Documento di commento e proposte delle OO.SS. dell`area medica
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Documento di commento e proposte delle OO.SS. dell`area medica
Regione Toscana - Proposta di legge n.193 " “Misure urgenti di razionalizzazione della spesa sanitaria. Modifiche alla legge regionale 5 agosto 2009, n. 51 (Norme in materia di qualità e sicurezza delle strutture sanitarie: procedure e requisiti autorizzativi di esercizio e sistemi di accreditamento) e alla legge regionale 24 febbraio 2005, n. 40 (Disciplina del Servizio sanitario regionale)”. Documento di commento e proposte delle OO.SS. dell’area medica, veterinaria e sanitaria 1) Adeguamento delle strutture di governance del SST e dell’apparato burocratico-amministrativo alle nuove esigenze organizzative derivanti dalla cosiddetta “Spending review”. Revisione delle convenzioni con l’Università e con il settore sanitario privato. Valutazione del numero delle aziende ed enti presenti nel sistema sanitario regionale (attualmente circa 20) ai fini di un progressivo processo di razionalizzazione e unificazione, anche sulla base della nuova organizzazione delle province. Riconsiderazione delle Società della Salute, la cui eventuale sopravvivenza non deve comportare costi aggiuntivi di gestione ed organizzazione ma essere finalizzata all’integrazione socio-sanitaria con risparmi di scala. Prevedere un solo ESTAV regionale finalizzato alla centralizzazione degli acquisti. Le politiche del personale devono ritornare alle Aziende sanitarie. Ricondurre progressivamente la percentuale del personale amministrativo allo standard del 7% sul totale (percentuale indicata dal regolamento ministeriale sugli standard ospedalieri). Revisione e rivalutazione del rapporto con l’Università in ambito formativo, con riferimento specifico ai corsi di laurea delle professioni sanitarie non mediche (convenzione, costi di gestione di strutture, utenze e personale dedicato); identificazione delle tipologie e dei volumi delle attività assistenziali necessarie per le funzioni istituzionali della Facoltà di Medicina e Chirurgia, al fine di impedire la persistenza o il proliferare di microstrutture con un indice operativo al di sotto di soglie minime di efficacia ed economicità e prive di una congrua quantità di personale universitario assegnato. Infine, per garantire un’adeguata formazione e il “saper fare” dei futuri medici, si richiede la strutturazione di percorsi formativi di specializzazione medica post laurea da sviluppare in ambito ospedaliero (ospedale di insegnamento). Revisione di tutte le convenzioni con le strutture sanitarie private al fine di verificare la vicariabilità delle attività svolte e, comunque, di renderle complementari rispetto a quelle garantite dal settore pubblico. Da sottolineare che l’attuale sistema dei ticket, articolato in fasce Isee, sta portando gli utenti appartenenti alle fasce economiche più alte verso il settore privato per le loro esigenze di visite specialistiche e di prestazioni diagnostiche, in considerazione delle tariffe più basse offerte. 2) Classificare gli Ospedali in base alla reale popolazione di riferimento e alle funzioni necessarie per garantire i LEA e la sicurezza delle cure, salvaguardando le strutture complesse e semplici indispensabili per l’erogazione completa dei servizi e le rispettive dotazioni organiche. Piccoli ospedali (intorno a 40.000/50.000 abitanti come popolazione di riferimento e con meno di 80/100 posti letto): da mantenere operativi in base alle condizioni orografiche (montagna/isole) con modelli organizzativi sostenibili: Medicina interna con alcuni letti monitorizzati; Chirurgia ambulatoriale e Day hospital chirurgico; Radiologia garantita anche mediante RIS-PACS per le richieste in regime di urgenza; Laboratorio con équipe minima sulle 6 ore diurne e refertazione a distanza per i turni pomeridiani e notturni, per profili diagnostici atti a garantire i livelli minimi di assistenza, di sicurezza e per assicurare qualità dei risultati alla cittadinanza ( ripensare l’implementazione dei POCT in quanto costosi e con risultati degli esami non convertibili) ; P.S. gestito dal 118; Osservazione breve intensiva. Tali standard potranno essere eventualmente implementati in base agli accordi che verranno sottoscritti con le aziende sanitarie e con le istituzioni locali, definendo in modo puntuale tutti i costi aggiuntivi ed i meccanismi di copertura. Negli altri casi si dovranno avviare processi di riconversione e riorganizzazione, favorendo l’evoluzione in strutture a gestione mista ospedale/territorio, con corpose attività poliambulatoriali, letti di cure intermedie, Hospice e centri di riabilitazione. Da valutare anche una collocazione delle future Case della Salute nella stessa struttura ospedaliera al fine di sperimentare modelli avanzati di integrazione tra medicina ospedaliera e cure primarie. Ospedali zonali (da 60.000 a 150.000 abitanti), dotazione di posti letto superiore a 100/120, sedi di Pronto Soccorso autonomo con accessi superiori a 20.000/25.000 per anno. Sono strutture da salvaguardare sia per quanto riguarda la dotazione di posti letto sia per gli attuali livelli di offerta specialistica, secondo il modello già previsto nella delibera di Giunta dell’8/1/2009 che ha recepito l’accordo sindacale del novembre 2008 sulla continuità assistenziale nel contesto ospedaliero: Medicina interna; Chirurgia generale; Cardiologia h24; Anestesia; Ortopedia e Traumatologia; DH Oncologia; Terapia Intensiva e sub-intensiva multidisciplinare; Radiologia; Laboratorio; Immunotrasfusionale; Centro di Emodialisi; Endoscopia digestiva h12; Riabilitazione con letti codice 56. Ospedali di riferimento aziendale (ospedali spoke con popolazione di riferimento da 150.000 a 300.000 abitanti secondo il regolamento sugli standard ospedalieri emanato recentemente dal Ministero della Salute) sedi di Dea di I° livello con un numero di accessi per anno superiore a 45.000. Per la dotazione organizzativa specialistica si rimanda all’accordo del novembre 2008 e alle proposte Agenas. In ogni caso devono essere previste le seguenti unità operative: Medicina interna; Chirurgia generale; Anestesia e Rianimazione; Ortopedia e Traumatologia; Ostetricia e Ginecologia; Pediatria/Neonatologia; Cardiologia con Utic ed Emodinamica; Pneumologia con servizio di broncoscopia; Malattie Infettive; Neurologia; Psichiatria; Oncologia; Oculistica; Otorinolaringoiatria; Urologia; Terapia subintensiva multidisciplinare; Radiologia; Laboratorio; Immuno-trasfusionale; Nefrologia ed Emodialisi; Gastroenterologia con Endoscopia h24. Ospedali di riferimento in Area vasta (ospedali hub nella classificazione ministeriale) sedi di Dea di II° livello con un bacino di popolazione tra 600.000/1.200.000 abitanti. Si identificano con le aziende ospedaliero-universitarie . Sono la sede di tutte le strutture di alta specializzazione ed elevata complessità organizzativa (Cardiochirurgia; Neurochirurgia; Chirurgia toracica; Chirurgia vascolare; Chirurgia Maxillo-facciale; Chirurgia plastica; Broncoscopia interventistica; Radiologia interventistica etc.). Vedi in proposito la proposta Agenas, l’accordo Regione/OO.SS del 2008 e il decreto ministeriale sull’alta specializzazione. Nelle singole Aree Vaste dovranno essere riconsiderati tutti i doppioni esistenti tra le UU.OO. dell’alta specializzazione, riportando le strutture ai rapporti per popolazione previsti dall’Agenas e dal recente regolamento sugli standard ospedalieri emanato dal Ministero della Salute (per esempio: Cardiochirurgia e Neurochirurgia, una U.O. ogni 1,2 milioni di abitanti; riorganizzazione dei centri trapianti in base ai volumi minimi che devono essere garantiti per avere outcomes adeguati). E’ da sottolineare, comunque, come la logica dell’organizzazione in rete delle strutture ospedaliere possa permettere il mantenimento o la previsione di attività hub anche in ospedali spoke, tenendo conto degli standard minimi e massimi di strutture per singola disciplina, previsti dal Regolamento del Ministero della salute. 3) Numero delle Unità Operative complesse, dotazioni organiche e sistema della continuità assistenziale in ambito ospedaliero: per una cultura ed un’organizzazione votata alla sicurezza delle cure. Nelle singole strutture ospedaliere, il numero delle unità operative complesse, come livello minimo irrinunciabile per un corretto espletamento delle funzioni , dovrà rispettare lo standard approvato nella seduta del 26 marzo 2012 dal Comitato ex art. 9 dell’Intesa Stato/Regioni del 23 marzo 2005. Come richiamato dal recente regolamento sugli standard ospedalieri al punto 1.3, ogni UU.OO. dovrà avere una dotazione organica adeguata a garantire la copertura degli orari necessari per l’erogazione di tutte le attività previste ed il rispetto dei riposi e del godimento delle ferie per tutti gli operatori. Attualmente, numerose UU.OO. del SST sono in pesante deficit di organico per la mancata sostituzione dei pensionamenti, delle gravidanze e dei trasferimenti. I servizi sono garantiti dai medici nelle singole aziende sanitarie mediante decine di migliaia di ore di straordinario che non verranno mai recuperate né pagate. Tale destrutturazione delle UU.OO. rischia di ripercuotersi negativamente sulla sicurezza delle cure, creando un profondo malessere negli ambienti di lavoro. Pertanto, come previsto dalla normativa contrattuale vigente, proponiamo di concordare con l’Assessorato i criteri generali per sviluppare a livello aziendale un sistema di standard e procedure finalizzate all’individuazione delle dotazioni di personale e dei volumi prestazionali riferiti all’impegno, anche temporale, richiesto, nonché di monitoraggio delle prestazioni concordate e correlate al raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, chiediamo che venga istituito un ufficio amministrativo per ogni dipartimento al fine di assicurare che la componente sanitaria sia impegnata esclusivamente nella cura e nell’assistenza dei cittadini e non in compiti amministrativi impropri. Per il sistema della continuità assistenziale e la dotazione minima delle guardie notturne e festive si conferma l’accordo del novembre 2008 recepito con la delibera di Giunta. Non appare proponibile nel nostro sistema il modello hospitalist sia per la normativa vigente che prevede guardie per UU.OO. o per area funzionale sia per mancanza di specialisti adeguatamente formati. Del resto l’accordo del 2008 già si configura come un modello perseguibile di night hospital che tiene conto in particolare della sicurezza delle cure. Riferimenti da rispettare rimangono in ogni caso l’Allegato 2 del CCNL 3/11/2005 e, relativamente all’Alta Specializzazione, il D.M. del Ministero della Salute del 29/1/1992. 4) Riduzione dei posti letto e indici di occupazione: come evitare di limitare l’accesso alle cure. I dati pubblicati dal Ministero della Salute evidenziano come la Toscana abbia già raggiunto lo standard di 3 posti letto per mille abitanti destinati ai malati acuti, mentre i letti per la post-acuzie potrebbero aumentare di circa 1500 unità. La proposta di ridurre i letti per acuti di 2000 unità non solo non è richiesta dal regolamento nazionale, ma, a nostro parere, rischia di diventare controproducente riducendo di oltre il 15% l’attuale dotazione di posti letto. Con un territorio ancora largamente impreparato (e lo sarà ancora per molti anni) ad accogliere tutta la domanda sanitaria a bassa complessità che adesso si rivolge agli ospedali, come unico risultato si otterrebbe un affollamento dei Pronto soccorsi che verrebbero trasformati in reparti di ricovero impropri, poco dignitosi e insicuri. Siamo disponibili, comunque, a discutere una proposta che coinvolga tutti gli attori del sistema (medicina universitaria, medicina ospedaliera, medicina di base) che ruoti intorno all’idea di una maggiore appropriatezza dei ricoveri distinguendo quelli ad alta complessità da quelli a media/bassa complessità. I dati derivanti da numerosi studi di economia sanitaria ci dicono che superati i 600/700 posti letto, gli ospedali incominciano a presentare notevoli diseconomie di scala legati alla complessità organizzativa e alle crescenti difficoltà di controllo delle attività. Del resto dai primi dati sulla tipologia dei ricoveri, analizzati avendo come riferimento territoriale l’Area vasta, risulta che i grandi ospedali hub si sono sviluppati nell’ultimo decennio soprattutto verso attività di medio/basso livello, mentre l’alta complessità non presenta significative differenze percentuali tra ospedali hub ed ospedali spoke. Pertanto, per ricondurre ogni ospedale alla propria mission, potrebbe essere prevista una progressiva riduzione dei posti letto per acuti negli ospedali hub (complessivamente circa 500 posti letto) trasferendo circa 35.000 casi a media/bassa complessità negli ospedali zonali o spoke. Circa 10.000 casi di alta complessità attualmente affrontati negli ospedali spoke o zonali potrebbero essere indirizzati verso gli ospedali hub. In riferimento agli indici di occupazione dei posti letto, a fronte di una durata della degenza media complessiva di una struttura ospedaliera inferiore a 7 giorni (livello previsto dal regolamento ministeriale) le OO.SS. scriventi propongono che l’indice di occupazione dei posti letto dovrà essere mantenuto intorno all’80% (±5%) essendo dimostrato da numerosi studi scientifici l’incremento delle infezioni ospedaliere e della mortalità per tassi di occupazione superiori. 5) Riorganizzazione dei punti nascita e della rete pediatrica: sicurezza del percorso nascita, appropriatezza organizzativa e copertura dei territori. Per i punti nascita del materno/infantile è prospettabile una valutazione differenziata tra presidi “A” che insistono su territori di estensione limitata ma ad alta densità abitativa e con infrastrutture di viabilità ad alto scorrimento, dove è indicata una soglia > 1000 nati/anno, e presidi “B” posti in zone a medio/bassa densità abitativa ed alta estensione territoriale, che possono comprendere zone montane o insulari, con inadeguata infrastruttura viaria dove è indicata una soglia di 5001000 nati/anno. I punti nascita dovranno rinforzare i collegamenti e la collaborazione creando sul territorio reti integrate e complementari tra strutture dedicate al neonato fisiologico e quelle dedicate all’ alta intensità di assistenza e cura. Si conferma l’esigenza di sviluppare la cura e l’accoglienza pediatrica nei presidi zonali che servano zone con le caratteristiche “B” in modo da garantire il rispetto della carta dei diritti del bambino in ospedal. In ogni caso, i singoli punti nascita dovranno avere una dotazione organica stabile ed adeguata al fine di rispettare i criteri di cui ai precedenti punti 2) e 3). 6) Per quanto riguarda le problematiche delle strutture chirurgiche (volumi di attività, équipe itineranti etc) si rimanda al documento ACOI allegato. 7) Emergenza Sanitaria Territoriale: le conseguenze della demedicalizzazione del sistema. In relazione alle proposte per l'Emergenza Sanitaria Territoriale (118), la bozza di riorganizzazione del SST configura una massiccia demedicalizzazione del territorio che si tradurrà in gravi ripercussioni sull'assistenza ai cittadini e sull'appropriatezza dei ricoveri verso gli ospedali. Infatti, in ben 60 su 136 Postazioni di Emergenza Territoriale (PET) il soccorso avanzato professionale (ALS), assicurato dai medici del 118, sarà sostituito da un soccorso effettuato da soli volontari (BLSD), che dovranno necessariamente ricoverare tutti i pazienti, sovraccaricando i Pronto Soccorso già fortemente affollati e con aumento delle spese sanitarie. Sul versante medico, si assisterà alla perdita del posto di lavoro per circa 300 medici del 118, 100 dei quali precari, che ogni giorno già da diversi anni contribuiscono alla buona riuscita del sistema, svolgendo turni attivi sia nei punti PET, sia nei Pronto Soccorso toscani. E’ auspicabile che per il precariato medico del 118 siano previste soluzioni rapide che portino ad una stabilizzazione del personale medico, come già effettuato in altre regioni italiane (Emilia Romagna, Piemonte, Puglia). Si ritiene, infine, necessario favorire il passaggio alla dipendenza dei medici convenzionati operanti nel 118. L’instaurarsi di un rapporto di impiego nell’ambito del Sistema Integrato territorio-ospedale di emergenza sanitaria è finalizzato al miglioramento dei servizi nell’ambito di una coerenza organizzativa che richiede uno stesso stato giuridico per lo stesso lavoro nella stessa Azienda. 8) La rete dei Laboratori: i rischi delle mega strutture. E' inaccettabile la contrazione preannunciata a 3-4 mega-laboratori per tutta la Toscana che ridurrebbero la Medicina di Laboratorio a dei supermercati della diagnostica nella mani delle multinazionali, a tutto discapito della qualità analitica fornita ai cittadini toscani e della capacità interattiva dei laboratoristi con i clinici. E’, invece, necessario mantenere una rete congrua di laboratori a garanzia della salute dei cittadini e della salvaguardia del patrimonio di professionalità che altrimenti andrebbe perduto. Le esperienze già note basate sull’organizzazione di mega strutture non hanno dato esiti positivi: in U.S.A. è in corso un ripensamento ed un ritorno a strutture di dimensioni medie e pertanto perfettamente controllabili sul piano della qualità e garanzia del risultato. Non si comprendono, pertanto, i motivi per cui reiterare un'esperienza già fatta e rigettata ed auspichiamo che le innovazioni organizzative tengano conto delle linee di indirizzo Agenas emanate nel 2009. Inoltre è irrinunciabile il ruolo dei Laboratori Specialistici (veri e già esistenti) ed è, soprattutto, inaccettabile la riconduzione della Biologia Molecolare "tout-court" all'interno della Genetica medica, trattandosi di una metodologia analitica e non di una DISCIPLINA e pertanto applicabile per molte e varie patologie. Anaao Assomed – Aaroi-Emac – Cimo Asmd – FP Cgil Medici – Cisl Medici -- Fassid – Fesmed – Federazione Veterinari e Medici – Anpo Ascoti Fials Medici – Snabi SDS – Sinafo – Aupi Allegato Documento ACOI Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani OSSERVAZIONI ALLA PROPOSTA DI RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA presentata al Consiglio dei Sanitari il 22 novembre 2012 In merito alla bozza di Proposta di riorganizzazione della Rete Ospedaliera, riguardo in particolare ai problemi dell’Area Chirurgica, soprattutto relativi alla Chirurgia Generale che attualmente è rappresentata in tutti gli Ospedali delle ASL e delle Aziende Ospedaliere-Universitarie, chiediamo di allegare al verbale i due documenti PROFESSIONALI che specificano la posizione dei Chirurghi Ospedalieri espressa in due distinte Assemblee e da tutti condivisa (allegati 1 e 2), che tracciano gli elementi utili al legislatore per trovare consenso e collaborazione alla riorganizzazione degli Ospedali, nel rispetto della sicurezza dei pazienti e degli operatori, per la salvaguardia condivisa del SSR toscano. Gli aspetti contrattuali e normativi saranno oggetto di trattativa specifica con le Organizzazioni sindacali . Per quanto riguarda il documento presentato dall’Assessorato in bozza ed oggi in discussione proponiamo : 1. che sia cancellato l’ultimo rigo di pagina 5 fino al suo termine al primo rigo pagina 6, dove si parla di favorire la mobilità dei chirurghi in Area Vasta, ribadendo che la riorganizzazione è accettabile a livello aziendale e che la dispersione delle attività in Area vasta comporterebbe un abbassamento del livello di sicurezza dei pazienti ed una destrutturazione inaccettabile delle Unità Operative. 2. che sia di conseguenza cancellato dallo specchietto riassuntivo al punto Sub obiettivo 2.2 “incremento della mobilità delle equipes chirurgiche” e dalle Azioni conseguenti “sviluppo delle equipes funzionali” A questa richiesta, consegue peraltro la disponibilità alla discussione, di una redistribuzione dei chirurghi condivisa, nelle equipes che si formeranno in seguito al ricollocamento di alcune attività di bassa e media complessità negli Ospedali delle ASL e dell’alta complessità nelle Aziende Ospedaliere- Universitarie. Questo riassetto potrebbe contribuire a favorire alcuni expertise maturati nel corso della carriera e visti come opportunità dai professionisti. Segnaliamo inoltre una generale preoccupazione per il taglio proposto di circa 2000 posti letto, preoccupati che le attività di urgenza possano debordare verso le attività di elezione inficiando la complessa redistribuzione delle casistiche operatorie. Le soglie di attività che dovranno garantire i cittadini dell’adeguatezza delle prestazioni chirurgiche, dovranno essere ben valutate e discusse con i professionisti, prima di essere formalizzate, in quanto una lettura superficiale della letteratura internazionale, potrebbe comportare gravi deviazioni dalla ragionevole applicazione delle stesse. Infine, la prospettata proiezione dei colleghi del DEA a sorvegliare di notte anche i pazienti chirurgici, se ragionevole in ambito, oggi, di piccoli Ospedali, domani non sarebbe, a nostro avviso, sicura per Ospedali che prevedano copiose attività notturne di sorveglianza, consulenza e chirurgia d’urgenza. Firenze 22 novembre Dott. Marco Scatizzi Dott. Flaminio Benvenuti Membri del Consiglio Sanitario Regionale