Fattorideterminantilaprestazione
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Allenamento Atletica Abstract: l’allenamento per la maratona e gli sport di endurance in generale (ultramaratone, ciclismo, sci di fondo…) richiede lo stimolo di molteplici qualità fisiche (resistenza organica, forza resistente, economia di corsa…) e psichiche. L’obiettivo di quest’articolo è quello di Huber Rossi • Responsabile valutazione funzionale presso il Marathon Sport Center indagare i fattori limitanti le prestazioni aerobiche di lunga durata e le • Preparatore atletico professionista metodiche di allenamento più adeguate per modificare tali qualità. • Laureato in Scienze Motorie Oltre alla metodologia di allenamento, altri punti focali sono il volume e l’intensità delle sedute di training, sempre adeguate alle capacità e agli obiettivi dello sportivo (amatore, professionista, atleta d’élite), e i fattori ambientali che possono fortemente condizionare la prestazione in maratona (altitudine, tipologia dei percorsi). L a maratona da anni sta vedendo crescere il numero dei suoi partecipanti; New York, Berlino, Chicago, Boston e Londra (le famose big five) riescono a coprire solo una parte delle iscrizioni che pervengono. Inoltre, sempre più città organizzano una propria maratona che spesso supera il migliaio d’iscritti. In questi ultimi quindici anni sono cambiati principalmente due aspetti: • in passato un atleta professionista diventava maratoneta solo verso la fine della sua carriera agonistica, spesa su distanze più corte (cross, pista…); ora, sempre più atleti intorno ai 20 anni scelgono i 42.195 m come propria specialità e si allenano di conseguenza; • è aumentato il numero di amatori di differenti livelli che vogliono cimentarsi su questa distanza e desiderano prepararsi in modo corretto e adeguato alle loro capacità. Avendo raggiunto tale livello di popolarità la maratona richiede ormai da parte degli allenatori un’adeguata analisi per attuare le migliori strategie di allenamento. In più, l’avvento di molti atleti (soprattutto keniani) che riescono a cor- La preparazione per la maratona Fattori determinanti la prestazione di endurance e metodiche di allenamento 88 / Scienza&Sport rere sotto le 2 h 7 min/2 h 6 min, dando vita spesso a gare con cambi di ritmo più simili a un 10.000 m, crea nuovi sviluppi nelle metodiche di allenamento. Per competere in tali eventi bisogna creare stimoli fisici vari, che non devono interessare solo le capacità di fondo e che spesso devono attingere da allenamenti in apparenza più adeguati al mezzofondo prolungato. Fattori limitanti e determinanti la perfomance di endurance Per allenare una disciplina sportiva è indispensabile prima capire quali siano i meccanismi che ne regolano il livello e domandarsi come modificarli. Da anni si conosce l’importanza di possedere un consumo di ossigeno elevato (VO2max, termine coniato da Hill & Herbst nel 1920) per eccellere negli sport di resistenza; un VO2max elevato è un pre-requisito essenziale per il successo in attività di media e lunga durata ed è limitato da fattori cardio-circolatori e respiratori. Altri elementi che possono limitare tale parametro sono: • la capacità di diffusione polmonare1; • la massima gittata cardiaca; • la capacità di trasporto dell’ossigeno nel sangue; • le caratteristiche intrinseche della fibra muscolare (tipologia delle fibre, numero e densità dei mitocondri, processi enzimatici…). I primi tre fattori possono essere definiti centrali, il quarto periferico. Fattori centrali Capacità di diffusione polmonare A livello del mare la ventilazione polmonare permette una saturazione di osNOTA: 1 Capacità del tessuto polmonare di consentire lo scambio dei gas tra l’aria e il sangue. sigeno arteriolare (%SaO2) intorno al 95% a qualsiasi carico di lavoro (Powers, 1989); quindi, il sistema polmonare non dovrebbe rappresentare un ostacolo. Dempsey et al. (1986) hanno mostrato che atleti di alto livello subiscono una desaturazione di O2 arteriolare maggiore rispetto ai soggetti sedentari o ad atleti di medio livello a carichi di lavoro elevati. Molto probabilmente questo avviene per via della maggior gittata cardiaca degli atleti di alto livello (circa 35/40 l/min) di contro ai valori riscontrati in atleti di medio livello o sedentari (circa 25/30 l/min), che porta a un tempo di transito del sangue nei capillari polmonari ridotto e dunque a un minor tempo di ossigenazione dovuto al contatto con l’aria alveolare. L’atleta può rispondere migliorando la propria ventilazione massimale e/o incrementando la distribuzione del sangue nel circolo capillare polmonare. Chiaramente, il sistema respiratorio può diventare un forte limite per l’atleta in situazioni patologiche come l’asma o in ambienti particolari come l’alta quota (Basset & Howley 2000). Massima gittata cardiaca Vari autori, tra cui Hill in diverse pubblicazioni e Saltin, indicano la gittata cardiaca come il valore maggiormente correlato al massimo consumo di ossigeno; inoltre, parecchi studi hanno dimostrato come l’allenamento porti a incrementi significativi di tale parametro e al contrario una sua carenza induca un peggioramento del consumo di ossigeno (Ekblom et al.1968; Tesc, 1985). In conclusione di una review di Bassett & Howley (2000), la gittata car- PAROLE CHIAVE • MARATONA • ALLENAMENTO diaca è risultata il fattore limitante maggiormente correlato al VO2max in sport che richiedono l’intervento della maggior parte dei gruppi muscolari. Capacità di trasporto dell’ossigeno È legata principalmente alla quantità di emoglobina (Hb) presente nel torrente circolatorio (uomo 14-18 g/100 ml di sangue, donna 12-16 g/100 ml di sangue). Un aumento della quantità di emoglobina porta il sangue a legare più ossigeno (1 grammo di Hb può legare circa 1.34 ml di O2). Per dimostrare l’importanza di questo fattore Gledhill (1985), attraverso una review, ha esaminato gli effetti del doping ematico in cui la reinfusione di 900-1350 ml di sangue portava a un aumento del VO2max del 4-9%. Fattori periferici Uno dei fattori principali che permette di utilizzare al meglio l’ossigeno proveniente dal torrente ematico verso le fibre muscolari attive è la distanza compresa tra eritrociti e sarcolemma (Honig et al.,1992). Questa condizione può essere migliorata attraverso l’aumento del letto capillare (Andersen & Henrikson, 1977) e si tratta di un fenomeno fortemente legato all’allenamento (Hawley & Hopkins, 1995). Inoltre, è determinante tenere un forte gradiente di concentrazione di ossigeno (differenza tra la concentrazione di ossigeno in due compartimenti) tra capillare e fibra muscolare; tale gradiente può essere garantito attraverso l’aumento del numero e della densità dei mitocondri all’interno della fibra muscolare (Wagner, 1992). Queste caratteristiche sono associate so- • MASSIMO CONSUMO DI OSSIGENO • SOGLIA ANAEROBICA • ECONOMIA DI CORSA Scienza&Sport / 89 La preparazione per la maratona Fattori determinanti la prestazione di endurance e metodiche di allenamento prattutto a un buon numero di fibre lente (slow) e fibre IIa, presenti in quantità elevate dei muscoli degli atleti che eccellono negli eventi di lunga durata. Altri fattori limitanti la perfomance aerobica Oltre al VO2max, vi sono altri fattori fondamentali nelle discipline di endurance, che in parte derivano dal connubio tra le precedenti: • la capacità di utilizzare elevate frazioni del massimo consumo di ossigeno per tempi prolungati; • l’economia di corsa; • la massima potenza lipidica. Frazione di utilizzo del VO2max Un parametro molto conosciuto nell’ambito della fisiologia dell’esercizio e dell’allenamento è la soglia anaerobica (Heck et al.,1985). Possedere un’elevata soglia anaerobica significa correre a elevate velocità senza accumulare quantità eccessive di acido lattico a livello muscolare ed ematico, non incappando negli affaticamenti legati a un aumento del “ph”, che può agire sulla funzionalità dei processi enzimatici. Maratoneti di élite riescono a correre i 42.195 m a velocità prossime o superiori ai 20 km/h, riscontrando livelli di acido lattico ematico uguale o inferiore alle 2 mmol/l (soglia aerobica). Economia di corsa In soggetti che possiedono VO2max similari, il massimo consumo di ossigeno non predice bene la performance di endurance. Un parametro che in questi ultimi anni sta assumendo grande importanza è il costo energetico della corsa o l’economia di corsa. Il costo energetico della corsa espresso in ml/(kg x km) può cambiare fortemente tra i vari atleti; può essere compreso tra 150/160 ml/(kg x km) e circa 220 ml/(kg x km). Negli atleti d’élite è inferiore rispetto a quelli di minor livello o ai sedentari; inoltre, tale parametro è stato ben correlato con la prestazione in una gara di 10 km (Conley & Krahenbul, 1980). Infine, dai nostri dati personali emersi in studi effettuati su atleti keniani di massimo livello abbiamo trovato valori di costo energetico molto bassi – 150160 ml/(kg x km) – rispetto a quelli di VO2max non elevatissimi – 65/70 ml/(kg x min). Massima potenza lipidica Nella distanza della maratona un altro fattore decisivo è rappresentato dalle scorte energetiche. Le riserve di glicogeno nei muscoli, nel fegato e nel sangue non sono sufficienti per coprire a ritmo costante tutta la distanza della maratona (Arcelli et al.,1999): una parte dell’energia prodotta in gara deve derivare dall’ossidazione degli acidi grassi liberi e dei trigliceridi intramuscolari. Un forte maratoneta deve riuscire a correre a velocità elevate, bruciando ancora grandi quantità di lipidi per preservare i glucidi nel finale di gara o nei cambi di Tabella 1 Un esempio di una settimanatipo di allenamento keniano Settimana 1° giorno 2° giorno 3° giorno 4° giorno 5° giorno 6° giorno 7° giorno 90 / Scienza&Sport ritmo spesso frequenti. Allenamento Per impostare un training corretto è indispensabile chiedersi come modificare le qualità esposte in precedenza cercando di utilizzare metodiche, volumi e intensità sufficienti a creare uno stimolo allenante senza eccedere oltre le capacità individuali di adattamento. Spesso nello sport di alto livello si utilizzano metodologie corrette, mentre le intensità e i volumi sono tarate sugli atleti più forti del gruppo. In tal modo, durante gli allenamenti (soprattutto in Kenya) c’è una selezione naturale del talento. Per atleti amatori occorre adattare le intensità e i volumi in base alle capacità individuali, se possibile attraverso test funzionali specifici (soglia aerobica/anaerobica). Di seguito verranno analizzate le metodiche di allenamento principali in funzione della qualità fisiologica da stimolare. Allenamento e fattori centrali Come accennato in precedenza, il parametro maggiormente correlato al massimo consumo di ossigeno è la gittata cardiaca; le metodiche che meglio allenano questa qualità sono quelle che prevedono la ripetizione di fasi ad alta intensità (frequenza cardiaca superiore al 90% della FCmax) alternate ad altre Mattino Fartek: 20 x 1 min forte 1min lento 1h 15min tra i 15 e i 18.0 km/h in progressione Lungo: 1h 30min/2 h tra i 16.0 e i 20.0 km/h in progressione 1h15 min tra i 15 e i 18.0 km/h in progressione 1h15min tra i 15 e i 18.0 km/h in progressione Pomeriggio 1h/1h10 min tra 15 e i 17.0 km/h in progressione 50min/1h tra i 15 e i 17.0 km/h in progressione Riposo 50 min/1h tra i 15 e i 17.0 km/h in progressione 50 min/1h tra i 15 e i 17.0 km/h in progressione Intervall training: 9/10 x 1.000 m (21.0-22.0 ŬŵͬŚͿ ĐŽŶ ϭ͛ϯϬ͟ Ěŝ recupero in corsa lenta 1h/1h 10 min tra 15 e i 17.0 km/h in progressione 1h15 min tra i 15 e i 18.0 km/h in progressione 50 min/1h tra i 15 e i 17.0 km/h in progressione BIBLIOGRAFIA • Andersen P., Henriksson J. 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Massima gittata cardiaca Fartlek keniano: 15-20 min di riscaldamento + 20-25 volte 1 min forte alternato a 1 min lento (i keniani corrono il minuto forte a velocità prossime o superiori ai 21.5/22 km/h e quello lento intorno ai 17.5/18.0 km/h). Interval training: 15-20 min di riscaldamento + 9-10 volte i 1.000 m a velocità prossime o superiori ai 21 km/h con 1’30” di recupero in corsa lenta (circa 200 m). Capacità di trasporto dell’ossigeno L’allenamento porta a un aumento del volume di sangue circolante, quindi a un incremento della quantità totale di emoglobina circolante. Per migliorare la concentrazione di emoglobina ematica risulta più importante l’ambiente in cui ci si allena rispetto alla metodica. La preparazione in quota (sopra i 1.800 m s.l.m.), per tempi di almeno 3 settimane, porta a una crescita della concentrazione di emoglobina e quindi a una maggior capacità di trasporto dell’ossigeno. Gli atleti keniani vivono e si allenano per gran parte dell’anno a quote comprese tra i 1.800 m e i 3.000 m s.l.m.. Fattori periferici L’aumento del letto capillare è dovuto a un continuo stimolo pressorio periferico che causa un aumento dei capillari pervi e a un incremento della superficie totale del letto capillare. Pertanto, qualsiasi metodica continua o intervallata porta a tale adattamento. La tipologia delle fibre è per gran parte dovuta al proprio • Conley D., Krahenbuhl G. Running economy and distance running performance of highly trained atheltes. Med. Sci. Sport Ex. 1980 (12), 357-360. • Dempsey JA., Is the lung built for exercise? Med. Sci. Sport Ex. 1986 (18), 143-155. • Ekblom B. et al. Effect of training on circulatory response to exercise. J. Appl. Physiol. 1968 (24), 518-528. • Gledhill N. The influence of altered blood volume and oxygen transport capacity on aerobic performance. Ex. Sport Sci. Rev. 1985 (13), 75-93. • Heck H. et al. 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Interval training: 15-20 min di riscaldamento + 10 x 1.000 m (21.0-22.0 km/h) con 1’30” di recupero in corsa lenta o 5 x 2.000 m (21.0-21.5 km/h) con 2’ di recupero in corsa lenta o 3 x 3.000 m (20.5-21.0 km/h) con 3’ di recupero in corsa lenta; Progressivo: 15-20 min di riscaldamento + 1 h 30 min/2 h in progressione da un ritmo di 17.0/18.0 km/h fino a ritmi uguali o superiori ai 20.0 km/h. Economia di corsa Si allena sfruttando il volume settimanale di allenamento e la tipologia di percorso che si utilizza. Fondi sterrati irregolari, presenze di salite e discese (percorsi collinari) e volumi settimanali superiori ai 180 km (180-210 km settimanali di corsa), insieme alle attitudini morfologiche personali (volume delle gambe in particolar modo), portano a una minor spesa energetica e quindi a una superiore resa in ogni distanza su cui si cimentano atleti o amatori. Massima potenza lipidica Per migliorare la capacità di utilizzare i grassi si devono unire due interventi, uno alimentare e l’altro legato all’allenamento. Allenarsi al mattino a digiuno a intensità del 10/15% inferiori al ritmo maratona (sotto soglia aerobica) porta a un forte stimolo organico verso l’utilizzo dei lipidi a scopo energetico. La durata delle sedute è fondamentale e deve superare almeno i 40 min. Per i keniani la durata di un allenamento, corsi a ritmi compresi tra i 15.0 e i 17.0/17.5 km/h, varia da 1h e 10 min a 2h e 30 min. Conclusioni Le qualità richieste per eccellere negli eventi di media e lunga durata (con speciale riferimento alla maratona) sono molteplici: vanno da un’elevata potenza aerobica (VO2max) a un’economia di corsa che permetta di spendere la minor energia possibile nello spostare il proprio corpo e conta anche la capacità di correre per tempi prolungati a una frazione elevata del proprio consumo di ossigeno (soglia anaerobica). Risulta altresì importante salvaguardare le proprie riserve di zuccheri attraverso un’elevata capacità di bruciare i lipidi durante la gara. Nel costruire un piano di allenamento consono si dovrebbe tenere in considerazione queste qualità, cercando di svilupparle in base alla tipologia degli obiettivi e al periodo della stagione. Scienza&Sport / 91