3D - scuola media virgilio

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3D - scuola media virgilio
Noi in poche pagine
Giornale degli Alunni della Scuola Media "Virgilio" di Cremona
XVI EDIZIONE ~ ANNO 2014 - 2015
16 ottobre 2014
SOMMARIO
CLASSE 3ªD
Ø LETTURA DEL FILM:
L’ATTIMO FUGGENTE
regista Peter Weir
“ L’attimo fuggente “
Un insegnamento ancora attuale per i giovani di oggi
Venerdì 26 settembre, con la mia classe, ho assistito alla proiezione del film “L’attimo
fuggente”. Si tratta di una pellicola prodotta nel 1989 dal regista australiano Peter Weir. Il
titolo originale, in lingua inglese, è “Dead Poets Society”, ovvero “La setta dei poeti estinti”,
espressione che ci permette di focalizzare subito
uno dei punti centrali della storia: la poesia come
strumento di vita.
Siamo nel collegio maschile americano di Welton,
un prestigioso istituto in cui i pilastri sono onore,
disciplina e tradizione, valori che, per contrasto,
costituiscono le sbarre della prigione dei ragazzi.
I protagonisti, diciassettenni, sono giovani predestinati, per volere dei genitori, ad una
carriera degna delle aspettative delle famiglie. In particolare, Neil Perry, vivace, intelligente
e leader del gruppo, ha un cammino già tracciato dal padre: il suo lavoro sarà il medico.
Quando Neil scopre la sua passione per la recitazione, che lo porta addirittura a falsificare
la firma del preside, è molto combattuto, in balia di due mondi contrari: l’obbedienza e la
realizzazione personale.
E’ proprio questa insicurezza, insieme alla sua incapacità di comunicare con il papà, che
lo portano a compiere un gesto estremo che mi ha sconvolta: il suicidio.
L’accusa di aver “causato” questa disgrazia ricade su un professore anticonformista di
letteratura e sulle sue idee, rivoluzionarie per dei giovani, ma scomode per il preside.
Questo insegnante, il professor Keating, impersonato da Robin Williams, ha un ruolo forte
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e riflessivo che mi ha emozionata, soprattutto ripensando all’improvvisa scomparsa
dell’interprete. Egli riesce ad allargare gli orizzonti degli studenti e ad invitarli a seguire fino
in fondo la loro vocazione. Mi ha fatto riflettere l’entusiasmante frase, tratta da una poesia
e ricordata dall’insegnante: “Perché il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con
un verso”.
Keating ricorda di non arrendersi mai e di “cogliere l’attimo”, in latino “carpe diem”, da cui il
titolo del film. Il professore afferma anche che fra poco diventeremo tutti “cibo per
vermi”, riferendosi al fatto che moriremo e, quindi, bisogna fermarsi un attimo e
“succhiare il midollo della vita”, motto della “setta dei poeti estinti”.
L’idea del “godersi l’oggi” non è nuova. Già il poeta latino Orazio, infatti, in una sua poesia
del 68-65 a.C., afferma questo. Anche studiando gli autori del Quattrocento, mi accorgo
che nella poesia “Bacco e Arianna” di Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, vi è scritto:
“Chi vuol essere lieto sia, di doman non v’è certezza”.
Quindi, per dei ragazzi con un futuro da costruire, penso che il “carpe diem” sia un
insegnamento molto saggio che la scuola offre.
E’ proprio la scuola, insieme al rapporto coi
genitori, l’amicizia e l’amore, uno degli
argomenti che, nonostante il film sia
ambientato negli anni ’50, abbiamo
classificato in classe come “attuale”.
Osservando le differenze tra i giovani di Welton
e noi, abbiamo concluso che le dinamiche
quotidiane non sono cambiate. Ci sono il
personaggio timido, il secchione, l’innamorato, il
leader ...
Come nel film il rapporto col padre è visto come
un ostacolo, così anche oggi, soprattutto nel periodo complesso dell’adolescenza che
stiamo affrontando, il dialogo aperto coi familiari diventa un problema.
Sia per gli studenti americani, sia per noi, l’amicizia e l’amore rappresentano un sostegno
nei momenti difficili, ma anche una causa di delusione e smarrimento. Charlie Dalton, per
esempio, si innamora per la prima volta e si trova ad affrontare situazioni nuove e
imbarazzanti, abituato alla vita in un collegio senza ragazze. Il gruppo di amici ha
l’occasione di conoscere due donne soltanto in una grotta del giardino dell’istituto. E’
questo il luogo scelto dai ragazzi come ritrovo per la “Setta dei poeti estinti”, ogni sera.
La “riunione”, segreta, ha come scopo l’interpretazione di poesie e canzoni e lo scambio di
idee, ma è anche un’occasione per svolgere il proprio ruolo, cioè quello di ”ragazzino
inesperto”.
Nella grotta fumano, mangiano e trasgrediscono alle regole fondamentali della scuola.
Secondo me, anche la trasgressione è un desiderio comune a tutti gli adolescenti.
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Tornando al professor Keating, che a mio parere, è il protagonista della vicenda, sono
rimasta colpita da alcuni suoi gesti simbolici. Ad esempio, far strappare la parte teorica di
un libro significa preferire il ragionamento e la fantasia, strumenti altrettanto validi per
“decifrare” una poesia. Anche alcuni esercizi per tirar fuori le proprie emozioni, ad
esempio, sono molto utili a Todd Anderson, il più timido e introverso.
E’ proprio lui che, quando il professore viene cacciato dal collegio, sale per primo sul
banco davanti al preside, ricordando il gesto dell’amato insegnante, con la prerogativa di
saper guardare le cose da un’angolazione diversa.
E’ proprio con la frase “Capitano, Oh mio capitano”, pronunciata alla fine dai ragazzi,
che Keating si fa identificare.
Con questo addio si potrebbe pensare che il film finisca male, ma il vero lieto fine è un
altro. Il professore, infatti, ha lasciato a ciascuno degli alunni una parte della sua visione
della vita.
Ha insegnato a ricercare la propria identità e una vita autentica e piena, una vita degna di
essere vissuta, attraverso l’interpretazione profonda e originale della poesia.
Perchè, come Keating sosteneva, ognuno di noi, prima di essere “il figlio del tale ... “ o un
medico, è un “essere umano unico e irripetibile”.
Letizia Vaccaro classe 3^D