Lettera A - Viaggiare i Balcani
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Lettera A - Viaggiare i Balcani
a abbandono < cessazione di un rapporto di convivenza o di una responsabilità o partecipazione 1. Vienna, “A questa altezza il Donaukanal si ricongiunge con il Danubio e porta con se un’altra singolare apparizione. Un piccolo segnale perso fra silos e vagoni indica il Namenlosen Friedhof, il cimitero dei senza nome. Qui, dal 1840 al 1935 hanno trovato sepoltura i morti ai quali non era possibile dare un nome e spesso quelli ripescati dal Danubio. Fra piste ciclabili, porti dismessi, raffinerie e boschi, il fiume si è ritagliato lo spazio del silenzio e del riposo, luogo ai margini e spazio per il marginale.” 2. Belgrado, “Fra le lastre prefabbricate e i graffiti ora in cirillico ora in inglese si intravede il vecchio edificio in rovina e un grande carro ponte dalla struttura reticolare arrugginita. Tra le mura grigie che trasudano umidità, la grande ciminiera rossa e bianca, le vetrate rotte e arbusti che bucano l’asfalto si intravedono vagare i pallidi personaggi di ENKI BILAL, penna figlia della capitale serba.” 2. Corabia, “In lontananza si intravedono le grandi sagome dei depositi abbandonati del porto di Corabia, edifici con tetto a falda decisamente fuori scala. Si tratta di grandi silos a forma di casa che la nebbia confonde fra alberi, mucche, strutture metalliche e binari morti.” 4. Sulina, “ Sulina agonizzava... la foce del Danubio si impantanava: dove una volta era stata l’acqua, ora era terra. Banchi giganteschi di sabbia, trasportata dal fiume, crescevano come isole affiorando alla superficie, ostruendo il canale. Giorno e notte si lavorava a scavare invano il fondo del mare. La natura non si può vincere. I vapori carichi non pescavano più sufficientemente; alcuni aspettavano nella rada senza poter entrare; altri, fermi nel porto, non potevano più uscire. Era un inferno! la navigazione bloccata, il commercio rovinato. La gente preoccupata. Si cominciava ad aprire un’altra bocca del Danubio. Sulina doveva essere abbandonata. La popolazione diminuiva di anno in anno, la città si vuotava; moriva il porto. ” da Jean Bart, Europolis, Milano, Baldini e Castoldi, 1942” a attore < fig. chi prende parte attiva o diretta a una vicenda 1. Linz, Peter Arlt, “Un giorno mi piacerebbe sposarmi con la mia compagna in riva al Danubio, con una grande festa con musica e amici. Questo forse rappresenta il mio lato più balcanico.” 2. Ottensheim, traghettatore, “I bambini appena usciti dalla scuola salgono per primi, poi le macchine e il Donauvan. Il marinaio scherza con gli scolari che una volta arrivati lo aiutano ad attraccare.” 3. Passau, Hans, “Riattraverso la strada e dopo pochi passi un signore mi chiede di aiutarlo a spingere in acqua la sua imbarcazione. Completata l’operazione vi carica tre canne da pesca, un secchiello pieno di esche, dei contenitori con pesi e galleggianti, un litro d’acqua e uno di birra, un sedile di polistirolo e un piccolo motore….. quanto necessario per sei ore di pesca. Quindi mi chiede se voglio risalire un tratto di fiume con lui. Hans, cinquantasette anni di Passau, viene due o tre volte la settimana a pescare sul Danubio. Capelli bianchi, occhi azzurri, completo verde da pesca, era stato spesso a Tarvisio per trovare degli amici.” 4. Ulm, Werner“ Mein Name ist Werner, wir haben heute bei dem Ulm Einstein Marathon Strecken Paten gemacht, und haben längst der Donau mit ca. 25 Leuten die Marathon Streckt gesperrt.” 5. Belgrado, Branko“ Una stradina segnalata da un portale in legno stile ranch vi si addentra e sbuca sull’argine del fiume in un inatteso parco giochi. Branko ci dice che questo è il posto del fiume che preferisce; “ quando posso ci vengo con IVANA, da qui si può vedere il più bel tramonto di Belgrado.” 6. Belgrado, uomo “A riva è ormeggiata una casetta arancione. Quattro file di bidoni la tengono a galla, una barca in legno funge da passerella, molti oggetti alla rinfusa occupano lo spazio libero della piattaforma dove è appoggiata la barca. Un uomo panciuto esce dalla porticina, si fa largo fra assi e bidone, sale sulla barca e scende sulla riva per salire sulla scaletta a pioli che porta al percorso ciclabile del lungofiume. 7. Bac, Nikola “Nikola ci aspetta intorno alle cinque nella piazzetta davanti al suo ufficio. Questa sera Riblja ciorba . Arriva in bicicletta, tuta blu della Adidas, profumato, doccia appena fatta. Ha in mano il paiolo nero per fare la famosa zuppa di pesce e lo porta a Milan, il gestore del bar Sportska Kladonica sulla sinistra dell’ufficio.” 8. Batina, Milan “Fra il vento, i marmi e i bronzi del monumento passeggia anche un anziano con moglie e figlia. Grandi occhiali da sole con lenti chiare, un montone e la curiosità di sapere chi siamo e da dove veniamo. Parla della Jugoslavia di Tito e della Jugoslavia di oggi dove il monumento ai caduti è in Croazia e il suo museo qualche centinaia di metri più in là, sulla sponda serba del Danubio.” 9. Osijek, amici “Tihomir, artista e assistente universitario è seduto alla mia sinistra. Barba corta, capello castano, giubbotto di jeans, accendino che funziona. L’occhio è simpatico, è lui che ci ha invitato e ospitato qui. E’ nato in un paesino poco lontano da Osijek e si dice di famiglia croata anzi slavona. Con l’università si è spostato nella “capitale” Zagabria e da qualche anno è ritornato a Osijek. Poco più in là Budimir, capello biondo tabacco Vannelle, occhiali, sguardo offuscato. Studia a Osijek ma conta di andare a Bratislava in erasmus, “fra slovacco e croato non c’è molta differenza”. La sua famiglia è serba, anzi croata di Serbia. Larsson, il custode barista della Kazamat scruta la sua salsiccia sul fuoco ormai da un’ora. Lavora ogni pomeriggio alla mostra temporanea di giovani artisti croati, pensa alla batteria che ha dovuto vendere da poco, cerca di passare il tempo fra una sigaretta e un bicchiere spesso vuoto. E’ nato in Olanda ma col tempo e con le vicende famigliari si è spostato a Osijek, città natale della madre.” 10. Racalmas, pescatore “Un cartello del parco naturale dell’isola ne presenta la mappa e gli animali presenti, poco più in là, come segnalato troviamo una torretta per il birdwatching. Un signore con motorino e canna da pesca sbuca da un sentierino e si allontana verso il ponte e il paese. Seguiamo le sue tracce che dopo aver costeggiato uno specchio d’acqua terminano in una piccola radura dove due biciclette sono appoggiate ad un albero. Oltrepassati gli ultimi alberi l’orizzonte si apre su un largo Danubio, mentre due pescatori stanno seduti sulla striscia di massi che entra in acqua.” 11. Vienna, studenti, “L’isola è popolata da un popolo di jogging del sabato mattina, ma ecco che a un certo punto compaiono ragazze e ragazzi con cartella che sembrano appena usciti da scuola. Si tratta proprio di una scuola, un Bundesgymnasium che ha una barca come sede. Una prof. appena uscita dalla porta del liceo dice che sì, è proprio una scuola, anzi l’unica al mondo, assieme a un’altra chissadove che stia su una barca.” 12. Dobra, Peter “Peter Stanojevic e la moglie ci accolgono con rakia e caffè turco, guardano la televisione e hanno un figlio che lavora nella polizia del paese vicino. Ora è in pensione ma prima Peter lavorava come marinaio per la compagnia nazionale jugoslava di trasporto sul Danubio. Un mese in barca e uno a casa, quindici giorni da Regensburg a Sulina, quindici da Sulina a Regensburg.” 13 Kladovo, Zoran“ Sulla sinistra è seduto un uomo sulla quarantina, sul tavolo un bicchiere di vino bianco e acqua e un telecomando che dopo infiniti tentativi sembra non funzionare. Si fa avanti e allora arriva un altro giro di birre. Comunichiamo a gesti, mafia, Sicilia, Pasolini, Bertolucci. Zoran è l’elettricista di Kladovo, è sposato, ha una bimba e questa sera è allegro o ubriaco. E’ un buon uomo e gli stiamo simpatici. Dobbiamo assolutamente dormire a casa sua perché “questa è la vera Serbia” a attraversamento < passaggio da un lato a quello opposto 1. Schloegen, “La barchetta ormeggiata sta facendo la spola da una parte all’altra del fiume per trasportare i ciclisti della Donauradweg. Si tratta di un’imbarcazione in legno, prua larga e a scivolo per caricare le bici, colma in centro con tetto a falda, panche lungo i lati. Il capitano è un uomo sulla sessantina e sull’altra sponda stanno i suoi colleghi, una donna che lavora a maglia e un uomo che da una casetta vende i biglietti per l’attraversamento e attira i ciclisti passanti.” 2. Ottensheim, “Sull’altra riva a Ottensheim, una chiatta carica di auto e persone si sta avvicinando ad un attracco e ad una rampa che sale verso il paese.La chiatta scarica auto e persone e lentamente si sposta verso il nostro lato. Si tratta di una piattaforma quadrata sostenuta da una struttura metallica e da due galleggianti a forma di barca. Una cabina a due piani ospita la cassa in basso e il capitano in alto.” 3. Novi Sad, “Dalla Slobode Most fino al Varadinski Most il lungo fiume si muove tranquillo fra coppie che passeggiano, yacht club, una centralina di controllo acque, un’ampia spiaggia alberata, un uomo in mutande seduto nella sua baracca legno/nylon, studenti che ripetono a voce alta gli appunti, uno scheletro di edificio mai finito.” 4. Bac, “ Alcune delle fattorie viste da poco sono infatti di padroni croati come qualche raro legame famigliare è ancora intessuto fra una riva e un’altra. Con il nuovo traghetto e permesso si è facilitato il transito di persone e mezzi agricoli.” 5. Silistra, “Sul piazzale dove si attende il traghetto sono parcheggiate qualche Dacia e due camion. Due signore e un anziano imbaccuccato stanno seduti davanti alle loro bancarelle di biscotti, conserve e detersivi. Due cani randagi ne vengono puntualmente scacciati. Quando la barca arriva i primi a percorrere la rampa in legno ed a salire sono i camion, seguiti dal Donauvan e in ultima dalle auto. Un marinaio vestito in mimetica e cappello di lana passa a ritirare i Lei del biglietto mentre aggirata una lunga isola si inizia ad intravedere la sponda opposta del fiume.”