale, di lottare contro la corruzione e di garantire l’indipendenza
e l’imparzialità dei giudici.
Una Delegazione marocchina, composta da 6 parlamentari e i loro supplenti,
siederà presso l’APCE, ma non disporrà di diritto di voto.
(Fonte: Le Monde.fr)
Presentata la proposta di nuova Costituzione.
Venerdì 17 giugno il re del Marocco, Mohammed VI, ha reso pubblica, attraverso un
discorso alla Nazione , la proposta di nuova Costituzione.
Ricordiamo che lo scorso 9 marzo, durante un altro e fondamentale discorso
ufficiale alla Nazione, il re, chiamato affettuosamente M6 dai suoi sudditi, aveva
annunciato la volontà di lanciare una riforma globale delle Costituzione per dare “un
forte impulso alla dinamica riformatrice profonda in corso”. L’annuncio era la prima
dichiarazione ufficiale del Sovrano dopo le manifestazioni iniziate il 20 febbraio. Da
allora una Commissione per la Revisione della Costituzione ha lavorato per
interpretare il nuovo corso del paese.
Nelle parole del Re, il testo proposto venerdì ha come obiettivo di consolidare “i
pilastri di una monarchia costituzionale, democratica, parlamentare e sociale”.
Nella realtà il testo è molto criticato da alcuni ricercatori e soprattutto dal principale
movimento di protesta attivo nel paese, il Movimento del 20 febbraio, per la ragione
principale che il potere reale, resta estremamente ampio.
Il testo sarà sottoposto al giudizio popolare attraverso un Referendum che dovrebbe
svolgersi il prossimo 1° luglio ed essere seguito dalle elezioni legislative anticipate il
prossimo 7 ottobre.
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Marocco in Tavola
Ricetta Msemmen
Msemmen. Prima di lasciarvi alla loro preparazione e` meglio cercare di spiegare un
po’ di cosa stiamo parlando. Arduo compito, visto che non esiste qualcosa di
equivalente in Italia. Sono come il pane ma piu’ sottili come fossero delle pizze formate
da diversi fogli. Si possono mangiare salate, zuccherate, farcite.
Ingredienti:
• ½ kg Farina di grano duro
• 1Kg Farina di grano tenero tipo 00
• 250 gr di semola
• 250 gr di burro
• ½ l. Olio di semi
Preparazione:
• Scaldate dell’acqua in un bollitore
• Setacciate la farina bianca
• Aggiungete la metà della farina gialla
• Mettere 2 manciatine di sale
• Impastate energicamente coi pugni aggiungendo poco per volta l'acqua calda fino ad
ottenere un composto omogeneo, leggero, umido.
• Aggiungete un po’ d’olio
• Oliate la pentola e mettetela sul fuoco (fatela scaldare per molto tempo)
• Prendete un piatto grande e oliarlo
• Preparate una ciotola all’interno della quale mettere un po’ di burro e d'olio
• Preparate un’altra ciotola con un po’ di semola
• Lubrificatevi le dita all’interno della ciotola contenente il burro e l’olio
• Dall’impasto preparato ricavate delle palline
• Stendete le palline con le mani unte d’olio (magari potrebbe essere utile ungere la
superficie dove verranno stese) formando dei quadrati
• Ripiegare la pasta stesa su se stessa, lubrificandola con olio e burro e
spolverizzandola leggermente con del semolino in ogni piega.
• Una volta stese metterle da parte
• Intanto la padella che e’ stata messa sul fuoco fuma (non spegnete il fornello al
massimo aggiungete dell’olio)
• Prendete un quadrato e stendetelo nuovamente sempre con le mani unte (mentre
setendete cercate di mantenere la forma quadrata)
• Prima di sistemare il quadrato steso nella padella aggiungete gocce d’olio nella
padella
• Mettete il quadrato nella padella calda e fatelo dorare su entrambi i lati
aggiungendo con le dita dell’olio
• Servirtele calde con formaggino, miele o marmellata.
Buon appetito!
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