s. patrone - Dipartimento di Analisi dei processi economico

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delle spese di viaggio ed i libri di piccola cassa offrono un affresco a tratti romanzesco
della vita quotidiana delle principali famiglie della città.
Proprio dall’alleanza con gli Spinola, concretizzatasi a partire dal Cinquecento,
prende corpo la fase di maggiore potenza della famiglia Doria, che già dal XII-XIII
secolo occupava un posto di assoluto rilievo nel panorama politico ed economico del
Comune.
La parte narrativa si chiude con la storia dei Doria di Montaldeo, ovvero il ramo
della famiglia Doria discendente dagli acquirenti del terreno e del castello situati nell’omonima località del Monferrato. L’acquisto del feudo, avvenuto nel 1569, rispose
non solo alla ricerca di un investimento sicuro in un periodo di svalutazione della
moneta, ma fu soprattutto ascrivibile al desiderio di prestigio di una famiglia ricca ma
non nobile. Intorno al feudo di Montaldeo, trasmesso ininterrottamente da padre in
figlio per cinque secoli, s’intrecciano le vicende della famiglia con quelle dei luoghi ed
attraverso i documenti relativi alla sua gestione si percepisce il passaggio, di fondamentale importanza, dalla funzione di prestigio del possesso del feudo all’ottica di sfruttamento economico dell’azienda agricola.
Prima dell’Ottocento, infatti, l’esercizio dell’agricoltura non fu affatto l’attività
principale della famiglia, dedita per lo più al commercio, alla finanza e a qualche sporadico investimento industriale. La maggiore attenzione per la valorizzazione economica del possedimento di Montaldeo è sottolineata dalla sostituzione dei castagneti, dei
campi e dei pascoli con la più redditizia coltivazione della vite.
Il mecenatismo di Giorgio Doria ed il prezioso lavoro di riordino ed organizzazione coordinato dall’Istituto di Storia Economica della Facoltà di Economia di Genova
consegnano dunque a studenti e studiosi un ricchissimo patrimonio a cui attingere per
una maggiore comprensione e valorizzazione della storia locale.
LORENZO IASELLI
S. PATRONE (a cura di), L’Archivio Salvago Raggi, in Quaderni del centro di studi e
documentazione di Storia Economica Archivio Doria, Genova 2004.
L’interessante lavoro curato da Stefano Patrone introduce alla consultazione dell’Archivio Salvago-Raggi, concesso in comodato dalla Marchesa Camilla Salvago Raggi
nel 1970 alla Facoltà di Economia dell’Università di Genova e contenente documenti
(pergamene, scritture contabili, registri…) “eterogenei”, poiché facenti capo a tre
diversi casati: i Salvago, i Raggi e gli Spinola.
L’ampio patrimonio documentario, che abbraccia un arco temporale di circa sei
secoli (dal 1300 al 1930) è stato riordinato, catalogato ed offerto alla consultazione dall’Istituto di Storia Economica della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università
di Genova.
Dopo una mappa schematica dell’archivio, il volume delinea la storia dei ceppi
familiari citati: prima gli Spinola di Roccata e Roccaforte, poi i Raggi ed infine i Salvago, con le rispettive genealogie e vicende ereditarie.
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I documenti d’archivio della famiglia Raggi furono riuniti con quelli dell’illustre
casato genovese dei Salvago (a Genova fin dal Trecento e successivamente spostatosi a
Torino, alla corte dei Savoia, verso la fine del Settecento) in seguito al matrimonio tra
Paris Maria Salvago e Valentina Raggi, avvenuto nel 1864. Il cognome dei Salvago fu
unito a quello dei Raggi nel 1876, essendo venuta a mancare una discendenza diretta.
I Raggi, stabiliti a Genova fin dal Tredicesimo secolo, parteciparono attivamente
alla vita politica ed economica dello Stato, rivestendo cariche pubbliche ed operando
numerosi investimenti. In particolare, i legami con la corona spagnola e gli incarichi
internazionali assunti da Tommaso Freschi Raggi (che fu anche ambasciatore di Spagna
presso la regina Elisabetta d’Inghilterra) nella seconda metà del Cinquecento, preludono al consolidamento della posizione economica del ramo genovese della famiglia, avvenuto attraverso l’acquisto di prestigiosi palazzi e la valorizzazione industriale della ferriera del Tiglieto. Numerosi incarichi politici e diplomatici vennero esercitati da membri della famiglia Raggi anche nel Diciottesimo e Diciannovesimo secolo.
La seconda parte del libro contiene due contributi di carattere prettamente storico economico: il primo, curato da Giorgio Doria e Gabriella Sivori, tratta dell’azienda
agricola di proprietà dei Raggi, offrendo una ricca analisi dell’evoluzione dei sistemi di
conduzione, delle varie tipologie di contratti conclusi dalla famiglia con i conduttori e
dei rendimenti dell’area del castagno, studiati sulla base dei fattori che li condizionarono e riportati su base media annua dal 1650 al 1790.
Successivamente, il lavoro di Irene Casaleggio analizza le vicende della ferriera del
Tiglieto, il più importante investimento industriale della famiglia Raggi, che edificò la
fabbrica nel 1673 e la tenne in attività sino agli inizi del diciannovesimo secolo. L’abbazia di Santa Maria del Tiglieto era stata assegnata in commenda da Papa Innocenzo X
a Lorenzo Raggi, illustre esponente della famiglia, che fu attivo a Roma alle dipendenze prima di Urbano VIII e poi, appunto, di Innocenzo X. Lorenzo Raggi chiese ed
ottenne che l’abbazia – prima fondazione cistercense in Italia – e le terre circostanti fossero concesse in enfiteusi perpetua ai Raggi, che successivamente vi costruirono il citato opificio per la lavorazione del ferro.
Dopo la descrizione della struttura, delle modalità di gestione e dei contratti di
affitto stipulati coi conduttori della ferriera (solo a partire dal 1719 infatti i Raggi amministrarono direttamente l’impianto), viene dedicato ampio spazio all’analisi dei principali fattori produttivi (materie prime e manodopera) dell’opificio e alla produzione e
vendita del materiale ferroso, con particolare riferimento all’andamento del rapporto
tra costi e ricavi nel tempo ed in relazione ad altri impianti operanti nella zona.
L’analisi è agevolata dalla ricchezza di documentazione contabile conservata nel
fondo archivistico, che rappresenta un prezioso strumento per tutti gli studiosi che
indagano sull’evoluzione delle attività mercantili ed industriali della città di Genova.
Il fondo Salvago Raggi, in definitiva, costituisce – insieme al fondo Doria e al
fondo Grendi – parte integrante dell’archivio Doria, considerato, per l’importanza e la
varietà dei documenti contenuti, uno dei più grandi archivi economici privati del
mondo.
LORENZO IASELLI
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