Bab el maghreb N1 giugno 2011.pub
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Bab el maghreb N1 giugno 2011.pub
Editoriale Bab el Maghreb. La Porta del Marocco. O anche la porta del Ponente e, per trasposizione, dell’Occidente. Nell’ambiguità della traduzione del nome arabo sta tutto il senso della nostra iniziativa. Un bollettino dal Marocco. Una porta al confine tra due mondi, una finestra che mette in comunicazione due universi così vicini e così lontani. Il Marocco, un paese che molti credono di conoscere, ma sul quale prevalgono i luoghi comuni e pregiudizi. Un mondo così diverso, ma in realtà così simile. In cui le differenze culturali e religiose macroscopiche nascondono un similitudine di base, una sintonia da ricercare, piccoli gesti comuni sulle due sponde del Mediterraneo. Sommario: Il Cefa in Marocco........ 1 Un caso particolare ..... 3 Notizie dai progetti....... 6 Notizie Flash................ 7 Il Marocco in tavola...... 8 Purtroppo, le informazioni che arrivano in Europa sul Marocco e i suoi vicini sono spesso deformate, parziali e piene di pregiudizi e contribuiscono a creare una profonda incomprensione. Noi crediamo invece che valga la pena di conoscere meglio questo posto così ricco di cultura, così contraddittorio, così affascinante e nello stesso tempo difficile e snervante. Crediamo sia importante far conoscere in quali problemi si dibatta, quali limiti culturali ed economici debba superare, ma anche quanto sia attiva la sua società civile, quali siano i dibattiti che appassionano la sua opinione pubblica, quali mode seguano i suoi giovani, di cosa si discuta nei caffè e cosa si trovi sulle tavole imbandite. Cercheremo di mettervi in contatto con questo affascinante paese attraverso gli occhi dei suoi blogger, dei suoi giornalisti, ma anche attraverso lo sguardo privilegiato che è tipicamente il nostro, di cooperanti che lavorano sul terreno, che incontrano le persone umili e le alte autorità statali. Vi proporremo temi trattati dalla stampa nazionale, problematiche affrontate dai numerosi blog attivi nel paese, ma anche argomenti più legati alla nostra esperienza lavorativa. E nel frattempo vi terremo informati sugli sviluppi dei nostri progetti, sulle nostre attività, i nostri piccoli successi e i nostri problemi quotidiani. Speriamo potrete scoprire un Marocco nuovo e diverso, lontano dalle immagini stereotipate del turismo di massa e degli infiniti articoli sulle “orde” di migranti. E ci auguriamo che questa scoperta potrà contribuire ad una maggiore comprensione, tolleranza ed apertura verso questi nostri lontani cugini. Paola Chianca Responsabile Paese Anno I—Numero I - Giugno 2011 IL CEFA IN MAROCCO Gli inizi nella regione “Beni Meskine” Il CEFA ha iniziato le sue attività nel 1998 dietro la spinta di un gruppo di migranti residenti nella provincia di Bologna, che hanno sollecitato una missione dell’allora Presidente Bersani per identificare possibili interventi nella loro regione d’origine, il Beni Meskine (letteralmente, figlio del povero). E veramente di una regione povera e difficile si tratta, un terra sassosa ed arida a rischio di desertificazione, che dà poco e in modo irregolare ai suoi abitanti, dediti soprattutto alla coltivazione di cereali e all’allevamento. Una terra toccata in modo endemico dalla fluorosi, una malattia causata dall’eccesso di fluoro nelle sue falde acquifere e che crea danni permanenti alla struttura ossea e ai denti di uomini ed animali. Infine, una terra di villaggi isolati, di scuole lontane, di donne per lo più analfabete e di bambini che lavorano invece che studiare. L’intervento del CEFA ha cercato di rispondere a tutti questi problemi attraverso un progetto integrato che comprendesse azioni agricole e azioni a carattere sociale legate al settore dell’educazione. Le azioni sono state realizzate su un arco di tempo molto ampio, dal lontano 1998, appunto, fino all’ottobre 2010, attraverso progetti finanziati da diversi donatori, tra i quali i principali sono stati il Ministero degli Affari Esteri italiano, l’Unione Europea, la Regione Emilia Romagna e la Regione Lombardia. Attività integrate agricole e sociali Le attività di tipo agricolo si sono concentrate nella creazione di un Centro Servizi che fornisse assistenza tecnica e materiali agli agricoltori della zona, per migliorare le produzioni e adottare tecniche più moderne e più performanti. Il Centro ha anche organizzato formazioni e promosso sperimentazioni, tra cui un sistema di lotta contro la fluorosi realizzata con l’aiuto di università e servizi agricoli statali. Per la componente sociale, l’alfabetizzazione femminile è stata l’attività principale e che ha dato i frutti migliori, con un impatto sulla vita delle beneficiarie veramente straordinario. Le donne che hanno seguito i corsi ci hanno raccontato dei grandi cambiamenti che ci sono stati nelle loro vite, da una ritrovata autonomia e libertà ad una maggiore sicurezza di sé. I corsi di alfa sono stati affiancati ad attività extra scolastiche presso le scuole del territorio, azioni di lotta contro l’abbandono scolastico e animazioni culturali come la biblioteca e il cinema itinerante. Il passaggio del testimone: L’ABMDH Nel corso degli anni si è instaurata una collaborazione molto ricca con una associazione locale, l’ABMDH (Association Beni Meskine pour le Developpement Humain), associazione costituita da professionisti (prevalentemente veterinari) originari della zona che hanno deciso di mettere le loro competenze e le loro risorse al servizio della loro regione d’origine. E’ stato quindi con grande fiducia che a fine ottobre il CEFA ha passato loro il testimone delle attività, certo che le azioni verranno continuate per cercare di rispondere ai bisogni delle popolazioni locali. Il Cefa nella regione Tadla Azilal A partire dal 2007 il CEFA ha deciso di intervenire in un’altra regione fortemente toccata dalla migrazione, soprattutto verso l’Italia, la regione di Tadla Azilal e in particolare le province di Beni Mellal e Fkih Ben Salah. Si tratta questa volta di un territorio dalle grandi potenzialità, soprattutto nel campo agricolo, grazie ad un sistema di irrigazione sviluppato dai francesi e tuttora funzionante. Purtroppo però questa potenziale ricchezza non si traduce in occupazione per la numerosa popolazione rurale, soprattutto in termini di lavori che offrano salari e condizioni dignitosi. Si è inoltre diffuso il mito del migrante di successo: ogni estate città e campagne sono invase da migranti residenti in Europa che si presentano con macchine costose, vestiti alla moda e spendono fortune cercando di attirare al massimo l’attenzione. Per questa ragione i giovani non fanno neanche lo sforzo di completare la scuola o di cercarsi un lavoro. Sono convinti che la risposta alle lunghe giornate d’ozio sia sull’altra sponda del mare e che gli innumerevoli racconti di naufragi e insuccessi non riguarderanno mai loro stessi. Ognuno 1 pensa di essere più furbo, più coraggioso, o forse semplicemente più fortunato di chi ha tentato il viaggio prima di lui ed ha fallito. Oltre alla questione dell’occupazione , la zona presenta anche efficace, rispetto a questa componente del progetto è stata l’accompagnamento delle associazioni nella realizzazione di piccoli progetti. Ciò ha dato loro la possibilità di misurarsi con le difficoltà di gestione di un piccolo finanziamento, dalla redazione della proposta progettuale, alla gestione della contabilità e delle attività. Tramite questo intervento queste piccole associazioni hanno potuto crescere e acquisire credibilità nel proprio territorio. L’alfabetizzazione altri problemi classici del Marocco: l’onnipresente alto tasso di analfabetismo femminile, la mancanza di infrastrutture sociali, l’assenza dello stato nel rispondere ai bisogni della popolazione rurale come la costruzione di piste, di ambulatori, di condotte dell’acqua, di asili. A questa assenza tentano di fare fronte le mille associazioni di villaggio o regionali. La presenza di un tessuto associativo vivo e ricco è straordinaria, ma queste associazioni sono totalmente impreparate a rispondere alle sfide imposte dalla situazione. E’ nato così il progetto « Renforcer le capital social dans la zone située entre Fkih Ben Salah, Beni Mellal et Souk Sebt et la campagne sise dans ces localités » cofinanziato dall’Unione Europea, il Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) e Enelcuore. Fedele alla peculiarità del CEFA di realizzare progetti che agiscano tanto nel settore agricolo come in quello sociale, anche questo progetto ha presentato varie componenti. Il lavoro con le associazioni Per quanto riguarda il settore sociale si è scelto un intervento proprio sul tessuto associativo attraverso delle attività di rafforzamento con formazioni e accompagnamento nella realizzazione di microprogetti, con la collaborazione dell’associazione Espace Associatif, un’associazione attiva a livello nazionale e dedita alla promozione del movimento associativo. La nostra idea comune è stata di dare alle associazioni degli strumenti concreti e delle competenze che permettessero loro di leggere meglio il proprio territorio e diventare delle forze di sviluppo. L’azione che si è rivelata più Memori del grande impatto ottenuto nel Beni Meskine con l’attività di alfabetizzazione femminile, abbiamo deciso di riproporre anche nel nuovo progetto questa attività. I corsi sono stati realizzati in collaborazione con due partner locali, l’associazione AIDECA e l’associazione ATD, partner che hanno arricchito la nostra esperienza con nuovi approcci e nuove visioni. Abbiamo per esempio introdotto altre due annualità di corso per tutte le beneficiarie e l’utilizzo di un nuovo manuale sviluppato per noi, ad hoc, da un esperto di alfabetizzazione a livello nazionale. Anche questa volta i risultati sono stati notevoli e siamo fieri dei grandi progressi ottenuti dalle nostre beneficiarie. Per quanto riguarda l’agricoltura si è deciso di lavorare in armonia con i piani di sviluppo predisposti dal Ministero dell’Agricoltura che prevedono la valorizzazione del settore dell’oleicoltura. Questo settore ha un grande potenziale nella zona grazie al clima e alla qualità dei terreni, ma che non viene adeguatamente sfruttato. Qui gli olivi, alti e maestosi, vengono utilizzati per dividere le parcelle dei campi e l’olio prodotto è destinato solo al consumo familiare. Il CEFA, in collaborazione con 5 cooperative agricole, ha lavorato per rendere la produzione d’olio di qualità un volano per l’economia della zona, per creare posti di lavoro e migliorare le condizioni economiche locali. Un grande oleificio dotato di tecnologia moderna (un macchinario capace di triturare 20 tonnellate di olive al giorno) è stato realizzato ed affidato alla gestione della cooperativa Ben Youssef. Contemporaneamente sono state organizzate delle formazioni per il miglioramento della coltura degli olivi, in modo da migliorare la qualità delle olive e conseguentemente l’olio. Ora si apre la grande sfida di agire su tutta la filiera, dalla coltura degli alberi alla 2 commercializzazione dell’olio. Il progetto « Renforcer le capital social dans la zone située entre Fkih Ben Salah, Beni Mellal et Souk Sebt et la campagne sise dans ces localités » si è concluso nel maggio 2010 con una grande giornata di festa presso l’oleificio in cui sono state radunati tutti i beneficiari delle varie componenti e rappresentanti delle istituzioni e dei donatori. Ma l’intervento del CEFA nella regione non si è concluso. Si è cercato al contrario di capitalizzare su ciò che si è appreso dalla realizzazione del progetto precedente e si è studiato un progetto che riprende alcune linee e tipologie d’intervento su due comuni vicini. Dal marzo 2010 è stato quindi lanciato « Renforcement institutionnel et développement agricole intégré dans les communes rurales d’Afourer et Timoulilt (Province de Azilal) ». Vedi “Notizie dai progetti”. Paola Chianca Responsabile Paese oltre che una fedeltà ed un consenso diffuso e sincero. A questo proposito occorre ricordare che nella comunicazione politica delle proteste attuali si ravvisano rivendicazioni rivolte al Re, e non contro di lui. Gli obiettivi principali delle contestazioni sono da individuare in specifici elementi governativi. Altro fattore fondamentale di differenza è l’analfabetismo generalizzato intorno al 40% quello maschile, ed al 67% quello femminile insieme alla distribuzione geografica della popolazione, largamente concentrata nelle zone rurali isolate anni luce dai centri urbani; tale fattore è fondamentale per la mancata diffusione dell’informazione. Proprio un ampio accesso all’informazione è stato centrale per la diffusione massiva delle proteste in Libia, dove l’88% della popolazione risiede in centri urbani della fascia costiera. I giovani attivisti del Movimento del 20 Febbraio.. UN CASO PARTICOLARE... C’è chi li chiama “sconvolgimenti”. C’è chi le chiama “rivoluzioni”. C’è chi, invece, li chiama “tumulti”. Di certo c’è che i fruitori occidentali dei mass-media a stampa, radio-televisivi e on-line sono poco abituati ad una copertura completa e differenziata delle dinamiche sociali e politiche che caratterizzano ogni singolo paese arabo i cui i moti popolari stanno creando la storia. Il Marocco è un esempio particolarmente esplicativo di tale “mancanza” mediatica. L’attrazione per lo “spettacolo” ha necessariamente offuscato, agli occhi del mondo occidentale, l’andamento apparentemente pacifico con il quale una parte del popolo marocchino ha espresso la sua voglia di cambiamento. In Marocco il dissenso popolare ha percorso binari diversi rispetto agli altri paesi arabi; binari che, per il momento, non hanno condotto ad un ribaltamento radicale del sistema politico. La prima fondamentale differenza del Marocco rispetto ai suoi vicini maghreibini riguarda la diffusa sacralità della Monarchia; la dinastia Alawita del Re Mohamed VI vanta infatti una discendenza diretta dal Profeta Maometto Poco si è parlato, dunque, dell’importanza del Movimento del 20 Febbraio, animatore delle manifestazioni che, a partire appunto dal 20 Febbraio 2011, hanno percorso tutto il Marocco. Composto principalmente da giovani attivisti il Movimento del 20 Febbraio ha cercato di canalizzare la protesta su una ampia varietà di problematiche. La disoccupazione in primo luogo; alto tasso di disoccupati, orari di lavoro eccessivi, salari bassi e mancanza del sussidio di disoccupazione. La sanità con il proliferare di cliniche private non accessibili alla popolazione. La corruzione ed il clientilismo, tara storica del Marocco. La svendita ai privati di 3500 km di costa, di terreni agricoli fertili e delle risorse d’acqua senza previa consultazione della popolazione. La questione abitativa con l’aumento alle stelle dei prezzi degli appartamenti. La limitata libertà di dissenso e la repressione delle autorità verso chi chiede il rispetto dei diritti del cittadino. La riforma dei partiti e delle elite politiche di governo. 3 Una cronologia delle manifestazioni A partire dunque dal 20 Febbraio 2010 una serie di manifestazioni hanno coinvolto l’intero Marocco in maniera capillare e senza discriminazioni tra centro e periferia. Da Casablanca a Rabat, da Al Hoceima a Beni Mellal passando per Tangeri e Fez. La partecipazione del popolo è stata ingente, con la solita “recita delle cifre” tra fonti governative (120.000) e fonti degli organizzatori (300.000) per la sola giornata del 20 Febbraio. La partecipazione è stata dunque crescente fino ad arrivare al suo culmine con la manifestazione del 20 Marzo dove si sono registrate 50.000 persone solo a Casablanca. In precedenza si è parlato del Marocco come di un “caso particolare” e di un clima “apparentemente” pacifico. In realtà sono stati registrati, principalmente da blog e giornali online indipendenti (corredati di video amatoriali ed immagini), diversi atti di repressione violenta da parte della polizia. Cinque morti ad Al Hoceima ed una violenta repressione da parte della polizia, il 13 Marzo, durante un sit-in di protesta in Piazza Mohamed V a Casablanca. Quindici feriti ed un morto il 25 e 26 febbraio durante il Festival del mare e del deserto a Dakla quando giovani provenienti da differenti quartieri (marocchini e Saharaoui separatisti secondo le autorità) hanno dato vita ad una guerrigilia urbana. Un morto a Khouribga il 15 marzo 2011 in seguito ai violenti scontri tra forze dell'ordine e gruppi di minatori in pensione; i minatori chiedevano l’assunzione diretta dei propri figli presso “l’Office Cherifien des Phospates”. Il 27 Marzo, a Rabat, violenta aggressione (documentata con un video) della polizia contro Abdessalam Labyad, militante del movimento del 20 febbraio. A questo proposito è importante citare le parole di Philip Luther, vice-direttore per il Medio-Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International: "Ho recensito 120 interpellazioni a Casablanca domenica scorsa (20 Marzo, ndt) ed ho raccolto le testimonianze di numerosi feriti. Le autorità marocchine devono garantire il diritto dei manifestanti ad esprimere pacificamente i loro punti di vista e e le loro rivendicazioni e ordinare alle forze dell'ordine di non adottare un uso improprio o sproporzionato della forza per disperdere i manifestanti, conformemente agli ingaggi internazionali del Marocco in materia di diritti dell'uomo e delle promesse fatte Il movimento popolare dal Re". marocchino si è distinto anche per le pratiche innovative di protesta messe in atto durante le manifestazioni tanto da essere fonte d’ispirazione per il neonato movimento del 15 Maggio spagnolo. Domenica 6 Marzo davanti alla sede del Parlamento, a Rabat, 60 giovani si sono immobilizzati per 5 minuti in seguito ad un acuto fischio collettivo, azione conosciuta come tecnica del “congelamento”. Inoltre un concerto rap è stato organizzato, questa volta a Casablanca, dai giovani del movimento insieme a letture di poesie. Inoltre i militanti del partito islamista di estrema sinistra Al Adl Wal Ihsan hanno organizzato il cosiddetto “waqafat al masjidiya”, una sorta di sit-in, dopo la preghiera del Venerdì di fronte tutte le moschee del Paese. Un discorso inaspettato.. Il Re Mohamed VI non è rimasto indifferente alla movimentazione popolare, confermando che il Marocco è un caso particolare. Il 9 Marzo 2010, quindi solo 2 settimane dall’inizio delle manifestazioni, annuncia un discorso alla Nazione che da molti viene considerato “storico”. Ricapitolando, il Sovrano promette di rafforzare lo statuto del primo ministro titolare di un potere esecutivo pronunciando, inoltre, la frase: “rivoluzione profonda della costituzione”, ampliando il campo delle libertà individuali e pubbliche, stabilendo la supremazia e l'indipendenza della magistratura oltre alla separazione e l'equilibrio dei poteri. Il discorso del Re è stato sicuramente storico ma ha suscitato opinioni profondamente contrastanti. Molti considerano quest’evento come fondamentale per il cammino del Marocco verso la democrazia. Molti opinionisti, non pochi, considerano le parole del Re “ambigue” facendo una attenta analisi testuale del discorso. In particolare si riflette sul valore dell’articolo “un” riferito al potere esecutivo dato al Primo Ministro che non escluderebbe dunque un altro potere esecutivo pertinente al Re. 4 Le reazioni del Makhzen.. Le reazioni governative però, oltre al già citato discorso Reale, non si fermano. Il 14 Aprile 2011 il Re Mohamed V firma un ordine di grazia per 190 detenuti politici e di opinione (risalenti alla dura repressione post-attentato di Casablanca nel 2003) tra cui attivisti saharawi e amazigh. La loro liberazione, come l’abolizione della legge anti-terrorismo, il progressivo dismembramento della polizia politica e la chiusura del centro di detenzione e tortura di Temara, era tra le principali richieste del movimento del 20 Febbraio. La contestazione, comunque, non si placa. Viene indetta una terza giornata di protesta nazionale per il 24 Aprile 2011. Le cifre, ancora una volta, sono discordanti. Gli organizzatori parlano di 800.000 persone in tutto il paese (a Casablanca, Rabat, Tangeri, Tetouan, Al Hoceima, Errachidia le manifestazioni maggiori). Interessante citare, nella giornata del 24 Aprile, la protesta di 5.000 laureati marocchini di fronte il Palazzo Reale di Rabat. I manifestanti sono stati dispersi con violenza dalla polizia provocando almeno 10 feriti. Il 28 Aprile 2011 una forte esplosione in un Caffè di Marrakech sposta bruscamente l’attenzione dai movimenti di protesta verso il terrorismo di matrice islamica. Sono 17 i morti di cui 13 stranieri. La popolazione marocchina non nasconde i propri dubbi in merito alla natura dell’attentato e teme la ripetizione dello scenario seguito agli attentai del 2003 a Casablanca: arresti di massa, processi farsa, intensificazione del controllo verso ogni forma di dissenso, torture. Nonostante ciò la protesta non si ferma ma anzi sembra fortificarsi nell’esprimere la propria indignazione nei confronti dell’attentato. L’8 Maggio 2011, infatti, 7.000 persone (2.000 secondo il Ministero dell’Interno) manifestano a Marrakech al grido di: “No al terrorismo!”, “Un re che regna ma non governa”, “Per una nuova Costituzione”. Altre manifestazioni hanno percorso l’intero Marocco il 15 Maggio 2011 ed in particolare a Marrakech dove sono stati registrati 6.000 partecipanti. Lo stesso giorno a Rabat, 10 persone sono state ferite dalla polizia durante un sit-in di protesta di fronte al centro di detenzione di Temara. Repressione verificatasi anche il 22 Maggio 2011 a Rabat e Casablanca con migliaia di manifestanti dispersi dalla polizia. Il Makhzen (l’apparato di governo), però, mostra i primi segnali di insofferenza. Decide, infatti, di vietare ufficialmente le manifestazioni previste per il 28 e 29 Maggio. I giovani del movimento del 20 Febbraio organizzano dunque su Facebook e Twitter nuove manifestazioni in tutto il paese. Anche questa volta la polizia disperde i manifestanti con getti d’acqua e manganelli non solo a Casablanca e Rabat ma anche a Tanger ed Agadir; questa volta, però, con un tragico finale. Ovvero la morte di Kamal ammari, giovane militante del 20 Febbraio. Picchiato a sangue nella giornata di domenica Kamal, dopo essere stato ricoverato in ospedale, muore per una crisi cardiaca il 2 Giugno 2011. Solo tre giorni prima l’Unione Europea, nella figura di Natasha Butler (portavoce del Commissario alle Politiche di vicinato Stefan Fule), aveva condannato l’uso della violenza per reprimere le manifestazioni auspicando il rispetto delle libertà fondamentali da parte del governo di Rabat. Aldilà delle opinioni divergenti sulla reale volontà di cambiamento della Monarchia anche il Marocco si inserisce con pieno diritto nel momento storico del mondo arabo e della sua voglia di rinnovamento. Solo la storia, però, potrà giudicare se questo cambiamento restituirà o meno i diritti a lungo negati delle popolazioni arabe. Andrea Belfiore Volontario servizio civile 5 Notizie dai progetti Il progetto « Renforcement institutionnel et développement agricole intégré dans les communes rurales d’Afourer et Timoulilt (Province de Azilal) » cofinanziato dall’Unione Europea, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Regione Sicilia, ha avuto ufficialmente inizio nel marzo 2010. La zone d’intervento sono due comuni rurali, Afourer e Timoulilt, che si trovano a circa 20 chilometri da Beni Mellal, nella zona pedemontana. Le condizioni di vita degli abitanti sono ancora più dure degli abitanti della pianura, ma le problematiche molto simili. Ancora un volta si è scelto di intervenire sulla società civile, lavorando al rafforzamento delle associazioni locali, con la collaborazione di un nuovo partner nazionale, l’AMSED. Inoltre l’intervento è stato arricchito con un’azione anche presso le istituzioni per sensibilizzarle al lavoro in collaborazione con le associazioni e dare loro gli strumenti per rispondere meglio ai bisogni della popolazione. Si è anche scelto di continuare a lavorare nel campo dell’oleicoltura. Il prodotto è diverso, le olive da tavola, e la scala di intervento più ridotta, attraverso l’appoggio a due piccole cooperative, di cui una creata ad hoc dal progetto stesso. L’intervento prevede ancora una volta formazioni per gli agricoltori, per migliorare la qualità del prodotto da trasformare, formazioni per la trasformazione stessa del prodotto e la realizzazione di locali per la produzione equipaggiati di tutto il necessario. Il contributo della Regione Emilia Romagna ha anche consentito di proseguire i corsi di alfabetizzazione per le beneficiarie del progetto precedente. Ciò ha permesso di completare il ciclo e di lanciare una valutazione dell’impatto del nuovo manuale sull’insegnamento. Inoltre, sempre tramite la Regione Emilia Romagna, il progetto è associato ad altre attività realizzate da associazioni marocchine attive nel Sud del paese e in particolare presso l’oasi di Tata e ad Essaouira. Questa componente di progetto è stata promossa da Sopra i Ponti, un’associazione di migranti marocchini di Bologna che da anni realizza attività tra l’Italia e il Marocco, e da Mani, associazione di Parma. Nell’ambito del contributo della Regione Emilia Romagna, le due realtà associative del centro e del sud del paese, così diverse e variegate, avranno la possibilità di incontrarsi , di scambiare esperienze e arricchirsi delle conoscenze dell’altro. L’idea è di creare una rete che le possa legare in modo stabile. 6 Notizie Flash Mawazine – Ritmi del Mondo Dal 20 al 28 maggio si è tenuto a Rabat il festival Mawazine, Ritmi del mondo, ormai arrivato alla sua 10° edizione. Si tratta di un festival di musica con artisti provenienti da tutto il mondo e che per una decina di giorni trasforma completamente il volto della capitale. Ci sono palcoscenici in tutti i luoghi più suggestivi della città e migliaia di persone ogni anno convergono per godere del ricco programma. Il Festival è stato fortemente voluto dal Sovrano ed è sponsorizzato da imprese di Stato e grandi gruppi privati vicini alla Corte. Quest’anno il Festival è stato particolarmente criticato e ha fatto l’oggetto di campagne di boicottaggi di militanti vicini al Movimento del 20 febbraio. L’idea è di protestare contro le enormi spese che comporta in un paese colpito dalla povertà endemica, dalla disoccupazione, dalla mancanza di servizi pubblici. Il Marocco diventa « partner per la democrazia » del Consiglio d’Europa L'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha concesso, il 21 giugno, al Marocco lo statuto di « Partner per la Democrazia », augurando che altri paesi della regione possano presto unirsi a lui. La soluzione adottata impegna il Marocco a promuovere la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alla vita pubblica e alla politica, la libertà di religione, la democrazia locale e regionale. Richiede inoltre a Rabat di abolire la pena di morte dal codice penale, di lottare contro la corruzione e di garantire l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici. Una Delegazione marocchina, composta da 6 parlamentari e i loro supplenti, siederà presso l’APCE, ma non disporrà di diritto di voto. (Fonte: Le Monde.fr) Presentata la proposta di nuova Costituzione. Venerdì 17 giugno il re del Marocco, Mohammed VI, ha reso pubblica, attraverso un discorso alla Nazione , la proposta di nuova Costituzione. Ricordiamo che lo scorso 9 marzo, durante un altro e fondamentale discorso ufficiale alla Nazione, il re, chiamato affettuosamente M6 dai suoi sudditi, aveva annunciato la volontà di lanciare una riforma globale delle Costituzione per dare “un forte impulso alla dinamica riformatrice profonda in corso”. L’annuncio era la prima dichiarazione ufficiale del Sovrano dopo le manifestazioni iniziate il 20 febbraio. Da allora una Commissione per la Revisione della Costituzione ha lavorato per interpretare il nuovo corso del paese. Nelle parole del Re, il testo proposto venerdì ha come obiettivo di consolidare “i pilastri di una monarchia costituzionale, democratica, parlamentare e sociale”. Nella realtà il testo è molto criticato da alcuni ricercatori e soprattutto dal principale movimento di protesta attivo nel paese, il Movimento del 20 febbraio, per la ragione principale che il potere reale, resta estremamente ampio. Il testo sarà sottoposto al giudizio popolare attraverso un Referendum che dovrebbe svolgersi il prossimo 1° luglio ed essere seguito dalle elezioni legislative anticipate il prossimo 7 ottobre. 7 Marocco in Tavola Ricetta Msemmen Msemmen. Prima di lasciarvi alla loro preparazione e` meglio cercare di spiegare un po’ di cosa stiamo parlando. Arduo compito, visto che non esiste qualcosa di equivalente in Italia. Sono come il pane ma piu’ sottili come fossero delle pizze formate da diversi fogli. Si possono mangiare salate, zuccherate, farcite. Ingredienti: • ½ kg Farina di grano duro • 1Kg Farina di grano tenero tipo 00 • 250 gr di semola • 250 gr di burro • ½ l. Olio di semi Preparazione: • Scaldate dell’acqua in un bollitore • Setacciate la farina bianca • Aggiungete la metà della farina gialla • Mettere 2 manciatine di sale • Impastate energicamente coi pugni aggiungendo poco per volta l'acqua calda fino ad ottenere un composto omogeneo, leggero, umido. • Aggiungete un po’ d’olio • Oliate la pentola e mettetela sul fuoco (fatela scaldare per molto tempo) • Prendete un piatto grande e oliarlo • Preparate una ciotola all’interno della quale mettere un po’ di burro e d'olio • Preparate un’altra ciotola con un po’ di semola • Lubrificatevi le dita all’interno della ciotola contenente il burro e l’olio • Dall’impasto preparato ricavate delle palline • Stendete le palline con le mani unte d’olio (magari potrebbe essere utile ungere la superficie dove verranno stese) formando dei quadrati • Ripiegare la pasta stesa su se stessa, lubrificandola con olio e burro e spolverizzandola leggermente con del semolino in ogni piega. • Una volta stese metterle da parte • Intanto la padella che e’ stata messa sul fuoco fuma (non spegnete il fornello al massimo aggiungete dell’olio) • Prendete un quadrato e stendetelo nuovamente sempre con le mani unte (mentre setendete cercate di mantenere la forma quadrata) • Prima di sistemare il quadrato steso nella padella aggiungete gocce d’olio nella padella • Mettete il quadrato nella padella calda e fatelo dorare su entrambi i lati aggiungendo con le dita dell’olio • Servirtele calde con formaggino, miele o marmellata. Buon appetito! • Sede CEFA Italia : via Lame 118, 40122 Bologne www.cefaonlus.it • Sede CEFA Maroc: • Sede Beni Mellal: 2, Rue Al Maoussil-Hassan 10000 Rabat [email protected] Hay Charaf Bloc 6 N°8 RDC 23000 Beni Mellal [email protected] 8