Il mercato del lavoro più flessibile in Europa

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Il mercato del lavoro più flessibile in Europa
Il mercato del lavoro
più flessibile in Europa
di Chris Grayling
Ministro del Lavoro
della Gran Bretagna
Il governo britannico ha agito con decisione per ridurre il deficit e ripristinare la
stabilità economica: le condizioni imprescindibili per una crescita economica sostenibile ed equilibrata. Abbiamo messo a punto un piano per aiutare il settore privato
a promuovere questa crescita e a creare il mercato del lavoro più flessibile d’Europa.
Dare lavoro alle persone non fa bene solo all’economia: è un fenomeno in sé positivo per l’individuo, ancor prima di riflettere sulla questione della povertà. Il lavoro
è la strada migliore e più sostenibile per affrancarsi dall’indigenza, ed è dimostrato
che la disoccupazione contribuisce a minare la salute, può provocare infelicità e
depressione.
L’occupazione nel settore privato
Ma la crescita economica e i posti di lavoro che essa crea possono provenire solo
dal settore privato, e devono essere distribuiti in tutto il Paese. Le difficoltà economiche degli ultimi anni dimostrano che non possiamo tornare a un vecchio modello
di crescita basato sui prestiti governativi e su un boom dei prezzi immobiliari.
Quindi dobbiamo fare tutto quanto è in nostro potere per sostenere il settore privato, e accertarci che possa stimolare la crescita e creare i posti di lavoro di cui il
nostro Paese ha bisogno. Tra le altre misure da adottare, si tratta di contrastare le
normative e la burocrazia che soffocano l’impresa, e riconoscere che un mercato
del lavoro flessibile, che raggiunga il corretto equilibrio tra i diritti del singolo dipendente e le esigenze del business, è un elemento essenziale dell’economia. È per
questo motivo che, all’inizio della legislatura, abbiamo avviato una revisione completa della normativa sul lavoro, per assicurarci che serva al suo scopo, che bilanci
con equità le esigenze dei lavoratori e dei datori di lavoro, e che promuova l’ambiente competitivo necessario a far prosperare le aziende.
Certamente, la flessibilità per i dipendenti è cruciale, e ha ricadute positive anche
sugli affari. Il governo intende avanzare proposte per creare ambienti di lavoro più
flessibili e a misura delle famiglie, e per estendere a tutti i dipendenti il diritto di
richiedere la flessibilità. Vogliamo aiutare i genitori e creare una società più giusta
e attenta alle famiglie. Vogliamo accertarci che la legge tuteli al meglio le famiglie
che ogni giorno si destreggiano tra il lavoro e la vita privata, e le aziende che le
impiegano.
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Infondere alle aziende la fiducia per assumere
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Ma è essenziale che le leggi sull’occupazione non impediscano alle aziende di crescere e di assumere più personale.
Quindi, ove sarà possibile rendere le leggi più comprensibili, incrementare l’efficienza e ridurre gli oneri non necessari, lo faremo. La revisione della legge sull’occupazione è già in corso al Dipartimento Business, Innovation and Skills (BIS:
Aziende, innovazione e competenze). Una delle misure che proponiamo comprende
una serie di riforme al sistema consultivo, al fine di ottimizzare il funzionamento
dei nostri tribunali del lavoro, dispendiosi e afflitti dalle lungaggini.
Le controversie in materia di lavoro costano tempo e denaro, possono abbattere il
morale, ridurre la produttività e frenare lo sviluppo delle aziende. Troppo spesso
sentiamo dire che le decisioni sulle nuove assunzioni sono influenzate dal timore di
finire davanti a un tribunale del lavoro se i dissidi non si appianano. Vogliamo consentire la risoluzione delle controversie di lavoro con la massima rapidità e semplicità possibile.
È nell’interesse di tutti – datori di lavoro, dipendenti, contribuenti – che il sistema
di conciliazione delle controversie di lavoro sia efficiente, semplice da usare e tuteli
il rapporto di lavoro. Le nostre riforme daranno agli imprenditori la fiducia necessaria per assumere nuovi dipendenti e investire su di loro.
Aiutare startup e impresa
Il sostegno all’avvio di nuove imprese e alla crescita delle piccole aziende trasformerà la nostra economia e quest’anno farà nascere molte migliaia di nuovi posti di
lavoro. A tal fine, questo Governo ha lanciato il programma New Enterprise Allowance, per sostenere i disoccupati che decidono di fondare una propria azienda:
potranno contare su un sostegno finanziario per i primi mesi di lavoro autonomo,
avranno accesso a un prestito per nuove imprese e alla consulenza di un esperto
nel ramo aziendale che li guidi nei primi mesi di vita dell’azienda.
È essenziale che le aziende, e le persone che si trovano senza un lavoro ma che
hanno la volontà e l’impegno per fondare un’azienda, possano ricevere tutti i consigli, il sostegno e l’assistenza di cui hanno bisogno. Vogliamo che i prossimi anni
siano i più dinamici e imprenditoriali della nostra storia.
Dipendenza dal welfare
Il sostegno alle imprese è cruciale, ma non è sufficiente. Tra il 1992 e il 2008 il
Regno Unito ha vissuto 63 trimestri consecutivi di crescita, attraverso due Governi,
con quattro milioni di occupati in più alla fine del periodo in esame. Tuttavia, già
prima dell’inizio della recessione, nel Regno Unito oltre quattro milioni di persone
ricevevano sussidi di disoccupazione, e oggi sono circa cinque milioni. Oltre due
milioni di loro percepivano l’Incapacity Benefit (sussidio di incapacità al lavoro), e
quasi 900.000 di loro, da almeno dieci anni, non ricevevano nulla dallo Stato: nessun aiuto, nessun sostegno, nessun incoraggiamento, solo un assegno settimanale.
Sappiamo che per gran parte di quella fase di crescita, l’aumento dell’occupazione
è stato dovuto soprattutto alle persone di nazionalità straniera. Il punto non è l’immigrazione: è semplicemente una questione di domanda e offerta. La domanda di
lavoratori c’era, ma mancava l’offerta. A quanto pare c’erano persone incapaci di
approfittare di quel lungo periodo di crescita e creazione di posti di lavoro.
Dovevamo quindi esaminare con attenzione il sostegno erogato e analizzare i motivi di questa situazione. Il sistema è estremamente complesso, con una grande varietà di sussidi, indennità e indennizzi che interagiscono tra loro in modo molto
complesso.
Un fattore centrale
è l’impegno per
semplificare il
sistema.
Ci assicureremo che
lavorare paghi e
aiuteremo i più
svantaggiati a
trovare lavoro.
In cambio ci
aspettiamo che le
persone accettino
di lavorare quando
ricevono un’offerta
di impiego.
Per questo il
Governo ha proposto
una revisione
radicale del sistema
del welfare.
Una volta che fruisce dei sussidi, l’assistito scopre che, semplicemente, non vale la
pena lavorare: perché, al di sopra di un modesto tetto minimo di entrate, l’ammontare del sussidio è decurtato progressivamente con un’aliquota molto elevata. Per
alcune persone, quella di non lavorare è una scelta dettata dalla convenienza.
Poi c’è il problema della dipendenza dai sussidi a lungo termine. Molte persone che
ricevono il sussidio di incapacità al lavoro soffrono di malattie a decorso breve, e
potrebbero essere aiutate a reinserirsi nell’occupazione; invece continuano a ricevere gli assegni per anni, mentre la loro autostima crolla e le loro competenze diventano obsolete. Dobbiamo aiutare gli assistiti a tenersi in contatto con il mercato
del lavoro e ad avere accesso al sostegno di cui hanno bisogno.
Un fattore centrale è l’impegno per semplificare il sistema. Ci assicureremo che lavorare paghi e aiuteremo i più svantaggiati a trovare lavoro. In cambio ci aspettiamo che le persone accettino di lavorare quando ricevono un’offerta di impiego.
Per questo il Governo ha proposto una revisione radicale del sistema del welfare. Le
nostre riforme si prefiggono di raggiungere i disoccupati rimasti e aiutarli a rendersi disponibili al lavoro.
Al centro del nostro progetto c’è l’Universal Credit: questo nuovo sussidio singolo
trasformerà il nostro welfare e assicurerà che lavorare convenga sempre, e che nessuno sia più povero quando lavora che quando riceve i sussidi.
Ripensare gli incentivi è importante, ma è solo una parte del lavoro; dobbiamo
anche offrire un sostegno mirato per aiutare le persone a sviluppare le competenze
di cui hanno bisogno e a rientrare nel mercato del lavoro. Il Work Programme è il
più ambizioso programma di reinserimento dal welfare al posto di lavoro mai
messo in atto in questo Paese: finalmente riconoscerà le persone come individui e
le tratterà come tali, anziché prescrivere soluzioni a misura unica.
Il Work Programme farà l’uso migliore del settore privato e di quello volontario. I
soggetti fornitori riceveranno dal Governo un contributo iniziale, un attachment
fee, allorché un assistito si iscrive al programma; da quel momento in poi, verranno
retribuiti in base ai risultati, con un job outcome fee per premiare chi riesce a dare
un lavoro agli assistiti, e soprattutto con un sustainment fee erogato a ogni soggetto fornitore che riesce a far conservare il lavoro a qualcuno.
Porremo rimedio anche allo scandalo scoppiato in Gran Bretagna per l’Incapacity
Benefit: invece di abbandonare milioni di persone che fruiscono del sussidio di incapacità, come ha fatto il Governo precedente, le aiuteremo a reinserirsi nel mer-
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cato del lavoro e a costruirsi una vita migliore. Nei prossimi tre anni, un milione e
mezzo di persone verrà sottoposto a una valutazione indipendente per scoprire
come possiamo spronarle a impegnarsi di più. Invece di essere etichettate come
“incapaci” e abbandonate, le tante persone che sono in grado di lavorare troveranno in questa nuova valutazione il trampolino di lancio verso un rientro nel
mondo del lavoro che le aiuti a emanciparsi dal ciclo perverso della dipendenza dal
welfare e della povertà intergenerazionale. Questo non è importante soltanto per
l’economia o per il bilancio della previdenza sociale: è fondamentale anche per l’individuo.
Inoltre ci prefiggiamo di analizzare il sistema nella sua interezza, compreso il sistema welfare “ombra” che è finanziato dal settore privato. Attualmente, i datori di
lavoro si sobbarcano i costi delle malattie prolungate, con oltre 300.000 persone
che lasciano il lavoro per incassare sussidi per malattia.
Una volta smesso di lavorare, queste persone rischiano ben più che peggiori la loro
salute: rischiano di bruciare il loro potenziale e di trascinare le loro famiglie nella
povertà.
Il Governo è determinato a porre fine a questo circolo vizioso e sta portando avanti
una revisione profonda del sistema di assenze per malattia, al fine di recuperare i
100 miliardi di sterline che la malattia in età lavorativa costa ogni anno all’economia. Questa revisione si inquadrerà nella più ampia Riforma della legge sul Lavoro.
Competenze per il futuro
Per stimolare la crescita e creare impieghi sostenibili ed equi, per emancipare le
persone dai sussidi e reinserirle nell’occupazione, la forza lavoro del Regno Unito
deve essere equipaggiata per affrontare il moderno mercato del lavoro. Molto semplicemente, le competenze sono vitali per il nostro futuro: una forza lavoro competente è essenziale per stimolare la crescita del settore privato, che creerà nuovi
posti di lavoro e una nuova prosperità per tutto il Paese.
In quest’ottica, il Governo ha varato la sua Skills Strategy (strategia delle competenze), che articola il nostro impegno per la promozione dell’equità, della responsabilità e della libertà entro il settore dell’istruzione superiore.
Crediamo nel valore dell’apprendistato, che permette di sviluppare competenze in
un ambiente professionale. È dimostrato che questa modalità di lavoro fornisce agli
individui le competenze necessarie per avere successo e progredire nella carriera, e
ai datori di lavoro permette di assumere personale con la motivazione e le abilità
necessarie per conseguire un vantaggio competitivo.
È per questo che il Governo ha posto l’apprendistato al cuore della sua Skills Strategy: nei prossimi quattro anni finanzieremo un totale di 250.000 contratti di apprendistato. Continuando a espandere il modello dell’apprendistato e a rafforzare il
community learning, permetteremo a sempre più persone di sviluppare competenze
e sfruttare appieno il loro potenziale.
Continuiamo a proteggere e investire in programmi che garantiscono la qualità più
elevata e il massimo beneficio per il massimo numero di persone. Rimpiazzando il
progetto Train to Gain (addestrarsi a guadagnare) con finanziamenti per la formazione sul posto di lavoro, dando la priorità alle piccole aziende, aiuteremo gli imprenditori con pochi dipendenti a formare le competenze del personale poco
qualificato.
La Skills Strategy è uno dei documenti più importanti pubblicati finora dal Governo
di coalizione. Aiutare aziende e persone a formare le competenze di cui hanno bisogno è essenziale per aiutare il Paese a sviluppare un’economia forte e una crescita sostenibile nel lungo periodo.
Conclusione
Mentre la Gran Bretagna corre ai ripari e ricostruisce l’economia andata in pezzi,
non dobbiamo commettere gli errori del precedente Governo, e non li commetteremo. Nella creazione di nuovi posti di lavoro e opportunità, chi è rimasto intrappolato nei sussidi stavolta deve essere il primo della fila.
Possiamo riuscirci solo a patto di avere un mercato del lavoro moderno e flessibile,
che sia equo con i dipendenti e lavori in sintonia con il welfare per dare incentivi al
lavoro, ma che in primo luogo consenta anche all’impresa privata di crescere e
creare posti di lavoro. Questo è l’obiettivo del Governo, e le misure che ho presentato permetteranno di conseguirlo.
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