Le donne nella storia

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Le donne nella storia
LE DONNE EGIZIANE, ATENIESI E
SPARTANE
A CONFRONTO
Nell’Antico
Egitto
La donna era considerata pari all’uomo,
tuttavia, erano gli uomini
a ricoprire quasi tutte le cariche
pubbliche.
Poteva avere delle proprietà e
disporre dei propri beni.
Le donne egiziane rispetto alle altre
donne contemporanee, vivevano in una
situazione privilegiata.
Cinque o sei donne diventarono faraone
e molte regine collaborarono con i loro
mariti nel governo del regno.
Tra le donne più influenti dell’Antico Egitto
possiamo ricordare:
La celeberrima Nefertiti
moglie del Faraone
Amenhotep IV.
Ahhotep I la
regina guerriera
Cleopatra
l’ultima regina egizia
La donna egiziana
del popolo si occupava
della macinatura dei cereali
e della preparazione della birra,
della filatura e della tessitura del
lino.
La donna egiziana
non conobbe mai la
pesante tutela del
padre e del marito.
I matrimoni potevano
essere frutto di accordi
tra le famiglie degli
sposi, ma, in genere,
i giovani potevano
scegliere liberamente
con chi sposarsi.
L’educazione comprendeva, per entrambi i sessi, l’apprendimento di lettura
e scrittura nella scuola del villaggio; le fanciulle, nell’ambito familiare, imparavano
a cantare, suonare uno strumento e danzare.
In età più matura alcune si recavano in scuole di alto grado, in particolare nei
templi, così da poter apprendere tutte le conoscenze come sacerdotesse.
In seguito, durante il Nuovo Regno, le donne delle classi più elevate persero gran parte
della loro indipendenza, si limitarono a svolgere le loro attività principali nella sfera
privata e divennero le “signore della casa”.
LA DONNA ATENIESE
La donna ateniese era sottoposta, a vita, alla tutela di un uomo, il padre
prima, poi il marito, poi il figlio e, in mancanza di figli, il parente più prossimo.
La donna era esclusa dalla dimensione pubblica della società, dalla cultura,
dalle assemblee, dai tribunali, dalle manifestazioni, tranne poche cerimonie
religiose.
Ad Atene la donna rimaneva in casa all’interno del gineceo ad occuparsi
dei figli. Da bambine erano educate dalle nutrici a filare, a cucire e a cucinare.
Raggiunta l’età dei 13-14 anni si sposavano,
il marito veniva scelto dal padre o dal tutore.
Il matrimonio d’amore non esisteva, anzi
esso era considerato un vero e proprio contratto.
Il rito poteva durare anche diversi giorni tra danze
e banchetti.
Il marito poteva ripudiare la moglie.
In una società maschilista come quella
ateniese, la fedeltà era richiesta solo
alla donna. Si dava per scontato che
l’uomo ,oltre alla moglie, ricorresse ad
altre figure femminili: la concubina,
l’etéra (la compagna), la prostituta e infine
anche le schiave che non potevano sottrarsi
ai desideri del padrone.
LE DONNE SPARTANE
Le donne spartane godevano di una serie di diritti che le donne ateniesi
non avevano. Esse erano più libere e assumevano spesso il ruolo di
capofamiglia in quanto gli uomini erano spesso impegnati in guerre e in
addestramenti.
Le donne spartane ricevevano un’educazione molto severa e austera.
Esse potevano possedere terre, sapevano leggere e
scrivere.
Le donne seguivano gli stessi allenamenti maschili
perché si dava molta importanza all’aspetto del
corpo.
L’educazione atletica aveva importanti effetti: rendeva
le donne più belle ed era un modo per generare figli
sani che poi sarebbero divenuti validi guerrieri.
Inizialmente i giochi Olimpici erano esclusivamente
riservati ai concorrenti di sesso maschile;
alle donne greche non era consentito nemmeno
partecipare come spettatrici a questo evento sportivo,
ma gli Spartani cambiarono questa “regola”.
Fu la principessa spartana Cynisca, figlia del re Archidamo II a diventare
la prima vincitrice delle Olimpiadi quando vinse la corsa delle quadrighe,
non solo una, ma ben due volte, nel 396 e nel 392 a.C.
La società valorizzava la donna e la poneva sullo stesso piano dell’uomo,
pur mantenendo delle differenze nei ruoli.
Al contrario della condizione ateniese non vi era nessuna forma di reclusione
domestica: le donne potevano partecipare ai banchetti con i mariti, uscire e
passeggiare.
Educare i figli non era compito dei genitori: prima aspettava ai servi,
poi ad istituzioni esterne. Le bimbe venivano educate in luoghi detti
“tiasi” dove imparavano ad essere buone madri e mogli e acquisivano
una cultura sicuramente maggiore rispetto alle donne ateniesi.
Per questo anche le ragazze erano destinatarie di un’educazione basata
sugli stessi valori e sulla stessa concezione del mondo maschile,
un’educazione che le rendeva più dominanti che dominate.
CONCLUSIONE
Paragonando la condizione della donna ad Atene
e a Sparta, si può concludere che nella polis
democratica le donne erano molto meno libere
che a Sparta: il paradosso sta proprio in questa
differenza perché ci saremmo aspettati l’esatto
contrario.
Siti utilizzati per la ricerca:
(www.fabbriscuola.it); (user.libero.it); (www.edurete.org);(cittadinanza.liceocosta.it);
(www.letteraturaalfemminile.it); (ripassofacile.blogspot.com); (www.bulgarini.it);
(doc.studenti.it); (disan.altervista.org); (ilfattostorico.com); (it.wikipedia.org);
(www.anticoegitto.net).
GRUPPO DI RICERCA:
MASSI, RENZI, BORDONI, GALLI