Oltre questo muro

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Oltre questo muro
22 agosto 2016, Villaggio di Nazlat ‘Isa (da questa parte)
Caro amico,
Vorrei poter scrivere “Caro fratello”, ma c’è un muro che ci divide e nemmeno lontanamente potremmo
immaginarci di essere fratelli. Mi chiamo Omar, sono un ragazzo palestinese del villaggio di Nazlat ‘Isa, un
villaggio attaccato al Muro, a 15 chilometri a Nord Est di Tulkarem.
Mio padre mi ha spiegato che dal 1948 al 2002, i palestinesi erano soliti muoversi liberamente da Nazlat ‘Isa
alla città di Baqa al-Gharbiyye, in territorio israeliano. Avevano carta d’identità verde della Cisgiordania, ma
potevano giungere con le proprie famiglie dall’altra parte. Quando le autorità israeliane hanno deciso di
ingabbiare i Territori Palestinesi Occupati e di costruire la rete, sette famiglie di Nazlat ‘Isa vivevano in Baqa
al-Gharbiyye. Tra queste la famiglia del mio migliore amico, Ahmad. Loro non possono chiedere la
cittadinanza israeliana, come i loro vicini, e nemmeno la residenza. Se vogliono restare nelle proprie case,
devono attraversare il checkpoint israeliano ogni giorno ed entrare in Cisgiordania per studiare, lavorare,
farsi visitare dal medico.
Io vivo all’ultimo piano del mio palazzo, e riesco a vedere tutto da lì. Vedo quando Ahmad esce di casa e
vedo bene anche te e la tua famiglia. So che ti chiami Yosef, me lo ha detto Ahmad circa una settimana fa,
quando è tornato da questa parte. Mi racconta sempre tantissime cose ogni volta che lo rivedo. Mi ha
parlato di te, dice che sei diverso dagli altri israeliani, perché per te non c’è nessun problema a giocare
insieme ad Ahmad, ma mi ha detto anche che se i tuoi lo venissero a sapere saresti davvero nei guai. Vorrei
conoscerti di persona, perché sei uno coraggioso, proprio come me e Ahmad. Potremmo formare un bel
gruppetto noi tre, ma c’è questa “Barriera di Separazione” che non ce lo permette.
Ogni giorno questo muro provoca centinaia di vittime, tra cui, certamente si trovano ribelli, fanatici,
disturbatori politici, ma sappiamo entrambi che la maggior parte di esse sono innocenti, donne e bambini
per lo più che muoiono senza nemmeno avere il tempo di accorgersene. Non ti sembra tutto così strano e
assurdo? Paradossale? Sì, perché odiarsi è paradossale.
A volte mi rifugio nei miei pensieri più profondi, mi affaccio dalla stessa finestra da cui riesco a vederti ogni
mattina e chiudo gli occhi. Il mio intento è semplicemente quello di guardare oltre il muro, sognando
invano che un giorno non ci sarà più. Tento di immaginarmi come sarebbe tutto senza questa impenetrabile
barriera, quanto potrebbe essere bello godersi il panorama senza dover salire fino all’ultimo piano di un
palazzo qualsiasi di questa città. Cerco delle risposte alle mie domande, o meglio delle soluzioni possibili e
mi rendo conto ogni giorno di più che a distanza di qualche chilometro da me qualcuno sta costruendo
un’altra piccola parte di questo muro immenso. Penso che in ognuno di noi ci sia del bene, ma a volte,
purtroppo, ce ne dimentichiamo e ci facciamo la guerra: ci offendiamo, ci picchiamo, e tutti vogliamo avere
ragione. Ma la verità sta sempre nel mezzo: bisogna essere disposti a perdere qualcosa di sé per
riavvicinarsi agli altri. Cosa siamo disposti a perdere?
Penso che soltanto così si costruisca la pace.
Non ha assolutamente valore la pace interna di uno stato e nemmeno la pace interiore di ciascuno, se poi ai
confini del proprio territorio si è pronti a sparare, ad uccidere follemente, senza pretesti né giustificazioni,
chiunque sia ritenuto “nemico”. Potrà sembrarti un gesto stupido questa lettera, ma se dovessi essere
scoperto non tarderebbero a presentarsi alla porta della mia casa due ufficiali con una condanna a morte
giustificata da un atto di accusa ben preciso. Per te, caro amico, anzi, caro fratello, per te, io sono disposto a
morire. Non immaginarmi l’eroe della situazione, gli eroi non esistono. Io semplicemente credo in queste
idee e sono disposto a renderle una valida causa per cui perdere anche la vita. Non riuscirei a spiegarti a
parole la mia felicità, se solo sapessi che hai ricevuto e letto questa lettera. Questa per me è la pace. Un
sorriso sul mio volto e uno, altrettanto bello, sul tuo. Non ho mai avuto tutto il coraggio che possiedo ora.
Piuttosto, molte volte mi abbatto, penso che forse non abbia nemmeno senso che io, come tanti altri
giovani, dedichi tanto tempo a progettare, programmare, sognare il mio futuro, se è vero che poi le cose
non cambiano, o meglio, cambiano soltanto nella misura in cui ciascuno si mette completamente in
discussione nella sua vita di cittadino, ma soprattutto di uomo. Cerco la pace, tra me e te, tra noi e voi.
Desidero che nessuno resti indifferente vedendo tutto il male di cui ogni giorno siamo testimoni. Non
possiamo negarlo, questo muro è l’elemento più evidente di questa guerra civile, fatta di odio, di violenza,
di incomprensioni, eppure combattuta “in casa”, tra schieramenti composti, si potrebbe dire, di fratelli. Ho
la certezza dentro di me che si possa combattere questa stessa indifferenza con l’amore, con il perdono.
Esiste un binomio inscindibile che connette l’odio con la guerra, ma come mi ha insegnato un professore,
nulla esiste se non è ammesso anche il suo contrario. Questa combinazione, infatti, è compensata da un
legame altrettanto potente tra amore e pace.
Ed ecco che trovo una risposta alle mie innumerevoli domande: amare e cercare con ogni sforzo possibile la
pace. Costruire con la pace e consolidare con l’amore. Scommettere sulla mia vita di cittadino, sui miei
diritti e sui miei doveri e su quelli di ciascun altro come me. Credere in una collaborazione possibile, tra
istituzioni politiche, istituzioni civili al di qua e al di là di questo muro invadente ed ingombrante, ricordando
sempre che per conquistare la pace è necessario non darsi mai per vinti, non darsi mai pace. Noi stessi
possiamo e dobbiamo essere pace. Sono consapevole che le grandi conquiste si possano perdere, ma sono
altrettanto consapevole di quanto sia appagante ogni traguardo vero, raggiunto dopo aver faticato per
un’intera vita.
Caro fratello, non darti mai per vinto, perché la pace è rivoluzionaria quanto la guerra, ma possiede
un’arma più potente strettamente connessa a sé stessa: l’amore. E con l’amore si può cancellare ogni
barriera, si può abbattere ogni muro.
Omar