Compito in classe di italiano tipologia A Analisi del testo
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Compito in classe di italiano tipologia A Analisi del testo
Prova di italiano della tipologia A (analisi del testo) preparata e proposta dal prof. Caccavale Antonio anno scolastico 1999/00 Compito in classe di italiano tipologia A A00C/5 Analisi del testo Joris-Karl Huysmans fu un maestro del decadentismo. Modesto impiegato del ministero degli Interni, trovò sfogo alle sue frustrazioni e alle sue inquietudini nella letteratura. Il suo capolavoro, il romanzo A rebours, viene unanimemente riconosciuto come “la Bibbia del decadentismo”, l’opera in cui si concentrano i motivi, le angosce, le domande e le risposte che costituirono in seguito lo strato profondo della sensibilità europea post-romantica e post-naturalista. Jean Des Esseintes, il protagonista, riassume in modo esemplare i connotati dell’eroe decadente che si ritrovano in altri personaggi-simbolo della letteratura europea fra il XIX e il XX secolo: da Dorian Gray di Oscar Wilde ad Andrea Sperelli de Il piacere di d’Annunzio. Giovane e raffinato intellettuale discendente da una famiglia di antica nobiltà, dominato da un estetismo morboso e ossessionato dalla volgarità del mondo contemporaneo, Des Esseintes decide di ritirarsi in solitudine acquistando una villa nei dintorni di Parigi; con la sola compagnia di una coppia di servitori il giovane si insedia nella nuova dimora, restaurata e adattata secondo i suoi gusti di aristocratico snob, iniziando una nuova vita dedicata al culto del bello e alla ricerca di sensazioni nuove e sempre più squisite. Il romanzo, quasi interamente dedicato alla descrizione di questa singolare esperienza, costituisce una specie di manuale in cui si esemplificano i gusti, gli atteggiamenti e la scala di valori che caratterizzano il tipo dell’eroe decadente. Il brano qui proposto è tratto dal romanzo “A rebours” che in italiano è conosciuto col titolo “Controcorrente” Evidentemente non gli restava alcuna rada1, alcuna proda2. Che sarebbe successo di lui in quella Parigi in cui non aveva né famiglia né amici? Non aveva più alcun legame con quel sobborgo Saint-Germain che traballava di vecchiaia, andava in polvere per decrepitezza e restava nella società nuova come una vizza buccia vuota. E quali punti di contatto potevano sussistere tra lui e quella classe borghese che si era innalzata a poco a poco profittando di tutti i disastri per arricchirsi, suscitando catastrofi per imporre il rispetto dei suoi delitti e delle sue ruberie? Dopo l’aristocrazia della nascita, era venuta la volta dell’aristocrazia del denaro: era il califfato3 delle botteghe, il dispotismo di via Du Sentier, la tirannia del commercio delle idee venali e anguste, degli istinti scaltri e vanitosi. Più scellerata, più vile della nobiltà spoglia e del clero decaduto, la borghesia prendeva in prestito la loro frivola ostentazione4, la loro caduta iattanza5 degradandole con la sua mancanza di saper vivere; prendeva tutti i loro difetti convertendoli in ipocriti vizi. E, autoritaria e sorniona, bassa e codarda, infieriva senza pietà sulla sua eterna e fatale vittima, il popolo minuto, a cui aveva lei stessa tolto la museruola mettendolo all’agguato perché saltasse alla gola delle antiche caste. Adesso era cosa fatta. Compiuto il dover suo, la plebe era stata salassata fino all’ultima goccia per misure igieniche: il borghese, rassicurato, troneggiava allegramente per la forza del suo denaro e il contagio della sua idiozia. Il risultato della sua ascesa era stato la prostituzione di ogni intelligenza, la negazione di ogni onestà, la morte di ogni arte. E, in realtà, gli artisti, avviliti, si erano inginocchiati e, pieni di ardore, si divoravan di baci i piedi fetidi dei grandi sensali6 e dei piccoli satrapi7 le cui elemosine li tenevano in vita. In pittura, era un diluvio di smidollate scempiaggini8; in letteratura un dilagare di stile anodino9 e di idee vili, perché l’affarista mestatore aveva bisogno di onestà; il filibustiere che cercava una dote per suo figlio e si rifiutava di pagare quella della figlia aveva bisogno di virtù [...]. Era la grande galera dell’America trasportata sul nostro continente, era, infine l’immensa, la profonda, l’incommensurabile cafoneria dei finanzieri e dei nuovi ricchi […]. 1 Luogo sicuro, insenatura sponda, approdo 3 territorio in cui il califfo era il titolare ed esercitava il potere in qualità della più alta carica religiosa e politica 4 mostrare con scarsa serietà e in maniera esagerata la propria condizione 5 arroganza 6 mediatore, intermediario di affari 7 persona che ha grande potere e ne abusa 8 cose stupide, sciocche 9 stile privo di personalità, equivoco (letterati che scrivevano ciò che conveniva ai potenti) 2 “E va’ dunque in rovina, società! Crepa, una buona volta, vecchio mondo!” esclamò Des Esseintes sdegnato dall’ignominia10 dello spettacolo evocato. Quel grido spezzò l’incubo che l’opprimeva. “Ah!” mormorò. “E dire che tutto questo non è un sogno! Che sto per rientrare nella ressa11 turpe e servile di questo mondo!”. Per farsi animo chiamava in aiuto le consolanti massime di Schopenhauer12, si ripeteva il doloroso assioma di Pascal13: “L’anima non vede nulla che non l’affligga, quando medita”; ma le parole risuonavano nel suo spirito come suoni privi di significato: la sua pena le disgregava, toglieva loro ogni senso e ogni virtù sedativa, ogni vigore dolce e affettivo. Si accorgeva, insomma, che i ragionamenti del pessimismo erano impotenti a dargli ristoro, che solo lo avrebbe calmato l’impossibile speranza in una vita futura. Un accesso di rabbia spazzava via, come un uragano, i suoi tentativi di rassegnazione, i suoi tentativi di indifferenza. Non poteva nasconderselo: non v’era nulla, più nulla, tutto era a terra. I borghesi si rimpinzavano come a Clamart, con un tovagliolo di carta spiegato sulle ginocchia, sotto le grandiose rovine della Chiesa divenute luogo di convegno, cumulo di macerie insudiciato da facezie triviali e buffonate oscene. Forse, per mostrare una buona volta la sua esistenza, il terribile Dio della Genesi e il pallido Dischiodato del Golgota stavano per riaccendere spenti cataclismi e riattizzare le piogge di fiamme che consumarono le genti un tempo condannate e le città morte? O il fango sarebbe continuato a colare fino a ricoprire con la sua sanie questo vecchio mondo dove non attecchivano più che semenze di iniquità14 e non si coglievano che messi di obbrobrio15? La porta si aprì bruscamente; nel fondo, inquadrati dagli stipiti, si videro degli uomini con un cappello alto in testa, le gote rase, una mosca sotto il labbro, che maneggiavano casse e portavano mobili. Poi la porta si richiuse alle spalle del domestico che portava dei pacchi di libri. Des Esseintes si accasciò su una sedia. “Tra due giorni sarò a Parigi”, mormorò: “coraggio, è finita davvero. Come un maremoto, le onde della mediocrità umana salgono fino al cielo e stanno per inghiottire il rifugio di cui io stesso apro, mio malgrado, le dighe. Ahimè, mi manca il coraggio e il cuore mi si spezza! Signore, abbiate pietà del cristiano che dubita, dell’incredulo che vorrebbe credere, del forzato della vita che s’imbarca solo, nella notte, sotto un firmamento che non è più rischiarato dai consolanti fari dell’antica speranza”. ((J.K. Huysmans, Controcorrente, tr. di U. Dèttore, Rizzoli, Milano, 1953) ANALISI Quale opinione Des Esseintes si è fatta della borghesia e quali grandi difetti ne mette in evidenza ? Nel passo che inizia con le parole “in letteratura un dilagare” e che finisce con le parole “aveva bisogno di virtù” viene evidenziato il carattere servile della letteratura. Chi si serve dei letterati e per quali scopi e interessi di parte ? Ad un certo punto Des Esseintes esprime il suo desiderio che la società vada in rovina e dalle sue parole emerge anche una concezione pessimistica del mondo. Che cosa avrebbe potuto ridare serenità a Des Esseintes ? Quale lontana speranza e quale concreto timore esprime Des Esseintes in riferimento al vecchio mondo ingiusto e corrotto in cui egli stesso vive ? CONTESTUALIZZAZIONE L’implorazione finale con cui Des Esseintes si rivolge al Signore contiene elementi che possono consentire di definire i rapporti che il protagonista ha con la fede e con la vita. Prova a spiegarli con parole tue e con riferimento al pensiero e alla poetica Decadente Il tono e le espressioni presenti nel testo rivelano il disagio e l’avversione del protagonista nei confronti di una società caratterizzata dal protagonismo del ceto borghese e dall’assenza di valori genuini. Quali elementi storico-culturali possono aiutare a capire meglio la società tanto odiata da Des Esseintes ? 10 grave disonore, vergogna infamante folla, calca 12 filosofo tedesco (1788 – 1860) 13 scienziato e filosofo francese (1623 – 1662) 14 ingiustizie 15 messi di obbrobrio indica l’abbondanza di cose brutte, disgustose e volgari nella società descritta nel testo 11