Guerrilla marketing e legalità L`advertising per l`editoria
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Guerrilla marketing e legalità L`advertising per l`editoria
11 n. ottobre 08 Guerrilla marketing e legalità L’advertising per l’editoria SETTEMBRE BLOG MINIATURES La Grande Crisi del ‘29? S i, grande è la confusione sotto il cielo e la situazione è ottima, diceva il compagno Mao nel mezzo di una guerra mondiale. Non so invece cosa dicano in borsa attualmente, cose irripetibili, probabilmente. Del resto, è un mese che capitano cose turche, cose che noi umani non avevamo mai visto: banche e pezzi da novanta che saltano come pop corn, paranoia a mille, soldi in giro (quelli reali) pochi. Tipo il grande reality collettivo, tragicomico questa volta. Noi nel ‘29 a New York non c’eravamo (o sì?), ma di sicuro c’erano, come adesso, le cassandre del “l’avevo detto, io” a indicare un futuro prossimo di austerity generalizzata. E chissà che non ci faccia bene, da qualche punto di vista; di sicuro, sempre quando gran- de è la confusione sotto il cielo, sono tempi fecondi per sperimentare. Ci vuole un grande pennello per dipingere una parete grande, in tempi di crisi sono le buone idee che contano davvero, ed esplorare altre strade è fondamentale. Il non convenzionale è necessario, come linguaggio perlomeno. Chissà come si comporterà il mercato pubblicitario italiano, dunque. Sicuramente il non convenzionale è spesso più economico, altra condizione adatta al periodo. Di campagne kolossal classiche sui maggiori media ne vedremo ugualmente, ma in generale anche il settore ne risentirà, già ne risente. La situazione è ottima, insomma. Chissà che non lo capiscano anche loro… Francesco Rossi Direttore (IR)Responsabile [email protected] 3 News /1 .5 Blog Impara l’arte e mettila da parte .6 Editoria non convenzionale 5 cose .10 Le che odio di te Blog new /2 .13 Guerrilla marketing e legge Box .16 Tool Ambush marketing .17 Luftalia o Alithansa? SUBVERTISING Anno II, numero 11 del 10 ottobre 2008 Direttore Responsabile: Francesco Rossi ([email protected]) Comunicati stampa, informazioni o altre richieste: [email protected] Pubblicità: Barbara Zanardi ([email protected]) Grafica e impaginazione: Frameart.it Edizioni Cnet Web Mensile iscritto presso il Tribunale di Bologna, numero 7803 del 16/10/2007 blog news /1 Impara l’arte e mettila da parte di Fables (www.bloguerrilla.it) E siste un artista statunitense di nome Joshua Allen Harris, che è riuscito nell’incredibile intento di rendere utile l’aria proveniente dai tombini sotto i quali passa la metropolitana. Attivo soprattutto nella città di New York, l’arte di Harris è meglio conosciuta come “Balloon Animals”, l’artista americano utilizza infatti dei semplici sacchetti di plastica e un po’ di nastro adesivo per realizzare delle vere e proprie figure di animali. Quella che apparentemente sembra una busta lasciata colpevolmente a terra si trasforma improvvisamente in qualcosa di magico al solo passaggio di un treno. La sua originalità è stata adocchiata da qualche astuto pubblicitario, appartenente alla scuola di Ogilvy, che ha ben pensato di utilizzare l’arte di Harris per realizzare una campagna di social guerrilla. Un termine che negli ultimi mesi sta crescendo esponenzialmente, visti i budget sempre più ridotti delle organizzazioni di stampo no profit. Credo che all’Environmental Defense Fund, associazione attiva nella difesa degli orsi polari, saranno sobbalzati dalla sedia quando l’accoppiata Harris-Ogilvy si sarà presentata nella loro sede per la proposta dell’idea creativa. Succede sempre più spesso, infatti, che l’originalità dell’arte viene messa al servizio delle forme più estreme e non convenzionali del marketing, così gli abitanti della Grande Mela hanno potuto ammirare due orsi polari, mamma e figlio, gonfiarsi a causa dell’aria proveniente dalle grate e sgonfiarsi un attimo dopo, quasi a voler comunicare il facile passaggio tra la vita e la morte a cui sono abituati questi esemplari. A quanto pare la notizia ha fatto il giro del mondo, tanto che da New- York a Berlino, l’idea è stata presa e rilanciata per promuovere le nuove gomme Mentos. Il principio è lo stesso e così la realizzazione, attaccare a terra degli adesivi giganti che raffigurano delle facce, incollare alla bocca una busta di plastica rosa, che per magia, al passaggio del treno, si trasforma in un palloncino gigante. E qui, come al solito nascono gli interrogativi. I bravi inventano e i geni copiano? Io non ci ho mai creduto. Non è la prima volta che Mentos sfrutta a suo vantaggio una situazione, ricordiamoci della famosa accoppiata Coca-Mentos e dell’incalcolabile passaparola che ha fatto fare il giro del mondo a questo brand e non ci rimarrà difficile pensare che ancora una volta...ce l’hanno fatta. 5 Andrea Carnevali - carnevali.wordpress.com 6 Andrea Carnevali - carnevali.wordpress.com I l settore dell’editoria, in particolare quella gestita da soggetti cooperativi e non-profit, sta affrontando una situazione pesante: il 2009 potrebbe essere, infatti, l’ultimo anno di attività. Con l’approvazione delle proposte alla finanziaria del Ministro Tremonti, che riforma la legge sull’editoria e taglia del 50% circa il finanziamento pubblico, oltre duecento testate tra quotidiani, settimanali e mensili rischiano di chiudere. A queste condizioni fare pubblicità è un lusso per circa il 90% degli editori, da lasciare in alcuni casi ai facoltosi del Gruppo RCS o dell’Espresso che tro- vano soldi nella pubblicità e nei rimborsi statali (per loro immutati). Il massimo, per i più organizzati, è affidarsi ai cambi di spazi promozionali con altri giornali, a costo zero quindi. Per gli altri più semplicemente c’è la rinuncia ad ogni forma di autopromozione. La realtà è un circolo vizioso: l’assenza di una figura di responsabile marketing; le campagne vengono improvvisate dal direttore “factotum mi”, con risultati spesso poco memorabili; oltre l’80% delle copie finiscono al macero. Forse può sembrare piuttosto semplicistico, ma nella maggior parte dei casi il giornale si deve saper vendere, oltre che scrivere. Del non convenzionale poi se ne ignora perfino l’esistenza, 7 Andrea Carnevali - carnevali.wordpress.com eccezion fatta per la Gazzetta dello Sport (carrozzine, nevicate, ecc.) che è tra le poche testate in attivo. del mezzo, e il sito web è un investimento troppo oneroso e poco redditizio. Forse potrebbe essere d’aiuto prendere come esempio due case editrici che, per promuovere dei libri, hanno tentato di uscire dalla logica della promozione classica [recensioni, presentazioni, ecc.], per dare una ventata di originalità alle loro campagne. La prima è ad opera di Malatempora che, per la promozione de “La guida al Pigneto”, un quartiere della Capitale, ha messo in campo un semplice ma incisivo bookcrossing per le strade di Roma; la seconda campagna è di Sperling & Kupfer che, per il lancio di “Bambino 44”, ha regalato il primo e il secondo capitolo del libro, rilegati, in alcuni locali delle maggiori città italiane. Chissà che il non convenzionale, per efficacia e per costi, non possa essere l’ancora di salvataggio per le oltre duecento testate che navigano in cattive acque..o siamo già al naufragio? Andrea Carnevali carnevali.wordpress.com Le altre cercano di resistere nella loro bolla d’aria, dove perfino blog e forum sono avvertiti come un rischio per l’eccessiva democraticità 8 9 1010 C hi commissiona pubblicità ad un’agenzia gli affida la propria immagine, gli mette in mano l’opinione che avranno le persone del proprio brand o proprio prodotto. Spesso il primo scoglio da affrontare è la comunicazione fra l’agenzia ed il cliente, passaggio che in alcuni casi può influenzare il risultato finale. Che si tratti di convenzionale o no, ci sono alcune semplici norme che possono ridurre le possibilità di insuccesso, norme che mettono in condizione l’agenzia scelta di lavorare al meglio delle proprie capacità. Ecco le 10 cose che ogni pubblicitario non vorrebbe mai vedere, sentire o percepire dai propri clienti, nel loro stesso interesse. 1) IL BRIEFING. Questo pazzo sconosciu- to. Sconosciuto a molti clienti, che non di rado comunicano con una e-mail o una telefonata cosa c’è da fare. Il motivo, molto spesso, è... 2) LA TIMELINE. Questa c’è, ci deve essere, non si discute. Ma se ti sei svegliato tardi, sappi che o stai lavorando con un team di geni, o molto probabilmente quei pubblicitari finiranno per andare in ansia da prestazione e ti proporranno spesso idee riciclate da altri progetti e costrette a vestire il tuo nome, op pure idee non troppo velatamente ispirate ad altre già realizzate. 3) LA GARA. Che siamo in un libero mercato è un vantaggio per tutti, e le gare sono una democratica espressione di questo vantaggio. Ma se sei di quei direttori marketing che devono giustificare le loro scelte ai superiori e chiamano uno stuolo di agenzie già sapendo che non lavoreranno tranne quella, 11 beh, sappi che l’augurio di tutti i pubblicitari è che il tuo dentista si dimentichi l’anestesia la prossima volta che ci andrai. 4) IL NIPOTE DELL’A.D., che guarda caso è piuttosto creativo ma essendo negli States per un master non può occuparsi lui della campagna. Così, manda spunti “geniali” via mail, che una volta presentati all’agenzia si traducono in un coro di falsissimi “ohhhhhh, che bella idea...”. E’ lecito e importante che il cliente contribuisca anche alla fase creativa, in quanto nessuno meglio di lui conosce il prodotto e l’azienda; tuttavia, se una proposta diventa un paletto irremovibile, è facile che ci sia un vuoto di identità nei creativi dell’agenzia. 5) LO SCONTO. Fortunatamente una razza in via d’estinzione, c’è ancora chi ne va a caccia, specie tra clienti di dimensioni ridotte, ed in certi settori che hanno sviluppato una forma mentale di “credo solo a quello che vedo”, dunque un’idea è una cosa eterea che non può costare che pochi spiccioli. Vi sembra che 12 il fee del 15 sia troppo alto? Allora la prossima volta azzerate questo costo, e mettetevi voi a spremervi le meningi. Se chiedete molto, siate disposti a dargli il giusto valore. Fortunatamente, i clienti sono nella maggioranza dei casi stimolanti e collaborativi. Questo promemoria è per la minoranza, che non è comunque pari a zero. Ah, e voi pubblicitari non ridete troppo; la prossima volta tocca a voi ed alle cinque cose con le quali siete in grado di far perdere i nervi al più pacato dei responsabili marketing e comunicazione... Paolo Bonazza, editorialista [email protected] Per approfondimenti, consigliamo la lettura del libro “Creatività, cliente-agenzia andata e ritorno”, edito da Lupetti. blog news /2 Guerrilla marketing e legge: l’opinione di Fables (www.bloguerrilla.it) N el mese di settembre, sul blog di una nota agenzia è apparso un post piuttosto concreto in merito al la legalità nel marketing non convenzionale. Poiché l’argomento è piuttosto scarno di informazioni, trattandosi dell’esperienza reale di persone che con il guerrilla ci lavorano, ho pensato di riportarlo per intero, a beneficio di chi se lo fosse eventualmente perso. “ Oggi diamo lo spunto per alcune considerazioni in merito ad un argomento caldo, la legalità ed il guerrilla. Tralasciando per un attimo quello che è il modus operandi squisitamente personale della nostra agenzia, chiunque decida di mettersi a fare un’azione ai limiti (o anche già oltre) deve tenere conto di alcuni fattori. Il primo si riduce banalmente a: che tipo di infrazione o reato commetto?. Risolto questo primo enigma, siamo già a buon punto: solitamente la risposta fa la differenza per molte agenzie, solo una minoranza infatti vanno avanti qualunque sia stato il risultato. Questo ci porta al secondo punto da considerare. Per spiegarlo facciamo un esempio, traendo spunto dal recente articolo (*) apparso sul Corriere della Sera in merito agli attivisti di Greenpeace (guerriglieri per eccellenza insieme per esempio al banditissimo e cattivissimo A.L.F. e molti altri movimenti che compiono vere e proprie azioni di guerrilla). Sei attivisti assolti”, dice l’articolo. Hanno fatto danni per alcune decine di migliaia di euro per dipingere la ciminiera alla centrale di centrale di Kingsnorth. Il giudice ha motivato l’assoluzione “insistendo sul fatto che il comportamento degli imputati era giustificato da una motivazione legit- “ tima: gli attivisti hanno cercato di bloccare la centrale per «difendere l’ambiente, un bene comune, dall’impatto dei cambiamenti climatici»”. Dunque, il perché facciamo una cosa sembra proprio condizionare il come, facendo così la differenza. Vogliamo scommettere che se ci avessero dipinto un logo sarebbe stata tutta un’altra musica? Anzi, come viene nasato che dietro c’è uno “sponsor”, se c’è la possibilità di prendere qualcosa i giudici la prenderanno, il che non è del tutto sbagliato a livello concettuale e morale, aggiungiamo noi. A questo punto, l’ultima domanda è: il vantaggio mediatico che il brand potrebbe trarne, sia a livello quantitativo che qualitativo, supera l’investimento e le beghe burocratiche? La risposta a questa domanda dipende da una varietà di fattori notevoli, tra cui la validità dell’azione creativa in termini di notiziabilità, la capacità dell’agenzia di gestire le notizie successivamente, e molti altri. Casi eclatanti in cui indubbiamente il gioco è valso la candela, per dirla in termini blandi, ce ne sono: uno su tutti i Mooninites (**). Nella nostra agenzia ci saremmo tutti fatti arrestare ben volentieri pur di entrare nella storia del 13 blog news /2 guerrilla marketing scatenando un casino del genere. Non è detto che per forza un’azione di guerrilla marketing debba farsi senza permessi, violare qualche legge, creare panico o simili effetti, anzi… (*) non è vero che sempre e comunque “basta che se ne parli”; dipende molto anche dal tipo di prodotto, dal cliente e dai suoi valori (chi vedete come più coerente e producente per apparire sulle prime pagine dei quotidiani per un’azione stile Greenpeace, arredi per neonati o la promozione dell’ultimo film thriller della saga X?). Da tutto questo discorso poi si può arrivare per logica deduzione al come si snoda il processo creativo di un’azione di guerrilla marketing, che segue logiche diverse, che spesso e volentieri non può essere partorito dalle stesse identiche figure che compongo un team pubblicitario tradizionale, e sopratutto, è qualcosa di unico, fatto su misura, artigianalmente per ogni diverso cliente, che avendo la sua storia, i suoi valori ed i suo obiettivi nonché sensibilità ben distinte ha diritto ad un’azione di marketing non convenzionale creata appositamente così da non collidere ma esaltare queste fondamentali caratteristiche.” (*) http://www.corriere.it/cronache/08_ settembre_11/inghilterra_attivisti_greenpeace_ assolti_cambiamenti_climatici_3ce0757a-800211dd-9f6f-00144f02aabc.shtml (**) Vedi Subvertising numero 2, dicembre 2007 (***) http://marcello7.blogspot.com/2007/12/guerrilla-marketing-sotto-la-neve-ecco.html 14 Impara l’arte e mettila da parte di Fables (www.bloguerrilla.it) NIKE ART: 1/1 Dalla prima di copertina fino alla quarta, il billboard di Nike 1/1, visto in Corso Marconi a Milano, realizzato dai writer Verbo, Wany e Blef nell’aprile 2008. Il progetto 1/1 di Nike, dedicato all’unicità dei pezzi, ha portato artisti di tutto il mondo a competere sulla tematica del calcio. Info su: http://www.nike1-1.com/ IL TUO CUORE BATTE IN MANIERA NON ? CONVENZIONALE Scriveteci a [email protected] Stiamo raccogliendo storie di corteggiamenti in stile guerrilla: dal video su Google ai post-it sull’auto, raccontateci i vostri effetti speciali. Se ne arriveranno tanti, verranno raccolti in un prossimo numero di questa rivista! 15 tool box AMBUSH MARKETING di Wolverine ([email protected]) ting non convenzionale per la sua caratteristiche di imprevedibilità, mimetismo ed efficacia nella guerra per la visibilità mediatica tra i brand. Il marketing d’imboscata, o ambush marketing, consiste infatti nell’infiltrare elementi di una comunicazione pub- I n occasione di ogni grande evento mediatico, in cui gli sponsor giocano un ruolo determinante in termini economici, una grandissima attenzione viene riservata da parte dell’organizzazione dell’evento alla questione della “visibilità del Brand”. Le aziende sponsorizzatrici delle manifestazioni, di qualsiasi carattere esse siano, tutelano in modo feroce il diritto di esclusiva. A partire dalla fase contrattuale vengono delineate tutte le modalità in cui determinati marchi, solo e soltanto quelli, possano apparire in tutte le forme di comunicazione effettuate durante l’evento : audio, video, testuali ecc... L’ambush marketing rappresenta forse la tecnica maggiormente “ di guerriglia “ tra quelle del marke- 16 blicitaria di una determinato brand all’interno di un evento già sponsorizzato da altre aziende. L’efficacia di questa tecnica sta proprio nella capacità oragnizzativa e strategica di chi la mette in atto. Oltre alla forza della comunicazione deve essere creato in modo preciso il luogo ed il tempo dove il pubblico, già bombardato di informazioni, sia ricettivo al nostro messaggio. L’ambush marketing infine raggiunge la sua massima potenzialità proprio quando l’evento scelto come terreno per l’imboscata è sponsorizzato da uno dei concorrenti diretti dell’azienda che muove l’attacco. 17 Ro lan do Do tti - re da zio ne @ sub ver tisi ng .it - re da zio ne @ sub ver tisi ng .it Ro lan do Do tti Sfido chiunque a ricordare anche solo una delle passate campagne pubblicitarie della compagnia di bandiera. Già Alitalia, il Ministero dell’Aria Fritta, questo Ente Inutile del Trasporto Alato, la cattiva coscienza non produce comunicazione; che campagne vuoi fare, impiego sicuro, servizio basico, concorrenza inesistente, bilanci ripianati. Un Mulino Bianco sopra i cieli del mondo, un ente di babbioni aeronautici, gestito da banditi in odor di prepensionamento milionario. Le campagne pubblicitarie si fanno se si ha una strategia, un piano industriale, se si affronta la concorrenza. Ora l’Alitalia sarà obbligata a farsi spazio fra la concorrenza, e gli alitialioti saranno obbligati a lavorare boh! futuro grigio e difficile. Il primo concorrente non sarà qualche altra compagnia aerea ma l’alta velocità: Milano-Roma in poco più di tre ore con l’obiettivo di rubare il 60% di clienti volanti. Non sarà difficile. Ma come 18 convincere il rimanente 40% a rimanere fedele? Altro che club Millemiglia, altroché promozioni allettanti, altro che hostess discinte, qui ci vuole un’idea, una immagine indimenticabile, qui ci vuole un testimonial. Nell’ultima riunione di cda, presente l’agenzia pubblicitaria cinese, acquistata sul mercato di Honk kong con una gara truccata alla morra coreana, Colaninno è stato chiaro: voglio il meglio, non bado a spese, l’immagine della nuova compagnia va rilanciata, prima che sindacato e sporchi comunisti lancino me da 10.000 piedi. Il direttore creativo dell’agenzia, perdonate se non riporto il nome impronunciabile, ha già presentato l’idea e si è sbilanciato sul nome del testimonial, il testimona come diceva nel suo italiano improbabile, imparato durante le vacanze in Valcamonica: il testimona della nuova Alitalia è G. Bush. - re da zio ne @ sub ver tisi ng .it Ro lan do Do tti Anche il claim è già pronto: “TU SCEGLI ALITALIA CHE AL RESTO CI PENSO IO”. Questo almeno finché il futuro partner alato non metterà tutto il proprio peso anche per cambiare il nome: LUFTALIA, si dice negli ambienti più accreditati. Rolando Dotti [email protected] Il presidente sarà presto libero da ogni impegno e sarà felice di mettere a disposizione la propria immagine di esperto di voli, di aerei, ecc ecc. Qualcuno ha timidamente obiettato che al massimo è esperto di bombardieri o di caccia; massì, appunto, la nuova campagna dell’Alitalia dev’essere una bomba no? Quindi Bush va benissimo. 19 Subvertising 12 online dal 10 NOVEMBRE 2008 www.subvertising.it