Di Bazzocchi Carlo Premessa L`Italia è con la Spagna il principale
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Di Bazzocchi Carlo Premessa L`Italia è con la Spagna il principale
olivo home >> schede tecniche colturali di sintesi >> Olivo Olivo Di Bazzocchi Carlo Premessa L'Italia è con la Spagna il principale paese olivicolo del mondo. La coltura è diffusa in quasi tutta la penisola, ed in particolar modo nel Sud e isole, ove le condizioni ambientali sono più adatte. La regione più impor-tante è la Puglia, che produce quasi la metà delle olive italiane, seguita da Calabria, Sicilia e altre regioni centro-meridionali. Meno buona è la situazione nelle altre regioni del Sud, ove minore è l'incentivo agli investimenti; gli impianti sono spesso trascurati, la raccolta è in buona parte fatta da terra, con negative conseguenze sulla qualità dell'olio. Nel Centro l'olivo si trova in ambienti spesso marginali, le rese sono basse anche per il clima meno favorevole, ma la qualità della produzione ed i prezzi ottenuti ne consentono la sopravvivenza. La gelata del 1983, lungi dal condan-narla, è stata piuttosto uno stimolo alla riconversione dei vecchi oliveti, e ad una moderata ma costante spinta a impiantarne di nuovi, spinta che non si è ancora arrestata; tutto questo grazie all'impulso che la crisi diede ai prezzi a suo tempo, ed anche a una lenta modificazione delle diete in Italia e all'este-ro a favore del consumo di grassi vegetali non manipolati chimicamente. L'olivicoltura, parimenti alla cerealicoltura, è il settore in cui il metodo biologico si è più diffuso in tutto il Centro-Sud della Penisola; probabilmente il motivo è da addebitare a: ● ● ● ● semplicità della tecnica, e-sperienza degli operatori, impianti prevalentemente di media e alta collina poco intensivi , al basso livello di input esterni, perché "tanto l'olivo qualcosa dà sempre !". file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (1 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo Quest'ultima motivazione, seppur vera, non può e non deve soddisfare il pro-duttore biologico che punta a risultati qualitativi e quantitativi soddisfacenti. Proprio perché l'agricoltura biologica è un metodo e non l'eventuale sem-plice sostituzione dei fertilizzanti e principi attivi chimici di sintesi conven-zionalmente usati, con i prodotti ammessi dall'allegato secondo del Regola-mento CE, è necessario studiare e testare soluzioni tecniche idonee all'agroe-cosistema in cui si opera. D'altra parte, l'olivo ha dimostrato di poter dare produzioni accettabili che ove tali conferimenti sono ridotti al minimo; non solo: nel caso dell'o-livo, più che per altre specie, è possibile recuperare buona parte della produ-ttività perduta in termini di quantità di olive ed olio sotto forma di qualità aspetto che il mercato sembra in grado di apprezzare e remunerare. I sistemi di coltivazione elaborati in questi anni,hanno migliorato le performance produttive, attenuando sensibilmente l'alternanza delle produzioni, riducen-do le perdite di prodotto e migliorando la qualità delle olive. La cura dei terreni ha permesso di ● ● ● ● prevenire le cause di degrado ambientale (dissesti) impedire l'ulteriore impoverimento dei suoli, riequilibrare i fattori naturali degli agro-sistemi., migliorare la transitabilità per via del consolidamento del cotico erboso di copertura. In sintesi, l'olivicoltura biologica italiana, quasi esclusivamente collinare, appare vitale e tecnicamente valida. Il suo principale punto debole, per problemi strettamente tecnici, è l'olivicoltura da tavola . Impianto Le scelte operate al momento dell'impianto dell'oliveto sono determinanti per ottenere buoni risultati di sostenibilità, sia perché possono avere positi-ve ricadute sui successivi interventi colturali, sia perché sono in genere modificabili solo con alti costi di riconversione. La scelta dell'ambiente è in genere limitata dal fatto che spesso all'olivo sono riservati ambienti marginali , preferendo coltivare specie di alto reddito più facilmente meccanizzabili negli ambienti migliori. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (2 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo La scelta del materiale per l'impianto dovrebbe puntare su cultivar carat-terizzate da un buon adattamento all'ambiente, non nel senso del raggiungimen-to della massima produttività ma piuttosto dal punto di vista delle miglio-ri condizioni di esistenza dell'albero , primo requisito per ottenere piante meno bisognose di cure. Quindi per la scelta della cultivar si dovrebbe in primo luogo prendere in considerazione il germoplasma locale, soprattutto ne-gli ambienti di antica tradizione olivicola, che sono sempre ben dotati di cul-tivar ed ecotipi adatti e selezionati in funzione delle principali avversità biotiche ed abiotiche. Qui divengono essenziali le conoscenze locali, ed eventuali raccolte di germoplasma indigeno realizzate in passato, ove presenti. Va subito detto che la variabilità genetica in questo senso nell'olivo è relativamente bassa, ma una seria indagine può consentire di evidenziare materiale interessan-te. Si conoscono, ad esempio, cultivar di olive da tavola meno suscettibili -all'attacco della Saissetia, cultivar da olio più resistenti alla -mosca e alla generazione carpofaga della tignola. Per esempio, limitatam-ente alla Sicilia, la Nocellara del Belice è ritenuta più resistente di altre varietà alla mosca, e sarà quindi da preferirsi in ambienti particolarmente frequentati dall'insetto. Mentre l'unica indicazione che si può dare in ambienti limite per i freddi invernali e primaverili è di affidarsi a varietà sperimentate sul posto. All'epoca dell'impianto si potrà anche inserire un numero adeguato di piante impollinatrici, da scegliere con i normali criteri, e eventualmente piante esca. La maggiore distanza tra le piante ha un effetto positivo sulle condizioni sanitarie della pianta in generale. La forma di allevamento ed il metodo di raccolta prescelto, costituiscono i parametri che più contribuiscono con la fertilità, a determinare le distanze di impianto. E' buona norma tenere una corretta manutenzione ordi-naria degli elementi ecosistemici dei terreni (siepi, aree rinaturalizzate, ecc.). Operazioni colturali e lavorazioni file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (3 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo Lavorazioni nell'uliveto Lavorazioni N° attrezzi periodi erpicature, Da autunno abbastanza superficiali a postraccolta (max 25 cm) con strumenti discissori 1-3 profondità scopi ● ● ● estirpatori o erpici a dischi 1 -3 primaveraestate Ancora più superficiali ● ● arieggiare il terreno, prepararlo ad un miglior accumulo dell'acqua, eliminare le infestanti; evitare il costipamento, per interrare eventuali composti o letami. Tali indicazioni andranno adattate alle zone più scoscese degli appezzamenti, cercando in tali situazioni di evitare l'eccessiva lavorazione per ridurre al minimo i fenomeni di erosione e depauperamento degli strati attivi. Controllo delle infestanti ed inerbimento Il controllo delle infestanti non è un problema ove si attui sovescio o inerbimento; in questi casi possono essere sufficienti sfalci o lavorazioni superficiale nei periodi più critici. Si provvederà quindi in questi casi allo sfalcio del cotico erboso naturale o seminato mantenendo nei terreni pesanti una migliore portanza meccanica un miglior arieggiamento dello strato attivo, non è da sottovalutare la mi-gliore preparazione del terreno all'uso delle reti per la raccolta del prodotto (si evita l'infangatura). Nel caso della presenza di inerbimento il controllo della copertura vegetale non è agevole in assenza di irrigazione, per la concorrenza idrica estiva esercitata nei confronti dell'apparato radicale dell'olivo; in agricoltura biologica quindi le lavorazioni sono spesso inevitabili, anche se risultati positivi possono essere ottenuti in terreni non troppo aridi, come sono spesso quelli umbri, con inerbimento controllato con essenze file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (4 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo tipicamente mediterranee come il Trifolium subterraneum seminato a fine estate e successivamente interrato. L'inerbimento permanente a tutta superfice , non è invece proponibile nei primi 2-3 anni dopo l'impianto, e altrettanti anni dopo la scelta di passa-re dalla gestione convenzionale a quella biologica (conversione) a meno di avere irrigazione a goccia e non sussistano già condizioni eccezionali di fertilità e attività microbiologica del terreno. E comunque, per favorire l'interramento dei fertilizzanti organici e la penetrazione dell'acqua, almeno la zona immediatamente adiacente al tronco viene tenuta pulita. Altra soluzione da verificare è la pacciamatura sulla fila tramite l'anda-natura dello sfalciato intorno alle giovani piante e la bagnatura con acqua di vegetazione del frantoio; essendo quest'acqua avida di ossigeno dovrebbe ritardare la degradazione della sostanza pacciamante che come è noto avviene con processi aerobici. La bagnatura con borlanda avrebbe un effetto fer-tilizzante e non ritardante, poiché i prodotti in commercio sono sempre mol-to ricchi in lieviti e quindi stimolatori della degradazione. Negli impianti olivicoli delle zone più a nord in genere la piovosità è accettabile sia come- quantità assoluta che come distribuzione nel corso dell'anno. Diviene invece critica nelle zone più calde, perché le poche piogge si concentrano nel periodo autunno-invernale, mentre le esigenze idriche si concentrano nel periodo primavera-estate. Inoltre non si può fare a meno dell'irr-igazione nel caso di olivicoltura da tavola. La stagione irrigua inizia alla fine della fioritura (maggio-giugno), e con-tinua fino a settembre inoltrato. I fabbisogni idrici dell'olivo non sono eccessivi in quanto si tratta di una specie adatta a climi aridi, ma in ogni caso una produttività ottimale richiede, in zone calde come la Sicilia, apporti idrici dell'ordine di 1300 -3000 mcubi/ha. Ovviamente le tecniche di irrigazione localizzata consentono notevoli risparmi di acqua. Vale la pena di ricordare che la notevole tolleranza dell'olivo alle acque salmastre (fino a un residuo salino di 4 gr/litro) può consentire di realizzare oliveti irrigui con acque inutilizzabii per altre colture; -ciò può però costituire un problema nel caso di consociazioni. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (5 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo Fertilizzazione La fertilizzazione in agricoltura sostenibile ha come scopo principale quello di mantenere od aumentare la naturale fertilità del terreno, soprattutto incrementandone il tenore in sostanza organica. La somministrazione degli elementi nutriti-vi fondamentali avviene quindi indirettamente, in quanto si creano le condizioni per l-a messa a disposizione dei macroelementi presenti sotto varie forme. Tali scopi vengono perseguiti principalmente con due tecniche ● ● i-l sovescio e la somministrazione di sostanza organica (compost vari e letame). Per un metodo che ha il suo cardine nell'incremento di fertilità fisica, organica e microbiologica del terreno, il letame è ovviamente la soluzione prin-cipe, anche perché per sostenere le fasi determinanti della produzione, comune-mente individuate nella fioritura e l'ingrossamento della drupa -- fasi que-ste relativamente distanti nel tempo -è possibile utilizzare materiale solo parzialmente compostato o addirittura fresco, con l'attenzione di anticipare la somministrazione e non metterlo a ridosso della pianta. E' noto che letame, quando reperibile, trova un limite notevole nella ● ● ● disabitudine all'uso da parte degli operatori, nei costi per il caricamento ed il trasporto, nell'assenza di attrezzatura idonea per la distribuzione. Tuttavia l'interramento della sostanza organica è la condizione indispensabile per rendere efficienti i fertilizzanti organici (esempio: Pollina). Nei primi anni di pratica del metodo biologico è quasi sempre necessario investire molto sulla fertilità del suolo per creare quelle condizioni indispensabili alla riuscita del metodo e quindi risulta importante interrare qualsiasi tipo di sostanza organica disponibile, cosa che la presenza di un cotico erboso limita for-temente. La somministrazione sul cotico o sul terreno nudo senza il dovuto interramento superficiale affidano l'efficacia del prodotto somministrato alle condizioni atmosferiche che, se negative (scarsa piovosità), possono anche annullare l'investimento fatto. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (6 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo La somministrazione di sostanza organica viene eseguita all'inizio dell' autunno, ed i materiali utilizzati, oltre al letame, sono quelli facilmente disponibili nella zona, meglio se residui del ciclo colturale dell'olivo: mate-riali di potatura, sanse. Anche le acque reflue dell'oleificio possono essere utilizzate, a condizione che l'operazione sia condotta corret-tamente: se le acque si lasciano scorrere senza controllo sulla superficie si rischia una loro penetrazione in profondità e quindi l'inquinamento della falda; se invece si spargono uniformemente sulla superficie esse non pene-trano per più di 10-15 cm, costituendo una fertilizzazione e irrigazione che rispondono in pieno ai criteri di. sostenibilità, senza controindicazioni. Le acque reflue non sono assolutamente tossiche, e sono ricche di sostanza or-ganica e di sali minerali prontamente utilizzabili. Su un ettaro se ne può distribuire circa 200 metricubi il prodotto della lavorazione di 1.000-3.000 quin-tali di olive, risolvendo così anche i problemi legati allo smaltimento. Le acque reflue possono anche essere utilizzate per il compostaggio o per la fertilizzazione di altre colture. I mate-riali solidi vanno interrati, preferibilmente su tutta la superficie; spesso l'operazione viene eseguita insieme alla semina del sovescio. L'uso dei reflui zootecnici deve seguire le regole indicate per le acque di vegetazione, per le stesse ragioni. Ove si renda necessario integrare con ulteriori apporti di fosforo e po-tassio, si può ricorrere a sostanze minerali ammesse dal regolamento CE 2092/91. Il ricorso ai fertilizzanti fogliari che non hanno alcuna interazione con l'ecosistema suolo non può diventare sistematico ma giustificabile ed utile in momenti di particolare stress susseguenti a scarsa disponibilità di elementi nutritivi per condizioni negative create da lavorazioni non idonee o a temporanea immobilizzazione dell'azoto da parte dei microrganismi che stanno attaccando la sostanza organica con rapporti C/N alti e nei primi anni di inerbimento in cui la pianta spesso presenta segnali di sofferenza. La scelta va orientata verso quei prodotti ottenuti per idrolisi enzimatica da materiali contenuti nel allegato secondo del Regolamento CE; in questo caso, oltre ad avere un prodotto puro con i radicali in forma levogira e quindi tutti assimilabili, non si rischia l'uso di prodotto non conforme. In tal caso l'agricoltura biologica prevede trattamenti fogliari con concimi liquidi (carnicci file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (7 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo fluidi) abbinati ad alghe brune, da somministrare nel periodo nel quale le carenze possono essere sentite (dalla fioritura alle prime fasi dell'ingrossamento dell'oliva). Il fatto che il letame non sia facilmente reperibile nelle quantità dovute deve scoraggiare sulla possibilità di immettere sostanza organica umificata nel terreno poiché proprio la produzione di olio comporta la disponibilità di grandi quantitativi di residui organici selezionati ritenuti -- a torto -- solo un problema; infatti le sanse esauste ed inesauste sono un ottimo materiale da dare al processo di compostaggio così come quelle esauste. Per queste ultime esistono esperienze consolidatissime, tanto che una ditta di Livorno produce composti di altissima qualità proprio da sansa esausta. Il sovescio è una soluzione tecnica molto interessante poiché abbina all' effetto fertilizzante l'azione protettiva del suolo limitando gli interventi meccanici di rivoltamento e affinamento del terreno spesso controproducenti per la fertilità del suolo. E' bene orientarsi verso sovesci misti di leguminose e graminacee trinciati ed interrati anche un po' dopo la fioritura per aumen-tare il rapporto C/N della biomassa e prolungare leggermente il rilascio di elementi fertilizzanti. Impianti di leguminose in purezza, come per esempio favino, garantiscono ottimi apporti azotati ma tempi di rilascio troppo ra-pido per soddisfare anche la fase di ingrossamento. La scelta delle essenze per il sovescio, come sempre, deve essere guidata dal ● ● ● costo della semente, meglio se di risulta aziendale, adattabilità pedoclim-atica della stessa, obiettivo tecnico prefissato. In questo senso, tra soluzioni classiche, la consociazione di veccia o trifoglio con avena e/o orzo è da preferire al favino perché più resistenti al calpestio obbligato delle fasi di raccolta e potatura. Il timore di competizione idrica, costante obiezione degli operatori, è da sfatare soprattutto perché con erbai autunno-vernini il periodo di competizione corrisponde alla fase di maggiore piovosità e, in ogni caso, i benefici in termini di stabilità strutturale del suolo compensano abbondantemente le even-tuali perdite. Comunque, vista l'infinità di specie e varietà utilizzabili, l'impostazione di prove per verificare comportamenti ed effetti nelle diverse condizioni perme-tterebbero scelte file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (8 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo sicuramente meno intuitive e più certe. L'intervento di trinciatura rende più semplice ed efficiente l'interramento -della biomassa, soprattutto se si miscelano anche i residui di potatura; questo dovrebbe essere effettuato superficialmente, possibilmente con frangizolle e non con fresatrici. Nulla vieta di effettuare sovesci a file alterne per garantirsi corsie di lavoro- o, in impianti poco intensivi, un'ulteriore integrazione sovesciando una fila e raccogliendo i frutti della coltura consociata sull'altra. L'interramento della biomassa è l'occasione per l'eventuale aggiunta di fertilizzanti fosforici (siderazione) quando la carenza è particolarmente sensibile soprat-tutto nelle condizioni sopra citate. Sensibili carenze di fosforo comportano allungamento del ciclo decisamente controproducente per chi si prefigge l'o-biettivo della qualità. Il fosforo contenuto nei fertilizzanti ammessi dal disciplinare, nelle con-dizioni abbastanza consuete di reazione alcalina con pH sopra il 7,5 e marcata presenza di calcare attivo e calcio, risulta praticamente indisponibile se somministrato tal quale senza il contributo di sostanza organica.; infatti per sopperire a questo problema alcune ditte producono un fertilizzante fosforico che prevede la miscelazio-ne di fosforiti a sostanza organica compostata. Al momento del sovescio e della letamazione si creano invece condizioni favorevoli per la realizzazione con il calcare stimolata dall'aumento di CO 2 dovuto alla respirazione dei microrganismi che attaccano la sostanza organica interrata. Erbai interrati con rapporti C/N più bassi o più ricchi di leguminose so-no invece importanti per sostenere piante giovani non ancora in piena pro-duzione dove è importante aiutare la crescita e non creare condizioni di stress che si pagano pesantemente perché difficilmente recuperabili nel breve pe-riodo. Potatura Il vecchio adagio che dice « La concimazione dell'oliveto è la potatura» è molto vero. Un caso limite è quello del quale si preferisce favorire l'alternanza, potando energicamente ogni due anni, e rinunciando alla raccolta l'anno seguente alla potatura, nel quale si avrà forte rigoglio vegetativo e scarsa produzione; è il caso riportato per la Koroneiki in Grecia. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/...PDDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (9 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo L'abitudine a potare pesantemente nell'anno in cui si è avuta la carica è controproducente per l'esaltazione dell'alternanza e chi sta cercando di farsi conoscere sul mercato -non può permettersi il lusso di essere presente ad anni alterni. La tecnica di potatura per la gestione della chioma si basa sulla realizzazione e sul mantenimento di una forma a « vaso », con leggere potature annuali in modo tale da riequilibrare la chioma e la fisiologia della pianta. La potatura e gli interventi rameici, solo in post raccolta ed a risveglio vegetativo, assumono anche una funzione di regolazione della vegetazione. Si tratta d'altronde di uno strumento fondamentale per il controllo della pianta, e questo a maggior ragione quando le piante possono tro-varsi in condizioni non omogenee di accrescimento e produttività, quali possono -verificarsi nel caso di olivicoltura non irrigua. Lo scopo principale della potatura è quello di adattare la pianta alla ferti-lità del terreno; sarà quindi più o meno intensa a seconda delle condizioni ambientali esistenti. Con la potatura si può anche contribuire a ridurre i problemi fitosanita-ri, infatti una chioma non troppo fitta riduce l'incidenza delle malattie, favorite da elevato ombreggiamento ed alte umidità relative. Inoltre con la potatura si possono puntualmente -eliminare i rami colpiti da malattie difficilmente controllabili, come la rogna. Difesa La progettazione di strategie di difesa in olivicoltura biologica poggia su: ● ● ● monitoraggio dei principali patogeni, elaborazione di soglie-danno tipiche delle zone di colti-vazione intervento con mezzi agronomici, meccanici, microbiologici atti a non creare ambiente favorevole ai patogeni stessi. Naturalmente il concetto della soglia di danno tollerabile non essere lo stesso in tutti gli ambienti, né con tutti i tipi di produzioni per esempio, la produzione di oli extravergini di particolare qualità e tipicità, oppure di olive da tavola in verde, possono richiedere cure altrimen-ti non necessarie. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...DDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (10 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo In generale, si cercherà di curare in particolar modo la prevenzione, e il più possibile tecniche agronomiche di lotta, limitando gli in-terventi a quelli strettamente indispensabili. Gli interventi fitoiatri-ci, quando necessari, sono attuati con sostanze di derivazio-ne naturale Ammesse dall'Allegato secondo del reg CE.. Anche se i possibili parassiti e patogeni dell'olivo sono numerosi, raramente quelli che possono destare serie preoccupazioni sono più di uno o due; infatti le condizioni ambientali che ne favoriscono alcuni di solito rendono difficile la presenza di altri. Queste possono essere applicate agli appezzamenti interi (trat-tamenti su tutte le piante), a parte delle piante (impiego di principi insettici-di unitamente ad attrattivi proteici, lotta alla mosca delle olive) o in trappole di cattura massale (insieme ad attrattivi alimentari e/o sessuali) opportuna-mente collocate sugli alberi. Il problema maggiore è sempre la mosca e la raccolta anticipata resta la migliore difesa poiché per i prodotti a base di oli essenziali che ritardano la muta dell'insetto (Dacosan) o altre soluzioni creano cuticola sulla drupa (silicato di sodio) e disinfezione delle ferite (propoli) va ancora testata l'efficienza e soprattutto studiati e verificati le dosi e il periodo d'intervento. Sicuramente nei primi anni di conversione più intenso è stato l'uso di p.a., più alta l'incidenza di cultivars sensibili quali quelle da mensa e maggiore è il rischio di danno. Parassiti Bactrocera oleae -- Gli attacchi di mosca dell'olivo possono causare gravi danni a causa degli effetti negativi sulla quantità, e soprattutto sulla qualità, dell'olio. La lotta preventiva si attua con il metodo della cattura massale di insetti. Questa consiste nel disporre su ogni pianta una tavoletta impregnata di un insetticida (con insetticidi ammessi per l'utilizzo in trappole; si può anche usare colla, che è però meno valida nella pratica), e corredata di una provetta contenente un'esca (idrolizzato di proteine o soluzione di carbonato d'ammonio; i feromoni, validissimi, hanno un costo che per ora ne limita l'uso al monitoraggio); altre esche utilizzate si basano su melassa additivata con piretro, o con estratti di quassia e artemisia. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...DDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (11 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo Se la cattura è utilizzata come metodo ausiliario di lotta, o si prevedono attacchi non ingenti, si può scendere ad un numero di trappole assai minore, 15-20 ad ettaro. Pur se le catture avvengono soprattutto nel periodo settembre-novembre, conviene iniziare a giugno, per l'ovvio vantag-gio di ridurre il numero di adulti prima del periodo di maggiore virulenza. La lotta con cattura massale può essere integrata ove possibile dalla presenza di piante esca, come l'Ascolana Tenera, particolarmente sensibile alla mosca. In passato si è ricorso a trattamenti coprenti alla chioma, con miscele di bento-nite o caolino, silicato di sodio e latte magro, (prodotti non più ammessi dall'allegato 2B), eventualmente potenziate con piretro; oppure semplicemente con poltiglia bordolese, ove non si abbiano temperature eccessivamente alte. Lo scopo di queste miscele è principalmen-te quello di formare una pellicola che pare costituisca un deterrente all'ovo-deposizione. Non è invece proponibile per la mosca il Bacillus thuringiensis, in quanto non è in grado di raggiungere le, larve, ben protette dal mesocarpo della drupa. La raccolta anticipata rimane, in ogni caso, la migliore difesa, e la più economica; in tal modo è possibile sfuggire ai massicci attacchi che si verificano -in autunno, e gli incrementi di olio che si verificano in questo periodo non sempre sono tali da compensare i rischi di perdite qualitative cui è soggetto il raccolto. Prays oleae -- Difficilmente costituisce un problema, soprattutto nelle zone interne e d'altura. Il Bacillus thuringiensis, da usarsi all'inizio della fioritura, permette di controllare abbastanza bene questa tignola; bisogna però ricordare che è efficace solo per contatto diretto, e l'insetto è vulnerabile solo nella breve fase di passaggio da uovo a lar-va e quando la larva è appena fuoriuscita. Bisogna quindi prestare particolar-e attenzione alla modalità dei trattamenti, che vanno fatti in assenza di vento nelle ore serali, e alle epoche in cui si attuano. Anche i trattamenti con rame sembrano di qualche efficacia nel ridurre l'infestazione in giugno-luglio. Quanto detto per il Prays oleae si applica anche ad un'altra tignola, la garonia (Palpita unionalis), che negli ultimi anni ha causato problemi non indifferenti in Sicilia. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...DDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (12 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo Saissetia oleae -- La lotta alla cocciniglia non può essere disgiunta da quella alla fumaggine. Per entrambe le avversità è fondamentale la lotta agronomi-ca in quanto entrambe sono favorite da condizioni di alta umidità relativa e ridotta illuminazione ; è quindi essenziale, in ambienti a rischio, una regolare -potatura di diradamento della chioma ad un piano di concimazione che non privilegi eccessivamente lo sviluppo vegetativo. La lotta alla fumaggine inizia a marzo, con i prodotti a base di rame , ed attualmente con sapone di potassio, e continua fino a maggio; i trattamenti vengono eseguiti dopo le piogge o comunque in condizioni di alta umidità rela-tiva. Per la cocciniglia, alla presenza delle giovani neanidi (fine luglio-agosto), si utilizzano silicato di sodio e/o sapone di potassio, oppure oli bianchi, o oli vegetali o polisolfuro di calcio. È inoltre importante la distruzione delle formiche. Le prospettive di lotta biologica contro la Saissetia oleae sembrano infine più promettenti che nel caso della mosca; sono infatti positivi i risultati otte-nuti con Cryptolaemus montouzieri e con diverse specie del genere Metaphy-cus. Malattie Cycloconium oleagina -- La prima forma di lotta contro l'Occhio di pa-vone consiste nella scelta della varietà, in quanto la sensibilità verso questo patogeno varia molto nel germoplasma di olivo. Come per la fumaggine, essendo il patogeno favorito da alta umidità re-lativa, è essenziale misura preventiva negli ambienti ad esso favorevoli, una energica potatura che consenta una buona areazione e illuminazione della chioma. La lotta si basa su trattamenti primaverili ed autunnali con poltiglia bor-dolese o ossicloruro di rame, eventualmente potenziati con soluzione idroal-colica di prodotti a base di propoli. Raccolta La fase di raccolta è particolarmente importante nell'olivicoltura biologica, in quanto la minore produttività che spesso questa realizza rispetto all'olivicoltura tradizionale deve essere compensata da una qualità indiscutibi-le, e questa a sua volta è altamente dipendente dalle modalità di esecuzione di raccolta e trasformazione. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...DDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (13 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo Infatti, se è vero che alla base della qualità stanno olive sane e pulite, è anche vero che questa condizione si può raggiungere solo se si esegue una raccolta dalla pianta, quando è da poco iniziata l' invaiatura ; a tale epoca solo il 5 % delle olive è caduto a terra, e d'altronde sulla pianta si ha già il massimo di olio ottenibile. Ogni ritardo favorisce gli effetti negativi di malattie parassitarie, senza incrementare la produzione. Alla raccolta va poi fatto seguire una estrazione tempestiva, entro le 48 ore dalla raccolta. L'olivicoltura biologica contempla anche la raccolta meccanica, tecnica ormai diffusa in diverse zone; la tecnica più diffusa è quella che utilizza vi-bratori del tronco di piccola dimensione, con l'ausilio di reti stese sotto le piante. Il sistema, se applicato a piante appositamente potate e con cultivar adatte con drupa di buone dimensioni, può consentire una raccolta di 0,8-1,0 ettari/giorno, con una percentuale di distacco dell'85-90%. La qualità non sembra -risentire della tecnica, né restano danneggiate le piante se l'operazione è condotta correttamente. Importante al fine di garantire la buona qualità del prodotto e la massimizzazione delle rese è l'individuazione della giusta epoca di raccolta, che avviene, a seconda della destinazione produttiva e commerciale delle olive, subito dopo il punto massimo di inoleizione delle olive. Confronti produttivi biologico /convenzionale in Umbria BIOLOGICO CONVENZIONALE Produzione (ton/ha) 10 -15 15 -20 Resa in olio (%) 18 - 19 17 - 18 Remunerazione olio ( /ton) 8000 - 9000 5800 - 6200 Trasformazione In collegamento delle operazioni di raccolta con quelle di trasformazione è organizzato in modo da prevenire fenomeni di ossidazione o fermentazio-ne indesiderati e comunque alteranti la qualità delle olive, limitando i tempi di trasporto e transito nei locali dell'oleificio a 12-18 ore. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...DDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (14 of 15)02/05/2005 10.23.01 olivo In alcune prove la spremitura delle olive a temperatura della pasta oscillante tra i 32 ed i 37 0 C, con un sistema misto in cui la frangitura viene effettuata con un sistema a «molazza» e la separazione è realizzata con decanter in continuo a tre fasi. La spremitura si realizza su partite di olive monovarietali; in tal modo che sia possibile effettuare il deposito dell'olio distinguendo le singole varietà ed i periodi di raccolta. Nella fase di imbottigliamento e confezionamento è così possibile cominciare a standardizzare diversi blend di olio in base alle caratteristiche delle partite ottenute ed alle esigenze qualitative manifestate dai consumatori. indietro || HOME || avanti file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI...DDDDFFFFF/07_scede_tecniche/07_02_schede_tecniche.htm (15 of 15)02/05/2005 10.23.01