Mariamela AUFINIUM

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Mariamela AUFINIUM
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Situata a quasi 1.500 m di altitudine, è il castello a quota
più alta e maggiormente conservato d’Italia. La sua posizione elevata ne faceva un punto di osservazione privilegiato. Oggi la Rocca è conosciuta dal grande pubblico per
essere, molto spesso, oggetto di grandi set cinematografici, citiamo tra questi i due più importanti, “Il nome della
Rosa” e “Lady Hawk”.
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L’insediamento medievale originario, risalente al
XIV sec., è ancora ben conservato e rende il paese
una delle località abruzzesi più suggestive e affascinanti. Il Borgo, tra i più belli d’Italia, presenta
un aspetto anulare con una torre circolare posta
nel punto più alto.
Informazioni utili
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COMUNE DI BUSSI SUL TIRINO - Tel. 085.9809931 - www.comune.bussi.pe.it
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ogni giorno proviamo vivendo, creando e amando gli splendidi
vigneti che solo questa terra è in grado di offrire.
Tra i Borghi più belli d’Italia, è uno splendido borgo medievale fortificato nel Parco Nazionale del
Gran Sasso e Monti della Laga. Il paese sorge a sud di Campo Imperatore, a un’altitudine di 1.345
m. Terra di agricoltori e di pastori che tanto hanno dato all’economia del paese, Castel del Monte
conserva ancor oggi, nell’architettura del borgo, i tratti caratteristici dell’antico splendore.
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CAMPO IMPERATORE
L’Altopiano a quota 2.200 m, definito come “Piccolo
Tibet d’Europa”, si sviluppa alle pendici del massiccio del Gran Sasso d’Italia la cui cima maggiore,
il Corno Grande, con i suoi 2.914 m, custodisce il
ghiacciaio più meridionale d’Europa.
L’altopiano è reso celebre dai western di Sergio
Leone.
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Attualmente appartiene al comune di Caporciano ed offre una bellissima vista sulla Piana di Navelli. È meta favorita per gli amanti dell’arte in quanto noto per il suo complesso monastico, dove
è possibile ammirare affreschi dedicati ai monaci benedettini, annoverabili tra i più interessanti
d’Abruzzo.
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In principio il paese di Bussi dovette essere
un pago dell’antica Roma. La denominazione di Bussi deriverebbe dalla presenza sul
territorio della pianta del Bosso (in latino
Buxus) e fu prima Bucsi e poi Bussi.
Notizie certe si hanno a partire dal 1092,
momento storico in cui alcuni stabili del
castello di Bussi erano posseduti dal monastero di San Benedetto in Perillis.
Nel 1265 scesero in Italia con Carlo D’Angiò
conte di Provenza i Cantelmo, che nel 1377 comprarono da Niccolò Alunno D’Alife il castello di Bussi.
I Cantelmo regnarono fino al 1579, anno in cui, vendettero il castello a Pietro Pietropaoli, barone
di Navelli.
Nel 1600 circa il castello divenne proprietà di Cosimo de’ Medici, principe di Capestrano che divenne
Signore della Baronia di Carapelle e della terra di Bussi. A partire dal 1700 la presenza di maestri
ceramisti provenienti da Castelli diede vita ad una stagione artistica incentrata sulla creazione di
oggetti in ceramica. La presenza di argilla lungo il corso del fiume Tirino permise la nascita di numerose botteghe che svolsero la loro attività fino alla metà del 1800 circa. I manufatti più rappresentativi sono conservati presso il Museo delle Tradizioni Popolari di Roma.
Bussi viene a far parte del Regno delle Due Sicilie nel 1743 con Carlo III di Borbone. Nel 1860, con
la proclamazione del Regno d’Italia cessa la dominazione borbonica. Con deliberazione comunale
del 13 agosto 1880, fu deciso di aggiungere alla parola Bussi quella “sul Tirino” dal nome del fiume
Tirino che interseca il territorio.
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Alla metà del I sec. a.C. l’imperatore Claudio diede disposizioni di realizzare una strada consolare
che serviva da collegamento tra la città di Roma ed il versante medio adriatico. La strada che attraversava il territorio dei Vestini, prima di giungere alla Valeria attraversava anche l’attuale Piano
di Navelli e la Valle del Tirino. È molto probabile che alcuni dei tanti tratturi, che, in epoca di transumanza solcavano il territorio abruzzese dall’altopiano di Campo Imperatore per raggiungere le
pianure calde della Puglia, coincidevano con alcuni tratti della via Claudia Nova. È nella Valle del Tirino, lungo le sponde di quello che ancora
oggi è considerato uno dei fiumi più belli e più puliti d’Europa con le sue
acque limpide e gelide, che si concentravano le tante attività che hanno
caratterizzato l’economia sino ai primi anni del XX sec.
Da testimonianze storiche si evince che lungo le sponde del fiume si
svolgevano mercati dove confluivano allevatori, agricoltori, artigiani e
pescatori dalle diverse zone della regione.
I due sentieri segnati in blu ed arancione che troviamo sulla carta, ripercorrono in parte alcuni tratti dell’antica strada consolare romana.
Il nome compare per la prima volta nel 1284
quando Carlo I assegnò a Riccardo di Acquaviva alcuni territori di Capestrano. Prima di
quest’epoca probabilmente l’abitato era ancora concentrato a valle, stanziato intorno alle
sorgenti di Presciano e di Capo d’Acqua. La sua
denominazione potrebbe derivare infatti o da
“caput presanum” oppure da “caput trium amnium”, cioè che nasce da tre sorgenti che sono
il Lago, Presciano e Capo d’ Acqua. Il Centro fu edificato presumibilmente dagli abitanti di Aufinum,
che si ritirarono in questi luoghi per evitare le razzie barbariche. Nel XIII sec. Capestrano fu feudo
di Tolomeo di Raiano. Nei secoli seguenti a presiedere il territorio fu la dinastia dei Durazzo che terminò con la vendita del Castello e degli annessi diritti nel 1382 a Pietro Conte di Celano, od Antonio
Piccolomini. Nel 1579 divenne proprietà con tutti i suoi possedimenti di Francesco I dei Medici,
successivamente entrò a far parte del Regno di Napoli.
Castello Piccolomini di Capestrano
Il Castello, che sorge al centro del paese, è della prima metà del Quattrocento e prende la sua denominazione dalla Famiglia Piccolomini
che qui dimorò. Dal 1463 i Piccolomini divennero Signori di Capestrano
fino al 1579, gli stessi decisero di vendere la Baronia di Carapelle e il
Marchesato di Capestrano a Francesco I de’ Medici. È sotto questo regno che il borgo si fregiò del titolo di “città” e godè di molteplici privilegi e benefici. Dal 1860 divenne proprietà dei Savoia e infine nel 1946
della Repubblica Italiana. La varietà di stemmi lapidei, alcuni dilavati
dalle intemperie, ubicati sia all’interno dell’impianto fortificato sia sulle mura perimetrali costituisce la memoria indelebile degli altalenanti
passaggi di potere per il possesso del paese. Il Castello, ampliato da Antonio Piccolomini, presenta
una pianta quasi trapezoidale con tre torri a base circolare poste agli angoli mentre l’edificio residenziale è a foggia di “L” con il lato maggiore rivolto verso la piazza. All’interno dell’impianto, vi è la
presenza di una torre prismatica disposta con un orientamento irregolare rispetto al resto dell’edificio, dalla quale si apre un suggestivo panorama sull’intera Valle solcata dal fiume Tirino, mentre
sulla sinistra si ammira l’imponente massiccio del Gran Sasso. Dall’originario ingresso, che si affaccia
sulla suggestiva piazza d’armi, attraverso una scalinata in pietra si giunge alla seconda corte interna, dove è possibile ammirare il pozzo poligonale con due imponenti capitelli e l’ampia gradinata
che consente l’accesso ai piani superiori. Ancor oggi sono osservabili sulle vie d’accesso, sulle torri
circolari e sulle cortine murarie di questo Castello elementi difensivi come feritoie con cannoniera,
bertesche, archibugiere, rivellino, arciere, cannoniere e caditoie, veri e propri elementi difensivi.
Chiesa di Santa Maria della Pace
Fu edificata nel 1643 sulla preesistente Chiesa di S. Maria della Macchia che non doveva essere di
piccole dimensioni se si considera che aveva tre navate e tanti altari quanti oggi se ne contano.
La Chiesa divenne matrice nel 1754 e alle spalle fu collocato il cimitero. All’interno, nella navata
“in cornu Epistolae” furono collocate le due cappelle della Madonna e quella di S. Antonio. Nell’edificazione di questa Chiesa fu attentamente osservata la simmetria affinché a ogni altare della
navata destra corrispondesse uno della navata sinistra, mentre sulla volta della navata centrale
venne esteso un ciclo di affreschi. Soltanto nel 1837 la Chiesa è stata dotata di un campanile, di un
coro e di una sacrestia, e successivamente di una fonte battesimale in legno, interessanti sono le
stazioni della Via Crucis realizzate nel 1873.
Il Convento francescano di San Giovanni
Giovanni da Capestrano iniziò la costruzione nei pressi
del centro storico nel 1447.
Sotto la protezione dei Borboni, la struttura religiosa
divenne Regio Convento.
Al suo interno si trovano un
museo e una biblioteca: nel
museo si custodiscono oggetti appartenuti al Santo: il mantello, il bastone, i sandali e la bibbia
di pergamena del XV sec. Si conservano inoltre arredi sacri di grande pregio: calici in argento del
1700, una croce processionale sempre del 1700, il busto argenteo del Santo donato al convento da
Cosimo III de’ Medici nel XVIII sec., un quadro databile 1740/41 attribuito a Vincenzo Damini pittore
Veneziano. Nel 1742 fu completata l’attuale biblioteca. La biblioteca che contava più di 4.000 pezzi
tra volumi e manoscritti era la più grande dell’Ordine Francescano in Abruzzo. Oggi il documento
più antico conservato è una bolla di Urbano IV datata 18 aprile 1262.
San Pietro ad Oratorium
L’esistenza del Monastero di San Pietro ad Oratorium
nella valle di Trite è attestata nel placito del 779 inserito nel Chronicon Vulturnense.
Secondo l’iscrizione riportata sull’architrave del portale principale della Chiesa, nella quale è scritto “A REGE
DESIDERIO FUNDATA MILLENO CENTENO RENOVATA”,
essa fu fondata da Desiderio, Re dei Longobardi, nel
756. Il Chronicon Vulturnense redatto dal monaco
Giovanni nel XII sec., documenta l’esistenza della chiesa già nel 752, anno in cui fu confermata da
Papa Stefano II ai monaci del Monastero benedettino di S. Vincenzo al Volturno, di cui S. Pietro era
pertinenza. Probabilmente Desiderio aveva concesso dei possedimenti al Monastero di S. Vincenzo
al Volturno nella Valle di Trite e aveva partecipato all’ampliamento della cella di S. Pietro ad Orato-
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Definito uno dei fiumi più belli d’Europa, il Tirino con le sue chiare e fresche acque, rappresenta l’elemento principe che segna il paesaggio della vallata. Le sue acque scorrono lente tra le “padure” e le
“cannavine” che con le colture tradizionali arricchiscono la biodiversità di questi preziosi ambienti
naturali. A fiancheggiare il letto del fiume troviamo i residui di quelli che un tempo erano i boschi
ripariali in cui dominano il pioppo nero ed il salice bianco, mentre nei pressi dell’acqua, tra le fitte
cannucce di palude emergono le forme globulari dei salici cenerini.
Per via dell’acqua limpida e cristallina, che lascia penetrare la luce per diversi metri sotto il pelo
dell’acqua, il letto risulta fittamente popolato da tappeti di sedano d’acqua che un tempo veniva
utilizzato sia per l’alimentazione umana e sia come foraggio per gli animali.
La bassa temperatura dell’acqua, circa 11° C, permette una buona ossigenazione e quindi la vita
in questi ambienti della trota fario. Oltre alla trota un’altra specie interessante da un punto di vista
ecologico è il gambero di fiume autoctono (Astro potamobhius pallipers) che un tempo popolava
abbondantemente questi luoghi, mentre oggi è ridotto a
piccoli nuclei confinati in piccole aree del fiume. Sulle rive,
tra i rami dei salici cenerini bagnati dall’acqua, nuotano
indaffarate alla ricerca di cibo le simpatiche arvicole terrestri, mentre tra le fruscianti canne di tanto in tanto si
intravedono le famigliole di folaghe. Un’altra importante
presenza faunistica sul Tirino è il tuffetto, uccello piccolino
e paffutello che al primo segnale di pericolo si immerge
e sparisce tra le acque limpide. Sul pelo dell’acqua non è raro osservare il volo delle metalliche
libellule, tra cui annotiamo anche la presenza della rara mercuriale.
Il Tirino rappresenta anche un sito ideale per diverse specie di
uccelli migratori tra cui la cannaiola e il cannareccione che dal
sud del Sahara scelgono questi luoghi per nidificare. Molti sono
gli uccelli che dal nord Europa scendono giù per passare l’inverno nella Valle del Tirino: il moriglione, la moretta, lo svasso
piccolo, i fischione, mentre appollaiati sui grossi salici bianchi le
numerose colonie di aironi cenerini trovano riparo durante le ore
crepuscolari. Il fiume rappresenta un ambiente di vitale importanza anche per diversi mammiferi
che nella tarda sera scendono dai boschi circostanti per andare ad abbeverarsi come il capriolo, il
cervo ed il cinghiale.
Una romantica passeggiata a cavallo, un dolce trekking someggiato con asino, un’armoniosa pedalata in bici ed una incantevole e rilassante escursione in canoa sono il modo migliore per vivere a
pieno questo magnifico fiume.
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L’antica Aufinum (OFENA)
L’unica menzione di Aufinum nota nelle fonti letterarie
classiche è un passo di Plinio il Vecchio, che fa riferimento ai principali centri vestini: “Vestinorum Angulani, Pennenses, Peltuinates quibus iunguntur Aufinates
Cismontani”. Questa è l’unica menzione della diocesi di
Aufinum, forse scomparsa a seguito dell’invasione longobarda. L’antica città vestina, che era stata anche sede
vescovile, aveva esercitato prima della sua distruzione
un ampio controllo su tutto il territorio. L’area dell’antica
Aufinum fu attraversata dal tracciato della via Claudia
Nova che collegava Roma con il medio Adriatico. Nella zona erano presenti nell’antichità insediamenti della popolazione dei Vestini ed Ofena si presume che era l’Aufinum appartenente a questo
popolo. Fu sottoposta alla dominazione di Alessandro Sforza nel 1474 e di Enea Silvio Piccolomini
nel 1478, da qui passò alla figlia Costanza la quale lo vendette al Marchesato di Capestrano. Francesco I de’ Medici lo comprò nel 1579 rimanendo nella famiglia fino il 1743 quando passò a Carlo di
Borbone. Il paese attuale presenta le caratteristiche di un borgo medievale: la tipica cinta muraria
e il palazzo baronale.
San Pietro in Cryptis: la Chiesa è situata poco fuori il centro storico del paese. La sua denominazione sta a indicare che sotto la Chiesa ci sono dei sotterranei del XII secolo che custodiscono pregiati
affreschi del Quattrocento. Il piano superiore si caratterizza per la presenza di due bifore e di un
portale in stile romanico, realizzato quest’ultimo nel 1196 da Silvestro, scultore e maestro ofenese.
Convento di San Francesco: storicamente documentato sin dall’inizio del sec. XIV, il convento fa
parte dal 1385 della custodia amiternina della provincia pennese. Il 25 luglio 1449 vi fu presente
San Giovanni da Capestrano che, con alcuni costruttori di Ofena stipulò il contratto per la costruzione del convento di Capestrano e al 1478 risale il decreto del duca di Calabria che dota il convento
di una rendita annua. La struttura ripropone una distribuzione tipica dei complessi monastici con
variazioni e ampliamenti, la Chiesa conserva ancora significativi affreschi murali.
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Nel cuore dell’Abruzzo, tra la provincia de L’Aquila e la provincia di
Pescara, nel territorio compreso tra i
comuni di Ofena, Capestrano e Bussi
sul Tirino si trova la Valle del Tirino,
solcata dall’omonimo fiume. Inserita
sul versante sud-orientale del Gran
Sasso ad un’altitudine di 350 m circa,
la valle forma, tra i comuni di Ofena e
Capestrano, un’ampia conca generata
da una depressione di origine tettonica al cui interno si sono accumulati, nel quaternario antico, sedimenti di ambiente lacustre di notevole spessore. Più a sud questa subisce un restringimento fino
a collegarsi, nei pressi di Bussi Officine, alla gola di Tremonti. Nel 1995 gran parte della valle è stata
ricompresa nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Successivamente
con il programma di protezione “Natura 2000” è stata ulteriormente tutelata facendo rientrare il
sito delle sorgenti e del primo tratto del Tirino nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS).
L’aspetto peculiare della Valle è rappresentato dal fiume Tirino, definito uno dei fiumi più belli d’Europa per via delle sue limpide e fresche acque e per via della lussureggiante vegetazione riparia.
Questo prende vita da tre sorgenti principali: Capo d’Acqua, Il Lago e Presciano che si trovano a
bassa quota (Capo d’Acqua 373 m slm, Il Lago 337 m slm, Presciano 329 m slm). Il nome Tirino
deriva dal Greco “Tritano” che significa appunto triplice sorgente. Le sorgenti si trovano in località
Capestrano il cui nome, secondo alcuni, deriva da “Caput trium amnium” ovvero a capo di tre sorgenti. Oltre alle bellezze naturalistiche, nella valle troviamo diversi elementi di interesse storico ed
artistico come la zona archeologica di Capestrano, dove è stato rinvenuto nel 1934 il famoso “Guerriero di Capestrano”; i borghi di Bussi, Capestrano ed Ofena con diversi elementi cinquecenteschi
(Castello Piccolomini, Castello di Cantelmo, ...); le importanti chiese di San Pietro ad Oratorium e
della Madonna di Cartignano, il Convento di San Francesco.
rium, ma non ne era stato certamente il fondatore. La struttura ha subito
dei rifacimenti nel corso del 1100 che riguardarono probabilmente la decorazione stilistica della chiesa ispirata a quella di S. Liberatore a Majella
più che il rifacimento strutturale dell’impianto stesso. L’interno conserva
il maestoso ciborio duecentesco e, nella parte absidale, un affresco dallo
stile bizantineggiante raffigurante Cristo in trono con i ventiquattro evangelisti. La facciata della chiesa custodisce il celebre “quadrato magico” contenente la scritta SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.
Il Guerriero di Capestrano
La più importante raffigurazione artistica dell’età Italica Arcaica è rappresentata dall’imponente statua in pietra del Guerriero, riportato alla
luce nel 1934 in una necropoli situata nei pressi di Capestrano. Conservata nel Museo Nazionale di Antichità di Chieti, questa scultura, insieme
ad altri reperti, ha reso possibile la ricostruzione di alcuni tratti stilistici
delle popolazioni antiche. In posizione eretta e con lo sguardo rivolto
dritto davanti a sé, con le braccia raccolte vicino al petto, la statua del
Guerriero, risalente alla metà del VI sec. a.C., ricorda la forma di una stele
funeraria antropomorfica. Nessun dettaglio anatomico è rivelato chiaramente, mentre l’armatura
è meticolosamente rappresentata nei minimi dettagli: spada, lancia e corazza mantenuti da cinte
incrociate e fibula. Sulla testa del Guerriero è posto un singolare copricapo con una grande falda
circolare, che conferisce un aspetto piuttosto severo e allo stesso tempo accresce il volume della
statua, quasi da sbilanciare la figura; questa è probabilmente il motivo per cui lo scultore avvertì il
bisogno di rinforzarla tramite due supporti laterali. Un grande piedistallo su uno dei due supporti,
reca l’iscrizione, dal basso verso l’alto: “Le mie sembianze furono scolpite da Aninis per il re Nevio
Pompuledeio”.
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Chiesa Santa Maria di Cartignano
I ruderi della Chiesa di Santa Maria di Cartignano
offrono, agli occhi del visitatore, uno degli scorci
più suggestivi della Valle del Tirino. All’inizio del
XI sec. sorse come una chiesa di campagna appartenente all’Abbazia di Montecassino ma, nel
1065, era già divenuta monastero con una comunità di monaci residenti. La Chiesa, dopo circa
tre secoli, abbandonata dai Cassinesi, divenne
grancia di San Liberatore a Majella. Oggi, grazie
ai lavori di scavo e di restauro, l’edificio è stato parzialmente ricostruito e presenta un impianto rettangolare a tre navate. Al centro della facciata c’è un rosone costituito da otto colonnette disposte a
raggi. All’interno è stato rinvenuto un affresco di Armanino da Modena, conservato presso il Museo
Nazionale de L’Aquila. Nella struttura muraria della Chiesa sono stati rinvenuti blocchi di pietra locale con epigrafi di età romana.
Le Chiese di Sant’Anna, San Lorenzo e San Biagio
La Chiesa di Sant’Anna è una piccola chiesetta sorta, molto probabilmente, intorno al 1500, in
quanto, le sue decorazioni in affresco presentano iscrizioni con la data 1556. È situata su ponte
Marmoreo, alla destra del fiume Tirino nei pressi del Centro Visite fiume Tirino; essa presenta una
struttura a navata unica. Di rilevante importanza è la Chiesa di San Lorenzo, la più antica del paese,
che conserva sulla facciata sculture del IX sec. ed al cui interno è custodita la statua di Santa Rita,
oltre a reperti storici della Chiesa di Santa Maria di Loreto edificata nel centro storico e successivamente demolita nel 1940. La Chiesa di San Biagio custodisce le reliquie del Santo Patrono protettore
della gola, è situata nella parte alta del paese; all’interno sono custodite molte statue tra le quali
quelle del Cristo Morto, di San Rocco, Sant’Antonio, ecc.
Torre di Sutrium
Si tratta di una Torre d’avvistamento di origine alto medievale che troviamo in località San Rocco, a
sud-ovest dell’abitato. Presenta un’insolita struttura a pianta triangolare e non doveva essere molto
elevata; oggi non ne rimane molto, soltanto ruderi. Insieme alla Torre di Montegualtieri, in provincia di Teramo, costituisce un esempio unico nel territorio abruzzese.
Castello Duchi di Cantelmo
Castello risalente al XI sec. che presenta una pianta rettangolare con corpi di fabbrica racchiusi attorno un elegante cortile , con al centro un pozzo ed una scala in pietra del cinquecento con la quale
si accede ai piani superiori dove si possono ammirare tele, camini ed altri oggetti nobiliari. A nord
della struttura si erge un’alta torre quadrilatera con beccatelli.
Ideazione e Progettazione: Dott. Paolo Setta
Art Director: Dott. Cristian Moscone
Progettazione e Realizzazione cartografica: Dott. Filomena Spagnoli
Elaborazione testi: Dott. Paolo Setta, Dott. Velia Del Signore, Dott. Lorella De Blasio, Antonio Di Berardino
Traduzione testi: Francesca Setta
Hanno collaborato: Dott. Lucrezia Marinelli e Mara Fulgenzi
Fotografie: Dott. Cristian Moscone
La carta turistica è stata realizzata con la proficua collaborazione dell’Associazione ciclo-turistica
amatoriale Val Silente.
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17
00
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la culturala natura...
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0 Metri
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Loc.S.Silvestro
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C.da Pagliare
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Loc.Chianchiarelli
Loc.Capo d'Acqua
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C.da Caruso
C.da S.Pelagia
5
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Sorgenti di Presciano
Centro Visite Presciano
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A
Fiume Tirino
Capestrano
Fiu me
Tirino
90 0
ñ
!
0
90
90
0
Lago di Capodacqua
Percorso di circa 35 km su fondo
sterrato senza particolari difficoltà
tecniche.
Percorribile in ogni stagione dell’anno, si snoda lungo la Valle del
Tirino sulla fascia pedemontana
sinistra del fiume, fino al raggiungimento di San Silvestro, lungo
l’antica strada interpoderale Pescopiano. Si parte dal Centro Visite
Fiume Tirino e ci si dirige verso
sinistra, superati gli Impianti Sportivi, si prosegue per un piccolo strappo in salita, lasciandosi alle spalle il centro abitato e si svolta a
sinistra per il sentiero sterrato di Pescopiano, antico tratto della Via Claudia Nova. Il percorso si snoda in gran parte lungo due filari di querce, in uno scenario naturale e molto suggestivo, valorizzato
in primavera dai profumi della vegetazione e dalla varietà di infiorescenze.
Percorsi i primi 5,5 km seguendo le indicazioni e senza abbandonare mai il sentiero
sterrato si arriva ad un incrocio al cui centro è
posizionata una fontana svoltando a sinistra
si prosegue sul sentiero sterrato e dopo circa
400 m, oltrepassata un’azienda agricola, si
gira a destra riprendendo la strada sterrata.
Percorso circa 1 km si incrocia una strada secondaria asfaltata e si prosegue diritti sulla
strada sterrata, fino ad arrivare dopo circa
700 m alla piccola frazione di S. Martino. Tenendo la destra si prosegue per arrivare in località Capo
d’Acqua, dove si ammira l’omonimo lago artificiale, la più corposa tra le sorgenti del fiume Tirino.
Ripresa la strada asfaltata, mantenendo la destra e superata l’area pic-nic del lago, si arriva ad un
incrocio, e a questo punto si può scegliere, mantenendo la sinistra, dopo aver circumnavigato il
lago, e successivamente svoltando a destra dopo il casotto in cemento, di riallacciarsi al Sentiero Blu
(Sentiero del Fiume), oppure di continuare sul Sentiero delle Querce svoltando all’incrocio a destra
facendo un piccolo strappo in salita, lasciandosi alla sinistra il lago ed entrando nel piccolo borgo di
Capo d’Acqua. Da qui è possibile lasciare il Sentiero Arancione e proseguire lungo il Sentiero Verde
(Sentiero dei Lecci).
Dall’abitato scendendo per la strada principale, prima di un piccolo ponticello, si svolta a destra per una
strada sterrata che porta al vecchio agglomerato di
San Silvestro, dove è possibile ammirare i resti tipici di
architettura rurale. A questo punto si svolta a destra e
si prosegue sulla pista ciclabile, fino ad arrivare all’ingresso del centro abitato di Ofena.
Una volta nel centro abitato scendendo per un tratto di
sampietrini si svolterà a destra per prendere la strada del vino che attraversa i vitigni della piana di
Ofena, ove si coltivano uve per la produzione raffinata di vino Montepulciano e Cerasuolo d’Abruzzo
per le due storiche cantine della vallata: Gentile e Cataldi Madonna.
Incrociando una piccola fontana e svoltando a destra si imboccherà il Sentiero Viola (Sentiero degli
Uliveti) oppure proseguendo sulla stradina asfaltata, mantenendo la sinistra, si ritornerà a ripercorrere il Sentiero Arancione, passando davanti all’ azienda viti-vinicola Cataldi Madonna arrivando
in prossimità del lago di Capo d’Acqua dove sarà possibile anche ricongiungersi al Sentiero Blu
(Sentiero del Fiume).
Risalendo la strada di Capo d’Acqua si prende, quasi alla
fine della frazione, una strada asfaltata sulla sinistra
che si percorrerà in salita, immersa nella macchia mediterranea tra oliveti e lecci, fino a raggiungere Ofena.
Giunti presso il Convento dei Cappuccini si prosegue
sulla strada arrivando presso l’edificio delle scuole e di lì
si prende a sinistra scendendo su una strada di sampietrini dove sono presenti alcune produzioni tipiche della
zona. Prima di arrivare al cimitero di Ofena si svolta a
destra prendendo la strada interpoderale denominata
strada dei vini. Da qui, riscendendo verso valle, ci si ritrova a poter scegliere tra il Sentiero Viola degli Uliveti
oppure il Sentiero del Fiume.
550
Dopo essersi immessi sulla
strada provinciale si percorrono circa 400 m. All’incrocio
prima del ponticello, si sale
per un breve tratto sulla destra imboccando la Strada
Provinciale 98 delle Vigne, e
successivamente al primo incrocio ci si immette a sinistra
percorrendo la stradina asfaltata in zona Chianchiarelli.
Dopo circa 400 m, al primo incrocio si svolta a destra, mentre ai successivi due incroci si
svolta a sinistra e successivamente dopo aver oltrepassato i resti del piccolo villaggio di Cirvana, ci si
rimmette, mantenendo la destra, sulla statale 17. Dopo averla percorsa per circa 200 m, al bivio per
Carapelle Calvisio si svolta a destra per poi svoltare a sinistra passando sotto il cavalcavia ed entrare
così nella parte ovest della Valle del Tirino, in contrada Santa Pelagia.
Terminata la discesa, per i più allenati, in contrada Caruso, abbandonata la frazione di S. Pelagia
(prima di uno stabile per lavorazione infissi) e seguendo l’indicazione del sentiero si può svoltare a
destra e prendere il Sentiero Rosso (Sentiero del Colle) per risalire verso Capestrano.
Ponte S.Martino
12 00
å
60 0
ó
ô
õ
1300
70 0
90 0
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Sentiero verde - Sentiero dei Lecci
Sentiero Viola - Sentiero degli Uliveti
Loc. S.Martino
î
0
90
1200
5
!
S.Pietro ad Oratorium
0
90
Si parte dal Centro Visite fiume
Tirino per un percorso molto
agevole che non presenta alcuna
difficoltà tecnica, adatto ad una
“biciclettata in famiglia”.
Raggiunto l’incrocio, appena
superato il campo da calcio, si
svolta a sinistra con la strada che
corre costeggiando il fiume Tirino, è possibile ammirare tutto il
tortuoso andamento del fiume
che lentamente scorre nella valle fra orti e coltivazioni. In contrada Cirichiello, dopo aver oltrepassato l’area pic-nic ed essere passati sotto il cavalcavia della statale, terminata la parte asfaltata ed attraverso una strada sterrata, si
raggiunge, dopo l’insediamento ittico, la Chiesa di San Pietro ad Oratorium.
Una costruzione che risale al X sec., di grande pregio, ove all’interno si può ammirare il famoso “Quadrato Magico” ed un
altare di ottima fattura. In questo luogo è possibile ammirare
uno dei pochi tratti di corrente del fiume Tirino.
Riprendendo il percorso, si arriva al Ponte di San Martino,
luogo di unica bellezza (punto di imbarco per le escursioni
guidate in canoa con gli operatori del C.E.A. Il Bosso), dove
è possibile fermarsi per una breve sosta e far riposare i ciclisti di età più tenera. Attraversando il
ponte, si sale per circa 300 m, fino a raggiungere l’incrocio al quale bisognerà girare a destra per
arrivare, attraverso la strada asfaltata, alle sorgenti di Presciano; sono stati già percorsi circa 9 km.
Si riprende a pedalare e, raggiunta una vecchia chiesa, divenuta adesso Centro Visite del Parco del
Gran Sasso e Monti della Laga
nel territorio di Capestrano, si
gira a destra e, scendendo per
un brevissimo tratto, superando il ponte sul ramo destro del
Tirino (Raio), si svolta a destra
prendendo una strada sterrata
che porta di fatto a percorrere l’alta Valle del Tirino fino
a raggiungere il Lago di Capo
d’Acqua.
Attraverso questo sentiero è
possibile ammirare, sotto il
profilo floro-faunistico, tutta la bellezza esclusiva del Tirino. Arrivati davanti al casotto in cemento
si può scegliere di riallacciarsi sulla destra al Sentiero Arancione oppure proseguire per un tratto
pianeggiante e sotto il piccolo villaggio di Capo d’Acqua al primo incrocio svoltare a sinistra e percorrere la strada asfaltata oltrepassando il cavalcavia. A questo punto si gira a sinistra e dopo circa
2 km si raggiungono le Sorgenti di Presciano.
Dalle fonti di Presciano, si prosegue per incrociare dopo 1 km circa la strada provinciale che da Capestrano scende in direzione Bussi sul Tirino.
All’incrocio subito si scende a sinistra, senza immettersi sulla provinciale, si arriva in località San
Martino, punto di imbarco per un’emozionante escursione in canoa accompagnati da esperti operatori del C.E.A. Il Bosso. A questo punto subito dopo il ponte di S. Martino si prenderà sulla destra
la strada sterrata in direzione Bussi ripercorrerà al contrario il sentiero sterrato segnato in blu, costeggiando il Fiume e sostando nei vari punti di osservazione nella speranza di poter ammirare
un’Aquila Reale, una Poiana, il guizzo di una Trota, dopo qualche chilometro saremo di ritorno a
Bussi presso il Centro Visite fiume Tirino.
Fiume Tirino
!
Sentiero Blu - Sentiero del Fiume
Sentiero Rosso - Sentiero del Colle
11 0
0
l
!
Navelli
Sentiero Arancione - Sentiero delle Querce
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Cont.da.Cirichiello
10 00
40 0
90 0
800
80 0
IL BOSSO
¹
!
Benzina
Sentiero blu
2
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Dormire
Sentiero rosso
]
!
Informazioni
Sentiero verde
l
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Stabilimento ittiologico
00
10
90 0
11
00
Strada statale
?
!
Centro visite
Strade secondarie
î
Edifici religiosi
A
Sorgenti
å
Fontana
ñ
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Siti d'interesse storico culturale
ó
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Azienda agricola
X
J
80
0
î
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!
Campo sportivo
Chiesa S.Maria di Cartignana
¹
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700
Sentiero viola
Centro Visite Fiume Tirino
i!
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5!
2
Bussi sul Tirino
0
70
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10 00
Azienda vitivinicola
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m
0
45
50 0
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ir in
o
30
0
Area attrezzata
0
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Sentiero arancione
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Legenda
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10 0
0
25 0
Proseguendo per il Sentiero Rosso si pedala su una bella ed interessante strada sterrata di fondo
valle, non molto tecnica ma impegnativa sotto il profilo altimetrico e della pendenza. La salita termina dopo essere entrati nell’abitato dell’affascinante comune di Capestrano. Da qui, arrivati nella
piazza principale, si scende fino a lasciarsi il paese alle spalle ed appena fuori, al primo incrocio si
svolta a sinistra imboccando una discesa che porta alle sorgenti del Tirino. Ci troviamo in contrada
Presciano, sotto Capestrano, dove possiamo godere del meritato ristoro con le acque sgorganti dalle
numerose fontane.
Dalle fonti di Presciano, riprendendo il sentiero blu del fiume, si prosegue per incrociare dopo 1 km
circa la strada provinciale che da Capestrano scende in direzione Bussi sul Tirino.
All’incrocio subito si scende a sinistra, senza immettersi sulla provinciale, si arriva in località San
Martino, punto di imbarco per un’emozionante escursione in canoa accompagnati da esperti operatori del C.E.A. Il Bosso.
A questo punto subito dopo il ponte di S. Martino si prenderà sulla destra la strada sterrata in direzione Bussi sul Tirino ripercorrerà al contrario il sentiero sterrato segnato in blu, costeggiando il
Fiume e sostando nei vari punti di osservazione nella speranza di poter ammirare un’Aquila Reale,
una Poiana, il guizzo di una Trota... Dopo qualche chilometro saremo di ritorno a Bussi presso il
Centro Visite fiume Tirino.
Weekends con i lupi
Visite guidate
Conoscere ed osservare il lupo
nel suo ambiente naturale
Loc. Impianezza Popoli (PE)
La cooperativa IL BOSSO è un’azienda dinamica che opera nel settore dell’ambiente e del
turismo dal 1999 per diffondere la sensibilità ecologica, divulgare la cultura scientifica,
promuovere la conoscenza dell’ambiente e del territorio, sviluppare e ricercare programmi
per il turismo sostenibile e responsabile. Dal 2006 IL BOSSO è stato riconosciuto come Centro di Educazione Ambientale di interesse regionale ai sensi della L.R. 122/99.
La sede operativa si trova all’interno del moderno Centro Visite Fiume Tirino a Bussi sul
Tirino (PE) nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Nella cooperativa operano diverse figure professionali come accompagnatori di media
montagna, guide naturalistiche, guide turistiche, accompagnatori di canoa e animatori.
Questo ha permesso di strutturare una serie di servizi come: escursioni in canoa sul fiume Tirino, in mountain bike, trekking, escursionismo, bio watching, visite guidate (di cui
migliaia di turisti usufruiscono ogni anno durante la loro permanenza in Abruzzo), Centro
Visita del Lupo, servizio di prenotazioni per alloggio.
Il Bosso - Via A. Gramsci - C/o Centro Visite Fiume Tirino - 65022 - BUSSI SUL TIRINO (PE)
Tel./fax +39 085.9808009 - [email protected] - www.ilbosso.com