sultana veneziana

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sultana veneziana
Maria Pia Pedani
La sultana veneziana
Commedia
Aracne
2006
NOTA INTRODUTTIVA
Questa commedia nasce da una considerazione storiografica: quando i
documenti forniscono due versioni differenti del medesimo avvenimento, a
quale bisogna dar credito? In che modo si può distinguere il vero dal falso?
Già più di vent’anni fa, quando stavo preparando il mio primo libro, che
trattava di ambasciatori ottomani, rimasi colpita dalla vicenda di Hasan,
rappresentante di Selim, figlio di Solimano il Magnifico, giunto per ben due
volte a Venezia nel 1559 e incaricato, tra l’altro, di trovare i parenti
veneziani della favorita del principe, Nur Banu. I veneziani, pur trattandolo
come un vero diplomatico, cominciarono da subito a nutrire forti dubbi sulla
sua persona tanto da considerarlo, in un secondo tempo, solo un millantatore.
Nel frattempo però era cominciata a circolare la voce che Nur Banu fosse
Cecilia, figlia naturale del nobile Nicolò Venier e di Violante Baffo, rapita
ancora fanciulla a Corfù e portata nell’harem imperiale. I documenti che
sostenevano questa voce furono creduti senza esitazioni da uno storico del
primo Novecento, Emilio Spagni. La tesi venne ripresa negli anni Cinquanta
da un famoso orientalista, Ettore Rossi. Gli scritti di questi insigni studiosi
avallarono così l’esistenza di una sultana veneziana. Solo nel 1992 nuove
fonti, scoperte da Benjamin Arbel, attribuirono alla favorita anche un’altra
identità, questa volta greca, quella di Kalì Kartánou. Da qui l’idea, per ora
indimostrabile, che le due verità potessero essere in qualche modo correlate
proprio tramite la venuta a Venezia dell’ambasciatore Hasan, assieme alla
piena consapevolezza che solo passando dal campo della storiografia a
quello della letteratura sarebbe stato possibile sostenere una simile teoria.
Tali pensieri sarebbero rimasti probabilmente solo allo stato di abbozzo,
al pari di tanti altri progetti nati in questi anni e non ancora attuati, se un paio
di settimane fa non mi fossi fratturata una spalla. Ho trascorso ore e ore in
ospedale a pensare come si sarebbe potuta utilizzare quest’idea. Così ho
immaginato non solo la venuta a Venezia di Hasan, ma anche i motivi che
avrebbero potuto spingerlo al viaggio e le considerazioni politiche e
pragmatiche che avrebbero potuto indurre i governanti veneziani ad avallare
le sue pretese. Il mio temperamento, che spesso mi spinge a ricercare il lato
comico delle più diverse situazioni, ha fatto il resto. Questa commedia è nata
così, nelle lunghe ore passate a fissare ora un muro bianco ora le luci soffuse
delle notti ospedaliere. Una volta tornata a casa, mi è stato facile scrivere un
testo che era pronto, già pensato nei suoi personaggi e nei suoi dialoghi.
La vicenda, che si svolge tra Istanbul e Venezia, mi ha dato anche modo
di presentare alcune particolarità della società ottomana del Cinquecento
sconosciute ai non addetti ai lavori ed estranee a chi conosce quel mondo
solo in base alle favole create dall’immaginario collettivo europeo.
In apparenza le persone coinvolte sono molte. In realtà i personaggi che
agiscono nell’uno o nell’altro atto sono in parte speculari e potrebbero essere
interpretati dagli stessi attori, il cui numero si ridurrebbe a quello minimo di
tre bambini, quattro donne e sei uomini. In particolare le tre mogli e la figlia
maggiore di Hasan sono state pensate come il corrispettivo stanbuliota delle
quattro dame veneziane; i bambini che compaiono all’inizio si trasformano
in scena nei tre figli piccoli del protagonista, mentre la prima moglie,
Rezene, potrebbe interpretare anche la parte del Narratore.
Venezia, 31 dicembre 2006
NOTA DI PRONUNCIA DEL TURCO
c
come g di gesto
ç
come c di cera
g
come g di gara
ğ
una pronunzia approssimativa si ottiene allungando la lettera che precede
ı
postpalatale, simile alla e muta francese molto chiusa
ö
come la eu francese
ş
come la sc di sci
s
come la s di sale
ü
come la u francese
z
come la s di rosa
Le parole turche sono per la maggior parte ossitone.
PERSONAGGI
Narratore
Primo bambino
Secondo bambino
Bambina
Hasan, çavuş, messaggero imperiale
Rezene Hatun, prima moglie di Hasan
Serçe, seconda moglie di Hasan
Şirin, terza moglie di Hasan
Ayşe, figlia maggiore di Hasan e Rezene
Mustafa, figlio di Hasan e Rezene di circa 8 anni
Karabulut, figlio di Hasan e Serçe di circa 6 anni
Mihrimah, figlia di Hasan e Serçe di circa 4 anni
İbrahim, gran dragomanno del divano imperiale
Mehmet, scrivano della cancelleria imperiale
Karagöz, schiavo di Mehmet
Giovanni Baffo, detto Nane, nobiluomo, padre della sposa
Marino Cavalli, nobiluomo, padre dello sposo
Nicolò Venier, nobiluomo, castellano a Corfù nel 1537
Girolamo Priuli, detto Momolo, doge di Venezia
Michele Membre, gran dragomanno della Serenissima Signoria
Mara Baffo, nobildonna, la sposa
Piuchebella Grimani, nobildonna, amica della sposa
Diana Venier, nobildonna, moglie di Venier
Bianca Cavalli, nobildonna, moglie di Cavalli
PROLOGO
Ai giorni nostri
(Narratore e bambini; poi Serçe e Şirin).
NARRATORE Venite, bambini. Venite che vi racconto una storia. Una bella
storia veneziana. La volete sentire?
BAMBINI Sì, sì.
NARRATORE C’era una volta in una città lontana lontana che si chiamava
Costantinopoli.
PRIMO BAMBINO Dov’è?
NARRATORE Di là dal mare. È una città favolosa, piena di minareti, moschee
e palazzi, dove vivevano pascià e odalische. La costruzione più bella di
tutte era però il Topkapı, il palazzo imperiale dove viveva il sultano con
la sua corte.
SECONDO BAMBINO Vi era anche il gran visir?
NARRATORE Certo, vi era il gran visir, e tanti pascià, e poi cancellieri,
ciambellani, ulemà, cioè esperti nella legge religiosa, soldati, ufficiali,
dragomanni...
BAMBINA Chi sono?
NARRATORE I dragomanni sono gli interpreti.
PRIMO BAMBINO E c’erano anche i giannizzeri?
NARRATORE Sicuro, c’erano anche i giannizzeri che formavano la guardia
scelta del sultano. Nella parte più segreta del Topkapı vi era l’harem
imperiale. Un mondo a parte, tutto femminile, dove abitavano le donne
del sultano, sua madre, cioè la sultana-validè, le sue favorite, che si
chiamavano haseki, le odalische, che erano le ragazze giovani, appena
arrivate, che dovevano frequentare la scuola dell’harem...
SECONDO BAMBINO Anche loro dovevano studiare?
NARRATORE Sì, certo. Dovevano studiare e imparare a cantare, danzare, ma
anche a leggere, scrivere, far di conto e quindi c’erano insegnanti,
maestre di canto...
BAMBINA Di recitazione...
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LA SULTANA VENEZIANA
NARRATORE Di ballo, e centinaia di altre donne che lavoravano nell’harem,
serve, ancelle, donne-medico, segretarie, dispensiere, su su fino alla gran
maggiordoma che era la vice-validè e dava ordini a tutte, tranne che alla
gran sultana, naturalmente. Costantinopoli era dunque una città magnifica
e qui abitava anche un pover’uomo di nome Hasan. Cioè, non è che fosse
povero povero, al contrario aveva un lavoro: era un çavuş, un messaggero
del palazzo imperiale e aveva una bella famiglia. Pensate, aveva quattro
figli. La figlia più grande si chiamava Ayşe, era bella e intelligente e
studiava tanto perché da grande voleva divenire come sua mamma che
lavorava nell’harem imperiale. (Il narratore indica ora uno alla volta i
bambini, come per attribuire loro il nome; allora ogni bambino si alza e
prende un abito o un oggetto per travestirsi da turco). Poi c’era Mustafa,
che aveva otto anni ed era buono e obbediente, ma spesso litigava con il
fratellino, Karabulut, che vuol dire Nuvola Nera, un vero terremoto come
dice il suo nome, che non stava mai fermo. Infine c’era la sorellina più
piccola, Mihrimah, che significa Sole-Luna, il tesoro di papà. Sempre
allegra e sorridente. Il pover’uomo, cioè Hasan, aveva anche tre mogli.
Rezene Hatun era la prima e la madre di Ayşe e Mustafa. Una donna
importante, che lavorava fuori casa, pensate, era addirittura la gran
maggiordoma dell’harem del sultano. (Entra Serçe con un cesto di uova e
comincia a lavorare in casa. Entra Şirin che si sistema in un angolo a
fare un tappeto. Il narratore comincia a uscire).
Vi era poi Serçe, madre di Karabulut e Mihrimah, che si dava da fare in
casa tutto il giorno. Era lei che badava ai bambini, lavava, puliva e
preparava da mangiare. E infine c’era Şirin, una anziana donna, vedova di
un pascià, che Hasan aveva sposato per pietà, per darle una casa. (Il
narratore esce. I bambini giocano).
ATTO PRIMO
Istanbul, in casa di Hasan. Giugno 1559
SCENA PRIMA
Mustafa, Karabulut, Mihrimah, Serçe, Şirin poi Hasan
MUSTAFA Era mia, mi hai portato via la spada.
KARABULUT Non è vero, mamma Serçe, era mia.
SERÇE Buoni bambini, buoni. Possibile che non sappiate stare calmi
(Karabulut rovescia il cesto con le uova e altro cibo).
ŞİRİN Via! Andate via bambini.
SERÇE Cosa avete fatto! Avete rotto le uova! Cosa mangeremo, oggi? Siete
proprio figli di vostro padre, stupidi come lui.
ŞİRİN Dov’è Hasan?
SERÇE Sarà ancora in giro, come al solito, a oziare. Mai che pensi alla casa,
eppure ce ne sarebbe di lavoro da fare.
ŞİRİN Ai miei tempi, quando ero sposata con Hasan pascià, avevamo tanti
servitori e non ci dovevamo preoccupare per la cena.
SERÇE E invece oggi, di servitori, in questa casa ci sono solo io.
ŞİRİN Ai miei tempi avevo tante schiave a cui insegnavo il canto, la danza e
l’arte di annodare i tappeti.
SERÇE E poi le rivendevi con grandi guadagni.
ŞİRİN È quello che fanno le grandi dame.
SERÇE Ora qui delle grandi dame ci sono solo le parole. Ringrazia invece
mio marito che ti ha voluto sposare per darti una sistemazione.
ŞİRİN Era il più caro amico del mio defunto pascià e ha fatto solo quello che
riteneva giusto, dopo che il povero Hasan era caduto in disgrazia e ci
avevano portato via tutto. Povero marito mio, giustiziato così giovane e
per colpa di altri.
SERÇE Sposare una vecchia, e persiana per giunta, invece di portare in casa
due braccia giovani che mi dessero una mano.
(Entra Hasan, allegro).
HASAN Salve, donne, come va?
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LA SULTANA VENEZIANA
ŞİRİN Come vuoi che vada? Da povera vecchia, e persiana per giunta.
BAMBINI Papà! Papà! È arrivato papà!
(Hasan prende in braccio Mihrimah e dà un dolcetto a testa ai
maschietti, la bambina sta per mettersi a piangere e allora lui ne tira
fuori uno più grande e glielo dà).
SERÇE Allora sei passato al bazar, come ti avevo detto? Lo sai che in casa
c’è bisogno di tutto.
HASAN Il bazar. Ecco cosa dovevo fare. Ma è stata una giornataccia. Sempre
in giro. Corri dall’agà dei giannizzeri. Porta questo messaggio al
maggiordomo del palazzo imperiale. Vai dall’ambasciatore di Francia.
Vai dal bailo dei veneziani. Insomma, sono stanchissimo.
SERÇE Non è una buona scusa per dimenticare il bazar. E ora cosa
mangeremo? La minestra che che avevo preparato è finita tutta per terra,
e sono stati i tuoi figli a combinare questo pasticcio. Ormai non c’è più
tempo per comprare qualcos’altro di cotto e giù, in corte, i vicini hanno
già spento il fuoco. Non voglio pagare da sola la legna per riaccenderlo.
HASAN Qualcosa troveremo. Non c’è proprio nulla in dispensa?
SERÇE Proprio nulla.
ŞİRİN Ai miei tempi, invece, in casa c’erano sempre tante cose buone da
mangiare: olive dalla Grecia, mele cotogne dal Khorasan, datteri dalla
Siria. Ah, quand’era vivo il povero Hasan...
HASAN Non dire così, Şirin, lo sai che mi dà fastidio.
ŞİRİN Dici così perché lui era un pascià e tu un povero çavuş.
Hasan C’è povero e povero, ma io sono ancora vivo e ti ho sposato così puoi
fare una vecchiaia serena (affettuosamente).
ŞİRİN Ai miei tempi...
HASAN Vado a vedere se c’è qualcosa in dispensa (Hasan esce coi bambini).
SCENA SECONDA
Serçe, Şirin, Rezene e Ayşe
ŞİRİN Potevi dirlo prima che non c’è nulla da mangiare. Sarei andata con la
mia amica Fatma alla mensa dei poveri qui vicino, l’imaret di Solimano.
Questa sera c’è minestra di farro, che è così buona. Tutta Istanbul si
ritrova lì a mangiare quando la fanno, sia i poveri che i ricchi.
SERÇE Ormai è troppo tardi. Speriamo che Rezene abbia portato qualcosa
dal palazzo imperiale.
(Entra Rezene con la figlia Ayşe).
PRIMO ATTO
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REZENE Rezene Hatun, prego. Lo sai, Serçe, che ci tengo al titolo che mi
spetta. Oh, che giornataccia. Le odalische oggi erano assolutamente
insopportabili. Governare l’harem imperiale è davvero faticoso. Vero,
Ayşe?
SERÇE Hai portato qualcosa da mangiare? (Rezene e Ayşe tirano fuori da
sotto i mantelli due grosse gamelle a più strati).
REZENE Questi arrivano dritti dritti dalla tavola del sultano. Questa sera ha
cenato con le donne, nell’harem.
ŞİRİN E tu hai preso tutti gli avanzi?
(Şirin e Serçe preparano per la cena. Rezene resta a guardarle.
Distendono un telo sul pavimento. Vi mettono un tavolo basso attorno a
cui si può riunire tutta la famiglia. Dispongono tovagliolo e cucchiaio
per ogni commensale e cuscini. I contenitori delle gamelle vengono posti
da Ayşe sul tavolo. Le bevande e i bicchieri vengono messi su un altro
tavolino basso e verranno serviti solo a fine pasto).
REZENE Un uomo solo non mangia certo cinquanta portate. Avanzi, come
dici tu, ce ne sono per tutti e vengono dalla cucina del sultano che, tra le
dieci del Palazzo, è la migliore. E a me spettano i piatti più prelibati
perché, da quando Hürrem, la moglie di Solimano, è morta sono io che
reggo l’harem.
SERÇE (E dì pure che oggi sei tu la donna più importante di Istanbul).
REZENE Mi ricordo bene quando Hürrem mi chiamò al suo capezzale,
quando si ammalò, e mi affidò la dispensa, le odalische e le serve.
Insomma tutto. Così sono diventata la maggiordoma dell’harem; dopo
essere stata per tanti anni solo un’ancella oggi sono la vice-validè. Ah, se
non ci fossi io che do da mangiare a tutta la famiglia, con Hasan si
farebbe la fame (Ayşe sta per rovesciare una gamella). Attenta, figlia
mia, attenta. Anche Ayşe farà carriera nell’harem, vero Ayşe? Se continui
a studiare, a leggere, scrivere e far di conto diventerai dispensiera.
AYŞE Non voglio fare la dispensiera. Io voglio diventare cancelliera, oppure
l’hoca, che istruisce le odalische nei princìpi della religione.
REZENE Intanto studia, poi vedremo.
SERÇE E non passare ore a rimirarti. Se sei bella è meglio, ma non è la cosa
essenziale.
REZENE Ricordati che agli uomini piacciono le donne intelligenti, quelle a
cui si possono chiedere consigli e con cui si può fare conversazione e
magari giocare a scacchi. A proposito, lo sapete che anche oggi il sultano
ha voluto fare una partita con me?
SERÇE (Lo dice due volte alla settimana).
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LA SULTANA VENEZIANA
ŞİRİN Anch’io, ai miei tempi facevo delle memorabili partite con il mio
pascià. Naturalmente qualche volta perdevo, anche se avrei potuto
vincerlo sempre in poche mosse. Povero, povero Hasan.
REZENE Tutte facciamo così, ma io sono più brava delle altre. Prima metto
in difficoltà il mio avversario e poi, ma solo alla fine, lo lascio vincere,
così si diverte e non pensa di essere stato ingannato.
AYŞE A me non interessa, perché non voglio sposarmi.
REZENE Figlia mia, sei impazzita?
SERÇE Mai sentita un’assurdità simile.
ŞİRİN Ma tutti si devono sposare, uomini e donne. Ayşe, sei sicura di essere
una persona normale?
REZENE Certo che mia figlia è una persona normale. Vero Ayşe? E poi il
matrimonio non è tanto male, basta farsi scegliere dal marito giusto.
AYŞE Allora voglio sposare un pascià, con tanti schiavi che mi servano,
come ha fatto Şirin.
REZENE E hai visto come è andata a finire. Ayşe, ricorda: mai sposare un
pascià!
AYŞE Ma perché, mamma, se hanno tanti soldi, servi e belle case?
REZENE La vita di un pascià è molto pericolosa. Da un momento all’altro
rischia di perdere tutto, come è successo al povero Hasan.
SERÇE Le brave ragazze non sposano i pascià, ma gli ulemà.
REZENE O qualche ufficiale, come tuo padre. Allora, la vita è molto più
sicura e tranquilla.
ŞİRİN Ma con meno comodità e denari. E poi il mio Hasan era tanto buono e
siete cattive a trattare così una povera vecchia che non può difendersi, e
persiana per giunta.
REZENE Dai, Şirin, non prendertela. Stiamo solo cercando di dare qualche
buon consiglio ad Ayşe.
SERÇE Pensa che il povero Hasan ti ha lasciato col maggior onore possibile,
vista la situazione: strangolato dal boia con la corda di un arco.
ŞİRİN Penso che avrebbe fatto volentieri a meno di tanto onore. Ah, povero il
mio pascià.
REZENE I soldi devono guadagnarli anche le donne, con il loro lavoro, per
questo ti dico studia, Ayşe, se vuoi trovare un buon marito.
SERÇE Lo stipendio di un uomo non basta certo a mandare avanti una casa, e
nelle famiglie povere, quelle dove c’è una sola moglie, la donna deve
dividersi tra le fatiche del lavoro, le faccende domestiche e i bambini.
Una vita d’inferno. Per questo, quando Rezene mi ha proposto di sposare
suo marito ho accettato, due stipendi c’erano già e io mi sarei dedicata
solo a casa e figli.
PRIMO ATTO
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REZENE E poi tieni presente che se il marito che hai sposato proprio non ti
piace puoi sempre cambiarlo.
AYŞE Per questo bisogna avere tanti soldi...
REZENE Ma la mamma sarebbe sempre qui per aiutarti. E poi anche tu, Ayşe,
guadagnerai bene un giorno.
AYŞE E se mi stufassi di lavorare nell’harem?
ŞİRİN Ci sono tanti lavori che puoi fare, anche stando a casa tua. Io per
esempio, che sono sempre stata brava a cantare, suonare e ballare,
compravo giovani schiave, le educavo alla musica, al canto, alla danza e
alle buone maniere e poi le rivendevo con un ottimo margine.
SERÇE E poi, con la dote che ti pagherà tuo marito, puoi comprare case e
botteghe e affittarle, oppure investire in commerci o in appalti. Una volta,
quando ero ancora molto giovane, feci un colpo veramente fortunato,
facendo comprare delle balle di seta a Tabriz, con i sultanini che mi
aveva imprestato mia zia, e rivendendole qui a Istanbul proprio quando si
stavano organizzando i grandi festeggiamenti per la circoncisione dei figli
del sultano e tutti volevano vestirsi all’ultima moda e fare bella figura.
REZENE E quando guadagni e metti via tanti denari, se proprio non ti trovi
bene con tuo marito, puoi anche pagarlo perché accetti di ripudiarti, così
puoi sposartene un altro.
SERÇE Vedi, Ayşe, siamo noi a gestire la casa e la famiglia, e l’importante è
dividersi i compiti e mettersi d’accordo.
ŞİRİN Però quando i mariti tornano a casa, pensano di aver fatto tutto loro e
di meritarsi le comodità dell’harem. Allora bisogna fare le vezzose,
servirli e riverirli...
REZENE E far credere loro di essere i padroni...
SERÇE Quando invece le padrone siamo noi.
SCENA TERZA
Mustafa, Karabulut, Mihrimah, Serçe, Şirin, Rezene, Ayşe e Hasan
SERÇE Bambini, a tavola. Hasan, dove ti sei cacciato?
(Entrano i bambini e Hasan. Tutti si siedono. Hasan prende il pane e lo
bacia; si mangia prendendo il cibo dai piatti comuni con le mani o con i
cucchiai).
HASAN Questo pollo con le melagrane è un piatto delizioso. Ieri ne assaggiai
che veniva dalla mensa del principe Selim, ma non era così buono.
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LA SULTANA VENEZIANA
SERÇE È vero che il sultano vuol dichiarare il principe erede al trono?
(rivolta a Rezene, che fa finta di non aver sentito e continua a mangiare).
AYŞE È stato deciso che a giorni gli verrà consegnata solennemente la spada
nella moschea di Eyüp. Sarà una bella cerimonia.
REZENE Silenzio, Ayşe, lo sai che le buone maniere di corte impongono il
silenzio a tavola.
SERÇE Sì, le buone maniere... ma se è l’unico momento in cui siamo tutti
assieme.
KARABULUT Voglio i sottaceti, mamma Serçe, Mustafà me li ha presi.
MUSTAFA Li ho visti prima io, e poi sono il fratello maggiore.
SERÇE Possibile che non sappiate fare altro che litigare, voi due. Prendete un
po’ di melanzane, invece, che fanno tanto bene.
HASAN Ma lo sapete che in Europa neppure le mangiano? Dicono che fanno
diventare pazzi. Invece sono loro i pazzi, a perdersi una simile
squisitezza.
SERÇE Sono veramente deliziose. Non le avevo mai assaggiate cucinate così,
e sì che conosco ben trenta modi per farle.
ŞİRİN Sono come quelle che fa il cuoco dell’imam che abita qui vicino,
quello che incontro sempre quando vado in moschea. Il suo padrone è un
famoso ghiottone e si dice che una volta svenne addirittura, per il piacere
che provò nell’assaggiare le melanzane fatte in questo modo.
HASAN Ma che piacere e piacere. Te lo dico io come è andata. Cadde per
terra svenuto quando il cuoco gli presentò il conto per tutti gli ingredienti
che aveva usato per prepararle. È davvero un piatto imperiale, questo, ma
io preferisco qualcos’altro… (Hasan intanto prende con le mani quasi
tutto quello che c’è in uno dei piatti).
SERÇE Ma Hasan. Lascia qualcosa anche per i bambini. Loro devono
crescere, tu sei già cresciuto.
HASAN Ma Serçe, lo sai che il pollo con le melagrane è il mio piatto
preferito. Altro che la milza con zafferano e aceto che ci fai un giorno sì e
uno no, oppure gli occhi con sale e olio...mi fanno schifo.
SERÇE Hasan! Non si disprezza il cibo che hai nel piatto.
MIHRIMAH Puah. Anch’io preferisco il pollo. È così buono, vero, papa?
(Mihrimah si accoccola vicino al padre che comincia a imboccarla
dando un boccone alla bimba e due a sé. Mihrimah piange).
SERÇE Guarda cosa hai fatto. L’hai fatta piangere. Non si trattano così i
bambini.
REZENE Quando mai imparerai (a Hasan).
ŞİRİN Ai miei tempi avevamo i servi che si occupavano dei bambini. Ah,
povero Hasan. Il mio povero Hasan.
PRIMO ATTO
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HASAN Tanrı bilir. Il pasto è finito.
(Şirin e Ayşe si alzano per prendere da bere per tutti. Mustafa, Karabulut
e Mihrimah bevono e poi escono).
SCENA QUARTA
Serçe, Şirin, Rezene, Ayşe e Hasan
HASAN Ormai il principe Bayezit è fuori gioco dopo la ribellione e la fuga in
Persia. Tutto il potere spetta a suo fratello Selim.
REZENE A proposito sapete che cosa ho fatto? Giorni fa il sultano mi aveva
confidato di voler consegnare la spada a Selim alla fine del mese. Io l’ho
detto a uno dei miei protetti, il terzo visir Mehmet, suggerendogli di
andare dal principe a riferirgli la cosa come se si fosse trattato di un suo
sogno. Ora Selim crede che Mehmet pascià abbia doni profetici e lo tiene
in grande stima.
HASAN Potevi dirlo a me.
REZENE Tu non sei abbastanza importante.
AYŞE Così quando Selim salirà al trono terrà in gran conto il pascià, che sarà
grato a mamma Rezene.
REZENE E se non sale al trono, non avrò perso nulla. Vedete, questa è
politica. Bisogna essere intelligenti per vincere. Lo dico sempre alle
giovani odalische. Gli uomini combattono sui campi di battaglia e le
donne negli harem, e quello imperiale è il più pericoloso di tutti.
HASAN Ma non mi sembra che voi tre dobbiate combattere per avere i miei
favori.
SERÇE Taci. Non si dicono queste cose.
REZENE Ho ben altro a cui pensare, io.
ŞİRİN Ah, il mio povero Hasan, quello sì che era un vero marito (si alza e
torna a fare il tappeto).
HASAN Comunque siete tutte e tre le favorite del mio cuore. Non faccio
preferenze io, come vuole la legge vi tratto tutte allo stesso modo.
AYŞE Ormai di favorite c’è solo Nur Banu. Il sultano è vecchio anche lui e
da quando è morta Hürrem non si occupa più di donne, preferisce pregare
e andare in moschea.
REZENE A questo proposito, ho un importante annuncio da farvi. Domani
Mustafa verrà con me e con sua sorella a Palazzo, perché Nur Banu ha
deciso di adottarlo. Pensate, diventerà fratello del principino Murat, andrà
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LA SULTANA VENEZIANA
a scuola con lui e quando Murat diventerà sultano mio figlio potrà essere
gran muftì di Istanbul.
SERÇE (Solo ai figli tuoi pensi).
HASAN Non dovrei forse dire qualcosa anch’io visto che sono il padre?
REZENE Taci, tu. So io cosa e bene e non è bene per mio figlio. Se avessi
mai seguito uno dei tuoi consigli saremmo già tutti caduti in disgrazia.
HASAN Ma avrò ben io il potere di decidere.
REZENE Voi uomini avete l’autorità, ma il potere spetta alle donne. Siamo
noi che decidiamo. Voi potete solo urlare e dare ordini, ma poi si fa solo
quello che vogliamo noi.
HASAN A me sembra che in questa casa a urlare e a dare ordini siate voi tre.
SERÇE Per forza, non pensi mai alla tua famiglia. Ieri hai dimenticato di
prendere la medicina per Şirin e oggi non sei andato al bazar.
HASAN Ma se vi ho detto che ho dovuto lavorare tutto il giorno. Però non è
vero che non ho pensato a voi. Sono stato dal bailo di Venezia e vi ho
portato un regalo.
AYŞE Dov’è, paparino caro?
HASAN Non ce l’ho in tasca.
SERÇE Dov’è?
HASAN Lo porteranno tra poco. È qualcosa che viene da Venezia.
REZENE Allora è all’ultima moda.
SERÇE. È un oggetto per la casa?
HASAN Datemi del sorbetto (Ayşe si precipita; si sentono delle voci).
SCENA QUINTA
Serçe, Şirin, Rezene, Ayşe, Hasan, İbrahim, Mehmet e Karagöz
(Entrano İbrahim e Mehmet, poi Karagöz che porta dei fogli e un pacco).
İBRAHİM Buongiorno Hasan. Rezene. Buongiorno Serçe. Şirin (Serçe e Ayşe
si alzano e cominciano a sparecchiare. Karagöz fa cadere i fogli e
Rezene si precipita a raccoglierli sbirciando quello che contengono).
MEHMET Attento Karagöz, attento. Non ne combini mai una di giusta.
HASAN Ecco i miei cari amici. Sedetevi qui. Volete qualcosa da mangiare?
İBRAHİM Il proverbio dice: evvel taam, ba’deza kelâm, prima il cibo e poi la
parola. Se mangiamo non possiamo parlare. Meglio una bella pipa e
qualche dolcetto.
PRIMO ATTO
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HASAN Ne ho qui alcuni che giungono direttamente dalla tavola del sultano.
Sedetevi (viene portato un narghilè. Sul tavolino si mettono dei fiori.
Karagöz e Ayşe scartano il pacco dove c’è uno specchio).
İBRAHİM Bello, bello, güzel.
MEHMET Davvero di gran bella fattura (Molto miope si avvicina per
guardare lo specchio e poi si siede).
REZENE Un oggetto di classe. Non credevo che avessi buon gusto.
AYŞE (Ayşe comincia a rimirarsi ma vede una scheggiatura) Ma è rotto!
HASAN Mica l’ho comprato. Il bailo me l’ha regalato per un favore che gli
ho fatto. Non poteva darlo a persone di classe per via di quel piccolo
difetto, ma per noi va benissimo (prende un fiore da un vaso e lo
appoggia per nascondere la scheggiatura).
HASAN Ecco, ora nessuno si accorge che è rotto.
SERÇE Sei sempre il solito cuorcontento (Karagöz, Ayşe e Serçe escono).
ŞİRİN Ai miei tempi, a casa mia, ne avevo di specchi e anche più grandi di
questo.
İBRAHİM I pascià sono pochi, signora Şirin, mica tutte possono avere un
pascià per marito.
ŞİRİN Ricorda il povero Hasan, signor İbrahim?
İBRAHİM Era un grand’uomo. Quante cose abbiamo fatto assieme.
ŞİRİN Ma poi i tempi sono cambiati. Ah, povero Hasan, povero Hasan (esce;
Hasan vorrebbe che anche Rezene se ne andasse, ma lei non vuole).
SCENA SESTA
Hasan, Mehmet, İbrahim e Rezene
REZENE Anche Nur Banu ne voleva uno, bello e con la cornice di vetro.
Mesi fa inviò la sua serva, la kira Ester, dal bailo per chiederlo in regalo.
HASAN E questo è proprio quello inviato da Venezia per la sultana. Quando
l’hanno tolto dalla cassa si sono accorti che era rotto. Così ora ne faranno
arrivare un altro, mentre noi ci godiamo questo qui (continua a far cenni
alla moglie di uscire).
MEHMET È davvero bella come dicono, Nur Banu?
REZENE Certo. Ha i capelli rosso ramati, come quelli che si fanno le donne
veneziane. Solo che i suoi sono naturali.
MEHMET Come il principe Selim, del resto. Avremo una stirpe di sultani dai
capelli rossi, a quanto pare. Ma è veneziana come dicono?
20
LA SULTANA VENEZIANA
REZENE Macché veneziana. È greca, greca vi dico, di Corfù. Al massimo si
può dire che è suddita veneta. Si chiamava Kalì, che vuol dire “bella” in
greco, e quando è arrivata come odalisca nell’harem del principe era
davvero una meraviglia, per questo l’hanno chiamata Nur Banu, che
significa “signora luce”, tanto sapeva incantare tutti con le sue grazie.
İBRAHİM Qualcuno dice che sia di origine aristocratica. La figlia di un
nobiluomo veneziano.
REZENE Ma che nobile e nobile. Suo padre faceva il tosatore di pecore e
qualche volta tagliava barba e capelli a tutta la guarnigione della fortezza
di Corfù.
HASAN Allora, al massimo, avrà aiutato suo padre a radere il castellano.
REZENE È lei stessa che ha messo in giro questa storia per sentirsi superiore
alle altre odalische. Una volta mi disse: “Cara Rezene, mio padre era il
capo di tutta Corfù, ma poi venne il grande ammiraglio Hayreddin che
mise a ferro e fuoco l’isola e mi portò via e poi mi mandò da Solimano,
che mi donò al mio amato sposo, il principe Selim.”
HASAN A quanto pare anche i potenti vogliono avere qualcosa che non
hanno. Nessuno è mai contento.
İBRAHİM Solo tu, Hasan, sei sempre felice. Invidio il tuo carattere. Bello.
Bello.
(Rezene controvoglia obbedisce alle occhiate di Hasan ed esce. Hasan si
siede finalmente con gli amici a fumare).
SCENA SETTIMA
Hasan, İbrahim e Mehmet
İBRAHİM Il nostro Hasan è una perla rara. Non tutti avrebbero sposato tre
donne.
MEHMET E che mogli.
İBRAHİM Ho sempre sostenuto che una è più che sufficiente. Proprio perché
bisogna.
HASAN Che volete. Rezene era bella, quando la sposai, e poiché aveva
lavorato nell’harem imperiale per tanti anni aveva una casa sua e una
pensione. Pensavo volesse ritirarsi e crearsi una famiglia. Invece, dopo
pochi anni, la sultana Hürrem, che stava male, l’ha chiamata presso di sé
e così è diventata gran maggiordoma dell’harem e alla fine anche vicevalidè. È stato un gran colpo per me. Mi sono ritrovato con due bambini
piccoli tra le braccia e lei sempre fuori casa.
PRIMO ATTO
21
MEHMET E così hai pensato di sposarti di nuovo.
HASAN È stata Rezene a scegliere Serçe. Diceva che era la donna giusta per
me. Si sarebbe occupata della casa e dei miei figli, mentre lei doveva
comandare a tutte le donne che stavano nell’harem del sultano.
İBRAHİM E Şirin l’hai sposata solo per fare un’opera di carità dopo che suo
marito era stato giustiziato ed era rimasta sola. Sei troppo buono, Hasan.
MEHMET Ma ai suoi tempi Şirin era una gran dama, famosa per la sua
bellezza. Mi dissero che Hasan pascià spese una cifra enorme per
comprarla, quand’era solo una giovane schiava persiana, poi la fece
istruire in tutte le arti della seduzione e infine la sposò. Una carriera
davvero invidiabile.
HASAN L’avrei preferita meno istruita ma più giovane.
İBRAHİM Güzel. Bello. Bello.
HASAN Sapete cosa ha detto Rezene oggi? Che gli uomini possono gridare e
dar ordini ma poi sono sempre le donne a decidere.
MEHMET Purtroppo è vero.
İBRAHİM Siamo tutti delle vittime. A Venezia, invece, quella sì che era vita.
HASAN Ci sei stato quattro anni fa, vero?
İBRAHİM Qualcuno chiama i veneziani “razza di pescatori”. Saranno anche
pescatori, ma almeno loro sanno vivere. Bello. Bello. E poi, le donne! Le
donne veneziane...
HASAN Sono belle?
İBRAHİM Belle e disponibili. Le incontri ovunque e tutte ti sorridono,
soprattutto se sei straniero. Più sono nobili e più collezionano uomini,
come noi facciamo con... ecco, con gli uccelli. E quelli esotici sono i più
richiesti.
HASAN E tu, ti sei lasciato mettere in gabbia?
İBRAHİM In gabbia, mai. Prendere, qualche volta.
HASAN Altro che i nostri harem.
MEHMET Altro che le nostre quattro mogli.
HASAN E siamo costretti dalla legge a trattarle tutte nello stesso modo, senza
fare preferenze.
MEHMET Una vita d’inferno, vero Hasan? Tu ne sai qualcosa.
HASAN Già. Sono le mie mogli che mi trattano tutte allo stesso modo. Mi
bistrattano tutte e tre, senza distinzioni.
İBRAHİM Povero Hasan con tre mogli.
HASAN Povero Hasan. Povero Hasan. Anche tu a dire così! Non basta Şirin
che lo dice da mattina a sera, eppure lo sa quanto mi dà fastidio.
İBRAHİM Cosa dobbiamo fare questa sera, Mehmet?
MEHMET Dovremmo andare a casa mia a lavorare.
22
LA SULTANA VENEZIANA
İBRAHİM Bello. Bello. Perché non ci mettiamo qui subito al lavoro? Finiamo
in fretta e questa sera stessa portiamo tutto al bailo.
MEHMET Qui?
İBRAHİM Qui.
MEHMET Subito?
İBRAHİM Subito (İbrahim e Mehmet smettono di fumare).
İBRAHİM Güzel. Bello. Bello. Mettiamoci al lavoro.
HASAN Cosa dovete fare? (continuando a fumare).
MEHMET Dobbiamo tradurre questa lettera in italiano.
İBRAHİM. È del principe Selim, al doge e ai signori di Venezia.
MEHMET Poi dobbiamo portare tutto al bailo che la spedisca (inizia a
scrivere sotto dettatura).
İBRAHİM Ben Sultan Süleyman oğlu Şehzade Selim... Io principe Selim
figlio del sultano Solimano… Venedik docuna ve beylerine... al doge di
Venezia e alla Signoria... Ohi, ohi. Male. Male.
MEHMET Cosa succede?
İBRAHİM Ta’at ve inkıyad... la sottomissione e l’ubbidienza... di Venezia...
non sono parole da mettere in una lettera al doge. Chi l’ha scritta?
MEHMET È stato il segretario del principe. Io l’ho solo copiata in bella
calligrafia e vi ho tracciato il monogramma di Selim.
İBRAHİM Non posso tradurre letteralmente. Adesso, Hasan, vedrai quanto è
importante l’arte del traduttore. Devo usare qualche altra parola... ecco,
scrivi, Mehmet “l’amorevolezza e il rispetto”... così va meglio.
HASAN Ma i veneziani hanno i loro dragomanni... gente capace…
İBRAHİM Non c’è da preoccuparsi. Basta che vedano la mia firma sotto la
traduzione e non la controllano neppure. E poi sono solo sfumature.
L’importante è che Selim si mostri amico della Repubblica.
MEHMET Già. Oggi i veneziani hanno così pochi sostenitori qui a Istanbul.
Guarda, per esempio, uno degli amici più cari del principe, Joseph Nassì
li odia e sta organizzando una rete di spie nei loro territori.
İBRAHİM Il precettore del principe, Lala Mustafa, non li può soffrire e anche
il gran muftì diffida di loro, nonostante gli abbiano regalato un paio di
occhiali che gli permettono finalmente di uscire di casa senza sbattere il
naso contro tutti quelli che incontra.
MEHMET Beato lui. Anch’io ne avrei bisogno. Ma gli occhiali sono una
merce troppo cara per me.
İBRAHİM Del gran visir, Sokollu Mehmet pascià, non possono certo fidarsi.
È una vecchia volpe e sta ora con gli uni, ora con gli altri, a seconda di
come tira il vento.
PRIMO ATTO
23
MEHMET Solo la kira di Nur Banu, Ester, li aiuta, visto che c’è da
guadagnare. E tramite le donne il bailo ha ottenuto la benevolenza del
principe.
HASAN Voi ne sapete molto più di me, di politica. Io corro tutto il giorno a
portare messaggi a pascià e ufficiali, ma neppure me le immagino certe
cose.
MEHMET Per forza, non leggi mica le lettere che porti. Io invece devo
copiarle tutte in bella calligrafia.
İBRAHİM E io devo tradurle, in italiano, tedesco, polacco, latino... povero
Hasan, forse un giorno anche tu capirai la politica ottomana che tua
moglie Rezene conosce così bene.
HASAN Rezene, Serçe, Şirin... ma potreste almeno per un po’ smettere di
ricordarmele. Non ne posso più di loro e del mio harem. Vorrei starmene
in pace almeno per qualche giorno, senza vederle.
MEHMET Allora dovresti andare a Venezia come ha fatto İbrahim. Anche
Kubat, un çavuş come te, ne è appena tornato e mi ha raccontato
meraviglie. Un concerto di arpicordo e violino organizzato per lui, con la
laguna sullo sfondo e il sole al tramonto.
HASAN Come quelli che si organizzano al chiosco di perla, sul Bosforo, per
il sultano?
MEHMET E pensa alle donne veneziane, belle, libere, disponibili... mica
come le nostre, vero İbrahim?
İBRAHİM E tutte pronte ai tuoi piedi. Non hai che da scegliere e gettare il tuo
fazzoletto a quella che più ti piace.
HASAN Gettare che cosa?
İBRAHİM Il tuo fazzoletto. È un’usanza veneziana. Il cavaliere getta il suo
fazzoletto alla dama che più gli piace e quella stessa notte se la ritrova in
letto, fosse anche la moglie del doge.
HASAN Via, via. Mi pare impossibile.
MEHMET Vai a Venezia e prova.
HASAN Sarebbe bello, ma è impossibile.
İBRAHİM Niente è impossibile e la vita è così piena di imprevisti. Guarda
me, per esempio: sono nato in Polonia, ho studiato a Padova, ho
combattuto con gli imperiali, sono stato schiavo, mi sono fatto turco e ora
sono gran dragomanno del divano ottomano e sono diventato ricco.
Güzel. Bello. Bello. Ho un’idea.
HASAN Quale?
İBRAHİM Mehmet, tu hai scritto l’originale della lettera del principe. Basta
che la ricopi un’altra volta aggiungendo che sarà portata a Venezia dal
24
LA SULTANA VENEZIANA
çavuş Hasan, per essere consegnata direttamente nelle mani del doge.
(Hasan intanto comincia a far cenno di no).
MEHMET Ma non posso fare un falso. Lo sai cosa dice la legge: la mano che
falsifica un monogramma imperiale dev’essere tagliata.
İBRAHİM Non è il monogramma del sultano, ma solo quello di un principe. E
poi non è un falso. Basta che aggiungi due righe.
MEHMET No.
İBRAHİM Una riga.
MEHMET No. No. No. (Hasan si alza come per trattenere İbrahim).
İBRAHİM Mezza riga. Solo per fare un grosso piacere a un amico che ti
porterà da Venezia quegli occhiali che tanto desideri. Da quando li porta,
il gran muftì sembra rinato.
MEHMET Un paio d’occhiali?
İBRAHİM Belli, di Murano e con le lenti spesse spesse.
MEHMET Spesse, spesse?
İBRAHİM Proprio.
MEHMET Forse si potrebbe...
İBRAHİM Güzel. Bello. Bello.
HASAN Non dovrei dire anch’io la mia? Io ritengo che...
İBRAHİM Zitto tu! Non vuoi liberarti delle tue mogli per un paio di mesi?
HASAN Sì, ma...
İBRAHİM Allora è deciso. Porterai un paio di occhiali per Mehmet e a me
porterai uno di quegli orinali di cristallo che si usano a Venezia.
HASAN Un orinale di cristallo?
İBRAHİM Certo. Sono molto belli e utili e fanno molto Palazzo Imperiale.
Anche il sultano ne ha uno, fabbricato a Murano. (Mehmet prende un
foglio di carta e comincia a scrivere, gli altri si alzano per leggere).
İBRAHİM ‘Ben Şehzade Selim...’ Güzel. Bello. Bello. E ora completa con il
monogramma del principe Selim.
MEHMET Opera perfetta! (Tutti ammirano il documento).
İBRAHİM Ora Hasan, verrai con noi dal bailo.
HASAN Dal bailo?
İBRAHİM Certo. Bisogna seguire gli usi diplomatici, altrimenti potrebbero
pensare che sei un impostore.
MEHMET O peggio una spia. Quindi per prima cosa ti presentiamo al bailo,
che scriverà a Venezia annunciando il tuo arrivo e provvederà ad
imbarcarti su una delle loro navi.
HASAN Ma come farò? Non so una parola di veneziano.
İBRAHİM Basta che dici “bello”, che è il nostro “güzel”. È una parola
magica. Ti aprirà tutte le porte. Ripeti: Güzel. Bello. Bello.
PRIMO ATTO
25
HASAN Güzel. Bel-lo. Bel-lo. (Stanno per uscire di scena).
MEHMET Fermi tutti.
HASAN Cosa c’è?
MEHMET Un ambasciatore deve avere un seguito.
İBRAHİM Nessun problema. Conosco un paio di mercanti che saranno felici
di accompagnarlo, pur di avere il viaggio pagato e l’esenzione dei dazi a
Venezia.
HASAN E i vestiti?
İBRAHİM Te li presteranno i mercanti.
MEHMET Ma deve avere anche un servo che lo aiuti.
İBRAHİM C’è Karagöz.
MEHMET Ma è il mio schiavo!
İBRAHİM E con questo? Quando torna te lo restituisce. Pensa agli occhiali.
Karagöz! Karagöz!
SCENA OTTAVA
Hasan, Mehmet, İbrahim, Karagöz, poi Serçe, Rezene e Şirin
İBRAHİM Karagöz, ti piacerebbe andare a Venezia?
KARAGÖZ A Venezia? Certo, signore. (Mehmet sembra contrario). Ti prego,
padrone. Io sono raguseo, e i ragusei sono le scimmie dei veneziani. Parlo
il turco, il veneziano, il latino e il greco.
İBRAHİM Pensa agli occhiali.
MEHMET E va bene.
(Karagöz felice raccoglie scrittoio e carte. Stanno nuovamente per uscire
quando entrano Serçe, Rezene e Şirin).
SERÇE Dove stai andando, Hasan, e a quest’ora? Invece di stare a casa tua
come le persone per bene.
HASAN Io, io...
İBRAHİM Stiamo andando dal bailo veneziano.
SERÇE Dal bailo? Ma non ci sei già stato oggi? Cosa ci vai a fare di nuovo?
HASAN Affari di stato. Segreti.
REZENE Non ci sono segreti per me! Suvvia Hasan, dimmi perché vai dal
bailo a quest’ora? (Facendo la vezzosa).
İBRAHİM Hasan starà via per un po’.
ŞİRİN Un po’ quanto? Ai miei tempi, mio marito, il defunto Hasan, mi
diceva sempre tutto, come si conviene a un buon marito.
HASAN Andrò a Venezia.
26
LA SULTANA VENEZIANA
REZENE A Venezia? Possibile?
SERÇE Ma certo che è vero. È da lui partire e lasciare la sua famiglia sola e
senza sostentamento per mesi e mesi.
REZENE E cosa devi fare a Venezia? Si tratta di portare una lettera del
principe Selim, come quella che copiavate poco fa?
HASAN Ma allora origliavi.
REZENE No, ma se raccolgo un foglio capisco quello che c’è scritto. So
leggere io, come tutte le donne qui dentro.
İBRAHİM Allora hai capito che è una lettera di complimento scritta solo per
avere un possibile appoggio se ci fosse da combattere contro il principe
Bayezit, nel caso l’augusto sultano...
REZENE Dio non voglia!
SERÇE Che la sua vita sia lunga e fortunata.
REZENE Comunque vorrei sapere qual è lo scopo segreto della tua missione.
Perché deve essercene uno! Suvvia, carissimo Hasan, non vuoi dire
qualcosa alla tua prima mogliettina?
(Hasan si allontana spaventato e Rezene fa il broncio).
ŞİRİN Hasan, se vai a Venezia devi portarci dei regali, come faceva sempre il
povero Hasan ogni volta che andava in provincia. A me potresti portare
un pennacchio da turbante, di quelli fatti di vetro di Murano, che sono
così alla moda. Le mie amiche impazziranno di invidia a vederlo.
REZENE E io, che sono la prima moglie? Io vorrei una di quelle collane con
le perle fatte di quella strana pietra che è appena stata regalata al sultano
dal doge?
MEHMET Ah, l’avventurina! Ma non è una pietra, è un vetro che si fabbrica a
Murano.
HASAN A Murano? Anche questa.
SERÇE E io voglio una sedia, di quelle nelle quali si sta seduti con i piedi per
terra, come il trono del sultano.
HASAN Piano, piano, per carità. Prima devo partire (esce seguito da tutti).
ATTO SECONDO
Venezia, festa di nozze Baffo-Cavalli in un palazzo. Settembre 1559
SCENA PRIMA
Mara, Piuchebella, Bianca, Diana, Baffo e Cavalli
(Mara, che ha i capelli rossi, beve del vino e brinda con le amiche. Diana
ha un pennacchio di vetro di Murano tra i capelli, Bianca una collana di
avventurina e dei grandi cerchi d’oro alle orecchie).
DIANA Mara, Mara, sta arrivando il doge.
MARA Io non mi muovo. Il doge lo conosciamo tutte. Mi alzerò solo quando
arriverà l’ambasciatore del Turco. Nessuna delle mie amiche ne ha mai
avuto uno alla sua festa di nozze.
BIANCA Eccolo. Arriva.
(Hasan e Karagöz entran; Hasan ha un fazzoletto in mano).
KARAGÖZ Fate largo a sua eccellenza, il grande, magnifico, incomparabile
Hasan çavuş, ambasciatore del Gran Signore.
DIANA Eccellenza, sono estasiata.
BIANCA Incantata, eccellenza.
HASAN Selam.
DIANA Magnifico ambasciatore, permettete di presentarvi la sposa alle cui
nozze siete stato invitato, la nobildonna Mara. (Mara accenna un saluto).
HASAN Mar? (stupito).
KARAGÖZ Il mio signore è favorevolmente colpito dalla vostra bellezza e mi
incarica di salutarvi con profondo rispetto (rivolgendosi alle donne).
MARA Eccellenza grazie per aver onorato con la sua presenza la mia festa di
nozze. Tutta Venezia mi invidia per questo.
BIANCA Signor ambasciatore, le piacciono gli orecchini che indosso? Sono
come quelli delle donne del suo paese. Li ho messi in suo onore.
(Baffo e Cavalli entrano in scena chiacchierando tra loro. Si fermano un
po’ discosto continuando a chiacchierare).
HASAN Güzel. Bello. Bello.
28
LA SULTANA VENEZIANA
DIANA Eccellenza, guardi che bel pennacchio che porto. L’ho fatto fare a
Murano apposta per questa serata. Assomiglia a quelli di piume che usate
mettere sui vostri turbanti (Hasan osserva il pennacchio molto
interessato, poi si rivolge a Karagöz e glielo indica).
HASAN O. O [quello].
BIANCA E guardi la mia collana, eccellenza, non ve n’è una simile in tutta
Venezia (Hasan osserva la collana molto interessato, poi si rivolge a
Karagöz e gliela indica).
HASAN Bu. Bu [questo] (poi, notando Piuchebella, fa cenno al servo).
KARAGÖZ Sua eccellenza vorrebbe conoscere anche il suo nome, mia gentile
e nobile dama.
PIUCHEBELLA Mi chiamo Piuchebella (restando seduta).
HASAN Mi ki?
KARAGÖZ No, non “mi ki”, Piuchebella. Piu-che-bel-la. Pek çok
[moltissimo] güzel. Bella! Bella!
HASAN Pek, çok? Güzel. Bello. Bello.
KARAGÖZ Sua eccellenza è incomparabilmente commosso per tanta grazia e
mi incarica di offrirle gli omaggi più sinceri.
(Baffo e Cavalli fanno cenno a Karagöz).
KARAGÖZ Scusate mie gentili ospiti, ma altri vogliono conoscere il nostro
eccellentissimo ambasciatore, che resta comunque deliziato dalle
incomparabili bellezze di Venezia (Kargöz si dirige verso i due uomini.
Hasan non lo segue, si attarda per fare delle moine a Piuchebella e
prima di allontanarsi le lascia cadere in grembo il fazzoletto. Le donne si
mettono a ridere, chiacchierano tra loro, si alzano ed escono di scena).
SCENA SECONDA
Hasan, Karagöz, Baffo e Cavalli
HASAN Pek, çok, strano nome per una ragazza, però mi piace: Pek, çok. Pek,
çok. Çok. Çok.
KARAGÖZ No, no! Pek çok güzel, molto molto bella.
HASAN Sì, è davvero bellissima. Però, penso che la chiamerò solo Çok. Ah
Çok, Çok, amore mio. Però, che strani nomi usano le donne veneziane.
Anche la sposa, che si chiama Mar, serpente. Mi fa rabbrividire. I nostri
nomi sono molto più poetici: serçe, per esempio, vuol dire passerotto.
KARAGÖZ Anche la sua prima moglie non scherza sull’argomento: rezene,
finocchio.
SECONDO ATTO
29
HASAN Per me più che un rezene, un finocchio, è una rezie, una calamità e
un’afflizione, e Serçe è un passerotto che svolazza urlando per casa tutto
il giorno. Ah Çok, Çok, amore mio. Karagöz, sono innamorato.
KARAGÖZ Non le bastano tre mogli, padrone?
HASAN Çok è diversa dalle altre. Çok, Çok, davanti a te sto inginocchiato
battendo le mani come un giannizzero nel momento della resa.
KARAGÖZ Non le sembra di esagerare, padrone?
HASAN Le ho lasciato cadere il mio fazzoletto in seno. Questa sera sarà ad
attendermi nel mio letto e io striscerò verso di lei come un’odalisca che si
avvicina al letto del sultano.
KARAGÖZ Padrone!
HASAN Cosa c’è?
KARAGÖZ Ieri ho provato anch’io a gettare il mio fazzoletto in grembo a una
servetta, carina, carina, e...
HASAN E...
KARAGÖZ È scoppiata a ridere e mi ha detto che conosceva le usanze turche,
ma che non sarebbe venuta nel mio letto e che certe cose si fanno a
Istanbul e non a Venezia.
HASAN A Istanbul?
KARAGÖZ Proprio.
HASAN Cosa c’entra Istanbul? Tutti sanno che è un’usanza veneziana.
KARAGÖZ Ho chiesto in giro. Non è vero.
HASAN Ah Çok, Çok, non vedrò il tuo sorriso questa sera! Però, se non altro
ha capito cosa volevo. Forse verrà. Che sia un uso turco o veneziano, non
importa. L’importante è capirsi.
(Karagöz lo trascina verso i due gentiluomini che gli fanno cenno).
SCENA TERZA
Hasan, Karagöz, Baffo e Cavalli
(Baffo ha i capelli rossi. Cavalli parla con la erre moscia).
BAFFO Eccellenza, il mio nome è Giovanni Baffo e come padrone di casa e
padre della sposa le do il benvenuto nella mia umilissima dimora che ha
voluto onorare con la sua presenza.
HASAN Selam.
BAFFO Permetta che le presenti il nobiluomo Marino Cavalli, il padre dello
sposo.
HASAN Selam.
30
LA SULTANA VENEZIANA
KARAGÖZ Sua eccellenza saluta vossignorie illustrissime e si inchina davanti
a così illustri personaggi.
BAFFO È un onore averla tra noi in un’occasione così felice come quella del
matrimonio dei nostri figli.
HASAN Güzel. Bello. Bello.
KARAGÖZ Sua eccellenza ringrazia e augura ai giovani rampolli ogni
felicità.
BAFFO A Costantinopoli sarà forse abituato alle feste di nozze, ma qui sono
occasioni davvero speciali.
HASAN Yok [no].
KARAGÖZ Sua eccellenza assicura che le feste sul Bosforo non sono così
splendide come quelle della laguna. I suoi stessi matrimoni non reggono
al pari di tanto splendore.
CAVALLI Scusi l’impertinenza, ma sua eccellenza ha più di una moglie?
HASAN Üç [tre].
KARAGÖZ Il nobilissimo signor ambasciatore assicura di godere della felicità
di ben tre consorti.
CAVALLI Anch’io in gioventù, quando mi fermai per la prima volta a
Costantinopoli come mercante ebbi due schiave, greche naturalmente non
turche, è ovvio. Ah, giorni felici.
HASAN İyi [bene].
KARAGÖZ Sua eccellenza si congratula con lei per tale felice e singolare
rimembranza. La vuole inoltre onorare grandemente descrivendo le sue
tre mogli. La prima è intima amica della sultana Nur Banu e gran
maggiordoma dell’harem imperiale. La seconda è una dama famosa per la
sua pietà, cortesia e ricchezza, mentre la terza è una schiava venuta di
Persia che sua eccellenza ha avuto la magnanimità di sposare.
(Hasan chiede piano a Karagöz di tradurgli quello che stanno dicendo).
CAVALLI Una schiava persiana! Anch’io la vorrei!
BAFFO Fortunati questi turchi! Tre mogli e la terza è una schiava persiana.
CAVALLI Già l’immagino.
BAFFO Giovane e snella.
CAVALLI Meglio un po’ in carne.
BAFFO Con tre si potrebbe scegliere.
CAVALLI L’ambasciatore è proprio un uomo fortunato.
(Karagöz finisce di tradurre citando evidentemente la terza moglie).
HASAN Şirin! (con moto di spavento).
CAVALLI Che dice?
KARAGÖZ Sua eccellenza vi fa il grandissimo onore di comunicarvi il nome
della sua terza moglie, visto che siete rimasti incantati al solo pallido
SECONDO ATTO
31
accenno della sua bellezza. Si chiama Şirin, come una leggendaria
principessa persiana, famosa cacciatrice di tigri.
BAFFO Anch’io vorrei una cacciatrice di tigri.
CAVALLI A me è capitata la tigre, non la cacciatrice. C’è chi ha fortuna e chi
non ne ha.
BAFFO Beato l’ambasciatore che ha tre mogli!
SCENA QUARTA
Hasan, Karagöz, Membre, Baffo e Cavalli
(Entra Membre).
MEMBRE Signor ambasciatore, posso dirle una parola in privato?
HASAN Vieni con noi, Karagöz, ma prima saluta i signori.
(Mentre Karagöz saluta, Membre trascina lontano Hasan. Karagöz,
Baffo e Cavalli escono).
MEMBRE Eccellenza, non c’è bisogno del suo interprete, visto che io so il
turco e sono il dragomanno ufficiale della Serenissima Repubblica.
HASAN Questa è davvero una magnifica festa.
MEMBRE Molto bella, infatti. Però accanto al divertimento ci sono anche gli
affari, e quelli di stato vengono prima degli altri. Ne vogliamo parlare?
HASAN Parlare di che?
MEMBRE Della sua missione.
HASAN Non c’è altro da dire. Ieri ho consegnato in Collegio la lettera del
principe Selim e appena riceverò la risposta del doge partirò per Istanbul.
MEMBRE Non ha dimenticato qualcosa? Nelle cose politiche ci sono sempre
due facce: un aspetto pubblico e uno privato, segreto, e...
HASAN E...
MEMBRE Ebbene la lettera che ha portato rappresenta l’aspetto pubblico, ma
ora manca l’altro. Di solito le persone altolocate desiderano sempre
qualcosa di più di quello che la buona creanza permette di scrivere.
HASAN Ah, è questo che intende. Sì, effettivamente degli alti personaggi
della corte mi hanno dato alcune commissioni particolari.
MEMBRE Sono tutto orecchie.
HASAN Ma non credo di doverne parlare con lei.
MEMBRE In verità sono qui per questo.
HASAN Davvero? Pensavo di dovermene occupare io direttamente.
MEMBRE Il compito di un buon dragomanno è quello di aiutare
l’ambasciatore in tutte le necessità.
32
LA SULTANA VENEZIANA
HASAN Se proprio insiste. Ecco, alcune dame altolocate della corte mi hanno
detto...
MEMBRE Dica, dica...
HASAN Sono stato incaricato di trovare un pennacchio di piume di vetro,
come quello indossato da quella dama che ho incontrato poco fa.
MEMBRÈ Un pennacchio di vetro (perplesso). C’è altro?
HASAN La vice-validè mi ha invece ordinato di portarle una collana fatta con
quel nuovo vetro scoperto a Murano, l’avventurina; il bailo ne ha appena
donato una mezza sfera al sultano che l’ha posta tra gli oggetti più
preziosi del tesoro imperiale. E poi... dovrei trovare anche una sedia, di
quelle che si usano qui e dove si sta seduti con i piedi per terra. Come...
ecco come quella.
MEMBRE Chi le ha dato la lettera non le ha detto nulla? (perplesso).
HASAN Sicuro. Quello invece vorrebbe un paio di occhiali come quelli che
avete donato al gran muftì. Sa, anche lui non ci vede bene.
MEMBRE Forse non ci siamo capiti. Io intendevo qualcosa di diverso, cose
da uomini.
HASAN Oh, da uomini. Certo. Il gran dragomanno del divano imperiale mi
ha incaricato di trovargli un orinale di cristallo, come quello del sultano.
MEMBRE Un orinale?
HASAN Un orinale.
MEMBRE Di cristallo?
HASAN Di cristallo.
Membre Io intendevo qual è lo scopo segreto della sua missione?
Hasan Lo scopo segreto?
MEMBRE Lo scopo segreto.
HASAN Della missione?
MEMBRE Della missione. Portare una lettera dove si parla di ta’at ve
inkıyad..., la sottomissione e l’ubbidienza di Venezia... verso il sultano...,
e non avere uno scopo segreto? È sicuro di essere un vero ambasciatore?
Tutti gli ambasciatori sono incaricati anche di una missione orale. Non
sarà forse un impostore? O forse una spia?
HASAN Io, io... non è questo. È che ho bisogno del mio interprete. Scusi,
vado a cercarlo. Karagöz, dove sei? Karagöz? (esce seguito da Membre).
SECONDO ATTO
33
SCENA QUINTA
Hasan e Karagöz
(Entra Karagöz mangiando o bevendo, poi Hasan).
HASAN Karagöz, salvami, ti prego, salvami.
KARAGÖZ Cosa succede, padrone?
HASAN Ti prego, salvami da quel dragomanno. Dubita qualcosa. Pensa che
io sia una spia. Mi ha chiesto qual è lo scopo segreto della missione.
Sembra che tutti gli ambasciatori ce l’abbiano. Le lettere ufficiali sono
solo un pretesto per inviare una persona che poi riferirà a voce su qualche
segreto affare di stato. Salvami, Karagöz, ti prego.
KARAGÖZ È un bel problema. Non le viene in mente niente?
HASAN A me lo chiedi! Volevo che me lo dicessi tu.
KARAGÖZ Sua moglie Rezene, che comanda al Topkapı come a casa sua,
non le ha detto nulla di interessante?
HASAN Quella sera, con İbrahim e Mehmet, non ha fatto altro che raccontare
di come Nur Banu non sia che una ragazza greca, il cui padre faceva il
tosatore di pecore e qualche volta tagliava barba e capelli a tutta la
guarnigione della fortezza di Corfù.
KARAGÖZ Altro?
HASAN Sì, ha detto che Nur Banu racconta a tutti di essere la figlia di un
nobiluomo veneziano, tanto per darsi delle arie. Karagöz, ho paura. Ti
ricordi di cosa diceva quel turco al lazzaretto dove abbiamo fatto la
quarantena, di come i veneziani trattano le spie? (sempre più spaventato).
KARAGÖZ Che le chiudono in un sacco e le fanno annegare in laguna?
(Entra Membre).
HASAN Eccolo che arriva. Cosa facciamo?
KARAGÖZ Questo è il più pericoloso. Bisogna allontanarlo. Gli dica che
l’affare è talmente segreto che ne parlerà solo con il doge in persona e
che come interprete basto io.
MEMBRE Buona sera, eccellenza. Lo sa che sarebbe molto triste scoprire
che... lei sa cosa intendo... Il suo comportamento è talmente diverso da
quello dell’ambasciatore İbrahim, che fu qui pochi anni fa, e anche da
quello di Kubat, che arrivò lo scorso anno…
HASAN Lei prende un abbaglio, gran dragomanno. Il problema è che la mia
missione è talmente segreta che ne posso parlare solo con il doge.
MEMBRE Allora andiamo dal doge.
HASAN Ma... come interprete basta Karagöz.
MEMBRE Questo è contrario a ogni uso diplomatico.
34
LA SULTANA VENEZIANA
HASAN L’uso è una cosa, il mio segreto un’altra. Informi il doge che gradirei
parlargli a quattro... no, a sei occhi.
(Membre si inchina ed esce).
HASAN Ho detto bene?
KARAGÖZ Benissimo. Adesso mi lasci pensare. Ricordi di rispondere solo
con poche parole, poi ci penso io a tradurre (escono).
SCENA SESTA
Mara, Piuchebella, Bianca e Diana
BIANCA Che bel matrimonio.
DIANA E che nobile sposo ti sei trovata. Appartiene a una delle famiglie più
in vista di Venezia.
MARA Chissà. Forse quando sarà vecchio diventerà doge; io sarò dogaressa
e vi riceverò tutte a Palazzo Ducale.
PIUCHEBELLA Sei la sposa più bella che abbia mai visto.
MARA Sono giorni e giorni che mi preparo. Come dice mia madre gli uomini
bisogna attrarli con la bellezza.
DIANA E fingere di essere stupide. Se si accorgono che sei intelligente, non
ti guardano più e ti disprezzano.
MARA Allora lasciamo i libri alle suore, che passano la vita in convento.
PIUCHEBELLA Però onorate da tutti.
MARA Preferisco essere meno onorata, ma avere uno sposo.
BIANCA Ma ricorda che il marito, purtroppo, bisogna tenerselo per tutta la
vita, non si può cambiare.
DIANA Come uno non può cambiare moglie. Però puoi trovarti tanti bei
cavalieri...
PIUCHEBELLA Come l’ambasciatore turco che mi ha donato il fazzoletto?
MARA Fa’ vedere. È davvero un bel fazzoletto, ricamato come si usa a
Costantinopoli.
PIUCHEBELLA Ma non sai cosa vuol dire? Come il sultano regala il suo
fazzoletto alla favorita con cui intende passare la notte, così quello si
aspetta di trovarmi stasera nel suo letto.
DIANA Come se le donne veneziane fossero davvero così facili. E poi mi
hanno detto che ha già tre mogli.
MARA Dover condividere casa, figli e marito con altre donne. Che orrore! E
pensa, che litigate! Ognuna vorrebbe fare da padrona e decidere per tutte.
PIUCHEBELLA Con un marito solo siamo noi che decidiamo.
SECONDO ATTO
35
BIANCA L’unica cosa su cui non decidiamo sono i soldi. Al marito bisogna
sempre chiedere denaro per tutto. Guardate questa collana. Ho dovuto
lottare tre giorni per farmela regalare. È di quel nuovo vetro, appena
scoperto a Murano, e sono l’unica donna di Venezia ad averne una. Se
mio marito la volesse indietro, penso che lo assalirei come una tigre.
DIANA Anch’io sono ricorsa a mille stratagemmi per avere i ducati
sufficienti per comprarmi quest’abito. Alle nostre nonne andava molto
meglio, perché allora gli uomini facevano i mercanti, stavano anni e anni
lontani da Venezia, e le donne amministravano tutto, la casa, i figli, le
rendite...
PIUCHEBELLA Oggi invece li abbiamo sempre tra i piedi.
BIANCA Però così li controlliamo meglio. È più difficile che si concedano
qualche avventura.
DIANA Basta essere accorte e mettere loro un po’ di paura. Se ti temono non
ti tradiranno mai, nemmeno se stanno in paesi lontani per mesi o anni.
BIANCA Però, quando i mariti tornano, apprezzano le comodità della loro
casa. Allora bisogna fare le vezzose, servirli e riverirli...
PIUCHEBELLA E far credere loro di essere i padroni...
BIANCA Quando invece le padrone siamo noi.
MARA Povero ambasciatore turco che crede che le donne di Venezia siano
come quelle di Costantinopoli, sempre pronte ai suoi piedi quando lui
sventola il fazzoletto (escono ridendo).
SCENA SETTIMA
Il doge, Baffo, Cavalli, Hasan e Karagöz
(Entrano il doge, Baffo e Cavalli che si sistemano su tre sedie al centro
della scena. Poi entrano Hasan e Karagöz).
DOGE Eccellentissimo signor ambasciatore, le do il benvenuto assieme ai
miei consiglieri.
HASAN Selam (inchiandosi profondamente).
KARAGÖZ Sua eccellenza ringrazia per averlo voluto ricevere, si umilia e
striscia ai piedi del doge Serenissimo. Egli è latore della parola del
principe Selim, che la sua vita sia lunga e fortunata.
DOGE Ringraziamo il principe per la sua lettera, inviata con tale solenne
ambasceria (momento di imbarazzo; Karagöz accenna a Hasan).
HASAN Şimdi ne yapılım [e ora che faccio]?
36
LA SULTANA VENEZIANA
KARAGÖZ Sua eccellenza mi incarica di informarvi che, oltre alle gentili
parole scritte nella lettera, è stato incaricato di un’altra missione.
DOGE Ascoltiamo (Karagöz accenna a Hasan di dire qualcosa).
HASAN Öyle olsun [così sia].
KARAGÖZ Voi sapete che il principe Selim, che la sua vita sia lunga e
fortunata, è molto legato alla sua favorita, la potente haseki Nur Banu, e
che farebbe qualsiasi cosa pur di farle piacere. Poco tempo fa Nur Banu
ha raccontato al principe, che la sua vita sia lunga e fortunata, di essere
stata rapita fanciulla nell’isola veneziana di Corfù durante una scorreria
del grande ammiraglio Hayreddin e di ricordarsi appena dei suoi genitori,
ma di sapere che erano tra i nobili più nobili di questa Repubblica.
CAVALLI Il signor ambasciatore ha detto tutto questo?
KARAGÖZ Il turco è una lingua molto sintetica.
HASAN Hoş [bene].
KARAGÖZ Ora Nur Banu vorrebbe avere notizie di loro, che le siano
ricordati i loro nomi, informarli di essere ancora viva, farli certi del suo
affetto e sentirsi finalmente chiamare con il nome che le appartiene,
quella di dilettissima figlia di questa Serenissima Repubblica.
(Il doge confabula con i consiglieri).
DOGE Grazie eccellenza. Siamo colpiti da questo discorso tanto da essere
senza parole. La nostra nobiltà non è nuova a parentele altolocate con i
signori d’oriente. Circa cento anni fa la nobile famiglia Zen si imparentò
con l’imperatore di Trebisonda e con il grande capo della tribù dei
Montoni Bianchi, che allora regnava in Persia, e contro cui gli antenati
del vostro potente sovrano combatterono vittoriosamente. Ora siamo
felici di apprendere di un tale insigne legame familiare. Naturalmente
dovremo esaminare i nostri archivi per rintracciare i genitori della
fanciulla rapita a Corfù tanti anni fa e poter dare una risposta.
HASAN İyi [bene].
KARAGÖZ Sua eccellenza ringrazia con infinita gratitudine e attenderà il
tempo necessario a che consultiate i vostri archivi. Intanto si accommiata
da voi, serenissimo doge, e da voi, illustrissimi signori (Hasan e Karagöz
si inchinano ed escono).
SCENA OTTAVA
Il doge, Baffo, Cavalli, poi Venier
DOGE Che storia è questa?
BAFFO Non capisco nulla.
SECONDO ATTO
37
CAVALLI Una sultana veneziana?
DOGE Impensabile.
BAFFO Improponibile.
CAVALLI Assurdo.
BAFFO Che cosa ha detto l’ambasciatore?
CAVALLI Che fu rapita dal pirata Barbarossa a Corfù.
BAFFO Barbarossa è morto da circa dieci anni.
DOGE Deve essere accaduto durante l’ultima guerra col Turco, quando
l’isola fu attaccata dalla flotta del sultano.
CAVALLI Il provveditore di allora, Giobatta da Riva, è morto.
BAFFO Ma castellano era mio bis-cugino, Nicolò Venier.
CAVALLI L’ho incrociato poco fa. Stava cercando di bere un bicchiere di
malvasia senza che sua moglie se ne accorgesse.
DOGE Chiamatelo e sentiamo se ricorda qualcosa (i tre passeggiano
nervosamente; entra Venier, è miope e porta gli occhiali).
DOGE Salve Nicolò. Ti ricordi di quando eri castellano a Corfù e Barbarossa
la assediò?
VENIER Certo. Che tempi furono quelli. A quante razzie ho partecipato...
arrembaggi, attacchi all’arma bianca e incursioni in territorio turco…
DOGE Non voglio sapere quello che hai fatto, ma quello che successe quando
Barbarossa sbarcò nell’isola.
VENIER Certo. Il grande Hayreddin, che noi chiamavamo Barbarossa per via
del colore della sua barba, arrivò con la sua banda di predoni... ma noi lo
costringemmo a ritirarsi... Ah, che tempi, che imprese...
DOGE E non rapì anche qualcuno che stava nell’isola?
VENIER Ah… sì. Portò via una dozzina di persone.
DOGE Ci interesserebbe sapere chi catturò.
VENIER Ecco, c’erano alcuni contadini che lavoravano nei campi vicino al
mare... dei pescatori che stavano mettendo al riparo le loro barche...
DOGE Nessun altro?
VENIER No, no. Nessun altro. Ah, sì. Furono presi anche alcuni bambini che
giocavano sulla spiaggia.
BAFFO Femmine?
VENIER Maschi!
CAVALLI Qualche donna? Qualche bambina?
VENIER Sì, sì. Ora ricordo. Ci fu anche la figlia del tosatore di pecore che
venne portata via dai pirati. Pensate, si era recata sulla scogliera per
vedere le loro navi, invece di nascondersi come avevano fatto tutti gli
altri. Che insensata. Naturalmente la videro e la portarono via.
BAFFO Potrebbe essere lei.
38
LA SULTANA VENEZIANA
VENIER Mi ricordo di Kalì. Qualche volta veniva con il padre al castello,
quando c’era da tagliare barba e capelli a tutta la guarnigione. Era molto
bella (rivolgendosi a Baffo). Con una massa di capelli rossi, proprio come
i tuoi, Nane. Una ragazzina strana, che stava sempre a fantasticare su
avventure in paesi lontani. Voleva sempre essere la prima in tutto e non
faceva altro che mettersi in mostra.
DOGE È lei senz’altro. Il bailo ci ha scritto che dicono abbia i capelli rossi.
VENIER Lei chi?
DOGE L’ambasciatore del Turco ha detto che la favorita del principe Selim è
una veneziana rapita a Corfù da Barbarossa.
VENIER Veneziana, no. Kalì era greca, come suo padre e suo nonno. Una
bella ragazza, ma greca, senza la finezza delle donne della nostra città.
CAVALLI Questo è un guaio.
VENIER Perché?
DOGE La favorita di Selim, Nur Banu, sta cercando i suoi genitori e ha
raccontato al principe di essere figlia di un nobiluomo veneziano di cui
non ricorda il nome.
BAFFO Cosa gli diciamo, ora? Che la sua favorita lo ha preso in giro? Che
non è veneziana né tanto meno nobile, ma solo la figlia del barbiere greco
della nostra guarnigione?
CAVALLI Rischieremmo di creare una crisi familiare nel Gran Serraglio.
BAFFO E una crisi politica. Se il principe è così innamorato come dicono,
crederà a lei e non a noi.
CAVALLI Ricordate le parole dell’ambasciatore: “la potente haseki...”
DOGE E ben sappiamo come vanno le cose nell’harem e nel Palazzo
imperiale. La serva di Nur Banu, Ester kira, ci tiene informati di molte
cose che vi vengono dette e di decisioni di pace e di guerra prese da
quelle donne.
BAFFO E se cade Nur Banu perdiamo anche la nostra confidente nell’harem.
DOGE Impensabile.
BAFFO Improponibile.
CAVALLI Assurdo.
DOGE Abbiamo così pochi amici a Costantinopoli. Il gran visir sa fare gli
affari suoi. Ora sta con noi per convenienza, ma se cambiasse il vento, e
fosse sicuro di non rimetterci, sarebbe il primo a esserci contro.
VENIER Il gran muftì non ci ama, nonostante tutti i soldi spesi per mandargli
quel magnifico paio di occhiali.
BAFFO L’amico del principe, l’ebreo Joseph Nassì, sta organizzando una rete
di spie nel nostro territorio.
SECONDO ATTO
39
CAVALLI Il precettore del principe, Lala Mustafa, ci odia. Ora non conta
molto, ma Solimano è vecchio e se Selim salisse al trono diventerebbe
molto potente.
DOGE E dal momento che suo fratello maggiore, il principe Bayezit, si è
ribellato al padre ed è fuggito in Persia con tutti i suoi figli, ciò è molto
probabile.
BAFFO Non do a Bayezit più di un anno di vita e poi Selim sarà l’unico erede
del sultano.
DOGE Ci scrivono da Costantinopoli che Solimano lo ha già cinto con la
spada nella moschea di Eyüp, riconoscendolo come futuro sovrano.
VENIER E Nur Banu è la favorita di Selim e la madre di suo figlio Murat.
CAVALLI Ed è l’unica che dimostra qualche inclinazione a favorirci.
BAFFO Persino Gazanfer, quello si è fatto eunuco per stare vicino al suo
amatissimo principe Selim, ci evita e non vuole parlare con noi.
DOGE E pensare che è veneziano, anche se è nato a Chioggia, figlio di una
mia lontana cugina, Franceschina Zorzi, e di quel cittadino, come si
chiamava?
CAVALLI Giacomo Michiel. Fu cancelliere durante il mio primo periodo
come provveditore, tanti anni fa. Sua moglie doveva raggiungerlo a
Budua, ma fu catturata dai pirati assieme ai suoi cinque figli.
VENIER Il mio principio è: mai farsi raggiungere dalla famiglia quando si è
lontani da Venezia. È l’unico modo per stare un po’ tranquilli.
BAFFO E magari avere qualche avventura.
VENIER Assolutamente no. Lo sapete quali sono i miei princìpi. E poi mia
moglie mi ucciderebbe.
DOGE Non possiamo permetterci di scontentare Nur Banu.
VENIER Bel problema.
BAFFO. Gravissimo.
CAVALLI. Graverrimo.
DOGE Che facciamo? Dobbiamo prendere una decisione!
VENIER Che sia buona.
CAVALLI Diplomatica.
BAFFO Politica.
CAVALLI Il dragomanno Membre dice di non essere sicuro che il turco sia un
vero ambasciatore.
DOGE Incertezza non è sicurezza.
BAFFO E se fosse veramente l’inviato di Selim?
VENIER E di Nur Banu?
CAVALLI Nur Banu è la nostra sola alleata a Costantinopoli...
VENIER Bel problema.
40
LA SULTANA VENEZIANA
BAFFO Gravissimo.
CAVALLI Graverrimo.
BAFFO Ho un’idea.
VENIER Quale?
BAFFO A noi poco importa se Nur Banu sia la figlia del tosatore di pecore o
di san Marco. Tanto a Venezia non tornerà mai più e non potrà avere figli
che chiedano di sedere in Maggior Consiglio.
DOGE E allora?
BAFFO Riconosciamola come nobile e facciamola contenta.
CAVALLI Va bene nobile, ma c’è famiglia e famiglia. Non possiamo dirle: tu
sei figlia della Repubblica e basta. Dobbiamo trovarle dei genitori.
VENIER Bel problema.
BAFFO Gravissimo.
CAVALLI Graverrimo.
DOGE Dobbiamo trovarle un padre. (Rivolgendosi a Baffo) Nane, tu mi
sembri adatto. Vuoi una sultana come figlia?
BAFFO No. Momolo, grazie. Ne ho già abbastanza di figli miei, legittimi e
bastardi.
(Il doge si volge verso Cavalli).
CAVALLI Mia moglie non acconsentirebbe mai a diventare improvvisamente
nonna.
VENIER Bel problema.
BAFFO Gravissimo.
CAVALLI Graverrimo.
DOGE E se fosse una figlia illegittima?
VENIER E chi vuole una sultana come figlia illegittima?
(Tutti guardano Venier).
BAFFO Chi era a Corfù quando era piccola?
CAVALLI Chi era castellano quando fu rapita?
VENIER Non guardate me. Ve l’ho già detto: mai avvicinata un’altra donna.
Mia moglie mi ucciderebbe.
DOGE Nicolò. Pensa al bene della nostra Serenissima Repubblica.
VENIER Momolo, non è necessario che sia proprio io, il padre. E poi, la figlia
del tosatore di pecore. Mai e poi mai!
CAVALLI Nicolò, tu saresti il padre più probabile.
BAFFO Pensa. Potresti andare a Costantinopoli a trovare tua figlia e tuo
genero e a far saltare sulle ginocchia tanti piccoli sultani.
DOGE Potrebbe essere importante per la politica veneziana in futuro: pensate
a Caterino Zen e alla sua prozia, moglie del capo dei Montoni Bianchi,
con cui facemmo un’alleanza contro il Turco.
SECONDO ATTO
41
CAVALLI E anche il regno di Cipro l’abbiamo ereditato da una donna. Che
bello sarebbe se si potesse ereditare anche l’impero ottomano.
VENIER Ma sono turchi...
BAFFO E con questo? Pur di avere un impero... ci faremo turchi anche noi o
li faremo veneziani. Vedremo cosa ci converrà.
DOGE Nicolò. Qui bisogna sacrificarsi per il bene della Repubblica. D’ora in
poi Nur Banu è ufficialmente tua figlia.
VENIER Illegittima.
DOGE Illegittima.
VENIER Ma mia moglie... se le dite la verità tutta Venezia verrà a saperlo in
meno di un giorno e se non gliela dite io sono morto.
DOGE Le faremo capire che non le conviene chiedere troppo, se vuole
continuare a frequentare Palazzo Ducale.
BAFFO Così abbiamo sistemato il padre, ma chi sarà la madre? Non
possiamo dire che era la figlia della moglie del barbiere.
VENIER Bel problema.
BAFFO Gravissimo.
CAVALLI Graverrimo.
DOGE Dobbiamo trovare una nobile veneta.
BAFFO E di facili costumi, visto che ha una figlia illegittima.
CAVALLI Una donna di facili costumi... Questo non è un problema.
BAFFO E che abbia lasciato a Corfù il frutto dei suoi amori.
VENIER Bel problema.
BAFFO Gravissimo.
CAVALLI Graverrimo.
VENIER Kalì aveva i capelli rossi. (Tutti guardano Baffo).
BAFFO. Io non posso aiutarvi.
DOGE Nane, non hai qualche parente un po’ chiacchierata?
BAFFO Forse ci sarebbe la zia Violante... ma no, non va bene.
DOGE Perché?
BAFFO È morta.
DOGE Ottimo.
CAVALLI Perfetto.
VENIER Magnifico, non potrà protestare.
BAFFO Sarebbe un’onta per la famiglia.
CAVALLI Violante ha già violato, come tutti della tua famiglia, del resto.
Non importa se lo fa anche dopo morta.
VENIER Mi ricordo che tuo nonno fu provveditore a Corfù molti anni prima
che ci arrivassi io. Nell’isola si diceva che i capelli rossi erano cominciati
proprio a quell’epoca.
42
LA SULTANA VENEZIANA
DOGE Ottimo.
CAVALLI Perfetto.
VENIER Magnifico.
CAVALLI Nur Banu probabilmente ha ragione, solo che ha sbagliato
generazione: il nobile non era suo padre, bensì suo nonno.
DOGE Anche questa è sistemata. Chiamate l’ambasciatore.
BAFFO Un momento.
DOGE Cosa c’è?
BAFFO Il cognome Venier-Baffo suona bene. Ma il nome?
DOGE Eh già. Bisogna trovarle anche un nome.
VENIER Si chiama Kalì.
CAVALLI Kalì è greco e non va bene. Ci vuole un nome veneziano. Kalì,
Kalè...
BAFFO Cheché, Cecè, Cecì... ci sono Cecilia. È un bel nome.
DOGE Perfetto. Cecilia vuol dire cieca in latino... ed è bene che nessuno veda
ciò che stiamo facendo. Meno si saprà di questa storia e meglio sarà.
Chiamate l’ambasciatore.
BAFFO Un momento.
DOGE Cosa c’è?
BAFFO Il turco ha chiesto dei regali.
CAVALLI Per le sultane che ci sono amiche.
BAFFO Per il gran dragomanno che è bene accontentare.
CAVALLI Per il gran cancelliere che non sappiamo da che parte stia, ma è
bene accontentare anche lui e sperare che stia dalla nostra.
DOGE Dobbiamo trovarli. Dov’è la lista?
(Baffo tira fuori un foglio e comincia a leggere).
BAFFO Una sedia di quelle su cui si sta seduti con i piedi per terra.
DOGE Come?
CAVALLI Vedi, Momolo, i turchi quando si siedono su una sedia si mettono
così (si siede su un gran seggiolone a gambe incrociate).
DOGE Allora ci vuole una sedia stretta, con i braccioli.
VENIER Come quella?
DOGE Ottima.
CAVALLI Perfetta.
VENIER Magnifica.
BAFFO Ma è mia!
DOGE Qui bisogna sacrificarsi per il bene dello stato, come ha fatto Nicolò.
BAFFO D’accordo. Ma fare un figlio non costa nulla, mentre quella sedia
l’ho pagata molti ducati.
DOGE Quanti?
SECONDO ATTO
43
BAFFO Venti.
DOGE Troppi.
BAFFO Forse erano dieci.
DOGE A Palazzo Ducale ce ne sono di più belle che sono costate un ducato.
BAFFO Ma Momolo, vorresti regalare a una sultana un oggetto che costa
meno di cinque ducati?
DOGE Tre, e non se ne parli più. Domani passa dall’ufficio delle Rason
Vecchie e fatti pagare.
BAFFO Un pennacchio di vetro per turbante e una collana di avventurina
(continuando a leggere).
DOGE Avventurina? Ah, quel vetro marrone con le stelle che è stato appena
inventato dal vetraio d’Arduin a Murano.
BAFFO Questi sono facili. Ho visto poco fa qualche dama che ne portava.
CAVALLI Nicolò, tua moglie non ha forse un pennacchio di vetro tra i
capelli?
VENIER E la tua non ha forse una collana di avventurina al collo?
DOGE Andate a prenderli.
VENIER Non potete darmi una figlia e togliermi anche il pennacchio.
DOGE Quanto volete?
CAVALLI Venti ducati.
VENIER Almeno altrettanto.
DOGE Troppo.
CAVALLI Dieci... cinque.
DOGE Quattro a testa e domani passate alle Rason Vecchie. Andate a
prenderli (Cavalli e Venier escono).
DOGE Hai preso nota? (Baffo si avvicina a un tavolino e si mette a scrivere).
BAFFO Ricapitolando: sedia tre ducati, pennacchio quattro ducati, collana
quattro ducati.
DOGE Cos’altro vuole l’ambasciatore?
BAFFO Un orinale di cristallo per il gran dragomanno, come quello che
abbiamo regalato al sultano.
DOGE Questo è più difficile. Non ne hai per caso uno? (Baffo fa finta di non
capire). Nane, è per il bene della Repubblica, e poi te lo paghiamo.
BAFFO Va bene, ne ho uno, ma voglio cinque ducati o non se ne parla
proprio.
DOGE Vada per cinque. Manda a prenderlo. (Baffo si allontana per prendere
l’orinale. Intanto rientrano Cavalli e Venier. Cavalli ha una mano
graffiata).
CAVALLI Ohi. Ohi. Lo dicevo io, di aver sposato una tigre. Mi ha lasciato il
segno.
44
LA SULTANA VENEZIANA
VENIER L’ho pagato caro questo pennacchio. Ho dovuto prometterle i
quattro ducati e anche di comprargliene uno nuovo.
DOGE Fate vedere. Molto bene. Metteteli sul tavolino.
(Rientra Baffo con l’orinale. Lo dà al doge che lo annusa e fa una faccia
disgustata. Anche questo viene posto sul tavolino).
DOGE Cosa manca?
(Baffo riprende la lista e legge).
BAFFO Un paio di occhiali per il gran cancelliere
(Tutti guardano Venier).
VENIER La figlia passi, il pennacchio pure, ma questi sono preziosi e poi
devo guadagnarci qualcosa anch’io. Non li cedo a meno di sessanta
ducati.
DOGE Dieci... venti.
VENIER Trenta e non se ne parli più.
DOGE E vada per trenta.
VENIER Domani passo alle Rason Vecchie (pone gli occhiali sul tavolino).
DOGE Chiamate l’ambasciatore.
BAFFO Un momento.
DOGE Cosa c’è?
BAFFO Manca la lettera di risposta al principe.
DOGE Giusto. Chiamate il gran dragomanno che la scriva.
SCENA NONA
Il doge, Baffo, Cavalli, Venier e Membre
(Membre si sistema per scrivere e allontana da sé l’orinale che puzza)
DOGE Scrivi e poi traduci in turco.
DOGE Noi il Serenissimo doge di Venezia ecc. ecc., a te grandissimo e
stimatissimo principe Selim...
BAFFO Che la tua vita sia lunga e fortunata...
DOGE Riguardo alla richiesta della tua haseki Nur Banu ti informiamo che,
dopo una lunga e accurata ricerca, abbiamo rintracciato nei nostri archivi
il nome dei suoi genitori. Si tratta del nostro valoroso e illustrissimo
nobiluomo Nicolò Venier, che fu castellano a Corfù...
VENIER Mi raccomando, figlia illegittima.
DOGE ...e della pia e virtuosa nobildonna Violante Baffo...
BAFFO Povera zia.
DOGE Che alla nascita le imposero il nome di Cecilia...
SECONDO ATTO
45
CAVALLI Cioè cieca.
DOGE Per cui possiamo chiamare Nur Banu figlia dilettissima di questa
Serenissima Repubblica... ecc. ecc. Data e firma (Membre gli passa il
documento da firmare). Quanto ci è costato il tutto?
BAFFO Sedia tre ducati, collana quattro ducati, pennacchio quattro ducati,
orinale cinque ducati (Venier e Cavalli lo guardano male), occhiali trenta
ducati, totale 46 ducati.
MEMBRE La prassi vuole che si dia anche un regalo all’ambasciatore.
DOGE I soliti cento ducati? (sospirando).
MEMBRE E se si trattasse di un falso ambasciatore?
BAFFO Ne hai la certezza?
MEMBRE Purtroppo no.
DOGE Allora facciamo così. Invece di dargliene cento gliene diamo solo
cinquanta (ripensandoci) e quattro per il servo, così facciamo cifra tonda
e ci mostriamo generosi. Niente male. Se è un vero ambasciatore abbiamo
risparmiato un sacco di soldi, se è falso non abbiamo speso più di tanto.
Siamo tutti d’accordo? (Tutti annuiscono).
DOGE Chiamate l’ambasciatore.
EPILOGO
Il doge, Baffo, Cavalli, Venier, Membre, Hasan, Karagöz e Narratore
(Entrano Hasan e Karagöz, impauriti, poi si riprendono quando vedono
che deve essere consegnata loro la lettera. Poi entra il Narratore).
NARRATORE Così finisce la storia del viaggio dell’ambasciatore Hasan a
Venezia. La sua missione fu un vero successo. Quando tornò a Istanbul
tutti furono contenti e gli fecero tanti complimenti e non finivano più di
ringraziarlo. (A uno a uno vengono consegnati ad Hasan i regali; egli li
passa a Karagöz. Facce disgustate quando è il turno dell’orinale. Poi
pian piano, mentre in narratore parla, escono tutti di scena).
La sua prima moglie, Rezene, ebbe la collana con le perle di avventurina,
quello strano vetro che i veneziani avevano appena inventato e che
assomiglia al cielo stellato. Şirin ebbe il pennacchio di vetro di Murano,
se lo mise sul turbante e quando usciva per strada faceva morire di invidia
tutte le sue amiche. Serçe ebbe la sedia dove sedersi con i piedi per terra,
come su un trono. Lo scrivano Mehmet ebbe gli occhiali, che gli
permisero finalmente di uscire di casa senza sbattere il naso contro tutti
quelli che incontrava. Il gran dragomanno İbrahim ebbe l’orinale di
cristallo, come quello che usava il sultano, e fu molto felice perché
poteva imitare, anche in privato, gli usi di corte. A Karagöz i quattro
ducati permisero di comprarsi la libertà. E il nostro Hasan non solo ebbe
una notevole somma di denaro, ma continuò a vantarsi fino alla fine dei
suoi giorni di essere stato ambasciatore a Venezia e anche le mogli
cominciarono a trattarlo con maggior cortesia. Ma la più felice di tutti fu
la favorita. Il principe Selim, più innamorato che mai, le consegnò la
lettera ricevuta da Venezia e Nur Banu potè finalmente dire di essere
davvero “la sultana veneziana”.
Così finisce la nostra storia, bambini miei. Come spesso succede nelle
storie la verità si mescola alla fantasia. Di tutte queste vicende ci è
rimasta solo qualche vecchia carta ingiallita. Sappiamo che un
ambasciatore di nome Hasan giunse a Venezia nel 1559, con una lettera
del principe Selim, che chiedeva notizie dei parenti della sua favorita. Ma
48
LA SULTANA VENEZIANA
sappiamo anche, al pari dei veneziani di allora, che Nur Banu non era
figlia di un nobiluomo della Repubblica, bensì era una ragazza greca, di
nome Kalì Kartánou, rapita a Corfù da Hayreddin-Barbarossa. Eppure è
passata alla storia come Cecilia, figlia illegittima di Nicolò Venier e di
Violante Baffo, e lei non rinnegò mai questo legame, tanto che fino alla
fine dei suoi giorni si dimostrò l’alleata più fedele che la Serenissima
avesse a Costantinopoli. Non sappiamo se Hasan fosse un vero o un falso
ambasciatore, ma alcuni studiosi hanno creduto davvero alle sue parole e
hanno raccontato una storia diversa dalla nostra su Nur Banu, “la sultana
veneziana”. Eppure, quando i documenti vengono meno, si può lasciar
correre la fantasia e chi può dire che le cose non siano andate in realtà
così come noi le abbiamo raccontate?