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C.A.P. – Italian Flying Museum
FEDERAZIONE COSTRUTTORI DI AEROMOBILI AMATORIALI E STORICI
ITALIAN E..A.A. CHAPTER N. 459 – DIPLOME D’HONNEUR FAI 1993,2000
FOKKER DR.1 I-JENA
La costruzione della replica del Fokker DR.1 ha avuto inizio nel 1995 con un’accurata
ricerca storica - condotta presso gli archivi della Fokker olandese, del Deutsche
Museum di Monaco di Baviera e della Royal Air Force (R.A.F.) inglese - grazie alla
quale è stato possibile venire in possesso della documentazione tecnica e dei disegni
necessari per procedere ad una fedele riproduzione del velivolo originale.
La disponibilità dei disegni presso la R.A.F. è stata possibile grazie ad un evento
accaduto il 1° gennaio 1918. Quel giorno infatti l’esercito britannico aveva catturato
un DR 1 intatto dopo che il Ten. Pil. Eberhardt von Stapenhorst era stato costretto ad
atterrare - sfortunatamente per lui oltre le linee nemiche - a causa della perdita di
pressione nell’impianto di lubrificazione. Smontato e portato in Inghilterra il
temutissimo caccia triplano fu smontato, studiato, disegnato, rimontato e provato in
volo. La preziosa documentazione rimase cosi conservata presso gli archivi del Royal
Flying Corps e quindi, della R.A.F.
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Ottenuti i disegni, ci si accorse però che essi non aderivano ai requisiti richiesti
dall’ENAC per iniziare una costruzione amatoriale destinata a ricevere il certificato
speciale di navigabilità: fu quindi necessario rivedere le modalità di costruzione
secondo i criteri moderni. Nel frattempo venivano ricercati i materiali da usare: legno
per longheroni, centine, correntizi e montanti per le ali; tubi di acciaio e lastre di
lamiera per la fusoliera; tela per ricoprire la struttura.
L’origine canadese della Signora Rusconi, Joy Butterfield, favorì l’incontro di Stefano
Rusconi con Victor Newman, nome occidentale di un capo pellerossa e sciamano della
tribù Haida. Fu lui ad indicare in una foresta della regione di Masset, nel nord della
British Columbia un bellissimo abete “spruce” dalle fibre lunghe e dritte “molto adotto
per farne un totem”. Tagliato e stagionato diede origine ai longheroni e a molti altri
elementi strutturali del velivolo che andava prendendo forma – partendo come d’uso
dai piani di coda – nell’hangar del Dipartimento Velivoli Storici del CAP, presso
l’aviosuperfice di Anguillara, anziana sede dell’Italian Flying Museum.
La costruzione, portata avanti da Stefano, Marco e Joy Rusconi (è suo il merito di
avere tagliato e cucito le tele che ricoprono il velivolo), coadiuvati dall’amico Giancarlo
Bonometti, dai montatori aeronautici Giuseppe Frollani e Michele Vicelli, da “Bepi”
Longo e dal saldatore Massimo Dionis e realizzata sotto il controllo dell’ENAC, ha
richiesto 8 anni e circa 10.000 ore di lavoro.
Un discorso a parte merita il gruppo propulsore.
I modelli originali utilizzavano un motore rotativo a 9 cilindri Le Rhone 9J-Thulin da
110 CV. (versione tedesca di un motore francese prodotto su licenza anche in Gran
Bretagna ed in Italia) oppure una versione da 160 CV. (poi da 178 CV), il Goebel
GOE.III.
Verso la fine della guerra però, fu anche utilizzato il radiale Siemens-Halske SH.III,
anch’esso da 160 CV. Da quest’ultimo fu derivato lo SH. 14 da 150 CV. a 1.800 giri,
che ne differisce per la doppia accensione (ma senza regolazione dell’anticipo ai
magneti) ed una distribuzione meglio armonizzata.
Proveniente da un biplano Bucher Bu. 133 Jungmeister, il motore del Fokker Dr.1 IJENA, un SH. 14 costruito a Spandau nel 1922, fu recuperato in Argentina e
completamente restaurato (con sostituzione dei pistoni e della pompa dell’olio)
dall’inglese Vintage Engine Technology di Bedford (GB).
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L’installazione del propulsore sul castello motore è stata eseguita nella primavera del
2003. Al motore è stata accoppiata un’elica bipala in legno realizzata appositamente
dalla Hoffmann, copiandone una originale prestata dal Deutsche Museum e
modificandone leggermente i profili, secondo le cognizione aerodinamiche moderne e
utilizzando materiali opportuni per le placche metalliche di protezione sul bordo di
attacco. Nel Febbraio 2004 l’aeroplano era completato, veriniciato e pronto al primo
volo di collaudo.
Grazie alla disponibilità dell’Aeronautica Militare Italiana (in particolare del 5° e del
3° Reparto e del Comando Generale delle Scuole, comandati rispettivamente dai
Generali Vincenzo Parma, Claudio De Bertolis e Valtero Pomponi) che ha messo a
disposizione i propri specialisti (Marescialli montatori Stefano Petrini, Maurizio
Angeloni, motorista Gianfranco Giaccari, coordinati dal responsabile tecnico del 2°
Gruppo Manutenzione Velivoli Maggiore Andrea Cesini) la messa a punto finale del
velivolo è stata effettuata presso l’aeroporto di Guidonia - storica sede delle attività
sperimentali dell’Aeronautica Militare fino ai primi anni del secondo dopoguerra comandato in quel periodo dal Col. Pil. Gianni Amadio.
Gli ultimi interventi,, con i giusti calettamenti delle ali e l’accurata triangolazione del
velivolo completo, hanno richiesto alcune settimane di delicato ed intenso lavoro e si
sono conclusi nel Maggio del 2004
Gli ultimi ritocchi alla verniciatura sono stati dati, dopo una accurata ricerca sui
metodi di verniciatura del tempo, dallo storico aeronautico Marco Gueli, assistito dalla
moglie Carla.
La livrea del Fokker Dr. 1 I-JENA riproduce quella del Fokker DR.1 204/17 pilotato
dal Ten. Paul Baümer, 43 vittorie, due onorificenze (la Croce d'oro al merito militare e
la Blu Max "Pour le Mérite") e comandante del Jasta 2 del Servizio Aereo dell’Armata
germanica.
Su esplicito desiderio di Stefano Rusconi, da ultimo è stato aggiunta, a pennello sulla
sinistra della copottatura motore, la scritta “Sà”.
<< I piloti da caccia di quel tempo – specialmente i più giovani – usavano scrivere sul
proprio velivolo un simbolo grafico che ricordasse il nome dell’amata. A mia moglie
avevo già dedicato il Tiger Moth I-JJOY; questo porta il nome di mia figlia Sarah>>
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Il 4 Maggio 2004, alle 19.20 il Fokker Dr.1 I-JENA, pilotato dal Com.te Stefano
Rusconi, decollava dalla pista di Guidonia per il suo primo volo.